controcanto a bordo Gioie e dolori della tecnologia Suoni insistenti e inutili, tergicristalli “intelligenti” con troppa iniziativa, frecce e telecomandi che distraggono il guidatore, design che punta alla forma e non alla sostanza... a volte le innovazioni tecniche servono a poco, e finiscono per essere una fonte di stress Fischi, sibili, pigolii... è la fiera del “bip” ■ Questa suona, quell’altra sibila. Fischiano tutte: chi più, chi meno, davanti, dietro, sopra e sotto. Cintura non allacciata, luci accese, distanza di sicurezza insufficiente: il “bip-bip” ci perseguita. Una delle auto che “cinguetta” più delle altre è la Peugeot 1007. Appena si apre una delle porte scorrevoli (o entrambe) parte subito un suono di avviso sordo e ritmico. Se la porta rimane aperta durante la marcia, il volume del bip aumenta e l’illuminazione interna a soffitto inizia a lampeggia- re come una sfera da discoteca. Il “bip-bip” parte ovviamente anche ogni volta che s’inserisce la retromarcia. In questa fase, quando ci si avvicina a un ostacolo, si attiva un altro segnale acustico, che “pigola” più velocemente. Chi osa fare manovra con la sua 1007 senza la cintura allacciata – talvolta capita, magari quando ci si trova su una proprietà privata – viene immediatamente punito con l’ennesima tortura ai timpani: bip, bip, bip. Il massimo del fastidio, però, è l’“avviso di C 52 • giugno 2007 diffusa. Su diversi modelli Volkswagen, queste luci sono montate in posizione così infelice che in determinate condizioni (buio, nebbia, leggera pioggia o vetri appannati) il guidatore finisce per abbagliarsi ogni volta che aziona la freccia. Ma hanno poi particolari vantaggi le frecce integrate? Non c’è stato un solo costruttore in grado di presentare argomentazioni valide a favore delle luci di direzione montate negli specchietti. Il dubbio è che non sia altro che un elemento di sicurezza sacrificato sull’altare dello stile. E che diventa inoltre costoso in caso di riparazione. Talvolta, infatti, durante lo sviluppo di nuove automobili supertecnologiche, si perdono di vista le cose più semplici: visibilità in tutte le direzioni, comfort, ergonomia dei comandi, sfruttamento ottimale degli spazi. Può sembrare scontato, ma sono proprio questi aspetti a determinare fino a che punto ci troviamo a nostro agio in una vettura. Prendiamo la Mazda 5: è un’auto straordinariamente ver- Sulle Volkswagen (Golf e Touran), l’indicatore di direzione inserito nello specchietto retrovisore può abbagliare il guidatore, in particolare di notte e in presenza di nebbia. satile, dotata di porte scorrevoli e piena di dettagli pratici. Ma chissà perché non ha un’illuminazione interna come si deve? Essendo una monovolume da famiglia, si tratta di una mancanza inaccettabile. A volte si ha quasi l’impressione che la genialità degli ingegneri si esaurisca nei progetti “high-tech” più prestigiosi, che permettono alla casa automobilistica di fare bella figura con le concorrenti. Come nel caso dei sistemi di visione notturna: aumentano davvero la sicurezza attiva? Poco tempo fa, alcuni psicologi li hanno messi alla prova. Risultato: meglio i semplici indicatori a Led, che s’illuminano solo in caso di pericolo, perché «le visualizzazioni su base video finiscono per distrarre eccessivamente il guidatore». Utili i “bip”, ma decisamente invasivi. Spesso vorremmo togliere le mani dal volante, per tapparci le orecchie... Quando l’avviamento fa impazzire Manie di grandezza ■ Ogni volta che qualcuno sale per la prima volta sulla Honda Civic, si chiede come metterla in moto. La causa va ricercata nella mania del pulsante di avviamento, che si sta espan- ■ L’“Effetto Panda” è quello che si prova scendendo da una Suv e salendo su una citycar. Subito gli spazi angusti dei parcheggi e le corsie a larghezza ridotta dei cantieri non fanno più paura: ci si sente finalmente liberi e leggeri! La tendenza del momento, invece, ha a che fare con la mania di grandezza: per essere alla moda ci vogliono auto