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I COMPLEANNI DEL MESE DI OTTOBRE
Auguri a:
Britto Immacolata Carmela
16 ottobre
Cavalli Giuseppe
18 ottobre
Chimini Angela
31 ottobre
Comi Teresa
13 ottobre
Decio Rosa Luigia
27 ottobre
Greppi Ernesta
14 ottobre
Longo Saba
9 ottobre
Maggioni Giuseppina
13 ottobre
Baseggio Maria
5 ottobre
Chiarello Bruno
21 ottobre
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Ricordando…
FESTA VALTELLINESE
.
Domenica 16 Ottobre in Casa di Riposo c’è stata una meravigliosa e partecipata festa all’insegna dei sapori e delle tradizioni valtellinesi. Dopo la messa del
mattino gli ospiti si sono trovati in salone per un pranzo a base di pizzoccheri,
formaggio, bresaola e dolce, il tutto preparato dall’Accademia del Pizzocchero
di Teglio. Sia prima di pranzo che nel pomeriggio, sempre in salone, ha cantato
il coro di Sondrio che è stato molto apprezzato da tutti gli ospiti e dai parenti
presenti.
Vi è stata davvero una bella atmosfera di festa!
Abbiamo chiesto ad alcuni ospiti una loro opinione riguardo a questa fetsa:
Secondo Ernesta.G. la giornata è stata bellissima, i pizzoccheri erano molto
buoni e poi dice che la Valtellina è nel suo cuore, perché ci ha vissuto per trent’anni.
Federica.G e Anna.C non avevano mai assaggiato i pizzoccheri, e sono state
contente di averli mangiati perché erano davvero deliziosi.
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L’angolo degli ospiti
Massimo Giussani
Origine del cannone
Nell’antichità esistevano armi da lancio a propulsione meccanica, come l’arco,
i cui proiettili erano le frecce, e successivamente la balestra, che lanciava i dardi. Nel caso di macchine da assedio, esisteva la balista, cioè una balestra di circa tre metri montata sul timone di un carro a quattro ruote, adatta per palle di
tre libbre oppure proiettili infuocati.
Tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo (forse anche nel nono secolo, come documentavano i cantastorie), per merito degli alchimisti seguaci di Paracelo alla
ricerca della pietra filosofale, emerse l’invenzione della polvere da sparo. Oltre
questa emerse anche la polvere da mina e forse anche il propellente in polvere e
quindi in contemporanea i mortaretti.Con tale scoperta, che avvenne probabilmente a Napoli, usando una giara di bronzo montata su una slitta, si sparavano
palle di pietra. Nacque così il primo cannone, o meglio detto mortaio.
Con l’andare del tempo vennero sempre più perfezionati, per esempio usando
delle vere e proprie canne. Stava tutto nell’arte del fonditore e nel bilanciamento del pezzo, che rinculava al momento dello sparo, per cui veniva montato
sempre sul timone di un carro.
I pezzi , tutti con innesco a fiaccola, usavano palle di pietra da 45 libbre, oppure 32, 24 o 18, ed erano tutti praticamente inoffensivi, facevano solo un gran
botto.
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Le poesie di Federica
Il cuore è una ricchezza che
Non si vende e non si compra,
ma si regala
La donna si fa vecchia e
Adulta, ma il suo cuore resta
Sempre giovane
Federica
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L’angolo delle curiosità
Quando l’uomo iniziò a volare
Gli uomini hanno sempre desiderato di poter volare come gli uccelli. Negli antichi miti e leggende si parla spesso di uomini che volano. In particolare un mito greco parla di un uomo di nome Dedalo e di suo figlio Icaro. Dedalo e Icaro
impararono a volare attaccando penne di uccelli alle loro braccia, fissate con la
cera. Icaro però disubbidì al padre volando troppo vicino al sole e il calore del
sole fuse la cera, le penne si staccarono e Icaro volò giù.
Solo nel 1783 un essere umano riuscì veramente a salire in aria con una macchina volante, un pallone inventato da due fratelli francesi, i Montgolfier. Il pallone era semplicemente una grossa sacca con un foro in basso sotto il quale accesero un fuoco, in modo che la sacca si riempisse di aria calda. L’aria calda,
più leggera, spinse il pallone che si alzò così nel cielo. Successivamente i Montgolfier attaccarono al pallone un cesto in cui poteva prendere posto un uomo.
