Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano Lunedì 10 febbraio 2014 – ore 21.00 SERIE «Festival Omaggio a Milano» 2014 Violinista NICCOLÒ PAGANINI (1782 – 1840) ILYA GRINGOLTS 24 CAPRICCI PER VIOLINO SOLO OP. 1 Capriccio n.1: Andante (mi maggiore) Capriccio n.2: Moderato (si minore) Capriccio n.3: Sostenuto, Presto (mi minore) Capriccio n.4: Maestoso (do minore) Capriccio n.5: Agitato (la minore) Capriccio n.6: Lento (sol minore) Capriccio n.7: Posato (la minore) Capriccio n.8: Maestoso (mi bemolle maggiore) Capriccio n.9: Allegretto (mi maggiore) Capriccio n.10: Vivace (sol minore) Capriccio n.11: Andante, Presto (do maggiore) Capriccio n.12: Allegro (la bemolle maggiore) Capriccio n.13: Allegro (si bemolle maggiore) Capriccio n.14: Moderato (mi bemolle maggiore) Capriccio n.15: Posato (mi minore) Capriccio n.16: Presto (sol minore) Capriccio n.17: Sostenuto, Andante (mi bemolle maggiore) Capriccio n.18: Corrente, Allegro (do maggiore) Capriccio n.19: Lento, Allegro assai (mi bemolle maggiore) Capriccio n.20: Allegretto (re maggiore) Capriccio n.21: Amoroso, Presto (la maggiore) Capriccio n.22: Marcato (fa maggiore) Capriccio n.23: Posato (mi bemolle maggiore) Capriccio n.24: Tema con variazioni. Quasi presto (la minore) ILYA GRINGOLTS Dopo aver studiato violino e composizione a San Pietroburgo con Tatiana Liberova e Jeanna Metallidi, ha frequentato la Juilliard School di New York dove ha avuto come insegnante Itzhak Perlman. Nel 1998 ha vinto il Concorso Internazionale ‘Paganini’ nel 1998, il più giovane vincitore di sempre. Ha suonato in prima esecuzione opere di Peter Maxwell, Christophe Bertrand e Michael Jarrell. In occasione del Festival di Verbier dell’estate del 2010 ha suonato il ciclo completo delle Sonate di Bach su un violino barocco insieme a Masaaki Suzuki. È inoltre primo violino del Gringolts Quartet, da lui fondato nel 2008. Nella stagione 2013/2014 si esibisce in come solista con la Bamberg Symphony (diretta da Eivind Aadland), la Filarmonica di Copenhagen (diretta da Santtu-Matias Rouvali), l’Orchestra Sinfonica Islandese (Ilan Volkov), l’Orchestra Sinfonica della BBC Scozzese (Ilan Volkov), l’Orchestra Sinfonica di Taipei (Oleg Caetani), la Columbus Symphony (Thomas Wilkins) e l’Orquesta Sinfónica de Galicia (Osmo Vänska). Apparirà inoltre in esibizioni di musica da camera ai Festival di Verbier e Gstaad e, insieme a Maxim Vengerov, al Barbican Centre di Londra. Gringolts ha al suo attivo collaborazioni con Mahler Chamber Orchestra, Royal Philharmonic di Liverpool, Orchestra Sinfonica di Birmingham, Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino, Orchestra Sinfonica della BBC, Orchestra Sinfonica dello Stato di Sao Paulo, Orchestra Filarmonica Israeliana, Orchestra Sinfonica di Chicago, London Philharmonic, l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, Orchestra Filarmonica di Los Angeles, Orchestra Sinfonica di Melbourne, Orchestra Sinfonica NHK, la Hallé Orchestra ed entrambe le Orchestre tedesche della SWR. Molto richiesto anche nel campo dei recital è regolarmente ospite dei Festival di Lucerna, Kuhmo, Colmar e Bucarest (Festival Enescu), ma anche dell’associazione Serate Musicali di Milano e della Filarmonica di San Pietroburgo. Per la musica da camera collabora con Yuri Bashmet, Lynn Harrell, Diemut Poppen, Nicolas Angelich, Itamar Golan, Peter Laul, Nicholas Hodges e Jörg Widmann. Dopo