Nomadelfia è uNa proposta Nomadelfia è una popolazione comunitaria cattolica sull’esempio delle prime comunità cristiane. Beni in comune, lavoro e scuole all’interno. Le famiglie accolgono figli in stato di abbandono. C ambiai radicalmente tenore di vita. Finalmente ero libero, volavo nella mia orbita vitale. Tutto in me era libertà, a contatto con tutti, ricchi e poveri, giovani, ragazzine, vecchi e vecchiette, sacerdoti, socialisti e anarchici, gente onesta e delinquenti, lavoratori e fannulloni, sobri e ubriaconi, giovani libertini e puri, gente di preghiera e bestemmiatori. Vivevo la libertà della giovinezza, nella Fede vivente. Don Zeno Anno della fede N. 1 - 2013 Sono uscito in tua compagnia e siamo ancora in viaggio Negli ultimi anni di vita, don Zeno ripercorre spesso i momenti salienti della sua vocazione che coincidono con il rifiuto della scuola tradizionale (1914), per immergersi nella cultura del popolo e il contraddittorio con l’amico anarchico (1920), che lo porta a decidere che non sarà mai né servo né padrone. Sono i momenti iniziali di un percorso improntato a “cambiare civiltà in se stesso”. In questa “Dimidia hora” del 23 ottobre 1970, don Zeno, ripercorre la sua vita riconoscendo la presenza di Gesù in queste tappe fondamentali. S ignore, mi sono spesso domandato perché rifiutai ad un certo momento di continuare ad andare a scuola, avendo solamente quattordici anni, come raccontai a molti in tante occasioni. Io dico che sei stato tu a strapparmi via. Tra le ragioni che portavo c’era anche questa sulla quale insistevo molto e convintissimo: dicevo che volevo conoscere la cultura del popolo nel quale ero immerso come padroncino, ma con il quale lavoravo le terre. Dicevo che il popolo aveva una cultura superiore ai professori, perché possedeva ancora viva e semplice una vita e una conoscenza della vita millenaria, derivante dalla creazione dell’uomo fino ad oggi. E come facevo a dirlo, mio caro Gesù? Oramai sono rimasto convinto che mi guidavi tu, perché era stato un passo troppo misterioso. La scuola tradizionale non mi riguardava. Ecco tutto. Io avevo “cambiato rotta” senza saperlo. Volevo vivere. 2 Nomadelfia è uNa proposta Carpi (MO), 1926. Novi di Modena, 1929. Zeno, con il badile in spalla, tra i contadini. Infatti cambiai radicalmente tenore di vita. Finalmente ero libero, volavo nella mia orbita vitale. Tutto in me era libertà, a contatto con tutti, ricchi e poveri, giovani, ragazzine, vecchi e vecchiette, sacerdoti, socialisti e anarchici, gente onesta e delinquenti, lavoratori e fannulloni, sobri e ubriaconi, giovani libertini e puri, gente di preghiera e bestemmiatori. Vivevo la libertà della giovinezza, nella Fede vivente. Perché vivente? Perché oramai tu mi tormentavi e mi mettevi tra mille e mille realtà viventi; le quali mi imponevano a decidere un comportamento. Avevo abbandonato una scuola di banchi e di lezioni, per entrare come in un mondo senza muri e senza banchi e senza confini. Prima dell’abbandono o rifiuto della scuola mi eri ancora lontano, là in cielo al di sopra delle nubi, sia pure presente per un atto di Fede; ma dopo mi eri vicino come instancabile tormento. Chiunque e qualsiasi situazione di incontri avessi avuto occasione di vivere: danze, lavoro, conferenze, giochi, corse, impegni di affari, serenate, confessioni anche un poco difficili, contrasti in famiglia, fuori di famiglia, con don Sisto, nelle associazioni, tra i cattolici e tra i socialisti, dovunque mi permettevi di imbattermi. Ad un certo momento mi prendevi per i capelli e mi traevi in salvo. Anche sotto le armi, dove fui chiamato a diciassette anni e mezzo, quante trappole mi erano tese! Mi tiravi via al momento giusto. In quegli anni ogni tanto ti cercavo e ti sentivo vicino e ti vedevo attraverso mille e mille esperienze e ogni tanto né ti cercavo, né ti vedevo vicino, come se tu non esistessi… Nel subito dopoguerra (1918) mi buttasti nei labirinti della rivoluzione politico-religiosa. Quante paure mi hai fatto passare e quanti assalti a quel mondo in cerca di giustizia mi facevi dare come pagliuzza temeraria a molestare un gigante in marcia verso la strage minacciata dagli eventi. Oramai ero circondato da amici che la pensavano come me; ma eravamo tutti molto confusi. Da qual parte dello schieramento eri tu? E dove ti vedevo io? Io ti vedevo dalla mia parte e per questo mi battevo. E perché mi battevo? Credevo che i cattolici avessero ragione; ma adesso dico che avevano torto, perché nel tuo nome difendevano i loro tradizionali privilegi che, ancora, dopo tanti disordini sociali e politici, difendono, a costo di vedere la terra rosseggiare di sangue a fiumi causati dalla tua vendetta attraverso gli oppressi esasperati. Tu mi eri vicino, infatti viaggiavi con me e mi portavi, già deluso e provato dalla falsità dei privilegiati che difendevo nel tuo nome, pure proponendo la tua giustizia della solidarietà universale; privilegi che mi hai fatto odiare in quel momento che mi hai sollevato di peso e mi hai messo di fronte al mio amico anarchico nella caserma del terzo genio telegrafisti a Firenze. E da quel contraddittorio, mi trasportasti solo in quella stanza del mio amico sergente, ed ivi mi hai finalmente scarnato e ridato alla vera libertà: “né padrone né servo; né vendo né compro sudore umano per tutta l’esistenza”. Così decidemmo. Ero in ginocchio e là ti parlavo e là mi parlavi; sono uscito da quella stanza in tua compagnia e siamo ancora in viaggio per proporre alla Chiesa e al mondo la nostra rivoluzione, tua come autore, io come tuo aiutante unitamente a quanti ci hanno seguito. Ognuno di questi ha passato i miei traumi in tua compagnia e hanno vinto ogni giorno le tue vittorie, tue come autore della Rivoluzione, nostra come tuoi aiutanti come te e con te e per te rivoluzionari. abbiamo fatto e sottoscritto un patto e uscendo da quella stanza di così dolorante convegno, siamo usciti “a braccetto” e da allora viaggiamo a braccetto, rivoluzionari taumaturghi, e portiamo in mano le galassie, l’universo. Il mondo ci Carpi (MO), 1916. Zeno studente (autore ignoto) Carpi (MO), 1920. Zeno Saltini sotto le armi (foto libretto postale) Puoi dirlo, Gesù Salvatore del mondo, puoi dirlo che ti vogliamo veramente bene e che ti abbiamo seguito in compagnia in tutte le ore liete, drammatiche e tragiche. Tu costruisci e noi in tuo aiuto costruiamo la nuova civiltà. Le potestà della terra nulla potranno contro di noi, perché non appena lo tentano si trovano davanti a colossi che sanno andare al martirio cioè sanno in tua compagnia andare al Getsemani, al Sinedrio, a Pilato, al Calvario crocifissi con te, in te per te... Ma la rivoluzione tua sociale sarà fatta, la faremo insieme, ti aiuteremo a farla fino a salire al Calvario dissanguati con te, per te in te. ... E il mondo avrà il dono immenso di vedersi avvolto dalla tua civiltà, fondata sulla Fede e sul sangue tuo e dei nostri martiri. Siamo usciti insieme, in compagnia, come due meravigliosi e affezionati amici, dalla camera del mio amico sergente, là eravamo soli e là in quella stanza ci siamo messi d’accordo, guarda e ci ascolta, ci attende, non sa che gli doneremo la Nuova Civiltà. Tu pregasti così: “Padre quello che è tuo è mio e quello che è mio è tuo...” camminiamo Signore con i nostri fratelli che ci sono venuti con tanta generosità in aiuto. Camminiamo, Gesù Salvatore del mondo, su, camminiamo più solleciti, non lasciarci a terra, ma cammina con noi, veloci con te più del pensiero umano, arrestiamo il mondo che è in discesa scivolante nelle sabbie mobili dell’animalità umanistica. Io e noi ti vediamo in nostra compagnia e ti ubbidiamo. Che cosa vuoi di più da noi? Dillo e, avvolti dallo Spirito Santo, solidali al Padre nostro come figli, “liberi figli di Dio”, con te arresteremo il mondo e lo faremo risalire alle sorgenti della tua Redenzione, nel tuo Regno, la Nuova civiltà concreta e non fatta di simboli e di chiacchiere. Don Zeno Nomadelfia è uNa proposta 3 Castel Gandolfo (Roma),12 agosto 1980. Incontro con il Papa, Giovanni Paolo II. Era presente don Zeno. NOMADELFIA cammina nella sua storia sempre unita alla CHIESA e al PAPA N omadelfia cammina nella