to giov
Pa
olo
ll
i ns
er
i
Traiano
Boccalini
centenario
della morte
Ce
dal
Poste Italiane spa
Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, CN/AN
Grazie,
Papa
Benedetto
an
n. 3 - marzo 2013
nt
ro Gi vanni
o
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ore 6.15-20 (aprile-settembre)
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giorni dalle 12.30 alle 14.30.
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Sabato e giorni feriali
ore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)
ore 17 e 18.30 (aprile-settembre)
ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo)
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Domenica e giorni festivi
ore 7, 8, 9, 10, 11, 12
ore 17, 18, 19 (aprile-settembre)
ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo)
Confessioni
Giorni feriali
ore 7-12.10
ore 16.00-19 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Giorni festivi
ore 7-12.30
ore 16-19.30 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Adorazione eucaristica quotidiana
Lunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12
Sagrestia Basilica
Dalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.
Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.
Celebrazione Battesimo
Prima domenica di ogni mese:
ore 17 (Basilica Santa Casa).
Celebrazione Cresima
Primo sabato di ogni mese:
ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre)
Presentarsi un’ora prima per la registrazione dei documenti.
Celebrazione Matrimonio
Informazioni presso il Parroco della
Santa Casa: ore 10-12.
Congregazione Santa Casa-Negozio
(a sinistra della facciata della basilica).
Ufficio accoglienza pellegrini e informazioni, prenotazione guide turistiche, con
negozio ricordi e stampe del santuario,
abbonamento alla rivista e iscrizioni alle
Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.3018.30 (15-19 giu­gno-settembre).
Ufficio Postale Loreto
Orario: 8-13.30; sabato 8-12.30.
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Ro­ma-Pescara-An­co­­na:
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cona-Lec­ce con disce­sa
Loreto
alle stazioni di Lo­re­to e
Ancona, e Roma-Fal­co­
nara-Anco­na, con servizio di au­tocorriere da
Anco­na *.
Aeroporto “R. San­
zio” di Ancona-Fal­­co­
na­­ra, 30 km da Lo­re­to.
* Servizio Autobus Ancona per Loreto
Feriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10
13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15
Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15
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Feriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00
13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25
Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15
Servizio Autobus Loreto stazione per Loreto
Feriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.55 - 11.00 - 11.55 - 14.15
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Festivo: 7.55 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15
Servizio Autobus Loreto per Loreto stazione
Feriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50
14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55
Festivo: 7.35 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55
S
OMMARIO
Editoriale
Grazie, Papa Benedetto
84
85
mons.Giovanni Tonucci
La parola dell’arcivescovo
L'irata moglie di Giobbe
mons.Giovanni Tonucci
86 In copertina:
Melozzo da Forlì,
Angelo con ramoscello d'ulivo
lettere al "messaggio"
Spiritualità
87
Speranza generata dalla fede
Valentino Salvoldi
89
"Paura e coraggio"
90
L'incoronazione di spine
92
Sono forse "figli di un Dio minore?"
sor. Francesca Entisciò
sor. Maria Elisabetta Patrizi
fr. Samuele Casali
94 La preghiera nella sofferenza:
far battere il cuore al ritmo del Suo
n. 3 - marzo 2013
“Loreto, dopo Nazaret,
è il luogo ideale per pregare
meditando il mistero
dell’Incarnazione del Figlio di Dio.”
Benedetto XVI
84
87
95
Mons. Decio Cipolloni
95
ogni santità passa a loreto
Beato Luigi Brisson (1817-1908)
99
inserto giovani
p. Marcello Montanari
dal Centro
Giovanni Paolo ll
il “messaggio” Intervista…
103Intervista al P. Marc Flichy
Vito Punzi
personaggi illustri a loreto
Centenario della morte di Traiano Boccalini
p. Giuseppe Santarelli
104
107 loreto nel mondo
109 novità editoriali
110
Non oscurare il volto di chi è malato
104
Paolo Giovanni Monformoso
La Madonna di Loreto a Friburgo
Anna Rosa Curi
Vita del Santuario
110
112
Programma di massima dell'Unitalsi a Loreto
Simposio per penitenzieri su
"Riconciliazione e Direzione Spirituale"
116
notizie flash
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
editoriale
Grazie,
Papa Benedetto
mons. Giovanni Tonucci
- Arcivescovo di Loreto
Q
84
Benedetto XVI a
Loreto, il 4 ottobre 2012, accende
la lampada in
Santa Casa.
uando si leggeranno queste righe, tu avrai già lasciato quella che, per
otto anni, è stata la tua missione di Padre e Pastore universale. Il peso ti
è sembrato troppo forte e hai deciso, in piena libertà, di lasciare che un altro
prendesse il tuo posto. Ciascuno di noi avrebbe voluto dirti: “Lascia che io ti
aiuti, dammi un poco della tua croce, ma resta con noi, continua a ispirarci con
la tua parola e il tuo esempio”. Sappiamo però che quello è un peso che non si
può dividere con altri. Pregare per il Papa: questo sì, lo possiamo fare e l’abbiamo fatto sempre. Essere figli obbedienti, di quelli che possono consolare un
Padre pieno di amore per noi: questo, al massimo, possiamo dire di aver cercato di farlo. Ma non sta a noi dire quanto siamo riusciti ad esserlo.
Ora, con un coraggio e una serenità che non cessa di sorprenderci, ci hai detto
che volevi iniziare un nuovo cammino di vita, nel raccoglimento e nel nascondimento. E noi chiediamo a Dio che questo tuo desiderio sia esaudito e che ti siano
dati tempo ed energie per continuare ad essere una presenza utile per la Chiesa,
che tu ami tanto, al punto di rinunciare a te stesso per il suo bene.
A Loreto, ci resta il ricordo di un incontro che non ha avuto uguali, qui, nella
Piazza della Madonna, quando sei venuto a presentare ancora una volta a
Maria le necessità della Chiesa, in questo momento così bello e delicato del suo
itinerario di salvezza. Ora quella celebrazione, che, ispirati dalla tua guida,
abbiamo vissuto con una intensità che ci ha sorpresi tutti, acquista un sapore
nuovo, ancora più bello e più fecondo. È stato il tuo ultimo viaggio, e l’hai
vissuto con noi, perché sei venuto pellegrino alla Santa Casa e soltanto noi
siamo stati testimoni di questo incontro di fede e d’amore.
Ripensando ai tuoi gesti di quel giorno, mi chiedo se la decisione che ora conosciamo fosse già
presente nel tuo cuore. Tutto acquisterebbe allora un significato ancora più ricco e struggente, e
ogni gesto parlerebbe in una prospettiva rivolta ad un domani, che diventava prossimo e voleva
essere vissuto sotto lo sguardo materno di Maria.
