Testi di Elisa Guzzo Vaccarino Balletto dell’Opera di Kiev Direttore Artistico Victor Yaremenko Stagione 2008/2009 Sovrintendente e Direttore Artistico Prosa Michele Mirabella Direttore Artistico Musica e Danza Daniele Spini 22 dicembre 2008 - ore 20.45 Schiaccianoci Balletto - fiaba in due atti 31 dicembre mercoledì ore 18.00 STRAUSS FESTIVAL ORCHESTER WIEN libretto di Marius Petipa basato sul racconto di E.T.A. Hoffmann musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij coreografia di Valerij Kovtun da Marius Petipa scene e costumi di Maria Levitzkaia luci di Igor Samarets, Alexander Lazebnikov Willy Büchler direttore e violino solista Claudia Chmelar soprano Paul Schweinester tenore VINO, DONNA E CANTO FRANZ LEHÁR - JOHANN STRAUSS JR - JOSEF STRAUSS 6 gennaio martedì ore 17.00 A Teatro da Giovanni TAM Teatromusica ANIMA BLU. DEDICATO A MARC CHAGALL Clara e Principe Schiaccianoci Cristina Balaban, Ievgen Lagunov con Flavia Bussolotto e Marco Tizianel musiche Enzo Carpentieri, Michele Sambin, Kole Laca regia, scene, immagini Michele Sambin Spettacolo consigliato a partire dai 5 anni 9 gennaio venerdì ore 17.45 Sala Fantoni 9 gennaio venerdì ore 20.45 OPERETTA 10-11 gennaio ore 20.45 CROSS OVER SI RACCONTA una sera d’inverno un narratore NERI MARCORÈ legge: Dino Buzzati Una lettera d’amore, Sciopero dei telefoni, Direttissimo Balletto dell’Opera di Kiev Compagnia Italiana di Operette 2003 AL CAVALLINO BIANCO operetta in tre atti di Ralph Benatzky e Robert Stolz libretto di Hans Müller-Einigen e Erik Charell e testi di Robert Gilbert con Umberto Scida, Elena D’Angelo, Armando Carini direttore d’orchestra Orlando Pulin regia e coreografie Serge Manguette Teatro dell’Archivolto UN CERTO SIGNOR G dall’opera di Giorgio Gaber e Sandro Luporini con Neri Marcorè al pianoforte Silvia Cucchi e Vicky Schaetzinger regia di Giorgio Gallione Spettacolo ospite delle stagioni del Teatro Nuovo Giovanni da Udine e di Teatro Contatto Teatro Nuovo Giovanni da Udine Udine, via Trento, 4 tel. 0432 248411 - fax 0432 248452 www.teatroudine.it - [email protected] Direzione centrale istruzione, cultura, sport e pace Servizio attività culturali Provincia di Udine Comune di Udine schiaccianoci Grafica S. Conti - Stampa La Tipografica srl Kiev, il suo teatro, il suo balletto Tutti sanno che Pietroburgo, poi sovietica Leningrado, ora di nuovo Pietroburgo, cioè “la città dello Zar Pietro”, è la fonte d.o.c. del balletto russo, là dove Agrippina Vaganova (1897-1951) ha formato al suo metodo schiere di ballerini superlativi, Rudolf Nureyev, Natalia Makarova e Mikhail Baryshnikov compresi, ma da quale eccellenza deriva la compagnia ucraina che porta in giro per il mondo questo Schiaccianoci, balletto universalmente amatissimo? Qual è il retroterra della cultura musicale e ballettistica cittadina? La storia del Teatro d’Opera e di Balletto di Kiev è iniziata nel 1867, con l’apertura di un nuovo edificio strutturato e organizzato sul modello di quelli moscoviti e pietroburghesi, le due capitali di riferimento, entrambi dotati di orchestra stabile. Quanto alla danza, va detto che fin dal 1805 avevano danzato a Kiev, in un teatro preesistente, alcune delle grandi étoile dell’epoca, tra cui l’italiana Carlotta Grisi, la prima protagonista di Giselle. Ben presto il nuovo teatro acquistò una tale reputazione artistica che lo stesso Čaikovskij, l’autore della musica-capolavoro del Lago dei cigni (1877) e della Bella addormentata (1890) oltre che appunto dello Schiaccianoci (1892), volle presentarvi le sue opere: Oprychnyk (L’ufficiale della guardia,1874), Evgenij Onegin (1884), Mazepa (1886) e La dama di picche (1890), dirigendo