numerose incisioni di successo, Gringolts ha focalizzato la sua attenzione sulle opere di Schumann contenute negli ultimi tre CD: le Sonate per violino n. 1 - 3 realizzate con Peter Laul (2010), i Trii per pianoforte con Dmitry Kouzov e Laul (2011) e i Quartetti per archi e il Quintetto per pianoforte con il Gringolts Quartet e Laul (2011). Nel 2006 ha vinto un ‘Gramophone Award’ con il CD Taneyev – Chamber Music registrato con Mikhail Pletnev, Vadim Repin, Nobuko Imai e Lynn Harrell. Nei prossimi mesi sono inoltre in programma le pubblicazioni di un CD con tutti i Capricci di Paganini e di una nuova registrazione dei tre Quartetti per archi di Brahms. Oltre alla cattedra di professore di violino all’Accademia d’Arte di Zurigo, Gringolts è docente di violino alla Royal Scottish Academy of Music and Drama di Glasgow. Suona uno Stradivari 1718-1720 che gli è stato messo a disposizione da un collezionista privato. É ospite di Serate Musicali dal 2004. INFORMIAMO CHE ALLA BIGLIETTERIA SERALE DEL CONSERVATORIO SONO DISPONIBILI, PER IL PUBBLICO DI “SERATE MUSICALI”, I BUONI SOSTA PER IL PARCHEGGIO DI VIA MASCAGNI A € 5,00 CON VALIDITÀ DI 3 ORE (20.00 - 24.00). SI RACCOMANDA VIVAMENTE DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI Si ricorda che è vietato registrare senza l’autorizzazione dell’Artista e dell’organizzazione PAGANINI, IL NUOVO MONDO E I 24 CAPRICCI Non è azzardato dire che Genova abbia avuto due Cristoforo Colombo ovvero che Niccolò Paganini confermi, tre secoli dopo, il destino dei Genovesi di scopritori di nuovi mondi: in senso geografico Colombo, in senso musicale Paganini. Così, quel violino che si riteneva ormai conosciuto in tutte le pieghe - con Arcangelo Corelli e i suoi allievi messaggeri per l'Europa, con Vivaldi, Tartini, Viotti, i violinisti franco-belgi e tedeschi - e aveva ormai dato le consegne solistiche al pianoforte, il quale lo aveva scalzato dal trono di re degli strumenti, si rivela grazie a lui produttore di una materia sonora, emozionale e virtuosistica, per cui risulta come nuovo. «Scoperto» da Paganini anziché carico della storia gloriosa di secoli, mentre nuova appare anche la figura del concertista, presto svincolato dagli ambienti di corte e capace di incantare e inchiodare il pubblico moderno in quanto «collettivo indistinto» con tutto un seguito di diaboliche dicerie. Uno strumento, il violino, che con Paganini, negli anni eroici del giro di concerti europeo, fra il 1828 e il 1834, fa nascere in Robert Schumann la determinazione di darsi professionalmente alla musica e in Franz Liszt, con l'opportunità di superare i modi del Biedermeier, una vocazione «trascendentale» - «transcendante»: il termine è di conio lisztiano - da voltare sul pianoforte e magnificare con le risorse della tastiera. Un genovese insomma quale forze trainante per il Romanticismo. Chopin incluso, per cui nelle Etudes chopiniane, come nei Capricci del Genovese c'è il desiderio di fondere senza scarto l'aspetto creativo e quello delle difficoltà, fornendo in entrambi i casi un passaporto per accedere alla scrittura strumentale e al mondo espressivo dei rispettivi autori. E anche Mendelssohn, il «classico» fra i Romantici, per il suo Concerto in mi minore ruba a Paganini alcuni procedimenti specifici (gli arpeggi balzati del violino di contro al tema cantato in orchestra dai legni, il tremolo legato, la brillantezza del