MODULO 2: ELEMENTI DI ECONOMIA AZIENDALE 7. L’azienda finalità, natura, classificazioni Corso di Laurea in Biotecnologie – Sede di Fano Insegnamento: Elementi di Economia Aziendale Prof. Del Baldo Mara [email protected] Dipartimento di Economia, Società, Politica Facoltà Economia - Urbino L’AZIENDA UN ISTITUTO: organismo composto da sistemi coordinati e complementari di persone (organizzazione), beni (patrimonio) e operazioni (gestione) ECONOMICO: si prendono decisioni per adattare mezzi scarsi a fini molteplici DURATURO: l’azienda sopravvive oltre la vita fisica delle persone e dei beni CHE PRODUCE BENI E SERVIZI: crea utilità per la soddisfazione dei bisogni umani Attraverso la trasformazione fisica beni e la produzione di servizi destinati alla vendita (aziende industriali e di servizi) Attraverso il trasferimento dei beni nel tempo e nello spazio (azienda mercantile) a.a 2010/2011 2 Bisogni umani e attività economica Reciproci condizionamenti Nessi consequenziali BISOGNI UMANI PROCACCIAMENTO DI BENI ECONOMICI BENI ECONOMICI ATTIVITA’ DI CONSUMO ATTIVITA’ CREATIVA PRODUZIONE DI BENI ECONOMICI ATTIVITA’ ECONOMICA Attività umana finalizzata al soddisfacimento dei bisogni richiedenti consumo, e quindi produzione, di beni economici La gestione d’azienda deve tenere conto sia dei bisogni espressi dai soggetti inseriti nell’organizzazione (personale) che dei bisogni espressi dagli utilizzatori dei prodotti realizzati (clientela) Impostazione del comportamento aziendale Comportamenti irrazionali e meccanismi ingannatori (aggressività diretta o dislocata, compensazione, razionalizzazione) 3 a.a 2010/2011 LA SCALA GERARCHICA DEI BISOGNI DI ABRAM MASLOW Importanza dello studio dei bisogni per comprendere i fini alla base dei comportamenti umani AUTOREALIZAZZIONE STIMA DEGLI ALTRI STIMA DI SE’ capacità di svilupparsi autonomamente status, prestigio, potere SOCIALI conoscenza, successo, indipendenza appartenenza al gruppo Bisogni in tensione a.a 2010/2011 SICUREZZA protezione vita fisica FISIOLOGICI bere, mangiare Bisogni ragionevolmente soddisfatti 4 L’Economia Aziendale ha per oggetto l’azienda Studio dell’ ATTIVITA’ ECONOMICA svolta dalle aziende tre sotto-sistemi principali: Un sistema di PERSONE (ORGANIZZAZIONE) Un sistema di BENI (PATRIMONIO/CAPITALE) Un sistema di OPERAZIONI (GESTIONE) L’AZIENDA: DIFFERENTI TEORIE INTERPRETATIVE LA TEORIA ORGANICISTICA LA TEORIA CONTRATTUALISTICA LA TEORIA SISTEMICA L’azienda è vista, rappresentata, studiata come essere vivente L’azienda è vista, rappresentata, studiata come insieme di contratti L’azienda è vista, rappresentata, studiata come insieme di elementi interrelati e coordinati verso il raggiungimento di un medesimo risultato (Von Bertalanffy,’40; Bertini, 1990) a.a 2010/2011 5 LA TEORIA SISTEMICA APERTO DINAMICO COMPLESSO PROBABILISITICO (non deterministico) FINALIZZATO L’azienda è un sistema: Interazioni con l’esterno e con l’interno: Interazione dinamica di parti (sistema sociale) Omeostasi: attitudine a mantenere condizioni di equilibrio dinamico Processi e Strutture (“statiche” nel breve, dinamiche nel tempo e nello spazio Molteplicità degli elementi che lo compongono Molteplicità delle relazioni tra gli elementi (sub-sistemi del sistema azienda) Il valore del sistema è > del valore della somma degli elementi La gestione si basa su ipotesi esterne ed interne di funzionamento e sulla correlata fissazione di obiettivi. Il sistema aziendale è sottoposto a rischi particolari e generali Perseguimento dell’equilibrio economico a valere nel tempo (Giannessi E.) a.a 2010/2011 6 RELAZIONI TRA AZIENDA E MERCATI MERCATO DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA MERCATO DELLE VENDITE STATO ENTI PUBBLICI MERCATO DEI CAPITALI AZIENDA MERCATO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI MERCATO DEL LAVORO a.a 2010/2011 7 La scomposizione del sistema ambiente, quindi, può condurre all’individuazione di sub-sistemi che interagiscono con l’azienda: 1. i mercati (dei capitali, dei fattori produttivi, di sbocco) 2. la scienza e il progresso tecnologico; 3. l’ambiente sociale. Tale sub-sistema stimola l’azienda ad adottare tecniche produttive sempre più avanzate ed innovative per accrescere la competitività sul mercato. Tale sub-sistema condiziona l’azienda in base al regime politico, all’ordinamento giuridico e alla condizione socio-economica del paese all’interno del quale è collocata. a.a 2010/2011 8 Principali categorie di soggetti legati all’AZIENDA Fornitori Organi politici Sindacati Dipendenti Finanziatori Azienda Consumatori Amministrazione finanziaria Clienti a.a 2010/2011 9 DEFINIZIONE E CONCETTO DI AZIENDA Enfasi sull’aspetto oggettivo Definizione giuridica (art. 2555 c.c.): “L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa” Definizione parziale e derivata Definizione di IMPRESA tratta dalla nozione di IMPRENDITORE (art. 2082 c.c.): “E’ imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi” Enfasi sull’aspetto soggettivo La dottrina aziendalistica ha evidenziato differenti che caratterizzano l’azienda: Aspetti strutturali (persone e beni) Aspetti dinamici (operazioni aziendali) Aspetti strutturali e dinamici (entrambi) a.a 2010/2011 10 IL SISTEMA DELLE PERSONE (ORGANIZZAZIONE) tre sotto-sistemi del sistema azienda Un sistema di PERSONE (ORGANIZZAZIONE) Un sistema di BENI (PATRIMONIO/CAPITALE) Un sistema di OPERAZIONI (GESTIONE) L’ORGANIZZAZIONE è un sistema coordinato di persone che si prefigge dir aggiungere un più razionale impiego del lavoro umano in relazione agli obiettivi aziendali. Essa si realizza attraverso • SUDDIVISIONE e SPECIALIZZAZIONE delle attività; • COORDINAZIONE delle attività in un sistema integrato di obiettivi, poteri e responsabilità Fasi del Processo organizzativo definizione degli obiettivi e delle funzioni da svolgere, per raggiungere gli