Con il Patrocinio di
Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano
Lunedì, 8 giugno 2015 – ore 21.00
SERIE «FESTIVAL OMAGGIO A MILANO» 2015
Violinista
ILYA GRINGOLTS
EUGÈNE YSAŸE (1858 - 1931)
Sonata in sol maggiore op. 27 n.5 “Pastorale”
SALVATORE SCIARRINO (1947)
Capriccio n. 3
NICCOLÒ PAGANINI
Capriccio n.1 in si maggiore op. 1
Capriccio n. 6 in sol minore op. 1
SALVATORE SCIARRINO
Capriccio n. 2
NICCOLÒ PAGANINI (1782 - 1840)
Capriccio n. 2 in si minore op. 1
Capriccio n. 5 in la minore op. 1
NICCOLÒ PAGANINI
Capriccio n. 12 in la bemolle maggiore op.1
SALVATORE SCIARRINO
Capriccio n. 4
SALVATORE SCIARRINO
Capriccio n. 5
NICCOLÒ PAGANINI
Capriccio n. 22 in fa maggiore op. 1
Capriccio n. 23 in mi bemolle maggiore op. 1
Capriccio n. 4 in do minore op. 1
SALVATORE SCIARRINO
Capriccio n. 6
SALVATORE SCIARRINO
Capriccio n. 1
_______________
NICCOLÒ PAGANINI
Capriccio n. 24 in la minore op.1
ILYA GRINGOLTS
Dopo aver studiato violino e composizione a San Pietroburgo con Tatiana Liberova e Jeanna
Metallidi, ha frequentato la Juilliard School dove ha avuto come insegnante Itzhak Perlman. Nel
1998 ha vinto il Concorso Internazionale ‘Premio Paganini’ di Genova. Come solista si concentra
particolarmente sull’interpretazione di opere contemporanee e poco eseguite. Ha suonato in
prima esecuzione opere di Maxwell Davies, Augusta Read Thomas, Christophe Bertrand e
Michael Jarrell. Nutre inoltre un forte interesse anche per le esecuzioni su strumenti d’epoca. In
occasione del Festival di Verbier del 2010 ha suonato il ciclo completo delle Sonate di Bach su un
violino barocco con Masaaki Suzuki. È inoltre primo violino del Gringolts Quartet, da lui stesso
fondato nel 2008. Nel corso della stagione 2014/15 si è esibito al Musikverein di Vienna, al
Concertgebouw di Amsterdam e alla Wigmore Hall di Londra. Come solista ha suonato con le
Orchestre del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro Regio di Torino, la Sinfonica di
Birmingham, la Filarmonica di Copenhagen, la Sinfonica di Adelaide e la Filarmonica di
Auckland con cui registrerà il Concerto per violino del compositore neozelandese Ross Harris.
Nelle scorse stagioni Gringolts ha suonato con la Sinfonica di Chicago, la Filarmonica di
Londra, la Filarmonica di San Pietroburgo, la Filarmonica di Los Angeles, la NHK di Tokyo, la
Mahler Chamber Orchestra, la Royal Liverpool Philharmonic, la Deutsches SymphonieOrchester Berlin, la BBC Symphony, l'Orchestra di San Paolo etc...
È ospite regolare dei Festival di Lucerna, Kuhmo, Colmar e Bucarest (Festival Enescu); per i
suoi progetti di musica da camera collabora con Bashmet, Harrell, Poppen, Angelich, Golan,
Laul, Hodges e Widmann. Gringolts ha focalizzato la sua attenzione sulle opere di Schumann
contenute negli ultimi tre CD: le Sonate per violino n. 1 - 3 realizzate con Laul, i Trii per pianoforte
con Kouzov e Laul e i Quartetti per archi e il Quintetto per pianoforte con il Gringolts Quartet e Laul.
Nel 2006 ha vinto un ‘Gramophone Award’ con il CD Taneyev – Chamber Music registrato
con Pletnev, Repin, Imai e Harrell. Alla fine del 2013, è stato pubblicato un CD con tutti i
Capricci di Paganini. Gringolts insegna all’Accademia d’Arte di Zurigo e alla Royal Scottish
Academy of Music and Drama di Glasgow. Suona uno Stradivari 1718-1720 messo a
disposizione da un collezionista privato. É ospite di Serate Musicali dal 2004.
SI RACCOMANDA DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI.
É VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE.
EUGÈNE YSAŸE - Sonata in sol maggiore op. 27 n. 5 “Pastorale”
Nato a Liegi, iniziò lo studio del violino all'età di quattro anni con il padre, in seguito continuò
gli studi con Massart, Wieniawski e Vieuxtemps. Dopo il diploma di Conservatorio, divenne il
primo violino dell'Orchestra Benjamin Bilse, (poi Filarmonica di Berlino) ai cui concerti erano
soliti assistere Joachim, Liszt, C. Schumann e Rubinstein. Quest'ultimo chiese e ottenne che
Ysaÿe fosse liberato dal contratto perché desiderava che lo accompagnasse in tournée. Quando
Ysaÿe ebbe appena ventisette anni, fu raccomandato come solista per uno dei Concerts Colonne a
Parigi, fatto che segnò l'inizio dei suoi grandi successi come concertista. L’anno seguente
ottenne anche una cattedra al Conservatorio di Bruxelles. Durante il periodo del suo
insegnamento al Conservatorio, continuò i suoi tour in parti sempre più ampie del mondo,
compresa tutta l'Europa, la Russia e gli Stati Uniti. Nonostante i suoi problemi di salute, in
particolare quelli riguardanti le mani e forse dovuti a una forma di diabete, Ysaÿe dava sempre il
meglio di sé quando si esibiva e molti eminenti compositori del tempo gli dedicarono opere
importanti, tra loro Debussy, Saint-Saëns, Franck e Chausson. Man mano che le sue condizioni
fisiche peggioravano, Ysaÿe si dedicò sempre con maggiore enfasi all’insegnamento e al suo
primo amore: la composizione. Tra le sue opere più famose Sei Sonate per violino senza
accompagnamento op. 27, un Quartetto, Harmonies du Soir op. 31 e un’opera Pier li Houyeu
(Petro il miniero), scritta negli ultimi anni della sua vita in lingua vallone. Come esecutore,
Ysaÿe era irresistibile e molto originale. Pablo Casals affermò di non aver mai ascoltato un
violinista suonare con una buona accordatura prima di Ysaÿe e Flesch lo definì «il più eminente
e caratteristico violino che ho mai ascoltato nella mia vita». Ysaÿe possedeva un tono poderoso
e flessibile, influenzato da un vibrato variato e praticamente continuo. Sebbene egli usasse,
come molti dei suoi contemporanei, il portamento più di quanto non si usi nelle esecuzioni
moderne, lo utilizzava con discrezione e buon gusto e mai come semplice artifizio tecnico.
Probabilmente la caratteristica che più contraddistingue le interpretazioni di Ysaÿe è stato il suo
magistrale rubato. Rubato significa letteralmente “rubare” il tempo; normalmente implica una
semplice contrazione di tempo per scopi espressivi. Il rubato di Ysaÿe è qualcosa di differente:
ogni volta che rubava tempo da una nota, lo assegnava a un'altra in un posto diverso,
permettendo così al suo accompagnamento di mantenere il tempo anche sul suo canto reso più
libero. Questo tipo di rubato segue la descrizione data da Chopin ma, di tutti gli esecutori è
stato il primo a metterlo realmente in pratica. Ysaÿe fu un artista caratterizzato da preferenze
ben precise nel suo repertorio; sebbene ammirato per le sue interpretazioni delle opere di Bach
e di Beethoven, egli dava il meglio di sé nell'esecuzione delle opere di compositori più moderni,
quali i tardo-romantici e i primi contemporanei. Particolarmente Bruch, Saint-Saëns e Franck lo
reputarono tra i loro migliori interpreti, nelle loro opere e in quelle di compositori simili la sua
esecuzione era considerata ineguagliabile. La sua tecnica era brillante e raffinata, mai applicata
senza un ben preciso scopo musicale in mente. A questo proposito Ysaÿe può essere
considerato il primo violinista moderno, la cui tecnica è priva delle lacune di altri artisti che lo
avevano preceduto ed è utilizzata solo come servizio e ausilio alla musica. La Quinta Sonata in sol
maggiore è dedicata all’allievo Mathieu Crickboom, di cui Ysaÿe ammirava la pacatezza di
carattere, la profondità dei sentimenti e la sicurezza tecnica. Ysaÿe stesso coniò per questa
Sonata il titolo di “Pastorale”, divisa in due parti: Aurora e Danza rustica. Il Pizzicato della mano
sinistra o alcuni passaggi “percussivi”, preludono a Bartòk.
