AB Dicembre 2014 Anno 2° n. 16 da L ‘ALTRA BOLOGNA Notizie, informazioni, riflessioni e proposte Foglio di documentazione e collegamento fra associazioni di volontariato cristiano Responsabile Paolo Mengoli Strada Maggiore, 13 - 40126 – BOLOGNA tel. - fax 051 226310 e-mail <[email protected]> <www.confraternita.bologna.it> INDICE SANTO NATALE 2014 2 Mons. BEDETTI nel 125° ANNIVERSARIO DELLA MORTE 2 PROGETTO DI RIFORMA DEI QUARTIERI 3 PIANO FREDDO 6 SERVIZI SOCIALI A ROMA 7 ASSEMBLEA DELLA CONFRATERNITA 8 NOTIZIE dal V.A.I. 9 LA CITTA’ CHE CAMBIA 10 AUGURI a MARIA PIA 12 LUTTI 13 BUON NATALE ! << …..Che sia un Natale di grazia e di pace per noi tutti, per le nostre famiglie, per la città e per tutte le famiglie, le città e le nazioni della Terra. Sia un Natale di bene: il cantico degli angeli - che ascoltano estasiati i pastori, la Madonna e san Giuseppe sulla culla di Gesù Bambino si sparga sul mondo intiero, e sia per esso un cantico di speranza e di pace….>> Giorgio La Pira - (pag. 122 - Scritti Vincenziani- Città Nuova 2007) SANTA MESSA DI NATALE La Santa Messa delle 9:30, che ogni domenica è celebrata nella Chiesa di San Nicolò degli Albari - via Oberdan-14, è un’esperienza di fede e di amore, che raccoglie attorno alla Mensa Celeste gli ultimi davvero. Ci ritroveremo tutti giovedì 25 dicembre 2014 Natale di GESU’ Presiederà la Santa Messa Ore 9:30 mons. Giovanni SILVAGNI Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Bologna Nel 125° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL VENERABILE Mons. GIUSEPPE BEDETTI (1799 - 1889) domenica 4 gennaio 2015 - ore 9,30 – in San Nicolò degli Albari via Oberdan, 14 - BOLOGNA Fra Gabriele DIGANI o.f.m. lo ricorderà nella celebrazione Eucaristica. Saranno ricordati come ogni anno anche: il Venerabile don Olinto MARELLA e don Paolo SERRA ZANETTI che hanno raccolto e continuato, seppur in modi diversi, l’eredità spirituale nel servizio ai più poveri di Bologna del Venerabile mons. Giuseppe BEDETTI. Mons. Giuseppe BEDETTI fu tra i fondatori a Bologna nel 1850 delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli, fu guida materiale e spirituale di un gruppo di giovani cattolici bolognesi alle prime prove in campo sociale, impegnati nel servizio caritativo e di solidarietà verso famiglie povere di Bologna. L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE di BOLOGNA 2 ha elaborato un importante documento: << QUARTIERI 2.0 PROGETTO DI RIFORMA DEL DECENTRAMENTO, DEL RUOLO E DELLE FUNZIONI DEI QUARTIERI >> Questo si compone di 31 pagine, nell’elaborato viene ripensato complessivamente il rapporto fra pubblica amministrazione e cittadini. Riportiamo integralmente le pagine 19 – 20 - 21 del documento, che trattano il riordino del Welfare, segmento importante della ristrutturazione complessiva. Ad una attenta lettura pare che tocchi ai Quartieri raccogliere le segnalazioni dell'utenza (eventualmente con il supporto di una struttura professionale di ordine superiore) e successivamente diano incarico all’ASP Città di Bologna di fornire i servizi necessari. Lasciamo al lettore le valutazioni sul documento elaborato, e invitiamo chi sia interessato a fornire commenti e/o suggerimenti, che si potranno inviare all'Assessore competente del Comune di Bologna. Pagine 19-20-21 del documento << ………….. 2. Il nuovo welfare fra governo, gestione dei servizi e lavoro di comunità Le recenti approvazioni della Legge regionale 12/2013 e delle linee guide per il riordino del servizio sociale territoriale (DGR 1012/2014), disegnano un assetto dei servizi sociali nella nostra Regione che mira a: • • ricomporre nell'ambito di un unico soggetto istituzionale tutte le attività di Servizio Sociale Territoriale (accesso, valutazione e presa in carico) per qualunque target di utenza; individuare un unico soggetto pubblico gestore dei servizi sociali e socio-sanitari (che deve coincidere con l'ASP, nel caso sia stata costituita). Lo scopo dichiarato è quello di garantire forme di gestione unitarie e coerenti che mantengano