sua storia sempre unita alla Chiesa e al Papa. Don Zeno ci ha insegnato con la sua vita e con le sue parole che non esiste altra strada per vivere la nostra vocazione. Non si tratta di una esaltazione acritica delle persone, come scriveva don Zeno nel 1953, nel libro “Non siamo d’accordo”: Non è un Dio, non è un “divo”; sarebbe grave peccato vederlo e trattarlo così perché sarebbe idolatria ed anche di quella molto offensiva. Non è un uomo come tutti gli uomini, anzi è il solo sulla terra diverso da noi, che tuttavia 4 Nomadelfia è uNa proposta può avere i nostri difetti, le nostre angustie, le nostre insidie: come in noi, forse più mordenti che in noi. Non si tratta neanche di simpatia nei confronti di uno o dell’altro dei Papi che si sono succeduti fino a Benedetto XVI, ma si tratta di leggere la storia con l’occhio della fede, che vede oltre gli aspetti umani per concentrarsi sul Vangelo, che mette in luce la missione che Gesù affida a Pietro e ai suoi successori. Ogni papa “è Pietro”, e Nomadelfia cammina sulla strada che la Chiesa attraverso di lui indica. E noi che viviamo oggi non possiamo che espri- Piazza S. Pietro, 17 febbraio 2013. La folla presente all'Angelus di papa Benedetto XVI. mere la nostra profonda gratitudine a papa Benedetto XVI, che in questi anni ha guidato con sicurezza e con grande umiltà la Chiesa. Anche la sua rinuncia ha rappresentato un atto di magistero, ricordandoci la grande verità che è Cristo la roccia su cui è fondata Chiesa, al di là delle persone. Don Zeno nel 1939, in occasione della morte di papa Pio XI, scriveva sul giornalino: “Chi sarà il nuovo papa?” Non dimenticate mai che il Papa è scelto dallo Spirito Santo, è sempre l’uomo dei tempi, per cui non aspettatevi un Papa che vi dia ragione in tutte le vostre cose, ma aspettatevi con certezza matematica un Divino Medico chirurgo che, a costo di qualunque costo, taglia via molti ascessi di scostumatezze e di errori che oggi disonorano, intossicano la circolazione del sangue nella testa della gente moderna di tutti i ceti e di tutte le professioni e confessioni. Prima di curare gli altri, il nuovo Papa si troverà di fronte alla urgente necessità di mettere giudizio a settecento milioni di cattolici che, a voler essere oggettivi, oramai sono una massa troppo malata, la cui atmosfera è inquinata fino alla nausea. Non aspettatevi un Papa politico, non un grande scienziato, ma arriverà un Santo, disposto a bruciare vivo pur di proiettare in questo secolo malato la Luce e il fuoco della Verità. Aspettatevi quello che è, e sarà sempre il Papa: il Vicario di Cristo in terra, contro il quale “Portae inferi non prevalebunt”. Quindi dirà e seguirà ad ogni costo la Verità. Con lo stesso spirito, noi Nomadelfi viviamo in attesa del nuovo Papa, per il quale riaffermiamo il nostro amore sincero. Francesco di Nomadelfia Piazza S. Pietro, 24 febbraio 2013. Angelus di papa Benedetto XVI. Nomadelfia è uNa proposta 5 Come guardare all’apertura dell’Anno speciale della Fede? S Anno della fede Tre domande a DON FERDINANDO, successore di don Zeno NOMADELFIA È UN ATTO DI FEDE DISSE IL VESCOVO PRANZINI A DON ZENO 6 Nomadelfia è uNa proposta i sta consumando uno di quei passaggi generazionali che porterà il mondo a non essere più quello di prima. I linguaggi simbolici tradizionali che hanno comunicato valori, unanimemente riconosciuti per generazioni, oggi dicono poco o niente. Ma i bisogni di noi uomini non variano. Eppure, in questo cambiamento di carte in tavola, non si sa più dove andarli a pescare. La privazione del soddisfacimento di alcune esigenze umane fondamentali rischia di produrre disturbi gravi, a livello personale e collettivo. Benedetto XVI, da profondo conoscitore dell’uomo, (com’è stato riconosciuto anche al di fuori dell’ambiente ecclesiastico e religioso) ha affermato con forza che non si può fare a meno di esprimere una credenza religiosa. Indicendo l’Anno della Fede il Papa dice ai cristiani che, con l’aiuto dello Spirito Santo, sono riusciti a preservare sostanzialmente intatta la vita di fede nel nuovo contesto culturale: “Dite a tutti come avete fatto perché altri siano aiutati a farlo”. Si tratta di trovare un nuovo equilibrio nel quale la sostanza rimanga intatta anche se i linguaggi espressivi mutano veicolati da tecnologie di avanguardia. Il problema di fondo è vivere quello che si propone. Lo diceva già Paolo VI: “Più di maestri il mondo moderno ha bisogno di testimoni”. Come vivere personalmente e socialmente l’Anno della Fede? Se l’aspetto personale e quello sociale della fede non procedono uniti, il Vangelo di Cristo rischia di diventare un optional del quale si può fare tranquillamente a meno. L’Anno della Fede, a cinquanta anni dal Concilio, rappresenta un’ulteriore spinta a far sì che la Chiesa si ponga, nei vertici e nella base, a servizio della fraternità degli uomini, in nome di Dio, Padre di tutti. Altrimenti il cristianesimo scivola inevitabilmente verso pratiche consolatorie e formalità più o meno decorative che non incidono nella vita. Il mettersi insieme e spendersi gli uni a servizio degli altri, come aveva insegnato Cristo, fu la forma più efficace di evangelizzazione dei primi cristiani. Siamo certi che altrettanta efficacia, la stessa cosa potrebbe avere in questa era mediatica. Dietro all’annuncio, oggi più di ieri, si esige che esistano famiglie e comunità aperte e accoglienti. Ritorna la sfida dell’apostolo Giacomo: la fede va mostrata con le opere. Come si muove Nomadelfia per vivere pienamente questo dono? Già negli anni Trenta don Zeno aveva intuito che bisognava portare la buona notizia del Vangelo là dove la gente suole ritrovarsi spontaneamente. Sono nate le sue catechesi tra il primo e il secondo tempo del cinema. La gente lo ascoltava volentieri. Come pure allestire spettacoli nelle piazze, dove messaggi positivi sono offerti tra una danza folkloristica e un’altra, con sapiente dosaggio. Oggi non l’avrebbe spaventato la piazza mediatica. Sono sicuro che vi si sarebbe esposto con ammirevole coraggio. Per il semplice fatto di essere Vangelo vivente, a livello personale e Don Zeno aveva intuito l’importanza di proclamare il vangelo dove la gente si radunava liberamente Milano novembre 1949. Don Zeno parla al Lirico, presentato dall’allora sindaco Greppi. (Foto di Federico Patellani) come impostazione di vita di tutta la popolazione, Nomadelfia è per sua natura posta sul monte. Vivere l’Anno della Fede per noi è un richiamo forte alla coerenza, perché tutta la nostra vita ha nella fede la vera ragione d’essere. La fede accompagna la vita e questo domanda una vigilanza continua nei compor tamenti e nelle scelte piccole e grandi. Nomadelfia è un piccolo mistero, se a questa parola si attribuisce il significato dell’azione di Dio nella storia. Mi ha stupito un’espressione di don Zeno negli ultimi anni della sua vita: “Finalmente comincio a capire Nomadelfia”. Nel corso di tutta la sua vita, Nomadelfia era stata oggetto di esaltazioni e di beffe, considerata ora utopia, ora insulto, ora meravigliosa realizzazione. E don Zeno, sempre sofferente e sempre sorridente, aveva fatto sgorgare dal suo cuore fiumi di amore attinti alla sorgente stessa dell’amore, al Cuore di Cristo. La fede continua oggi a chiedere questo a noi seguaci di don Zeno. Nomadelfia è uNa proposta 7 22 gennaio 1933 22 gennaio 2013 80 anni di vita di Nomadelfia Da 80 anni ha fatto sua la proposta di don Zeno di cambiare strada puntando sul Vangelo I l 22 gennaio 1933 il vescovo di Carpi, mons. Giovanni Pranzini, era a S. Giacomo Roncole per benedire il nuovo cinema, con impianto sonoro. Si trattava di uno dei primi della zona. Al di là del fatto in sé, il vescovo riconosce che attorno alla figura del giovane cappellano di S. Giacomo, don Zeno, sta nascendo una nuova realtà nella Chiesa. Si tratta dei primi passi di Nomadelfia. E il vescovo riconoscerà questo fatto, sostenendo di fronte al popolo accorso al cinema, che 8 Nomadelfia è uNa proposta tutti – credenti e non credenti – sono riuniti assieme perché il sacerdote rappresenta Dio Padre di tutti. A 80 anni di distanza abbiamo vissuto un’esperienza simile, pochi giorni fa, il 13 gennaio quando