Ripenso anche alla tua volontà di sostare non nel Palazzo Apostolico – come sarebbe stato ovvio
e anche facile: è casa tua! – ma a Montorso, in quella casa aperta per i giovani d’Italia e d’Europa,
in omaggio all’altra Casa, quella che è racchiusa nel Santuario, che il tuo Predecessore ha indicato ai giovani come “la vostra casa”. Scegliendo di usare la stessa stanza nella quale aveva riposato il Beato Giovanni Paolo II nel suo ultimo viaggio, hai voluto lasciare un messaggio silenzioso
di affetto per quei giovani che lì sono, in qualche modo, i padroni di casa.
I giovani dei tanti incontri, dei raduni moltitudinari e delle Giornate Mondiali, ai quali hai
offerto parole semplici ed esigenti, nei quali hai suscitato l’entusiasmo più spontaneo e che poi
hai guidato nella preghiera silenziosa davanti a Gesù Eucaristico, quei giovani non dimenticheranno il tuo gesto. Perché proprio ad essi, con la tua scelta di rinunciare al servizio di Pastore
universale, affidi un messaggio chiaro, che parla di donazione senza limiti, di generosità ad ogni
costo, e di fedeltà alla Chiesa anche nelle scelte dolorose. E noi, insieme con i giovani tuoi amici,
sentiamo il dolore della tua rinuncia, ma rispettiamo la tua decisione e ammiriamo l’amore che in
questo modo estremo hai mostrato per la Chiesa e per ciascuno di noi.
Non potremo più chiamarti con il bel titolo di Santo Padre, ma continueremo a chiamarti e a
sentirti Padre, e ad amarti come tale.
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
la parola dell’arcivescovo
L'irata moglie
di Giobbe
mons. Giovanni Tonucci
- Arcivescovo di Loreto
I
l libro di Giobbe è anch’esso una specie di parabola, anche la salute di Giobbe viene toccache non racconta una storia realmente accaduta, con ta, ed egli è colpito da una piaga ripupersonaggi storici, ma presenta un caso esemplare, con gnante, per cui tutti lo abbandonano al suo triste
la finalità di trattare un tema difficile e molto delicato:
destino. L’unica persona che gli è rimasta vicino è
la presenza del dolore nella vita degli uomini,
la moglie, la quale, di fronte a tutte le disgrae più ancora l’esistenza del dolore innozie che sono capitate al povero marito, e
cente, che colpisce cioè delle persone
che naturalmente hanno coinvolto
che non sono responsabili di pecanche lei, non riesce a capirne
cato e che, nonostante che cerl’atteggiamento paziente e lo
chino di vivere una vita corriprende con un po’ di cattiretta, seguendo al meglio la
veria: “Rimani ancora
legge di Dio, sono colpiti da
saldo nella tua integrità?
disgrazie e malattie.
Maledici Dio e muori”.
Il libro di Giobbe è difficiNon era certamente il
le da leggere, perché i divertipo di intervento di cui
si capitoli sono tutti pieni di
Giobbe aveva bisogno, proargomenti più o meno razioprio mentre cercava di resinali. Il racconto è soltanto
stere a tutte le sue difficolnei due primi capitoli e poi
tà. Ma, fedele alla sua scelc’è una conclusione a lieto
ta, risponde con mitezza
fine nell’ultimo. Ma la
anche a questa provocaziosostanza del libro è tutta in
ne: “Tu parli come parletanti lunghi discorsi nei 38
rebbe una stolta! Se da Dio
capitoli del testo.
accettiamo il bene, perché
Conosciamo bene la stonon dovremmo accettare il
ria: Giobbe è un uomo ricco
male?” (2,9-10).
e profondamente buono. Per
Dopo questo scambio di
mettere alla prova la sua
battute, la moglie di Giobbe
fedeltà, Dio permette che le
scompare dalla scena, per
sue proprietà siano distrutte
ricomparire, ma solo indireto rubate. Anche i suoi figli
tamente, alla fine del libro.
sono uccisi. Ma Giobbe non
Quello che segue è un diasi lamenta e accetta da Dio
logo serrato tra Giobbe e i
questa prova: “Nudo uscii
suoi tre amici, che sono venudal grembo di mia madre, e
ti per consolarlo. Ad essi poi
nudo vi ritornerò. Il Signore
si aggiunge un quarto interha dato, il Signore ha tolto,
locutore, di cui non sappiasia benedetto il nome del
mo da dove sia venuto né
Signore” (1,21).
dove finisca poi, dato che
In un secondo momento A. Dürer (1471-1528), La moglie di giobbe.
non se ne parla più. Tra tutti,
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
85
lettere al “messaggio”
86
nasce una lunga discussione, in cui
tutti cercano di spiegare le ragioni per
cui Dio permette l’esistenza del male
nel mondo. Gli amici di Giobbe si
sforzano di dimostrare che la sua sofferenza è causata da qualcosa di male
che lui ha fatto. Giobbe si difende,
proclamando la sua innocenza. Il loro
scambio di opinioni non riesce però a
convincere nessuno: gli amici – che di
amichevole in realtà hanno molto
poco – non convincono Giobbe, né
Giobbe riesce a convincere loro.
Alla fine è Dio stesso che interviene: “Il Signore prese a dire a
Giobbe in mezzo all’uragano”
(38,1). Ragionando con i nostri criteri, noi vorremmo immaginare che
ora sarà lui a dare tutte le risposte.
Invece Dio non spiega nulla, ma
rivolge a sua volta delle domande.
Il suo scopo è di farci capire che i
nostri mezzi sono troppo limitati
per capire il modo di agire di Dio, e
a noi non resta quindi altro da fare
che chinare la fronte e, come ha
fatto Giobbe, riconoscere che “davvero ho esposto cose che non capisco, cose troppo meravigliose per
me, che non comprendo … Io ti
conoscevo solo per sentito dire, ma
ora i miei occhi ti hanno veduto.
Perciò mi ricredo e mi pento, sopra
polvere e cenere” (40,3.5-6).
E la moglie di Giobbe dov’è finita?
Non ne sappiamo nulla, ma capiamo
che è rimasta a fianco di suo marito.
Quando, infatti, al termine del libro,
arriviamo alla conclusione con un
lieto fine, sappiamo che Giobbe ebbe
altri figli, ovviamente da sua moglie,
perché sappiamo che era un uomo
onesto. Dio lo benedisse al punto che
egli ebbe il doppio di tutto quanto
aveva perduto.
E questo spiega il perché della
moglie, sia pure bisbetica ma rimasta
accanto a lui: se avesse perduto anche
lei, Dio gli avrebbe dovuto dare due
mogli! Il che, considerato il carattere
della prima, non sarebbe stato un
grande favore per il povero Giobbe!
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
Nella foto: Fratel Egidio Ridolfo nel suo studio, con la statuina
della Madonna di Loreto su un tavolo.
Pubblichiamo questa toccante testimonianza su un devoto della
Vergine Lauretana, dalla quale ha ottenuto forza per affrontare una
sua grave infermità.