Subito dopo questa impresa si tentò ogni genere di strana macchina volante, Alcuni pensavano che le macchine dovessero avere eliche azionate da motori, ma
nessuno era in grado di costruire un motore abbastanza leggero. Così si costruirono alianti, che venivano lanciati dalle alture, come i deltaplani di oggi. Un
famoso pilota di alianti fu Otto Lilienthal, un tedesco che compì oltre 2000 voli
prima di morire in un incidente.
Anche i fratelli Wright costruivano alianti, ad uno di questi poi collegarono un
motore a benzina e delle eliche. Nel 1903 uno dei due fratelli si mise ai comandi del Flyer (così avevano chiamato la loro macchina) e si alzò lentamente nell’aria. Quel giorno volò per 37 metri solamente, ma per la prima volta un uomo
aveva volato con una macchina più pesante dell’aria.
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L’angolo della natura
Le quattro stagioni e l’autunno
Il susseguirsi delle quattro stagioni dipende dalla differente inclinazione con cui
i raggi del Sole arrivano sulla Terra nei diversi periodi dell’anno. La Terra ruota
un po’ inclinata rispetto al Sole: quando la parte a nord della Terra è inclinata
verso il Sole, in questa parte c’è l’estate, mentre a sud ci sarà l’inverno. Quando
l’inclinazione cambia, cambia anche la stagione.
Nei paesi a nord dell’equatore il periodo più caldo è attorno alla metà dell’anno; in questo periodo vi è un giorno in cui il Sole resta più a lungo e si trova più
in alto nel cielo: questo giorno si chiama solstizio d’estate. Il solstizio d’inverno è esattamente il giorno opposto , cioè quello in cui la notte è più lunga.
I paesi più vicini all’equatore non hanno le quattro stagioni che abbiamo noi: il
clima in questi posti è caldo e umido tutto l’anno e le piante non crescono come
in altre parti del mondo, perché i raggi del Sole colpiscono queste regioni durante tutto l’anno. Allontanandoci dall’equatore, sia a nord che a sud, la differenza tra estate e inverno diventa maggiore. Al Polo Nord durante l’estate non
c’è praticamente la notte mentre in inverno il Sole rimane nel cielo solo per poche ore. Quindi ai poli il giorno dura sei mesi di fila e la notte altri sei mesi!
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Perché l’autunno è la stagione del raccolto?
Nei paesi dove si susseguono le quattro stagioni, la terza è il periodo in cui viene raccolta la maggior parte dei frutti, delle verdure e dei cereali. In questi paesi
le piante crescono in accordo con le stagioni e con i loro diversi climi: durante
il freddo inverno i semi riposano, poi nella primavera cominciano a crescere.
Le piante sfruttano quindi le giornate lunghe e calde dell’estate per produrre i
loro fiori, i frutti e i nuovi semi che in natura rimarrebbero dormienti durante
tutto l’inverno per crescere la primavera successiva. Ma poiché l’uomo usa
questi prodotti come alimenti, li raccoglie appunto in autunno, quando sono al
giusto punto di maturazione.
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L’angolo dell’oroscopo
Ottobre: Segno Zodiacale: Bilancia
Il Sole transita nel segno approssimativamente tra il 23 Settembre e il 22 Ottobre.
Il pianeta dominante è Venere, l'elemento è l'aria e la qualità cardinale.
La Bilancia, come il suo stesso simbolo suggerisce, cerca l'equilibrio nelle attivita' proprie e in tutte quelle in cui puo' in qualche modo intervenire. Tutte le
sue azioni e le sue parole hanno l'obiettivo di mettere pace nel mondo circostante. Non a caso, le vengono riconosciute capacita' diplomatiche congenite e
superlative. L'armonia che caratterizza il carattere della Bilancia le impedisce
anche di avere pregiudizi. In qualsiasi situazione, nuova o gia' nota, dara' il suo
contributo in maniera disinteressata, puntuale, spassionata.
Venere, pianeta dominante del segno, gli conferisce altresi' un fortissimo senso
estetico. La Bilancia cerca il fascino e l'armonia in se' stessa e negli altri. I suoi
rituali di bellezza sono molto precisi e portano a una raffinatezza che pochi
possono eguagliare.