SALVATORE SCIARRINO - Sei Capricci per violino (1975-76)
Superata la fase di adesione alla musica classica contemporanea per motivi, per così dire, extra
musicali, ho continuato a frequentarla senza patemi, godendo dell’illimitato serbatoio di timbri
che rappresenta. Uno degli angolini più luminosi di questo serbatoio sono i Sei Capricci per violino
di Salvatore Sciarrino. Pubblicati nel 1976, eco remota e passata attraverso mille mutazioni del
canone di Paganini, e dedicati a Salvatore Accardo (che fu il primo a inciderli), i capricci sono
un universo sonoro di eccezionale densità racchiuso in venti minuti di musica. Al di là del
«virtuosismo trascendentale» che richiedono, della selva di notazioni legate alla produzione del
suono (un vero campionario di tutto quanto era, ed è da allora diventato possibile ricavare da
un violino), della struttura compositiva molto intricata, dei giochi vertiginosi di armonici, quello
che «si sente» è una musica che non si sa bene da dove venga – dalle stelle, dalla notte, da una
radio che non si riesce a sintonizzare, da uno stormo di uccelli, da un singolo uccellino (anche
da gatti strozzati, potrebbe dire l’irriverente). Fruscii, cigolii, cinguettii, scale ripidissime, virgole,
sospensioni, strisciate, arabeschi, lamette, evaporazioni, vibrazioni, riverberi, millimetri,
sgorbi… in una sfida continua al silenzio e all’inudibile. O all’inascoltabile.
NICCOLÒ PAGANINI - Capricci nn.1, 2, 4, 5, 6, 12, 22, 23, 24 op. 1
Non è azzardato dire che Genova abbia avuto due Cristoforo Colombo ovvero che Niccolò
Paganini confermi, tre secoli dopo, il destino dei Genovesi di scopritori di nuovi mondi: in
senso geografico Colombo, in senso musicale Paganini. Così, quel violino che si riteneva ormai
conosciuto in tutte le pieghe - con Arcangelo Corelli e i suoi allievi messaggeri per l'Europa, con
Vivaldi, Tartini, Viotti, i violinisti franco-belgi e tedeschi - e aveva ormai dato le consegne
solistiche al pianoforte, il quale lo aveva scalzato dal trono di re degli strumenti, si rivela grazie a
lui produttore di una materia sonora, emozionale e virtuosistica, per cui risulta come nuovo.
«Scoperto» da Paganini anziché carico della storia gloriosa di secoli, mentre nuova appare anche
la figura del concertista, presto svincolato dagli ambienti di corte e capace di incantare e
inchiodare il pubblico moderno in quanto «collettivo indistinto» con tutto un seguito di
diaboliche dicerie. Uno strumento, il violino, che con Paganini, negli anni eroici del giro di
concerti europeo, fra il 1828 e il 1834, fa nascere in Robert Schumann la determinazione di
darsi professionalmente alla musica e in Franz Liszt, con l'opportunità di superare i modi del
Biedermeier, una vocazione «trascendentale» - «transcendante»: il termine è di conio lisztiano - da
voltare sul pianoforte e magnificare con le risorse della tastiera. Un genovese insomma quale
forze trainante per il Romanticismo. Chopin incluso, per cui nelle Etudes chopiniane, come nei
Capricci del Genovese c'è il desiderio di fondere senza scarto l'aspetto creativo e quello delle
difficoltà, fornendo in entrambi i casi un passaporto per accedere alla scrittura strumentale e al
mondo espressivo dei rispettivi autori. E anche Mendelssohn, il «classico» fra i Romantici, per il
suo Concerto in mi minore ruba a Paganini alcuni procedimenti specifici pur rifiutando l’allure
demoniaca del modello. Quanto a Berlioz, che avrà poi occasione di dirigere e apprezzare
incondizionatamente, in musiche paganiniane, Camillo Sivori (1815-1894), ossia l'unico allievo
riconosciuto da Paganini, si può leggere quello che afferma ne Les Soirées de l'Orchestre.
