19 Mentre la pipa e il sigaro... Promossi, ma solo in parte, i fumatori di pipa e sigaro. Visto che assorbono la nicotina del fumo alcalino tramite la mucosa orale, non aspirano il fumo oppure lo aspirano in dose minima. Corrono un rischio di cancro polmonare minore. Tuttavia, i forti fumatori di pipa o di sigari sono esposti a un rischio maggiore di ammalarsi di cancro della bocca, della gola o della laringe. TRA (PARENTESI DIARIO GIUSEPPE ZOIS Indignarsi e impegnarsi è imperativo per tutti noi MEGLIO NON FIDARSI, TANTO PRIMA O POI LA “BIONDA” TRADIRÀ U na persona che fuma un pacchetto di sigarette al giorno ne consumerà in vita sua 500mila! Sapendo che una sigaretta rilascia circa 1/100 di grammo di particelle, alla fine saranno più di cinque chili di sostanze tossiche rilasciate nei polmoni. Due semplici dati che dovrebbero al più presto convincerci a fare un nodo definitivo a queste benedette “bionde”. Prima che sia troppo tardi. Prima che i sintomi cosiddetti “sentinella” ci deb- I sintomi spesso compaiono solo ad uno stadio molto avanzato bano far correre immediatamente dal nostro medico di fiducia. E sono: tosse, difficoltà a respirare, espettorazioni sanguinolente, perdita di peso, infezioni respiratorie ripetute, febbre continua, dolore al torace, dimagrimento, affaticamento devono allertarci. Il medico provvederà a sottoporci al più presto a una radiografia polmonare e, semmai, ad altri esami e controlli più approfonditi. Il cancro al polmone è una brutta bestia: rappren- I vantaggi di smettere di fumare 20 minuti dopo Dopo 12 ore Dopo 12 ore il monossido di carbonio scende a livelli normali 20 minuti dopo l’ultima sigaretta la frequenza cardiaca torna normale Dopo 1-9 mesi Dopo 2-3 settimane Da 2 a 3 settimane dopo inizia a diminuire il rischio di infarto miocardico e si ristabilisce la funzionalità polmonare Da 1 a 9 mesi dopo si riducono la tosse e l’affanno Dopo 5-15 anni Dopo 1 anno Dopo 1 anno si è dimezzato il rischio di una cardiopatia coronarica Dopo 10 anni Il rischio di morire di cancro polmonare è solo la metà rispetto a quello di un fumatore. Il rischio di ammalarsi di cancro della bocca, della gola, dell’esofago, dellaReport vescica, Fonte: US Surgeon General’s 2004 del rene e del pancreas si riduce Da 5 a 15 anni dopo il rischio di ictus cerebrale è sceso al livello di un non fumatore Dopo 15anni Dopo 15 anni il rischio di una cardiopatia coronarica è sceso al livello di un non fumatore Fonte:US Surgeon General’s Report 2004 senta l’11,5% dei tumori negli adulti (15,8 nei maschi e 7,1 nelle donne). E in Svizzera si contano all’incirca 3200 casi all’anno. Non solo. Il cancro ai polmoni rappresenta il 17 per cento dei casi di morte per tumore (24,1 nei maschi e 10,3 nelle donne). A Ginevra è la terza causa di decesso per cancro fra le donne (dopo quello al seno e al colon) e la prima fra gli uomini. Insomma, il tabagismo è il principale fattore di rischio; infatti, il 90 per cento dei casi di tumore al polmone possono essere attribuiti al fumo di tabacco. I sintomi compaiono purtroppo solo ad uno stadio molto avanzato della malattia. Il trattamento dipende dal tipo di malattia (operazione, radioterapia e chemioterapia) e le probabilità di guarigione sono basse, perché solo il 13 per cento dei pazienti sono ancora in vita a cinque anni dalla diagnosi. Ma fumare è deleterio anche per la salute della bocca, in particolare per la mucosa orale, per le gengive e per i denti. Molti problemi possono essere evitati grazie ad un’osservazione regolare e meticolosa dei denti e della bocca e controlli regolari dal dentista. Insomma, ce n’è abbastanza per dire basta. Per sempre. L’ONCOLOGO “ANCHE DOPO LA DIAGNOSI DIRE BASTA CONVIENE” C he buttare definitivamente la sigaretta conviene lo assicurano, e continuano a ripeterlo, tutti i medici. Ma soprattutto gli