Finale) pur rifiutando l’allure demoniaca del modello. Quanto a Berlioz, che avrà poi occasione di dirigere e apprezzare incondizionatamente, in musiche paganiniane, Camillo Sivori (1815-1894), ossia l'unico allievo riconosciuto da Paganini, si può leggere quello che afferma ne Les Soirées de l'Orchestre. «Bisognerebbe scrivere un libro per indicare tutto ciò che Paganini ha trovato nelle sue opere quanto a effetti nuovi, procedimenti ingegnosi» con i «miracoli di un talento che ribaltava tutti i preconcetti, sdegnava i procedimenti noti, annunciava l'impossibile e lo realizzava». Perduti gli originari caratteri contrappuntistici di Ricercare pur con un certo margine di libera e imprevista scrittura «a capriccio», a metà del XVIII secolo Capriccio è ormai sinonimo di cadenza solistica all'interno ad esempio di un Concerto oppure significa Studio, esercizio tecnico segnatamente per il violino come nel caso di Fiorillo, poi di Kreutzer e Rode. Da questi «precedenti» e nella sua più formidabile sintesi creativa, Paganini fonde la cadenza da concerto con lo studio violinistico e inventa per il Capriccio una dimensione e un significato nuovi. La successione svagata e brillante di note acquista un ordine netto, logico, conseguente nella forma, che si è fatta organica, come nelle figure esecutive. Tutto questo senza rinunciare ai tratti bizzarri, estemporanei, pure programmatici come nel bachiano Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo che caratterizzarono il Capriccio anche nel Barocco. Contemporaneamente, la raccolta di esercizi scolastici viene trasformata dal musicista genovese in «musica» (cioè investita da una qualità creativa nuova per il genere: come poi, secondo quanto s'è accennato, gli Studi chopiniani) e diventa un summit della didattica trascendentale destinata a stagliarsi assoluta nel tempo: il Nuovo Testamento del violino - l'Antico sono i Sei Solo di Sebastian Bach - col quale l'autore chiarisce anzitutto a se stesso e codifica le proprie acquisizioni sullo strumento, gettando inoltre le basi per lo Studio da concerto d'esecuzione trascendentale che verrà messo a punto sul pianoforte da Liszt: appunto le lisztiane Etudes de concert d'execution trascendante d'après des Caprices de Paganini del 1838. Non si conosce la data di composizione dei 24 Capricci paganiniani, a proposito dei quali è stata ipotizzata una collocazione giovanile peraltro difficile da dimostrare e la nascita in fasi e tempi diversi. Divisi nell'autografo in tre raccolte - Opera I i primi sei. Opera II altri sei, Opera III i dodici rimanenti - i Capricci vengono comunque portati a termine entro il 24 novembre 1817 secondo la data apposta dall'incisore delle lastre. Giovanni Ricordi pubblica la raccolta due anni e mezzo dopo, nel giugno 1820, con i brani raggruppati tutti ventiquattro nell'op. 1, numerati progressivamente e con dedica «Alli Artisti», cioè all'impegno privato dei professionisti. Rara è l'opportunità di ascoltare a concerto l'integrale dei Capricci paganiniani che l'autore, per quanto ne sappiamo, non eseguì mai in pubblico. Appunto il tour de force impressionante per il violinista, impegno di riguardo anche per chi siede in sala. Con scatto felino e nemmeno due minuti di musica, il Capriccio n. 1 in mi maggiore entra nel mezzo del discorso: il vortice, il moto irrefrenabile di ampi arpeggi con l'archetto a rimbalzo e sequenze ben sgranate