ll ao lo to giov er i ns Il beato Pietro Casani i an POSTE ITALIANE SPA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/AN Le parole della fede: “Signore, da chi andremo?” Ce dal n. 3 - MARZO 2011 nt ro G anni P iov INDIC AZIONI UTILI ORARI TELEFONI IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA Basilica della Santa Casa ore 6.15-20 (aprile-settembre) ore 6.45-19 (ottobre-marzo) La Santa Casa rimane chiusa tutti i giorni dalle 12.30 alle 14.30. Sagrestia Basilica tel. e fax 071.9747.155 Sante Messe Sabato e giorni feriali ore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa) ore 17 e 18.30 (aprile-settembre) ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo) Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo) Domenica e giorni festivi ore 7, 8, 9, 10, 11, 12 ore 17, 18, 19 (aprile-settembre) ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo) Congregazione Santa Casa tel. 071.970104 - fax 071.9747.176 Confessioni Giorni feriali ore 7-12.10 ore 16.00-19 (aprile-settembre) ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo) Giorni festivi ore 7-12.30 ore 16-19.30 (aprile-settembre) ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo) Adorazione eucaristica quotidiana Lunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12 Sagrestia Basilica Dalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19. Prenotazioni Sante Messe, stesso orario. Celebrazione Battesimo Prima domenica di ogni mese: ore 17 (Basilica Santa Casa). Celebrazione Cresima Primo sabato di ogni mese: ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre) Presentarsi un’ora prima per la registrazione dei documenti. Celebrazione Matrimonio Informazioni presso il Parroco della Santa Casa: ore 10-12. Congregazione Santa Casa-Negozio (a sinistra della facciata della basilica). Ufficio accoglienza pellegrini e informazioni, con negozio ricordi e stampe del santuario, abbonamento alla rivista e iscrizioni alle Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.30-18.30 (15-19 giugno-settembre). Ufficio Postale Loreto Orario: 8-13.30; sabato 8-12.30. QUOTA ASSOCIATIVA A “IL MESSAGGIO della SANTA CASA” Ordinario …………………… Euro 20,00 Sostenitore ………………… Euro 35,00 Benemerito ………………… Euro 40,00 Estero …………………………… Euro 25,00 Mensile del santuario di Loreto Delegazione Pontificia Congregazione Universale della Santa Casa P.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN) Parroco della Santa Casa tel. 071.977130 Segreteria arcivescovile tel. 071.9747.173 - fax 071.9747.174 Curia Prelatura Santa Casa tel. 071.9747.242 Registrazione Tribunale di Ancona n. 7 del 12/08/1948 Iscritto nel ROC con il numero 2120 Direttore responsabile ed editoriale Padre Giuseppe Santarelli Redattore Padre Ferdinando Montesi Rettore Basilica tel. e fax 071.9747.154 Consiglio di redazione Padre Stefano Vita Don Giacomo Ruggeri Suor Barbara Anselmi Dott. Vito Punzi Archivio-Biblioteca Santa Casa tel. 071.9747.160 Imprimi potest + Mons. Giovanni Tonucci, Delegato Pontificio Loreto, 20 febbraio 2011 Libreria Santa Casa tel. 071.9747.178 Casa accoglienza malati e pellegrini tel. 071.9747.200 Albergo Madonna di Loreto tel. 071.970298 - fax 071.9747.218 Museo-Antico Tesoro tel. 071.9747.198. Dal 4 novembre al 9 aprile chiuso da lunedì a venerdì, aperto sabato e domenica con orario 10-13; 15-18. Dal 9 aprile al 4 novembre aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, con orario: 9-13; 16-19. E-MAIL [email protected] [email protected] Questo periodico è associato all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) La collaborazione alla rivista è gratuita Stampa Aniballi Grafiche s.r.l., Ancona Tel. 071.2861583 - Fax 071.2861735 [email protected] - www.aniballi.it “Il Messaggio” esce anche in inglese: THE SHRINE OF THE HOLY HOUSE SITI INTERNET www.santuarioloreto.it ore 7.30: messa in diretta dalla Santa Casa su www.santafamigliatv.it COME RAGGIUNGERCI… Autostrade Bologna-Ancona-Bari e Roma-Pescara-Ancona: uscita Loreto. Linee ferroviarie Milano-Bologna-Ancona-Lecce con discesa Loreto alle stazioni di Loreto e Ancona, e Roma-Falconara-Ancona, con servizio di autocorriere da Ancona *. Aeroporto “R. Sanzio” di Ancona-Falconara, 30 km da Loreto. * Servizio Autobus ANCONA PER LORETO Feriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10 13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15 Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15 Servizio Autobus LORETO PER ANCONA Feriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00 13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25 Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15 Servizio Autobus Loreto stazione per Loreto Feriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.45 - 10.40 - 11.35 - 14.15 15.00 - 16.10 - 17.20 - 18.15. Festivo: 7.55 - 8.15 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15 Servizio Autobus Loreto per Loreto stazione Feriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50 14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55. Festivo: 7.35 - 8.00 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55 S 84 EDITORIALE L’Annunciazione nell’arte lauretana p. Giuseppe Santarelli In copertina: Andrea Sansovino, Annunciazione (particolare), Loreto, Rivestimento marmoreo della Santa Casa (15181522), capolavoro della scultura lauretana (vedi editoriale). OMMARIO 85 LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO Abigail, donna di buon senso e di bell’aspetto mons. Giovanni Tonucci 86 LETTERE AL “MESSAGGIO” SPIRITUALITÀ 87 “Signore, da chi andremo?” Le parole della fede in Gesù, pane di vita fr. Stefano Vita 89 “La solitudine” sor. Francesca Entisciò 90 “Sia fatta la tua volontà” Giovanni Fermani 91 M come Maria (di Nàzaret) sr. Maria Elisabetta Patrizi 96 SIMBOLOGIA MARIANA Arrampicati sull’albero di Jesse Filippo Di Cuffa n. 3 - MARZO 2011 97 “Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio.” Benedetto XVI OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO Beato Pietro Casani (1572-1647) p. Marcello Montanari 99 103 inserto giovani dal Centro Giovanni Paolo ll IL “MESSAGGIO” INTERVISTA… Il prof. Cervigni sul poema lauretano “Il Tempio Peregrino” di Giulio Acquaticci Vito Punzi 87 97 STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA 105 Figure bibliche dell’Eucaristia nell’arte lauretana /2 p. Giuseppe Santarelli 108 Madonna di Senigallia… o Madonna di Loreto? p. Giuseppe Santarelli 111 Ricordo del fotografo Benedetto Trani VITA DEL SANTUARIO 108 111 112 113 114 116 Incontro di preghiera con mons. Giuseppe Betori Incontro dei giornalisti cattolici delle Marche Concerto di presentazione del primo disco della «Collana Centro Studi Lauretani» NOTIZIE FLASH IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 EDITORIALE L’Annunciazione nell’arte lauretana P. GIUSEPPE SANTARELLI - DIRETTORE L’ 84 Andrea Sansovino, Annunciazione, Loreto, Rivestimento marmoreo della Santa Casa. Annunciazione del Signore, che cade il 25 marzo, è di per sé la vera e principale festa della Santa Casa di Loreto, perché ivi si è compiuto l’evento salvifico. La sua celebrazione nel santuario è segnalata dal primo documento d’archivio che lo riguarda, datato 1315, nel quale si legge che alcuni ghibellini recanatesi spogliarono il sacello di doni votivi anche nella festa mariana di marzo, che è l’Annunciazione. Non desta meraviglia allora se le raffigurazioni dell’Annunciazione nel santuario siano numerose e di alta qualità, recanti la firma di celebri artisti: Andrea Sansovino, Antonio da Faenza, Giovanni Baglione, Federico Barocci, Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, Giuseppe Mazzuoli, Ludovico Seitz e una schiera di pittori contemporanei, tra i quali emergono i nomi di Enrico Manfrini, Silvio Consodori e Gigino Falconi. Su tutte si eleva il capolavoro di Andrea Sansovino, autore della sovrana scultura nella parete ovest del Rivestimento marmoreo, eseguita negli anni 1518-1522. Essa funge da pala d’altare, rammentando al pellegrino il mistero principale di cui fa viva e quotidiana memoria la Santa Casa: l’Incarnazione del Figlio di Dio. La scultura balza immediatamente agli occhi del pellegrino che entra dall’ingresso principale della basilica e, attraverso la cosiddetta «finestra dell’Angelo», contemplando l’Annunciazione, si porta già spiritualmente dentro la Santa Casa. Il Sansovino ha raffigurato la Madonna nella sua Casa di Nazaret, immaginata come una stanza di gusto rinascimentale, con elementi di domestica intimità. La Vergine è seduta e stringe nella mano sinistra la Bibbia, divino alimento delle sue elevazioni al Signore. È colta nel momento del turbamento, suscitato in lei dall’apparizione dell’angelo che, nelle sue forme accuratissime, sembra vivente e, per dirla con il Vasari, «non di marmo, ma pare veramente celeste e che di bocca gli esca “Ave Maria”». Il turbamento viene espresso anche dal gattino che fugge sull’estremo lato destro: è tutto il cosmo che viene come misticamente scosso dall’evento dell’Incarnazione, con l’ingresso del divino nell’umano, dell’eterno nel tempo. Tutta la creazione ne percepisce il mistero, turbandosi. In questa Annunciazione è figurata tutta la Santissima Trinità, che per la prima volta viene rivelata nei testi biblici ed evangelici: in alto, a sinistra, sta Dio Padre portato dagli angeli, modellato su quello della Creazione di Adamo dipinta da Michelangelo nella Cappella Sistina; lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, poggia su un raggio che si diparte dalla gloria del Padre; il Figlio, non visibile, si fa uomo nel grembo della Vergine. Uno stuolo di angeli accompagna Gabriele, secondo una tradizione letteraria lauretana, la quale sottolinea che più angeli fecero da scorta all’arcangelo, prendendo come possesso della casa nazaretana e proteggendola nella sua traslazione a Loreto. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO Abigail, donna di buon senso e di bell’aspetto MONS. GIOVANNI TONUCCI - ARCIVESCOVO DI LORETO Lionello Spada, Abigail e Davide, affresco del 1615, Reggio Emilia, Santuario Madonna della Ghiara. 85 A bbiamo già accennato al fatto che Davide, per sfuggire alla persecuzione del re Saul, visse per qualche tempo come un guerrigliero, o come capo di una banda di predoni, muovendosi in regioni deserte o poco abitate, e cercando di trovare il modo di sopravvivere, insieme con i suoi uomini. La storia a cui facciamo oggi riferimento è raccontata nel capitolo 25 del 1° libro di Samuele. Nella regione in cui Davide viveva, c’era un ricco possidente, di nome Nabal, il quale stava tosando le pecore. Questa ricorrenza annuale dava occasione per una festa, nel corso della quale si preparava molto cibo da condividere con tutti i lavoratori. Davide mandò quindi qualcuno dei suoi uomini per chiedere a Nabal una parte di quel cibo, per nutrire la sua banda. La richiesta aveva senso, perché, durante i mesi trascorsi, i guerrieri di Davide non si era- no approfittati dei beni del ricco vicino e anzi li avevano protetti da ladruncoli o da bestie feroci. Ma Nabal, da stolto arrogante, rispose male agli inviati, usò parole oltraggiose nei confronti di Davide e rifiutò di dare loro qualcosa. Quando Davide ne fu informato, decise subito di far pagare l’offesa a Nabal e si mise in marcia con quattrocento dei suoi uomini. Frattanto, un servo informò dell’accaduto Abigail, la moglie di Nabal: ricordò il bene fatto ad essi dai soldati di Davide e comunicò alla padrona la convinzione che, se non si poneva qualche rimedio, sarebbe capitato a tutti qualcosa di brutto. Dirlo a Nabal era impossibile: “Egli è troppo cattivo e non gli si può dire una parola”. Abigail, che era stata già presentata come “donna di buon senso e di bell’aspetto”, capì il pericolo nel quale si stava trovando l’intera famiglia ed agì subito. Fece prepaIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 LETTERE AL “MESSAGGIO” 86 rare una grande quantità di vivande e la fece portare sugli asini incontro a Davide. Lei stessa seguì, cavalcando a sua volta un asinello. Giunta di fronte a Davide, Abigail si prostrò a terra, prese su di sé la colpa di quello che era accaduto, perché lei non si era accorta dell’arrivo degli emissari di Davide: ma ora egli poteva accettare il dono che lei stava portando, per gli uomini che stavano con lui. La donna non perde l’occasione di deprecare la stoltezza del marito, ma è grata per la possibilità di evitare una strage inutile: quando Davide, per grazia di Dio, avrà conquistato il regno, non sentirà nel suo cuore il rimorso di aver sparso sangue inutilmente e di essersi fatto giustizia da solo. Davide fu subito riconoscente verso Abigail per il suo intervento provvidenziale: la sua saggezza gli aveva impedito di fare del male, ponendosi ad amministrare la giustizia al posto di Dio. Per questo Davide loda il Signore, Dio d’Israele, che aveva voluto questo incontro. La storia non si concluse qui, ma ebbe una breve continuazione. Lo stolto Nabal non si era reso conto di nulla, e quando Abigail rientrò in casa dalla sua spedizione di salvezza, era troppo ubriaco per capire qualsiasi cosa. Ma la mattina dopo la moglie l’informò di tutto quello che era accaduto: “Il cuore gli si tramortì nel petto, ed egli rimase come una pietra”. Dieci giorni dopo, Nabal morì, e ancora una volta Davide ringraziò il Signore, che “ha trattenuto il suo servo dal male e ha rivolto sul capo di Nabal la sua iniquità”. A questo punto, Davide ripensò ad una frase detta da Abigail alla fine del loro incontro: “Il Signore ti farà prosperare, ma tu vorrai ricordarti della tua schiava”. Una donna così abile poteva essere una buona moglie per lui. Mandò quindi dei messaggeri a farle conoscere il suo desiderio ed Abigail accolse volentieri la proposta, con una espressione quasi esagerata di devozione: “Ecco, la tua schiava sarà come una schiava per lavare i piedi ai servi del mio signore”. Più tardi, nel riferire che Davide era salito sul trono d’Israele, lo scrittore sacro ricorda i nomi dei vari figli che erano nati a Davide durante il periodo della sua permanenza ad Hebron. Si menziona anche “Kileàb, da Abigail già moglie di Nabal”. Di questo giovane non sappiamo altro. Tra i figli di Davide, sono diversi quelli che si comportarono molto male e finirono male. Piace pensare che Kileàb, figlio di una madre saggia, fu capace di stare lontano dai guai, perché ben educato da una donna che sapeva unire il buon senso al bell’aspetto. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 Sotto la protezione della Vergine Lauretana Non si contano le lettere che pervengono alla Congregazione Universale della Santa Casa di persone e di famiglie che attestano di aver avuto una speciale protezione della Vergine iscrivendosi alla Congregazione e ottenendo, così, i benefici spirituali di una messa perpetua che si celebra ogni giorno nel santuario alle ore 8, acquistando l’indulgenza plenaria il giorno dell’iscrizione e ogni anno il 10 dicembre, festa della Madonna di Loreto, e partecipando alle preghiere e alle opere buone che si compiono nell’ordine dei frati cappuccini. Segnaliamo una delle tante lettere di una signora di un piccolo paese della provincia di Ancona, che, oltre al resto, esprime una tenera fiducia nell’intercessione della Madonna. Gentile padre, è da circa quattro anni che ho iscritto la mia famiglia alla Congregazione Universale della Santa Casa. Da allora la mia vita è totalmente cambiata, sia dal lato spirituale che da quello individuale. Il mio spirito ha ritrovato una grandissima serenità e la mia anima la strada della guarigione, avendo avuto un incontro così intenso con la Beata Vergine, e da allora, appena posso, torno molto volentieri a Loreto. La cosa ancor più bella che mi è capitata è che la mia famiglia, dopo le tante preghiere, si è consolidata e i miei due figli si sono sposati regalandomi - da parte del maggiore - anche una bellissima nipotina. Ora le mie preghiere sono rivolte alla Santa Madre per il desiderio di ricevere un nipotino anche dall’altro figlio. Per questo motivo tutti i giorni recito il santo rosario e imploro Dio di farmi questa grandissima grazia, visto che questo mio figlio ha dedicato due anni della sua vita andando in America Latina per volontariato attraverso un’associazione ed è qui che ha incontrato la sua sposa, anche lei molto affezionata alla stessa associazione […] Io con le mie preghiere glielo auguro con tutto il cuore, sperando che la nostra Santissima Madre ascolti le mie invocazioni e protegga sempre queste due nuove famiglie che desidero iscrivere alla Congregazione Universale, indicando i nomi dei loro componenti. Oriana V. Particolare dello stendardo della Congregazione Universale della Santa Casa, lavorato nel 1894, con l’immagine della Madonna e il Bambino sopra la Casa di Nazaret, simbolo della protezione della Vergine Lauretana su tutte le case o famiglie e su tutti gli iscritti alla stessa Congregazione. SPIRITUALITÀ FR. STEFANO VITA FFB Verso il Congresso Eucaristico “Signore, da chi andremo?” Le parole della fede in Gesù, pane di vita L’esemplare fede di Pietro in Gesù, pane di vita “S beve il mio sangue ha la vita eterna”. È Gesù la vera vita. È Lui la via, la verità e la vita. La grande domanda che Gesù rivolge ai Dodici, e cioè “volete andarvene anche voi?”, è allora come una spada che divide la storia in due campi. Da un lato c’è chi si tira indietro, come fecero molti discepoli in quel momento, spaventato da un messaggio che supera le esigenze e gli orizzonti semplicemente umani, per introdurci nell’infinito di Dio. In questo campo c’è chi tradisce, chi ha paura, chi è attaccato alle sue idee, chi vuole rimanere nel guscio ovattato dei suoi interessi gretti, immediati ed egoistici. Poi ci sono le parole di Pietro, “Signore, da chi andremo?”, che aprono la strada all’altro campo, quello di coloro che professano la fede in Gesù, in Colui che ha parole di vita eterna, che è la verità. ignore, da chi andremo?”. Queste parole sono la risposta di Pietro alla domanda che Gesù rivolge agli Apostoli al termine del celebre discorso eucaristico (Gv 6,22-71), pronunciato nella sinagoga di Cafarnao. Ormai il discorso si sta concludendo e intorno al Signore si crea una sorta di cortina di sospetto e di freddezza. E subito si leva una voce, che esprime lo sconcerto collettivo: “Questa parola è dura; chi può ascoltarla?”, e cioè queste parole che ci ha rivolto sono incomprensibili, fantasiose, persino offensive alla raLa lotta della fede contro gionevolezza umana. E da quel momento molti dei suoi la tentazione della mormorazione discepoli lasciarono Gesù. Allora, rivolgendosi ai Dodici, il Signore dice: “Volete andarvene anche voi?”. Da qui la riDi fronte al mistero della persona divina di Gesù, che sposta di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vi- ogni giorno si fa pane di vita per noi, siamo esortati a non ta eterna”. Ma qual è il contenuto di questo sorprendente “mormorare”, come fecero invece gran parte dei discepoli discorso sul pane di vita, che ha fatto allontanare tanti di- nel discorso eucaristico, contestando le parole pronunciascepoli? Gesù pronuncia questo lungo discorso, racco- te dal Signore: “Io sono il pane disceso dal cielo”. A queste gliendo il suggerimento biblico avanzato dai suoi ascolta- parole essi infatti reagirono così: “Costui non è forse Gesù, il tori: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel Come dunque può dire: Sono disceso dal cielo?”. La mormoradeserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal zione biblicamente esprime incredulità, freddezza, sfiducielo”. Gesù vuole dimostrare che la vicenda della manna cia, sospetto e dubbio. Le parole di Pietro, al contrario, ci nel deserto, avvenuta durante l’esodo del popolo d’Israe- spronano a fidarci di Gesù, ad annunciarlo, perché abbiale, ora sta nuovamente attuandosi, ma in formo sperimentato che Lui è il Santo di Dio e In alto: Arazzo rafma definitiva e suprema. Dio Padre sta offrencioè Lui è la verità, è Dio fatto uomo, è l’amore do all’umanità – affamata di verità, di luce e di faellesco del secolo che si fa “pane quotidiano” per noi. XVII, San Pietro in pienezza di vita – il pane vero, l’unico che veginocchio davanti a ramente discende dal cielo e dà la vita al monLa contemplazione, via per Gesù nella pesca do. Così si esprime il Signore: “Io sono il pane accogliere il mistero dell’Eucaristia miracolosa (partivivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pa- colare), Loreto, Mune vivrà in eterno. […] Chi mangia la mia carne e seo-Antico Tesoro. Questo episodio della vita di Gesù e dei IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 87 Dal discorso sul pane di vita Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero; infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. […] Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». […] In verità, in verità io vi dico: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». […] Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. […] Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. […] Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura; chi può ascoltarla?». […] Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». (Gv cap. 6) 88 Dodici ci dice che, di fronte al mistero dell’Eucaristia, siamo chiamati ad assumere lo stesso atteggiamento che assunse Maria di fronte al mistero della volontà di Dio, che si manifestava nella vita di suo Figlio: “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Nell’originale greco meditare esprime il concetto di mettere insieme per capire il “simbolo” e cioè il significato ultimo e profondo di quella situazione, di quella realtà o esperienza. Di fronte al mistero dell’Eucaristia siamo chiamati a “mettere insieme” le parole di Gesù, duemila anni di fede della Chiesa nell’Eucaristia, la testimonianza di amore e devozione per l’Eucaristia di tanti santi, i tanti miracoli eucaristici che Dio ha donato all’umanità, le nostre esperienze personali. Solo allora saremo avvolti e penetrati dal mistero dell’amore di Dio, che si attua e si rivela in maniera del tutto speciale nel sacramento della Eucaristia: il più grande e straordinario miracolo dell’amore di Dio. Solo allora anche noi, con Pietro, potremo esclamare: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio!”. L’Eucaristia: risposta alla cultura del relativismo colare vi è un cibo che il mondo vuole imporci: la cultura del relativismo. Cos’è il relativismo? È la pretesa di ritenere che l’uomo non sia capace della verità, in quanto, per questa cultura, non esiste una verità oggettiva e assoluta. Ogni uomo ha la sua verità, quello che lui pensa sia giusto, quello che lui sente come vero per sé. Il relativismo è allora la cultura che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultimo criterio di giudizio e valutazione il proprio io con le sue voglie. Pertanto, il relativismo spalanca le porte del cuore dell’uomo all’egoismo: ciò che conta sono solo io, con i miei pensieri, desideri e affetti; è la logica dell’usa e getta: finché mi piace, finché mi sento; è la logica del tutto e subito: la disciplina e il sacrificio sono termini che non appartengono più al vocabolario educativo della nostra società. Da ciò deriva fragilità psicologica e caratteriale, deriva l’incapacità di affrontare la vita con le sue gioie, ma anche con le sue difficoltà, derivano frustrazione e rabbia. Questa cultura, rispetto al Vangelo di Cristo, userebbe quindi le stesse parole che hanno usato i Giudei, ascoltando il discorso eucaristico di Gesù: “Questa parola è dura; chi può ascoltarla?”. Conclusione Gesù è il pane di vita, che dona la vita eterna. Nel Vangelo di Giovanni l’espressione “vita eterna” è sinoDi fronte al mistero del- nimo di “vita divina”. Gesù, facendosi pane eucaristil’Eucaristia, tutti gli altri “ci- co, ci dona la vita stessa di Dio, che illumina il mistero bi” che il mondo ci vuole of- della nostra esistenza e le dona il vero significato. Di frire svaniscono. In parti- fronte alla cultura del relativismo, siamo allora chiamati a reagire con le parole di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”, credenLudovico Seitz, Maria, particolado che l’Eucaristia è un incontro personale e core dell’Annunciazione, Loreto, munitario con il Cristo Risorto, è un segno saCappella Tedesca. «Maria sercramentale dell’amore gratuito, personale, infibava tutte queste cose, medinito e continuo di Dio per l’uomo. tandole nel suo cuore». SPIRITUALITÀ SOR. FRANCESCA ENTISCIÒ FFB “La solitudine” Un uomo disperava dell’amore di Dio. Un giorno, mentre errava sulle colline che attorniavano la sua città, incontrò un pastore. Questi, vedendolo afflitto, gli chiese: «Che cosa ti turba, amico?». «Mi sento immensamente solo». «Anch’io sono solo, eppure non sono triste». «Forse perché Dio ti fa compagnia». «Hai indovinato». «Io invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere che Lui mi ami e mi ascolti. Come è possibile che ami proprio me?». «Vedi laggiù la nostra città? - gli chiese il pastore - Vedi le case? Vedi le finestre?». «Vedo tutto questo», rispose il pellegrino. «Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata dal sole. Forse tu disperi perché tieni chiusa la tua finestra». (Anonimo) L a solitudine e la tristezza sono due sentimenti dilaganti nella nostra società, piene ne sono le case e le strade, gli occhi della gente. Tante cose da fare e da risolvere, poco tempo per sé, vite che corrono e che scorrono sfiorando solo lievemente la presenza di Dio. Mi è capitato tante volte di camminare per le strade affollate di grandi città e scorgere gli “immensamente soli”, che neppure sanno perché stanno male e vorrebbero ridere, ma non sanno più come si fa. Cosa manca a chi pensa di avere tutto? Perché non siamo mai felici? Risposte facili e banali ne potremmo citare molte, ma sarebbe comunque troppo poco, il vuoto resta lo stesso e le domande si fanno più grandi. Eppure sappiamo nel fondo del cuore che dietro un’assenza, un bisogno detto o taciuto, si nasconde sempre un desiderio, una gran voglia di vederci chiaro e di incontrare un amore più grande, un amore che si accorga di me. Forse possiamo, in questo tempo propizio, rientrare in noi stessi e fare spazio, ossia silenzio, quiete, pace dei pensieri e delle agitazioni, per incominciare ad ascoltare il mormorio del vento leggero, quello che precede la Parola di Dio. 89 Riconoscere il Padre La domanda del pellegrino ce la siamo posta tutti almeno una volta nella vita: come è possibile che Dio ami proprio me? Eppure fin da piccoli ci hanno insegnato che Dio è buono e ci ha creati per amore e che con Lui nessuno sarebbe più rimasto solo. Poi si cresce e in questo amore non ci si crede più, si comincia a vagare finché non si incontra qualcuno che ci sveglia da questo torpore e ci richiama alla nostra vera identità di figli amati da sempre. Riconosciamo in lui un’immagine che credevamo perduta: quella di un figlio di Dio. Forse il motivo per cui tanti hanno smesso di credere all’amore unico e personale di Dio è proprio questa solitudine spirituale che procura la tristezza nelle relazioni e rende gli uomini opportunisti, incapaci di vedere il bene e di farlo. Tutti barricati dietro muri di indifferenza, non riusciamo a far entrare la luce, ci rendiamo incapaci di dare e ricevere amore. Lasciarsi illuminare La soluzione che propone il pastore a questa tristezza nel cuore del pellegrino è semplice, ma decisamente non scontata: lo esorta a rivedere le cose di sempre come la città, le case e le strade, la sua quotidianità insomma, con occhi nuovi, occhi convertiti, occhi da cui passa IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 SPIRITUALITÀ 90 la luce e grazie alla quale si può riconoscere il bene. Sentirsi amati da Dio è proprio ridonare al nostro cuore questo sguardo buono sulle cose e sulle persone, la capacità di vedere se stessi e gli altri come fratelli amati e apprezzare le piccole cose insignificanti di ogni giorno, senza le quali però la nostra vita diventa vuota e triste. Il risultato è una gioia immensa e contagiosa che permea tutta la persona e la rende tutta luminosa. Non importa se siamo i più piccoli o i più nascosti, quello che conta è lasciar entrare la luce nel cuore. In questa Quaresima lasciamoci prendere per mano da Maria, lei che per prima ha spalancato la porta del suo cuore per accogliere Gesù, e insieme a lei percorriamo volentieri la lunga strada della vita, sicuri di non essere soli, mai. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 “S ia fatta la tua volontà”. Riecheggia tra le fronde degli ulivi questa forte esclamazione che il Cristo della Passione consegna nelle mani di Dio. Gesù accetta con mitezza quella terribile esperienza della morte, avendo la certezza di avere dalla sua parte la volontà del Padre. Questa Passione è la madre di ogni passione che l’uomo sulla terra sperimenta ogni giorno. In essa c’è la volontà di Dio, un disegno preciso, personalizzato, che non viene mai a caso. Lo sapeva Maria che con dignità e consapevolezza aveva accettato la potenza dello Spirito Santo per concepire un figlio destinato a due passaggi cruciali: la morte con la Passione, la nuova vita con la Resurrezione. Ad ogni passione si affianca un rinnovamento, un essere diversi. Cambia il modo di concepire la vita, il rapporto con gli altri e soprattutto con Dio. “Perché mi fai questo?”. È una domanda intima, diretta a colui la cui volontà esige una sola risposta: “Siamo chiamati almeno una volta nella vita ad essere santi”. La santità in Dio è prova di dolore, coraggio, eroicità. Tutti coloro che sono chiamati santi hanno percorso questa strada. E allora le prove a cui siamo chiamati sono figlie della “volontà di Dio”, sono “parole del Vangelo che si fanno vita”, che non cercano particolari esegesi. II confrontarsi con la sofferenza è un’avversità della vita o riusciamo a cogliere il senso salvifico che è in essa? Io che a mia volta voglio compiere la santissima Volontà di Dio, seguendo le orme del Maestro, potrò lamentarmi se trovo la sofferenza come compagna di strada? Sarà un segno certo della mia filiazione, perché Egli mi tratta come il suo divino Figlio. E, da allora, come Lui, potrò gemere e piangere solo nel mio Getsemani, ma prostrato a terra, riconoscendo il mio nulla, salirà fino al Signore un grido sgorgato dall’intimo della mia anima: Pater mi, Abba, Pater, … fiat! (Via Crucis, 1° Stazione, n. 1 Josè Maria Escrivà). Non ci siamo mai accorti che ogni giorno vaghiamo senza una meta ben precisa “nel nostro Getsemani”, dove essere “santi in Dio” ha prove ben definite che spesso non vogliamo conoscere. Prove tremende che mettono a rischio anche la presenza delle persone più care e possono spegnere il loro sorriso, il loro essere presenti, la certezza del loro affetto, del loro amore. Se in questa prova entra una figlia, il Getsemani si amplia, la volontà di Dio diventa un macigno impossibile da sostenere. Eppure c’è un soffio di speranza in In alto: Biagio ogni avversità, e non sarebbe diversamente: nella croce troBiagetti, Gesù viamo le risposte che ci mancavano, i perché che non abbianel Getsemani, mo chiesto, l’attenzione che abbiamo negato. Dio ci scuote, Loreto, Cappella ci richiama al nostro essere santi e lo fa anche e soprattutto del Crocifisso, con le persone che più amiamo e attende il nostro “Sia fatta decorata negli la tua volontà”. Volontà del Padre, volontà d’amore. anni 1928-1932. “Sia fatta la tua volontà” Quand’ero ragazzino, mamma mia me diceva: “Ricordati fijolo, quando te senti veramente solo tu prova a recità ‘n’ Ave Maria, l’anima tua da sola spicca er volo e se solleva, come pe’ maggia”. Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato; da un pezzo s’è addormita la vecchietta, ma quer consijo nun l’ho mai scordato. Come me sento veramente solo io prego la Madonna benedetta e l’anima da sola pija er volo! (Trilussa) GIOVANNI FERMANI SPIRITUALITÀ SR. MARIA ELISABETTA PATRIZI SFM L’alfabeto della cultura cristiana, dalla A alla Z M come Maria (di Nàzaret) IL VILLAGGIO DI NÀZARET «A l sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Lc 1,26-27). Dire “città” fa venire in mente ben altro, rispetto a ciò che era, realmente, il piccolo villaggio di Nàzaret… umile agglomerato di case – anche fino alla prima metà del XX secolo – su una collina della Galilea! Non era, dunque, niente di “éclatant”, o di notevole agli occhi del mondo! Del resto, proprio Colui che sta per essere annunciato e poi liberamente concepito dalla Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo, sarà un «segno di contraddizione» (Lc 2,34). E proprio a Nàzaret, dopo il ritorno dall’Egitto, Gesù vivrà umilmente «sottomesso» (ivi, 51) a Maria e a Giuseppe. LA DIMORA Maria è la prima dimora (o “tabernacolo”) voluta da Dio, preparata dal Santo Pneuma(1), «dove il suo Figlio e il suo Spirito possono abitare tra gli uomini»(2) in modo confacente. Poi lo sarà la grotta, con le tre povere mura antistanti, che costituiscono l’umile casa che oggi si venera a Loreto, in Italia. Qui la tradizione vuole che Maria abitasse, già da fanciulla, e proprio qui, tra queste mura, che sia avvenuta l’Annunciazione. LA VITA NASCOSTA Ecco, vogliamo considerare il tempo della “vita nascosta” di Maria Vergine: dapprima solo “promessa sposa” a Giuseppe, e che pertanto non viveva ancora con lui, e poi quando vissero insieme, anche con Gesù, il Figlio di Dio. Contempleremo alcuni dei momenti, o eventi, racchiusi nei così detti “misteri gaudiosi” … ma non ci soffermeremo, in dettaglio, su tutti. Infatti, è l’umiltà, è la fede, è l’amore incondizionato per Dio che vogliamo illustrare, sotto il profilo della “vita nascosta” di Maria di Nàzaret, ma anche di Giuseppe e del Figlio di Dio… Tutto ciò, più o meno, fi- no all’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, quindi tra il 19 agosto del 28 d.C. e il 18 agosto del 29, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea… e Gesù, il Nazareno, aveva circa trent’anni. Ma torniamo indietro… L’ANNUNCIAZIONE «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28), vale a dire: “Gioisci, perché sei amata e prescelta da Dio!”. È un invito alla gioia messianica(3), eco dell’annuncio dei profeti alla Figlia di Sion «e, come esso, motivato dalla venuta di Dio in mezzo al suo popolo (cfr. Is 12,6; Sof 3,1415)»(4). E quel «piena di grazia» significa letteralmente: «Tu che sei stata e rimani colmata dal favore divino»(5). L’attesa plurisecolare del Messia, certo desiderato e invocato anche dalla giovinetta Maria di Nàzaret, sta per compiersi! Ora lei stessa si sente annunciare da quello spirito angelico, inviato da Dio: «Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo (…) e il suo regno non avrà mai fine» (Lc 1,31-33). Maria non si lasciò “coinvolgere” superficialmente nella prospettiva di una maternità straordinaria, né ebbe fretta di rispondere: la vanagloria non la sfiorò nemmeno! Solo la fedeltà al suo Dio, ad un impegno già preso, sembra muovere la sua domanda all’angelo Gabriele(6). Prendendo “alla lettera” il testo lucano, come fa “La Bibbia di Gerusalemme”, sembra che «nulla nel testo impone l’idea di un voto di verginità»(7), ma la concezione verginale di Gesù è ben presente in Lc 1,26-38 e Mt 1,18-23, due tradizioni letterarie indipendenti l’una dall’altra. Inoltre, è anche confermata da alcuni antichi manoscritti latini di Gv 1,13, dove c’è il singolare: «il quale non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio è stato generato». Per di più, – come già Mt 1,23 – la Tradizione, i Padri leggono nella concezione verginale di Gesù il compimento dell’oracolo di Is 7,14: «Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emanuele». Egli, nel “Dio con noi,” allude al regno messianico definitivo, pur parlando direttamente della nascita di un figlio del re Acaz. Questa profezia IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 91 sull’Emanuele superava l’immediato contesto e perciò, legittimamente, gli evangelisti (letteralmente Mt 1,23) e poi «tutta la tradizione cristiana, vi hanno riconosciuto l’annuncio della nascita di Cristo»(8) e del suo concepimento da Maria di Nàzaret. LA SCELTA DELLA VERGINITÀ 92 Sebbene in Israele non si desse grande valore alla scelta di rimanere vergine ma, anzi, per una donna restare senza posterità era considerata una disgrazia, o almeno un disonore (cfr. Gdc 11,37), al tempo di Maria di Nàzaret, presso gli “anawim” (o “poveri di Jahvè”) e presso gli Esseni – come risulta da alcuni papiri di Qumrân – la scelta celibataria e verginale sembra rivalutata, sia pure per diversi motivi. Comunque, al di là di usi e costumi, Maria è la «piena di grazia» (Lc 1,28) e la Tradizione e il Magistero della Chiesa leggeranno in questo “nome” quella esenzione dal peccato originale e quella “immacolatezza” del tutto singolare(9), datale da Dio, proprio in vista della maternità divina e per i meriti, anticipati, del Redentore. Non meraviglia, pertanto, che Maria avesse già maturato una libera e totale dedicazione a YHWH, a quel Dio che è il solo veramente santo, sussistente, fedele e che agisce nella storia del suo popolo e dell’umanità dirigendola verso un fine di salvezza(10). Tuttavia, a quell’epoca, «una giovane che volesse custodire la verginità, difficilmente poteva rifiutare un matrimonio imposto da suo padre»(11). Ci si domanda allora: forse anche Giuseppe «poiché era uomo giusto» (Mt 1,19) – cioè in tutto timorato di Dio e all’unisono con Lui – era incline ad un patto segreto di amore verginale, per servire più esclusivamente il loro Dio? Forse entrambi, quei giovani, volevano vivere riamando Dio solo con quella pienezza sponsale dell’anima che Dt 6,5 esprime nel comandamento: «amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze», come Antonio Mazzone dei Dominichi di Faenza, Annunciazione, con il profeta Isaia che esibisce il celebre vaticinio e san Luca che lo trascrive nel suo Vangelo. Loreto, MuseoAntico Tesoro. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 YHWH stesso ama il suo popolo? Lo Spirito Santo li aveva preparati entrambi? Comunque sia, la vergine Maria sembra aver fatto radicalmente suo l’invito appassionato dei profeti (Osea, Geremia, Ezechiele…), dei Salmi (ad es. Sal 16; 23; 42 ecc.) e del Cantico dei Cantici. Non è inverosimile che Maria di Nàzaret chiedesse a YHWH: «Secondo il tuo amore fammi vivere» (Sal 119 [118], 88) ed affermasse con cuore integro: «mai dimenticherò i tuoi precetti» (ivi, 93) o che esclamasse, con profonda verità: «Quanto amo la Tua Legge! La medito tutto il giorno» (ivi, 97), oppure «Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca» (ivi, 103) e perciò fosse prudente con l’angelo Gabriele perché sapeva di aver «giurato e lo confermo, di osservare i Tuoi giusti giudizi» (ivi, 106) senza divisione del cuore, perché amava Dio sopra ogni cosa… Ma forse aveva “giurato” tutto ciò anche a titolo “riparatore” – quasi novella Ester – per le tante infedeltà e pericoli del suo popolo? Sia come sia, è certo che Maria di Nàzaret era, da sempre, una anima prediletta, «una proprietà particolare» (Es 19,5) ed esclusiva di Jahvè. Ella anelava al suo Dio, in modo singolare ed elevato come chi è già «consacrato» (Dt 7,6), messo da parte, «scelto per essere il suo popolo» (ivi), piccola porzione privilegiata, chiamata ad una sponsalità divina. Non era forse questo il destino di Israele ed ora quello del “piccolo reso la regione montuosa, in una città di sto”? Essere «sua sposa per sempre» Giuda» (ivi), oggi identificata con (cfr. Os 2,21), con la Legge ormai Ain-Karim, a 6 Km a ovest di Geruscritta nel “cuore nuovo” inabitato salemme, e dove la venerazione dallo Spirito nuovo (cfr. Ger 31,31della “Visitazione” è assai antica. 34; Ez 36,26-27),… non era forse Dopo qualche giorno di cammiquesto il modo di essere e la prono, «entrata nella casa di Zaccaria, esistenza di Maria di Nàzaret? salutò Elisabetta. Appena Elisabetta Essere la sposa di YHWH nelebbe udito il saluto di Maria, il baml’amore (termine ebraico: hésed), bino sussultò nel suo grembo. Elisain quell’amore divino che «espribetta fu colmata di Spirito Santo ed me la fedeltà alla sua alleanza e la esclamò a gran voce: “Benedetta tu bontà che ne sgorga nei riguardi fra le donne e benedetto il frutto del popolo eletto (la “grazia”, cfr. Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, del tuo grembo. A che cosa devo che Es 34,6)… ed esige anche nell’uo- Visitazione (particolare), Sala del Tesoro la Madre del mio Signore venga a mo l’hésed, cioè il dono dell’anima, (1605-1610). me?» (Lc 1,39-43). l’amicizia fiduciosa, l’abbandono, Il bimbo – Giovanni Battista – la tenerezza, la “pietà”, in una parola: l’amore che si tra- viene santificato e sussulta di gioia, poiché «per mezzo duce in una sottomissione gioiosa alla volontà di Dio di Maria, lo Spirito Santo comincia a mettere in comue nella carità verso il prossimo»(12)… non era questo, di nione con Cristo gli uomini oggetto dell’amore miserigià, l’essere e il vivere di Maria? cordioso di Dio»(13). Inoltre, lo Spirito Santo ci fa ricordare, a lode della Pertanto, quando l’angelo, rispondendo alla domanda della Vergine, le chiarì ogni cosa, ella rispose a Dio, grande fede di Maria di Nàzaret, quelle parole che Egli tramite quel messaggero celeste: «Ecco la serva del Signo- stesso pone sulle labbra di Elisabetta: «E beata colei che re: avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38a). Maria si ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le rese pienamente disponibile a quel piano nascosto da ha detto» (Lc 1,45). Allora Maria fa rimbalzare, a gloria secoli in Dio, col quale Egli ci aveva predestinati «ad es- di Dio solo, la splendida lode del “Magnificat” e tesse la sere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il trama della divina sapienza e fedeltà che, implicitamendisegno d’amore della sua volontà, a lode dello splen- te, si ispira al cantico di Anna, mamma di Samuele (1Sam dore della sua grazia…» (Ef 1,4-5). Era giunta «la pienez- 2,1-10) e a molti altri passi dell’Antico Testamento. Qui si rivela tutta la spiritualità di Maria, una “piccoza del tempo» e col «sì» di Maria «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). la”, forse dei “poveri di Jahvè”, un’anima che “si appogIn quel tempo l’attesa del Messia era assai viva in alcu- gia” a Dio solo, e pone in Lui la sua fiducia piena, nuni membri del popolo eletto e colei che forse aveva invo- trendosi della Parola della Legge e dei profeti che per lei cato Dio, più e più volte: «Venga a me Signore il tuo amore, la sono «lampada ai miei passi» (Sal 119 [118],105). tua salvezza secondo la tua promessa» (Sal 119 [118],41), ora Il “Magnificat” che Luca le attribuisce, anche se non «si trovò incinta per opera dello Spirito Santo» (Mt 1,18; 20). E fosse letteralmente suo, ne rivela comunque la straordinaquando ciò fu rivelato a Giuseppe da un angelo del Si- ria esperienza di Dio, a partire proprio dalla consapevognore (cfr. v. 20), egli «fece come gli aveva ordinato l’angelo del lezza dello sguardo misericordioso di YHWH sulla “picSignore e prese con sé la sua sposa, senza che egli la conoscesse» colezza”, o insignificanza sociale, di lei, a cui il Signore ha (Mt 1,24-25), cioè senza unirsi a lei nell’atto coniugale… guardato (cfr. Lc 1,48; Sal 119 [118],141); e da quel favore rispettando castamente la divina maternità di Maria. divino (cfr. Dt 7,6), conseguente all’amore e alla fedeltà dell’Altissimo alla promessa che Egli fece ad Abramo (Gen 15,1; 17,1). Ora quella promessa è compiuta proprio LA VISITAZIONE nel concepimento verginale del Signore che ella porta nel Pochi paragrafi addietro, ricordavamo come l’hésed esi- suo grembo. È ormai inaugurato il tempo nuovo della ga anche la carità verso il prossimo. Perciò Maria, aven- salvezza, preludio dell’éschaton, o della fine dei tempi, do saputo dall’angelo che «Elisabetta, tua parente, nella sua che la Vergine celebra già nel “Magnificat”. Col “sì” di vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto me- Maria «a partire da quell’evento muteranno i rapporti se per lei, che era detta sterile…» (Lc 1,37), non esitò a met- nella storia del mondo. Dio infatti rovescerà i potenti, ditersi in cammino, proprio in quei giorni. Anzi, ella «andò sperderà i superbi, affamerà i ricchi (tutti aoristi incoatiin fretta» (ivi, 39), con fraterna ed umile sollecitudine, «ver- vi) e adempirà tutte le promesse legate all’alleanza»(14). IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 93 LA NATIVITÀ 94 «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria» (Lc 2,1-2). In verità, esso non riguardò “tutta la terra” ma soltanto la Giudea e fu l’occasione per riorganizzare il territorio come provincia dipendente dall’amministrazione romana, dopo la deposizione del tetrarca Archelao, figlio di Erode. «Infatti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città» (Lc 2,3). «Anche Giuseppe» poiché «apparteneva alla casa e alla famiglia di Davide» (ivi, 5), salì in Giudea «alla città di Davide» (ivi, 4), poiché egli «doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta» (ivi, 5). Era inverno e fare tutti quei chilometri, da Nàzaret a Betlemme a piedi, forse con un asinello per Maria e le scarse provviste, non era certo fatica da poco! Quale fedeltà e obbedienza! E così sarà sempre nella loro vita! A farli partire forse influì anche la consapevolezza che quel Figlio era davvero l’Emanuele, il discendente di Davide, promesso ad Abramo ed annunciato più volte agli antichi padri. Comunque, Maria, la serva del Signore, e Giuseppe, uomo giusto, erano sempre pronti – come Abramo – all’adempimento della volontà di Dio (cfr. Mt 1,24) e ad accoglierne le permissioni. Ed ecco, «mentre si trovavano in quel luogo (=Betlemme), si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’albergo» (Lc 2,67). Il termine greco “Katalyma”, in effetti, può voler dire anche “stanza” (cfr. Lc 22,11). Comunque, annessa ad essa c’era una stalla con la mangiatoia per gli animali. Per Maria e Giuseppe fu un ripiego nella necessità, un rifugio nella povertà e nel freddo della notte. Dio provvide. Come continuazione, in coerenza con la scelta che Dio fa dei piccoli e dei poveri, l’evangelista Luca pone l’annuncio ai pastori e la loro venuta a Betlemme. Ma in contrasto con essa – come già preannunciato da Maria nel “Magnificat” – ecco la gloria di Dio e la «pace agli uomini che egli ama» (Lc 2,14), a «quelli che lo temono» (Lc 1,50), nel senso di rispettare, amare, custodire e compiere la sua Parola. MARIA DONNA DI FEDE Questo “custodire e meditare nel proprio cuore” parole ed eventi, alla luce di Dio, sarà un atteggiamento costante di Maria: donna umile, riflessiva, prudente, adoratrice silenziosa ed amante del suo Dio ma, verosimilmente, sottomessa alle medesime oscurità del cammino di fede di tutti i credenti. Anzi, Maria è modello proprio nella fede, ancor più di Abramo – come scrisse Giovanni Paolo II nell’enciclica “Redemptoris Mater” – e IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 Annibale Carracci, Natale, Loreto, Museo-Antico Tesoro. ci procede nella speranza e nella carità. Anche la cugina Elisabetta la proclamò “beata” (Lc 1,45) proprio «per la sua fede nella salvezza promessa»(15). Quando, poi, presentò Gesù, primogenito maschio (Es 13,11-16), nel tempio, con l’offerta di due colombi, come era proprio dei poveri, «udì Simeone profetizzare che il figlio sarebbe divenuto segno di contraddizione e che una spada avrebbe trafitto l’anima della Madre, perché fossero svelati i pensieri di molti cuori (cfr. Lc 2,34-35)»(16). Allora su Maria piombò un grande dolore e nella fede visse l’attesa costante del compimento di quella profezia. Ed ecco… poco dopo, deve affrontare il doloroso esilio in Egitto per sfuggire alla tremenda persecuzione di Erode. Partono, nel cuore della notte, come un angelo aveva ordinato a Giuseppe: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò. Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo» (Mt 2,13). “Resta là … finché”. Fino a quando? Trascorsero circa sei anni… lì, tra un popolo dalla lingua e cultura totalmente “altre” rispetto alle proprie. Quante difficoltà! «Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino» (Mt 2,19-20). Giuseppe obbedì. Tornò in Israele ma temeva di recarsi in Giudea dove ora regnava Archelao e «avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: “Sarà chiamato Nazareno”» (ivi, 22-23). Tornati finalmente a Nàzaret, ecco la fatica di riprendere in mano il proprio mestiere di falegname e l’incertezza di trovare clienti e di poter guadagnare il pane quotidiano… mentre il Bambino cresceva. E Maria lo guardava con amore come suo vero figlio e come figlio dell’Altissimo. Ella sapeva, infatti, da Chi era stato generato. LA FAMIGLIA DI NÀZARET «Con Gesù e con Giuseppe nella contemplazione del Verbo Incarnato, nell’umiltà del lavoro», in quella povera casa che oggi si conserva a Loreto, tu Maria «servisti il Signore, preparando il tuo spirito al grande sacrificio, che insieme con quello del tuo divin Figlio avresti offerto sul Calvario, per divenire la Madre di tutti gli uomini redenti dal sangue di Gesù»(17). Quando Gesù ebbe raggiunto l’età di circa dodici anni, Maria e Giuseppe salirono con lui ed altri parenti a Gerusalemme, per la festa di Pasqua. Al ritorno, credendolo fra i coetanei, nell’insieme della comitiva, lo persero di vista. «Fecero un giorno di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti. Non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme» (Lc 2,44-45). Solo dopo tre giorni e «averlo cercato con angoscia , i suoi genitori lo trovarono nel tempio, occupato nelle cose del Padre suo, e non compresero le sue parole. E la madre sua conservava tutte queste cose in cuor suo e le meditava (cfr. Lc 2,41-51)»(18). Sì, la fede di Maria raccoglie e anticipa, eleva, nutre e fa risplendere quella del popolo di Dio e di ogni credente: «una fede umile che si approfondisce di continuo, attraverso le oscurità e le prove, nella meditazione della salvezza e nel servizio generoso del prossimo, che illumina a poco a poco lo sguardo del fedele (cfr. Gv 3,21)»(19). Sarà poi Gesù stesso, nel pieno del suo ministero pubblico, ad esaltare la fedeltà di sua madre nel custodire in cuore e nel vivere la Parola. Per questo egli la proclamerà “beata” (Lc 11,28; cfr. Lc 8,21). Maria ha creduto e, dopo gli anni di Nàzaret, lei contemplerà «con occhi di Madre e di credente il volto accogliente di Cristo maestro di sapienza che invitava a sé tutti i cuori per ricolmarli di felicità, il volto serio del profeta che piangeva sulla sorte di Gerusalemme, il volto insanguinato del Servo di YHWH che offriva la sua vita in riscatto per la moltitudine, il volto radioso del Risorto che donava agli apostoli lo Spirito e la pace, il volto benedicente del Figlio dell’uomo che lasciava il mondo e ritornava al Padre»(20). VERSO LA PARUSIA Sì, Maria, durante il lungo tirocinio della “vita nascosta” a Nàzaret, apprese e rafforzò la piena solidità della propria fede, che la renderà capace di vivere lo “stabat” ai piedi della croce di suo Figlio (cfr. Gv 19,25). Poi conoscerà lo splendore della Pentecoste ma anche i difficili inizi della Chiesa a Gerusalemme, la fuga in Asia Minore, lo stabilirsi ad Efeso, in città, e dopo sul “monte dell’usignolo” a Meryem-Ana-Evi(21), di nuovo in una “vita nascosta”. Oggi, per tutta la Chiesa, Maria rimane esempio significativo di attesa del ritorno di Cristo. Ella ci invita a guardare avanti, verso il Signore che ritornerà (…). Sì, quante volte avrà cantato o implorato anche lei, con i fedeli cristiani: Maranathà, Vieni Signore Gesù! Note Cfr. M.E. PATRIZI, L’alfabeto della cultura cristiana, dalla A alla Z – “I” come Immacolata, in: “Il Messaggio della Santa Casa – Loreto”, Novembre 2010, pp. 329-332. (2) Catechismo della Chiesa Cattolica (= CCC), 721. (3) Cfr. M.E. PATRIZI, L’alfabeto della cultura cristiana, dalla A alla Z – “G” come Gioia, in: “Il Messaggio della Santa Casa – Loreto”, Luglio-Agosto 2010, pp. 249-252. (4) “La Bibbia di Gerusalemme”, EDB, Bologna 2009, nota a Lc 1,38, p. 2435. (5) Ibidem. (6) Cfr. M.E. PATRIZI, «Il Vangelo della “piena di grazia” – Orationes meditativae», pro manuscripto, Roma 1998. (7) “La Bibbia di Gerusalemme”, o.c., nota a Lc 1,34, p. 2435. (8) Idem, cfr. nota a Is 7,14, pp. 1717-1718. (9) Vedi il mio articolo sull’Immacolata, qui citato alla nota 1. (10) Cfr. “La Bibbia di Gerusalemme”, o.c., nota ad Es 3,1315, pp. 130-131. (11) AA.VV., Vocabulaire de Théologie Biblique, Xavier LeonDufour (a cura di), Ed. du Cerf, Paris 1966, col. 584. (E ciò perdurò, ad es. in Italia – come ne siamo testimoni – anche fino a metà del XX secolo). (12) “La Bibbia di Gerusalemme”, o.c., nota ad Os 2,21, p. 2150. (13) CCC, 725. (14) STEFANO DE FIORES, smm, “Senza speranza non si può vivere”, in: “Madre di Dio”, n. 4, aprile 2010, p. 10. (15) Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica “Lumen Gentium”, 57. (16) Ibidem. (17) Preghiera diffusa dalla Congregazione Universale della Santa Casa di Loreto. (18) Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica “Lumen Gentium”, 57. (19) AA.VV., Vocabulaire de Theologie Biblique, o.c., col. 587. (20) S. DE FIORES, smm, art. cit., p. 10. (21) Cfr. M.E. PATRIZI, Sinfonia Mariana, cap. XIV, LEV, Roma 2009, pp. 353-368. (1) IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 95 SIMBOLOGIA MARIANA C 96 FILIPPO DI CUFFA Arrampicati sull’albero di Jesse hi non ha mai sognato di ricostruire pazientemente le proprie radici, le radici storiche della propria famiglia? Chi, insomma, non ha mai pensato, neppure per una volta, a ridar vita al proprio albero genealogico, risalendo così alle generazioni dei propri avi, nella segreta speranza di scoprire eroi, cavalieri o santi? Ebbene, se c’è qualcuno di voi caduto in questa innocua “tentazione”, sappia che le origini del concetto di albero genealogico allignano addirittura nell’Antico Testamento e vengono associate alla profezia biblica della Vergine che partorisce il Figlio di Dio. Sembrerà strano, dunque, ma le raffigurazioni grafiche delle generazioni di una famiglia, che tanto hanno il sapore di nobiltà arcaiche o di blasoni araldici, derivano proprio da un simbolo mariano, quell’albero di Jesse indicato nelle pagine del profeta Isaia. Nel capitolo 11 di questo libro della Bibbia, infatti, si preannuncia che “un germoglio sorgerà dal tronco di Jesse e un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore”. Chi è, allora, questo “Jesse” di cui parla Isaia? È il padre di Davide, il grande re del popolo ebraico, autore e compositore di molti salmi, il quale è all’origine della stirpe da cui, secoli dopo, nascerà Maria di Nazaret. Il tronco di Jesse, perciò, venne rappresentato nel Medioevo come l’albero genealogico del Cristo, nato, secondo la profezia, da una vergine della genia di Davide, figlio di Jesse. Dai rami di quest’albero, alla cui base giaceva per l’appunto il corpo di Jesse, fuoriuscivano le immagini dei re della tribù di Giuda e in cima campeggiava trionfante la figura della Madonna col Bambino. Questo motivo iconografico era così popolare da riempire la Ludovico Seitz, Albero di Jesse, Loreto, Vetrata della Cappella Tedesca (1905). IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 miniatura libraria dell’intero continente europeo: codici miniati e libri di preghiere erano colmi di raffigurazioni dell’albero di Jesse, sovrastato dall’immagine della Madonna che aveva in braccio Gesù. Talvolta capitava finanche che tale albero venisse confuso con l’Albero della Vita o con quello della conoscenza del bene e del male, le piante che il libro della Genesi localizza nel Paradiso terrestre. Anzi, capitò persino che, con fulmineo intuito teologico, qualche oscuro monaco benedettino lavorasse con ardimento sulle immagini dei testi miniati, sostituendo alla regalità di Jesse il corpo esangue di Adamo, su cui nasceva così l’albero della Croce, che avrebbe redento il primo uomo e, con lui, l’intera umanità. Maria, insomma, concepisce il Cristo che, appeso alla pianta della Croce, versa il proprio sangue per salvare ogni uomo, proprio a partire da Adamo. L’albero di Jesse, dunque, si trasforma misteriosamente nell’albero della Croce, prendendo spunto da una suggestiva vicenda medievale: la Croce sarebbe nata proprio dal legno di un albero sorto dai semi paradisiaci posti dal figlio Seth tra le labbra del padre morente Adamo. Il legno di quest’albero (cedro, olivo e fico i principali “sospettati”) sarebbe servito per il tempio di Salomone, per la piscina di Betsabea e, quindi, per realizzare la Croce a cui appendere Gesù. Un lungo asse “ereditario”, quindi, avrebbe dato origine alla croce cristiana, proprio a partire da quel simbolo mariano che è l’albero di Jesse. Il tempo lineare profetico incontra così la poesia della leggenda. OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO P. MARCELLO MONTANARI Beato Pietro Casani (1572-1647) P ietro Casani, nato a Lucca nel 1572, dopo una giovinezza virtuosa ed edificante, a 22 anni decise di entrare nella Congregazione della Madre di Dio, fondata a Lucca da san Giovanni Leonardi. Si applicò con frutto negli studi e si impegnò a crescere nella vita spirituale. Il santo fondatore, constatata la vita edificante e la vasta cultura del giovane, benché fosse ancora soltanto chierico, lo scelse come suo collaboratore nei suoi numerosi impegni pastorali a Roma. Terminati gli studi teologici, fu ordinato sacerdote a Roma nel 1600. Affascinato dalla vita religiosa, ebbe anche “un mirabile talento per attrarre i giovani alla sequela di Cristo”. Fu questo il suo carisma specifico che seppe bene impiegare per tutta la sua vita. Perfino suo padre, piuttosto rigido e autoritario, rimasto vedovo, finì per seguire il figlio entrando nella Congregazione come fratello laico. Portato all’apostolato tra i giovani, istituì a Lucca (1604) un’apposita associazione mariana dalla quale uscirono numerose vocazioni religiose. Uomo di fiducia di san Giovanni Leonardi, ebbe anche l’incarico di preparare il testo delle Costituzioni del suo Istituto. Il santo aveva molto a cuore quest’opera tanto che decise di recarsi per la seconda volta in pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto (1601) e volle con sé anche il p. Pietro Casani. Ambedue i pellegrini, mossi da una profonda devozione alla Ver- gine Maria, avevano l’intento di chiedere lumi per il definitivo assetto delle Costituzioni. Il Leonardi riteneva infatti che “solo in quel luogo si poteva ben decisamente e saldamente apprendere in perfetta armonia una vita intima, familiare, altamente spirituale, consona in tutto e per tutto alla semplicità evangelica, che qui fu vissuta dalla nazaretana famiglia in massimo grado”. Così sappiamo che anche il beato Pietro Casani è stato pellegrino alla Santa Casa, dove ha potuto esprimere tutto il suo filiale amore alla Madonna. Dopo la morte di san Giovanni Leonardi (1609) il Casani fu a contatto con san Giuseppe Calasanzio, sacerdote spagnolo trapiantato a Roma, dove stava operando una singolare “rivoluzione sociale e religiosa” dando vita alle ‘Scuole Pie’, totalmente gratuite, finalizzate a liberare i ragazzi poveri dall’ignoranza e dalla strada. Si trattava della prima esperienza del genere. Pietro Casani ne fu affascinato tanto che optò per una collaborazione tra la Congrega- 97 zione lucchese e le Scuole Pie. Nel 1614 papa Paolo V approvò la fusione dei due Istituti, ma l’esperimento durò solo tre anni. Nel 1617, venuto a mancare lo sperato aiuto della Congregazione lucchese, l’unione si sciolse. Il Casani, avendo facoltà di scelta, passò definitivamente al nuovo Istituto delle Scuole Pie (chiamato popolarmente degli Scolopi), attratto soprattutto dall’impegno a vivere nella povertà accanto ai ragazzi poveri (infatti sarà chiamato ‘Pietro il povero’). Fu il principale collaboratore del Calasanzio e ricoprì numerosi incarichi. Fu rettore delle scuole di San Pantaleo a Roma, insegnante di filosofia e teologia, poi assistente generale e visitatore dei collegi; si impeIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 98 gnò alla diffusione delle Scuole Pie in Italia e in Germania. Nel 1627 si spostò a Napoli e lavorò molto per la diffusione delle Scuole Pie nell’Italia meridionale. Fu a lungo maestro dei novizi, che “si lasciavano contagiare dal fervore che emanava dalla persona del maestro”. Tra i suoi novizi brilla la figura del venerabile Glicerio Landriani (1588-1618), morto all’età di trent’anni e anche lui pellegrino alla Santa Casa di Loreto nel 1614. Considerato da tutti grande teologo e uomo insigne per virtù e cultura, il beato Pietro era do- Guarita da un tumore al seno per intercessione della Madonna di Loreto La signora Scalese con il marito in Santa Casa il 29 gennaio 2011. (Foto Montesi) vunque chiamato il “padre santo” e alle sue prediche accorrevano migliaia di fedeli. Alla fama di santità contribuirono anche gli straordinari effetti ottenuti con i suoi ‘esorcismi’ e le sue preghiere di liberazione dal demonio e da vari mali del corpo e dello spirito. Morì a Roma il 17 ottobre 1647 nella Casa di San Pantaleo, assistito dal Calasanzio, che morirà 10 mesi dopo. I suoi funerali furono un’apoteosi. Le sue spoglie riposano accanto a quelle del santo fondatore. È stato dichiarato beato da Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1995. l 29 gennaio la signora Arcangela Scalese di Gravina di Puglia (Bari), accompagnata dal marito, ha riferito quanto segue alla redazione del «Messaggio». Nel maggio 2010 le fu individuato, attraverso appropriate analisi mediche, un tumore al seno con triplice diramazione. Il 7-8 agosto fece un pellegrinaggio a Loreto per invocare la protezione della Madonna sulla sua salute, seriamente compromessa. Sostò in preghiera dentro la Santa Casa e fece il giro con le ginocchia sul gradino del Rivestimento marmoreo, con grande devozione e fiducia nella potente intercessione della Vergine Lauretana. Nella notte tra l’11 e il 12 settembre, festa del Nome di Maria, nel sonno sentì come una mano che passava sul suo petto e un calore inesplicabile. Pensò che fosse la mano dello sposo, sempre premurosamente accanto a lei nella dolorosa infermità. Seguì un’insonnia fino all’alba, quando, alzatasi, constatò con sommo stupore che la ferita era del tutto scomparsa e che il capezzolo era riemerso integro e sano. Chiamò il marito, il quale, I osservando la parte prima malata e ora tornata completamente sana, cominciò a piangere dalla commozione. Il giorno 12 settembre, domenica, Arcangela volle ascoltare la messa per televisione su Rai 1. Quale fu il suo stupore nel vedere che la messa veniva trasmessa proprio dal santuario di Loreto in occasione del 90° della Patrona dell’Aviazione! Fu facile per lei ricollegare la guarigione con una speciale protezione della Vergine Lauretana, alla quale si era recata in pellegrinaggio poco più di un mese prima. Presentatasi alla dottoressa, questa si meravigliò altamente dell’improvvisa scomparsa del male. I medici, tuttavia, procedettero a un intervento