una visione d’insieme dei servizi e delle popolazioni che da questi sono servite, di garantire forti livelli di integrazione con le altre istituzioni e soggetti della rete formale e informale di cura, nonché di produrre innovazione e sviluppo nei processi più critici. Si prospetta quindi, da una parte, la creazione di una nuova mission dell'ASP Città di Bologna e, dall'altra, da un nuovo disegno di governance che vede il Comune di Bologna e le sue articolazioni territoriali (Quartieri) interpreti di un rafforzato ruolo di governo capace di orientare il sistema di gestione verso l’unitarietà, l’equità di accesso e di fruizione dei servizi, lo sviluppo e l’innovazione in ambiti di interesse strategico per l'Amministrazione. a. Le funzioni di governo e lo sviluppo di comunità in capo ai Quartieri Le funzioni di governo dell'Amministrazione resteranno incardinate ai Quartieri che eserciteranno le loro prerogative istituzionali attraverso tutti gli strumenti della governance in materia di servizi sociali e socio-sanitari sperimentati con successo in questi anni. I Quartieri manterranno quindi le funzioni delegate di governo e attraverso queste potranno agire la committenza sui servizi sociali e socio-sanitari e tutte le forme di programmazione e controllo, oltre che di regolazione e indirizzo, verso un unico gestore pubblico rappresentato 3 appunto dall'ASP Città di Bologna. Sul piano operativo, queste funzioni devono essere agite su ciascun territorio attraverso una stretta relazione funzionale tra referenti autorevoli del SST dell'ASP e i Presidenti dei Quartieri; quest'ultimi supportati da una direzione qualificata e competente nelle materie sociali, sociosanitarie e sanitarie. Accanto alle funzioni di governo, i Quartieri dovranno costruire la propria “identità” distintiva nella promozione dello “sviluppo di comunità” che ogni territorio/Quartiere dovrà agire con mezzi e risorse adeguate. In questi ultimi anni infatti è in atto un processo di ridefinizione di metodologie e approcci che vedono tutti i servizi impegnati nella costruzione di una nuova prospettiva di azione orientata allo sviluppo di comunità come condizione e insieme metodo e cultura pervasivi di ogni intervento di welfare e di sviluppo del “capitale sociale”. Questo nuovo orientamento, che sta maturando all’interno di processi formativi e di esperienze laboratoriali (cittadinanza attiva, community lab, ecc.), ha portato in evidenza la necessità e urgenza di strutturare il ruolo dei Quartieri quali interpreti sia di nuove forme di governo del sistema che di partecipazione attiva dei cittadini, dei soggetti sociali e delle istituzioni nello generazione delle risorse che una comunità può mettere a disposizione ai fini della creazione di valore per se stessa. Un efficace esempio è costituito proprio dal nuovo regolamento che ha promosso il Comune di Bologna sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani, con il quale si vuole proprio stimolare e coordinare l'azione dei cittadini nella cura dei beni comuni urbani, materiali ma anche immateriali. b. La gestione dei servizi La gestione dei servizi verrà affidata dall'Amministrazione – e dunque anche dai Quartieri, in un processo di condivisione della committenza sia politica che tecnica, attraverso gli strumenti e organismi della governance sociale e socio-sanitaria richiamati sopra (Comitato di Distretto; Conferenza dei Presidenti) e le forme contrattuali usuali di contrattazione diretta (Contratto di Servizio) - all'ASP Città di Bologna, la quale ricomporrà una gestione unitaria di tutti i servizi oggi gestiti da soggetti istituzionali diversi e in specifico: • i Servizi Sociali per minori e famiglie, adulti e anziani (oggi gestiti dai Quartieri); • i Servizi per disabili adulti (oggi gestiti dalla Ausl di Bologna); • i Servizi per gli immigrati/protezioni internazionali, per alcuni target della popolazione • minori e famiglie (oggi gestiti dalla ASP); i Servizi per le emergenze/pronto intervento sociale e il Servizio Sociale