abbiamo proposto alla città di Grosseto la commedia musicale “I ragazzi di don Zeno”. Il Teatro Moderno, con i suoi oltre 1000 posti a sedere, si è rivelato insufficiente per accogliere amici e tanta gente che voleva conoscere meglio Nomadelfia. Diverse perso- ne sono dovute tornare indietro. Si è vissuto un grande coinvolgimento tra palcoscenico e spettatori, come se si fosse tutti a casa. È questo il richiamo che Nomadelfia fa con la sua presenza da 80 anni: siamo tutti fratelli, anche se non sappiamo o non riusciamo a riconoscerlo. E ogni volta che ne facciamo esperienza, riscopriamo una delle caratteristiche fondamentali del nostro essere uomini. In questa situazione di emergenza sociale, recentemente, il card. Ba- S. Giacomo Roncole (MO), 22 gennaio 1933. Il numero de "L'Apostolo", il periodico dedicato alla visita del Vescovo mons. Giovanni Pranzini, con l'inaugurazione del cinema sonoro. gnasco affermava: “È il sistema che va posto in discussione [...] abbandonando la logica delle “illusioni” che ha fatalmente mostrato la propria assoluta inadeguatezza morale e pratica. C’è da rivoluzionare il modello grazie al supporto di un pensiero nuovo”. Cosa ha fatto e cosa può fare Nomadelfia, in questo contesto? Nomadelfia, da 80 anni, ha fatto sua la proposta di don Zeno di “cambiare strada”, puntando sul Vangelo. Non siamo più di fronte a religiosi, uomini o donne, ma c’è un piccolo popolo fatto di famiglie che cerca di costruire una società alternativa, in cui la logica sia quella della fraternità. E proprio questa logica evangelica può essere una via percorribile per gli uomini di oggi, perché solo nella solidarietà si può intravvedere un futuro. I l giovane Zeno, nel 1920, aveva iniziato da solo, dopo uno scontro verbale con un giovane anarchico al servizio militare, e si era ripromesso di cambiare civiltà, cominciando da se stesso. È possibile perciò anche per ciascuno di noi, perché Nomadelfia non è fatta da persone senza difetti, ma di uomini che sono andati controcorrente rispetto alla mentalità dominante. Se si costruiscono relazioni umane più fraterne, allora ne consegue che cambia anche lo stile di vita: il consumismo cede il posto alla sobrietà, perché non posso buttare via mentre il fratello è senza. In questa prospettiva di Nuova Evangelizzazione, certamente i cristiani devono percorrere i sentieri di Internet, ma diventeranno credibili quando alle parole si aggiungerà una testimonianza coerente per cui sia possibile riconoscerli: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete S. Giacomo Roncole (MO), 22 gennaio 1933. Grosseto,13 gennaio 2013. Il pubblico applaude dopo la prima della commedia musicale “I ragazzi di don Zeno” amore gli uni per gli altri”. Non è la nostra esperienza una “soluzione di tutti i mali”, ma continua ad essere, fondandosi sulla fe- de, una piccola realtà che richiama la fondamentale vocazione di ogni uomo: essere fratello. Francesco di Nomadelfia Nomadelfia è uNa proposta 9 LA BATTAGLIA PER LA VITA È LA BATTAGLIA PER IL FUTURO In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, il 10 dicembre 2012, in Campidoglio è stato consegnato il premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta” alle mamme d’Europa. Roma, Campidoglio 10 dicembre 2012. L'on. Carlo Casini e il sindaco Gianni Alemanno consegnano il premio a Irene. “I l diritto alla vita è il più basilare di tutti. Perché senza vita non ci sono altri diritti”. Nella sala della Protomoteca in Campidoglio, il ministro per la Cooperazione e l’integrazione, con delega alla Famiglia, apre così, senza giri di parole la V edizione della premiazione. Alla tavola rotonda, moderata dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, interviene oltre al ministro Riccardi anche il presidente del Movimento per la vita, l’eurodeputato Carlo Casini; il direttore del centro studi malattie ereditarie della Cattolica, don Roberto Colombo; il vicepresidente di Quercia millenaria, il ginecologo Giuseppe Noia. A consegnare i premi, il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Presentate tre storie di eroismo quotidiano. Chiara Corbella Petrillo, giovane sposa romana che a 28 anni ha scelto di donare la sua vita per non compromettere con le cure antitumorali quella del figlio Francesco in arrivo. Storia che, raccontata dal marito Enrico, fa vibrare la sala di commozione. Proprio il marito Enrico riceve in nome della moglie il premio. Premiata anche Sabrina Pietrangeli Salussi, presidente dell’associazione 10 Nomadelfia è uNa proposta Quercia millenaria, l’associazione che aiuta le famiglie di concepiti con diagnosi di malformazioni a difendere queste vite preziose e più difficili. La “Quercia millenaria” nasce dall’esperienza personale di Sabrina Pietrangeli Saluzzi che, grazie alla fede, ha scelto di impegnarsi sempre più. “Noi siamo attivi dal 2004, cioè esattamente un anno dopo la nascita di nostro figlio Giona. Centinaia di bambini salvati dall’aborto, curati anche prima della nascita che oggi stanno bene in braccio alle loro mamme”. Il terzo premio viene assegnato a Irene Bertoni, 90 anni, conosciuta meglio come “mamma Irene” di Nomadelfia che, all’età di 18 anni, scappando da casa si presentò a don Zeno per fare da mamma ai bambini di strada. Don Zeno manifestò la paternità verso i figli che entravano e uscivano dalla prigione con un atto pubblico: volle che alla sua prima messa nel duomo di Carpi il 6 gennaio 1931 ci fosse, tra le autorità, un giovane di 18 anni: Danilo, il primo di 5000 figli. Nessuno in Italia e nel mondo pensava che i bambini abbandonati e i piccoli delinquenti avessero bisogno non di un istituto ma di una famiglia. “Io ho avuto 58 figli, tutti piccoli, però! Loro hanno bisogno di tutto: hanno bisogno della carezza, del bacio, di essere un po’ sgridati... hanno proprio bisogno di tutto questo! Perché la donna è diversa: il Signore ha messo dentro al nostro cuore un qualcosa di grande... Io penso che nessuna persona, per quanto intelligente, sia capace di spiegare quello che c’è dentro il cuore di una mamma, di una vera mamma”. Riccardi sottolinea “una contraddizione nella cultura europea: mentre si sta realizzando il sogno antico di vivere a lungo, la nostra società dice agli anziani che sono di troppo. Una contraddizione ancora più insanabile per la fase più debole, germinale, ma decisiva della vita che è la nascita”. ... “Forse qualcuno ci considera fondamentalisti fuori dal tempo. Lo si è se si resta legati anacronisticamente al passato. Ma lo si può essere anche perché profetici: e la battaglia per la vita è la battaglia per il fututo”. La premiazione ci ha presentato tre mamme impegnate su fronti diversi ma sempre a favore della vita, partendo dal più indifeso, il bambino, curandone i diritti. Monica di Nomadelfia 3 ORE di SPETTACOLO CON LA GIOIA DI RACCONTARE UN’INCREDIBILE STORIA L ’8 dicembre, la Commedia musicale “I ragazzi di don Zeno” ha fatto il suo esordio davanti alla popolazione di Nomadelfia. Dopo 2 anni di “laboratorio teatrale”, diretto da Anna Cianca, assistita dalla scenografa Franca De Angelis, la prima messa in scena è stata un grande spettacolo: rac contare l’esperienza travagliata di don Zeno e dei primi Nomadelfi che è anche la nostra storia ed è patrimonio comune. Grazie alla sceneggiatura veramente ispirata, lo spettacolo ha conquistato l’attenzione e gli applausi del pubblico con l’alternarsi di scene serie e intermezzi comici. La storia messa in scena è viva in loro e vuole continuare a vivere in tutti noi. Lo stesso è avvenuto il 26 dicembre. Nomadelfia è uNa proposta 11 VOGLIA E GIOIA DI RACCONTARE LA STORIA DI NOMADELFIA RAPPRESENTATA DAI RAGAZZI DI DON ZENO I sono rappresentati dagli stessi figli della comunità. Il sindaco ha aggiunto che la città di Grosseto è “contenta di partecipare a questo spettacolo proprio al teatro Moderno, luogo importante della città, e soprattutto di accogliere il messaggio che No- Francesco ha sottolineato come il 13 gennaio è per Nomadelfia una data importante perchè è l’anniversario dell’ultimo giorno in cui don Zeno ha potuto parlare ai nomadelfi, e anche perchè Nomadelfia festeggia 80 anni della sua fondazione. Ottant’anni di vita che oggi Grosseto, sala del Consiglio Comunale, 3 gennaio 2013. Francesco, presidente di Nomadelfia, il sindaco Emilio Bonifazi, la regista Anna Cianca e la sceneggiatrice Franca De Angelis attorniati da alcuni interpreti del musical. l 3 gennaio 2013, è stata presentata nella sala Consiliare del Comune di Grosseto la commedia musicale “I ragazzi di don Zeno”, realizzata dalla Comunità di Nomadelfia. Erano presenti il Sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, la regista Anna Cianca, la sceneggiatrice Franca De Angelis e Francesco, Presidente di Nomadelfia. La conferenza si è aperta con il saluto del presidente della comunità che ha ringraziato la città di Grosseto perchè ospita lo spettacolo presso il Teatro Moderno, domenica 13 gennaio. 