sempre più grandi e pesanti. Una vettura compatta, come la Mazda3, è lunga 4,40 metri. La prima Bmw serie 3, prodotta dal 1975 al 1983, raggiungeva i 4,35 metri, ed era una berlina di classe media. Adesso è arrivata la mania delle Suv. Certo, chi deve trainare un rimorchio lungo sentieri fangosi ha bisogno della trazione integrale e di una buona altezza da terra. Ma cosa se ne farà mai una mamma di un’Audi Q7 – lunga 5,09 m e pesante 2.395 kg – per andare a fare shopping in città o a prendere i figli a scuola? dendo a macchia d’olio e che, in casa Honda, è stata applicata in maniera particolarmente infelice. Sulla Civic bisogna attivare il quadro con la chiave, prima di potere avviare il motore, Avviare l’auto con il pulsante: un terno al lotto, se non si legge il libretto di istruzioni... i sono momenti nei quali vorremmo semplicemente trovarci altrove. Ad esempio quando saliamo a bordo di alcune automobili. Aprite la portiera, prendete posto dietro il volante e inserite la chiave. La macchina saluta il guidatore con trilli, fischi e scampanellii, senza che questo abbia sfiorato l’interruttore delle luci o girato la chiave. Ma cosa vorrà dire? Magari: «Benvenuto a bordo. Stammi bene a sentire, perché d’ora in poi comando io». Un dettaglio, è vero. Ma a volte anche piccole inezie riescono a rovinare l’atmosfera a bordo. Stesso discorso per le luci di direzione inserite negli specchietti retrovisori esterni. Da quando la Mercedes le introdusse nel 1999, sul restyling della classe E, questa moda si è luci accese”: un fischio sintetico ad alta frequenza che assomiglia tanto al sibilo di una bomba che sta per esplodere. In totale, fanno ben sei diversi segnali di avviso acustici, il tutto a intervalli diversi. Un’automobile non è un carrello elevatore. Per lo stress ci basta il traffico: lasciateci guidare in pace! premendo un pulsante. Tale sistema può forse avere senso nelle gare automobilistiche, ma su una normale vettura dà semplicemente ai nervi, anche perché il pulsante di avviamento è stato abilmente nascosto alla sinistra del volante, ben lontano dal blocchetto di accensione. Se proprio si vuole mettere in moto il motore con un pulsante, tanto vale abbinarlo direttamente a un sistema che faccia completamente a meno della chiave (“Keyless-go”). Come dire: «Avremmo voluto, ma non ci siamo riusciti». Meglio non rinunciare alla scorta ■ Le auto diventano sempre più pesanti e lo spazio si riduce. La versione base della Bmw serie 3 pesa già 1.360 kg, che con l’aggiunta di qualche optional diventano tranquillamente 100 in più. Ed ecco che per risparmiare peso e spazio, le case hanno deciso di sacrificare la cara, vecchia ruota di scorta. Una soluzione poco raccomandabile, perché una gomma a terra non si può programmare: il più delle volte capita quando si guida di notte su una strada sta- tale non illuminata e il cellulare ha... la batteria scarica. Se il fianco del pneumatico ha subìto danni o se il battistrada si è addirittura staccato dalla ruota, il compressore d’aria non ce la farà mai a riparare il danno con l’ausilio del sigillante con- tenuto nella bomboletta. In questi casi, l’unica soluzione possibile è disporre di una ruota di scorta vera, con la quale proseguire la marcia senza limitazioni, lasciando il pneumatico danneggiato dal gommista per essere riparato. Sono motivazioni più che sufficienti per giustificare il fatto che è consigliabile non andare mai in giro senza la ruota di scorta. In caso di grossi tagli, non bastano i kit di riparazione. Più larghe, più alte, più lunghe: insomma più grandi. Ma serve davvero questo aumento di dimensioni? giugno 2007 • 53 controcanto a bordo Lasciateci controllare l’olio a mano! E chi lo ferma, il Gps? ■ Il navigatore satellitare è un’invenzione eccezionale. Ma sembra che le case (e il discorso vale per troppi apparecchi elettronici, dal videoregistratore al... rasoio) facciano di tutto per renderlo poco fruibile. Uno dei problemi più irritanti (a noi è capitato