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Tra nodi e risonanze
Un importante volume raccoglie gli interventi di un convegno sui rapporti
tra Francia e Italia nel secondo ’900
A
l tema, affascinante e complesso, dei rapporti
tra Francia e Italia nella cultura musicale della
seconda metà del ’900 è dedicato questo
volume curato da Amalia Collisani, Gabriele Garilli
e Gaetano Mercadante. Il libro, che raccoglie gli
interventi del convegno organizzato nel 2008
dal Laboratorio musicale universitario di Palermo
nell’ambito di “Suona francese-Festival di nuova
musica”, è tanto corposo quanto denso di sostanza e
si articola in quattro aree tematiche dai titoli evocativi:
Nodi, Onde, Consonanze, Risonanze. Se, come scrive
Amalia Collisani nell’introduzione, «potrebbe apparire
anacronistico, o quanto meno inopportuno, agli inizi del
terzo millennio, indagare nel secolo appena concluso
le relazioni e le influenze tra due culture contigue,
come quelle francese e italiana», è fuor di dubbio che
tali relazioni e influenze non solo sussistono, ma
occupano un ruolo importante nel panorama della
più recente storia musicale. Tocca ai contributi del
volume indicarne i caratteri e le peculiarità attraverso
un approccio aperto e, per così dire, a tutto campo
che non cerca di occultare gli aspetti controversi
e problematici per impiegarli al contrario come
sollecitazione per l’indagine e la riflessione storicocritica. Anche per questo non sorprende la ricchezza
L
a librettologia è un ambito di studi
ormai alquanto variegato. C’è chi
la considera parte della musicologia
(collegando strettamente il libretto
alla sua realizzazione musicale) e chi
invece la intende piuttosto come
interna al campo storico-letterario.
Un recente contributo di questa
seconda tendenza è il libro dedicato da Daniele
Boschetto a Luigi Balocchi, che fu tra l’altro
collaboratore di Rossini a Parigi e autore del libretto
del Viaggio a Reims. Il libro di Boschetto, derivato
da una tesi di laurea e in parte già anticipato in un
articolo sul «Bollettino del Centro rossiniano di studi», è
una monografia puntuale e assai documentata su un
“poeta per musica” certamente minore, forse minimo,
ma interessante se preso come “studio di caso”.
Poeta, traduttore, librettista, il Balocchi fu all’uopo
anche compositore di musiche originali: la natura
perlopiù “applicata” del suo operato ci consente
di capire meglio il contesto cui così strettamente
aderì. Per esempio, capiamo meglio Il viaggio a Reims
conoscendo La primavera felice, un libretto, scritto
da Balocchi per le nozze del duca di Berry con Maria
Carolina di Borbone (1816) e messo in musica da Paër,
che Boschetto analizza doviziosamente.
Emilio Sala
Sempre con Orfeo. L’opera di Luigi Balocchi,
poeta per musica
Daniele Boschetto
Cantalupa (To), Effatà Editrice, 2009
€ 12,00
e la varietà degli argomenti trattati, tra i quali non
possono mancare né Messiaen (Gianfranco Vinay,
Raffaele Pozzi), né Boulez (Jean-Jacques Nattiez), né
quella che è stata probabilmente l’ultima vera scuola
compositiva del ’900, lo spettralismo, con il suo
maggiore interprete, Gérard Grisey, e le sue decisive
ricadute sulla musica italiana degli ultimi decenni
(Angelo Orcalli, Luigi Manfrin, Gaetano Mercadante,
Ingrid Pustijanac, Giovanni Damiani). Altri saggi si
occupano della presenza di musicisti francesi come
Milhaud (Pietro Misuraca) e Leibowitz (Amalia
Collisani) nell’attività di Luigi Rognoni, studioso in
costante rapporto con la contemporaneità della
musica viva. Altri ancora colgono i riflessi della cultura
e della musica francese sulla specifica produzione
di Luigi Dallapiccola (Carlo Serra), Ivan Fedele
(Pierre Michel) e Fausto Romitelli (Alessandro Arbo).
Dall’insieme nasce un volume importante, il cui
interesse trasversale non mancherà di riverberarsi in
vari ambiti degli studi sulla musica del secondo ’900.