La diplomazia della Bilancia viene spesso scambiata per scaltrezza, o addirittura per un modo sottile e subdolo per raggiungere i propri interessi. Si tratta di
una visione grossolana. La Bilancia ha un reale interesse per l'equita'. Se l'attivita' di intermediazione risulta favorevole per la stessa Bilancia, si tratta soltanto di un caso!
Nei rapporti amorosi, la Bilancia, a causa dell'influenza venusiana. Da' grande
importanza alla cura del corpo. E' attratta dalle persone che sanno valorizzare il
proprio aspetto e, a sua volta, cerca di presentarsi sempre al meglio. Essendo
amante della bellezza, potrebbe avere la tendenza a tradire una relazione stabile, se nota l'interesse di qualcuno di, a sua volta, gradevole. Chi vuole che il
rapporto con la Bilancia duri deve essere, specularmente, disposto a dedicare
una fetta del proprio tempo a una valida cura del proprio aspetto.
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Colore da portare: il verde, colore della primavera e degli innamorati.
Pietra portafortuna: la tormalina verde
Metallo: l'argento, per salvaguardare la salute.
Fiore: il giglio.
Giorno favorevole: il venerdì.
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L’angolo de “El casciaball”
Vendemmia
Finestra che varda sora al cortil.
El sindegh e ul cardinal
varden da la finestra
i paesan che tornen de la campagna.
Paisan content per la giornada
i dònn canten a squarcia gora
el ringraziament a la nostra Signora.
Gent che viv cont el so lavorà
E con la terra tra i mann.
bitua a viv la vita
varden no de la finestra,
passen el dì tra i camp.
El sindegh e el cardinal
parlen de carestia
e intant in del cortil
passa la mamma che
porta el bagai a scola
cont i ganass ross
e i genoeugg peraa.
Vendemmia
Finestra che guarda il cortile.
Il sindaco e il cardinale
guardano dalla finestra
i contadini che tornano dalla campagna.
Contadini contenti per la giornata
le donne cantano a squarcia gola
il ringraziamento alla nostra Signora.
Gente che vive con il suo lavoro
e con la terra tra le mani.
Abituati a vivere la vita
non guardano dalla finestra
passano la giornata tra i campi.
Il sindaco e il cardinale
parlano di carestia
E intanto nel cortile
passa la mamma che porta
il bambino a scuola
con le guance rosse
e le ginocchia sbucciate.
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L’angolo delle risate
Un amico all’altro: “ mia moglie ha fatto perdere al cane il vizio di chiedere da
mangiare quando siamo a tavola!”.
“ e come ha fatto ?”.
“ gli ha dato un po’ della minestra che stavo mangiando
In tribunale il giudice si rivolge all’imputato dicendo:” è vero che lei ha preso
un bracciale d’oro non suo e se l’è tenuto?”.
E l’imputato: “ certo”
“e come mai?”.
“perché sopra c’era scritto:” tuo per sempre!”.
Passeggiando per i campi un contadino incontra un suo amico allevatore: “ ciao
Peppino, come va?”. “ Eh, sapessi…” risponde l’altro, “ ho trovato una gallina
che fa le uova d’oro”. “wow, che meraviglia! Certo che sei proprio un uomo
fortunato. Chissa come sarai contento…”. “ non tanto, visto che non riesco più
a fare una frittata decente!”
Una coppia di anziani viene intervistata nel corso di una trasmissione televisiva
perché, sposati da 50 anni, non avevano mai litigato. Il presentatore, con grande
curiosità, domanda all'anziana:
- Ma, voi, veramente non avete mai litigato in 50 anni?
- No! - risponde l'anziana.
- Ma, com'è possibile??? - insiste il presentatore.
- Guardi, quando ci siamo sposati mio marito aveva un cavallo a cui teneva
moltissimo; era la creatura a cui lui teneva di più in assoluto. Il giorno delle nostre nozze questo cavallo tirava il nostro calesse; a un certo punto il cavallo inciampò su di un sasso e mio marito gli urlò: "UNO!". Dopo qualche metro il
cavallo inciampò di nuovo e mio marito gli urlò: "DUE!". Ma la terza volta che
il cavallo inciampò, mio marito tirò fuori la pistola e ammazzò la povera creatura; io, impietrita, lo rimproverai: "Ma perché hai fatto una cosa del genere???". Lui mi urlò in faccia: "UNO!"