Caro Padre
le invio, questa testimonianza riguardante Fratel Egidio Ridolfo sj.
Il Cardinal Comastri ha sempre seguito con particolare attenzione la
storia di questo umile gesuita, ha pregato per lui ed ha anche scritto alla
sua mamma. La scorsa settimana io, la famiglia e Padre Vittorio Liberti
sj superiore della Comunità del Gesù Nuovo abbiamo scritto al Cardinale per fargli sapere della dipartita di Fratel Egidio (13 gennaio 2013).
Ecco alcune righe della mia testimonianza su Fratel Egidio, una curiosità: dopo ogni ricovero Fratel Egidio era solito, per ringraziare la Madonna di Loreto, fare delle pagine web o articoli attinenti a qualcosa che la
riguardasse.
“Fratel Egidio quando poteva concedersi una pausa dal lavoro di
economo o svolgeva qualche mansione meno impegnativa, era solito
ascoltare i canti popolari marchigiani, in onore della Madonna di Loreto. Per tutto il decorso della sua malattia si era affidato alla Madonna
di Loreto e le aveva richiesto anche la grazia della guarigione. Sebbene
la guarigione non fosse mai arrivata, si può ben dire che tutti gli undici
anni della malattia di Fratel Egidio siano stati segnati da uno stato di
grazia particolare. Primo fra tutti la forza che egli ebbe nell’affrontare i numerosi interventi, le trasferte all’ISMETT di Palermo, i verdetti
infausti, le privazioni alimentari di ogni genere, i continui dolori e la
debolezza e lentezza nei movimenti che le dava. La malattia non compromise mai la sua serenità, anzi nei suoi occhi albergava una luce che
trasmetteva un’infinita dolcezza a chi lo incontrava”.
Saluti.
Elisabetta Nardi, Pollenza (MC)
spiritualità
Valentino Salvoldi
Anno della fede
Speranza generata dalla fede
87
I missionari hanno portato in Africa la nostra fede.
L’
uomo di fede scopre la sua improrogabile vocazione alla speranza: Dio-Amore non cessa di
reggere i fili della storia e dei destini umani. Egli sa far
leva su ogni valore positivo, su ogni atto, anzi, su ogni
anelito di bontà per far fiorire il cammino dell’uomo. Il
Creatore dell’universo è in grado di trasformare in giardino il letamaio. Come potrebbe un infinito Amore,
all’opera dagli inizi dei tempi con un mirabile progetto,
abbandonare a sé un mondo per salvare il quale non ha
esitato a donarci suo Figlio?
Se uno ha l’occhio di fede, per istinto riesce a vedere
‘dentro le cose’ e a respirare speranza. Chi invece resta in
superficie entra inevitabilmente in crisi: la sua speranza
viene sommersa dal quotidiano rigurgito del male che
sembra paurosamente guadagnare terreno sul bene.
La cronaca dei quotidiani e i notiziari televisivi continuano a propinarci una ridda di eventi crudeli: violen-
za e inganno, doppiezza e ipocrisia, egoismo e crudeltà.
Molti Occidentali, alcuni in buona fede, forse si abituano alla disgrazia e cadono nell’individualismo: si ripiegano su se stessi, a volte anche solo per non soffrire o
perché si sentono impotenti di fronte ai mali del mondo.
Diversa è la reazione della maggior parte degli Africani: al di là di tutti i compromessi e di tutti i tradimenti, e nonostante tutto il disastro economico e sociale che
li opprime e che dovrebbe condannarli a una disperazione senza appello, sanno sperare, continuano a sorridere, non smettono di danzare.
Chi insegna ai teologi o fa conferenze all’università si
aspetterebbe critiche violente contro i mali subiti da
sempre dagli Africani. Gli abitanti della regione sub
sahariana hanno subito prima la tratta dei negri da
parte degli Arabi, poi sono giunti gli Europei: schiavismo, colonialismo, neocolonialismo, ricolonialismo.
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
88
«Siamo stati testimoni di una fede basata sulla ... priorità delle relazioni umane».
Adesso sono invasi dai Cinesi che portano via materie
prime e riciclano tutto e invadono i mercati. Chi non si
aspetterebbe reazioni violente?
Molti Africani perdonano la ferita inferta ai più di
trenta milioni di schiavi trattati come bestie e strappati
dalle loro radici. Perdonano quanti hanno devastato
tutto il tessuto sociale e distrutto le economie di sussistenza, certamente con la complicità e le atroci connivenze di capi e re locali, corrotti e traditori dei loro fratelli.
Perdonano il triste periodo del colonialismo e il fatto che
l’indipendenza per molti stati consistette nel buttare allo
sbaraglio un popolo chiamato ad essere autosufficiente,
senza quadri dirigenti preparati, senza scolarizzazione,
senza ospedali. Indipendenza di nome, con leader corrotti, manipolati delle ex potenze coloniali.
I missionari hanno cercato di alimentare la speranza
degli Africani dicendo, tra l’altro, che gli Occidentali
erano ben coscienti dei bisogni dell’Africa e che, nel
giro di pochi anni, con il nostro superfluo, avremmo
potuto abbondantemente aiutare i popoli in via di sviluppo ad arrivare all’autosufficienza e all’autogoverno.
Dopo tanti anni, la situazione economica è peggiorata,
ma non è venuta meno la speranza.
Noi missionari senz’altro abbiamo commesso errori,
non fosse altro che di metodo, ma siamo stati perdonati
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
da quanti hanno captato la nostra fede e il nostro amore
per persone da noi considerate fratelli e sorelle.
Non sappiamo che cosa abbiamo seminato tra quella
gente, mentre ci è chiaro quello che abbiamo appreso da
loro. Siamo stati testimoni di una fede basata su queste
fondamenta: la centralità dell’uomo nella sua dignità e
nobiltà intrinseca, sempre meritevole di rispetto e di
accoglienza; la priorità delle relazioni umane: un valore
irrinunciabile perché la vita va danzata coralmente; il
valore della Comunità: “Io sono perché noi siamo”;
l’ordinamento sociale (tribù, clan, famiglia estesa) dove
nessuno mai è solo, nessuno mai è orfano, e nessun
anziano è inutile; la magnanimità di fronte alle debolezze, al limite, fisico o morale: ognuno è accettato per
quello che è, e trova un suo ruolo ben preciso da giocare
in seno alla comunità; la gioia – o meglio la felicità –
come diritto di tutti e di ciascuno e mai condizionata
dall’avere o dal fare, ma dall’essere; una fede semplice
e a tutta prova, anche contro ogni evidenza contraria:
una fede che non si lascia mettere in crisi dall’esperienza del male o dallo scandaloso silenzio di Dio; la serena
certezza di un garantito perdono ogniqualvolta uno si
accorga di aver tradito o di essere stato tradito; la convinzione che la nostra felicità non sarà mai tale se escludiamo qualcuno dal banchetto della vita.
spiritualità
sor. Francesca Entisciò
ffb
"Paura e coraggio"
Era già sera tarda e don Camillo stava dandosi da fare nella chiesa deserta. Aveva rizzata una scaletta sull’ultimo gradino dell’altare. Nel legno di un braccio della croce si era aperta una crepa, lungo la venatura, e don
Camillo, stuccata la crepa, stava ora tingendo con un po’ di vernice il gesso bianco della stuccatura. Ad un
tratto sospirò, e il Cristo gli parlò sommesso. «Cos’hai, don Camillo? Da qualche giorno mi sembri affaticato.