Bassa Soglia per persone senza dimora e la struttura di accoglienza per adulti con bisogni d’indifferibilità ed urgenza (oggi gestiti dal Settore Servizi Sociali del Comune). Gestire i Servizi Sociali territoriali tramite un’unica struttura gestionale pubblica dove ricomporre tutte le filiere gestionali per tutti i target di utenza, deve essere realizzata salvaguardando un elemento cardine del sistema dei servizi sociali: la forte connotazione territoriale delle sedi di erogazione dei servizi. Le sedi operative devono infatti essere garantire presso le attuali sedi dei Quartieri o comunque in sedi territoriali dove è possibile garantire la prossimità al territorio delle azioni di tipo comunitario e l'integrazione dei servizi con il distretto ed i diversi attori locali. Il nuovo assetto del SST realizzato dall'ASP prevede in sostanza: 1. un unico SST unitario che serve tutte le popolazioni-target organizzato territorialmente in almeno sei sedi corrispondenti ai territori/quartieri di riferimento attuali per svolgere l'insieme delle funzioni – dall'accesso alla produzione dei servizi - sia in ambito sociale che sociosanitario; 4 2. la ricomposizione di tutta la produzione diretta e indiretta e dei relativi processi assistenziali tramite la produzione specialistica direttamente da parte dell'ASP o tramite l'affidamento a soggetti terzi (sub-committenza); 3. una direzione dei servizi alla persona unitaria che esprima il dovuto valore professionale e manageriale nella ricomposizione della struttura di comando e di integrazione dei processi assistenziali e organizzativi fra tutti i professionisti del SST e per tutte le popolazioni-target, nonché per i processi trasversali più complessi e critici che richiedono alta integrazione funzionale tra le varie unità organizzative interne ed esterne; 4. la riunificazione della famiglia professionale degli assistenti sociali e degli altri operatori sociali (es: educatori, operatori di sportello, ecc.) all'interno di un'unica realtà istituzionale e organizzativa. Il SST ricomprende in un assetto unitario: 1) gli Sportelli sociali, dislocati territorialmente al fine di garantire una adeguata prossimità ai servizi e di consentire agli operatori la possibilità di operare in stretto contatto con il micro-contesto di riferimento creando uno spazio di ascolto, orientamento e accompagnamento per tutti i cittadini che vi accedono e dedicarsi all’analisi del contesto locale per garantire il supporto necessario ai processi di programmazione, oltre alla possibilità di attivare servizi a bassa complessità e di promuovere le reti sociali comunitarie; 2) il Servizio Sociale Professionale, strettamente connesso ai primi, articolato in funzione delle esigenze e delle risorse del territorio, in grado di garantire lo svolgimento delle funzioni previste per il SST attraverso l’attivazione delle competenze professionali per lo svolgimento dei processi valutativi mono e pluri-professionali (ETI, UVM), la progettazione, la verifica delle diverse situazioni per singoli target omogenei di popolazione, l’integrazione con gli altri attori pubblici e privati del territorio. Gli obiettivi a cui risponde il modello sono i seguenti: I. garantire un accesso universale attraverso un unico punto di accesso e opportunità di rendere coerenti e non ridondanti gli altri punti accesso specialistici rivolti a popolazioni specifiche (una sola “porta d’accesso” al sistema dei servizi in funzione di una risposta unitaria); II. garantire equità di valutazione fra i diversi ambiti di popolazione in quanto inseriti in un unico sistema di servizi sociali e sociosanitari; III. assicurare flessibilità e continuità nella risposta a nuovi bisogni e maggiore affidabilità e riconoscibilità della responsabilità della presa in carico continuativa e unitaria in tutto il ciclo di sostegno, accompagnamento, cura e assistenza per effetto dell’accorciamento delle “filiera assistenziale”; IV. assicurare la possibilità di fruire di innovazioni organizzative che valorizzano