di bicordi. Appunto un virtuosismo musicalissimo nel tradurre la febbre del discorso compositivo così trascinante e serrato. Il Capriccio n. 2 è imperniato sul motivo tecnico dei salti di corde con arco sempre elastico e leggero. La dialettica del brano nasce dalla combinazione e dall'interagire di due figure: una nota che si ripete uguale ora al grave ora all'acuto; una frase composta, dolente nel respiro semitonale e nel reclinare nota dopo nota. Dialettica fra vitalismo strumentale e una melanconia che muove dal si minore d'impianto e può mutarsi anche in smarrimento esistenziale per effetto del cromatismo così accortamente distribuito. Cornice del Capriccio n. 3 è un «sostenuto» in mi minore tutto ottave intensamente cantabili e pure trillate. Al centro un «Presto» in maggiore a moto perpetuo dalle movenze sfuggenti e romantiche e d'esecuzione «legatissimo». Col suo gonfio do minore che rimanda a quello dei Classici Viennesi, il Capriccio n. 4 svetta su tutti per ampiezza di ideazione e di rimando sonatistico. Lo scintillante ricorrere di motivi trascendentali risulta così tutt'uno con il nutrito Sviluppo del brano dove il primo tema - la frase pensosa e dolente d'apertura - è assoggettato a emozionanti scambi tonali per enarmonia, gronda romantiche diminuite e si allarga in densi accordi con un insolito rilievo polifonico. Il Capriccio n. 5 apre e chiude con una funambolica cadenza; impressionanti e via via estreme scalate in arpeggi sino a non potere più salire con la mano sinistra, ripide discese su scale, un lungo svolazzo cromatico ascendente- discendente: il tutto a dimostrare la formidabile (se non patologica) flessibilità della mano di Paganini che suggerì a un giornalista di genio come Castil Blase l'immagine di «un fazzoletto legato in cima a una canna, che il vento fa sventolare da tutte le parti». Al centro, ancora un perpetuum mobile dall'intestazione «Agitato»: appunto l'agitazione affidata a un proibitivo colpo d'arco «balzato» - tre note in giù e ritorno in su per ben 228 volte - che è un'autentica croce per i violinisti preoccupati della fedeltà a Paganini ovvero al carattere della pagina. Il Capriccio n. 6 con i suoi echi mandolinistici e la malinconica ambientazione propiziata dal tono di sol minore, è un poetico tour de force imperniato da capo a fondo, per oltre 50 misure di «Lento», sul virtuosistico «tremolo» con la mano sinistra unito alla melodia nelle più varie stesure. Nel Capriccio n. 7, in la minore dalle micro-cellule variate risalta immaginosamente il «picchettato» mentre col n. 8 in mi bemolle maggiore il didatta sembra fare la parodia, Debussy avant la lettre, del canonico studio; di qui il disegno ricorrente a note lunghe con movimento contemporaneo di quartine. Il popolare Capriccio n. 9 in mi maggiore è detto - non dall'autore - «La Caccia» per gli effetti di imitazione dei corni («sulla terza e quarta corda» così da sfruttarne il risalto scuro e robusto) in fanfare e su intervalli caratteristici. In esso incontriamo anche l'imitazione, sempre a note doppie, dei flauti («sulla tastiera» per ottenere un suono morbido e dolce) secondo quel gusto degli effetti onomatopeici, caro soprattutto al Paganini degli esordi, che fu particolarmente sviluppato nel violinismo barocco di area tedesca. La forma, unico esempio dei Capricci, è di Rondò: il Ritornello «della Caccia» e due Strofe. Al Capriccio n. 10 