anche personalmente due concerti con i musicisti dell’Orchestra Sinfonica dell’Opera di Kiev. Sul fronte coreutico, Kiev ha prodotto e produce ballerini tecnicamente raffinati ed eleganti, sulla forte base di un ricco passato, che ebbe inizio ai primissimi anni del Novecento con l’attivazione della Scuola di Ballo diretta da Galina Berezova, una delle migliori allieve di Agrippina Vaganova. Della troupe ballettistica permanente ha fatto parte Bronislava Nijinska (1891-1972), sorella del geniale e folle Vaslav Nijinsky (1889-1950), futura coreografa per i Ballets Russes di Sergej Djagilev, durante la prima guerra mondiale alla testa di un atelier, che ebbe tra i suoi allievi anche Serge Lifar, nato a Kiev nel 1905, superstar diagileviana e più tardi direttore di lungo corso, negli anni Trenta e negli anni Cinquanta, del Balletto dell’Opéra di Parigi. E proprio a Parigi il Balletto dell’Opera di Kiev, varato ufficialmente nel 1931, dopo la fine della seconda guerra mondiale, periodo di tragiche distruzioni in cui la compagnia fu evacuata a Ufa, la città di Nureyev, e poi fino al 1944 a Irkutsk, si meritò nel 1964 l’ “Étoile d’or” dell’Accademia della danza francese, una vera consacrazione. In anni recenti, dal 1992, quando l’Opera e il Balletto di Kiev hanno acquisito uno status nazionale nel proprio paese, fino al 2000 la compagnia di ballo ha lavorato sotto la guida dell’ucraino Anatolij Shekera, attento sia alla danza classica sia a quella moderna e ben noto per il suo Romeo e Giulietta. Oggi la direzione è affidata a Viktor Yaremenko, Artista Emerito del Popolo Ucraino, già solista di spicco nella compagnia stessa, che ha allestito titoli importanti come Shéhérazade di Nikolaj Rimskij-Korsakov, Il Corsaro di Adolphe-Charles Adam, Raymonda di Aleksandr Glazunov e Petruška di Igor Stravinskij. Stahlbaum Sua Moglie Fritz Drosselmeyer Re dei Topi Dmytro Klyavin Ganna Vasylieva Svitlana Mikliaieva Kostiantyn Pozharnytskiy Mykola Mikheiev Bambola Schiaccianoci Mariia Tkalenko Colombina Arlecchino Saraceni Danza Spagnola Olga Golytsia Vadym Burtan Dina Sazonenko, Ruslan Bentsianov Oleksii Kovalenko, Raisa Betankourt Danza Orientale Danza Cinese Danza Russa Danza Pastorale Mykhaylo Zagreba, Ganna Vasylieva Viacheslav Stelmakh, Dina Sazonenko Ruslan Bentsianov, Mariia Tkalenko Kostiantyn Pozharnytskiy, Olga Golytsia in collaborazione con ATER Il balletto in festa Chi ama il repertorio in tutta la bellezza e la luminosità della sua veste tradizionale, elegantemente accademica, amerà lo Schiaccianoci del Balletto dell’Opera di Kiev, la capitale dell’Ucraina, detta la “piccola Russia”, che approda a Udine con una produzione di successo, rodata da ampi tour internazionali. La coreografia di Valery Kovtun, infatti, pesca con rispetto nella versione originaria del francese Marius Petipa (1818-1910), l’artefice di tanti titoli - i principali - della letteratura ballettistica alla corte degli Zar, dove “regnò” da metà Ottocento fino al 1904. Petipa, abile artigiano di scena, estese accuratamente il libretto per questa sua imperitura creazione che debuttò con il titolo di Ščelkunčik nel 1892 al Teatro Marinsky di San Pietroburgo, il tempio russo e mondiale della dea Tersicore, sulla musica scritta ad hoc dal genio di Pëtr Il’ič Čajkovskij, il “sinfonista del balletto”. Il libretto Seguendo un suggerimento del Direttore dei Teatri imperiali Ivan Aleksandrovic Vsevolozskij, Petipa ha ricavato la traccia dello Schiaccianoci dal racconto noir di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, scrittore e musicista, nato a Königsberg nel 1776 e morto a Berlino nel 1822 - che ha ispirato anche Coppelia - ma notoriamente filtrato nella riscrittura raddolcita di un altro scrittore dalla vena fluente, il francese Alexandre Dumas padre (1802-1870), il quale nel 1844 riprese in toni meno oscuri e notturni lo stesso racconto con il titolo di Histoire d’un casse-noisette. La trama-base di Schiaccianoci è ben nota. La vigilia di Natale molti invitati, adulti e giovani, arrivano sotto la neve nella ricca dimora degli Stahlbaum per festeggiare. Tra loro c’è lo zio Drosselmeyer, l’adulto più temuto e al tempo stesso il preferito dai bambini, esperto orologiaio e abile fabbricante di giocattoliautoma, che si presenta mascherato da mago e porta con sé molti regali, soprattutto meravigliosi pupazzi meccanici, un Arlecchino e una Colombina a grandezza d’uomo. I nipoti di Drosselmeyer, Fritz e Clara, ricevono in dono lui un fuciletto, lei uno schiaccianoci-pupazzo a forma di soldatino, che il fratello le strappa di mano rompendolo accidentalmente. Clara accarezza teneramente il suo schiaccianoci “malato” e lo mette a letto per la notte. La festa prosegue e tutti danzano, ma si fa tardi e gli ospiti salutano e si allontanano. Gli Stahlbaum vanno a dormire. Nel buio la sala da ballo, prima splendente di luci con l’albero di Natale riccamente decorato sul fondo, appare misteriosa e incantata. Clara, superando la paura del buio, va a controllare lo stato di salute del suo amato Schiaccianoci “ferito”. Allo scoccare della mezzanotte però strane cose accadono. Un piccolo esercito di topi, capitanati dal loro orribile Re, entra nella stanza al segnale del mago. Clara vorrebbe scappare, ma si sente troppo debole per reagire. L’albero di Natale a poco a poco cresce fino a giganteggiare sopra di lei. Tutto cambia aspetto e i giocattoli prendono vita, mentre entrano nuovamente in campo i topi guidati dal Re-mostro. L’impavido Schiaccianoci si sveglia e coraggiosamente guida le sue truppe di soldatini in battaglia. Sta per essere sopraffatto ma Clara, vedendo il suo adorato in pericolo, afferra una delle sue scarpette e la lancia colpendo il Re dei Topi, i quali a questo punto scappano lasciando però lo Schiaccianoci a terra, tramortito. Clara gli si avvicina ed ecco che avviene il miracolo: il pupazzo è diventato un bel giovanotto, che guarda Clara con gratitudine e affetto. La stanza ora si trasforma in un paesaggio invernale dove i fiocchi di neve aleggiano in una danza vorticante. Clara e il Principe Schiaccianoci partono su una barca magica per visitare un lontano altrove, fatato e dolcissimo. Il Principe racconta alla Fata Confetto, o Sugar Plum per gli inglesi, delle sue avventure in combattimento e di come Clara gli abbia salvato la vita. È organizzata in loro onore una grande festa con danze dei favolosi paesi dai quali arrivano prelibatezze come caffé, tè, cioccolato, o anche una panoplia spagnola, araba, cinese, russa, pastorale. Ma il sogno finisce qui, con il valzer dei fiori di primavera e il gran duetto di Schiaccianoci e della Fata. È mattina adesso, la vigilia di Natale è passata, e quando Clara si risveglia lo schiaccianoci altro non è che il giocattolo che ha saputo suscitare le sue fantasie notturne. Marius Petipa e la musica «Tutti i balletti che ho creato durante i diciassette anni indimenticabili passati sotto la direzione di Vsevolozskij conobbero un grande successo. Furono numerosi: Bella addormentata, Cenerentola, Il lago dei cigni, Barbablù, Raymonda […], Don Chisciotte […], Bayadère[…], Schiaccianoci» ha scritto Petipa nelle sue memorie. «La composizione e la messa in scena di un grande balletto presentano enormi difficoltà. Non basta schizzare la sceneggiatura o il programma. Bisogna ancora