Con il Patrocinio di Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano Lunedì, 8 giugno 2015 – ore 21.00 SERIE «FESTIVAL OMAGGIO A MILANO» 2015 Violinista ILYA GRINGOLTS EUGÈNE YSAŸE (1858 - 1931) Sonata in sol maggiore op. 27 n.5 “Pastorale” SALVATORE SCIARRINO (1947) Capriccio n. 3 NICCOLÒ PAGANINI Capriccio n.1 in si maggiore op. 1 Capriccio n. 6 in sol minore op. 1 SALVATORE SCIARRINO Capriccio n. 2 NICCOLÒ PAGANINI (1782 - 1840) Capriccio n. 2 in si minore op. 1 Capriccio n. 5 in la minore op. 1 NICCOLÒ PAGANINI Capriccio n. 12 in la bemolle maggiore op.1 SALVATORE SCIARRINO Capriccio n. 4 SALVATORE SCIARRINO Capriccio n. 5 NICCOLÒ PAGANINI Capriccio n. 22 in fa maggiore op. 1 Capriccio n. 23 in mi bemolle maggiore op. 1 Capriccio n. 4 in do minore op. 1 SALVATORE SCIARRINO Capriccio n. 6 SALVATORE SCIARRINO Capriccio n. 1 _______________ NICCOLÒ PAGANINI Capriccio n. 24 in la minore op.1 ILYA GRINGOLTS Dopo aver studiato violino e composizione a San Pietroburgo con Tatiana Liberova e Jeanna Metallidi, ha frequentato la Juilliard School dove ha avuto come insegnante Itzhak Perlman. Nel 1998 ha vinto il Concorso Internazionale ‘Premio Paganini’ di Genova. Come solista si concentra particolarmente sull’interpretazione di opere contemporanee e poco eseguite. Ha suonato in prima esecuzione opere di Maxwell Davies, Augusta Read Thomas, Christophe Bertrand e Michael Jarrell. Nutre inoltre un forte interesse anche per le esecuzioni su strumenti d’epoca. In occasione del Festival di Verbier del 2010 ha suonato il ciclo completo delle Sonate di Bach su un violino barocco con Masaaki Suzuki. È inoltre primo violino del Gringolts Quartet, da lui stesso fondato nel 2008. Nel corso della stagione 2014/15 si è esibito al Musikverein di Vienna, al Concertgebouw di Amsterdam e alla Wigmore Hall di Londra. Come solista ha suonato con le Orchestre del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro Regio di Torino, la Sinfonica di Birmingham, la Filarmonica di Copenhagen, la Sinfonica di Adelaide e la Filarmonica di Auckland con cui registrerà il Concerto per violino del compositore neozelandese Ross Harris. Nelle scorse stagioni Gringolts ha suonato con la Sinfonica di Chicago, la Filarmonica di Londra, la Filarmonica di San Pietroburgo, la Filarmonica di Los Angeles, la NHK di Tokyo, la Mahler Chamber Orchestra, la Royal Liverpool Philharmonic, la Deutsches SymphonieOrchester Berlin, la BBC Symphony, l'Orchestra di San Paolo etc... È ospite regolare dei Festival di Lucerna, Kuhmo, Colmar e Bucarest (Festival Enescu); per i suoi progetti di musica da camera collabora con Bashmet, Harrell, Poppen, Angelich, Golan, Laul, Hodges e Widmann. Gringolts ha focalizzato la sua attenzione sulle opere di Schumann contenute negli ultimi tre CD: le Sonate per violino n. 1 - 3 realizzate con Laul, i Trii per pianoforte con Kouzov e Laul e i Quartetti per archi e il Quintetto per pianoforte con il Gringolts Quartet e Laul. Nel 2006 ha vinto un ‘Gramophone Award’ con il CD Taneyev – Chamber Music registrato con Pletnev, Repin, Imai e Harrell. Alla fine del 2013, è stato pubblicato un CD con tutti i Capricci di Paganini. Gringolts insegna all’Accademia d’Arte di Zurigo e alla Royal Scottish Academy of Music and Drama di Glasgow. Suona uno Stradivari 1718-1720 messo a disposizione da un collezionista privato. É ospite di Serate Musicali dal 2004. SI RACCOMANDA DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI. É VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE. EUGÈNE YSAŸE - Sonata in sol maggiore op. 27 n. 5 “Pastorale” Nato a Liegi, iniziò lo studio del violino all'età di quattro anni con il padre, in seguito continuò