in sol minore, con la sua grinta ritmica, il vortice di passaggi veloci, trilli e «picchettati» fa seguito e contrasto il n. 11 in do maggiore che apre e chiude con il virtuosismo sublimato di un commosso, cantabilissimo «Andante» trascritto per pianoforte da Schumann e porta al centro un «Presto» in cui risaltano certi prestiti popolareschi del compositore. Nelle note-pedale il Capriccio n. 12 in la bemolle maggiore rivela un tratto in comune col n. 2 così come nel «bariolage», colpo d’arco che vede l'alternanza continua di due corde. Le analogie però si fermano qui perché il Secondo Capriccio risulta «saltato» e su corde spesso lontane mentre questo è «legato» su corde attigue e con un colore diafano particolarissimo. Nel Capriccio n. 13 in si bemolle maggiore una discesa di terze cromatiche (non glissate, al contrario di quanto si ascolta abitualmente) sembra tradurre uno scoppio di risa di cui il titolo apocrifo «la risata» - mentre il n. 14 in mi bemolle maggiore, che è improprio chiamare «La marcia» e suonare nello spirito della marcia, vede come l'entrata progressiva di strumenti sino al «tutti» in «fortissimo», quasi che il violino di Paganini voglia e possa sostituirsi a un'orchestra. Con il Capriccio n. 15 in mi minore ecco una enigmatica melodia in ottave fare da spunto variato («Posato»), quindi una parte in accordi con «picchettati» fulminei su andamenti immaginosi. A sua volta il Capriccio n. 16 in sol minore è uno stupendo morceau de bravoure immerso in un bagno romantico e allucinato, con ansiogeni accenti ritmici ottenuti marcando «forte» dove altrimenti cadrebbe l'accento debole. Nel Capriccio n. l7 in mi bemolle maggiore, invece, dopo una interlocutoria introduzione «sostenuto» troviamo come uno Scherzo («Andante») a dialogo fra brillanti volatine e bicordi pacati e sornioni con al centro, in minore, una sequela d'ottave tipicamente paganiniana. Il Capriccio n. 18 in do maggiore porta l'indicazione «Corrente» da intendersi nel senso di «scorrevole», come è stato osservato, ovvero senza riferimenti all'omonima danza. Di cui, con la scorrevolezza del 6/8, la quarta corda che per sedici battute dà vita a un richiamo di tromba. Risponde un «Allegro» danzante su scale prima a note semplici poi in bicordi. Nel Capriccio n. 19 in mi bemolle maggiore una cadenzina rarefatta e in tempo «Lento» di sole quattro battute prelude a un ritmico «Allegro assai» con avvicendarsi continuo di «piano» e «forte» che si ripete nel «Minore» di mezzo, tutto su un'acutissima, acrobatica quarta corda. Il Capriccio n. 20, in un pastorale re maggiore, impiega nuovamente un effetto imitativo con la terza corda fatta risuonare a vuoto e sopra un disegno melodico caratteristico a mò di zampogna natalizia in 6/8. È l'«Allegretto» che fa da cornice al brano e da contrasto con un «Minore» nervoso e trillato. Il rimando al melodramma, nel Capriccio n. 21 in la maggiore ecco un «Amoroso» dalla didascalia «con espressione». Con l'espressione di un'aria d'opera: anzi di un duetto poiché la melodia procede congiuntamente su due corde, in seste, ora più grave ora più acuta e con volatine, come accostando due diversi registri vocali. Contrasta improvviso - dal teatro alla sala da concerto - un «Presto», tutto veloci scale picchettate e arpeggi di bel risalto violinistico. «Marcato» il Capriccio n. 22 in fa maggiore apre con un Cantabile incisivo dalla singolare