chirurgico già programmato, dal quale risultò la scomparsa totale del tumore, come peraltro aveva già evidenziato l’esame radiografico effettuato dopo il 12 settembre. L’istantaneità della guarigione induce a pensare a una segnalatissima grazia della Madonna di Loreto, alla quale la signora Scalese, tornando a Loreto il 29 gennaio, ha voluto esprimere insieme allo sposo la più viva e sincera gratitudine. ao lo ll i ns DON GIACOMO RUGGERI [email protected] i an EDITORIALE Ce dal to giov er nt ro G anni P iov Conversione? Ad ogni parola il suo significato. Vero. l tempo della Quaresima è il cammino preparatorio alla Pasqua. Nell’opinione pubblica cosa indica il termine «Quaresima»? Significa ancora qualcosa? È triste affermarlo, ma credo si abbia una idea molto vaga, e a volte confusa, relegata più all’immaginario della cucina, dei cibi da non mangiare a favore di altri. Ma il tempo di preparazione alla Pasqua è un tempo importante. Lo afferma bene papa Benedetto XVI nel Messaggio per la Gmg a Madrid. Egli parla della fede come relazione personale con Gesù Cristo. Leggiamo e riflettiamo sul testo:“La fede cristiana non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo, è l’incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l’esistenza un dinamismo nuovo. Quando entriamo in rapporto personale con Lui, Cristo ci rivela la nostra identità, e, nella sua amicizia, la vita cresce e si realizza in pienezza. C’è un momento, da giovani, in cui ognuno di noi si domanda: che senso ha la mia vita, quale scopo, quale direzione dovrei darle? È una fase fondamentale, che può turbare l’animo, a volte anche a lungo. Si pensa al tipo di lavoro da intraprendere, a quali relazioni I sociali stabilire, a quali affetti sviluppare. In questo contesto, ripenso alla mia giovinezza. In qualche modo ho avuto ben presto la consapevolezza che il Signore mi voleva sacerdote. Ma poi, dopo la Guerra, quando in seminario e all’università ero in cammino verso questa meta, ho dovuto riconquistare questa certezza. Ho dovuto chiedermi: è questa veramente la mia strada? È veramente questa la volontà del Signore per me? Sarò capace di rimanere fedele a Lui e di essere totalmente disponibile per Lui, al Suo servizio? Una tale decisione deve anche essere sofferta. Non può essere diversamente. Ma poi è sorta la certezza: è bene così! Sì, il Signore mi vuole, pertanto mi darà anche la forza. Nell’ascoltarlo, nell’andare insieme con Lui divento veramente me stesso. Non conta la realizzazione dei miei propri desideri, ma la Sua volontà. Così la vita diventa autentica”. Ecco tratteggiato un programma per la Quaresima, la Pasqua e il tempo di Pasqua. Non andiamo alla ricerca di chissà quali alchimie pastorali per convincere le persone della parroc- chia; puntiamo all’essenziale, al cuore della fede. I genitori ritornino a spiegare ai propri figli, piccoli e adolescenti, l’importanza dei seguenti termini (da tradurre poi in scelte concrete di vita): preghiera, digiuno, carità. Preghiera come tempo personale e in famiglia in cui si legge assieme il Vangelo del giorno o un brano della Bibbia. Digiuno come impegno a rivedere il proprio stile di vita (nel mangiare, nel vestire, nello stare tanto tempo al computer, attaccati al cellulare come una protesi, all’uso dei soldi, ecc.) e saper digiunare vuol dire imparare a gestire bene il tempo, non sprecandolo nelle cose inutili. La carità non è quella dell’elemosina. La carità è imparare giorno per giorno ad avere attenzione verso chi ci sta vicino, non chiudere occhi e orecchi verso chi ha bisogno di noi e abita nella porta accanto, nella via vicina. Il più vicino è il più lontano. Quaresima, allora, come tempo per ritornare a dare il vero significato alle parole che usiamo, ascoltiamo, scriviamo. La conversione inizi dalle parole: nel dirle corrisponda, poi, l’agire. dal Centro Giovanni Paolo ll • Marzo 2011 MONS. MARIANO CROCIATA (NELLA FOTO) AL CENTRO GIOVANNI PAOLO II PER IL CONVEGNO DELLA PASTORALE INTEGRATA DELLA CEM no sguardo «nuovo», capace di farci osservare oltre i confini dell’“orto” e, riprendendo le parole dello psicologo sociale Gabriele Calvi, di «ciò che cresce all’ombra del campanile». Questo il tema che ha dato spunto al convegno promosso domenica 6 febbraio dalla Conferenza Episcopale Marchigiana e dal Tavolo comune regionale per la Pastorale integrata, con l’intento di coinvolgere i vari Uffici e i Servizi Pastorali, i movimenti e le associazioni delle Marche a riflettere su proposte concrete da attuare insieme, all’inizio del cammino U a cura di FRANCESCA CIPOLLONI “Responsabilità ecclesiale e segnato dagli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-20, «Educare alla vita buona del Vangelo». Un incontro denso di significati e ricco di interventi espressi da più punti di vista, coniugati in un “caleidoscopio” di esperienze che, come sottolineato da don Francesco Pierpaoli, direttore del Centro Giovanni Paolo II che ha ospitato l’appuntamento, permettono di affrontare in sinergia la «sfida educativa» attraverso «la volontà di seguire gli Orientamenti che ci interpellano tutti, nella reciproca verifica di percorsi formativi diversi». Ad aprire la giornata, Che cos’è il Tavolo comune regionale opo il Convegno Ecclesiale svoltosi a Verona nel 2006, le diocesi marchigiane hanno ritenuto opportuno seguire le direttive scaturite dall’incontro creando un Tavolo comune regionale per la Pastorale integrata al servizio dell’educazione. L’Ufficio della Pastorale sociale e del lavoro, la Pastorale giovanile, la Caritas, l’Azione Cattolica, il Csi e il Movimento dei Focolari sono stati i promotori che hanno dato vita a questo organo. Puntando sull’attenzione volta alla persona e sulla capacità di lavorare in sinergia, alla luce, anche, delle linee guida dettate dagli Orientamenti pastorali per il decennio 20102020, la Pastorale integrata vuole dunque porsi quale strumento di riflessione nell’attuale emergenza educativa, concretizzatosi appunto nell’incontro appena svoltosi a Loreto e realizzato grazie ad un «percorso» costruito insieme a: la Pastorale giovanile, l’Ufficio per la Pastorale sociale, la Caritas, l’Ufficio scuola, l’Ufficio per l’educazione e l’università, la Pastorale della salute, l’Ufficio famiglia, l’Azione Cattolica, gli Scout Agesci, le Acli, il Csi e il Movimento dei Focolari. Il Tavolo non vuole né fare iniziative, né pianificare le agende, ma offrire alle diocesi marchigiane la possibilità di lavorare, mettendo l’attenzione sulla persona piuttosto che sui “settori” pastorali, e cominciare così a progettare insieme: il desiderio autentico, infatti, è quello di «confrontarsi con lo sguardo e la lettura della realtà italiana a partire dalla sfida educativa, nell’ottica della Pastorale integrata secondo le indicazioni dei nostri vescovi». D dal Centro Giovanni Paolo ll • Marzo 2011 il saluto e la preghiera guidata da mons. Silvano Montevecchi, vescovo di Ascoli Piceno che, assieme ai presuli di AnconaOsimo, Fabriano-Matelica, Senigallia e Loreto, ha seguito lo svolgimento dei lavori. Lavori introdotti e poi sintetizzati da un “relatore” d’eccezione: il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Mariano Crociata. «Tra ruoli svolti in ambiti differenti e competenze diversificate - ha sottolineato il responsabile della CEI, ascoltando le numerose sollecitazioni emerse nel dibattito intravedo come nota costante la volontà di condividere la stessa responsabilità e sensibilità ecclesiale». Senza dimenticare che «la vita è una continua lezione e il dramma, spesso, è il “Occhi educativi? È avere occhi che sappiano guardare con un campo più ampio di quello di ciascuna singola Pastorale. Devono incrociare lo sguardo di tutte le altre realtà pastorali. Dal nostro confronto, dal nostro ‘mettere a sistema’ possiamo intercettare più da vicino la realtà in cui la nostra Chiesa, particolare realtà associativa, opera”. “La Chiesa, e più in particolare la comunità, è una risorsa e lo sarà sempre: è uno dei pochissimi luoghi in cui i diversi sguardi, in una azione anzitutto spirituale, ma anche democratica ed elaborativa, riescono a diventare uno sguardo unico”. … dal convegno non voler aprire gli occhi ad una dimensione educativa». Parole impegnative, quelle pronunciate da mons. Crociata, che ha richiamato l’attenzione anche sul rilancio del «Prestito della speranza», affinché «l’appello sociale delle nostre coscienze si trasformi in volontà politica». Molte le prospettive future e le «buone prassi» emerse nel pomeriggio, durante la restituzione plenaria dei laboratori, i quali hanno messo in luce un obiettivo principale: per fare una Pastorale integrata occorre costruire una solida «alleanza» e sentirsi parte di un’unica Chiesa e individuare la «verità dei bisogni» richiesti dalle nostre comunità. «Non siamo noi a dover dare quello “sguardo nuovo” - ha concluso don Cosa è emerso… “È necessaria una educazione che riveli il positivo che c’è nelle persone, nel loro quotidiano, accompagnandole in questa loro evoluzione, crescita”. “Famiglia: non intendiamo solo genitori. Parliamo delle persone ai margini (malattia, disagio sociale). Guardare ai giovani e stare loro accanto per accompagnarne la solitudine dell’essere studente, la ricerca del lavoro, nella scelta e nell’equilibrio della sessualità. Solo con la vicinanza si può fare un’azione pastorale importante”. volontà politica” Pierpaoli, prima della celebrazione eucaristica - ma di certo siamo chiamati a far sgorgare dal cuore e della mente quell’“entusiasmo“ per far sì che le tante parole spese oggi si declinino, passo dopo passo, nelle diocesi a cui apparteniamo: sarebbe un ottimo punto di partenza verso il secondo Convegno Ecclesiale Regionale sull’iniziazione cristiana, in programma per il 2013». “Da parte del Tavolo comune regionale c’è la disponibilità a un’azione concreta all’interno delle Chiese particolari. La scelta di non allestire un ufficio ad hoc (l’ennesimo) ma di continuare a lavorare ognuno nel proprio contesto specifico è un segno della volontà di «tenerci leggeri» per meglio arrivare ad affrontare nel concreto gli obiettivi che ci diamo insieme”. Egitto e Tunisia: Chiesa e comunità ferita Solidali e vicini con la mano di Maria DON FRANCESCO PIERPAOLI I vescovi cattolici del Nord Africa «riconoscono negli eventi che stanno sconvolgendo la Tunisia, l’Egitto... una rivendicazione di libertà e dignità, in particolare da parte delle giovani generazioni della nostra regione, che si traduce nella volontà che tutti siano riconosciuti come cittadini, e cittadini responsabili». Lo si legge in una nota che ha concluso la riunione della Conferenza Episcopale delle diocesi del Nord Africa (Cerna), svoltasi ad Algeri dal 29 gennaio al 3 febbraio. Riprendendo il messaggio del primo gennaio del Santo Padre, i vescovi della Cerna «riconoscono che la libertà religiosa è la garanzia di un rispetto completo e reciproco tra le persone. Essa si traduce innanzitutto nella libertà di coscienza riconosciuta a tutte le persone, la libertà di cercare la verità. Essa presuppone il rispetto dell’altro, della sua dignità, fondamento della legittimità morale di ogni norma sociale o giuridica. La libertà di coscienza e la cittadinanza saranno senz'altro sempre più al cuore del dialogo tra credenti musulmani e cristiani che abitano nel Maghreb». Nel corso della riunione, i vescovi della Cerna hanno anche visitato sotto la neve il monastero di Notre-Dame di Tibhirine, teatro della strage di monaci rappresentata dal recente film ‘Uomini di Dio’. Siamo dal Centro Giovanni Paolo ll • Marzo 2011 consapevoli che oggi le Chiese del Nord Africa rappresentano la Chiesa di frontiera, capace di essere vicina all’uomo del nostro tempo, con il valore aggiunto della speranza. Riprendendo le loro parole, con i giovani dei paesi europei e del Mediterraneo che aderiscono al progetto ormai decennale chiamato ‘Agorà dei Giovani del Mediterraneo’, vogliamo manifestare tutta la nostra partecipazione e prossimità. Sappiamo che i giovani sono in prima fila in questo processo, simile a quanto accaduto in Europa nel 1989, con la caduta del muro di Berlino. Non siete soli. Siamo con voi nella preghiera e nella condivisione della fede. La Madonna di Loreto, ponte tra oriente e occidente, tra nord e sud del mondo, ci aiuti ad abbattere i muri dell’inimicizia e dell’ingiustizia. KAROL un beato tra i giovani La storia di Gabri: “Non sopportavo preti e Papa. Poi quel segno di croce…” uando mi hanno chiesto di dire chi è stato per me Giovanni Paolo II è stata subito una grande gioia. Avrei voluto dirglielo di persona, se solo avessi avuto il coraggio o la sfrontatezza di scrivere tutto quello che ancora sento nel cuore, cioè dirgli il mio Grazie. Non è facile dire quello che ho dentro, un po’ per timidezza e un po’ per riservatezza, ma questa volta ci provo. Nella mia adolescenza non vedevo di buon occhio i preti e soprattutto il Papa: criticavo i viaggi e qualsiasi cosa facesse, tutto questo non perché lo credessi veramente, ma perché sentivo discorsi di critica nella mia famiglia e negli ambienti che frequentavo. Poi, un giorno, era di mercoledì, mio zio Agostino mi invitò ad andare a Roma ad una udienza del Papa con i malati dell’Unitalsi del mio paese. Ero nella sala delle udienze accompagnando Giovanna (detta Nannina) nella sua carrozzina. Il Santo Padre passò a benedire con il segno di croce sulla fronte i malati e le persone che erano con loro e così anche io ho ricevuto la sua benedizione. Beh, da lì non l’ho più criticato, anzi, da lì è iniziata la mia conversione come cristiana. Come penso a Giovanni Paolo II mi viene in mente la frase “siate testimoni credibili di Cristo”, una frase che mi ha accompagnato per un lungo periodo della mia vita. Ancora adesso spesso mi torna in mente e mi sprona ad essere testimone “credibile nella vita di tutti i giorni”. Un altro ricordo indelebile nella mia mente è il Giubileo del 2000. Sono partita come volontaria per la GMG, sono stata a Roma 15 giorni vivendo in una caserma di militari con regole ed orari rigidi da rispettare e turni massacranti, specialmente gli ultimi giorni prima della GMG. Ma tutte le sofferenze e tutta la fatica Q dei giorni passati ne sono valse veramente la pena per la grande gioia che ho provato a Tor Vergata. Con qualche peripezia siamo riusciti ad andare alla veglia e alla santa messa della domenica. Mi ricordo bene come alla veglia del sabato mi sono sentita un pezzetto di qualche cosa di grande. Dico sempre: mi sono sentita un pezzetto di cielo, mi sono sentita parte della Chiesa. Mi sono sentita amata per come sono, con i miei difetti. Il Giubileo e la GMG del 2000 sono stati per me un pozzo di grazia da cui ho attinto la forza, per alcuni anni, di affrontare il tumore che ho sconfitto e le difficoltà che la vita mi ha presentato. Ho un grande rimpianto: non aver detto il mio Grazie al mio amato Giovanni Paolo II per averci insegnato come si vive da cristiani la sofferenza. Grazie per averci fatto conoscere, con il dialogo, le altre religioni così da non averne paura, grazie per averci amato. Quando ho sentito l’annuncio della sua morte mentre ero ad una veglia di preghiera per lui insieme ad altri giovani, ho pianto tantissimo, mi sono sentita persa, mi sono detta: “Ora chi ci amerà come lui?”