Ti senti poco bene? Che sia un po’ d’influenza?». «No, Gesù - confessò senza alzare la testa don Camillo - È
paura». «Tu hai paura? E di che mai?». «Non lo so: se sapessi di che cosa ho paura non avrei più paura - rispose don Camillo - c’è qualcosa che non va, qualcosa sospeso nell’aria, qualcosa da cui non posso difendermi.
Quando su un pericolo si può ragionare non si prova paura. La paura è per i pericoli che si sentono, ma non
si conoscono. È come se camminassi a occhi bendati su una strada sconosciuta. Brutta faccenda». «Non hai
più fede nel tuo Dio, don CaIl gioco della «mosca cieca».
millo?». «L’anima è di Dio, i
corpi sono della terra. La fede è
grande, ma questa è una paura
fisica. La mia fede può essere
immensa, ma se sto dieci giorni
senza bere, ho sete. La fede consiste nel sopportare questa sete
accettandola a cuore sereno come una prova impostaci da Dio.
Gesù, io sono pronto a sopportare mille paure come questa per
amor vostro. Però, ho paura». Il
Cristo sorrise. «Mi disprezzate?». «No, don Camillo, se tu
non avessi paura, che valore
avrebbe il tuo coraggio?».
(Giovanni Guareschi,
Don Camillo).
U
na delle tentazioni più grandi è quella di vedere la
fede come qualcosa che ci protegge dal dovere di
affrontare la vita con tutte le sorprese che riserva. È vero
che ci sono delle paure che ci prendono e non sappiamo
da dove hanno origine e dove ci porteranno, ma una
voce dal cuore ci dice dobbiamo continuare a perseverare nel cammino di fede che abbiamo iniziato con
costanza e coraggio. Proprio del valore del coraggio
vogliamo provare a riflettere insieme, in questo tempo
propizio di deserto in cui facciamo così fatica a dire al
Signore che affronteremmo mille paure per amore Suo…
A occhi bendati, su una strada
sconosciuta
C’è un gioco che si insegna ai bambini e che riproduce bene il contesto di cui si compone la nostra società oggi ed è il gioco della “mosca cieca” in cui uno è
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
89
spiritualità
bendato e deve riconoscere il compagno pur senza
vederlo. In campo spirituale l’allenamento a riconoscere senza vedere è una grande fatica per l’anima:
deve discernere il tocco di Dio pur senza vederlo,
spesso anche senza saperlo.
Avere gli occhi bendati, però, ha anche un effetto positivo, che è quello di sviluppare gli altri sensi che sono
stimolati a lavorare di più e meglio per mantenere la
strada sicura. Inoltre sapere di non vedere ci costringe a
chiedere aiuto a chi è più avanti di noi e spesso per farlo
ci vuole molto più coraggio che ad andare da soli. Altre
volte è proprio il Signore che non permette che vediamo
perché possiamo dimostrargli che, nonostante la paura
di cadere nel fosso, camminiamo spediti per il sentiero
della fede.
Il valore del coraggio
90
Il valore del coraggio ha come unità di misura la
fiducia, l’abbandono alla volontà di Dio una volta riconosciuta come vera nella propria vita. Affrontare
un’avventura piena di rischi, sfide, sorprese è entusiasmante, soprattutto all’inizio della vita spirituale, ma
poi l’entusiasmo cede il passo alla fatica e si insinua il
tarlo della paura. Come di un nemico dai contorni
sfumati del quale non scorgiamo i lineamenti e che
quindi facciamo fatica a combattere. Eppure si infila
nelle pieghe della vita e ci tiene incatenati a una esistenza mediocre in cui la fede resta solo un bell’ideale,
ma non diventa mai esperienza, scelta, responsabilità.
È proprio a questo punto che bisogna fare il salto,
quello vero, della fiducia in Dio e questo salto si compie nel coraggio di amare di più, amare di più nelle
piccole cose. Scommettere sull’amore sembra una perdita già in partenza, ma il vero coraggio risiede proprio lì, Dio ci aspetta a questo punto. Amare nella
scelta totale e definitiva del bene, nella coerenza della
vita, nella responsabilità verso le promesse fatte nel
momento dell’entusiasmo, pronti a sopportare mille
volte per amore di Dio anche la tentazione della
mediocrità che ci prende di sorpresa e nella quale
siamo continuamente tentati di cadere, amare è pregare col cuore. Un cuore coraggioso e fedele, come quello
di Maria.
“Guarda coloro che nuotano in mare: il nuotatore provetto si getta in acqua senza aver paura, sapendo che le onde
non possono travolgere un buon nuotatore. Al contrario, chi
comincia da poco a nuotare, appena si sente andare a fondo
e ha paura di annegare, si ritira senza indugio sulla riva.
Poi, riprendendo un po’ di coraggio, torna a tuffarsi
nell’acqua”(Barsanufio).
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
Il Vangelo nei misteri del Rosario
L'incoronazione
DUE SOLI VANGELI NE PARLANO.
Soltanto i Vangeli di Marco e di Matteo ci parlano
del ludibrio crudele dell’incoronazione di spine a cui
fu sottoposto Gesù, non per volontà del governatore
Ponzio Pilato, ma per libera iniziativa dei suoi soldati, i quali «condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa» (Mt 27, 27). «Lo vestirono di porpora...» (Mc 15, 17), stoffa regale di gran
pregio... Forse gli rimisero addosso proprio quella
«splendida veste» (Lc 23, 11) di cui, facendosi beffe di
lui, l’aveva rivestito il re Erode (vedi “mistero” precedente). Certamente Gesù era nudo poiché era stato
spogliato per subire la flagellazione, ordinata da Pilato nel tentativo di placare la folla istigata dai sacerdoti e dal sinedrio.
L’INCORONAZIONE DI SPINE.
Dopo la flagellazione, Gesù era nudo e tutto
insanguinato e i soldati «gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine,
gliela posero sul capo e gli misero una canna nella
mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo
deridevano “Salve, re dei Giudei!”. Sputandogli
addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo» (Mt 27, 28-30).
Il Vangelo di Marco, più antico di quello di Matteo, precisa il motivo per cui gli tolsero di mano la
canna: fu proprio per percuotergli il capo con essa
(cfr. Mc 15, 19). Inoltre, «piegando il ginocchio, si
prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di
lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo» (Mc 15, 19-20). Anche qui, Marco è più preciso
di Matteo, dicendo: «lo condussero fuori», anziché il
più generico «lo condussero via per crocifiggerlo»
(Mt 27, 31), poiché le crocifissioni avvenivano sempre – e ciò anche a Roma – “fuori della città”.