disposizione polifonica (terze, seste , decime e accordi) prima di un rapido «Minore, mentre il Capriccio n. 23 in mi bemolle maggiore si pone, per immaginosità virtuosistica ed espressiva, fra i maggiori della raccolta. É un degno preludio al Finale; il Capriccio n. 24 in la minore, l'unico della raccolta in forma esplicita di Tema con variazioni. Brano, quest'ultimo, che riprende ed esalta, come in un consuntivo storico, la consuetudine, subito riscontrabile nel tardo Barocco di Corelli (l'op. V), Vivaldi (l'op. I), Locatelli (l'op. III) etc. di concludere una raccolta violinistica nel segno del bizzarro e dell'imprevedibile: talora di difficoltà esecutive, di «Labirinti armonici» (cioè musicali) che rimandano al motto locatelliano: «Facilis aditus, difficilis exitus»; «facile l'accesso, difficile la riuscita». Qui l'«aditus» è dato da un tema originale la cui fortuna otto-novecentesca sarà la stessa incontrata nel seisettecento dalla Folia di Spagna: un motivo cordiale ed espansivo, quadratissimo ed ammiccante in tempo «Quasi Presto» che generazioni di musicisti riprenderanno per variarlo come fa Paganini. La «riuscita» consiste invece nel superare con onore le undici Variazioni di bravura più il Finale, che vedono nel brano una sorta di compendio dei motivi trascendentali già incontrati, ai quali s'aggiunge, nuovo per i Capricci, un «ingrediente» tipico delle Variazioni da concerto: i pizzicati con la mano sinistra (IX Variazione). Come a dire, per congedo, un «ponte» dal chiuso dello studio, dall'impegno privato che fa capo agli altri ventitré Capricci, alla sala da concerto e a folle da trarre a sé con armi affilatissime di prestigiatore del suono e pifferaio magico. PROSSIMI CONCERTI Lunedì 17 febbraio 2014 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI) (Valido per A+F; F; F2; COMBINATA2) I FILARMONICI DI ROMA - Violinista UTO UGHI F. MENDELSSOHN Sinfonia n. 10 in si minore - T. VITALI Ciaccona - J. S. BACH Concerto in mi maggiore – F. SCHUBERT Rondò - H. WIENIAWSKI Polacca brillante op.4 - P. DE SARASATE Zingaresca Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00 Giovedì 20 febbraio 2014 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI) (Valido per A+F; F; F1; COMBINATA1; ORFEO 2) Pianista ANDRAS SCHIFF J.S. BACH Goldberg-Variationen BWV 988 Biglietti: Intero € 25,00 – Ridotto € 20,00 Corso Buenos Aires, 33 - Milano ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA - Direttore ALESSANDRO ARIGONI Maestro collaboratore GIANFRANCO MESSINA - Costumi SARTORIA ARTISTICA Mercoledì, 12 Febbraio 2014 - ore 20.30 «NORMA» VINCENZO BELLINI -Opera seria Libretto di Felice Romani NORMA (Gianna Queni) - POLLIONE (Leon Viola) - ADALGISA (Candida Spinelli) - OROVESO (Ezio Bertola) FLAVIO (Gabriel Cortinaz) - CLOTILDE (Yoko Kavamoto) Domenica, 23 Marzo 2014 - ore 20.30 «CARMEN» GEORGE BIZET - Opera Comique in 4 quadri - Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy CARMEN (Rosy Zavaglia)- DON JOSÈ (Maurizio Tonini)- MICAELA (Irene Patta) - ESCAMILLO (Simone Baldazzi) FRASQUITA (Yoko Kavamoto)- MERCEDES (Candida Spinelli) - EL DANCAIRO (Mathia Neglia) - EL REMENDADO (Gabriel Cortinaz)- ZUNIGA (Ezio Bertola)- MORALES (Marco Rondinini) Domenica, 13 Aprile 2014 - ore 20.30 «IL BARBIERE DI SIVIGLIA» GIOACHINO ROSSINI - Opera buffa in 2 atti - Libretto di Cesare Sterbini CONTE D’ALMAVIVA (Mathia Neglia) - BARTOLO (Marco