12 Nomadelfia è uNa proposta madelfia propone a tutti noi, alla comunità di Grosseto, alla comunità mondiale”. La parola è poi passata alla sceneggiatrice della commedia musicale, Franca De Angelis. “Ho incontrato Nomadelfia in occasione di un film di RAI 1 sulla vita di don Zeno, gi- rato nel 2008. Per me è stato un incontro straordinario, ho continuato a frequentare Nomadelfia e ad un certo punto è nato da parte di Nomadelfia il desiderio e la volontà di realizzare una commedia musicale sulla propria storia. E questo mi è sembrato abbastanza ovvio, perché nel carisma di don Zeno la comunicazione e lo spettacolo erano un punto cardine per trasmettere dei valori”. Un testo adattato ai ragazzi diventati attori, tratto dalla documentazione scritta o dalle registrazioni di don Zeno con l’aggiunta di una documentazione reale, vissuta, la conoscenza delle persone. “Tutto questo ha contribuito a scrivere lo spettacolo – ha sottolineato Anna Cianca – e questo porta qualcosa di diverso rispetto a tutto ciò che è stato realizzato su Nomadelfia e su don Zeno. Io credo che il valore aggiunto siano proprio i ragazzi di Nomadelfia, che portano in scena la loro storia, i loro sentimenti, il loro lavoro. I nomadelfi sono presenti in questa operazione, con la voglia e la gioia di raccontare tutta questa storia. Lo spettacolo vuole parlare anche ai non credenti, perchè incentrato sulla possibilità di combattere per un mondo migliore indipendentemente dal proprio credo e dalla propria fede”. TESTIMONIANZE I RAGAZZI DI DON ZENO parole, musica, contenuti I eri 13 gennaio alle ore 17,15 è andato in scena, al Teatro Moderno di Grosseto, il musical “I ragazzi di don Zeno”. Una grande folla era in attesa per l’apertura del teatro, che si è rivelato insufficiente, nonostante gli oltre 1000 posti, a contenere tutti gli intervenuti. Dopo 2 anni di laboratorio teatrale, condotto con entusiasmo e professionalità da Anna Cianca, lo spettacolo si è presentato impaziente di entrare negli occhi e nei cuori del pubblico con un vertiginoso susseguirsi di storie, luci, musica e parole. Il protagonista è don Zeno Saltini, padre di Nomadelfia e uomo che vive per realizzare quello che per gli altri sembra impossibile. Gli spettatori, sorpresi, si sono la- sciati coinvolgere dalla magia del teatro, frutto di una avventura veramente collettiva, di 87 attori e tante altre persone dal lavoro nascosto dietro le quinte. Quando si sono accese le luci in sala, il pubblico continuava ad applaudire in piedi, dopo aver seguito intensamente quasi 3 ore di rappresentazione. Un successo al di là di ogni più rosea aspettativa. Ma lo spettacolo “I ragazzi di don Zeno” è portatore di un messaggio di speranza, talmente attuale e coinvolgente, che non può accontentarsi del bagno di folla di ieri, ma deve proporsi a molte altre persone, in molte altre località. È possibile un mondo diverso? “Questo spettacolo – spiega Francesco – racconta sprazzi della nostra storia ponendo una domanda oggi urgente: è possibile un mondo diverso? Che cosa dobbiamo fare per cambiare la società? Se vogliamo un mondo diverso, dobbiamo cominciare a viverlo oggi. E noi cercando di costruirlo attraverso la legge fondamentale della fraternità”. Paolo Nomadelfia è uNa proposta 13 I RAGAZZI DI DON ZENO TESTIMONIANZE UNO STILE EDUCATIVO BASATO SULL’IMPEGNO SOCIALE 13 gennaio 2013. Un’intera giornata di pioggia. Il grigiore di una domenica invernale come tante. Qualcosa di veramente bello e originale: canti, balli, monologhi, dialoghi serrati tra i giovani interpreti, senza cali di tensione, in una cornice scenografica suggestiva ed essenziale. Un pubblico coinvolto ed entusiasta per la bravura di ottantasette ragazzi e per la profondità del messaggio. Con Nomadelfia, Don Zeno Saltini fu un autentico precursore di ciò che in Italia si è realizzato a livello normativo negli ultimi due decenni del secolo scorso: la chiusura definitiva degli istituti. Nella convinzione che il Vangelo non è una teoria consolatoria ed estranea al mondo, Don Zeno intuì che solo cambiando le cause delle ingiustizie sociali si può umanizzare questo mondo. La storia di Nomadelfia non è più solo una proposta di come potrebbe diventare il mondo se si ispirasse al Vangelo e al modello delle prime comunità cristiane. Oggi Nomadelfia è ancora più attuale perché fa vedere coi fatti quali sono le conseguenze di una educazione solidale dove le famiglie non vengono lasciate sole e i figli crescono con dei solidi punti di riferimento in un contesto di amicizia, di aiuto e di sostegno reciproco. Considero un prezioso dono l’amicizia di alcuni figli di Don Zeno. Ho respirato alcuni valori che mi hanno aiutato a condividere da 14 Nomadelfia è uNa proposta lontano il loro stile educativo e l’impegno sociale. Diverse volte ho organizzato “gite d’istruzione” con le studentesse del mio Istituto. Ogni volta è emersa la sensazione di avere a che fare con una “setta” composta da persone “fuori” di testa e dal mondo: senza televisione in camera, senza negozi, senza discoteca, senza ... Mi fanno riflettere , da qualche anno a questa parte, i cosiddetti frutti della società con un televisore per camera, con centri commerciali sempre più grandi, con divertimenti notturni, con... tutto quello che si sa. Le ingiustizie sociali, le differenze tra i “du mucc” (ricchi e poveri) esistono ancora e sono sempre più intollerabili, il crollo del mito del consumismo senza limiti e il diffuso pessimismo che si respira dovunque, confermano le profezie di Don Zeno. I FIGLI DI DON ZENO All’uscita del teatro la pioggia mi ha sorpreso. Sono entrato nel furgoncino un pochino bagnato. La sua intensità è aumentata proprio nel momento in cui stavo entrando in casa. Bagnato abbastanza bene sono andato in camera ad asciugarmi per niente seccato o dispiaciuto. Ero felicemente contento. Ho cenato alle 21. Tutti a tavola si “nutrivano” del mio stesso stato di beatitudine. Nella gioia dell’anima, seppure i giorni trascorrevano, rivivevo il musical. Le facce degli attori mi passavano davanti agli occhi come una pellicola. Mai ho visto in un film, in un documentario o in una commedia volti così luminosi, sinceri e trasparenti come quelli dei figli di don Zeno, dei miei piccoli fratelli. Mario di Nomadelfia Tre ore di spettacolo per dirmi ancora che Gesù è vivo, che la fede è veramente la “ceramica” della vita, che la società cristiana non è un’utopia. Pienza, 15 gennaio Antonio Mammana FAMIGLIE IN RICERCA UN CAMMINO DI SPERANZA Il 27 e 28 dicembre cinque famiglie si sono ritrovate al gruppo familiare di Roma “Giovanni Paolo II” per approfondire e condividere le proprie aspirazioni e ricerche. D on Ferdinando, successore di don Zeno, Francesco presidente di Nomadelfia e tutto il gruppo familiare, hanno accolto e accompagnato le famiglie con i loro figli in questo cammino. Dalle presentazioni è emersa, una profonda aspirazione ad una vita più umana, nella quale i rapporti non siano più dettati dall’interesse economico, dal desiderio di prevalere, ma da una ricerca sincera di una vita a misura d’uomo, una vita dignitosa dove ci sia posto per la famiglia, i rapporti personali, rapporti basati sulla stima, sulla fiducia. Insomma, un’utopia? Oggi pare così, ma c’è ancora chi pensa che un’altra strada sia percorribile e si impegna per cercare nuove possibilità di vita. Queste famiglie si sono confrontate, hanno condiviso le proprie paure, i