obiettivi programmati scomposizione/ricomposizione delle funzioni da svolgere per creare ruoli da assegnare alle persone specificazione per ogni ruolo dei compiti e delle responsabilità definizione delle linee di influenza AUTORITARIO e NON AUTORITARIA per indirizzare le persone definizione delle PROCEDURE operative (modalità di funzionamento delle funzioni) a.a 2010/2011 11 criteri di divisione del lavoro tra le persone, presenti all’interno dell’azienda delibera degli organi, delle funzioni e delle relazioni o linee di influenza tra gli organi definizione della struttura organizzativa cioè l’insieme dei ruoli (o comportamenti attesi) e delle linee di influenza Gli organi aziendali possono essere suddivisi su tre livelli: organo volitivo soggetto che prende le decisioni aziendali e definisce le linee strategiche da seguire organo direttivo traduce in direttive operative le linee strategiche dettate dell’organo volitivo organo esecutivo è composto da tutti coloro che, materialmente, eseguono quanto definito dall’organo direttivo a.a 2010/2011 12 Ogni organo svolge una determinata funzione, all’interno della quale vi saranno differenti ruoli e compiti assegnati alle persone. Come creare una struttura organizzativa efficiente? è necessario stabilire le relazioni, che collegano i diversi organi, per definire con chiarezza come e con chi comunicare all’interno del proprio reparto, della propria funzione e dell’intera azienda. SCOMPOSIZIONE E RICOMPOSIZIONE FUNZIONI A Produzione (da scomporre e ricomporre tra 4 ruoli) B C Vendita (da scomporre in modo da avere 2 ruoli) Acquisti (da ricomporre in modo da avere 2 ruoli) a.a 2010/2011 D Amministrazione 13 Come rappresentare la struttura organizzativa? organigrammi Gli organi si collegano tra loro secondo due direzioni principali: direzione verticale e direzione orizzontale Linea di influenza strettamente gerarchica collegamento funzionale, basato sul grado di specializzazione, che differenzia gli organi, anche appartenenti allo stesso livello MANAGER A K A A A S B B C+D INFLUENZA AUTORITARIA INFLUENZA NON AUTORITARIA a.a 2010/2011 14 Possibili STRUTTURE ORGANIZZATIVE 1. struttura gerarchica di tipo piramidale: il potere decisionale è accentrato nella mano di un solo soggetto/organo e ciascun membro dell’organizzazione riceve ordini da un solo diretto superiore e allo stesso deve rispondere per il suo operato. 2. struttura funzionale: il potere decisionale e i compiti relativi alla direzione vengono suddivisi tra più organi di pari grado, ognuno specializzato in una determinata funzione ciascuno dei quali dipende dall’organo volitivo. 3. struttura gerarchico-funzionale (line e staff): suddivisione tra: organi di line, svolgono attività direttive ed hanno potere decisionale; organi di staff sono organi consultivi di assistenza agli organi di line. 4. struttura multi divisionale: la responsabilità di direzione viene ripartita in divisioni ciascuna delle quali gestita da un suo dirigente. 5. struttura a matrice adatta soprattutto per quelle aziende che lavorano su commessa o per progetto. In questa struttura troviamo due tipi di dirigenti entrambi dipendenti dall’organo volitivo: i manager di funzione e i manager di progetto. a.a 2010/2011 15 struttura gerarchico-funzionale MANAGER organi di staff DIREZIONE COMMERCIALE UFFICIO CLIENTI UFFICIO FORNITORI DIREZIONE PERSONALE FORMAZIONE ADDESTRAMENTO a.a 2010/2011 DIREZIONE AMMINISTRAT.VA UFFICIO RISORSE 16 struttura multi divisionale CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE MANAGER organi di staff DIVISIONE A direzione produzione direzione marketing DIVISIONE B direzione produzione direzione marketing a.a 2010/2011 DIVISIONE C direzione produzione direzione marketing 17 struttura a matrice MANAGER DIREZIONE COMMERCIALE DIREZIONE PERSONALE DIREZIONE AMMINISTRAT.VA Direzione progetto A Direzione progetto B Direzione progetto C Manager esperti dei progetti e manager responsabili di funzione a.a 2010/2011 18 problema organizzativo: quale stile di direzione? Modalità di comportamento che gli organi direttivi assumono verso i subordinati Di tipo AUTORITARIO Di tipo PARTECIPATIVO basato sull’accentramento del potere decisionale attuato mediante il comando fondato sul consenso e sulla delega di potere decisionale a.a 2010/2011 19 IL SISTEMA DEI BENI (PATRIMONIO/CAPITALE) tre sotto-sistemi del sistema azienda Un sistema di PERSONE (ORGANIZZAZIONE) Un sistema di BENI (PATRIMONIO/CAPITALE) Un sistema di OPERAZIONI (GESTIONE) Rappresenta l’insieme dei mezzi funzionali all’attività svolta dall’azienda e che sono organizzati secondo un rapporto di interrelazione per il comune scopo della produzione. Ha caratteristiche qualitative e quantitative in continuo mutamento. Il patrimonio può essere esaminato secondo due aspetti Tecniche di stima ASPETTO QUALITATIVO ASPETTO QUANTITATIVO inventario bilancio “Il capitale, quale entità astratta è una grandezza variamente configurabile nel suo valore, in relazione alle diverse finalità che ne ispirano la valutazione”. (Onida P., Economia d’azienda, 1971). a.a 2010/2011 20 CAPITALE O PATRIMONIO Insieme coordinato dei mezzi economici che sono a disposizione del soggetto aziendale in un determinato istante per il conseguimento dei fini istituzionali dell’azienda. Complesso di beni a disposizione dell’azienda in un determinato momento. Impossibilità di definire in modo universale ed esaustivo il capitale o patrimonio Nozione poliedrica e complessa Diversi aspetti attraverso i quali deve essere esaminato il capitale a.a 2010/2011 21 INVENTARIO Elenca gli elementi del patrimonio secondo le caratteristiche fisiche e funzionali (kg, euro, colli, ..), per cui essi non possono essere sommati Evidenzia l’ ASPETTO QUALITATIVO del patrimonio: come complesso coordinato di beni (materiali, persone, macchinari, denaro, ecc..) espressi