. Ma Dio vede e provvede. Gabri 10 ottobre 2009, Centro GP2 di Montorso INFO POINT Volete scriverci? Volete mettervi in comunicazione coi vostri coetanei attraverso questo giornale? Allora mettetevi in contatto con noi. La nostra Comunità: Don Francesco Pierpaoli [email protected] Don Gianpaolo Grieco [email protected] Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima:sr.Michela,sr.Alfonsina,sr.Cecilia [email protected] Editoriale a cura di Don Giacomo Ruggeri parroco e direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali - Fano [email protected] CENTRO GIOVANNI PAOLO II Via Montorso n. 3 - 60025 Loreto (AN) tel. 071.7501552 www.giovaniloreto.it [email protected] IL “MESSAGGIO” INTERVISTA… VITO PUNZI UFFICIO STAMPA SANTUARIO DI LORETO Il prof. Cervigni sul poema lauretano “Il Tempio Peregrino” di Giulio Acquaticci I l prof. Dino S. Cervigni insegna torno a due centri – GerusaLingue Romanze e Letterature lemme e Roma, la Terra SanComparate presso l’Università “No- ta e l’Italia – durante gli ultitre Dame” di Chapel Hill, negli mi anni del secolo XIII, incoUSA. Esperto in particolare di lette- minciando dal 1291. Gerusaratura medievale e rinascimentale, lemme è già caduta in mano ha curato di recente la riedizione di al sultano d’Egitto, che proun poema modellato sulla tradizio- cede alla conquista delle alne epica in voga alla fine del Cin- tre città della Palestina e si quecento e durante il Seicento, Il Tempio Peregrino (pubblicato nel 1685) di Giulio Acquaticci (Treia, 1603-1688). La particolarità di questa corposa composizione (ora con introduzione, apparato critico e testo a cura di Dino S. Cervigni. Roma, Aracne Editrice, 2010. Pp. LXXVIII + 513) è quella di essere motivata dalla fede nella traslazione della casa di Nazaret dalla Terra Santa nel territorio di Recanati, poi divenuto Loreto, e senz’altro è uno Il prof. Dino S. Cervigni. fra i maggiori capolavori epici sta infatti avvicinando a Nazaret. La e sacri della letteratura italiana. casa della Sacra Famiglia è in periProf. Cervigni, Il Tempio Pere- colo, ma la Vergine supplica Iddio grino di Giulio Acquaticci è un ca- perché non venga profanata la Sanpolavoro della civiltà letteraria ta Casa, che infatti viene trasportata italiana che meritava di uscire una da Maria e dagli angeli dalla Terra volta per sempre dall’oblio di più di Santa in Istria, precisamente a Tertre secoli e di riapparire in una ve- satto, vicino a Fiume. Il governatore ste degna. Suo grande merito è di es- di Fiume e di Tersatto, Nicolò Fransere riuscito in questo e di averlo gipani, decide allora di inviare in ottimamente curato. Ci racconta in Palestina dei messaggeri perché due parole la trama di questo poe- possano verificare personalmente che la Santa Casa non si trova più a ma di oltre 15.000 versi? La storia ufficiale è imperniata at- Nazaret. Ritornati in Istria, i mes- 103 saggeri riferiscono al governatore di Fiume e Tersatto la loro testimonianza. Questi allora invia Eliseo, testimone oculare della translatio, al Papa, mentre Alessandro, il rettore di Tersatto, si avvia verso la Germania per comunicare all’Imperatore l’evento portentoso. Eliseo sarà poi testimone anche della seconda traslazione… Sì, dopo aver annunciato finalmente a Celestino V la translatio della Santa Casa, riprende il viaggio verso Tersatto, passa per Tolentino, prosegue per Ricina, dove si ammala. Qui Eliseo, per la seconda volta, diventa testimone della traslazione della Santa Casa, che da Tersatto vieIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 ne trasferita sul colle di Recanati. Infine, negli ultimi cinque canti del poema, altri messaggeri vanno dal Piceno in Terra Santa per verificare la realtà della traslazione; quindi, altre tempeste marine, altri incontri rischiosi, eventi miracolosi e ulteriori conferme della autenticità della translatio. La fabula epica si concentra infine sul Tempio Peregrino, ormai situato stabilmente sui colli lauretani. 104 Lei nell’introduzione al poema parla del mythos che sta alla base dell’opera dell’Acquaticci: ci riassume brevemente in che cosa consiste? Poiché non è più possibile ai cristiani di andare in pellegrinaggio ai luoghi sacri della Terra Santa, ecco allora che il luogo sacro in cui abitò la Sacra Famiglia a Nazaret si fa esso stesso pellegrino, lasciando la Palestina e trasferendosi prima in Istria e poi nel Piceno, a Loreto. Poiché Gerusalemme non è più liberata, la Santa Casa, quasi simbolo visibile della Terra Santa che i cristiani non Probabile ritratto del poeta Giulio Acquaticci. possono più visitare, diventa essa stessa “pellegrina”, trasferendosi in luoghi più degni. Ritiene che il poema debba essere letto come semplice celebrazione dell’evento miracoloso della traslazione o piuttosto si possono fare altre considerazioni riguardanti l’intera cristianità? Il poema si sviluppa come celebrazione di tutto il mondo cristiano, dall’epoca precristiana a quella cristiana, fino all’epoca in cui visse Giulio Acquaticci. Impegnato come fu per quasi tutta la vita, fino a pochi anni prima della morte, alla composizione di questo poema sacro-eroico, Acquaticci sapeva benissimo quali intenti poetici e religiosi affidare alla sua opera: offrire all’Italia e alla cristianità un’epopea sacra che racchiudesse in sé tutta la storia del cristianesimo, il passaggio del sacro dall’Oriente all’Occidente, fino, addirittura, all’instaurazione di un nuovo centro sacro: non più Roma, quasi del tutto abbandonata dai Sommi Pontefici al tempo della translatio, bensì il Piceno, prescelto da Dio come sede non più trasferibile del “Tempio Peregrino”. Sottoscrizione per il restauro degli affreschi della Sala del Pomarancio ttraverso conferenze stampa e tavole rotonde e a mezzo dei mass media,anche a livello nazionale,nonché su questa rivista, è stata resa nota l’iniziativa promossa dalla Delegazione Pontificia per il restauro degli affreschi, degli stucchi e degli armadi della Sala del Tesoro o del Pomarancio nel santuario di Loreto, a 400 anni dalla sua inaugurazione. Sono pervenuti già segni di solidarietà di alcuni amici e amanti dell’arte, per cui siamo stati stimolati ad aprire una sottoscrizione, invitando tutti i devoti del santuario della Santa Casa a dare un contributo. Finora sono pervenute le seguenti elargizioni: A offerente anonimo ............................................................................€ 20,00 M. R. di Torino ......................................................................................€ 600,00 offerente anonimo ............................................................................€ 20,00 offerente anonimo ............................................................................€ 20,00 M. G. di Gravina ..................................................................................€ 500,00 Prof. Italo D’Angelo e famiglia di Ancona ................€ 650,00 STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA P. GIUSEPPE SANTARELLI Verso il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona (3-11 settembre 2011) Figure bibliche dell’Eucaristia nell’arte lauretana /2 È noto che le due classiche «figure» dell’Eucaristia presenti nell’Antico Testamento sono il Sacrificio di Melchisedek e la Manna. Nel santuario di Loreto esistono due raffigurazioni del primo soggetto, l’una di Lorenzo Lotto e l’altra di Francesco Menzocchi, e una del secondo soggetto, dello stesso Menzocchi. Il “Sacrificio di Melchisedek” dipinto da Lorenzo Lotto Il Sacrificio di Melchisedek è stato raffigurato da Lorenzo Lotto (1480-1556) in una tela a olio (cm 169x247), esposta nel Museo-Antico Tesoro. In origine il dipinto, insieme alle altre tele del pittore, si trovava nell’antico Coro del Santuario, oggi Cappella Spagnola, da dove nel 1853 fu trasferito nei locali del Palazzo Apostolico e poi, nel secolo XX, nel Museo. Tra le opere messe in vendita dal celebre pittore veneto nella Loggia dei Mercanti ad Ancona nel 1550, figura anche un «quadro grande con il Sacrificio del re et sommo sacerdote Melchisedech quando andò incontro ad Abramo». Gli studiosi per lungo tempo lo hanno identificato con questo di Loreto, ma altri, in tempi più recenti, hanno espresso il parere che esso sia andato perduto e suppongono che quello esposto ora nel Museo-Antico Tesoro sia stato eseguito a Loreto, nel programma della decorazione del Coro della Basilica con tele nuove e vecchie del pittore. In tal caso il dipinto andrebbe datato tra il 1552, anno dell’arrivo dell’artista a Loreto, e il 1556, anno della sua morte. Penserei che la proposta degli antichi studiosi sia da preferire. Nel passato l’identificazione del soggetto è stata incerta. Il Vasari - che lo vide sopra gli stalli del Coro nel 1566 - lo interpretò per «David quando faceva sacrificare», e il Ricci, nel 1834, riprendendo tale lettura, vi vide «David quando offriva a Dio ostie propiziatorie», mentre il Cavalcaselle e il Mo- relli, nel 1892, lo denominarono: «Mosè con i pani azzimi e Aronne». Ma lo stesso soggetto raffigurato dal Lotto nelle tarsie del Coro di S. Maria Maggiore a Bergamo, che ripropone la medesima impaginazione figurativa del dipinto di Loreto, con poche varianti, e reca la scritta: Melchisedech panem et vinum protulit (Melchisedek offrì pane e vino), e la citata denominazione del quadro messo in vendita ad Ancona fugano ogni dubbio sull’identificazione del soggetto. La scena è immersa in un vasto e articolato paesaggio, punteggiato da bianche lepri in fuga. Nel mezzo campeggia l’altare coperto da un manto bianco, con sopra i pani e il vaso dorato del vino per l’offerta rituale. A sinistra sta Melchisedek in un gesto di invocazione all’Altissimo. Dietro a lui stanno gli inservienti e il suo seguito e a destra è raffigurato Abramo con i suoi guerrieri di ritorno dalla vittoriosa battaglia di Chedorlaòmer (Gen 14,17-20). Recita il testo biblico: «Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaòmer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli uscì incontro nella valle di Save, cioè la valle del Re. Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici. Ed egli diede a lui la decima del tutto». Per l’autore della Lettera agli Ebrei, Melchisedek, re e sacerdote, diventa una figura profetica del sacerdozio unico ed eterno di Cristo. Egli mette in evidenza soprattutto tre circostanze: l’etimologia dei nomi, in forza della quale Melchisedek, re di Salem, significa re di giustizia e re di pace, qualità proprie del Regno del Messia; il silenzio insolito della Scrittura sugli antenati e sui discendenti di Melchisedek, segno che il sacerdozio da lui esercitato è eterno ed IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 105 Lorenzo Lotto, Sacrificio di Melchisedek, Loreto, Museo-Antico Tesoro. 106 è figura di quello di Cristo che non ha padre umano, non ha principio e non ha fine; Abramo, concedendo la decima a Melchisedek e accettando la sua benedizione, riconosce la propria inferiorità e l’inferiorità della sua discendenza - compresa la classe sacerdotale dei figli di Levi - di fronte a Colui del quale il sacerdote di Salem non era che la figura. L’episodio biblico di Melchisedek è figura dell’Eucaristia come Sacrificio e Lorenzo Lotto lo mette in risalto molto bene con l’altare munito di due protomi elefantine di sostegno, sul quale sono posti i pani e il vaso Francesco Menzocchi, Sacrificio di Melchisedek, Loreto, Palazzo Apostolico. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 di vino - materia della celebrazione eucaristica - e con il gesto orante del sacerdote di Salem. Si tratta di un vero rito all’aperto, entro un paesaggio dalle tinte e dagli accenti tipicamente lotteschi. Il “Sacrificio di Melchisedek” raffigurato dal Menzocchi Il secondo dipinto raffigurante il Sacrificio di Melchisedek si deve al pittore forlivese Francesco Menzocchi (1502-1584), che lo eseguì nell’antica Cappella del Sacramento della basilica lauretana intorno al 1545, insieme ad altri affreschi di soggetto eucaristico. Questo affresco, insieme a quello della Manna e ad altri eseguiti in quella cappella, fu staccato dalla parete e riportato su tela nel 1890 da Ottaviano Ottaviani. Ora è custodito nel Palazzo Apostolico. Il pittore ha raffigurato, a destra dell’osservatore, Abramo con il suo seguito di persone e di animali, davanti a Melchisedek che sta in piedi, con vesti sacerdotali, mentre eleva la mano destra al cielo con l’indice dispiegato verso il «Dio altissimo» e regge nella mano sinistra una specie di coppa con sopra un pane e un’ampolla di vino rosso. L’artista mette in evidenza il gesto offertoriale di Melchisedek, che in qualche modo richiama quello del sacerdote nella celebrazione dell’Eucaristia. popolo, donne e uomini, vecchi e bambini, in una miriade di variati gesti. L’episodio si legge nel libro dell’Esodo (16,13-35). Gli israeliti vaganti nel deserto, in preda alla fame, dopo aver mormorato contro Mosè e Aronne, per la potenza e la bontà di Dio poterono nutrirsi di «una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra», la manna appunto. Disse loro Mosè: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». L’alimento della manna è figura del cibo eucaristico. Nel Vangelo di Giovanni (6,30-34) si legge quanto segue: «Allora gli dissero: Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose Gesù: In verità, in verità vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo. Allora gli dissero: Signore, dacci questo pane. Gesù rispose loro: Io sono il pane della vita...». Se il precedente episodio biblico è figura dell’Eucaristia come Sacrificio, questo della manna è figura dell’Eucaristia come Sacramento, che è nutrimento spirituale dell’anima. La “Raccolta della manna” dipinta dal Menzocchi Il Menzocchi in questo affresco eseguito intorno al 1545 nell’antica Cappella del Sacramento, riportato su tela e custodito nei locali del Palazzo Apostolico, ha raffigurato la Raccolta della manna. Vi ha rappresentato Mosè in piedi, accanto alla tenda, mentre solleva la verga con la mano destra e indica con la mano sinistra la raccolta della manna, alla quale si dedica una moltitudine di Francesco Menzocchi, Raccolta della manna, Loreto, Museo-Antico Tesoro. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 107 STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA P. GIUSEPPE SANTARELLI Ipotesi su un capolavoro di Piero della Francesca Madonna di Senigallia … o Madonna di Loreto? N 108 ella mostra delle opere di Melozzo da Forlì, allestita nei Musei Civici di San Domenico a Forlì nel gennaio scorso, tra gli altri capolavori di eccelsi artisti rinascimentali, figura anche la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, magistralmente restaurata per l’occasione nell’Istituto Superiore di Restauro (Roma), diretto da Gisella Capponi, con la rimozione di ridipinture ottocentesche sulle numerose lacune. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, l’ha definita: «Una delle opere più belle e più importanti del mondo» (N. Encolpio, Resto del Carlino, 18 gennaio 2011, p. 21). La tavola, delle dimensioni di appena un metro quadro, è stata eseguita dal pittore negli anni Settanta del secolo XV. Pietro Zampetti la assegna al 1472 e la ricollega al matrimonio di Giovanna Feltria, figlia di Federico da Montefeltro, con Giovanni della Rovere, signore di Senigallia. Il dipinto proviene dalla chiesa di S. Maria delle Grazie di Senigallia - da cui la denominazione - da dove, negli anni Trenta del secolo XX, fu trasferito nella prestigiosa Galleria Nazionale delle Marche a Urbino, per motivi di sicurezza, su disposizione del soprintendente Luigi Serra (P. Zampetti, Pittura nelle Marche, II, Firenze 1989, p. 40). Una Madonna di Loreto? Il quadro è stato studiato e ristudiato sotto svariati aspetti ma, per quanto mi risulta, pochi sono i cenni IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 Piero della Francesca, Madonna di Senigallia, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche. sul soggetto mariano rappresentato. A me parrebbe che il dipinto sia di soggetto mariano-lauretano perché esistono numerose analogie tematiche con altri dipinti coevi, sicuramente lauretani. Elenco di seguito gli indizi che supportano l’ipotesi. È da premettere che Piero della Francesca, secondo una duplice attestazione dello storico Giorgio Vasari, fu a Loreto insieme con Domenico Veneziano per dipingere la vol- ta della Sagrestia di San Giovanni, interrotta per il sopraggiungere della peste e decorata più tardi da Luca Signorelli (G. Vasari, Vite, II, pp. 492, 674-75). Il pittore conosceva quindi il santuario di Loreto e l’iconografia della Vergine Lauretana. La scena è ambientata all’interno di una casa Questo dato è di una evidenza palmare, perché è confermato dalla porta e dalle finestre sul lato sinistro e dalla nicchia dove sono riposte una cesta con la biancheria e, sopra, una scatola cilindrica e un cofanetto. Scrive a riguardo Pietro Zampetti: «La monumentale astrazione dell’insieme non ostacola la tenerezza di certi particolari, rivelati dalla luce, nell’interno di un’intimità domestica quieta e solenne» Andrea (p. 42). Delitio, Madonna di LoIl pittore trareto, Atri, Cattedrale. Si nosforma in stanza il ti il Bambino con la collana di tempietto portato coralli rossi, simile a quella dida due o più ange- pinta da Piero della Francesca. li che la pittura coeva aggregava all’immagine della (vedi foto a pag. 92); e gli Madonna di Loreto. Non desta mera- scultori Baccio Bandinelli (1519) e viglia il fatto che Piero idealizzi l’am- Raffaele da Montelupo (1531-34), in biente, perché anche altri artisti del un pannello del Rivestimento marRinascimento fecero lo stesso: Anto- moreo della Santa Casa, raffigurante nio Mazzone dei Domenichi da Faen- la Natività di Maria, immaginano la za, nella splendida Annunciazione Camera di Nazaret, venerata a Loreeseguita nel 1513 per le portelle del- to, dove Maria nacque, come una l’organo del santuario di Loreto, immagina che la Vergine si trovi non nell’umile casa nazaretana, ma dentro un sontuoso edificio con volte, archi e colonne dalle forme di una solenne basilica rinascimentale Pittore della fine del secolo XV e degli inizi del secolo XVI, Madonna di Loreto, particolare, Pieve di Corticelle (Brescia). Si noti la collana di coralli con pendagli sul petto del Bambino che benedice a tre dita spiegate, quasi identico a quello dipinto da Piero della Francesca. stanza di stile rinascimentale, con splendida alcova ed elegante caminetto; altrettanto ha fatto il Sansovino (vedi copertina) nell’Annunciazione dello stesso Rivestimento (1518 1522). Era un vezzo del tempo. I due angeli Le raffigurazioni della Madonna di Loreto del secolo XV presentano abitualmente la Madonna sotto un tempietto con due angeli o più ai lati che lo sostengono. Nel dipinto della Madonna di Senigallia i due angeli vengono rappresentati ai lati della Madonna con le mani al petto, in una vigorosa astrazione di segno monumentale. Il pittore interpreta il soggetto con grande libertà. A ogni modo, la presenza dei due angeli si spiega bene con un riferimento alla tradizione iconografica lauretana, che associa gli angeli eretti ai lati alla figura della Madonna con il Bambino al centro. Il Bambino L’elemento più stringente di segno lauretano è costituito dalla figura di Gesù Bambino, per due ragioni. Anzitutto per il gesto benedicente con la mano destra e tre dita spiegate, come si riscontra in numerosi dipinti lauretani del tempo e non solo. Qui il Bambino nella mano destra stringe un fiore. In altri dipinti lauretani IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 109 110 del tempo tiene un uccellino, o un pomo o un altro oggetto, secondo il gusto e l’inventiva dei vari pittori. Raramente tiene il globo sormontato da croce, come sarà nei secoli successivi. Inoltre, un dato inconfondibile dell’iconografia lauretana è la rossa collana di coralli rotondi con un pezzo non lavorato a mo’ di pendaglio sul petto del Bambino. Si trovano esempi identici del genere in alcune raffigurazioni della Madonna di Loreto coeve a questa di Piero: nella nota Traslazione della cattedrale di Atri (TE), attribuita ad Andrea Delitio, documentato dal 1445 al 1473 (E. Amorosi, in L’iconografia della Vergine di Loreto nelCampilio di Spoleto, La Vergine di Loreto sotto un l’arte, Loreto 1995, pp. tempietto con due angeli ai lati e Gesù Bambino che 86-89); in un dipinto atbenedice con tre dita spiegate. Affresco del 1482 esitribuito a Paolo Antonio stente a Spelonca di Arquata del Tronto (AP). De Scazoli, attivo a Cremona negli anni 1475-1506 (Messaggio della Santa Casa, 1988, pp. 204-05); nell’affresco esistente nella Pieve di Corticelle (Brescia), dove il Bambino, benedicente con la mano destra a tre dita spiegate, reca sul collo la collana di coralli rossi con un pendaglio quasi identico a quello dipinto da Piero (Il Messaggio della S. Casa, 2010, pp. 347-48); nell’affresco dell’oratorio di San Rocco a Fiastra (MC), attribuito al Folchetti e databile attorno al 1513; e in qualche altro dipinto. Si tratta quindi di un vero topos iconografico. Forse la collana corrisponde alla descrizione della Madonna con il Bambino in Santa Casa di un inventario del 1469, dove si legge della «piccola immagine della Vergine Maria con il Figlio in braccio con una corona al collo con bottone di perle e cordone d’oro». Si sa che la collana di coralli rossi costituisce un antichissimo simbolo di protezione dei bambini, una specie di portafortuna, il quale però nei dipinti sacri ha avuto sempre il valore di una profezia della passione e morte di Cristo per il colore rosso-sangue (P. Conti, Corriere della Sera, 17 gennaio 2011, p. 31). In conclusione, alla luce della presente ipotesi, ci si troverebbe davanti a una Madonna di Loreto monumentalizzata e idealizzata in una astrazione di vigoroso segno evocativo: la Signora della Casa con il Bambino in braccio, quasi deambulante, con i due angeli oranti ai lati che la accompagnano come due guardie d’onore. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 Monteleone di Spoleto (PG) si trova la chiesa di San Francesco dei minori conventuali, sorta nel secolo XIV su un precedente edificio sacro benedettino. È divisa in due navate che sono separate da pilastri a sostegno di archi. Nella navata destra si ammira un affresco che Ansano Fabbi data al 1533. Rappresenta la Santa Casa con la Madonna e il Bambino sul tetto. Una scritta sottostante, in parte mutila, dichiara il soggetto e il committente dell’affresco: Sancta Maria de Lorete F(ece) f(are) Ser Angelo de Ciascho. Si tratta di una raffigurazione non rara nei primi decenni del secolo XVI, come dimostrano l’unica porta sulla parete lunga della Casa, la sottostante testa di un serafino e la figura ignuda del Bambino con una collana rossa al collo, tutti elementi iconografici caratteristici di raffigurazioni lauretane del genere in quel torno di tempo. L’affresco, mancante nella sezione destra, è stato restaurato negli anni Sessanta del secolo XX e reca i segni di un artista locale, attivo nella Valnerina. Si tratta di una delle numerose e preziose testimonianze del culto mariano-lauretano in territorio umbro, che vanta esemplari molto antichi, come l’affresco nella chiesa di San Francesco a Gubbio. Un affresco lauretano a Monteleone di Spoleto A STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA Ricordo del fotografo Benedetto Trani I l 19 dicembre è morto, all’età di 92 anni, Benedetto Trani, grande fotografo, residente ad Ancona, che ha avuto stretti legami di lavoro con il santuario di Loreto tramite la Congregazione Universale della Santa Casa. Negli anni Cinquanta del secolo XX, padre Angelo d’Anghiari, direttore della Congregazione Universale, commissionò all’esimio fotografo una serie di vedute dell’interno e dell’esterno del santuario che ancora si fanno ammirare per nitore, impostazione e sensibilità. In parte sono state pubblicate in un volume in folio sul Santuario di Loreto del 1957, curato dallo stesso padre Angelo, e riproposte recentemente nel prestigioso volume su Ludovico Seitz e la Cappella Tedesca, pubblicato dalle Edizioni Santa Casa, a cura di M. Apa e G. Santarelli, nel 2008. Quelle foto sono una lucida testimonianza della situazione del santuario in quel periodo e un segno vivo della maestria di un obiettivo, che ha reso mirabilmente l’immagine di un santuario, difficile da cogliere nel suo mistico fascino. Negli anni Settanta dello stesso secolo, il Trani ha ese- guito una serie di foto sulla vita dei cappuccini attivi nel santuario, con scatti immediati che, in vividi riflessi di luce policroma, fissano i vari religiosi o nel confessionale, intenti alla pastorale penitenziale, o nella celebrazione eucaristica o in un mistico raccoglimento. Sono autentici capolavori di arte fotografica, pubblicati con giusta enfasi dalla rivista della Regione Marche alcuni anni or sono. Giancarlo Galeazzi ha dedicato al grande fotografo un puntuale profilo, apparso su questa rivista nell’aprile 2010 (pp. 148-149), individuandone le caratteristiche e gli indiscussi pregi e meriti. Sotto, a sinistra: Benedetto Trani, Un sacerdote cappuccino – p. Settimio Spinaci da Monsano – al termine della santa messa ritorna in sagrestia. Qui sotto: Confessori cappuccini a Loreto. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 111 VITA DEL SANTUARIO Giornata di preghiera dell’Istituto Sacra Famiglia L’ annuale incontro a Loreto dell’Istituto Sacra Famiglia, fondato dal paolino don Stefano Lamera, ha avuto luogo il 23 gennaio con l’adesione di circa mille associati, molti dei quali si sono accostati alla confessione prima di partecipare alla conferenza nella basilica inferiore e poi alla santa messa nella basilica superiore, celebrata dall’arcivescovo Giovanni Tonucci. Nel pomeriggio hanno partecipato all’adorazione eucaristica. Tutto si è svolto con decoro e con profitto spirituale delle numerose famiglie che prendono proprio a modello di vita cristiana la Santa Famiglia di Nazaret. (Foto Montesi) 112 Incontro di preghiera con mons. Giuseppe Betori in preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale I l 26 gennaio, nel contesto della riunione del Consiglio permanente della CEl, svoltosi ad Ancona, sede del Congresso Eucaristico Nazionale (3-11 settembre 2011), a Loreto, nell’Auditorium “Giovanni Paolo II”, alle ore 21.15, ha avuto luogo un incontro di preghiera, con una approfondita riflessione di mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, il quale ha illustrato il seguente tema, proprio del Congresso: «Signore da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana». Numerosi e attenti sono stati i fedeli intervenuti all’incontro. Nell’occasione l’arcivescovo Giovanni Tonucci ha fatto omaggio all’illustre ospite di tre volumi su Loreto, come mostra la foto. (Foto Montesi) IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 VITA DEL SANTUARIO Simposio per penitenzieri I l santuario di Loreto è noto, oltre al resto, come santuario della riconciliazione per gli innumerevoli pellegrini che ivi si accostano al sacramento della penitenza in ogni giorno dell’anno, soprattutto nelle domeniche e nelle festività. Per questo la Delegazione Pontificia, con il patrocinio della Penitenzieria Apostolica, ha pensato bene di promuovere un simposio di formazione e di aggiorna- mento per i penitenzieri della basilica, aperto a tutti i sacerdoti di ogni parte d’Italia. Il tema del simposio di quest’anno, svoltosi nei giorni 24-25 gennaio, è stato il seguente: «Il sacramento della riconciliazione di fronte alle problematiche del matrimonio». Ha introdotto i lavori l’arcivescovo Giovanni Tonucci e hanno tenuto le relazioni mons. Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria Apostolica, che ha svolto il tema sulle «Problematiche di indole matrimoniale che interpellano la Penitenzieria»; padre Maurizio Faggioni, ordinario di teologia morale presso l’Alfonsianum e prelato consigliere della Penitenzieria Apostolica, che ha parlato su «La vita familiare tra inizio e fine dell’esistenza: problematiche emergenti»; padre Sabino Majorano, ordinario di teologia morale presso l’Alfonsianum, che ha trattato l’argomento «Da un’etica individualistica a un’etica della responsabilità nel contesto della vita matrimoniale»; e don Mario Sodi, ordinario di sacramentaria presso l’Università Salesiana e presidente della Pontificia Accademia di Teologia, che ha illustrato il seguente argomento: «Dal rito del matrimonio alla spiritualità coniugale: tra temi e sfide, dalla celebrazione alla vita». Notevole è stata la partecipazione dei sacerdoti, che hanno animato il simposio con pertinenti dibattiti. Nella foto in alto, da destra a sinistra: mons. Girotti, mons. Tonucci e don Sodi. (Foto Montesi) l 22 gennaio ha avuto luogo a Loreto l’incontro annuale dei giornalisti cat- IFrancesco tolici delle Marche, in prossimità della ricorrenza della festa del patrono san Incontro de Sales. Dopo aver partecipato alla messa celebrata dall’arcivescodei giornalisti vo Giovanni Tonucci, i giornalisti si sono riuniti nella Sala Paolo VI per un dibattito riguardante la loro attività e le relative problematiche. Vincenzo Varagona, giornalista Rai, ha guidato l’incontro, al quale ha partecipato, tra gli alcattolici tri, Giannetto Rossetti, presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche. delle Marche Nella foto, da sinistra a destra: Francesca Cipolloni, Carlo Camoranesi, Vincenzo Varagona e Franco Maresca dell’UCSI nazionale. (Foto Montesi) 113 VITA DEL SANTUARIO Concerto di presentazione del primo disco della «Collana Centro Studi Lauretani» I 114 l 14 gennaio, nella basilica di Loreto, alle ore 21.30, ha avuto luogo un concerto per presentare il primo disco della «Collana Centro Studi Lauretani», un progetto scaturito dalla collaborazione tra la casa discografica «Tactus» di Bologna e il medesimo Centro. Il disco, intitolato «Richard Wagner - Organ trascriptions», è dedicato alle virtuosistiche trascrizioni per organo di notissime pagine wagneriane, firmate da Edwin Lamare. L’incisione, effettuata sul grande organo «Mascioni» della basilica lauretana dal m° Giulio Mercati, costituisce il primo frutto di collaborazione tra l’importante casa discografica e il Centro Studi, che attende alla promozione culturale della Delegazione Pontificia. Ha partecipato alla manifestazione la Cappella della Santa Casa, diretta dal m° p. Giuliano Viabile, la quale ha magistralmente eseguito scelti brani. Il disco ha inaugurato la «Collana» del Centro Studi, che ogni anno proporrà una nuova incisione, sempre legata alla spiritualità e alla storia musicale del santuario. La seconda incisione riguarderà l’opera di Giovanni Tebaldini, maestro della Cappella di Loreto dal 1902 al 1925. Il primo disco su Wagner può essere richiesto anche alla Congregazione Universale. Nella foto: l’organista Giulio Mercati con la Cappella della Santa Casa di Loreto. (Foto Montesi) Festa di sant’Antonio abate a tradizionale festa di sant’Antonio abate, protettore degli animali domestici, è stata celebrata quest’anno il 16 gennaio. Dopo la messa delle ore 11.00 l’arcivescovo Tonucci, dal sagrato della basilica, ha impartito la benedizione agli animali presenti, portati dai loro padroni, invocando su tutti la protezione del santo. Facevano un bella scena e piacevole musica lo scodinzolare, il miagolio, l’abbaio e il brusio dei vari animali. (Foto Montesi) L IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 VITA DEL SANTUARIO Ciclo di conferenze sui problemi della famiglia ella Sala Paolo VI del santuario di Loreto si è tenuto un ciclo di conferenze, promosso dall’Editrice «Controvento» e dalla Delegazione Pontificia, dal titolo: «La famiglia, trampolino di lancio verso la vita». Le conferenze si sono svolte di sabato, alle ore 17, secondo il seguente programma: 15 gennaio: «Abusi sui minori»; 29 gennaio: «Difficoltà nelle relazioni»; 12 febbraio: «Problematiche dell’adolescenza»; 26 febbraio: «Il valore della vita vince sulla morte»; 12 marzo: «Recuperare i valori?... Si può attraverso gli