sogni, le speranze. Hanno approfondito la vita di Nomadelfia che può essere un valido aiuto ed un invito a credere che è possibile andare contro corrente: importante in questo cammino è unirsi. Nomadelfia per quanto riguarda la famiglie offre una testimonianza. A No- madelfia non vivono isolate ma, tre o quattro famiglie condividono gli ambienti diurni e sopprattutto condividono la vita. Condividono la formazione e l’educazione dei figli. Oggi che il mondo spinge ad un individualismo imperante e ad una solitudine grande, le famiglie di Nomadelfia spronano ad unirsi, a non guardare solo al “proprio figlio” ma a tutti i figli. Don Zeno, fondatore di Nomadelfia, citava spesso una frase del Vangelo di S. Giovanni: “La donna quando sta per partorire, soffre ma, quando il bambino è nato, è lieta perché è nato un uomo al mondo” sottolineando la corresponsabilità che ogni uomo ha nei confronti dei bambini che nascono. È una visione opposta in controtendenza alla cultura odierna. È vero però che una foresta nasce da piccoli semi portati dal vento. Il seme della fraternità ci può portare a vedere crescere una foresta dove oltre alla famiglia, le aspirazioni di tutti gli uomini, ed anche il creato possono trovare riparo, ristoro, vita. Nomadelfia di Roma, 27 dicembre 2012. Incontro con le famiglie in ricerca. Monica di Nomadelfia Nomadelfia è uNa proposta 15 UN SEGNO PROFETICO L’UNIONE CON IL PAESE DI MONTORSAIO 1963 D opo la ripresa dell’esercizio sacerdotale, nel 1962, nasce la collaborazione con un paese toscano, Montorsaio. Un fatto nuovo si presenta: in questo picccolo paese, 37 famiglie decidono di unirsi ai nomadelfi in una seconda forma. Anche se l’esperienza non è proseguita nel tempo, è comunque un segno profetico. Il beato Giovanni Paolo II nell’incontro che ha avuto a Castelgandolfo con don Zeno e i nomadelfi il 12 agosto 1980, sottolinea: “Se siamo vocati ad essere figli di Dio e tra noi fratelli, la regola che si chiama Nomadelfia è un preavviso ed un preannuncio di questo mondo futuro, dove siamo chiamati tutti”. La fraternità è l’aspirazione e la necessità più profonda dell’uomo, insita nella sua vita, nel suo esprimersi. Dovrà l’uomo di oggi trovare le forme per realizzare questa aspirazione, questo bisogno che è impresso nel suo codice genetico. Le sconfitte non ci devono preoccupare più di tanto perché: “Chi combatte con Cristo vince sempre”. Questa esperienza nata e finita ormai 50 anni fa, ci sprona a cercare nuove strade, nuovi sentieri per realizzare nel mondo la fraternità. “Che cosa nascerà da Montorsaio? Dio solo lo sa. Ho voluto immaginare un’invasione di Nomadelfia nel mondo. Tutta la terra tra- 16 Nomadelfia è uNa proposta puntata da croci luminose sotto ciascuna delle quali vibra un popolo nella Fede”. Era il lunedì di Pasqua del 1962 e così don Zeno immaginava l’espansione di Nomadelfia che proprio in quei primi mesi dell’anno andava pian piano a prendere forma con il tentativo di collaborazione con il piccolo paese di Montorsaio, vicino a Nomadelfia. L’iniziativa era partita dai Montorsaioli. Nomadelfia aveva prestato al paese un caterpillar per livellare la strada che arrivava alla cava di gesso. Un gesto semplice, di quelli di buon vicinato, che però suscita curiosità, interesse, interrogativi che si tramutano in desiderio di dar vita ad “un’alleanza fraterna”. Per Nomadelfia la fraternità è da sempre una prerogativa importante. Non è una parola, uno stato d’animo o un sentimento che si può prendere alla leggera, ma una legge sulla quale fondare la vita. In questi frangenti, però, l’entusia- smo non può farla da padrone; don Zeno prega, medita da solo e con i Nomadelfi, chiede consiglio. “Nomadelfia si trova nella necessità di fare un passo avanti”. Già nel 1946 a S. Giacomo Roncole in provincia di Modena c’era stato un tentativo di unione dei capi famiglia della parrocchia in cui don Zeno aveva iniziato a proporre il ritorno all’esperienza dei primi cristiani, ma l’esperimento non aveva fatto il salto di qualità indispensabile: creare un’autentica esperienza di fraternità. Ora un popolo si ripresenta a Nomadelfia e insieme saranno espressioni di un solo popolo nuovo, fondamento di una nuova civiltà. In una meditazione dell’epoca don Zeno scrive: “Mentre il mondo si trova in una crisi spirituale, morale e sociale di enorme portata storica, e non si sa a quale porto potrà approdare, e non si sa se approderà ad un porto o se andrà alla deriva, la minuscola Nomadelfia si trova di fronte alla prova più delicata che abbia mai passato”. Nomadelfia infatti ha superato prove durissime nel corso della sua storia: dal 1920 anno nel quale don Zeno decide di cambiare rotta, al 1931 anno nel quale viene ordinato sacerdote prendendo come figlio Danilo ed altri fanciulli accolti dall’abbandono, al 1941 anno nel quale entra Irene a portare la maternità, al 1947 anno nel quale nell’ex campo di concentramento di Fossoli l’Opera Piccoli Apostoli viene trasformata in Nomadelfia, una nuova popolazione comunitaria. Dopo la persecuzione del 1952 e le lotte per sopravvivere di un decennio, il 22 gennaio 1962, con la ripresa dell’esercizio del sacerdozio di don Zeno, segna un trionfo che porta il riconoscimento di fatto della Santa Sede. E nel 1963? “Adesso i Nomadelfi – scrive don Zeno - si trovano di fronte il mondo esterno, che desidera entrare a far parte di essa sotto una forma di fraternità fondata sulla Fede, con un patto di alleanza che potrebbe estendersi a chissà quali proporNomadelfia è uNa proposta 17 UN SEGNO PROFETICO L’UNIONE CON IL PAESE DI MONTORSAIO 1963 zioni. Sono pronti i Nomadelfi a dare il via ad un’alleanza così impegnativa? All’apertura di un fatto che potrebbe dare una svolta alla stessa concezione sociale e politica degli uomini di buona volontà, assetati sinceramente di giustizia, infuocati dal desiderio di salvare il mondo dalla sua non impossibile autodistruzione?”. I Nomadelfi sembrano pronti. “La nuova civiltà sta facendo passi da gigante e noi dobbiamo essere lieti e grandi di vedute e di generosità scrive don Zeno in una lettera ad Irene - perché questa è un’ora di quelle che in Nomadelfia si chiamano ore di Dio, nel senso che sono ore di carattere straordinario, nelle quali si sta a vedere l’apparire dei segni per procedere a nuove conquiste”. Infatti, dopo aver stipulato il primo abbozzo di una forma di collaborazione sociale, il 5 novembre 1962 quaranta uomini appartenenti a 37 famiglie di Montorsaio iniziano a lavorare e a vivere in unione con i Nomadelfi: coltivano e bonificano la tenuta, fanno lavori artigianali, costruiscono un capannone, mentre le donne aiutano in casa o frequentano lo studentato. Con un pullman messo a disposizione della comunità i Mon18 Nomadelfia è uNa proposta torsaioli arrivano a Nomadelfia ogni mattina e condividono la vita quotidiana, partecipando non solo ai lavori ma anche ai momenti di cultura e incontri, ricevendo una piccola paga a fine settimana. A Montorsaio è pure presente una piccola bottega rifornita da Nomadelfia dove le famiglie che hanno aderito al “patto di fraternità” possono accedere senza spese. Nella forma di Montorsaio i beni che sono strettamente di uso dei singoli individui e delle famiglie come tali, non sono in comune. Non si è obbligati ad accogliere figli abbandonati e non si è obbligati a vivere nei gruppi familiari. Per tutto il resto del vivere, giacché si è tenuti per natura della fraternità nell’una e nell’altra forma a un tenore di vita uguale per tutti, importante è l’aiuto reciproco e la mutua assistenza tra famiglia e famiglia, tra individuo e individuo. I nuovi ammessi vengono considerati “postulanti” secondo l’allora costituzione della “Popolazione dei Nomadelfi” Il 19 marzo 1963 i Montorsaioli firmano la costituzione di Nomadelfia. Don Zeno vede Montorsaio “come una vivissima e miracolosa espres- sione rivoluzionaria di Nomadelfia” e il segno evidente che “l’umile Maremma è l’epicentro di una nuova scossa sociale e cristiana”, come scriverà al vescovo di Grosseto, Galeazzi. Don Zeno aveva visto dei segni di Dio, il popolo era sincero ed entusiasta, ma i tempi probabilmente non erano maturi. In pochi anni questa unione finì. “Mi