in quantità eterogenee BILANCIO In particolare, il prospetto di STATO PATRIMONIALE contenuto nel documento di bilancio riporta il valore di ogni elemento del patrimonio (prodotti 20 euro, impianti 300 euro, debiti, 30 euro, ecc..) Evidenzia l’ ASPETTO QUANTITATIVO del patrimonio: come fondo omogeneo di valori finanziari ed economici, attivi e passivi, espressi nella moneta contabile e sommabili fra loro. a.a 2010/2011 22 ASPETTO QUALITATIVO Sotto l’aspetto qualitativo il patrimonio è considerato un complesso coordinato di elementi eterogenei espressi in quantità eterogenee. “L’insieme dei beni economici (ricchezze) materiali o immateriali, a disposizione dell’azienda in un dato momento” (Onida P., 1970). Il capitale dell’impresa può essere definito come l’insieme complementare di beni materiali e immateriali di diritto o di fatto a disposizione dell’impresa, per lo svolgimento dell’attività economica di produzione (Onida P, 1970). Ciascun bene ha proprie caratteristiche fisiche e funzionali, ma tutti i beni sono legati da un rapporto di complementarietà per lo svolgimento dell’attività economica Art. 810 c.c. ‘Sono beni tutto ciò che può formare oggetto di diritti: beni materiali e immateriali sia di proprietà sia utilizzati in virtù di un diritto di godimento, come uso ed usufrutto).’ a.a 2010/2011 23 Ripartizioni e suddivisioni del patrimonio dal punto di vista qualitativo In base al legame temporale con l’impresa: – Attivo immobilizzato: beni o attività che cedono la loro utilità per più anni • Immobilizzazioni materiali • Immobilizzazioni immateriali • Immobilizzazioni finanziarie • Magazzino immobilizzato – Attivo circolante: beni o attività che cedono la loro utilità entro l’anno o che sono già in forma liquida (come il denaro) • Magazzino a breve • Liquidità differite • Liquidità immediate • Dal punto di vista giuridico: – Beni di proprietà – Beni di terzi (es. beni in leasing o in conto lavorazioni) • A seconda del legame con l’attività tipica dell’impresa: – Beni principali: senza i quali non è possibile svolgere l’attività caratteristica (es. macchinari e impianti) – Beni accessori: non indispensabili, ma utili, presenti in azienda a seguito di scelte gestionali (es. immobili civili) a.a 2010/2011 24 INVENTARIO DELL’AZIENDA “X” AL 31/12/N Elementi attivi (dare) Cassa Prodotti: Macchine: Fabbricati: € 10 T. 100 ferro T. 20 ghisa T. 50 acciaio 1 convertitore 2 laminatori mq. 200 capann. mq. 400 appart. Elementi passivi (avere) Debiti cambiari Mutui passivi €. 200 €. 300 Analisi qualitativa: gli elementi del patrimonio sono classificati in base a caratteristiche funzionali e non in base al loro valore Ciascun elemento è misurato con parametri che ne contraddistinguono la natura. I vari elementi non si possono sommare per ottenere un valore sintetico che indichi l’entità complessiva del capitale Si possono rappresentare nel prospetto di inventario a quantità eterogenee o inventario a quantità non monetarie a.a 2010/2011 25 L’inventario Finalità: -Dimostrare la consistenza quali-quantitativa del patrimonio aziendale (inventari costituzione, cessione, di esercizio, di trasformazione, fusione, liquidazione) -Controllo (verifica e riscontro del magazzino, di ammanchi, cali, di consegna/riconsegna beni in deposito o dati a custodia, per funzioni di ispettorato aziendale–auditing interno/esterno) TIPI DI INVENTARIO In base all’oggetto: -Inventari patrimoniali, di beni altrui, di cose qualsiasi In base all’estensione: -Inventari generali, parziali In base alla natura dei dati: -Inventari a non monetarie; a quantità monetarie o a valore Rispetto alla fonte dei dati: -Inventari di fatto; contabili Rispetto alla periodicità: -Inventari ordinari (annuali/rotativi); inventari straordinari Rispetto all’analisi del prospetto: - Inventari analitici; sintetici a.a 2010/2011 FASI Scelta elementi da inventariare Ricerca degli elementi Descrizione quali-quantitativa Classificazione Valutazione in termini monetari Rappresentazione 26 ASPETTO QUANTITATIVO I componenti del patrimonio rilevati sotto l’aspetto qualitativo non sono sommabili perché di natura eterogenea. È tuttavia possibile operare una omogeneizzazione mediante la valutazione, cioè l’attribuzione a ciascun bene di un valore monetario (a seconda dei casi, valore nominale, valore di mercato, costo di acquisto, costo di produzione ecc.). I beni così espressi possono essere sommati e fornire quindi una misura sintetica del Capitale. Il prospetto nel quale i valori monetari dei beni vengono esposti è denominato Stato Patrimoniale (S.P.) o Stato dei Capitali. Utilizzando il prospetto di Stato Patrimoniale è possibile effettuare: un’analisi, sia patrimoniale (relativa al complesso dei beni che compongono l’azienda espressi in valori monetari) un’analisi finanziaria (attenta al rapporto tra i flussi in entrata e quelli in uscita). a.a 2010/2011 27 La determinazione è soggettiva poiché influenzata da: scopo per il quale viene effettuata natura dei beni da valutare la particolare situazione in cui si trova l’azienda Per quanto riguarda la valutazione quantitativa, il capitale può assumere configurazioni diverse, ognuna di esse capace di soddisfare una capacità conoscitiva differente: - capitale di costituzione (misurazione del capitale iniziale) - capitale di funzionamento o di gestione o di bilancio (valore attribuito al patrimonio aziendale in funzione della determinazione del reddito da assegnare all’esercizio) - capitale economico (o capitale di cessione: valore di sintesi valore di sintesi che esprime la capacità dell’impresa di produrre redditi in futuro: stima del valore dell’azienda in funzione della sua capacità di produrre redditi in futuro) - capitale di liquidazione (valore del patrimonio aziendale risultante dalla vendita per stralcio dei beni dell’azienda, ceduti