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L’angolo degli artisti
Dante Alighieri
Dante nasce a Firenze nel 1265, da Alighiero Alighieri e da donna Bella; la sua
famiglia, pur nobile, si dedicava ad attività mercantili ed era di parte guelfa.
Perde entrambi i genitori in giovane età, e nel 1281 combatte per la lega guelfa
contro i ghibellini toscani, sia a Campaldino che all' assedio di Caprona. Attorno al 1285 sposa Gemma Donati, che gli darà tre figli. Diviene amico di letterati come Brunetto Latini e Guido Cavalcanti, e scrive componimenti di vario genere, raccolti in parte nella "Vita nova", dedicata alla sua musa Beatrice, figlia
di Folco Portinari e sposata a Simone de' Bardi, morta nel 1290. Dopo la morte
di Beatrice, Dante si dedica a studi teologici e filosofici, e conosce un periodo
di smarrimento. Filosofia, politica, poetica amorosa, mondanità, tutto entra a
far parte delle "Rime" scritte in questi anni; Dante si iscrive ad una corporazione, e ciò gli consente di svolgere attività politica: entra a far parte successivamente del Consiglio del Capitano del Popolo, del Consiglio dei Savi e del Consiglio dei Cento. Si schiera con i guelfi bianchi, guidati dalla famiglia Cerchi,
contro i guelfi neri, sostenitori di Bonifacio VIII e degli angioini, capitanati dal
violento Corso Donati. Questi congiurano per far cadere Firenze sotto il dominio papale, ma i Bianchi prevalgono e difendono l'indipendenza della città, esiliando i Donati.
Nel 1300 Dante è uno dei priori di Firenze; l'anno seguente è ambasciatore a
Roma, ma durante la sua assenza Firenze è presa da Carlo di Valois, "paciere"
del papa, che vi instaura una signoria di guelfi neri. La casa di Dante è saccheggiata, il suo operato oggetto di inchiesta; condannato in contumacia, non si presenta a giustificarsi, e la condanna viene commutata in condanna a morte nel
1302.
Dante si unisce ad altri bianchi in esilio ma falliti i tentativi di rientrare in Firenze, se ne stacca e si rifugia a Verona, alla corte degli Scaligeri; qui scrive il
"De vulgari eloquentia". Da esule, vaga per l' Italia, recandosi a Treviso, Padova, Venezia, in Lunigiana e in Casentino, e infine a Lucca nel 1309; intanto
compone il Convivio ed inizia la stesura della Commedia. La discesa, l'anno
seguente, di Arrigo VII in Italia risveglia in lui la speranza di un impero universale in cui Stato e Chiesa siano pacificati e ricondotti l'uno alla sfera temporale,
l'altra a quella spirituale, e tale tensione ideale lo porta a scrivere il "De monarchia". La delusione per il comportamento dell' imperatore e la sua successiva
morte portano Dante a rifugiarsi nuovamente a Verona, dove rimane fino al 1318. Intanto, visto il suo rifiuto a sottomettersi alle autorità fiorentine, la condanna a morte viene estesa alla sua famiglia.
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L'Inferno era stato pubblicato nel 1314, il Purgatorio nel 1315; passato a Ravenna, alla corte di Guido da Polenta, vi pubblica il Paradiso. In questa città
trova pace e tranquillità, insegna poesia e retorica e tiene anche una lezione di
argomento fisico. Inviato come ambasciatore a Venezia, durante il ritorno si
ammala e muore: è il 14 Settembre 1321.
La Divina Commedia è un ampio poema in versi di argomento politicoreligioso e con funzione didascalico- allegorica, composto da Dante tra il 1306/1321 durante gli anni dell’esilio.
Si tratta di un’opera di straordinario interesse perché vi confluisce tutto il sapere dell’epoca: dalle conoscenze astronomiche a quelle scientifiche, dalle questioni filosofiche e di fede alle conduzioni morali
Inoltre affronta temi e argomenti validi per l’uomo di ogni tempo, come il peccato e il perdono, il bene e il male, i vizi e le virtù, la responsabilità individuale,
il destino finale dell’uomo e raggiunge livelli espressivi altissimi utilizzando
esclusivamente il volgare fiorentino, una lingua appena nata e considerata inadatta, rispetto al latino, a esprimere contenuti impegnativi e profondi.