pareva di vederle, quelle croci luminose, e mi pareva che il mondo così trapuntato da quelle croci fosse preludio della Tua Gloria Eterna, seppure tra nemici violenti ma ormai incapaci di riconquistare la terra”, dirà don Zeno. La croce luminosa di Montorsaio cadde in seguito ad un fulmine, ma ciò non toglie che, a distanza di cinquant’anni da questo evento, non possiamo riflettere sugli avvenimenti, considerando il coraggio con il quale, fidandosi del Signore, questi uomini hanno compiuto un tentativo di rivoluzione in campo sociale per percorrere le strade dei primi cristiani. Forse anche i loro umili passi sono da riprendere perché si creino “i cieli nuovi e la terra nuova”, in cui dimorino la giustizia e la fraternità. Sefora MEMORIA DI UNA ESPERIENZA ANCORA VIVA SUBIACO Forse non tutti sanno che per ben quindici anni, dal 1964 al 1979, don Zeno e Nomadelfia hanno intrecciato la loro vicenda con la vita della città di Subiaco, in particolare con i monaci Benedettini dei monasteri di S. Scolastica e del Sacro Speco, culla dell’ordine dell’Europa occidentale. Questo rapporto è maturato grazie alla stima reciproca tra l’abate di allora P. Egidio Gavazzi e don Zeno, le cui spiritualità anche se diverse erano unite da profondo amore alla Chiesa e al desiderio di cogliere nuovi segni di tempi dello Spirito, che il Concilio Vaticano II aveva evidenziato, per la auspicabile testimonianza nel popolo di una vita fraterna esemplare. Su sollecitazione insistente del prof. Giuseppe Cicolini e la relativa richiesta dell’Università Popolare di Subiaco, tramite il suo Presidente dott. Benedetto Appodia, il giorno 1 dicembre 2012, nella sala del convitto S. Benedetto, si è voluto riportare alla memoria una esperienza che ancora oggi vive nella riflessione di tanti, i quali ebbero modo di fare questo incontro con Nomadelfia, e al desiderio che fosse rivisitata, per la conoscenza delle nuova generazione che ne ha solo saltuariamente sentito parlare. Il tema proposto con invito al Postulatore della causa di “beatificazione” di don Zeno, Tommaso di Nomadelfia, sublacense, é stato il seguente: “Il Servo di Dio, don Zeno Saltini, Fondatore di Nomadelfia: Vita ed opere, con particolare riferimento al breve periodo di insediamento a Subiaco.” Il pubblico è convenuto numeroso, ha seguito attento l’ascolto delle vicende significative e dolorose di don Zeno, le sue caratteristiche spirituali, il suo essere profeta con il particolare approfondimento sulla venuta a Subiaco. Alcuni volti erano anche commossi. Ne è seguito un dialogo partecipato. M a come sono andate le cose e cosa possiamo dire di questa vicenda, a distanza di quaranta anni? In sintesi: dopo che don Zeno alla fine di luglio del 1964 era rimasto per qualche giorno di riflessione, nel monastero di S. Scolastica, iniziarono scambi reciproci di visite e di dialogo costruttivo, che ebbero una svolta nell’autunno del 1969, con gli Esercizi Spirituali di don Zeno predicati ai monaci benedettini. Di li a poco seguiranno corsi di Esercizi dei Nomadelfi a Subiaco. Si consoliderà il rapporto che porterà alla realizzazione del comodato gratuito della Rocca abbaziale per nove anni a Nomadelfia, unitamente al convento di S. Francesco con annessi terreni. Fu una presenza inizialmente proficua, con progetti e speranze che portarono alla realizzazione di due gruppi familiari di Nomadelfi installati a Subiaco e al progetto di un Centro di Studi negli ambienti della Rocca, programmato con l’auspicio della collaborazione con i PP. Benedettini. Una specie di Università Popolare, nella quale si sarebbero approfondite le tematiche della rivelazione cristiana e della pedagogia evangelica con lo studio del Creato, aperta a tut- Nomadelfia è uNa proposta 19 Subiaco (RM). Panoramica della città con il monastero benedettino di S.Scolastica in primo piano. ti i volontari. Accanto a questa ini- saggio - testimonianza così ardito ziativa ne sorsero altre come quella per un ambiente sostanzialmente di un “impegno per la giustizia”, tradizionalista, nel tessuto sociale ed ecclesiale, sorprese e di fatto non fu avallato e sostenuto nella MEMORIA DI UNA prospettiva. Venne a mancare una collaESPERIENZA borazione piena con i monaci in ag giunta ad una resistenza e diffiANCORA VIVA denza generalizzata, così che si cioè un aiuto concreto ai più po- dovette lentamente rivisitare i proveri, attraverso un monitoraggio getti. delle famiglie e persone in disagio, Molto era stato speso nella ricon un ufficio nei locali adiacenti strutturazione degli ambienti della alla concattedrale di S. Andrea, e Rocca, con la collocazione anche una responsabile di Nomadelfia dell’Archivio di Nomadelfia. Si (Graziella) interlocutrice e concretizzarono incontri e dicoordinatrice di questa progetto. battiti, vennero personalità, ma Fu una iniziativa giovane e corag- lentamente il progetto sfumò, per giosa, insieme a un polo di attra- ragioni che non lasciano capire anzione che significò per molti aper- cora bene il vero perché. La saltura e speranza, ma questo mes- datura ideale e pratica tra Subiaco e 20 Nomadelfia è uNa proposta Nomadelfia non si era verificata, se non in alcune persone. Di queste alcuni giovani entrarono e restano ancora in Nomadelfia come membri effettivi. Si disse che quella realtà sociale non era ancora preparata ad una esperienza all’avanguardia del genere, ma anche che fu un’occasione mancata per il territorio. Quello che è interessante constatare invece è che non è andato tutto perduto, anche se i Nomadelfi, fedeli al comodato novennale, resteranno a Subiaco fino al 1978 con una presenza significativa e collaborante. Comodato che non verrà rinnovato e che vedrà la partenza definitiva degli ultimi Nomadelfi da Subiaco ai primi giorni del 1979. Tommaso di Nomadelfia Nomadelfia in breve Taizé UN PELLEGRINAGGIO DI FIDUCIA A ROMA Un modo diverso per passare il Capodanno. Un pellegrinaggio di gioia, fede, speranza. D al 28 dicembre al 2 gennaio tanti volti di giovani hanno ravvivato le strade di Roma e affollato le sue chiese principali. Provenienti da tutti gli stati europei, circa 40.000 si sono mischiati ai romani e ai turisti per passare un Capodanno diverso nel segno dell’incontro, della preghiera, della condivisione e della riflessione. Anche il gruppo familiare di Roma ha accolto 25 ragazzi croati, tedeschi, polacchi, bielorussi che pernottavano da noi. Per colazione gli ospiti diventavano una cinquantina perché si univano a noi anche le 20 ragazze ospitate dalle monache benedettine e altre ragazze ospitate nelle vicinanze. Alcuni giovani da Nomadelfia si sono uniti a questo gruppo europeo Ogni mattina si pregava insieme nelle diverse lingue e poi, divisi in piccoli gruppi internazionali, si condividevano le nostre esperienze di vita e di fede. Dalle 11.30 i pellegrini dovevano raggiungere il Circo Massimo dove erano distribuiti il pranzo e la cena. Solitamente alle 14 si svolgeva una preghiera comune nelle grandi chiese di Roma, mentre alle 16 iniziavano i laboratori su tematiche d’impegno sociale, fede e vita interiore, creazione artistica. Queste occasioni di condivisione ci hanno dato la possibilità di parlare della nostra esperienza a Noma- Nomadelfia di Roma, 2 gennaio 2013. Foto di gruppo con i giovani di Taizé. Sotto: Interno del monastero S. Giovanni Battista e esterno del gruppo familiare di Nomadelfia a Roma, monte Mario. delfia suscitando grande interesse tra i partecipanti. La sera alle 19.30 ci si trovava di nuovo a pregare nelle diverse lingue europee nelle grandi Chiese di Roma. Sabato 29 dicembre questa folla variopinta ha illuminato piazza San Pietro, dove il Papa ha dato il suo personale benvenuto ai pellegrini incoraggiandoli al l’impegno per la pace. Ogni giovane ha festeggiato l’arrivo del nuovo anno nella parrocchia dove era ospitato. A Nomadelfia eravamo circa 70 persone e abbiamo aspettato il nuovo anno pregando per la Pace nel mondo con i canti di Taizé. Dopo la mezzanotte abbiamo potuto ammirare dalla terrazza tantissimi fuochi d’artificio che si alzavano da ogni quartiere della capitale. Poi, fino alle 3 abbiamo fatto festa, cantando, suonando e ballando. Prima della Nomadelfia è uNa proposta 