i processi assistenziali trasversali (pronto intervento sociale, processi di assistenza al domicilio e in residenze protette) comuni a tutte le popolazioni; V. promuovere l'evoluzione culturale del sistema dei servizi verso un modello di presa in carico fortemente integrato (rete formale dei servizi pubblici e privati) e un modello di accesso alla prestazioni comune regolamentato e gestito in maniera unitaria; VI. promuovere la crescita professionale degli operatori e la qualità del lavoro sociale attraverso trasformazioni organizzative che facilitino il lavoro di équipe, lo scambio e la condivisione delle esperienze acquisite, la specializzazione su determinati ambiti di intervento, una maggiore flessibilità e mobilità tra i territori, la gestione delle emergenze. …………….. >> Il documento: << QUARTIERI 2.0 PROGETTO DI RIFORMA DEL DECENTRAMENTO, DEL RUOLO E DELLE FUNZIONI DEI QUARTIERI >> è a firma dell’ Assessore Sanità e Integrazione Socio Sanitaria, Sport, Coordinamento e Riforma dei Quartieri, Cittadinanza Attiva – Dr. LUCA RIZZO NERVO - 5 PIANO FREDDO 2014 2 - MODALITA’ D’ACCESSO: Non è possibile l’ammissione diretta alle strutture per chi si presenta presso le stesse. Gli interessati devono presentarsi esclusivamente presso Servizi invianti, di seguito descritti: Lunedì Unità di Strada 9.30-12.30 Help Center 11.00-14.00 *Servizio Mobile 20.30-24.00 (via Polese 15) (Via Sabatucci 2) (mappatura territorio) Dal 15/12/2014 16.00-19.30 Stazione Centrale Piazzale Est Martedì 9.30-12.30 11.00-14.00 20.30-24.00 (via Polese 15) (Via Sabatucci 2) (mappatura territorio) Dal 15/12/2014 16.00-19.30 Stazione Centrale Piazzale Est Mercoledì 9.30-12.30 11.00-14.00 (via Polese 15) (Via Sabatucci 2) Dal 15/12/2014 16.00-19.30 Stazione Centrale Piazzale Est Giovedì 9.30-12.30 11.00-14.00 20.30-24.00 (via Polese 15) (Via Sabatucci 2) (mappatura territorio) Dal 15/12/2014 16.00-19.30 Stazione Centrale Piazzale Est Venerdì 9.30-12.30 11.00-14.00 (via Polese 15) (Via Sabatucci 2) Dal 15/12/2014 16.00-19.30 Stazione Centrale Piazzale Est Sabato 11.00-14.00 (Via Sabatucci 2) Dal 15/12/2014 17.00-19.30 Stazione Centrale Piazzale Est Domenica 11.00-14.00 (Via Sabatucci 2) Dal 15/12/2014 17.00-19.30 Stazione Centrale Piazzale Est *Servizio Mobile di Sostegno (SMS): reperibilità telefonica per i cittadini/associazioni di volontari 6 CIRCA I GRAVI FATTI CHE HANNO COINVOLTO “SERVIZI SOCIALI” A ROMA I gravi fatti emersi in queste ultime settimane a Roma riguardante cooperative sociali che avrebbero dovuto fare “servizi sociali” in favore di fasce deboli creano grande sgomento. Le cooperative sociali sono particolari cooperative qualificate dalla finalità sociale della propria attività, che “hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”. Questa finalità sociale si attua o nella gestione diretta di servizi socio-sanitari ed educativi (cooperativa sociale di tipo a) o nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, le quali devono rappresentare almeno il 30% del personale della cooperativa stessa (tipo b). In queste cooperative ai soci lavoratori possono affiancarsi dei soci volontari. Legge 8/11/1991, n.381. E’ essenziale che l’Ente pubblico che commissiona i servizi, sovraintenda e controlli con grande attenzione la qualità dei servizi appaltati, affinché le risorse destinate alle fasce di popolazione bisognose non finiscano per restare, in buona parte nelle tasche di chi “organizza l’aiuto”. 