gli studi con Massart, Wieniawski e Vieuxtemps. Dopo il diploma di Conservatorio, divenne il primo violino dell'Orchestra Benjamin Bilse, (poi Filarmonica di Berlino) ai cui concerti erano soliti assistere Joachim, Liszt, C. Schumann e Rubinstein. Quest'ultimo chiese e ottenne che Ysaÿe fosse liberato dal contratto perché desiderava che lo accompagnasse in tournée. Quando Ysaÿe ebbe appena ventisette anni, fu raccomandato come solista per uno dei Concerts Colonne a Parigi, fatto che segnò l'inizio dei suoi grandi successi come concertista. L’anno seguente ottenne anche una cattedra al Conservatorio di Bruxelles. Durante il periodo del suo insegnamento al Conservatorio, continuò i suoi tour in parti sempre più ampie del mondo, compresa tutta l'Europa, la Russia e gli Stati Uniti. Nonostante i suoi problemi di salute, in particolare quelli riguardanti le mani e forse dovuti a una forma di diabete, Ysaÿe dava sempre il meglio di sé quando si esibiva e molti eminenti compositori del tempo gli dedicarono opere importanti, tra loro Debussy, Saint-Saëns, Franck e Chausson. Man mano che le sue condizioni fisiche peggioravano, Ysaÿe si dedicò sempre con maggiore enfasi all’insegnamento e al suo primo amore: la composizione. Tra le sue opere più famose Sei Sonate per violino senza accompagnamento op. 27, un Quartetto, Harmonies du Soir op. 31 e un’opera Pier li Houyeu (Petro il miniero), scritta negli ultimi anni della sua vita in lingua vallone. Come esecutore, Ysaÿe era irresistibile e molto originale. Pablo Casals affermò di non aver mai ascoltato un violinista suonare con una buona accordatura prima di Ysaÿe e Flesch lo definì «il più eminente e caratteristico violino che ho mai ascoltato nella mia vita». Ysaÿe possedeva un tono poderoso e flessibile, influenzato da un vibrato variato e praticamente continuo. Sebbene egli usasse, come molti dei suoi contemporanei, il portamento più di quanto non si usi nelle esecuzioni moderne, lo utilizzava con discrezione e buon gusto e mai come semplice artifizio tecnico. Probabilmente la caratteristica che più contraddistingue le interpretazioni di Ysaÿe è stato il suo magistrale rubato. Rubato significa letteralmente “rubare” il tempo; normalmente implica una semplice contrazione di tempo per scopi espressivi. Il rubato di Ysaÿe è qualcosa di differente: ogni volta che rubava tempo da una nota, lo assegnava a un'altra in un posto diverso, permettendo così al suo accompagnamento di mantenere il tempo anche sul suo canto reso più libero. Questo tipo di rubato segue la descrizione data da Chopin ma, di tutti gli esecutori è stato il primo a metterlo realmente in pratica. Ysaÿe fu un artista caratterizzato da preferenze ben precise nel suo repertorio; sebbene ammirato per le sue interpretazioni delle opere di Bach e di Beethoven, egli dava il meglio di sé nell'esecuzione delle opere di compositori più moderni, quali i tardo-romantici e i primi contemporanei. Particolarmente Bruch, Saint-Saëns e Franck lo reputarono tra i loro migliori interpreti, nelle loro opere e in quelle di compositori simili la sua esecuzione era considerata ineguagliabile. La sua tecnica era brillante e raffinata, mai applicata senza un ben preciso scopo musicale in mente. A questo proposito Ysaÿe può essere considerato il primo violinista moderno, la cui tecnica è priva delle lacune di altri artisti che lo avevano preceduto ed è utilizzata solo come servizio e ausilio alla musica. La Quinta Sonata in sol maggiore è dedicata all’allievo Mathieu Crickboom, di cui Ysaÿe ammirava la pacatezza di carattere, la profondità dei sentimenti e la sicurezza tecnica. Ysaÿe stesso coniò per questa Sonata il titolo di “Pastorale”, divisa in due parti: Aurora e Danza rustica. Il Pizzicato della mano sinistra o alcuni passaggi “percussivi”, preludono a Bartòk. SALVATORE SCIARRINO - Sei Capricci per violino (1975-76) Superata la fase di adesione alla musica classica contemporanea per motivi, per così dire, extra musicali, ho continuato a frequentarla senza patemi, godendo dell’illimitato serbatoio di timbri che rappresenta. Uno degli angolini più luminosi di questo serbatoio sono i Sei Capricci per violino di Salvatore Sciarrino. Pubblicati nel 1976, eco remota e passata attraverso mille mutazioni del canone di Paganini, e dedicati a Salvatore Accardo (che fu il primo a inciderli), i capricci sono un universo sonoro di eccezionale densità racchiuso in venti minuti di musica. Al di là del «virtuosismo trascendentale» che richiedono, della selva di notazioni legate alla produzione del suono (un vero campionario di tutto quanto era, ed è da allora diventato possibile ricavare da un violino), della struttura compositiva molto intricata, dei giochi vertiginosi di armonici, quello che «si sente» è una musica che non si sa bene da dove venga – dalle stelle, dalla notte, da una radio che non si riesce a sintonizzare, da uno stormo di uccelli, da un singolo uccellino (anche da gatti strozzati, potrebbe dire l’irriverente). Fruscii, cigolii, cinguettii, scale ripidissime, virgole, sospensioni, strisciate, arabeschi, lamette, evaporazioni, vibrazioni, riverberi, millimetri, sgorbi… in una sfida continua al silenzio e all’inudibile. O all’inascoltabile. NICCOLÒ PAGANINI - Capricci nn.1, 2, 4, 5, 6, 12, 22, 23, 24 op. 1 Non è azzardato dire che Genova abbia avuto due Cristoforo Colombo ovvero che Niccolò Paganini confermi, tre secoli dopo, il destino dei Genovesi di scopritori di nuovi mondi: in senso geografico Colombo, in senso musicale Paganini. Così, quel violino che si riteneva ormai conosciuto in tutte le pieghe - con Arcangelo Corelli e i suoi allievi messaggeri per l'Europa, con Vivaldi, Tartini, Viotti, i violinisti franco-belgi e tedeschi - e aveva ormai dato le consegne solistiche al pianoforte, il quale lo aveva scalzato dal trono di re degli strumenti, si rivela grazie a lui produttore di una materia sonora, emozionale e virtuosistica, per cui risulta come nuovo. «Scoperto» da Paganini anziché carico della storia gloriosa di secoli, mentre nuova appare anche la figura del concertista, presto svincolato dagli ambienti di corte e capace di incantare e inchiodare il pubblico moderno in quanto «collettivo indistinto» con tutto un seguito di diaboliche dicerie. Uno strumento, il violino, che con Paganini, negli anni eroici del giro di concerti europeo, fra il 1828 e il 1834, fa nascere in Robert Schumann la determinazione di darsi professionalmente alla musica e in Franz Liszt, con l'opportunità di superare i modi del Biedermeier, una vocazione «trascendentale» - «transcendante»: il termine è di conio lisztiano - da voltare sul pianoforte e magnificare con le risorse della tastiera. Un genovese insomma quale forze trainante per il Romanticismo. Chopin incluso, per cui nelle Etudes chopiniane, come nei Capricci del Genovese c'è il desiderio di fondere senza scarto l'aspetto creativo e quello delle difficoltà, fornendo in entrambi i casi un passaporto per accedere alla scrittura strumentale e al mondo espressivo dei rispettivi autori. E anche Mendelssohn, il «classico» fra i Romantici, per il suo Concerto in mi minore ruba a Paganini alcuni procedimenti specifici pur rifiutando l’allure demoniaca del modello. Quanto a Berlioz, che avrà poi occasione di dirigere e apprezzare incondizionatamente, in musiche paganiniane, Camillo Sivori (1815-1894), ossia