URBINO E MONTEFELTRO 23
MARTEDÌ 4 GENNAIO 2011
Giannotti: «Si riapra Bocca Trabaria»
PDL
Roberto
Giannotti,
consigliere
provinciale
IL CONSIGLIERE provinciale del Pdl,
Roberto Giannotti interviene sulla chiusura
della strada statale 73 bis per una caduta
massi a Bocca Trabaria. per sollecitare una
azione più incisiva da parte dell’amministrazione provinciale. Giannotti, riprendendo il
polemico intervento della Confcommercio,
che nei giorni scorsi aveva denunciato addi-
rittura una “class action” sulla questione, attraverso una dettagliata interpellanza al Presidente Ricci, accusa d’immobilismo le Istituzioni e l’Anas dell’Umbria per la mancata
adozione di provvedimenti volti ad affrontare la situazione d’emergenza registratasi.
Giannotti ritiene che la posizione della nostra provincia sia «formale e troppo blanda».
Caro Carlino,
vorrei precisare qualcosa a proposito
dell’articolo di Antonio Conti sul Circolo
universitario di Urbino. Quando gli studenti si
davano appuntamento al circolo studentesco
non hanno mai detto di vedersi all’Oruu, né
tantomeno al Circolo che per gli urbinati,
studenti o professori, era sinonimo di Circolo
cittadino, ma si diceva all’AGU.
Il bar di Maria e Giovanni era il bar dell’AGU,
si ballava, si giocava o si beveva all’AGU, o più
semplicemente ci si scaldava visto che le
camere nelle pensioni erano gelide così come,
per lo stesso motivo, si studiava in biblioteca,
su quei bellissimi tavoloni di noce lunghi
cinque sei metri. Che fine avranno fatto?
Maria Luisa Moscati, Urbino
Il primo a sinistra è Carlo Migani. A destra, Migani oggi
IL DIBATTITO CARLO MIGANI RIEVOCA LE CONTESTAZIONI
«Abbiamo buona memoria
sull’Urbino del ’68 e ’77»
NON CREDO di dover difendere alcuna nostalgica o polverosa
memoria di un ’68, fin troppo mitizzato o travisato, del quale non
mi sento né reduce né orfano. Perciò non accoglierò l’invito perentorio di Vittorio Ciarrocchi a confutare punto per punto le sue comunque logore critiche verso chi
ne fu protagonista, che è poi un’intera generazione. Esprimerò invece considerazioni personali all’interno delle quali, se crede, troverà
alcune delle risposte che sollecita
ma che dedico ad una più interessante platea di lettori.
lo “studiare diligente”, del “vivere tranquillamente” nel quadro
quasi idilliaco di una società civile “ben regolata”, dove ognuno
stava al proprio posto, operai in
fabbrica, autorità ad autorizzare,
donne a casa, preti in chiesa, celerini a reprimere, dove lo studente
non si sarebbe mai permesso di
criticare pubblicamente gli atteggiamenti e le decisioni dei suoi diretti “superiori”, docenti e Magnifico Rettore, è ovvio, dicevo, che
costui non veda il cambiamento
che come “disordine” e “sopraffazione”, perché non accetta l’idea
di un mondo diversamente strutturato.
porta. Nominava assistenti amici
degli amici? Bene lo stesso.
Folklore accettabile in clima goliardico? Può essere, ma folklore
e gogliardia pesanti per chi non
poteva permettersi, per ovvie ragioni economiche, di ripetere esami.
DA BUON «sessantottardo» impenitente, infatti, riconosco da
lontano un “pompier”, (termine
col quale la critica d’arte definisce
gli artisti che, nella seconda metà
dell’‘800, si attardarono ostinatamente a contrastare i nuovi movimenti artistici, principalmente
gli impressionisti) cioè un nostalgico conservatore, e non trovo più
né il tempo né la pazienza per tentare di convincerlo o, con termine
più appropriato a categorie che
ama, “ redimerlo”. Ha senso ricordargli che tra il 1966 ed il 1976 la
popolazione
universitaria
quintuplicò oppure che “il presalario” consentì ad un numero notevole di giovani di modesta estrazione famigliare di laurearsi? E’
ovvio che chi, nostalgicamente,
rimpiange il bel tempo antico del-
NEL SUO MODELLO ideale
l’autorità non si discute, gli ordini vanno eseguiti e poco importa
se l’intoccabile docente “barone”
esercita spesso e volentieri un dispotico, dittatoriale ed arcaico
uso della propria carica in maniera che nulla ha a che fare con la
funzione didattica. Come quando, alla fine dell’esame, senza ulteriori spiegazioni ti chiedeva: «vuole un “18 fuori” o ridare l’esame?». Dove il “18 fuori” significava che ti avrebbe lanciato lo statino fuori dalla finestra, nel cortile.