7 ………………. CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA IN BOLOGNA Assemblea Generale 24 novembre 2014 Nella Festa di Cristo Re, si è tenuta la seconda Assemblea Generale della Confraternita della Misericordia in Bologna per l’anno 2014. I soci hanno partecipato alle 9:30 alla Santa Messa presieduta dall’Assistente spirituale mons. Stefano Ottani, nella Chiesa di San Nicolò degli Albari, assieme ai numerosi “amici poveri” che ogni domenica partecipano a quella Santa Messa domenicale. L’Assemblea dei soci si è svolta come di consueto, nella sede della Confraternita in Palazzo Gioanetti - Strada Maggiore, 13. Il Presidente Marco Cevenini ha introdotto il dibattito - sulle linee programmatiche per l’anno 2015 - con una breve relazione sulle attività in favore di persone indigenti svolto dai soci nel corso del 2014. L’Assemblea ha approvato le conclusioni del Presidente e ha dato mandato al Consiglio Direttivo di definirle nel dettaglio. Al termine dell’incontro é stato rinnovato il Consiglio Direttivo a scrutinio segreto che, a partire dal 1° gennaio 2015, sarà composto da: Marco Cevenini - presidente, Giovanni Palmieri - vicepresidente, Mauro Squarzoni – segretario, Antonio Bagnoli, Mery Marrese, Paolo Mengoli, Rocco di Dio, Giancarlo Sazzini, Giorgio Stagni - consiglieri. 8 Informazioni dal V. A. I. Via Massarenti 9- 40138 BOLOGNA 4° piano – Nuove Patologie – Tel. 051 6363566 e-mail: [email protected] MARTEDI 16 DICEMBRE – Presso la Parrocchia di S. Giuseppe Sposo-(via Bellinzona 6-BO ) - S. Messa ore 18,30 preceduta da incontro fraterno e seguita da momento conviviale ( Per tutti i gruppi) DOMENICA 21 DICEMBRE – Come ogni anno,dopo la S.Messa delle 10,30, porteremo gli auguri ai degenti del Pad. 2( Malpighi di via Albertoni) e Pad 5 (Nuove Patologie ) con l'aiuto dei ragazzi della Parrocchia di S. Maria del Suffragio ANNO 2015 DOMENICA 8 FEBBRAIO – Presso la Parrocchia di S.Agostino della Ponticella- Via S. Ruffillo 4 – S.Lazzaro di Savena-P. Geremia presiede la S. Messa per i malati alle ore 11,15. VENERDI' 6 MARZO - presso la Parrocchia di S . S.Antonio di Savena- (Via Massarenti 59BO- Alle ore 16,45 S. Messa per i malati preceduta da Via Crucis. Nell'attesa di incontrarci, un carissimo saluto Fiorella, Gildo, Marisa 9 LA CITTÀ CHE CAMBIA Quando ero bambino, subito dopo la guerra, abitavo in centro a Bologna e mio padre mi portava spesso per mano ( le sue mani callose e ruvide ) in Piazza Maggiore a fare “ quattro passi”. C’erano quarant’ anni di differenza fra di noi, ma io non li avvertivo. Sono figlio unico e lui mi sembrava un fratello maggiore, tanto gli ero affezionato. Mi raccontava della sua vita in campagna vicino a Bologna a servizio dai contadini quando aveva sette anni e dormiva di notte nella stalla dentro la greppia per stare caldo e mi parlava del suo vivo desiderio di affrancarsi dalla miseria più nera: la cena per sette fratelli orfani di padre era composta spesso da una fetta di polenta su cui i bimbetti facevano passare un’aringa per darle il sapore. Desiderava venire in città per imparare un mestiere: quello di muratore. Il racconto poi scivolava sul ventennio fascista in cui, non aderendo lui al partito unico, fu costretto ed emigrare in Francia per due anni se voleva trovare lavoro. Infine la Liberazione della città da parte degli alleati che sfilarono proprio lungo le strade che in quel momento stavamo percorrendo. Grandi erano le speranze che nutriva mio padre per un mondo più giusto. Più o meno era sempre lo stesso racconto, ma mi sembrava che ogni volta il mio babbo - come lo chiamavo – aggiungesse qualche particolare nuovo. Ne restavo incantato ed affascinato a tal punto che spesso gli chiedevo di ricominciare da capo. Nelle nostre passeggiate incontravamo sotto il Pavaglione una signora tutta vestita di scuro dall’aria triste che chiedeva l’elemosina accovacciata su stessa. Era l’unica. Un po’ per soggezione verso mio padre, un po’ perché preso dai suoi racconti non gli chiedevo come mai fosse lì. Mi chiedevo perché non andava a casa dai suoi figli a preparare la cena e a dormire. Anzi mi domandavo dove dormisse. Davo per scontato che avesse un tetto sotto cui rifugiarsi. Adesso che ho pochi capelli bianchi e mi aggiro a passo lento nel cuore di Bologna per rimirarla, per assaporarne il clima e lo spirito, quei ricordi mi tornano vivi e venati di nostalgia per la magia svanita dell’infanzia, ma anche pungenti perché ora di persone che chiedono l’elemosina ne vedo una quantità enorme ed in diverse forme. Classici sono i lavavetri ai semafori che si alternano con persone