Per questi motivi Dante è considerato il “padre” della nostra lingua, e la Divina
Commedia l’opera più importante della letteratura italiana.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita”
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L’angolo di Padre Pio
Francesco sapeva che l’anno di noviziato
presso l’Ordine dei frati minori cappuccini
sarebbe stato molto duro. Un anno di prova
all’insegna del rigore, della disciplina e dell’estrema severità per verificare che i novizi
fossero idonei alla vita religiosa e capaci di
osservare la Regola, ispirata ai valori spirituali di San Francesco d’Assisi. Padre Tommaso convocò Francesco nel suo ufficio e
gli pose molte domande: quando aveva sentito la vocazione, quali studi aveva fatto e
quali esperienze aveva avuto. Francesco rispose con serenità concludendo che voleva
dedicare la sua vita al Signore. Padre Tommaso disse :”va bene.” e lo accompagnò alla sua cella, la numero ventuno. La cella era
piccolissima e spoglia e molto fredda e di un camino non c’era neppure l’ombra. Padre Tommaso disse: “ Con il nome di celle , noi cappuccini indichiamo
le stanze in cui ogni religioso deve vivere, dormire, studiare e pregare. Il nostro spirito di povertà, austerità e penitenza impone che esse siano piccole, con
un letto duro come la pietra e impone che esse siano nude e gelide. Il giorno 15
gennaio inizieranno per te gli esercizi spirituali e il 22 gennaio morirai al mondo per rinascere a una vita nuova. Questo è tutto”.
Il giorno 22 gennaio alla presenza dell’intera comunità religiosa Francesco
s’inginocchiò davanti all’altare e padre Tommaso lo aiutò a indossare il saio,
gli impose il cappuccio tradizionale, gli allacciò in vita il cingolo, il cordone
tradizionale dei cappuccini: “ Ti cinga il Signore del cingolo della purezza”.
Francesco quel giorno abbandonò per sempre anche il suo nome, segno della
sua identità passata che non esisteva più; era nato fra Pio da Petralcina. Aveva
scelto questo nome perché nella chiesetta parrocchiale del suo paese c’erano le
reliquie di San Pio martire.
Nel pomeriggio fra Pio indossò la nuova biancheria: una ruvida tonaca al posto
della camicia, un paio di brache al posto delle mutande, un paio di sandali che
dovevano essere portati senza calze sia d’estate che d’inverno. Poi a coppie andarono da fra Camillo che tagliò loro i capelli e disegnò la chierica sul capo.
Fra Pio iniziò la sua nuova vita: obbedì ai superiori e partecipò con disciplina
alla durissima vita conventuale. Si alzava alle cinque di mattina, si lavava e
scendeva in chiesa per meditare e seguire la messa; dopo una veloce colazione
si ritirava in cella per studiare un libretto contenente la Regola e la Costituzione dell’Ordine.
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Alle undici, insieme con gli altri,fra Pio puliva le stanze del convento e dopo il
pranzo passeggiava nell’orto pregando in fila con gli altri novizi, senza chiacchierare o distrarsi. Lavoro, meditazione, recita del rosario precedevano la cena
alle otto in punto mentre alle otto e mezzo giungeva finalmente la mezz’ora di
ricreazione dove si poteva scambiare due parole in libertà.
Alle nove di sera fra Pio era già a letto, indossando lo stesso saio che aveva
portato durante il giorno. La vita era durissima e molti novizi, entrati al convento con fra Pio, ne uscivano esausti rinunciando per sempre.
Una mattina di Maggio padre Tommaso lo chiamò: “ Fra Pio, tua madre è qui al
convento, l’avrei rimandata a casa se non fosse il giorno del tuo compleanno.
Solo per questo ti permetto di restare qualche minuto con lei, ma non dovrai abbracciarla e starai con gli occhi bassi e le mani dentro il saio. Tu sei morto al
mondo e non appartieni più alla famiglia Forgiane”. Mamma Peppa sedeva
composta in parlatorio, disse: “ Francesco stai bene?” ma fra pio rimase in silenzio. “Francesco… sono venuta fin qui per te, non sei contento? Perché non
mi guardi, non vuoi parlarmi?” . Padre Tommaso fece un cenno a fra Pio: poteva parlare. Pio disse solo poche parole: “Sto bene mamma, non ho bisogno di
nulla” e si chiuse di nuovo in un silenzio che angosciò mamma Peppa. Dopodichè padre Tommaso fece un cenno per ordinargli di lasciare il refettorio. Mamma Peppa tornò a casa un po’ confusa, ma ragionando bene pensò: “ Questa è la
dura strada che ha scelto mio figlio, ed io lo sosterrò qualsiasi cosa capiti!”.