l'unico allievo riconosciuto da Paganini, si può leggere quello che afferma ne Les Soirées de l'Orchestre. «Bisognerebbe scrivere un libro per indicare tutto ciò che Paganini ha trovato nelle sue opere quanto a effetti nuovi, procedimenti ingegnosi» con i «miracoli di un talento che ribaltava tutti i preconcetti, sdegnava i procedimenti noti, annunciava l'impossibile e lo realizzava». Perduti gli originari caratteri contrappuntistici di Ricercare pur con un certo margine di libera e imprevista scrittura «a capriccio», a metà del XVIII secolo, Capriccio è ormai sinonimo di cadenza solistica all'interno a esempio di un Concerto oppure significa Studio, esercizio tecnico segnatamente per il violino come nel caso di Fiorillo, poi di Kreutzer e Rode. Da questi «precedenti» e nella sua più formidabile sintesi creativa, Paganini fonde la cadenza da concerto con lo studio violinistico e inventa per il Capriccio una dimensione e un significato nuovi. La successione svagata e brillante di note acquista un ordine netto, logico, conseguente nella forma, che si è fatta organica, come nelle figure esecutive. Tutto questo senza rinunciare ai tratti bizzarri, estemporanei, pure programmatici come nel bachiano Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo che caratterizzarono il Capriccio anche nel Barocco. Contemporaneamente, la raccolta di esercizi scolastici viene trasformata dal musicista genovese in «musica» (cioè investita da una qualità creativa nuova per il genere: come poi, secondo quanto s'è accennato, gli Studi chopiniani) e diventa un summit della didattica trascendentale destinata a stagliarsi assoluta nel tempo: il Nuovo Testamento del violino - l'Antico sono i Sei Solo di Sebastian Bach - col quale l'autore chiarisce anzitutto a se stesso e codifica le proprie acquisizioni sullo strumento, gettando inoltre le basi per lo Studio da concerto d'esecuzione trascendentale che verrà messo a punto sul pianoforte da Liszt: appunto le lisztiane Etudes de concert d'execution trascendante d'après des Caprices de Paganini del 1838. Non si conosce la data di composizione dei 24 Capricci paganiniani, a proposito dei quali è stata ipotizzata una collocazione giovanile peraltro difficile da dimostrare e la nascita in fasi e tempi diversi. Divisi nell'autografo in tre raccolte - Opera I i primi sei. Opera II altri sei, Opera III i dodici rimanenti - i Capricci vengono comunque portati a termine entro il 24 novembre 1817 secondo la data apposta dall'incisore delle lastre. Giovanni Ricordi pubblica la raccolta due anni e mezzo dopo, nel giugno 1820, con i brani raggruppati tutti ventiquattro nell'op. 1, numerati progressivamente e con dedica «Alli Artisti», cioè all'impegno privato dei professionisti. Rara è l'opportunità di ascoltare a concerto l'integrale dei Capricci paganiniani che l'autore, per quanto ne sappiamo, non eseguì mai in pubblico. Con scatto felino e nemmeno due minuti di musica, il Capriccio n.1 in mi maggiore entra nel mezzo del discorso: il vortice, il moto irrefrenabile di ampi arpeggi con l'archetto a rimbalzo e sequenze ben sgranate di bicordi. Appunto un virtuosismo musicalissimo nel tradurre la febbre del discorso compositivo così trascinante e serrato. Il Capriccio n.2 è imperniato sul motivo tecnico dei salti di corde con arco sempre elastico e leggero. La dialettica del brano nasce dalla combinazione e dall'interagire di due figure: una nota che si ripete uguale ora al grave ora all'acuto; una frase composta, dolente nel respiro semitonale e nel reclinare nota dopo nota. Dialettica fra vitalismo strumentale e una melanconia che muove dal si minore d'impianto e può mutarsi anche in smarrimento esistenziale