sulla Honda CR-V) è fermarlo prima di aver raggiunto la destinazione prefissata. Pagine e pagine di schermate da sfogliare. Alla fine restano due soluzioni: abbassare il volume oppure annullare tutte le destinazioni memorizzate... In entrambi i casi un gran peccato. Perché, ad esempio, non prevedere un grande tasto “off“? ■ Non siamo contrari al progresso e non ce l’abbiamo con i computer. Certe cose, però, ci piace farle con le nostre mani. Una è controllare il livello dell’olio con l’asticella, operazione che ha un sapore antico, indissolubilmente legato all’automobile. A bordo di una Bmw 335i, priva del semplice quanto utile bastoncino di misurazione, non possiamo fare a meno di chiederci se il livello dell’olio sia davvero a posto. E se il sensore è guasto? La domanda può sorgere, date le bizze dell’elettronica che colpiscono indistintamente marche e modelli. Eppure basterebbe infilare l’asticella dell’olio nel basamento del motore e chiunque sarebbe in grado di capire le condizioni dell’olio del motore. Plance chiare: eleganti ma a rischio abbaglio Belli i materiali chiari, ma spesso generano pericolosi riflessi nel parabrezza. ■ Bellezza e praticità vanno raramente d’accordo: in campo automobilistico, questa affermazione vale soprattutto da quando Ferdinand Piech, già presidente del gruppo Volkswagen, insistette per dotare i propri modelli di un arredamento interno di colore chiaro. L’effetto estetico è sicuramente positivo, perché esprime eleganza, ma per chi guida significa vederci poco chiaro. I pro- totipi delle case e le “show car” esposti in occasione dei saloni presentano spesso plance con il rivestimento superiore realizzato in pelle bianca o in plastica chiara. Queste opere di design diventano però praticamente inguidabili ogni volta che viaggiamo con il sole in faccia: il materiale chiaro riflette la luce nel parabrezza, e chi è al volante si ritrova quasi a guidare davanti a un muro di nebbia auto-generato. Il nostro consiglio, pertanto, è stare alla larga dai materiali chiari, offerti ancora come optional da numerose case. Non lasciatevi ingannare dal loro aspetto elegante quando li ammirate sulle vetture esposte nelle concessionarie, perché la superficie di una plancia dovrebbe sempre essere opaca e possibilmente scura. Solo così potrete vederci chiaro e guidare sicuri. Quando il tergicristallo fa (troppo) da sé ■ Pulisce, non pulisce, pulisce, non pulisce. Il funzionamento a intermittenza dei tergicristalli è stato una grande invenzione, affermatasi rapidamente fin dal suo debutto, nel 1967, sulla Fiat 125. Tale principio trova il suo coronamento nella possibilità di regolarne il ritmo. Una sorta di taratura di precisione contro gli scherzi della natura. Funziona talmente bene che nessuno se ne è mai lamentato. Nonostante questo, Mercedes ci ha regalato, nel 1995, un sistema per gestire la pulizia del parabrezza, in caso di pioggia, completamente elettronico: il sensore pioggia. Peccato che, da allora, i proprietari di tutte le 54 • giugno 2007 marche di auto abbiano perduto il controllo sui propri tergicristalli. C’è da andare fuori di testa, quando durante la sosta al semaforo il tergicristallo si mette improvvisamente ad agitarsi, strisciando rumorosamente contro il parabrezza asciutto, solo perché un granello di polvere ha messo in crisi l’intelligenza artificiale della sua centralina. L’elenco delle cose che confondono il sensore è lunga: sole basso, insetti morti, foglie secche, gallerie, pioggerellina, sassolini, strisce lasciate dai tergicristalli stessi. In pratica, il sistema non funziona quasi mai come dovrebbe. Pulisce, non pulisce, pulisce… Sensori pioggia: non sempre sono una buona idea. P 55 controcanto a bordo Menu indigesti ■ La sola vista di una rosa dei venti fatta a otto voci – stiamo parlando della schermata iniziale del sistema iDrive Plus della Bmw – fa già star male. Decisamente meglio quella a sole quattro voci (nella foto). Anche perché dietro ai menu principali si nascondono