separatamente; valori di presunto realizzo per le attività e valori di presunta estinzione per le passività, allo scopo di determinare, in via preventiva, l’attivo netto realizzabile) Crescente importanza degli elementi intangibili del capitale a.a 2010/2011 28 Il patrimonio in termini quantitativi: il prospetto di Stato Patrimoniale Lo Stato Patrimoniale elenca tutti gli elementi del patrimonio. Tale prospetto è articolato in sezioni divise e contrapposte IMPIEGHI Immobilizzazioni Fabbricati Terreni FONTI 500 300 800 Debiti o passività Debiti a breve (debiti 300 verso fornitori) Debiti a lungo (mutui 180 passivi) 480 Attivo circolante 50 Scorte di merci Liquidità differite 100 (crediti vs. clienti) Liquidità immediate 30 (cassa e banca) 180 Patrimonio netto Capitale sociale Riserve Utile 980 Totale a pareggio Totale a pareggio 450 45 5 500 980 Totale ATTIVITA’ - Totale Passività = PATRIMONIO NETTO (o capitale netto) a.a 2010/2011 29 Coloro che devono intraprendere un’attività economica devono impiegare nell’iniziativa (nell’impresa) mezzi commisurati alle esigenze dell’attività svolta. I mezzi impiegati nell’impresa possono essere insufficienti, per cui è necessario il ricorso a prestiti erogati da finanziatori esterni. mezzi apportati dal proprietario o dai soci CAPITALE PROPRIO mezzi apportati da finanziatori esterni CAPITALE DI CREDITO Impieghi Mezzi disponibili Denaro in cassa Beni apportati dall’imprenditore o dai soci - Capitale proprio conferito dall’imprenditore o dai soci a.a 2010/2011 Sono impiegati per lo svolgimento dell’attività aziendale 30 Gli elementi del patrimonio Impieghi di risorse finanziarie o investimenti o attività Fonti di risorse finanziarie o finanziamenti IMPIEGHI FONTI fattori produttivi specifici (es. materie Capitale di terzi Passività prime) fattori produttivi generici (es. denaro) Capitale proprio a.a 2010/2011 31 IMPIEGHI o INVESTIMENTI: Sono impieghi di risorse finanziarie in fattori produttivi generici (denaro o crediti) e specifici (immobilizzazioni, a lento ciclo di utilizzo o materie prime a rapido ciclo di utilizzo) Si parla di ATTIVITA’ in quanto valori attribuiti ai beni, servizi e diritti a disposizione dell’impresa nel momento della determinazione del capitale (es. crediti, magazzino, impianti, ecc.) FINANZIAMENTI: Sono fonti finanziarie di terzi (capitale con vincolo di credito) o proprie (con vincolo di capitale di rischio) Si parla di PASSIVITA’ in quanto valori attribuiti ai debiti liquidi (debiti verso fornitori), in corso di formazione (debiti per TFR), potenziali (fondi rischi) e alle partite rettificative dell’attivo (fondi svalutazione crediti e fondi ammortamento). a.a 2010/2011 32 Il Patrimonio Netto La somma algebrica tra ATTIVITA’ E PASSIVITA’ consente la determinazione del CAPITALE PROPRIO o PATRIMONIO NETTO Patrimonio Lordo o Attività Lorde Data la relazione: Attività - Passività= Patrimonio Netto allora se: A = PN: l’azienda si è finanziata solo con mezzi propri (no debiti) A = P: l’azienda ha un patrimonio netto = 0 (è finanziata totalmente con capitale di credito) A < P: non solo il patrimonio è nullo, ma le attività sono insufficienti a far fronte ai debiti A > P: l’azienda è finanziata sia da capitale di rischio che capitale proprio 33 a.a 2010/2011 Le variazioni del patrimonio tempo STATO PATRIMONIALE 31/12/2009 STATO PATRIMONIALE 31/12/2008 CAPITALE NETTO INIZIALE CAPITALE NETTO FINALE La variazione subita dal patrimonio è imputabile: • Alla gestione: è stato prodotto un utile (variazione in aumento) oppure si è rilevata una perdita (variazione in diminuzione) • Conferimenti e decisioni prese dai soci: si è deciso di incrementare il capitale sociale conferendo altri beni o denaro (aumento) oppure si è deciso di ridurre il capitale sociale con restituzione del denaro ai soci (variazione in diminuzione) a.a 2010/2011 34 Il capitale proprio o capitale netto (CP) rappresenta il capitale messo a disposizione dal soggetto aziendale al momento della costituzione ed incrementato o diminuito dal risultato dell’andamento aziendale. Il capitale di credito (CC) rappresenta tutti i debiti che l’azienda ha nei confronti dei creditori. Il totale Attività è uguale al totale INVESTIMENTI Il totale Passività e Netto è uguale al totale delle FONTI DI FINANZIAMENTO (CC + CP) Se le Attività sono superiori alle Passività: A – P = Capitale Netto Se le Attività sono inferiori alle Passività: A – P = Deficit Patrimoniale (o Passivo Netto o Passivo Scoperto) a.a 2010/2011 35 È possibile analizzare la struttura delle singole sezioni (Attività e Passività) mediante appositi indici INDICE DI INDEBITAMENTO LEVERAGE RATIO esprime il grado di indebitamento dell’azienda mediante il rapporto tra capitale di credito e capitale proprio: 200 CAPITALE DI CREDITO CC 0,25 = CAPITALE PROPRIO a.a 2010/2011 CP 800 36 Alcuni indicatori della solidità aziendale MARGINE DI STRUTTURA: differenza tra capitale proprio e totale immobilizzazioni (indica la capacità dell’Alta Direzione di soddisfare il fabbisogno finanziario generato dagli impieghi durevoli senza far ricorso al capitale di terzi) MARGINE DI TESORERIA: differenza tra le disponibilità finanziarie (liquidità immediate+differite) e i debiti a breve termine CAPITALE CIRCOLANTE NETTO: differenza tra attivo circolante (liquidità immediate+differite+scorte) e i debiti a breve termine oppure differenza tra capitale permanente (proprio+debiti consolidati) e totale immobilizzazioni a.a 2010/2011 37 Per quanto concerne la struttura finanziaria, è possibile, mediante un apposita riclassificazione delle voci dello Stato Patrimoniale, ricavare altri indici (tecnica dei quozienti) CURRENT RATIO (indice di solvibilità) ATTIVITA’ CORRENTI rendere coerenti i criteri di classificazione del bilancio con le esigenze di analisi economiche e finanziare; facilitare la lettura