anziane storpie munite di cartoncino spiegazzato che chiedono aiuto perché hanno una famiglia a carico con tanti figli, hanno perso il lavoro, sono malati. Noi in auto ben riparati ci fermiamo un attimo davanti a quel semaforo: loro ci stanno tutto il giorno con qualunque tempo. Agli incroci innovativi ma fugaci sono i giovani giocolieri molto abili nei loro esercizi e che strappano un sorriso a noi che lo abbiamo perso. Sembrano dire che anche nelle difficoltà si può essere lieti. Mentre sono fermo al semaforo mi chiedo perché sono lì: hanno perso il lavoro? Storie sbandate? Variopinta e di differenti etnie è la popolazione di persone che chiede aiuto sotto i portici o per strada. Alcune sono sedute per terra con i loro cartelli sdruciti ed esplicativi ( di frequente hanno perso il lavoro o la casa o la famiglia) con un bicchierino di carta a fianco per l’offerta, sempre mezzo vuoto: chiedono aiuto in modo discreto. Il volto è triste rivolto a terra. A volte sono vestiti anche in modo decoroso. Sorridono alzando lo sguardo quando un soldino tintinna nel loro “ salvadanaio”. Mi sono chiesto come deve essere la vista del mondo dal basso: di inferiorità e forse di umiliazione. Altre vengono incontro offrendo un giornale, libri, fazzoletti di carta, calzetti e se non si è interessati a prendere nulla chiedono i soldi per un caffè, un cappuccino o un panino. Come si usa dire: “ la fame fa novanta”!! In quei momenti penso a tutte le nostre sofisticherie sul cibo e l’enorme quantità di rifiuti che produciamo, mentre accanto a noi c’è chi ne ha poco o non ne ha. Chi sa strimpellare uno strumento accompagna la sua presenza con qualche briosa nota musicale che allevia la loro e la nostra esistenza. I più dotati d’iniziativa stazionano alle entrate/uscite dei supermarket e pian piano entrando nella simpatia dei frettolosi acquirenti li aiutano a portare la spesa, a riporre il carrello per cui racimolano qualche soldo ed un pezzo di pane. Chissà se fanno giornata. Mense, dormitori, enti pubblici e religiosi, associazioni di volontariato grandi e piccole cercano di rendere meno grama la loro esistenza che facile non è se paragonata alla nostra piena di agi. Se si ascolta la loro vita irta di insuccessi, difficoltà e fallimenti si rimane colpiti dalla capacità di sopravvivenza. In loro emerge spesso la speranza di avere un giorno una piccola casa del Comune, una pensione di 10 sussistenza, trovare un compagno / una compagna. Oltre al desiderio di superare le difficoltà economiche è presente in loro la ricerca del tepore umano. Negli estremi disagi si dimostrano talvolta più ottimisti di noi a cui non manca nulla. C’è poi chi preferisce dormire di notte al freddo all’aperto sotto un portico o davanti ad una chiesa, nonostante il piano freddo del Comune. L’inverno è alle porte. Sono gli irriducibili che amano la solitudine “selvaggia”: Una scelta di vita. Non è che siano tutti santerellini. Ce ne sono anche di furbetti. Diceva con ironia Don Paolo Serra Zanetti, indimenticabile amico dei poveri oltre che uomo di profonda umanità e cultura: “ lo so che sono furbi ma lo fanno così bene che non si può resistere”. La mia, la nostra città ha cambiato volto negli ultimi sessanta anni e non solo dal punto di vista urbanistico e di vivibilità. Tutti questi poveri che ci tendono una mano allora non c’erano e dire che si usciva da una guerra disastrosa. Che dire? Innanzi tutto ci fanno comprendere la fragilità della nostra vita: fra le persone che ci chiedono aiuto c’è chi è scappato dalla guerra, dalle malattie, dalla fame, dalle tirannie, dalle ingiustizie, chi è vittima di dissesti economici o scelte di vita sbagliate. E’ capitato a loro, ma potrebbe capitare ad ognuno di noi, anche a chi le guarda con superficialità e disprezzo. Loro sono la nostra coscienza. Nella misura in cui aumentano come una marea montante irresistibile significa che c’è qualche meccanismo della nostra società che non funziona. A pochi la ricchezza, ad un certo numero il “ quieto vivere”, a molti