News > Italia > Politica - Lunedì 23 Gennaio 2012, 18:38
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"La protesta si..."
I Forconi in tutta italia
Confermato lo stop degli autotrasportatori fino a venerdì. I leader del movimento siciliano e di
quello calabrese si dicono decisi nel portare avanti la rivolta "
Silvia Aurino
Dopo la Calabria, nelle ultime ore situazioni di disagio si sono verificate anche in
Campania, Puglia, Lazio ed alcune regioni del Nord. Gli autotrasportatori hanno bloccato da
questa mattina la tangenziale di Torino e l’ingresso dell’autostrada A4 Torino-Milano.
Incolonnamenti di mezzi pesanti sono stati registrati anche sull’autostrada A4 in direzione
Milano, sulla A3 Napoli-Salerno e sull’A1 all’altezza del Lazio. Nella maggior parte dei casi i
manifestanti si sono radunati nei pressi dei caselli o delle entrare autostradali, lasciando
passare esclusivamente gli automobilisti. Molti gli svincoli presidiati in queste ore dalla Polizia
stradale, impegnata nel monitoraggio dei mezzi pesanti.
L’adesione al blocco nazionale dell’autotrasporto si sta dunque rivelando più diffusa del
previsto. Il Ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha dichiarato in mattinata che il
Governo segue con attenzione le mobilitazioni. Facile pensare che a preoccupare Monti e la
sua squadra non sia soltanto il fattore economico, ma anche quello di ordine pubblico. Se la
Coldiretti ha sottolineato che uno sciopero ad oltranza dei mezzi pesanti, come già avvenuto in
Sicilia, potrebbe portare a gravi danni per le aziende, per il commercio e per i consumatori,
dall’altra parte la mobilitazione sta assumendo sempre più la forma di una rivolta sociale.
A partecipare alle proteste infatti non sono soltanto autotrasportatori, ma anche altre categorie
professionali, disoccupati, studenti, associazioni di volontariato. Gli organizzatori sottolineano
che la mobilitazione è il frutto di un malessere diffuso, indipendente da ogni colore
politico. Allo stesso tempo respingono le accuse di appartenenza a movimenti di estrema
destra e quelle di infiltrazioni criminali all’interno delle proteste che pure sono state loro
rivolte da più parti. Difficile prevedere che sviluppo avrà questo movimento di protesta, specie
in relazione alla crisi economica che sta mettendo in ginocchio parecchie categorie. Le decisioni
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Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale reperibile al link http://www.lindro.it/politica/2012-01-23/6127-i-forconi-in-tutta-italia
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
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dell’esecutivo Monti in materia di tassazioni e liberalizzazioni potrebbero costituire la goccia
che fa traboccare il vaso italiano, a quanto pare pieno quasi fino all’orlo.
Intanto gli autotrasportatori continuano sulla linea della protesta dura, seguiti, a detta dei
leaders dei movimenti che inneggiano al forcone come simbolo di libertà, da una buona fetta
della cittadinanza, stanca di una classe politica che non ascolta le istanze della gente. Per
sapere come la mobilitazione andrà avanti, bisogna attendere il 25 gennaio, giorno in cui il
Presidente siciliano Lombardo incontrerà Mario Monti a Roma. Dalla Sicilia è partita la
rivolta e sempre dalla Sicilia potrebbe partire anche la decisione di far convergere i
movimenti di protesta verso la capitale.
Per capire che aspettative ci sono circa l’incontro di mercoledì prossimo a Roma e più in
generale che direzione possa prendere la mobilitazione, abbiamo ascoltato il leader del
movimento dei forconi di Sicilia, Martino Morsello ( fautore della 'linea dura' per la
protesta ad oltranza, espulso dal movimento poche ore fa), e uno dei principali esponenti
del gruppo dei forconi calabresi, Umberto Mellino.
Morsello, qual è la attualmente la situazione in Sicilia?
In Sicilia sono ancora presenti tutti i presidi, la situazione però è sotto controllo perché i presidi
sono tenuti da persone che portano avanti una protesta intelligente che non impedisce ai mezzi
di circolare. Una parte del movimento capeggiata da me sta insistendo nei presidi in maniera
democratica. Un’altra parte sta trattando col governo regionale e con l’Assemblea, per definire
delle proposte da portare al Presidente Monti. In ogni caso aspettiamo il 25 gennaio per capire
cosa dobbiamo fare.
Quindi è vero che si è creata una spaccatura interna al vostro movimento?
In effetti si sono create queste due anime ma quello che ci accomuna è il forcone, simbolo della
libertà, che ogni donna ed uomo deve imbracciare per cacciare questa classe politica
vergognosa. Anche se la gente ha sofferto e continua a soffrire, ha ancora voglia di partecipare
alla protesta. Qualora la gente ci dicesse che non condivide più la protesta saremmo noi stessi
a fare un passo indietro. Per adesso però anche cittadini del nord Italia o di altri paesi europei ci
telefonano per esprimerci la loro solidarietà. Siccome la Sicilia è stata sempre la patria delle
rivolte parecchi osservatori stanno guardando alla Sicilia per capire se il movimento può
diffondersi anche ad un livello più ampio.