innumerevoli sotto-menu, celati l’uno dentro l’altro come nelle scatole cinesi. Solo un maniaco dei PC e auto: un caso in cui la tecnologia non è al servizio della semplicità. computer poteva tirare fuori una cosa simile. La parte assolutamente da migliorare è quella che riguarda la radio: quando voglio ascoltare una nuova stazione devo prima tirare, poi premere, dopo spingere e infi- ne girare. O forse era il contrario? Poco importa, tanto si tratta comunque di una complicazione inutile. Non solo: ma, dato che finisce per distrarre il guidatore, è anche estremamente pericolosa. Hummer: un “bestione” senza Esp ■ Uno dei casi particolari dell’innovazione, è quello in cui questa dovrebbe essere “standard” ma non è disponibile neanche a pagamento. Se in- fatti da sempre consigliamo l’adozione del controllo di stabilità anche sulle citycar, non si capisce come sugli Hummer H2 e H3 l’Esp non sia mai dispo- P 56 La Corsa ha l’ESP di serie. Perché un Hummer non può montarlo neanche pagando? nibile. Incredibile per un mezzo da quasi 3 tonnellate, con baricentro non certo basso e gomme a spalla alta. In compenso, la moda porta in dote una linea (ma soprattutto una visibilità!) da autoblindo. Indispensabile per andare a fare le “vasche” la domenica o parcheggiare in città. E ringraziamo il cielo che l’H1, con i suoi 2,2 metri di larghezza e irrinunciabili gadget (come il dispositivo per sgonfiare le gomme nella marcia su sabbia), non sia più commercializzata. Bando al telecomando ■ In alcune vetture, l’autoradio o il navigatore sono comandati da un telecomando ricoperto da due dozzine di pulsanti grigi su fondo grigio, che risultano praticamente impossibili da distinguere. Guardare la tv al volante è proibito e lo stesso vale anche per le telefonate con il cellulare in mano. Durante la guida, però, si può trafficare con il telecomando. Sulla Mazda 5 ce ne sono addirittura due: uno per il sistema multimediale davanti e uno per il lettore Dvd dietro. Ormai è assodato che i comandi troppo complicati compromettono gravemente la sicurezza. Lasciatecelo dire: i telecomandi dovrebbero sparire dalle automobili, a meno che non li usi esclusivamente chi è seduto sui sedili posteriori. Telecomandi della radio e del Dvd: sono pericolosi come i cellulari. Belle forme, ma cattiva visibilità ■ Gli uomini pensano che le donne rotonde abbiano un carattere più buono e siano più allegre. I designer sostengono che le forme rotonde sono migliori, perché rendono l’oggetto più elegante. Noi diciamo che, nel mon- do dell’auto, le linee squadrate rappresentano davvero la quadratura del cerchio. Prendiamo come esempio la nuova Opel Corsa, che sfoggia una coda bella tonda come il sedere plurimilionario di Jennifer Lopez, impacchet- tato anche in maniera tale da nascondere - con le sue superfici vetrate ridotte al minimo - gli occupanti alla vista di tutti. Scrupoli? Ormai non se li fa più nessuno. E il bello è che stiamo parlando Spesso solo dall’interno ci si rende conto veramente della... miserabile visibilità offerta da alcuni nuovi modelli, come ad esempio a bordo della nuova Opel Corsa. di un’auto da città! La Corsa, a ogni modo, non è l’unica. Molte monovolume da famiglia sono dotate di montanti anteriori talmente massicci da nascondere i semafori o inghiottire eventuali ciclisti sul bordo della carreggiata. Le ragioni per cui le nostre auto diventano sempre più tonde e, di conseguenza, con una visibilità peggiore, sono l’aerodinamica, la protezione dei pedoni e, non ultima, la fantasia sfrenata dei designer, che produce parafanghi bombati, finestrini a mo’ di fessure e forme a saponetta. Il loro obiettivo è fare colpo sul pubblico. Ma chi le guida, i colpi finisce spesso per prenderli nei parcheggi… giugno 2007 • 57 controcanto P 58 a bordo Alla luce del sole Il mistero della velocità ■ La Ford Galaxy è equipaggiata con un tetto di vetro grande come un ombrellone da spiaggia formato famiglia. Bello, ci viene da pensare, così entra tanta luce