l’indigenza. E’giusto? No. Poi ci fa capire che non siamo soli ma che nelle traversie della vita abbiamo bisogno di chi ci sta accanto simpatico o antipatico che sia. Sempre più chiusi in noi stessi – aiutati in questo anche dalla tecnologia informatica – non ci rendiamo conto che il prossimo ha bisogno di noi e/o noi possiamo essergli di sostegno. Occorre abbattere il muro di’egoismo che ci circonda. Diceva madre Teresa di Calcutta: “ Io ho bisogno di te”. Che fare? Enti locali ed istituzioni nazionali, colte impreparate e percorse sempre più spesso da voragini di corruzione e malaffare, cercano di rispondere come possono a questa cronica domanda di aiuto da parte di chi è giunto da noi per mare o per terra o verso un nostro connazionale che si è impoverito . Per di più sono a corto di fondi. Ma noi singolarmente che cosa possiamo fare? Poco se si considera il fenomeno immigratorio nella sua complessità, molto se lo si legge nella singola persona che ci viene incontro: intanto la si prenda in considerazione con un sorriso sulle labbra come un essere umano e non come un individuo da scansare perché di altro colore di pelle, insistente, fastidioso e sporco. Si capirebbe allora che anche lui ha diritto ad una casa, un lavoro e ad essere considerato con dignità. Ci viene richiesto un cambiamento di mentalità. Già Giovanni Battista a chi andava da lui al Giordano per farsi battezzare rispondeva: “ Fate dunque opere degne della conversione” ( Luca 3,8) Il che non è semplice se sono duemila anni che ci proviamo. Dobbiamo insistere, non demordere. Quella “ elemosina” che può uscire dalle nostre mani per scivolare nelle loro non avrà solo il significato di alleviarne per un attimo le sofferenze, ma anche per dire: “non ti respingo”. Se ci impegnassimo a far sì che questo atteggiamento si diffondesse fra di noi a macchia d’olio, potrebbe contagiare anche le pubbliche amministrazioni per una politica sempre più attenta alle necessità degli indigenti. Sogno? Utopia? Certo ma sono i sogni che, se realizzati, cambiano il mondo. Carlo Lesi Nota redazionale In un passaggio della nota di Carlo Lesi, si fa riferimento a un "meccanismo della società che non funziona". E' la stessa espressione usata da S.S. Giovanni Paolo II e citata da Achille Ardigò nel libretto " AVEVO FAME" , edito da “I Martedì “nel 1985, a opera di padre Michele CASALI. La percezione che la società sia una macchina rotta, e che nessuno riesca a trovare il meccanico, rimanda alla nascita bimillenaria dell’unico meccanico a cui ci si possa serenamente affidare. In questo Santo Natale di N.S. Gesù Cristo, auguriamo a Tutti, e soprattutto a chi ha maggiori responsabilità, di ascoltare e condividere nella propria vita le parole di Gesù, arrivate fino a noi tramite l’amore della Chiesa, e di trovare la sapienza necessaria a riparare la macchina rotta della nostra società. 11 AUGURI a MARIA PIA ZONARELLI Nel passato mese di novembre, Maria Pia ha compiuto 80 anni. Desideriamo ricordarla con affetto, amicizia e gratitudine per il servizio in favore agli emarginati della città. Numerosi indigenti la ricordano con simpatia per la puntuale presenza che ancora oggi svolge alla Mensa Caritas di via Santa Caterina. Negli anni settanta fece parte del primo gruppo di volontari, collegati alla Caritas Diocesana, che si impegnarono nella preparazione e distribuzione della “refezione serale” per i fruitori del Dormitorio di via Sabatucci. A distanza di tanti anni, questo servizio continua come segno di amicizia e solidarietà per i tanti che si trovano privi di riferimenti e aiuti famigliari. Da noi tutti ancora…….TANTI AUGURI Maria Pia ! 12 LUTTI Nel 2014 sono morti questi nostri cari amici che ancora una volta raccomandiamo alla infinita misericordia di DIO MUSIANI Gerardo ACCAVONE Antonio ALLORI Giampietro SANCILOTTO Silvano SOLDATI Bianca CE’ Cardinale Marco CATTI don Giovanni SILVESTRIS Cosimo BACCARINI Tancredi BERARDI Francesco BENFENATI Gigi VENTURI Giacomo SILVESTRI Cosimo GALLERANI don Ferdinando KEALDO 13