“Tenetevi sempre saldi nell’umiltà “
(Padre Pio)
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L’angolo dei giochi
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L’angolo dei paesi
Sondrio e la Valtellina
La provincia di Sondrio
riunisce i territori di
Valtellina e Valchiavenna. Confina a nord con
la Svizzera e asud con le
province di Bergamo e
Brescia. Si passa dai 200 metri di altitudine ai
4020 del Pizzo bernina.
Sondrio è al centro della
Valtellina, quasi avvolto
in un ampio mantello di
vigneti terrazzati. Oggi
merita una visita il nucleo più antico della città chiamato “Scarpatetti”, la collegiata dei SS. Gervasio e Protasio, la chiesa di S. Rocco ed i palazzi antichi del
XVI e XVII secolo.
La Valchiavenna, ed in particolare Chiavenna, è ricca di palazzi dalle ricche
facciate, di piazzette con splendide fontane e di opere d’arte eccezionali. Come
il complesso della Collegiata di San Lorenzo, o il Palazzo Vertemate, una delle
più prestigiose dimore rinascimentali lombarde.
Le Valli del Bitto hanno origine dalla profonda forra scavata dal torrente Bitto
nella sua discesa verso l’Adda che poi si divide in Val Gerla e Albaredo; sugli
alpeggi di queste valli in estate nasce il famoso formaggio Bitto. La Valmalenco si trova nel cuore della Valtellina ed è ricca di testimonianze storiche che ancora oggi parlano di fatiche e prosperità, di arte e di fede, nelle pietre e sui muri
di palazzi e negli affreschi delle chiese. Chiesa in Valmalenco è il più antico
luogo di culto, sorto verso il 1100.
Anche la Media Valtellina è un territorio meraviglioso, ricco di ecosistemi protetti con l’istituzione di aree naturalistiche tutelate, luoghi incantati ed incontaminati. Da Tirano parte il Trenino Rosso del Bernina, Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
L’Alta Valtellina è in gran parte inserita nel parco Nazionale dello Stelvio che
gode di un patrimonio naturalistico e ambientale straordinario.
Non si può poi non parlare dei meravigliosi sapori, otto marchi di tutela europei
per un territorio alpino sono quasi un record: i vini Docg,
I formaggi Casera e Bitto, la Bresaola e le Mele di Valtellina Igp,
senza dimenticare il miele e i presidi Slow Food attivi in tutta la
Valtellina. Ed è impossibile resistere ad un piatto di pizzoccheri o di
Sciatt, o di polenta alle carni di cervo. 20
L’angolo delle ricette
Pizzoccheri valtellinesi
Ingredienti:
Per 4 persone:
400 g di farina di grano saraceno
100 g di farina bianca
200 g di burro
250 g di formaggio Casera
150 g di formaggio grana grattugiato
200 g di verze
250 g di patate
uno spicchio di aglio
pepe.
Procedimento:
Mescolare le due farine, impastarle con acqua e lavorare per circa 5 min. Con il
matterello tirare la sfoglia fino ad uno spessore di 2-3 mm dalla quale si ricavano delle fasce di 7-8 cm. Sovrapporre le fasce e tagliarle per ottenere delle tagliatelle larghe circa 5 mm. Cuocere le verdure in acqua salata, le verze a piccoli pezzi e le patate a tocchetti, unire i pizzoccheri dopo 5 min. Dopo circa 10
minuti raccogliere i pizzoccheri con la schiumarola e versare una parte in una
teglia ben calda, cospargere con formaggio di grana grattugiato e Casera a scaglie, proseguire alternando pizzoccheri e formaggio. Friggere il burro con aglio
e versarlo sui pizzoccheri.
Servire i pizzoccheri bollenti con una spruzzata di pepe.
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Ottobre 2011 - Casa di Riposo Monticello