Cesare Fertonani
Italia/Francia. Musica e cultura
nella seconda metà del XX secolo
a cura di Amalia Collisani, Gabriele Garilli, Gaetano Mercadante
Palermo, L’Epos, 2009, € 34,80
L’
Epos di Palermo vara
una nuova collana, “Dal
grammofono al lettore”, ovvero,
come recita il sottotitolo,
“discografie ragionate”. Che
la prospettiva sia di ragionare
sui pezzi e sulla loro storia
discografica, evitando pletoriche
liste e giudizi a mo’ di etichetta, è testimoniato dal
volume di Fiore, smilzo e pratico come vuol essere
la collana, ma pieno di riferimenti e di garbo, con
qualche frecciatina a certa critica musicale ignara
delle note. I testi musicali e la loro prassi esecutiva,
non se Tizio suona bene o Caio male, sono difatti
il punto di partenza. La scelta di giustapporre alle
Variazioni Goldberg di Bach le Variazioni Diabelli di
Beethoven sta nella natura della collana, che vuole
mettere a confronto opere per qualche verso
parallele. Qui però Bach fa la parte del leone: la
sua storia discografica nasce al pianoforte e ha
i suoi pilastri nella Tureck, in Gould e in Schiff,
e solo dopo diviene clavicembalistica, con più
dettagliati approcci esecutivi. La prospettiva
beethoveniana è più ristretta, ma non trascura i
capisaldi e affronta la non secondaria questione
delle Diabelli al fortepiano, sullo strumento per il
quale furono concepite.
Giangiorgio Satragni
Bach Goldberg - Beethoven Diabelli
Carlo Fiore
Palermo, L’Epos, 2009
€ 9,80
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on grande chiarezza di
esposizione e ampiezza di
documentazione, il libro di Antonio
Schilirò affronta un tema
fondamentale nell’evoluzione
dell’opera italiana dell’Ottocento: la
trasformazione delle forme, forse il
più evidente tra i sostanziali
mutamenti che toccarono in pratica tutti gli aspetti
della composizione. Il secolo che vide una
straordinaria diffusione del melodramma nel nostro
paese si aprì nel nome di Rossini e si chiuse con Verdi:
il libro di Schilirò segue lo stesso percorso, trattando
dapprima del Rossini “serio”, che rivoluzionò le
formule settecentesche, passando per Bellini,
Donizetti e il primo Verdi, per approdare infine al
Verdi di Otello, capolavoro di cui l’autore offre
un’analisi efficace. Nel corso del volume si verifica in
quale modo, grazie a influenze di varia provenienza
– dall’opera buffa a ciò che in contemporanea veniva
creato all’estero – le varie componenti dell’opera si
modificarono e come si arrivò, in sostanza, a superare
la logica dei numeri chiusi che convenzionalmente
reggevano in precedenza l’impalcatura del
melodramma. Il libro comprende un’utile bibliografia
dei testi citati e consultati. Per l’acquisto rivolgersi
direttamente all’autore: [email protected].
Patrizia Luppi
iplomato in pianoforte e
laureato in Lettere, Arrigo
Quattrocchi (Roma 1961–2009) ha
collaborato a lungo con
l’Accademia Filarmonica Romana
(come estensore di qualcosa come
un migliaio di programmi di sala),
con la Rai (in particolare come
curatore dei notturni e accorti Esercizi di memoria) e
con Il manifesto, ma anche con altri teatri ed enti. Lo
storico ufficiale dell’Accademia (1991) ha scritto
anche La musica in cento parole e di lui, il suo più
giovane aggregato (1989), l’istituzione ha pubblicato,
postuma, un’antologia di scritti brillante di cultura,
passione, ironia, chiarezza. «Lacrimosa dies illa» si
intravvede nella copertina della modesta ma
devotissima brossura, che nel copioso materiale
lasciato da Quattrocchi ha trascelto quanto bastasse
a dar conto della sua nobile e versatile “melomania”:
quasi metà del libro è dedicata al belcanto italiano,
dal periodo aureo al tramonto con un’appendice
berlioziana, ma il resto spetta alla civiltà inglese,
russa e tedesca, dal diletto Händel fino al Kabarett
lunaire di Schönberg. A questo punto s’attendono
altre “presenze”, dal lavoro di Quattrocchi: quella
relativa allo strumentalismo ma anche quella di un
altro diletto, il forse prediletto Rossini.