riflettere su ciascuno dei personaggi. Da quando la trama è pronta e tutti gli elementi sono al loro posto, bisogna inventare e comporre le danze corrispondenti, i passi e le variazioni in accordo con la musica». La danza in Schiaccianoci Il punto di partenza, per le danze, in tutte le edizioni che oggi si possono vedere nel mondo in periodo natalizio, da New York a Londra e Parigi a Milano, è la coreografia disegnata per Schiaccianoci da Lev Ivanov (18341901) - cui si devono anche il secondo e il quarto atto, quelli bianchi nei candidi tutù, del Lago dei cigni - e non da Petipa, che si ammalò all’inizio delle prove. Ivanov seppe movimentare tutta la vicenda con vivaci balli di bimbi, con squisite caratterizzazioni per le bambole meccaniche, con la battaglia per giocattoli tra i topi e i soldati, con il valzer dei fiocchi di neve e quello dei fiori e, per il lieto fine, con un fuoco d’artificio di grazia, bellezza e virtuosismo, concentrati in uno di quei grand pas de deux che restano la summa dell’arte di una coppia di étoiles sfolgorante di bravura, facendo la gioia di ogni pubblico, per imprimersi a viva forza nella memoria dei passi, dei gesti e dei suoni. E questo, nonostante le dispute sul come e perché Ivanov fosse subentrato a Petipa, sul suo valore come coreografo, di spiccato lirismo e riconosciuta musicalità, quindi “poco adatto” al brillio di questo balletto natalizio e anche nonostante le non poche critiche al suo lavoro. Perché, come si disse, tutto accade nel primo atto, vivace e pieno d’azione, mentre il secondo è solo un divertissement e, per di più, non è la ragazzina protagonista, Clara o Marie alla russa, a ballare il gran finale, ma la Fata Confetto. Eppure, con tutti questi suoi presunti o veri difetti, Schiaccianoci era destinato a perpetuare positivamente il nome di Ivanov, l’”eterno secondo” di Petipa, nella storia del balletto, al di là di ogni polemica. La coreografia dello Schiaccianoci di Kiev Per la compagnia di Kiev il coreografo Valery Kovtun ha puntato su alcune varianti - operazione di aggiustamento fisiologica e da sempre praticata sul corpo storicamente stratificato di ogni grande “testo” di letteratura ballettistica - rispetto ad altre versioni di derivazione petipiana, nel tentativo di rendere “più logico” il libretto, ma si è mantenuto fedele all’impianto che fa di Schiaccianoci il balletto favorito delle feste d’inverno, con l’amore che trionfa dopo aver superato incubi e visioni, nel viaggio dall’infanzia all’età delle promesse di matrimonio. Niente Fata Confetto nel Regno degli Zuccheri, ma due automi in più, la coppia dei Saraceni, tra le creature costruite dallo zio-mago Drosselmeyer per stupire i bambini durante lo spettacolino natalizio ideato apposta per loro, mentre anche Schiaccianoci è già una bambola - si noti che si tratta di una ballerina en travesti - in formato umano fin dal primo atto per diventare poi una sorta di Principe con il giubbetto decorato di lustrini-pietre preziose nel secondo. Durante il viaggio verso il Regno degli zuccheri, da raggiungere scalando l’albero di Natale ingigantito, Schiaccianoci, prima di arrivare in cima, deve combattere di nuovo il Re Topo. Clara e il Principe si ritrovano quindi nel regno dei dolci-mondo delle bambole. Dodici paggi li accolgono e, poi, nel divertissement i pastorelli settecenteschi, i Mirliton, sono quattro e non tre. Il grand pas finale è per Clara, con la coroncina di brillanti e non più con il nastrino per la coda da ragazzina, e per il Principe Schiaccianoci che indossa con stile impeccabile il suo costume indorato di lustrini, perché i due celebrino degnamente il nobile amore reciproco.