Che cosa vi aspettate dall’incontro di mercoledì tra Monti e Lombardo?
Io personalmente non mi aspetto niente da questo incontro, lo ritengo inutile. È semplicemente
una strategia di Lombardo per spostare i riflettori dalla Sicilia a Roma. D’altra parte è la classe
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politica che ha mandato in rovina la Sicilia. Noi facciamo battaglie contro il governo, contro la
classe politica e per i diritti dei lavoratori.
Quali richieste concrete avanzate?
Innanzitutto per quanto riguarda l’agricoltura i quattro mila miliardi della comunità europea
devono essere messi a disposizione delle comunità agricole che sono tutte fallite. Poi
chiediamo la defiscalizzazione, vogliamo pagare il gasolio e la benzina tanto quanto si paga in
Valle d’Aosta e Friuli Venezia-Giulia, perché abbiamo grosse difficoltà per i costi di trasporto.
Per quanto riguarda l’energia elettrica bisogna pagarla tanto quanto si paga Francia. Non
stanno facendo nessuna liberalizzazione, è solo una guerra tra poveri. Perché non liberalizzano
l’energia elettrica così la compriamo direttamente in Francia? Liberalizzano solo ciò che
interessa alla classe politica o a determinate categorie.
Se dopo l’incontro di mercoledì nulla dovesse accadere, che cosa farete? Sposterete la
protesta nella capitale?
Il nostro obiettivo non è necessariamente arrivare a Roma. L’obiettivo primario è fare in modo
che la gente sia libera, esprima le proprie esigenze e mandi a casa questa classe politica.
Passiamo invece al movimento calabrese. Mellino, qual è la situazione nella vostra
regione?
La Calabria è ferma. Il movimento dei forconi ha bloccato l’intera regione. Il blocco è totale,
abbiamo lasciato solo lo spazio per i mezzi di soccorso e d’emergenza, per i disabili e per chi
deve recarsi in ospedale, tutto il resto è fermo.
?Il vostro movimento segue la stessa linea d’azione dei forconi siciliani?
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Il modo d’agire è lo stesso, ma le rivendicazioni sono quelle della Calabria. La nostra
situazione è per certi versi ancora peggiore di quella siciliana. Abbiamo giovani disoccupati,
artigiani che non riescono più a trovare lavoro, disabili a cui vogliono togliere i diritti che hanno
ottenuto. La protesta in Calabria è molto più ampia, perché tutta la popolazione si è sollevata.
Ci sono tutte le categorie, piccola e grande pesca, artigianato, comparto agricolo, autotrasporto,
associazioni di volontariato. Il nostro obiettivo è andare tutti insieme a Roma e cambiare il
sistema. Possono fare tutti gli incontri che vogliono ma se le condizioni non vengono accettate,
tutti noi, insieme ai fratelli siciliani, campani e di altre regioni arriveremo a Roma in massa. Noi
siamo qui a dimostrare che il popolo calabrese è vivo e partecipa a testa alta a quello che sta
succedendo in Italia.
Quali sono le richieste che avanzate da un punto di vista economico e politico?
Su tutte le proposte che avanziamo una delle principali è il ritorno alla moneta nazionale.
Questo ci permetterebbe in un colpo solo di eliminare il debito pubblico che loro hanno creato,
non noi che siamo il tessuto produttivo del Paese. Poi chiediamo di abolire tutte le tassazioni
inique che ci sono per quanto riguarda il comparto degli autotrasportatori e l’Imu sui terreni
coltivati. Troviamo scandaloso anche il fatto che venga imposto agli anziani di aprire un conto
corrente, un libretto postale. Per noi questo può significare reato di circonvenzione d’incapaci
perpetuato dal governo. La loro economia non guarda alle esigenze del popolo, come deve fare
un padre di famiglia. Noi siamo lo Stato, non loro. Loro sono arrivati lì e non si sa chi li abbia
messi al governo. Si comportano esattamente come quelli che li hanno preceduti, cioè come
profittatori, affaristi privati, massoni. Noi auspichiamo che questa gente capisca finalmente che
l’Italia è viva e che il popolo ha la sovranità. Noi siamo quelli che sostengono l’economia
reale. Abbiamo un programma preciso per risollevare la Calabria. Vogliamo innanzitutto
lavorare, essere dei padri di famiglia che mantengono i figli dignitosamente e pagando le tasse,
ma in maniera equa. Abbiamo sempre pagato le tasse, ma ora non ce la facciamo più. Siamo
tutti nella stessa barca e tutti stiamo remando verso Roma per rivendicare i nostri diritti.
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