Piero Mioli
Il Melodramma italiano dell’Ottocento
e le sue forme (da Rossini a Verdi)
Antonio Schilirò
Messina, Edizioni Di Nicolò, 2009, € 24,00
La presenza della voce
Arrigo Quattrocchi
Accademia Filarmonica Romana, Roma, 2009
s.i.p. (in omaggio a richiesta: www.filarmonicaromana.org)
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o, non è un errore di stampa,
ma un’arguzia che adatta
Das Rheingold, “l’oro del Reno”
di Wagner, a Il danaro del Reno,
o forse meglio, vista l’intrinseca
volgarità dell’oggetto, ai “soldi”, ai
“quattrini” del Reno. Così titola una
biografia wagneriana che nel mare
delle lettere e delle testimonianze ha cercato le
compromissioni dell’inventore di Lohengrin, Tristan
e Brünnhilde con il vile danaro, con il lusso, con tutte
quelle pretese e menzogne che Richard mise in atto
per soddisfare il suo supremo ideale artistico e il
suo infimo egoismo umano. Con Ludwig di Baviera,
con i signori Wesendonck (Mathilde da godersi,
Otto da spremere), con la prima moglie Minna:
gli andò male con Meyerbeer, astutissimo; e poco
bene anche con la seconda moglie Cosima, salvo il
fatto che costei altrettanto avrebbe fatto in futuro
a baluardo della figura e della drammaturgia del
degno maritino. Inventore appunto di Brünnhilde:
la donna che, richiesta dell’anello-oro del Reno dalla
compagna walkiria Waltraute al fine di interrompere
il mortificante crepuscolo degli dei, l’aveva negato
in quanto simbolo non dell’inviso potere ma
dell’amore sublime per Sigfrido (vittima anch’egli
dell’ignobile brama).
Piero Mioli
odolfo Venditti è un magistrato in
pensione, anche appassionato e
cultore di musica. Dal 1992 sta
pubblicando una serie di volumetti di
circa 100 pagine ciascuno che lui ha
chiamato Piccola guida alla grande
musica. In realtà si tratta di veri e propri
saggi monografici che, seppure
all’insegna della sintesi, riescono a offrire un percorso
esaustivo e, per certi versi, coinvolgente sui vari
argomenti presi in esame. Ora è giunto al decimo
volume, dedicato a Gershwin e Saint-Saëns. Accanto
alla narrazione biografica, spesso arricchita anche da
particolari e aneddoti significativi, l’autore analizza
con garbata intelligenza anche le principali
composizioni, con maggiori riflessioni sui capolavori
emblematici. Nel caso specifico, Le Carnaval des
animaux per il musicista francese e la Rhapsody in
Blue per quello americano. Lo stile è chiaro e lineare,
la scrittura coinvolgente, in virtù di un intento non
solo divulgativo ma teso all’approfondimento e
all’argomentazione, con il supporto di schede concise
ed efficaci. Per questo il manuale di Venditti può
risultare utile a tutti: al non specialista per la
semplicità di far apprendere nozioni spesso difficili e
all’addetto ai lavori per la possibilità di una pratica e
immediata, ancorché competente, consultazione.
Antonio Brena
Das Rheingeld
Vincenzo Ramón Bisogni
Zecchini, Varese, 2009
€ 19,00
Piccola guida alla grande musica. Gershwin Saint-Saëns
Rodolfo Venditti
Casale Monferrato, Sonda, 2009
€ 16,00 70-71 libri.indd 71
Aladino Di
Martino (19081989) è stato
tra gli ultimi
esponenti della
tradizione
compositiva
napoletana nata da
Cilea e, soprattutto, un
didatta di razza. In questo
affettuoso volume di
un’ex allieva spiccano
le testimonianze di chi,
come Riccardo Muti,
ha studiato con lui
apprezzandone le doti
umane e professionali.
Il signore della musica
Aladino Di Martino
Paola De Simone
Napoli, Dante & Descartes,
2009, € 15,00
Leonor de
Lucena ha
indagato sulle
parole rare che
compaiono
nei testi di
opere e pezzi
vocali da concerto: ne
ha tratto un dizionario in
portoghese e in italiano
che elenca duemila
vocaboli, contestualizzati
nel libretto d'origine
e corredati da vari
riferimenti. Per addetti ai
lavori e appassionati.
Dicionário do cantor lírico
Leonor de Lucena Lisboa, 2009
(leonorsibertinblanc@mail.
com), € 27,50
Una calorosa
presentazione,
firmata dal
direttore
d’orchestra Dario
Bisso, dell’opera
Pietro von Abano (1827)
di Spohr. Il progetto
di rappresentarla in
prima italiana nel
Veneto euganeo,
in cui è ambientata
la vicenda, risulta a
tutt’oggi ingiustamente
naufragato.
Pietro von Abano di Louis
Spohr
Dario Bisso Sabàdin
Padova, Armelin Musica,
2009, € 12,00
71
06/07/10 10:52:13
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