Gesù era stremato dopo una notte di spirituale
sr. Maria Elisabetta Patrizi
sfm
di spine
Innocenzo da Petralia,
Crocifisso con la corona
di spine, particolare
della statua lignea
(1637), venerata nella
Cappella del Crocifisso,
Basilica di Loreto.
agonia e poi di terribili angherie, ricevute nella casa del
Sommo Sacerdote, quando «alcuni si misero a sputargli
addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli
“Fa’ il profeta!” E i servi lo schiaffeggiavano» (Mc 14,
65). Poi, appena giunto il mattino, Gesù fu messo in
catene, portato via e consegnato a Ponzio Pilato. Allora
avvenne il difficile processo e il radunarsi di una folla
minacciosa che incitava il Governatore a condannarlo
alla morte di croce. Ponzio Pilato non trovando alcuna
colpa in Gesù, stabilì che fosse “punito” con la flagellazione. E così fu fatto. Ma la folla insisteva nel volere “la
sentenza capitale” per Gesù, il Nazareno. E Pilato, dato il
rischio di una rivolta, dovette cedere.
UN RE DA BURLA.
Ed ecco, consegnato Gesù ai soldati, essi avrebbero
dovuto portarlo subito al Golgota (= luogo del Cranio),
ex cava di pietre ed ora luogo delle crocifissioni. Invece,
quei soldati, inveirono, arbitrariamente, e senza alcun
precedente a noi noto, contro di Lui, commettendo un
grande abuso. «Gli misero attorno al capo» (Mc 15, 17)
una corona di spine... schiaffeggiandolo, come un re,
perché tale Egli stesso si era dichiarato di essere, davanti a Pilato (cfr. Mt 14, 2).
Ma noi... quante volte abbiamo “preso in giro” Gesù
e lo abbiamo umiliato e addolorato? Il Catechismo Romano – quello originato dal Concilio di Trento – ci ricorda
che «ogni singolo peccatore è realmente causa e strumento (...) delle sofferenze del divino Redentore. (...) E
noi cristiani, pur confessando di conoscerlo, di fatto lo
rinneghiamo con le nostre opere e leviamo contro di lui
le nostre mani violente e peccatrici» (1, 5, 11).
CONTEMPLIAMO QUEL VOLTO
INSANGUINATO.
Se si contempla il volto “sanguiscritto”, impressosi
sulla Santa Sindone di Torino, si vede come il santo Volto
di Gesù fosse ormai “tutto imporporato” di sangue. E se
si incominciano ad analizzare i risultati delle varie tecniche fotografiche (ad es. le foto all’ultravioletto) ed
elettroniche, le colate di sangue presenti su quel volto,
hanno molto da dirci... Ci si accorge che c’è sangue pluristratificato... segno che il sangue è sortito a più riprese.
Dapprima, quando “la corona” di spine gli fu imposta
violentemente e con disprezzo sul capo; poi quando
essa fu percossa con la canna e le spine penetrarono
ancora di più... talune assai profondamente, come si
vede dal rivolo ematico che ne è sgorgato. Infine, quando la corona di spine fu divelta – non essendo parte
della condanna ufficiale – prima della crocifissione, o
addirittura lì, nel pretorio, quando gli furono rimesse le
sue vesti e la porpora lussuosa fu tolta.
Quelle spine, lunghe e assai dure, erano probabilmente, quelle dell’arbusto “spina Christi” e si infissero anche
in alcune vene specifiche, come quella “temporale” e
ancor’oggi si notano, sulla Santa Sindone – con evidenza
– rivoli originati da punti anatomici ben precisi. Essi sono
stati studiati da sindonologi ed esperti del sistema circolatorio, che trovano, anche in questo, la conferma che
l’ipotetico “falsario medievale” non avrebbe potuto né
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
91
spiritualità
Famiglia, vita e bioetica
Sono forse "figli di
un Dio minore"?
(seconda parte)
I
92
Anton Van Dyck, Flagellazione (1620), Museo del
Prado, Madrid.
conoscerli, né riprodurli, sia pure con sangue umano,
poiché il circolo venoso e arterioso verrà studiato, in
modo approfondito, solo circa tre secoli dopo! Resta
poi il fatto che l’analisi di quel sangue pre-mortale ha
dato conferma che è davvero sangue umano. Infine la
traiettoria dei rivoli ematici, sgorgati con abbondanza dal capo e discesi sui capelli e sul Volto dello
Uomo della Sindone, a causa dell’incoronazione di
spine, ci permettono anche di ricostruire alcune
mosse del capo di quel Servo Sofferente.
Ma, soprattutto ci permettono di avere un reperto
straordinario: l’abbondanza di quel sangue, coagulatosi sul volto e in parte riammorbidito dall’aloe e dalla
mirra sparsi nel telo sindonico, durante la sepoltura1 e
restato a contatto con quelle sostanze fibrinolitiche per
circa 34 ore, ci ha consentito di avere la più bella immagine possibile del Figlio dell’Uomo che vi appare ricco
di straordinaria dignità e bellezza, pace, e profonda
interiorità... quasi “dormisse”. Gesù stesso ha aperto,
così, il mistero di dolore e di amore che tutto lo compenetrava, alla contemplazione immediata, o diretta,
dell’uomo... anche dopo ventun secoli.
Cfr. M.E. PATRIZI, Il mistero della Sacra Sindone, Ed.