e tanta aria. La luce è ok, ma dov’è il pulsante per aprirlo? Dopo avere letto attentamente alcune pagine del libretto, ci si rende conto che non c’è. Il tetto, quindi, rimane chiuso. Si tratta di una bella soluzione, ma rimasta incompiuta. L’aria fresca è a portata di mano, ma rimane irraggiungibile. Attraverso il vetro fisso, che pesa 18,9 chili, in compenso filtrano i raggi di sole. Nonostante la presenza di una tendina, in estate la temperatura interna può salire notevolmente. Per non parlare del fatto che il climatizzatore è costretto a pompare più aria fredda all’interno di questa specie di sauna. Il che significa, a sua volta, consumare più carburante e andare in giro con la coscienza ecologica più sporca. Un tetto del genere, inoltre, innalza il baricentro dell’auto: un aspetto che può diventare critico sulle monovolume e sulle Suv. Morale: chi ci vede chiaro rinuncia al tetto in vetro… e risparmia. Sulla Galaxy, ad esempio, si tratta di ben 950 euro. Ma non sono poche le auto che montano tetti analoghi. ■ Vedere ed essere visti: nessun problema teoricamente al volante della nuova Mini. A meno che non vogliate sapere a che velocità state andando. Nel campo visivo direttamente davanti al guidatore, infatti, c’è solo il contagiri, mentre il gigantesco tachimetro è piazzato al centro della plancia. Una soluzione che farà piacere solo al passeggero seduto davanti, perché chi guida ha non poche difficoltà a leggerlo, non fosse altro che per la presenza di forti riflessi. Il fatto che anche altri modelli, prodotti da altre case, risultino altrettanto fastidiosi, a causa della strumentazione collocata un po’ a casaccio (come Chevrolet Matiz, Renault Espa- Mini, Chevrolet, Renault, Citroën, Toyota, Lancia, Fiat: sono solo alcuni dei marchi “incriminati”. Un cambio automatico che dice sempre di sì I tetti panoramici sono belli e luminosi. Ma anche costosi e pesanti. Oltre che sigillati! Ma la notte no! ■ Ci aspettavamo molto dai moderni “occhi di falco”, che in teoria avrebbero dovuto soprattutto aumentare la sicurezza in auto. In pratica, invece, otten- ce, Toyota Yaris), non costituisce una giustificazione valida. Il bersaglio è esattamente al centro, ma la mira è del tutto sbagliata. A quanto pare se n’è accorta anche la Mini, nascondendo una funzione aggiuntiva nel piccolo display del contagiri: a richiesta, è possibile visualizzare la velocità in maniera digitale. gono il risultato contrario: i sistemi riescono effettivamente a “vedere” bene di notte o in presenza di nebbia; il problema è che proiettano l’immagiVisione notturna: da aiuto alla guida a possibile pericolo. Da migliorare... ne della strada dove non è comodo guardarla. Cioè nel cruscotto o addirittura nella console centrale. Bmw e Mercedes, di conseguenza, costringono a distogliere lo sguardo dalla strada, con il risultato di far guidare alla cieca, anziché offrire una visuale migliore. Finché l’immagine non sarà proiettata direttamente davanti agli occhi del guidatore, qualsiasi genere di visione notturna risulterà superfluo, o peggio ancora, pericoloso! ■ Fate fatica a dire di sì? Allora non dovete fare altro che sedervi al volante di un’automobile dotata di un cambio robotizzato. Per esempio una Smart, una Corsa in versione “Easytronic” o una Citroën C4 Picasso col cambio CMP 6. Si parte: inserire la marcia, attivare la modalità automatica, via... e tutti quelli a bordo annuiscono all’unisono a seguito del primo cambio di marcia. Continuate ad accelerare ed ecco un altro cenno di assenso… La causa di questo fastidioso effetto si chiama «interruzione della forza di trazione», per usare il termine tecnico, ed è uno “scossone” causato dal passaggio da una marcia all’altra. Il nostro consiglio è quindi invitare il vostro capo a fare un giro in macchina e chiedergli, una volta salito a bordo, un aumento di stipendio. Al primo cambio marcia, farà di sì con la testa… Spesso il comfort di marcia è turbato dalla “ruvidità” delle cambiate. giugno 2007 • 59