dei dati contenuti nel bilancio agevolando la formulazione di giudizi riguardo allo svolgimento dei fatti di gestione ed ai valori da essa prodotti. (magazzino+crediti+banca) PASSIVITA’ CORRENTI Passività correnti QUICK RATIO (indice di liquidità) ATTIVITA’ CORRENTI - MAGAZZINO PASSIVITA’ CORRENTI Crediti + banca e cassa Passività correnti a.a 2010/2011 38 I valori dello Stato Patrimoniale sono stati ordinati: per le Passività, in base al tempo di rimborso; per le Attività, in base alla liquidità (l’attitudine del bene a trasformarsi in denaro). criterio di riclassificazione finanziario, basato sulla riconversione dei valori in forma liquida STATO PATRIMONIALE AL 31/12/n Attività (dare) 1. Liquidità Passività (avere) € 1. Passività correnti Cassa 100 Crediti a breve 100 2. Disponibilità Debiti a breve € 100 2. Redimibilità Prodotti 200 Mutui a M/L 100 ATT. CORRENTI 400 TOT. PASSIVITÀ 200 3. Immobilizzazioni 3. Capitale proprio Macchine 500 Cap. Sociale 600 Credito a medio 100 Riserve 200 TOT. ATTIVITÀ 1.000 TOT. A PAREGGIO a.a 2010/2011 1.000 39 Il riepilogo di costi e ricavi dell’esercizio Il prospetto di Conto Economico contenuto nel documento di Bilancio, riepiloga i componenti positivi e negativi di reddito e determina il risultato di esercizio: Conto Economico al 31/12/2004 Costi Ricavi Merci c/acquisti Affitti passivi Interessi passivi Spese di trasporto Ammortamento Impianti Acc.to F.do Man. Ripar. Imposte Merci c/vend. Interessi attivi Plusvalenze Affitti attivi Variazione Rim. di merci Reddito (utile) d'esercizio Perdita d'esercizio a.a 2010/2011 40 IL REDDITO REDDITO DI ESERCIZIO: l’accrescimento del patrimonio di un’impresa verificatosi in un certo periodo di tempo, come conseguenza della gestione (Zappa G.) P.N. 31/12 - P.N. 01/01 = Reddito di esercizio P.N. 31/12 > P.N. 01/01 = UTILE (la gestione ha prodotto ricchezza) P.N. 31/12 < P.N. 01/01 = PERDITA (la gestione ha assorbito ricchezza) Reddito totale o globale: Rtot = PNtn – PNto PNtn = patrimonio netto al termine della vita dell’azienda PNt0 = patrimonio netto all’inizio dell’azienda to/tn = arco temporale in cui si sviluppa la vita dell’azienda Necessità di determinare il reddito alla fine di ognuno dei periodi amministrativii in cui è fittiziamente ripartita la gestione METODO SINTETICO O INDIRETTO METODO ANALITICO O DIRETTO Somma Ricavi - Somma Costi = Reddito di esercizio La formula vale solo se nel periodo considerato non ci sono stati apporti di capitale da parte dei soci, distribuzione di utili o altre modifiche patrimoniali Componenti positivi Componenti negativi I componenti positivi/negativi sono individuati a prescindere dalla manifestazione finanziaria, tenendo conto della loro competenza economica a.a 2010/2011 41 Il reddito di esercizio come risultato delle diverse gestioni aziendali L’attività aziendale può essere suddivisa in diverse gestioni: Caratteristica: connesse all’attività principale (acquisto e vendita) Patrimoniale/accessoria: impiego di liquidità eccedente il fabbisogno della gestione caratteristica (investimenti in titoli e finanziamenti a terzi) Finanziaria: accensione prestiti e pagamento interessi (operazioni per acquisire finanziamenti) Straordinaria: eccezionali sotto il profilo aziendale o temporale Tributaria: oneri fiscali REDDITO CIVILISTICO Reddito di fine esercizio rilevato al fine di comunicare l’andamento dell’azienda a soggetti esterni Tale valore (reddito d’esercizio) risulta dall’andamento della gestione REDDITO FISCALE Reddito sul quale vengono calcolate le imposte Tale valore è ricavato dall’utile di esercizio rettificato in base alle disposizioni del T.U.I.R. a.a 2010/2011 42 IL SISTEMA DELLE OPERAZIONI (GESTIONE) tre sotto-sistemi del sistema azienda Un sistema di PERSONE (ORGANIZZAZIONE) Un sistema di BENI (PATRIMONIO/CAPITALE) Un sistema di OPERAZIONI (GESTIONE) La gestione è il sistema delle operazioni successive e simultanee svolte durante la vita dell’impresa finalizzate al raggiungimento degli obiettivi prefissati La gestione: intera vita dell’impresa La gestione: intera vita dell’impresa anno di costituzi one 1998 fine dell’attività aziendale 2009 a.a 2010/2011 43 Tutte le operazioni di gestione si svolgono succedendosi senza soluzione di continuità dalla costituzione alla cessazione dell’azienda. Tuttavia, la programmazione ed il controllo della gestione riguardano generalmente lassi di tempo più brevi denominati periodi amministrativi (generalmente coincidenti con l’anno solare). L’insieme/il sistema delle operazioni, e quindi di gestione, svolte all’interno di un periodo amministrativo viene denominato esercizio, anch’esso coincidente con l’anno solare. concetto economico (insieme delle operazioni). concetto temporale (parte della vita aziendale dalla durata di dodici mesi) a.a 2010/2011 44 I comportamenti di gestione possono essere studiati facendo riferimento: all’intera attività aziendale oppure, nell’ambito del quadro globale di lungo periodo, a particolari aree decisionali nel breve periodo. • Più periodi amministrativi (medio-lungo periodo) • Un solo periodo amministrativo (un anno) • L’INTERA AZIENDA • SINGOLE AREE AZIENDALI La gestione investe il piano strategico (le strategie di sviluppo dell’impresa) Si avvale di funzioni di tipo Direzionale La gestione opera a livello di sub-strategie (relative ai vari campi gestionali) Si avvale di funzioni di tipo Operativo a.a 2010/2011 45 LA GESTIONE La gestione è svolta attraverso funzioni aziendali COMMERCIALE PRODUZIONE FUNZIONI OPERATIVE FINANZIARIA ALTRE GESTIONE PROGRAMMAZIONE CONTROLLO FUNZIONI DIREZIONALI ORGANIZZAZIONE SISTEMA DI OPERAZIONI SIMULTANEE E SUCCESSIVE PER IL RAGGIUNGIMENTO DEL MEDESIMO FINE a.a 2010/2011 LEADERSHIP. 