21 messa del primo dell’anno abbiamo fatto vedere ai nostri ospiti il documentario, seguito da tantissime domande. Mercoledì i nostri amici sono ripartiti per i loro paesi e tutti hanno voluto lasciare un segno di ringraziamento ai componenti del gruppo familiare, che si sono adoperati in tutto per far sentire i giovani a loro agio, nonostante la difficoltà della comunicazione in lingua inglese o francese. Ma soprattutto questi giovani si sono portati a casa un po’ di questa proposta che è Nomadelfia. La preghiera di Taizé, risuonata nella capitale, invitandoci ad essere operatori di pace e di dialogo fra gli uomini, ha sicuramente lasciato il segno. Vedere tanti giovani che decidono di dedicare il Capodanno alla preghiera e alla condivisione dimostra che silenziosi passi in avanti sono possibili, tante donne e uomini di buona volontà si mettono continuamente in gioco per creare occasioni di vero progresso umano. Incontrare tanti giovani che cercano un futuro migliore rende più chiara la missione per chi ha un messaggio di speranza per questo nostro mondo. Alessio Nomadelfia di Roma, Capodanno 2013. Momenti di vita con i giovani di Taizé. A sinistra, fratel Saverio con i volontari che hanno organizzato le giornate di Roma. 22 Nomadelfia è uNa proposta Nomadelfia in breve Festa insieme COMUNITÀ EMET e COMPAGNI di EMMAUS T ommaso e Nazarena hanno partecipato agli incontri promossi da Emet nei giorni 7 e 8 Dicembre a Villalta di Fagagna e Torreano di Martignacco in provincia di Udine. Sono stati momenti intensi nei quali oltre alla partecipazione attiva con relativi interventi in Chiesa e in altre strutture, si è assaporata la gioia della fraternità cementata nel corso di questi anni. Erano presenti numerose famiglie che gravitano attente e collaborative intorno a queste comunità. L’impressione positiva di questa breve permanenza e partecipazione, apre lo sguardo alla vitalità multiforme dei carismi nel popolo di Dio, e per quanto concerne in particolare quello specifico di Nomadelfia, invita a riflettere sulla possibilità di una tappa intermedia nel discernimento definitivo per una scelta radicale per diverse famiglie. L’esperienza delle due famiglie che con il diacono Rezio formano Emet, è inserita continuamente nell’ambito parrocchiale, sociale, scolastico e lavorativo dove queste famiglie vivono. Ma vivono una forma comunitaria e questo è già un grande passo. Per essere fratelli le possibilità sono tante, perché Dio è più grande di noi e lo scenario è grande nella vigna del Signore. Torreano di Martignacco (UD), 8 dicembre 2012. Tommaso e Nazarena di Nomadelfia partecipano alla festa di Emet, alla quale sono presenti anche don Galiano e i Compagni di Emmaus. Nomadelfia è uNa proposta 23 NOMADELFIA patto di Fraternità I l 20 gennaio, in occasione dell’ottantesimo riconoscimento della vitalità prodotta da don Zeno nella parrocchia di S. Giacomo Roncole che diventerà, poi, Nomadelfia; abbiamo vissuto la giornata con tre momenti significativi durante la Santa Messa. È stato amministrato il sacramento del battesimo a tre bambini nati negli ultimi mesi: Isacco, Donata, Nicolas. Sono stati presentati alla popolazione due nuovi postulanti: Agnese, giovane di 22 anni e don Virginio, sacerdote della diocesi di Anagni che conosce Nomadelfia da molti anni e, da un anno e mezzo vive nel gruppo familiare di Roma “Giovanni Paolo II”. Durante la messa è stato firmato il “Patto di fraternità” con la famiglia di Gianfranco e Rita Marta che hanno voluto stringersi con un impegno maggiore al popolo di Nomadelfia e soprattutto all’ideale di vita che propone. Da tanti anni una collaborazione silenziosa e tenace ha preparato la strada a questo avvenimento che arricchisce Nomadelfia e questa famiglia. Sono piccoli segni, ma testimoniano una vitalità che non si lascia scoraggiare e si apre ad una prospettiva di fede. 24 Nomadelfia è uNa proposta Nomadelfia (GR), 20 gennaio 2013. 80° anniversario della fondazione. Nella celebrazione si sono celebrati i battesimi, si sono presentati due nuovi postulanti e la famiglia di Gianfranco e Rita ha firmato il patto di fraternità. Nomadelfia in breve Esercizi Spirituali per sacerdoti e diaconi permanenti “Il sacerdote, il popolo di Dio, la vita fraterna” Nomadelfia (Roma), gennaio 2013. Incontro tra sacerdoti, diaconi, e laiche consacrate. D al 14 al 18 gennaio al gruppo familiare Giovanni Paolo II di Roma si sono svolti gli esercizi spirituali, rivolti a sacerdoti e diaconi, per approfondire la figura di don Zeno, che ha vissuto il sacerdozio in maniera profetica per i nostri giorni. Un piccolo gruppo di persone: 12 sacerdoti, 3 diaconi, 3 giovani in ricerca vocazionale, 3 consacrate hanno condiviso questi giorni con i Nomadelfi del gruppo familiare “Giovanni Paolo II” di Roma. È stata questa la prima caratteristica di questo corso di Esercizi: un’esperienza condivisa con alcune famiglie, in un clima autenticamente familiare. Don Ferdinando, successore di don Zeno, ha coordinato i momenti di riflessione partendo dall’esperienza del fondatore di Nomadelfia ed enucleandone alcuni aspetti caratteristici. Prima di tutto, si è messo in luce che la nostra epoca non rappresenta la fine dell’era cristiana, ma – come spesso sottolineava don Zeno – siamo ancora all’alba del cristiane- simo, che deve diventare esperienza unificante nella vita quotidiana del credente. Sta infatti finendo un periodo in cui sono rimasti i segni del cristianesimo, senza una vita concreta. L’uomo di oggi non è insensibile al fascino del Vangelo, ma come potremmo essere più credibili nel testimoniarne la bellezza? Non si tratta di aumentare il “fare”, ma di curare le relazioni umane perché ogni uomo ha bisogno di qualcuno che lo accolga, che lo accompagni nel cammino, che condivida le sue gioie e sofferenze. Ogni uomo ha bisogno di sentirsi a casa nella comunità cristiana. In Nomadelfia don Zeno ha assunto la paternità. Nella prima Messa in duomo a Carpi prende Danilo come figlio. Con la sua vita, don Zeno vuole ripetere la vita di Cristo e far conoscere il volto di Dio come Padre. E nel ministero mette in luce una paternità concreta nei confronti di questi figli, che vengono dall’abbandono. Se riconosciamo Dio come Padre, non possiamo che poi riconoscerci gli uni e gli altri come fratelli. Essere fratelli è l’asse attorno a cui gira la vita di Nomadelfia. Una persona disprezzata da tutti sente un fratello che lo ascolti, si lega: l’amore è una forza irresistibile. Questa forza ha la capacità di trasformare il mondo. Ma, a cinquant’anni dal Concilio, che cosa nel concreto ha costruito don Zeno? Che strada dobbiamo prendere per ricostituire questa rete di popolo di Dio? Senza dubbio le famiglie unite, come a Nomadelfia nel gruppo familiare, rappresentano una grande opportunità per dimostrare che il Vangelo può far superare le barriere che si creano normalmente. Punto di partenza è ristabilire questa comunione, espressa negli Atti degli Apostoli: “un cuore solo e un’anima sola”, dove il legame che unisce non è costituito da interessi particolari, né da parentela, ma trova la sua origine nel Vangelo. E i cristiani d’oggi sono chiamati a testimoniare questa verità perché il mondo diventi la casa di tutti. Nomadelfia è uNa proposta 25 SANTIFICANDO TUTTE LE FORME DELLA VITA UMANA Questa frase, tratta dalla preghiera di Nomadelfia, ci sprona a vivere anche la festa in modo nuovo. Così alla festa di Capodanno, interrotte le danze, tutta la popolazione si è raccolta in un momento di preghiera e ringraziamento, preparato dai giovani alla presenza dell’ Eucarestia. La loro immediatezza e freschezza ci insegnano che la speranza cammina al nostro fianco. Importante è cogliere i segni che ci aiutano a credere che un mondo migliore è possibile. N ell’episodio evangelico della guarigione del cieco nato possiamo cogliere degli importanti insegnamenti. Gesù, invita a non guardare agli handicap umani come disgrazia dovuta al peccato, perché ogni individuo ha un’importante missione: manifestare con la sua vita la gloria di Dio. Gesù, inoltre, ci fa capire che spesso noi, pur possedendo la vista, siamo “ciechi” perché non riusciamo a vedere la luce della