affetti e la famiglia». Hanno tenuto le relazioni Alfredo Canavaro, psichiatra, autore del libro «Quando volano i cormorani», Stefania Giglio, psicologa, Vincenzo N (Foto Montesi) Oliveri, giornalista, Francesco Segi, psichiatra, Piernicola Silvis, vice questore di Macerata, e p. Stefano Vita, vicario generale della Delegazione Pontificia. Ha moderato gli incontri Benedetta Grendene. Ha partecipato l’arcivescovo Giovanni Tonucci con alcune autorità comu- nali. Sono intervenuti Piernicola Silvis (15 gennaio), Cinzia Ricci (29 gennaio), A. Maria Ragaini (29 gennaio e 26 febbraio), Marta Migliosi (12 febbraio), Pina Pezzullo (26 febbraio) e Luciana Gioacchini (12 marzo). La foto si riferisce al primo incontro del 15 gennaio. La Santa Casa Lcristiana che, nella Santa Famiglia di Nazaret, ivi vissuta, trova un modello di vita e una protezione. Anche per questo molti chiedono di celebrare il loro matrimonio nel santuario. Prima del Concilio Vaticano II i riti matrimoniali a santuario Loreto erano numerosi. In qualche sabato vi si celebravano fino a 25 matrimoni. della famiglia Oggi sono più rari, ma più preparati. Segnaliamo, a mo’ di esempio di un fenoa Santa Casa è stata sempre indicata dai papi come santuario della famiglia meno religioso interessante, il matrimonio di Claudia Morelli - figlia di Franca Vergari, nostra impiegata nella Congregazione Universale - con Michele Barchiesi, celebrato il 31 dicembre nella Cripta del Crocifisso. Ha presieduto la cerimonia mons. Decio Cipolloni e ha concelebrato p. Marcello Montanari, già segretario della Congregazione Universale. (Foto Montesi) 115 NOTIZIE FLASH La battaglia di Castelfidardo doveva denominarsi battaglia di Loreto 116 Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia si moltiplicano gli studi sui vari avvenimenti, anche bellici, che portarono a quell’importante traguardo storico. Dopo lo scontro del 18 settembre 1860 tra le truppe pontificie, guidate dal generale Lamoriciére, e quelle piemontesi, capeggiate dal generale Cialdini, svoltosi nelle campagne di Castelfidardo, non lontano da Loreto - da dove si era mosso l’esercito pontificio - dovendosi dare una denominazione alla battaglia, il primo ministro Cavour si sentì proporre il nome di Loreto, noto in tutto il mondo cattolico per il suo celebre santuario, il quale, quindi, meglio avrebbe messo in risalto il significato laico della vittoria contro il potere temporale del papato. Gli storici però sottolineano che Cavour, per evitare inutili rimostranze da parte degli Stati cattolici, che consideravano quella conquista militare un’ingiusta aggressione, optò per il nome del poco noto centro abitato di Castelfidardo. Un servizio sul santuario di Loreto alla Rai Nella rubrica Mattina in famiglia di Rai 1, il 2 gennaio è andato in onda un servizio sul santuario della Santa Casa, attraverso raccordi anche con il santuario di Lourdes, in riferimento ai pellegrinaggi dei malati trasportati dall’Unitalsi. È stata rievocata la traslazione della Santa Casa insieme con alcuni fatti salienti della storia del santuario. Motoraduno nazionale Il 2 gennaio un gran numero di motociclisti si sono dati appuntamento a Loreto e, dopo aver partecipato alla santa messa celebrata dall’arcivescovo Giovanni Tonucci, hanno ricevuto dallo stesso la benedizione in Piazza della Madonna, gremita di moto di ogni cilindrata e tipo che, al termine, tra l’assordante rombo dei motori, sono sfilate per le vie del centro storico. Da Mosca laurea «Honoris causa» all’arcivescovo Capovilla Ai primi di gennaio è stata diffusa la notizia del conferimento di una laurea Honoris causa all’arcivescovo Loris F. Capovilla, già segretario particolare di Giovanni XXIII e per 17 anni delegato pontificio e prelato di Loreto. Il conferimento è venuto dall’Istituto Europeo delIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 l’Accademia Russa delle Scienze. La decisione del prestigioso riconoscimento si deve al direttore dell’Istituto, Nikolai Shmeliov - già consigliere del presidente Mikhail Gorbaciov - che l’ha resa nota attraverso Antoly Krasikov, direttore del Centro Studi Socio-religiosi del medesimo Istituto. La laurea è stata conferita all’arcivescovo Capovilla «in riconoscimento del suo apporto personale allo studio dell’eredità spirituale» di Giovanni XXIII, «protagonista della storia del Novecento, promotore del dialogo delle religioni nel mondo contemporaneo, grande operatore di pace». Missione mariano-lauretana nella diocesi di Bologna Nei giorni 11-26 gennaio si è tenuta nella parrocchia di San Paolo a Ravone (BO) una missione mariana con la statua della Madonna di Loreto prelevata dal santuario della Santa Casa. Successivamente la statua è stata consegnata alla parrocchia di San Venanzio di Galliera (BO) per un’altra missione mariana che si è tenuta nei giorni 6-13 febbraio. Loreto alla mostra su Melozzo allestita a Forlì I mass media hanno dato grande risalto a una mostra allestita nei Musei Civici di San Domenico a Forlì dalla Fondazione Cassa di Risparmio del luogo, dedicata al pittore Melozzo degli Ambrogi, detto da Forlì (1438-1494). Vi sono state esposte le sue principali opere, insieme con quelle di grandi artisti a lui contemporanei, come Piero della Francesca, Mantegna e Raffaello. È noto che Melozzo ha affrescato tra il 1478 e il 1482 la Sagrestia di San Marco nella basilica di Loreto, uno straordinario ciclo pittorico incompiuto della pittura del Quattrocento, con angeli recanti i simboli della Passione e profeti recanti scritte allusive allo stesso mistero nella volta, e con l’unica scena eseguita nelle pareti verticali raffigurante l’Ingresso di Gesù a Gerusalemme. Nella mostra questo ciclo pittorico - definito da Marco Germinati «un capolavoro di sapienza prospettica e di bellezza ideale» (Il Sole 24 Ore, 16 gennaio 2011) - è stato reso presente virtualmente. Infatti, la società «Rinnova» ha realizzato la ricostruzione in 3D della Sagrestia di San Marco. Servendosi di una stereoscopia 3D e attraverso occhialini polarizzati, «Rinnova» ha reso possibile la visione ingrandita della volta. Seminario a Loreto su sport e religione Nei giorni 15-16 gennaio si è tenuto a Loreto, nel Centro di Montorso, un seminario sul seguente argomento: «Sport, Carità, Eucaristia – Il cristianesimo come motore di sviluppo per lo sport». Il seminario, promosso in preparazione del Congresso Eucaristico Nazionale che si terrà ad Ancona dal 3 all’11 settembre prossimo, è stato organizzato dalla Commissione regionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Marchigiana, con il patrocinio del rispettivo Ufficio nazionale della CEI. Verso la Giornata Mondiale della Gioventù Dal 16 al 21 agosto prossimo si terrà a Madrid la Giornata Mondiale della Gioventù, alla quale parteciperà Benedetto XVI. L’incontro sarà preceduto da un devoto trasporto da Loreto a Madrid della statua della Vergine Lauretana, che nel 2010 è stata utilizzata per una peregrinazione in tutte le diocesi delle Marche. La statua partirà da Loreto per Assisi il 7 agosto ed effettuerà le seguenti tappe: Arezzo, Firenze, Viareggio, Genova, Barcellona, Saragozza, Toledo, dove avrà luogo il rito di un gemellaggio, e Madrid, dove giungerà il 17 agosto. Guiderà questo speciale pellegrinaggio di 250 giovani mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo di Loreto, il quale a Madrid farà dono della statua lauretana alla Giornata Mondiale della Gioventù a nome dei giovani d’Italia. Una guida del santuario di Loreto per non vedenti Il Museo Omero di Ancona, che si occupa di problemi dei non vedenti, in collaborazione con le Edizioni Santa Casa, tramite Andrea Socrati, artista e docente presso lo stesso Museo, ha approntato una guida del santuario di Loreto destinata ai non vedenti. Nella copertina è stata riprodotta un’antica xilografia della Traslazione della Santa Casa che il non vedente può percepire tattilmente. La guida si può richiedere anche alla Congregazione Universale della Santa Casa. Pubblicati gli «Scritti Minori» del professore Bolognini Nel 2003 questa rivista segnalava una corposa pubblicazione del professore universitario Franco Bolognini, dal titolo: Itinerarium cordis. Scritti Minori. Ultimamente (2010) sono stati pubblicati il volume II e III, con il medesimo titolo, di più ridotte dimensioni. Si tratta di una copiosa serie di studi di diritto, principalmente canonico, già pubblicati o inediti, che caratterizzano l’intensa attività scientifica dell’insigne docente. Il titolo vuole mettere in risalto il sentimento intimo e gli ideali alti, ai quali sempre l’autore si è ispirato nella ricerca e nell’insegnamento universitario. I volumi sono stati pubblicati da Giuffrè Editore (Via Busto Arsizio, 40 - 20151 Milano). Veglie missionarie a Loreto l Segretariato delle Missioni Estere dei Frati Cappuccini delle Marche organizza nel santuario di Loreto, ogni terzo venerdì del mese, alle ore 21.00, una veglia di preghiera e di riflessione intonata al tema missionario. Per i prossimi mesi si avrà questa successione: 18 marzo, 15 aprile, 20 maggio, 17 giugno, 21 ottobre, 18 novembre. I IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 117 PUBBLICAZIONI promosse dalla Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa di Loreto - c.c.p. 311605 - Tel. 071970104 GUIDE E TESTI SPIRITUALI G. SANTARELLI, Loreto - Guida storica e artistica, Ancona 1996, edizioni italiana, spagnola, inglese, francese, tedesca e portoghese; € 5,00. G. SANTARELLI, Guida illustrata in polacco, 1992, € 10,00. G. SANTARELLI, Loreto nella storia e nell’arte (formato grande), Ancona 1997, edizioni italiana, spagnola, inglese, francese, tedesca e portoghese; € 10,00. G. SANTARELLI, L’arte a Loreto, edizioni Aniballi, Ancona, 2ª edizione 2005, pp. 406, ill. a colori 375; in brossura € 46,50. I prezzi indicati non comprendono la spedizione postale Il Santuario di Loreto nella parola di Giovanni Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger ora Benedetto XVI, pp. 288, foto a colori 140, copertina cartonata, € 19,00. G. SANTARELLI, Gli affreschi della Sala del Pomarancio a Loreto, Loreto 2010, pp. 102, € 20,00. S. VITA, Il Sacerdote alla scuola di Maria, Quaderni de «Il Messaggio», n° 3, pp. 36, ill. a colori 15, € 5,00. Edizioni Santa Casa - serie di studi e testi AA.VV., La Congregazione Universale della S. Casa - Atti del convegno per il centenario, Loreto 1985, pp. 355, € 10,35. N. MONELLI - G. SANTARELLI, Le Fortificazioni di Loreto, pp. 150, ill. 50, € 15,00. G. SANTARELLI, Tradizioni e Leggende Lauretane, Loreto 1990, pp. 190, illustrazioni 45, € 6,00. AA.VV., I pellegrini alla Santa Casa di Loreto - Indagine socio-religiosa, 1992 pp. 268, € 9,30. G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto, 4ª ediz., Loreto 2006, pp. 505, illustrazioni 111, € 12,00. M. E. PATRIZI, Il mistero della Sacra Sindone, Quaderni de «Il Messaggio», n° 1, pp. 56, ill. a colori 40, € 4,00. N. MONELLI, La S. Casa a Loreto - La S. Casa a Nazareth, 2ª ediz., Loreto 1997, pp. 205, € 10,35. S. VITA, In cammino con Maria per incontrare Gesù, pp. 104, ill. a colori 22, € 5,00. G. SANTARELLI, I graffiti nella Santa Casa di Loreto, Loreto 1998, pp. 121, fotocolors 66, € 12,20. PUBBLICAZIONI VARIE N. ALFIERI - E. FORLANI - F. GRIMALDI, Contributi archeologici per la storia della S. Casa, Loreto 1977, pp. 69, tavole 25, € 2,60. V. SALVOLDI, La Madonna del sì. Lodi a Maria e arte in suo onore, Loreto 2010, pp. 224, € 18,00. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 LUCA DA MONTERADO, Mons. Tommaso Gallucci, Loreto 1997, pp. 238, € 12,00. Ludovico Seitz e la Cappella Tedesca a Loreto, Loreto 2008, pp. 470, illustrazioni a colori 331, € 50,00. G. SANTARELLI, Personaggi d’autorità a Loreto, Loreto 2010, pp. 240, € 35,00. N. MONELLI - G. SANTARELLI, La Basilica di Loreto e la sua reliquia, Loreto 1999, pp. 195, illustrazioni 54, € 12,90. STAMPE DEVOZIONALI Novena alla Madonna di Loreto - € 1,00, edizioni italiano, tedesco, inglese, portoghese e polacco. N. MONELLI, Architettore e architetture per la S. Casa di Loreto, Loreto 2001, pp. 160, illustrazioni 47, € 9,00. N. MONELLI, Prime architetture picene per la Camera di Maria a Loreto, pp. 125, illustrazioni 44, € 15,00. M. RANUCCI - M. TENENTI, Sei riproduzioni della S. Casa in Italia, Loreto 2003, pp. 232, illustrazioni 212, € 15,00. M. MONTANARI - A. SCHIAROLI, Santi e Beati a Loreto, Loreto 2005, pp. 492, con numerose illustrazioni, € 9,00. G. SANTARELLI, Loreto Santuario della Santa Casa - Guida spirituale - € 1,00, edizioni italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese, polacco, olandese, ceko, croato, ungherese, rumeno, slovacco, russo, giapponese, cinese, coreano, bulgaro, sloveno, esperanto, arabo. Immaginetta con coroncina - € 2,90. N. MONELLI - G. SANTARELLI, L’altare degli apostoli nella Santa Casa di Loreto, Loreto 2006, pp. 77, illustrazioni 35, € 6,50. G. SANTARELLI, Le origini del Cristianesimo nelle Marche, Loreto 2009, 2a ediz., pp. 430, illustrazioni 39, € 20,00. Immaginetta con medaglietta - € 0,60. Pagelline con preghiere varie - € 0,10. SOUVENIR E VIDEO Pagelline con rosario e con preghiere lauretane - € 0,20. Albumino con vedute di Loreto - € 2,00. Santini con preghiere lauretane. Audiocassetta “Canti lauretani” (con libretto) - € 5,20. Dvd “Loreto - Fede Storia Arte” - € 11,00. B. ANSELMI, G. VIABILE, Salmi Responsoriali, Anno B e C, pp. 120 € 25,00 cadauno. € 0,10 € 0,25 Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La Redazione, nella persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazioni saranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pubblicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali dati potranno essere esercitati i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2011 CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità: • Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Madonna e la sua Santa • • Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’Annunciazione e l’Incarnazione; Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari; Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita della S. Famiglia, le feste della Madonna. L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (Messe Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre). NORME PER L’ISCRIZIONE • Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione. • La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre. • Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente. • Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie Lauretane. • La quota d’iscrizione è di € 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di € 16,00 (per l’iscrizione di più persone o di una famiglia). La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita del santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni sulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’invio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo: DELEGAZIONE PONTIFICIA - CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA 60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.97.01.04 - Fax 071.97.47.176 - C.C.P. n. 311605 MESSE PERPETUE Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa. Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue: cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8. Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta € 10,00) Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta € 16,00) Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a: Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN) oppure tramite bonifico bancario: Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3A • • Chi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite lettera, fax o e-mail per consentire una risposta. Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]