«Bisognerebbe scrivere un libro per indicare tutto ciò che Paganini ha trovato nelle sue opere
quanto a effetti nuovi, procedimenti ingegnosi» con i «miracoli di un talento che ribaltava tutti i
preconcetti, sdegnava i procedimenti noti, annunciava l'impossibile e lo realizzava». Perduti gli
originari caratteri contrappuntistici di Ricercare pur con un certo margine di libera e imprevista
scrittura «a capriccio», a metà del XVIII secolo, Capriccio è ormai sinonimo di cadenza solistica
all'interno a esempio di un Concerto oppure significa Studio, esercizio tecnico segnatamente per
il violino come nel caso di Fiorillo, poi di Kreutzer e Rode. Da questi «precedenti» e nella sua
più formidabile sintesi creativa, Paganini fonde la cadenza da concerto con lo studio violinistico
e inventa per il Capriccio una dimensione e un significato nuovi. La successione svagata e
brillante di note acquista un ordine netto, logico, conseguente nella forma, che si è fatta
organica, come nelle figure esecutive. Tutto questo senza rinunciare ai tratti bizzarri,
estemporanei, pure programmatici come nel bachiano Capriccio sopra la lontananza del suo fratello
dilettissimo che caratterizzarono il Capriccio anche nel Barocco. Contemporaneamente, la
raccolta di esercizi scolastici viene trasformata dal musicista genovese in «musica» (cioè investita
da una qualità creativa nuova per il genere: come poi, secondo quanto s'è accennato, gli Studi
chopiniani) e diventa un summit della didattica trascendentale destinata a stagliarsi assoluta nel
tempo: il Nuovo Testamento del violino - l'Antico sono i Sei Solo di Sebastian Bach - col quale
l'autore chiarisce anzitutto a se stesso e codifica le proprie acquisizioni sullo strumento,
gettando inoltre le basi per lo Studio da concerto d'esecuzione trascendentale che verrà messo a
punto sul pianoforte da Liszt: appunto le lisztiane Etudes de concert d'execution trascendante d'après
des Caprices de Paganini del 1838. Non si conosce la data di composizione dei 24 Capricci
paganiniani, a proposito dei quali è stata ipotizzata una collocazione giovanile peraltro difficile
da dimostrare e la nascita in fasi e tempi diversi. Divisi nell'autografo in tre raccolte - Opera I i
primi sei. Opera II altri sei, Opera III i dodici rimanenti - i Capricci vengono comunque portati a
termine entro il 24 novembre 1817 secondo la data apposta dall'incisore delle lastre. Giovanni
Ricordi pubblica la raccolta due anni e mezzo dopo, nel giugno 1820, con i brani raggruppati
tutti ventiquattro nell'op. 1, numerati progressivamente e con dedica «Alli Artisti», cioè
all'impegno privato dei professionisti. Rara è l'opportunità di ascoltare a concerto l'integrale dei
Capricci paganiniani che l'autore, per quanto ne sappiamo, non eseguì mai in pubblico. Con
scatto felino e nemmeno due minuti di musica, il Capriccio n.1 in mi maggiore entra nel mezzo
del discorso: il vortice, il moto irrefrenabile di ampi arpeggi con l'archetto a rimbalzo e
sequenze ben sgranate di bicordi. Appunto un virtuosismo musicalissimo nel tradurre la febbre
del discorso compositivo così trascinante e serrato. Il Capriccio n.2 è imperniato sul motivo
tecnico dei salti di corde con arco sempre elastico e leggero. La dialettica del brano nasce dalla
combinazione e dall'interagire di due figure: una nota che si ripete uguale ora al grave ora
all'acuto; una frase composta, dolente nel respiro semitonale e nel reclinare nota dopo nota.