per effetto del cromatismo così accortamente distribuito. Col suo gonfio do minore che rimanda a quello dei Classici Viennesi, il Capriccio n. 4 svetta su tutti per ampiezza di ideazione e di rimando sonatistico. Lo scintillante ricorrere di motivi trascendentali risulta così tutt'uno con il nutrito Sviluppo del brano dove il primo tema - la frase pensosa e dolente d'apertura - è assoggettato a emozionanti scambi tonali per enarmonia, gronda romantiche diminuite e si allarga in densi accordi con un insolito rilievo polifonico. Il Capriccio n.5 apre e chiude con una funambolica cadenza; impressionanti e via via estreme scalate in arpeggi sino a non potere più salire con la mano sinistra, ripide discese su scale, un lungo svolazzo cromatico ascendente- discendente: il tutto a dimostrare la formidabile (se non patologica) flessibilità della mano di Paganini che suggerì a un giornalista di genio l'immagine di «un fazzoletto legato in cima a una canna, che il vento fa sventolare da tutte le parti». Al centro, ancora un perpetuum mobile dall'intestazione «Agitato»: appunto l'agitazione affidata a un proibitivo colpo d'arco «balzato», che è un'autentica croce per i violinisti preoccupati della fedeltà a Paganini ovvero al carattere della pagina. Il Capriccio n.6 con i suoi echi mandolinistici e la malinconica ambientazione propiziata dal tono di sol minore, è un poetico tour de force imperniato da capo a fondo, per oltre 50 misure di «Lento», sul virtuosistico «tremolo» con la mano sinistra unito alla melodia nelle più varie stesure. Nelle note-pedale il Capriccio n.12 in la bemolle maggiore rivela un tratto in comune col n. 2 così come nel «bariolage», colpo d’arco che vede l'alternanza continua di due corde. Il Capriccio n.22 in fa maggiore apre con un Cantabile incisivo dalla singolare disposizione polifonica (terze, seste, decime e accordi) prima di un rapido «Minore, mentre il Capriccio n.23 in mi bemolle maggiore si pone, per immaginosità virtuosistica ed espressiva, fra i maggiori della raccolta. É un degno preludio al Finale; il Capriccio n.24 in la minore, l'unico della raccolta in forma esplicita di Tema con variazioni. Brano, quest'ultimo, che riprende ed esalta, come in un consuntivo storico, la consuetudine, subito riscontrabile nel tardo Barocco di Corelli (l'op. V), Vivaldi (l'op. I), Locatelli (l'op. III) etc. di concludere una raccolta violinistica nel segno del bizzarro e dell'imprevedibile: talora di difficoltà esecutive, di «Labirinti armonici» (cioè musicali) che rimandano al motto locatelliano: «Facilis aditus, difficilis exitus»; «facile l'accesso, difficile la riuscita». Qui l’«aditus» è dato da un tema originale la cui fortuna otto-novecentesca sarà la stessa incontrata nel sei-settecento dalla Folia di Spagna: un motivo cordiale ed espansivo, quadratissimo e ammiccante in tempo «Quasi Presto» che generazioni di musicisti riprenderanno per variarlo come fa Paganini. La «riuscita» consiste invece nel superare con onore le undici Variazioni di bravura più il Finale, che vedono nel brano una sorta di compendio dei motivi trascendentali già incontrati, ai quali s'aggiunge, nuovo per i Capricci, un «ingrediente» tipico delle Variazioni da concerto: i pizzicati con la mano sinistra (IX Variazione). Come a dire, per congedo, a folle da trarre a sé con armi affilatissime di prestigiatore del suono e pifferaio magico. PROSSIMI CONCERTI Domenica 14 giugno 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano) (Valido per A+F; F; COMBINATA1; ORFEO1; F1) Violoncellista LUIGI PIOVANO – Pianista ANTONIO PAPPANO L. v. BEETHOVEN Sonata n. 3 in la maggiore op. 69 - J. BRAHMS Sonata n. 2 in fa maggiore op. 