46 Di quali funzioni si avvale la gestione? A LIVELLO STRATEGICO – FUNZIONI DIREZIONALI: ORGANIZZAZIONE (definizione dei livelli gerarchici, dei ruoli, delle linee di influenza) PROGRAMMAZIONE (sistema delle decisioni) CONTROLLO (tra quanto preventivato e quanto ottenuto e individuazione delle cause) POLITICHE REALIZZATE NEI VARI SETTORI GESTIONALI A LIVELLO DI SUBSTRATEGIE – FUNZIONI OPERATIVE: COMMERCIALE PRODUZIONE FINANZIARIA CONTABILE PERSONALE RICERCA E SVILUPPO LEADERSHIP (guida del sistema di persone nei processi di decisione, esecuzione, controllo) a.a 2010/2011 Funzioni: tecnologiche, commerciali, finanziarie, contabilità, sicurezza) 47 DECISIONE LEADERSHIP Sovraintende a tutto il comportamento dell’azienda ESECUZIONE CONTROLLO FEED-BACK (meccanismo di correzione) a.a 2010/2011 48 Le tre dimensioni di analisi della gestione Il processo di gestione = le operazioni possono essere analizzate sotto tre aspetti: • tecnico: si concretizza nelle operazioni volte all’utilizzo dei fattori produttivi acquistati e alla loro o trasformazione (fisica ed economica); -Fatti di gestione interni (trasformazione fattori produttivi in prodotti finiti) -Fatti di gestione esterni •finanziario o monetario: reperimento ed utilizzo di mezzi finanziari espresso come alternarsi di entrate (E) ed uscite (U) di denaro; • economico o reddituale: alternarsi di costi (C) per l’acquisto di fattori produttivi e di ricavi (R) conseguenti alla vendita di prodotti finiti sul mercato, che determinano il reddito di esercizio dell’impresa (R-C=RE) a.a 2010/2011 49 L’interconnessione tra ciclo tecnico, finanziario ed economico ESEMPIO Supponiamo che 1/1 si acquistano materie prime con pagamento a 30gg (31/1). Le materie restano in magazzino per 40gg fino al 10/2. Il processo di trasformazione delle materie prime in prodotti finiti dura 10 g. Dopo la lavorazione i prodotti finiti restano in magazzino per 8 g (dal 21/2 al 1/3). L’1/3 si vendono i prodotti finiti, incassando a 10 g. Quanto dura il ciclo tecnico, quello reddituale e quello monetario? Ciclo tecnico: 10 g Ciclo reddituale: 59 g Ciclo monetario: 39 g (l’intervallo di tempo per il quale l’impresa deve disporre di finanziamenti) Il ciclo tecnico, finanziario ed economico sono fra loro interconnessi e temporalmente sovrapposti a.a 2010/2011 50 Reperimento di mezzi finanziari (ENTRATA) Trasformazione fisico-tecnica t Utilizzo dei mezzi finanziari (USCITA) per l’acquisto di fattori produttivi (COSTI) COSTI e RICAVI sono un’espressione quantitativo-monetaria di un atto di scambio (acquisto di fattori o vendita di beni) Vendita di prodotti finiti (RICAVI) e conseguente ENTRATA di denaro misurati da ENTRATE ed USCITE MONETARIE a.a 2010/2011 51 L’aspetto economico della gestione riguarda la successioni dei costi e dei ricavi e la determinazione del reddito di esercizio Il verificarsi di costi e ricavi ha rilevanza dal punto di vista economico, ma non produce necessariamente un simultaneo effetto dal punto di vista finanziario: Acquisto materie Vendita prodotti La manifestazione economica e finanziaria dei fatti di gestione non coincide:sfasamento temporale costi e ricavi si intrecciano nel corso dell’esercizio, ma per avere rilevanza nella determinazione del reddito devono essere di competenza giustificazione economica UN COSTO è di competenza economica dell’esercizio quando nell’esercizio ha trovato il correlativo ricavo o ragionevolmente non potrà trovarlo UN RICAVO è di competenza economica dell’esercizio quando nell’esercizio ha trovato il correlativo costo o ragionevolmente non potrà più trovarlo. a.a 2010/2011 52 Costi e Ricavi possono essere di competenza di un esercizio diverso da quello In cui si sono verificati, ossia: di esercizi precedenti di esercizi successivi in parte dell’esercizio in cui si sono verificati e in parte degli esercizi precedenti e successivi. Costi pluriennali Costi per l’acquisto di merci da parte di un’azienda commerciale, quando parte delle merci non è venduta nel periodo amministrativo Per contribuire alla determinazione dell’esercizio, non basta che si siano verificati Occorre una giustificazione economica: stabilita a priori: es. ammortamento in base ad un principio sistematico desumibile dall’esercizio stesso: es: costo acquisto merci, di competenza se si è verificato il relativo ricavo a.a 2010/2011 53 Tipologie di costi e ricavi COSTI – costi pluriennali: per l’acquisto di beni pluriennali come gli immobili – costi delle materie prime o merci: per l’acquisto dei fattori da sottoporre a trasformazione – costi del personale: remunerazione della forza lavoro – costi per servizi: per forza motrice, ma anche per consulenze – costi finanziari: interessi passivi – costi fiscali: imposte e tasse da pagare allo Stato RICAVI • ricavi di vendita: per la vendita di prodotti finiti • ricavi finanziari: interessi attivi • ricavi per disinvestimenti: per la vendita di beni pluriennali • ricavi diversi: ricavi straordinari o di natura patrimoniale (fitti) a.a 2010/2011 54 Il reddito di esercizio si determina con l’ausilio di scritture di assestamento Scritture di integrazione: per imputare all’esercizio costi o ricavi per i quali non si è ancora avuta la manifestazione finanziaria, che avrà luogo in esercizi futuri (ratei) Scritture di rettifica: per sospendere dall’esercizio quote di entrate o di uscite finanziaria di competenza non dell’esercizio in corso, ma di esercizi futuri (risconto) Scritture di ammortamento: per ripartire fra i diversi esercizi il costo di un bene ad utilità pluriennale Scritture di accantonamento ai fondi: per imputare componenti negativi di reddito per fronteggiare eventi sfavorevoli che possono verificarsi in futuro, in modo da ripartire gli effetti negativi fra più esercizi a.a 2010/2011 55 CLASSIFICAZIONE DELLE AZIENDE Classificazione delle aziende rispetto al fine Perseguono la realizzazione del profitto attraverso il soddisfacimento dei bisogni umani DIRETTA Aziende di