Verità. Ripensando all’anno trascorso Ripensando a questo anno passato vogliamo chiedere perdono al Signore per la sofferenza e l’ingiustizia che ancora dilagano nel mondo. Per gli innocenti a cui viene sottratta la possibilità di vivere ancora prima di nascere, per quelli sfruttati, vittime di conflitti dettati dalla logica del guadagno e dell’egoismo. Per tutti coloro che continuano a 26 Nomadelfia è uNa proposta subire guerre, per chi è costretto a vivere privato della propria dignità, per chiunque venga scandalizzato e ferito nel profondo dell’ anima. Perdona ogni nostro gesto egoistico, ogni nostra mancanza di rispetto e solidarietà verso il prossimo... insomma per tutte quelle volte che non siamo stati capaci, o forse non abbiamo voluto scorgere in ogni persona la Tua presenza. Noi ti lodiamo, ti benediciamo e ti ringraziamo Padre, per l’universo e tutte le bellezze che ne fanno parte. Lungo il nostro cammino verso la Salvezza, aiutaci a superare gli ostacoli del male. Veglia su di noi e perdonaci quando davanti alle difficoltà della vita ci allontaniamo da Te. Custodisci il popolo di Nomadelfia, affinché attraverso l’insegnamento delle prime comunità cristiane, raggiunga quella santità sociale propria della civiltà del mondo futuro. Accompagna noi giovani nelle scelte della vita affinché non cadiamo nei tranelli della società odierna. Tu sei la nostra unica speranza, a te ci affidiamo. Siamo Cristiani, no? Allora non ci può essere nel nostro cuore e nella nostra mente spazio per il pessimismo e la disperazione se siamo veramente convinti che lo Spirito del Signore opera con potenza nella storia. Dobbiamo essere coscienti che con il diventare evangelizzatori del messaggio di Cristo dobbiamo affrontare una dura lotta contro il male, ma ciò poco importa se ci affidiamo nelle mani del Signore, perché come ci ha ricordato il S. Padre non siamo noi a portare avanti l’opera di evangelizzazione, ma Dio. “La prima parola, l’iniziativa vera, l’attività vera viene da Dio e solo inserendoci in questa iniziativa divina, solo implorando questa iniziativa divina, possiamo anche noi divenire – con Lui e in Lui – evangelizzatori” Quindi con cuore sincero Ti chiediamo di aiutarci a diventare quella piccola e semplice matita nelle tue mani, affinché si compia in noi il tuo disegno. “accompagna noi giovani nelle scelte della vita affinché non cadiamo nei tranelli della società moderna” I giovani di Nomadelfia Nomadelfia è uNa proposta 27 Essere sorgente di vita 28 Nomadelfia è uNa proposta Prepariamoci alla santa Pasqua con la consapevolezza che possiamo essere salvezza e speranza per le persone che ci vivono accanto. Se sappiamo accogliere l’altro come fratello, possiamo essere risurrezione l’uno per l’altro. DON ZENO 21 marzo 1951 Q uesta è la vostra Pasqua: una risurrezione, una vita più vasta. Vi ho detto che Cristo ha detto che Egli stesso è sorgente di vita. Io vorrei che ciascuna mamma, ciascuna ragazza, ciascun uomo, ciascun giovane, ciascun fanciullo pensasse di essere imitatore di Cristo così. E pensasse di avere l’idea nell’anima: io posso essere sorgente di vita come Cristo. Badate che è una gioia dell’altro mondo, una gioia formidabile. Io sono sorgente di vita. Chi viene a me, chi parla con me avrà sollievo. Chi è stanco chi è sofferente viene da me ed io saprò illuminarlo e aiutarlo. Chi incontra me in contra un sorriso, incontra un aiuto, incontra un fratello, incontra una sorella, incontra una mam ma. Chi mi chiede aiuto, ha aiuto. Chi mi chiede un consiglio avrà un consiglio. Chi mi chiede un esempio avrà da me un esempio. E io sono sorgente di vita, sorgente d’acqua pura. Provate ad arrivare lì con la vostra immaginazione, con la vostra aspirazione, dire: io devo essere sorgente di vita. E non vi propongo una cosa impossibile. È sempre quello, ve l’ho detto tante volte. È l’imitazione di Cristo. È S. Paolo che poteva dire e tanti altri santi l’hanno potuto dire “io sono imitatore di Cristo; siate voi miei imitatori come io lo sono di Cristo”. Provate ad arrivare alla Pasqua con questo pensiero: Io sono sorgente, voglio essere sorgente di vita nuova, di risurrezione. “Io sono la Vita, io sono la Risurrezione. Chi crede in me, anche se sarà morto vivrà”. Nomadelfia è uNa proposta 29 Nomadelfia proposta pedagogica Nell’arte di educare, don Zeno può essere considerato un vero maestro, un innovatore, che va oltre gli schemi di una pedagogia tradizionale per una attenzione alla realtà concreta. Pensare al futuro, per una società, è pensare ad investire sulla famiglia, perché nella famiglia si formano le future generazioni. Oggi, essere genitori richiede maggior fatica e impegno perché non c’è un modello unico di riferimento, anzi siamo in una società che cerca in tutte le maniere di far aumentare le attese, i desideri, i consumi. Il senso di inadeguatezza e di frustrazione può colpire tanti adulti impegnati in questo compito così urgente. Non si può perciò lasciare sola la famiglia, va sostenuta da una attenzione che la ponga al centro dei progetti politici, economici e sociali. Questa non è una scuola di idee, è una scuola di vita. Quello che si dice va messo in pratica... (don Zeno) 30 Nomadelfia è uNa proposta omadelfia accoglie i fanciulli che moralmente o materialmente hanno perso la famiglia. Ma questa è una legge naturale perché il fanciullo ha bisogno della famiglia, non può farne a meno e se vive fuori dalla famiglia cresce male e ha bisogno di una famiglia intelligente che lo sappia educare. Avendo bisogno è chiaro che chi può, deve dare a lui la famiglia. Allora ecco la Fede, amare secondo il cuore di Dio. Ora tutto il Vangelo è in favore dei fanciulli e tutta la Sacra Scrittura, tutto in favore di questo: ridare la mamma e il babbo a chi l’ha perduto, la famiglia, la fraternità, sicché il bambino è salvo. “Qualunque cosa avrete fatto a quel bambino l’avrete fatta a N me”. È dimostrato che il fanciullo per sua natura ha bisogno; adesso gli scienziati chiamano questo affetto che si deve ai bambini “affetto nutriente”, è una nutrizione senza della quale a loro manca qualche cosa per cui ne risentiranno per tutta la vita. Nei brefotrofi muoiono bambini per mancanza d’amore, danno loro da mangiare quello che vogliono, ma loro muoiono. Non sono amati, è un bisogno che hanno, diventano tristi e muoiono. (30 gennaio 1962) Come si fa a educare i ragazzi? Non c’è nessun metodo, è inutile stare a pensare. È il fatto di una trasmissione, di una comunicazione di vita che è molto diversa da tutti i metodi. Il metodo è fatto per gli animali. Se domandate a quelli che domano i leoni, quelli hanno un metodo, sanno già che la bestia si prende così e così, ma l’uomo no. Quando tu credi di essere riuscito a domare un giovane e averlo formato è l’ora che tu hai sbagliato in pieno, perché tutto quello che hai messo di te stesso è quasi tutto sbagliato. Ognuno ha la propria fisionomia. Quando uno crede di trasmettere se stesso sbaglia in pieno: o è sicuro di trasmettere la propria fede, oppure niente da fare. Trasmettere se stessi non è possibile. Adesso noi ci lamentiamo perché i giovani sono qui e là, bisogna vedere se noi facciamo crescere degli angeli o dei mostri, questo è il punto. Loro sono degli angeli incarnati, innocenti. (26 maggio 1972) Nomadelfia è uNa proposta 31 Teatro Moderno - Grosseto Sabato 6 aprile ore 20.45 Domenica 7 aprile ore 17.15 Ingresso gratuito NELLE TERRE TERREMOTATE Teatro Tenda –Mirandola Da domenica 21 aprile a giovedì 25 aprile Matinée per le scuole Ingresso gratuito Nomadelfia è uNa proposta N. 1 2013 Anno XLVI - Trimestrale • Aut. Trib. di Grosseto N. 1 - 8.3.1968 • Dir. Resp.: Pietro Carena Stampa: Tipolitografia Trullo - Roma - www.tipolitografiatrullo.it NOMADELFIA Grosseto • C.P. 103 - 58100 Grosseto • Tel. 0564 338243 Fax 0564 338233 C.C.Post. 11938586 CODICE IBAN - IT81J0760114300000011938586 NOMADELFIA Roma • Via del Casale di S. Michele, 46 • Tel./Fax 06 30683485 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Roma Internet: www.nomadelfia.it • www.donzeno.it • E-mail: [email protected] In caso di mancato recapito inviare al CMP Romanina per la restituzione al mittente previo pagamento resi