S. Casa, Quaderni de “Il Messaggio”, n. 1, Loreto, 2010.
1
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
l secondo bene fondamentale da salvaguardare nelle tecniche mediche per la cura dell’infertilità è l’unità del
matrimonio, dove la genitorialità e la coniugalità sono
valori inscindibili: i genitori, cioè coloro che generano,
devono essere anche sposi, uniti in matrimonio, luogo
d’amore che per il cristiano diventa Sacramento. Tutte le
tecniche in cui c’è sdoppiamento tra l’essere genitori e
l’essere sposi, sono ugualmente immorali: nella FIVET
eterologa (fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione in utero), l’intervento di una terza persona (con la
donazione di sperma, ovulo o utero) costituisce un attentato all’unità del matrimonio, all’impegno reciproco degli sposi; si configura come una sorta di adulterio. Inoltre
la FIVET eterologa introduce una profonda alterazione
nelle relazioni personali all’interno del matrimonio e
della famiglia, con inevitabili ripercussioni anche sul
piano sociale. Anche la psicologia è di aiuto per evidenziare i turbamenti che si possono creare nella donna, che
sviluppa un atteggiamento possessivo nei confronti del
figlio che considera tutto suo (“sindrome dell’ape regina”); nell’uomo, che può sviluppare sentimenti di gelosia
e rivalità nei confronti del donatore anonimo (“sindrome
del patrigno”) con conseguente frustrazione e depressione; e nel figlio, che a sua volta può incontrare difficoltà
nella maturazione della sua identità personale (cf. Istruzione Donum vitae, parte II, n.2). Il figlio quindi ha diritto
a nascere in una vera famiglia fondata sul matrimonio tra
l’uomo e la donna, dove i genitori sono anche sposi: non
sono accettabili pratiche di fecondazione in una donna
nubile o in una coppia di omosessuali. Il terzo bene fondamentale da rispettare è il concepimento della persona come frutto dell’atto specifico dell’amore tra gli sposi: sono
quindi ugualmente inaccettabili tutte le tecniche che si
sostituiscono all’atto coniugale e separano la procreazione dall’unione sessuale degli sposi. Il generare umano
non è un fatto puramente biologico, riducibile ad una
tecnica, ma è un atto personale che coinvolge l’uomo e la
fr. Samuele Casali
donna a tutti i livelli (biologico, psichico, affettivo, morale, spirituale), ed il figlio è frutto e «testimonianza viva
della piena donazione reciproca degli sposi» (Esortazione apostolica Familiaris consortio sui compiti della famiglia cristiana, del 1981, n. 28), espressa anche dall’unione
sessuale dei coniugi. Alla luce di ciò, anche la FIVET
omologa (tecnica volta a ottenere un concepimento umano
extracorporeo a partire dai gameti degli sposi), sebbene
rivesta minore negatività etica rispetto alla eterologa, è
anch’essa inaccettabile, perché è sostitutiva
rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità
naturale come ad esempio
dell’atto coniugale. Sono invece ammissibili le tecniche che
si configurano come un aiuto all’atto coniugale e alla sua fecondità. L’Istruzione Donum vitae si esprime così: «Il medico
è al servizio delle persone e della procreazione umana: non
ha facoltà di disporre né di decidere di esse. L’intervento
medico è in questo ambito rispettoso della dignità delle
persone, quando mira ad aiutare l’atto coniugale sia per
facilitarne il compimento sia per consentirgli di raggiungere il suo fine, una volta che sia stato normalmente compiuto». (Istruzione Dignitas Personae, n. 12)
la cura ormonale dell’infertilità di origine gonadica, la cura
chirurgica di una endometriosi, la disostruzione delle tube,
oppure la restaurazione microchirurgica della pervietà tubarica. Tutte queste tecniche possono essere considerate
come autentiche terapie, nella misura in cui, una volta risolto
il problema che era all’origine dell’infertilità, la coppia
possa porre atti coniugali con un esito procreativo, senza
che il medico debba interferire direttamente nell’atto coniugale stesso. Nessuna di queste tecniche sostituisce l’atto
coniugale, che unicamente è degno di una procreazione
veramente responsabile. Per venire incontro al desiderio di
non poche coppie sterili ad avere un figlio, sarebbe inoltre
auspicabile incoraggiare, promuovere e facilitare, con opportune misure legislative, la procedura dell’adozione dei
numerosi bambini orfani, che hanno bisogno, per il loro
adeguato sviluppo umano, di un focolare domestico. C’è
da osservare, infine, che meritano un incoraggiamento le
ricerche e gli investimenti dedicati alla prevenzione della
sterilità. (Istruzione Dignitas Personae, n. 13)
Osservando questi criteri, la GIFT omologa, tecnica
di fecondazione artificiale intracorporea che comporta il trasferimento simultaneo, ma separato, dei gameti
maschili e femminili all’interno della tuba di Falloppio, potrebbe costituire una forma di aiuto, e non di
sostituzione dell’atto coniugale, e quindi lecita: «in
questo caso si dovrebbero prelevare pochi ovociti e,
con un piccolo intervallo di tempo, introdurli nelle
tube insieme agli spermatozoi, prelevati durante o
subito dopo un atto coniugale» (Sgreccia, Manuale di
Bioetica, pag.633). Comunque, anche se non tutti i teologi moralisti concordano con questa interpretazione, l’Istruzione Donum vitae non si è pronunciata né
implicitamente né esplicitamente in merito alla GIFT,
poiché la novità della metodica e le modalità di esecuzione lasciano ancora dubbi e perplessità da chiarire (cf. Sgreccia, Manuale di Bioetica, pag.634). Sono
invece certamente leciti gli interventi che mirano a
In conclusione, di fronte al Dono di una vita umana
appena sbocciata attraverso tecniche di fecondazione artificiale, l’atteggiamento che ogni uomo e ogni donna deve
avere è innanzitutto quello dello stupore: la meraviglia
per una nuova vita che ci viene donata. Lo stupore poi,
deve cedere il passo alla richiesta di perdono a Dio per la
morte di figli appena concepiti che queste tecniche prevedono o tollerano; perdono per la sofferenza arrecata a coloro che prima di essere impiantati nel grembo materno,
hanno dovuto attendere in un congelatore, o per i possibili danni fisici e psichici che dopo la nascita dovranno metabolizzare; perdono per l’offesa alla dignità del matrimonio, Sacramento riflesso dell’amore tra Gesù Cristo e la
Chiesa. Sperimentata la misericordia di Dio Padre, l’uomo
e la donna riescono ad aprirsi alla lode e al ringraziamento a Dio, il Quale sa “scrivere dritto sulle nostre righe
storte”! Infine l’accoglienza della nuova creatura, immagine e somiglianza Sua, con l’Amore e nella Verità.
Notificazione
A seguito dell’ editoriale apparso nel n° di febbraio in questa rivista su «La Reliquia del velo, una devozione
antica da aggiornare», l’autorità ecclesiastica del Santuario ha stabilito che nel pomeriggio del Venerdì
Santo, per dare spazio alla celebrazione della Passione del Signore, la statua della Madonna non sarà
esposta in Santa Casa che in quel pomeriggio resterà chiusa. Sarà esposta invece, sempre in Santa Casa,
tutto il giorno del Sabato Santo e i fedeli così potranno recarvisi più agevolmente a venerarla.
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
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spiritualità
Paolo Giovanni Monformoso
Il dolore, lo squarcio dove entra Dio
La preghiera nella sofferenza:
far battere il cuore al ritmo del Suo
94
Giotto, Presentazione
di Gesù al Tempio,
Padova, Cappella degli
Scrovegni (1303-1304).
F. ha 39 anni. Ha una malattia con grave insufficienza
respiratoria. E’ in ospedale per uno dei ricoveri lunghi.