99 Biglietti: Intero € 30,00 - Ridotto € 25,00 Giovedì 25 giugno 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano) (Valido per A+F; F; COMBINATA 2; F2) SAN FRANCISCO YOUTH SYMPHONY ORCHESTRA - Direttore DONATO CABRERA – Violinista SERGEY KHACHATRYAN G. FAURÉ Pavane in fa diesis op. 50 - M. BRUCH Concerto per violino e orchestra in sol minore op.26 H. BERLIOZ Sinfonia Fantastica op. 14 Biglietti: Intero € 35,00 – Ridotto € 30,00 Domenica 28 giugno 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano) (Valido per A+F; F; COMBINATA1; F1) «In occasione dei 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri». DANTE SYMPHONIE “DanteXperience” concerto multimediale BUDAPEST MAV SYMPHONY ORCHESTRA - ANGELICA GIRLS' CHOIR – Ideazione, Regia e direzione musicale VITTORIO BRESCIANI - Voce recitante CHIARA MUTI P. I. CIAIKOVSKI Francesca da Rimini, fantasia sinfonica in mi minore op. 32 (dal V Canto dell’Inferno di Dante) F. LISZT Dante - Symphonie Biglietti: Intero € 35,00 – Ridotto € 30,00 ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» 2022001122013/2014ICALI» Presidente Onorario Valeria Bonfante Hans Fazzari Isabella Bossi Fedrigotti *** Roberto Fedi Soci Fondatori Ugo Friedmann Carla Biancardi Camilla Guarneri Franco Cesa Bianchi Vincenzo Jorio Giuseppe Ferreri Lucia Lodigiani Emilia Lodigiani Mario Lodigiani Enrico Lodigiani Paolo Lodigiani Luisa Longhi Maria Candida Morosini Stefania Montani Rainera e Mario Morpurgo Gianfelice Rocca G.B. Origoni Della Croce Luca Valtolina Adriana Ragazzi Ferrari Amici Benemeriti Giovanna e Antonio Riva Alvise Braga Illa Alessandro Silva Fondazione Rocca Maria Giacinta Tolluto Ulla Gass Maria Luisa Vaccari Thierry le Tourneur d’Ison Marco Valtolina Erika Rottensteiner Beatrice Wehrlin Società del Giardino Soci Amici Antonio Belloni Giovanni Astrua Testori Carla Beretta Ricci Umberto Bertelè Elisabetta Biancardi Mimma Bianchi Maria Brambilla Marmont Carlo e Angela Candiani Giancarlo Cason Nicoletta Colombo Egle Da Prat Piero De Martini Maya Eisner Federico ed Elisabetta Falck Silvana Fassati Carlo e Anna Ferrari Giuliana File Finzi Bianca e Roberto Gabei Matilde Garelli Felicia Giagnotti Giuseppe Gislon Maria Clotilde Gislon Eugenia Godani Ferruccio Hurle Giuliana e Vittorio Leoni Maurizia Leto di Priolo Giuseppe Lipari Gabriella Magistretti Eva Malchiodi Giuseppina Maternini Lucia ed Enrico Morbelli Stefano Pessina Francesca Peterlongo Denise Petriccione Giuseppe Pezzoli Gian Pietro Pini Giustiniana Schweinberger Antonietta Scroce Paola e Angelo Sganzerla Maria Luisa Sotgiu Giuseppe Tedone Adelia Torti Graziella Villa Giuseppe Volonterio «SERATE MUSICALI» AMICI STORICI Fedele Confalonieri Paolo Pillitteri Fulvio Pravadelli Mediaset Quirino Principe Giuseppe Barbiano di Gianfelice Rocca Belgiojoso Fondazione Rocca Ugo Carnevali Carlo Sangalli Roberto De Silva Fondazione Cariplo Roberto Formigoni Luigi Venegoni Gaetano Galeone Giuseppe Ferreri Società del Giardino Banca Popolare di Milano Gianni Letta Camera di Commercio di Mario Lodigiani Milano Roberto Mazzotta Publitalia Francesco Micheli ***** Arnoldo Mosca Mondadori Diana Bracco Silvio Garattini Robert Parienti Martha Argerich Marina Berlusconi ***** Cecilia Falck Vera e Fernanda Giulini Emilia Lodigiani Maria Grazia Mazzocchi Conservatorio G. Verdi Milano Francesca Colombo Stefania Montani Cristina Muti Simonetta Puccini Rosanna Sangalli Elisso Virsaladze Juana Zayas Flavia De Zigno Bianca Hoepli Carlo Maria Badini Alberto Falck Oscar Luigi Scalfaro Giovanni Spadolini Leonardo Mondadori Giuseppe Lodigiani Giancarlo Dal Verme Tino Buazzelli Peter Ustinov Franco Ferrara Franco Mannino Carlo Zecchi Shura Cherkassky