Dialettica fra vitalismo strumentale e una melanconia che muove dal si minore d'impianto e può
mutarsi anche in smarrimento esistenziale per effetto del cromatismo così accortamente
distribuito. Col suo gonfio do minore che rimanda a quello dei Classici Viennesi, il Capriccio
n. 4 svetta su tutti per ampiezza di ideazione e di rimando sonatistico. Lo scintillante ricorrere
di motivi trascendentali risulta così tutt'uno con il nutrito Sviluppo del brano dove il primo
tema - la frase pensosa e dolente d'apertura - è assoggettato a emozionanti scambi tonali per
enarmonia, gronda romantiche diminuite e si allarga in densi accordi con un insolito rilievo
polifonico. Il Capriccio n.5 apre e chiude con una funambolica cadenza; impressionanti e via
via estreme scalate in arpeggi sino a non potere più salire con la mano sinistra, ripide discese su
scale, un lungo svolazzo cromatico ascendente- discendente: il tutto a dimostrare la formidabile
(se non patologica) flessibilità della mano di Paganini che suggerì a un giornalista di genio
l'immagine di «un fazzoletto legato in cima a una canna, che il vento fa sventolare da tutte le
parti». Al centro, ancora un perpetuum mobile dall'intestazione «Agitato»: appunto l'agitazione
affidata a un proibitivo colpo d'arco «balzato», che è un'autentica croce per i violinisti
preoccupati della fedeltà a Paganini ovvero al carattere della pagina. Il Capriccio n.6 con i suoi
echi mandolinistici e la malinconica ambientazione propiziata dal tono di sol minore, è un
poetico tour de force imperniato da capo a fondo, per oltre 50 misure di «Lento», sul virtuosistico
«tremolo» con la mano sinistra unito alla melodia nelle più varie stesure. Nelle note-pedale il
Capriccio n.12 in la bemolle maggiore rivela un tratto in comune col n. 2 così come nel
«bariolage», colpo d’arco che vede l'alternanza continua di due corde. Il Capriccio n.22 in fa
maggiore apre con un Cantabile incisivo dalla singolare disposizione polifonica (terze, seste,
decime e accordi) prima di un rapido «Minore, mentre il Capriccio n.23 in mi bemolle
maggiore si pone, per immaginosità virtuosistica ed espressiva, fra i maggiori della raccolta. É
un degno preludio al Finale; il Capriccio n.24 in la minore, l'unico della raccolta in forma
esplicita di Tema con variazioni. Brano, quest'ultimo, che riprende ed esalta, come in un
consuntivo storico, la consuetudine, subito riscontrabile nel tardo Barocco di Corelli (l'op. V),
Vivaldi (l'op. I), Locatelli (l'op. III) etc. di concludere una raccolta violinistica nel segno del
bizzarro e dell'imprevedibile: talora di difficoltà esecutive, di «Labirinti armonici» (cioè musicali)
che rimandano al motto locatelliano: «Facilis aditus, difficilis exitus»; «facile l'accesso, difficile la
riuscita». Qui l’«aditus» è dato da un tema originale la cui fortuna otto-novecentesca sarà la
stessa incontrata nel sei-settecento dalla Folia di Spagna: un motivo cordiale ed espansivo,
quadratissimo e ammiccante in tempo «Quasi Presto» che generazioni di musicisti
riprenderanno per variarlo come fa Paganini. La «riuscita» consiste invece nel superare con
onore le undici Variazioni di bravura più il Finale, che vedono nel brano una sorta di
compendio dei motivi trascendentali già incontrati, ai quali s'aggiunge, nuovo per i Capricci, un
«ingrediente» tipico delle Variazioni da concerto: i pizzicati con la mano sinistra (IX
Variazione). Come a dire, per congedo, a folle da trarre a sé con armi affilatissime di
prestigiatore del suono e pifferaio magico.
PROSSIMI CONCERTI
Domenica 14 giugno 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano)
(Valido per A+F; F; COMBINATA1; ORFEO1; F1)
Violoncellista LUIGI PIOVANO – Pianista ANTONIO PAPPANO
L. v. BEETHOVEN Sonata n. 3 in la maggiore op. 69 - J. BRAHMS Sonata n. 2 in fa maggiore op. 99
Biglietti: Intero € 30,00 - Ridotto € 25,00
Giovedì 25 giugno 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano)
(Valido per A+F; F; COMBINATA 2; F2)
SAN FRANCISCO YOUTH SYMPHONY ORCHESTRA - Direttore DONATO CABRERA –
Violinista SERGEY KHACHATRYAN
G. FAURÉ Pavane in fa diesis op. 50 - M. BRUCH Concerto per violino e orchestra in sol minore op.26 H. BERLIOZ Sinfonia Fantastica op. 14
Biglietti: Intero € 35,00 – Ridotto € 30,00
Domenica 28 giugno 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano)
(Valido per A+F; F; COMBINATA1; F1) «In occasione dei 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri».