Conosce il nostro gruppo di operatori e di preghiera, e
sa che spesso abbiamo pregato anche per lui. L’ultima
volta che siamo stati a Loreto, in ritiro con il gruppo,
lui era ricoverato, ma sapeva che l’avremmo portato
con noi in Santa Casa. Oggi è domenica e due di noi
sono in Cappella in ospedale a partecipare alla celebrazione della S. Messa. Subito dopo inizia il giro tra i
malati per portare Gesù Eucarestia. Arriviamo anche
nella stanza di F. Ci aspetta, ci attendeva e (ora) ci sorride. Si alza dal letto nonostante la sua grande difficoltà a compiere anche piccoli movimenti. Anche la sua
mamma è presente. Il clima è quello di chi attende
amici, (ed ora li incontra). Parliamo un poco e poi preghiamo con lui e leggiamo il brano del vangelo dal
nostro foglietto: “Apostolato della Parola che guarisce
e consola”. Recitiamo il Padre Nostro tenendoci uniti
per mano ed infine salutiamo la Vergine con la Preghiera
dell’Angelus. Poi F. vuole Gesù... Ci ringrazia ed il suo
Volto alla fine esprime una Gioia mai vista in lui in
questi giorni di ricovero. Siamo certi, e glielo ripetiaIl Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
mo, che noi siamo parte dell’equipe di Gesù, il
MedicoDivino: “Lui sa - gli diciamo - dei nostri bisogni
fisici... ma - completa questa volta F. la frase - sa anche
di quelli spirituali”!
Una caratteristica del tempo che l’uomo è chiamato a
vivere, nella salute come nella sofferenza, è “l’attesa”.
Nella Bibbia incontriamo spesso chi attende: - Abramo
attendeva il compimento delle promesse di Dio. (Gn 17,12) - Giovanni Battista attende Colui che deve venire dopo
di lui. (Mc 1,7); - Il popolo attende Zaccaria. (Lc 1,21); Maria attende la nascita del Figlio di Dio. (Lc 1,31); Giuseppe attende il compimento della parola del Signore.
(Mt 2,14); - Simeone attende di vedere Gesù. (Lc 2, 25).
E oggi i malati attendono la guarigione; i peccatori
attendono il perdono e la salvezza; noi attendiamo il
Signore: “L’anima nostra attende il Signore, egli è
nostro aiuto e nostro scudo”(Sal 33,20); “T’invoco e sto
in attesa” (Sal 5)
Tutti attendono; Dio stesso per primo aspetta l’uomo:
“Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei?”,
(Gen 3,9). Ma spesso la creatura si allontana dal Creatore
Mons. Decio Cipolloni
ed inizia l’attesa di Dio: attende il nostro ritorno a Lui.
E’ un Dio che desidera camminare con l’uomo e per
questo è disposto ad aspettarci: chiede di “entrare”
nella nostra vita. “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da
lui, cenerò ed egli con me”, (Ap 3,20).
“Sto alla porta e busso”. Dio bussa perché vuole
entrare nella casa della persona amata, e la casa ci dice
l’intimità alla quale Dio chiama ad un incontro personale ogni uomo. Maria era in casa quando l’angelo
andò da lei: “ Entrando da lei le disse…” (Lc 2,28). E’ in
casa di Simone che Gesù viene unto con olio profumato. (Mt 26,6). A Zaccheo fu chiesto di scendere dall’albero e di accogliere in casa Gesù. (Lc 19,2) Gesù desidera
mangiare la Pasqua con i suoi in casa. (Mc 14,14).
La casa è il cuore, è il centro. Dio non incontra l’uomo in periferia, perché per Dio non ci sono periferie:
dove Lui è quello è il centro. Benedetto XVI a Loreto ha
detto: “Non c’è periferia, perché dove c’è Cristo, lì c’è
tutto il centro”. Dio incontra l’uomo nel centro della
sua esistenza e della sua sofferenza. Aprire la porta del
nostro cuore è desiderare di incontrare colui che sta
bussando: e’ il momento in cui il desiderio di Dio e il
desiderio dell’uomo si incontrano. Dio che ci ama e
vuole integralmente sani, noi che desideriamo almeno
una guarigione del male che abbiamo. S. Agostino diceva che il cuore dell’uomo è inquieto finché non riposa in
Dio: fino a quando tiene chiusa la porta di “casa”, e questo luogo di incontro con Dio, oltre ad essere il nostro
cuore, e’ ciò che dal cuore parte, è la PREGHIERA.
“Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera
e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il
Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt
6,6): nella preghiera Egli davvero condivide con noi
tutto il suo essere. Siamo chiamati a pregare incessantemente, senza mai stancarci (Lc 18,1), proprio per
questo: perché così Lui ci dona la sua Parola e la sua
grazia, perché così il desiderio di Dio e dell’uomo si
incontrano, fondendosi: “non sono più io che vivo ma
Cristo vive in me”. Ecco il desiderio di Dio che in
Gesù cerca l’uomo, lo cerca ovunque e lo raggiunge là
dove egli si trova, nella sofferenza come nella salute.
Allora si fa commensale e compagno di viaggio, non
esclude nessuno e questo fa rinascere la speranza. A
volte e’ chi prega per il malato che fa il gesto di aprire
a Lui la porta al suo posto, sapendo che Chi bussa e’
Dio. La salvezza e la guarigione totale dell’uomo
nascono proprio dal “bussare” di Dio alla porta della
nostra umanità ammalata, e la nostra salvezza e la
nostra salute sono il venire di Dio.
I volti della sofferenza
Non oscurare
il volto di chi
è malato
I
l nostro cammino tra le pieghe dell’handicap e della
malattia non può distoglierci dall’entrare nel mistero di quelle piaghe che meglio si identificano con il
Crocifisso. Con coraggio, senza sconvolgerci, desideriamo sostare davanti al dolore innocente di quei bambini, che fin dal grembo materno sono stati segnati da
anomalie e che grazie all’amore infinito delle loro
mamme hanno visto la luce del sole.
Chi ci testimonia il mistero che si nasconde dietro
quelle fragili membra, sono molti genitori, degnamente
rappresentati ed espressi nel loro grido dalle parole
profetiche del filosofo Emmanuel Mounier. Nel momento in cui apprendeva che la sua prima bambina, colpita
a sei mesi da un’encefalite, sarebbe rimasta per sempre
immersa nella notte della mente, così espresse la sua
tenerezza paterna “No, non è possibile, non è una
disgrazia... non c’era che da fare silenzio davanti a questo giovane mistero che a poco a poco ci ha invaso di
gioia... mi sento avvicinare a questo lettino senza voce,
come ad un altare di qualche luogo sacro, dove Dio
parla attraverso i segni”. Ecco aprirsi come un grembo
materno il focolare domestico, per accogliere in uno
slancio di sovraumana tenerezza questa bimba che
resterà in un perenne vagito di amore.