Oppure quando ti invitava ad accomodarti fuori ed a ritornare solo quando avessi indossato giacca
e cravatta... o quando non accettava esaminande in minigonna o
zazzere troppo lunghe. Veniva in
facoltà una volta al mese? Non im-
diversi anni prima e per motivi
tutt’altro che “politici” in senso
stretto? Come spiegare le minigonne di Mary Quant, il rifiuto
dell’idea stessa di “guerra giusta”,
il simbolo della pace ideato da
Bertand Russel, l’ammirazione,
spesso l’amore, per neri che si
chiamavano L. “Satchmo” Armstrong, M. L. King, O. Redding,
J. Hendrix, A. Franklin, Muhammad Alì, ebrei come Bob Zimmerman “Dylan”, comunisti russi come E. Evtushenko? Come spiegare la nostra “fame” di libri, di cinema, di teatro, di poesia? Come
spiegare l’entusiasmo dei ragazzini che eravamo, forse ingenuamente, per un presidente americano che parlava di pace in tedesco
“Ich bin ein Berliner”? Per un pa-
di CARLO MIGANI *
COMITATO «NO TUBO»
Ricorso in Europa
contro il tracciato
del super-gasdotto
Brindisi-Minerbio
— APECCHIO —
IN UN COMUNICATO il
Comitato «No Tubo» con sede
ad Apecchio fa sapere che «è
stato inviato il 29 dicembre
2010 alla Commissione
Europea un nuovo ricorso
contro il progetto Snam del
Gasdotto Appenninico Brindisi
Minerbio, sottoscritto dal
comune de L’Aquila (delibera
455 del 15/12/2010) e dal
Comune di Città di Castello
(delibera 192 del 28/10/2010)
insieme al Gruppo d’Intervento
Giuridico. Spezzettato il
progetto in cinque tronconi,
pur essendo un unico progetto
funzionale, non è stato
sottoposto a un unico
procedimento di valutazione di
impatto ambientale – V.I.A., né
alla procedura di valutazione
ambientale strategica – V.A.S.
come invece previsto dalle
Normative comunitarie».
LETTERA
«Il bar di Maria e Giovanni
era noto come Agu, non Oruu»
CARLO Migani, uno dei protagonisti del documentario «La Casa dello
Studente - Ieri, oggi e domani» (visibile su www.videomemorie.org) interviene sul dibattito di questi giorni a
proposito di quanto accadde a Urbino negli «anni caldi», il ’68 e il ’77 in
particolare. Ecco la sintesi del suo
lunghissimo scritto inviatoci.
••
COME SPIEGARE che quel famigerato ’68 incominciò in realtà
BARONI E SOPRUSI
Chi non ricorda il «18 fuori»,
il voto segnato sul libretto
poi lanciato dalla finestra?
pa di nome Giovanni che parlava
coi comunisti? Per un prete di nome Lorenzo che scriveva ad una
professoressa spiegandole cristianamente come e perché non si dovessero escludere i figli dei contadini dalla scuola?
(...)
IMPOSSIBILE conciliare le posizioni con chi del ’68 vede solo
gli aspetti deteriori, quelli che dai
partitini extraparlamentari portarono al terrorismo ed al sangue,e
che invece furono così tanto complementari, funzionali e vicini alla logica violenta del potere e della conservazione. Sui muri della
Sorbonne, nel ’68, c’era scritto
“l’immaginazione al potere” e
“siate realisti, esigete l’impossibile”. Sul muro dell’Università di
Roma, più tardi: “una risata vi
seppellirà”. Ecco, il ’68 fu tradito
quando il potere impose ai giovani di smettere di ridere, prima
con i braccianti fucilati ad Avola,
poi con le pallottole che avrebbero paralizzato per sempre Soriano
Ceccanti a Viareggio, infine buttando loro davanti i corpi dei milanesi straziati dalle bombe di
piazza Fontana, nel dicembre
1969, ed il cadavere “suicidato” di
Pino Pinelli, imponendo uno
scontro violento, una logica di
guerra le cui ferite fatichiamo ancora oggi a sanare. Fortunatamente abbiamo ancora in tanti buonissima memoria.
* artista e stampatore d’arte
IL COMUNICATO prosegue:
«Questa ragione, assieme al
rischio di distruzione
ambientale dovuta alla “grande
valenza naturalistico ambientale del territorio
attraversato dal Metanodotto”,
ai pericoli legati
all’attraversamento di territori
a vincolo idrogeologico e
soprattutto al fatto che, come si
evince da Catalogo
Parametrico dei Terremoti
Italiani 2004 redatto dal
Gruppo di lavoro CPTI 2004
dell’Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia
(INGV) e dal DataBase
Macrosismico Italiano 2008, “il
gasdotto e la centrale di
compressione di Sulmona si
verrebbero a trovare in un
territorio ad elevata
pericolosità sismica, sia dal
punto di vista della frequenza
di eventi che dei valori di
magnitudo” ha spinto le
suddette amministrazioni a
sottoscrivere il ricorso.
Assieme alle amministrazioni
sono oltre un migliaio i
cittadini di varie parti d’Italia
(soprattutto Abruzzo, Umbria e
Marche) che per le stesse
ragioni, preoccupati da progetti
distruttivi per i loro territori,
presentati senza il pubblico
coinvolgimento, hanno
inoltrato analoghi ricorsi in
sede comunitaria».
Il comunicato conclude:
«Associazioni, Comitati, Enti
locali, Associazioni
Ambientaliste e non si sono già
rivolti (25 giugno 2010) alla
Commissione europea
denunciando la palese
violazione delle normative
comunitarie in materia,
interrogazioni parlamentari
sono state presentate al
Parlamento europeo, al Senato
e alla Camera da parte del
Partito Democratico, dell’Italia
dei Valori e dei Radicali. La
Commissione europea ha già
aperto una procedura di
accertamenti».
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Abbiamo buona memoria sull`Urbino del `68 e `77», di Carlo Migani