DANTE SYMPHONIE “DanteXperience” concerto multimediale
BUDAPEST MAV SYMPHONY ORCHESTRA - ANGELICA GIRLS' CHOIR –
Ideazione, Regia e direzione musicale VITTORIO BRESCIANI - Voce recitante CHIARA MUTI
P. I. CIAIKOVSKI Francesca da Rimini, fantasia sinfonica in mi minore op. 32 (dal V Canto dell’Inferno di Dante) F. LISZT Dante - Symphonie
Biglietti: Intero € 35,00 – Ridotto € 30,00
ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI»
2022001122013/2014ICALI»
Presidente Onorario Valeria Bonfante
Hans Fazzari
Isabella Bossi Fedrigotti
***
Roberto Fedi
Soci Fondatori
Ugo Friedmann
Carla Biancardi
Camilla Guarneri
Franco Cesa Bianchi
Vincenzo Jorio
Giuseppe Ferreri
Lucia Lodigiani
Emilia Lodigiani
Mario Lodigiani
Enrico Lodigiani
Paolo Lodigiani
Luisa Longhi
Maria Candida Morosini
Stefania Montani
Rainera e Mario Morpurgo
Gianfelice Rocca
G.B. Origoni Della Croce
Luca Valtolina
Adriana Ragazzi Ferrari
Amici Benemeriti
Giovanna e Antonio Riva
Alvise Braga Illa
Alessandro Silva
Fondazione Rocca
Maria Giacinta Tolluto
Ulla Gass
Maria Luisa Vaccari
Thierry le Tourneur d’Ison Marco Valtolina
Erika Rottensteiner
Beatrice Wehrlin
Società del Giardino
Soci
Amici
Antonio Belloni
Giovanni Astrua Testori Carla Beretta Ricci
Umberto Bertelè
Elisabetta Biancardi
Mimma Bianchi
Maria Brambilla Marmont
Carlo e Angela Candiani
Giancarlo Cason
Nicoletta Colombo
Egle Da Prat
Piero De Martini
Maya Eisner
Federico ed Elisabetta
Falck
Silvana Fassati
Carlo e Anna Ferrari
Giuliana File Finzi
Bianca e Roberto Gabei
Matilde Garelli
Felicia Giagnotti
Giuseppe Gislon
Maria Clotilde Gislon
Eugenia Godani
Ferruccio Hurle
Giuliana e Vittorio Leoni
Maurizia Leto di Priolo
Giuseppe Lipari
Gabriella Magistretti
Eva Malchiodi
Giuseppina Maternini
Lucia ed Enrico Morbelli
Stefano Pessina
Francesca Peterlongo
Denise Petriccione
Giuseppe Pezzoli
Gian Pietro Pini
Giustiniana Schweinberger
Antonietta Scroce
Paola e Angelo Sganzerla
Maria Luisa Sotgiu
Giuseppe Tedone
Adelia Torti
Graziella Villa
Giuseppe Volonterio
«SERATE MUSICALI» AMICI STORICI
Fedele Confalonieri
Paolo Pillitteri
Fulvio Pravadelli
Mediaset
Quirino Principe
Giuseppe Barbiano di
Gianfelice Rocca
Belgiojoso
Fondazione Rocca
Ugo Carnevali
Carlo Sangalli
Roberto De Silva
Fondazione Cariplo
Roberto Formigoni
Luigi Venegoni
Gaetano Galeone
Giuseppe Ferreri
Società del Giardino
Banca Popolare di Milano
Gianni Letta
Camera di Commercio di
Mario Lodigiani
Milano
Roberto Mazzotta
Publitalia
Francesco Micheli
*****
Arnoldo Mosca Mondadori Diana Bracco
Silvio Garattini
Robert Parienti
Martha Argerich
Marina Berlusconi
*****
Cecilia Falck
Vera e Fernanda Giulini
Emilia Lodigiani
Maria Grazia Mazzocchi
Conservatorio G. Verdi Milano
Francesca Colombo
Stefania Montani
Cristina Muti
Simonetta Puccini
Rosanna Sangalli
Elisso Virsaladze
Juana Zayas
Flavia De Zigno
Bianca Hoepli
Carlo Maria Badini
Alberto Falck
Oscar Luigi Scalfaro
Giovanni Spadolini
Leonardo Mondadori
Giuseppe Lodigiani
Giancarlo Dal Verme
Tino Buazzelli
Peter Ustinov
Franco Ferrara
Franco Mannino
Carlo Zecchi
Shura Cherkassky
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Violinista ILYA GRINGOLTS