oncologi, confrontati quotidianamente con i disastri causati dal fumo. Addirittura, gettare la bionda conviene pure al momento di un’infausta diagnosi. “Esistono studi che testimoniano come smettere di fumare quando il medico comunica un cancro ai polmoni serva a far guadagnare speranza di vita al paziente conferma il dottor Michele “Se negli uomini l’incidenza della malattia è calata, nelle donne è salita” Ghielmini, primario all’Istituto oncologico della Svizzera Italiana (Iosi) di Bellinzona -. Sino a qualche anno fa si pensava fosse impossibile, nessuno di avrebbe creduto. Invece no: anche chi smette da malato ha molte più speranze rispetto a Ti-Press chi non smette proprio”. Insomma, di cancro al polmone e dei danni causati dal fumo di sigaretta si continua a parlare. E si continuerà ancora per molto. Infatti, sembra non entrare in testa che la “bionda” fa male, a volte uccide pure. A rendersene conto, e a dargli un nodo definitivo, sono più gli uomini che le donne. Queste ultime, infatti, fumano sempre più. Ecco perché la malattia ha diminuito l’incidenza nell’uomo, ma l’ha aumentata nella donna. Caro Diario, è giusto spendere un pensiero per Stephane Hessel, morto a Parigi a 95 anni. Tutti lo hanno ricordato come il padre degli “indignados”, i dimostranti, sorvolando sui capisaldi della sua grandezza, a partire dalle battaglie per la libertà, la democrazia e la difesa delle conquiste sociali. Nato a Berlino, in una famiglia ebrea, Hessel si portava addosso l’inferno della seconda guerra mondiale, le deportazioni, le disperate fughe dagli orrori dei campi di concentramento. A Buchenwald aveva nascosto la sua identità per sfuggire alla forca. Divenne un protagonista della liberazione a fianco di De Gaulle e nella stesura della Dichiarazione universale dei diritti umani, nel lontano 1948. La nuova Europa è nata da uomini straordinari come lui, costruttori di orizzonti aperti e grandi. NELLA SUA ECCEZIONALE stagione di giovinezza - ottobre 2010 - il vecchio resistente pubblicò un pamphlet urticante di una ventina di pagine: “Indignez-vous”, Indignatevi. E da Occupy Wall Street a Mosca, da Madrid ad Atene è stato un incendio di piazze. Prima di lui, a scuotere le coscienze negli anni 60 era stato un eroe di pace vittima dell’intolleranza, Martin Luther King. “Io vi scongiuro di essere indignati“, era il suo grido. Vedeva quanto la giustizia e l’uguaglianza sono parole ridotte a un satellite artificiale intorno all’uomo e al mondo. I deboli, i precari, i giovani disoccupati e senza prospettive sono condannati a vivere diverse, troppe infelicità, contro le quali Hessel non si stancò di lottare. Il libretto ha avuto una risonanza globale, corrosivo nel denunciare chi ha provocato la crisi e ancora detiene il potere. Era un contestatore coraggioso, ma anche un suscitatore di energie, tant’è che un anno dopo l’invito alla ribellione, scrisse il complemento coerente del primo verbo: “Engagez-vous“, Impegnatevi. VEDIAMO BENE quant’è fragile il senso comunitario, come si espandono l’alienazione dalla vita politica e il populismo. Diventa imperativo restituire senso alla partecipazione, depurando la politica dalle scorie, mai rinunciandovi o delegandola a chi se ne serve per il proprio tornaconto. C’è bisogno di persone contagiose, esortava un altro grande francese, l’Abbé Pierre: “La loro azione galvanizzerà l’opinione pubblica, sono loro che spingono ad agire“. Chiediamoci quanta capacità d’indignazione vera è rimasta, nel presente, anche in chi dovrebbe incarnarla, avendone il potere. Vediamo bene le prepotenze mai finite dell’economia e della finanza, gli individui e i popoli trattati come mezzo, quando devono essere il fine. Si deve ricreare il mondo, urlano gli indignati. Vogliono dirci che dobbiamo inventare un altro modo di vivere. Con l’impegno è possibile, parola di Hessel.