produzione INDIRETTA Aziende di erogazione Perseguono il soddisfacimento dei bisogni umani attraverso reperimento/impiego delle risorse necessarie, senza scopo di lucro Aziende composte Perseguono allo stesso tempo sia l’obiettivo di soddisfare i bisogni umani che quello di perseguire un utile Enti non profit Operano in settori che non ricadono nell’interesse dello Stato e delle aziende di produzione Perseguono il soddisfacimento dei bisogni di soggetti umani esterni all’ente, senza scopo di lucro a.a 2010/2011 56 Classificazione delle aziende rispetto all’attività svolta SETTORE PRIMARIO SETTORE SECONDARIO SETTORE TERZIARIO SETTORE TERZIARIO AVANZATO Classificazione delle aziende rispetto al luogo/articolazione strutturale Classificazione delle aziende rispetto alle dimensioni DIVISE PICCOLE MEDIE INDIVISE GRANDI a.a 2010/2011 57 Classificazione delle aziende rispetto al soggetto aziendale che le governa INDIVIDUALI COLLETTIVE SOCIETÀ Di persone Di capitali Cooperative Soc. semplice S.r.l. Mutualità prevalente S.n.c. S.p.a Mutualità sussidiaria S.a.s S.a.p.a a.a 2010/2011 58 in sintesi CRITERIO DI CLASSIFICAZIONE TIPOLOGIE AZIENDALI FINE produzione erogazione composte ATTIVITA’ primario LUOGO divise indivise DIMESIONE piccole medie grandi SOGGETTI CHE LA GOVERNANO individuali Collettive (società) Di persone secondario terziario Di capitali Cooperative a.a 2010/2011 59 Approfondimento: Le piccole imprese nel contesto nazionale Specializzazione nei settori leggeri, meno capital intensive Natura prevalentemente familiare (modello a proprietà chiusa) Capacità di tenuta anche nei periodi recessivi e resistenza nel tempo Ragioni del successo da ricercare nel modello distrettuale: “capitalismo reticolare” fondato sull’integrazione produttiva, sociale, culturale Tendenza a sviluppare il legame con altre PI, più che la dimensione Creazione di “gruppi” e “distretti industriali” per condividere competenze Distretti come bacino di competenze distintive e luogo di relazioni sociali Necessità di una razionalizzazione della struttura imprenditoriale italiana: di fronte alla forte concorrenza internazionale i distretti possono continuare a rappresentare un vantaggio competitivo se utilizzati come alternativa alla produzione di massa (soddisfazione di bisogni personalizzati) e se le imprese diventano più “grandi” e strutturate. a.a 2010/2011 60 L’AZIENDA DI EROGAZIONE Sistema socio-economico che produce beni/servizi per soddisfare i bisogni di: - persone all’interno dell’azienda o che vi fanno capo (aziende di consumo: associazioni culturali, sportive, ecc.) - persone esterne (beneficiari) nell’interesse dei quali l’azienda è stata istituita ed opera (aziende di erogazione in senso stretto: enti morali di assistenza, beneficenza, di ricerca, ..) IL FINE DELLE AZIENDE DI EROGAZIONE NO MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO (differenza tra proventi e spese) SI REALIZZAZIONE DEI FINI ISTITUZIONALI (accrescere le risorse, accrescere i beni e i servizi messi a disposizione dei soggetti interessati) MA SEMPRE OPERANDO IN CONDIZIONI DI: EQUILIBRIO (PROVENTI = SPESE) EFFICIENZA (BASSI ONERI UNITARI/ALTI RENDIMENTI) a.a 2010/2011 61 I CICLI DI ATTIVITA’ DELLE AZIENDE DI EROGAZIONE CICLO OPERATIVO procedimento di PRODUZIONE procedimento di EROGAZIONE / CONSUMO CICLO FINANZIARIO ENTRATE derivanti da: - persone interne - persone esterne - patrimonio - una combinazione delle precedenti USCITE - Per attivare i processi produttivi CICLO ECONOMICO RENDITE / PROVENTI SPESE / ONERI Pareggio finanziario: E = U Avanzo finanziario: E > U Disavanzo finanziario: E < U Equilibrio economico: Pr = Sp Avanzo economico: Pr > Sp Disavanzo economico: Pr < Sp a.a 2010/2011 62 Approfondimento: le imprese pubbliche Nascita della grande impresa pubblica: costituzione dell’IRI, 1933, per salvare settori industriali strategici Fase di intervento forte dello Stato dell’economia: si affiancano ENI, EFIM, ENEL (1962).Nel 1956 venne creato il ministero delle partecipazioni statali, emblema del sistema italiano imperniato sulla figura dell’impresa pubblica, per difendere un sistema banca-industria molto complesso. L’obiettivo è risanare le imprese per poi riaffidarle ai privati. “Golden age” (1950-1973): negli anni del miracolo economico emerge il ruolo delle imprese pubbliche per la modernizzazione dello stato italiano L’attività di salvataggio delle imprese private è durata più del previsto, senza raggiungere in pieno gli scopi. Vanno riconosciuti meriti (investimento in settori rischiosi, riduzione dello scarto tra Nord e Sud) e colpe (sforzi costosi e ritorni ridotti). Negli anni 70 si assiste alla crisi delle grandi imprese, alcune delle quali riuscirono a sopravvivere solo grazie all’aiuto pubblico. Ostinata difesa del disegno di creare nel nostro territorio una lista di “campioni nazionali” (meccanicaAnsaldo, automobile-Fiat, chimica-Montedison). A fronte della debolezza dell imprese pubbliche le piccole imprese dimostrarono di saper rivestire un ruolo di forza trainante per l’economia italiana, Negli anni 80: iniziano le prime politiche di riordino: sostegno e agevolazione delle grandi imprese. Esplosione del terziario. Gli anni 90 sono segnati dai notevoli processi di privatizzazione del patrimonio pubblico (sollecitati da UE): molti enti pubblici vennero trasformati in società per azioni, affidandone la proprietà al ministero del Tesoro (L. 474/92); cessione di GI in tranches: Imi, Ina, Eni, Telecom, Autostrade, Banca Nazionale del Lavoro. Il 31 dicembre 2003 cessa l’IRI trasferendo le poche società ancora conservate sotto il controllo pubblico direttamente al Ministero Tesoro (53% di Alitalia) o a società da questo possedute (il 99,5% della RAI è posseduta dalla RAI Holding, di proprietà del Ministero del Tesoro). Errori: aver mancato di un respiro strategico e