Rondinini) - ROSINA (Rosy Zavaglia) - FIGARO (Franco Cerri) - BASILIO (Ezio Bertola) - FIORELLO (Victor Andrini) - BERTA (Yoko Kavamoto) Domenica, 4 Maggio 2014 - ore 20.30 «TOSCA» GIACOMO PUCCINI - Melodramma in 3 atti - Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica FLORIA TOSCA (Gianna Queni)- MARIO CAVARADOSSI (Leon Viola) - IL BARONE SCARPIA (Milo Buson) CESARE ANGELOTTI (Ezio Bertola) - SPOLETTA (Gabriel Cortinaz)- IL SAGRESTANO (Marco Rondinini) - UN PASTORE (Yoko Kavamoto) BIGLIETTI: INTERO € 25,00 - RIDOTTO € 12,50 Per informazioni: «Serate Musicali» Biglietteria Tel. 02 29409724 (lun./ven.10.00-17.00) e-mail: [email protected] www.seratemusicali.it ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» ICALI» Presidente Onorario Hans Fazzari *** Soci Fondatori Carla Biancardi Franco Cesa Bianchi Giuseppe Ferreri Emilia Lodigiani Enrico Lodigiani Luisa Longhi Stefania Montani Gianfelice Rocca Luca Valtolina Amici Benemeriti Alvise Braga Illa Fondazione Rocca Ulla Gass Thierry le Tourneur d’Ison Mario Lodigiani Pagel Elisabetta Riva Giovanna e Antonio Riva Società del Giardino Amici Giovanni Astrua Testori Maria Enrica Bonatti Luigi Bordoni - Centromarca Roberto Fedi Ugo Friedmann Jacopo Gardella Camilla Guarneri Miriam Lanzani Lucia Lodigiani Maria Giovanna Lodigiani Paolo Lodigiani Maria Candida Morosini Rainera e Mario Morpurgo Gian Battista Origoni Della Croce Giovanna e Antonio Riva Giovanni Rossi Alessandro Silva Maria Luisa Sotgiu Marco Valtolina Beatrice Wehrlin Soci Giorgio Babanicas Denise Banaudi Fedele Confalonieri Mediaset Giuseppe Barbiano di Belgiojoso Ugo Carnevali Roberto De Silva Roberto Formigoni Gaetano Galeone Società del Giardino Gianni Letta Mario Lodigiani Roberto Mazzotta Francesco Micheli Arnoldo Mosca Mondadori Silvio Garattini Robert Parienti Paolo Pillitteri Fulvio Pravadelli Quirino Principe Gianfelice Rocca Fondazione Rocca Antonio Belloni Umberto e Giovanna Bertelè Mimma Bianchi Elisabetta Biancardi Claudio Bombonato Valeria Bonfante Giancarlo Cason Piero De Martini Fabio De Michele Maya Eisner Donatella Fava Carlo e Anna Ferrari Maria Teresa Fontana Bianca e Roberto Gabei Matilde Garelli Giuseppe Gislon Maria Clotilde Gislon Fernanda Giulini Yasunory Gunji Ferruccio Hurle Vincenzo Jorio Giuliana e Vittorio Leoni Giuseppe Lipari Eva Malchiodi Giuseppina Maternini Luisa Migliavacca Guya Mina Lucia ed Enrico Morbelli Luisa Consuelo Motolese Lilli Nardella Maria Vittoria Negri Mirella Pallotti Ede Palmieri Stefano Pessina Francesca Peterlongo Giovanni Peterlongo Giuseppe Pezzoli Gian Pietro Pini Raffaella Quadri Paolo Rota Giustiniana Schweinberger Paola e Angelo Sganzerla Marilena Signorini Maria Luisa Sotgiu Giuseppe Tedone Adelia Torti Vivere l’Arte Graziella Villa Giuseppe Volonterio «SERATE MUSICALI» AMICI STORICI Carlo Sangalli Rosanna Sangalli Fondazione Cariplo Elisso Virsaladze Luigi Venegoni Juana Zayas Giuseppe Ferreri Flavia De Zigno Banca Popolare di Milano Bianca Hoepli Camera di Commercio di Milano ***** Publitalia Carlo Maria Badini ***** Alberto Falck Diana Bracco Oscar Luigi Scalfaro Giovanni Spadolini Martha Argerich Leonardo Mondadori Marina Berlusconi Giuseppe Lodigiani Cecilia Falck Giancarlo Dal Verme Vera e Fernanda Giulini Tino Buazzelli Emilia Lodigiani Peter Ustinov Maria Grazia Mazzocchi Franco Ferrara Conservatorio G. 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