aver seguito una logica di salvataggio a tutti i costi, con politiche di rilancio limitate ad una distribuzione “a pioggia” di finanziamenti agevolati e di contributi a fondo perduto, favorendo, con comportamenti “collusivi”. Le mal gestite privatizzazioni hanno indebolito il sistema economico nazionale, trasformando oligopoli pubblici in oligopoli privati. E’ tuttavia impensabile una totale privatizzazione dell’economia…. a.a 2010/2011 63 L’AZIENDA DI PRODUZIONE = l’impresa Le imprese sono aziende che svolgono attività di produzione, ovvero che producono beni e servizi per lo scambio o per il mercato L’impresa è un sistema socio-economico che produce per il mercato beni e servizi, messi a disposizione dei consumatori e degli utilizzatori mediante lo scambio dal quale si ricavano i ricavi necessari a remunerare i fattori di produzione utilizzati FINE: produrre beni destinati allo scambio e, quindi, utili a soddisfare indirettamente i bisogni umani, massimizzando la differenza tra ricavi e costi. a.a 2010/2011 64 Il processo di trasformazione e gli output dell’impresa Il “compito” tipico dell’impresa è quello di trasformare i fattori produttivi acquisiti (tenendo conto dei vincoli) in prodotti e servizi da vendere sul mercato (processo di trasformazione) FISICA (produzione in senso fisico) TRASFORMAZIONE ECONOMICA (trasferimento nel tempo e nello spazio , ovvero produzione in senso economico: banche, trasporti, commercio, ecc..) Gli OUTPUTS dell’impresa sono i prodotti o servizi da vendere sul mercato che generano RICAVI a.a 2010/2011 65 L’attività d’impresa come processo di trasformazione vincolata Il sistema impresa Il sistema impresa è caratterizzato da quattro elementi fondamentali: inputs: fattori produttivi processo di trasformazione: trasformazione economico/tecnica outputs: prodotti (beni o servizi) da vendere sul mercato vincoli e condizionamenti ambientali impresa INPUTS OUTPUTS Fattori produttivi •Materie prime •Impianti e macchinari •Lavoro •Capitale…. Produzione per il mercato •Vendita di beni e di servizi Vincoli ambientali •Norme di legge •Vincoli tecnologici •Vincoli culturali ….. TRASFORMAZIONE ambiente a.a 2010/2011 Condizionamenti d’impresa verso l’ambiente 66 I vincoli ed i condizionamenti ambientali Sono i limiti che l’ambiente stabilisce alla gestione dell’impresa: NORME DI LEGGE VINCOLI SINDACALI (Es. mobilità interna ed esterna del lavoro, lavoro straordinario) VINCOLI ECOLOGICI (Es. impianti contro l’inquinamento) VINCOLI CULTURALI (Es. ideologie delle persone) VINCOLI TECNOLOGICI (Es. nuovi processi di produzione, innovazioni) VINCOLI DERIVANTI ALL’INTERVENTO DELLO STATO (Es. regolamenti degli Enti Pubblici su prezzi o quantità) VINCOLI ECONOMICI (Es. infrastrutture, presenza di determinati soggetti economici) STAKEHOLDER: sono tutti i soggetti che sono legati all’impresa e, quindi, hanno un interesse nell’attività da essa svolta. Sono soggetti che ‘fanno pressione’ sull’impresa o, in certi casi, riescono a porre dei vincoli alla sua attività a.a 2010/2011 67 I fattori di produzione Tre grandi categorie di fattori di produzione concorrono all’attività economica: capitale, terra e lavoro. Elementi necessari all’impresa per produrre i propri beni o servizi: LAVORO (personale) TECNOLOGIE (mezzi di produzione) MATERIE PRIME FONTI DI ENERGIA CAPITALE MONETARIO: CAPITALE PROPRIO CAPITALE DI CREDITO I fattori produttivi (INPUT) vengono reperiti in vari mercati (mercato del lavoro, mercato dei capitali, mercato degli approvvigionamenti, ecc…) e originano COSTI a.a 2010/2011 68 SISTEMA DI REMUNERAZIONE DEI FATTORI DI PRODUZIONE RICAVI CONSUMATORI C T L VENDITA PRODUZIONE UTILIZZATORI a.a 2010/2011 69 Il ciclo operativo - ha origine attraverso il reperimento dei fattori produttivi (input) - termina, successivamente alla loro trasformazione diretta e/o indiretta, quando gli output vengono venduti e immessi nel mercato e distribuiti tra: consumatori del bene (che consumano direttamente l’utilità e soddisfano i loro bisogni) utilizzatori (che lo rivendono o lo trasformano). Dall’ operazione di scambio flussi in entrata (ricavi) che vanno a remunerare i fattori di produzione (capitale, terra e lavoro). a.a 2010/2011 70 La remunerazione dei fattori produttivi Fattori produttivi in posizione contrattuale (per il loro possesso l’impresa ha stipulato un contratto) remunerazione CERTA, FISSA, PRIORITARIA in posizione residuale (es. capitale proprio o il lavoro (nelle cooperative) o le materie (consorzi) remunerazione EVENTUALE, VARIABILE, SUCCESIVA RICAVI = REMUNERAZIONE DEI FATTORI IN POSIZIONE CONTRATTUALE + REMUNERAZIONE DEI FATTORI IN POSIZIONE RESIDUALE fattori in posizione contrattuale fattori in posizione residuale costi reddito a.a 2010/2011 RICAVI = COSTI + REDDITO 71 L’obiettivo dell’impresa, al contrario dell’azienda di erogazione, è quello di massimizzare la differenza tra ricavi e costi, e quindi massimizzare il reddito, in modo da riservare alla seconda categoria di fattori, una remunerazione congrua, cioè maggiore o uguale a quella che otterrebbero se impiegati in altre attività. Ad esempio, se 100 € di capitale investito nell’attività d’impresa ricevono una remunerazione pari a 5 €. Gli stessi 100 €, investiti in titoli pubblici, forniscono un rendimento pari a 10 €. la remunerazione garantita al capitale dall’attività imprenditoriale non è congrua. Se 100 € di capitale investito nell’attività d’impresa ricevono una remunerazione pari a 15 € e gli stessi 100 €, investiti in titoli pubblici, forniscono un rendimento pari a 10 € la remunerazione garantita al capitale dall’attività imprenditoriale potrà considerarsi congrua. 72 a.a 2010/2011 Testi/Parti del Programma di riferimento 1) M. Paoloni, P. Paoloni, Introduzione ed orientamento allo studio delle Aziende, Giappichelli, To, 2009, Cap. 2, 3. a.a 2010/2011 73