Così ci inoltriamo nel mare burrascoso dei sentimenti umani, di chi vede questi bambini o di chi ne
porta il peso. Non si può non essere angosciati sia gli
uni che gli altri, per questi incomprensibili ricami della
natura che turbano il volto di un bimbo, il suo accattivante sorriso, la sua incredibile espressività, la sua
forza misteriosa nascosta nella fragilità fisica, ma
capace di resistere anche all’oscurità dei cassonetti
dove a volte inconsultamente viene gettato. Siamo
dunque davanti al mistero: anzitutto di quelle madri
chiamate a portare in grembo un figlio, anche se colpito dall’anencefalia, malformazione presente alla
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
95
96
nascita, tanto da far sopravvivere non più di qualche
ora o giorno. Così appena vista la luce del sole questo
bimbo entra subito nella luce di Dio.
A queste madri e a questi padri la scienza medica
può consigliare per non soffrire di sopprimere il figlio,
ma la consapevolezza di regalare al nascituro la gioia di
vivere nel loro grembo li spinge a superare l’angoscia,
per aprirsi alla certezza di consegnare a Dio questo
dono di amore.
Basterebbe avvicinare questi genitori per ammirarli,
perché hanno ricevuto un figlio che nel suo silenzio ha
parlato di amore, di vita, di Dio. A quei genitori che
portano in braccio per una vita intera i figli segnati
dall’handicap, vogliamo rivolgere la nostra attenzione e
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
tendere il nostro orecchio per sentire i battiti del loro
cuore, sicuramente più affannati, ma anche più carichi
di amore dei nostri.
Abituati a vedere in giro bambini paffutelli, vivaci,
irrequieti e viziatelli, ci tocca il cuore o di commiserazione o di composta tenerezza vedere i bimbi in disabilità, da dire in cuor nostro: “poverini”. Ma chi è più
povero? Non sono, come pensiamo disgraziati. Giudizio
da bandire nei nostri pensieri, perché oltre quelle anomalie c’è qualcosa di più grande che sfugge a chi è
distratto e sufficiente.
Proprio a Loreto da moltissimi anni, tra i pellegrinaggi in treno dei malati, non manca mai quello dei bambini, che riempiono di gioia e di tenerezza il santuario. La
loro semplicità disarmante, la fragilità delle loro membra anchilosate, non tolgono dal loro volto e dai loro
occhi la gioia della vita.
Grandi i loro gesti di bontà, a volte appena espressi
da uno sguardo, da un bacio, se pur difficile a darsi.
Bambini amati e sommersi dall’affetto dei genitori che
ne hanno fatto uno scopo di vita e con coraggio portano
il marchio della commiserazione che la società ha
impresso loro.
Dovremmo noi adulti andare a scuola dai giovani,
che in questi pellegrinaggi sono capaci di effondere in
loro l’affetto con la stessa delicatezza di chi li ha generati. Quale grazia se non questa, entrando in Santa Casa
le madri hanno chiesto alla Vergine, perché i loro figli
siano amati ed accolti nella società come ogni altro
figlio. Ma forse che le mamme dei figli effervescenti,
sempre vincenti non hanno bisogno di questo supplemento d’animo?
Ricordo ancora una toccante preghiera di un ragazzo,
fatta risuonare nelle volte luminose della basilica lauretana: “Signore, mio fratello Luca è tanto buono. È forse
per questo che hai scelto per lui la carrozzella e invece
a me hai dato una bicicletta? A me che buono sono di
meno hai dato di camminare e per questo ti chiedo di
aiutarmi a percorrere il sentiero che conduce a te, che
sei il nostro amico” È la preghiera di un ragazzo che ha
scoperto il senso dell’handicap, mentre offre al fratellino le sue gambe e le sue mani, perché insieme camminino verso le gioie della vita. Penso altresì a questi
bimbi, che inseriti nella scuola diventano un dono di
amore, di simpatia, di amicizia per i loro compagni, che
saltano sui banchi, si dondolano sulle sedie, si rincorrono, ma non perdono di vista questi loro compagni in
difficoltà.
Augurio ed auspicio che speriamo sia vero in tutte le
scuole, perché non ci sia nessun figlio di serie B, ma tutti
di serie A, perché il Signore ha rivestito di amore e di
gloria ognuno di loro.
ogni santità passa a loreto
p. Marcello Montanari
Beato Luigi Brisson
(1817-1908)
S
acerdote francese di Plancy, diocesi di
Troyes, nacque nel 1817 e fu ordinato
sacerdote nel 1840. Insegnante di religione
e di scienze nel collegio della Visitazione,
fu egli stesso un ingegnoso inventore; fra
i suoi lavori si annovera un orologio astronomico così accurato che fu in seguito
studiato dagli ingegneri della NASA.
Padre Luigi Brisson fu però un eminente educatore della gioventù e fondatore
coraggioso di due Congregazioni religiose: le Sorelle Oblate di San Francesco di Sales
e gli Oblati di San Francesco di Sales. Dopo
anni di numerose tergiversazioni e incertezze fu l’insistenza della superiora del
monastero della Visitazione, Madre Maria
Chappuis di Sales, a convincere il padre
Brisson a costituire un gruppo di sacerdoti e di suore che si dedicassero con amore
e semplicità all’educazione cristiana della
gioventù. Era un progetto che San
Francesco di Sales aveva avuto secoli
prima e Madre Maria di Sales da molto
tempo custodiva in fondo al cuore.
L’abate Brisson all’inizio si oppose con
fermezza al progetto. Nel 1845, però, il
Signore gli apparve e lo convinse ad
accettare i suggerimenti della Madre
superiora. Il progetto si attuò gradualmente. Padre Brisson fondò quattro collegi dove giovani lavoratrici di fabbrica
sarebbero state al sicuro e sarebbero cresciute con una educazione religiosa. Questa iniziativa
portò nel 1868 alla fondazione delle Sorelle Oblate, con
Santa Léonie Aviat di Sales.
Nel 1868 il vescovo di Troyes incontrò l’abate Brisson
per un motivo apparentemente molto diverso: si trattava di salvare un’istituzione scolastica cattolica della
diocesi che stava per chiudere a motivo di difficoltà
finanziarie. L’abate Brisson trasformò l’istituzione nella
97
scuola secondaria di San Bernardo che portò alla fondazione degli Oblati di San Francesco di Sales.
Padre Brisson soffrì poi la persecuzione delle leggi
antireligiose francesi che forzarono l’espulsione dei
suoi ordini religiosi e il dissolvimento delle loro proprietà. Nonostante tutto la sua fede rimase incrollabile:
“Quando ogni cosa sembra perduta e tutti hanno ormai
perso le speranze, il Signore mostrerà la sua Potenza e
la Sua Autorità".
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
Una spiritualità sulla linea
di s. Francesco di Sales
98
La sua vita è stata come un sorriso di Dio. “Il segreto
dell’abbé Brisson è stato quello di essersi abbandonato
completamente nelle mani di Dio facendoci vedere che
anche oggi si può e si deve essere cristiani ovvero ‘di Cristo’,
quali amici di un Amico, l’unico che mai ci abbandona,
anche se talvolta può sembrarci lontano” (Graziano-Solinas,
Luigi Brisson: il sorriso di Dio. Elledici, 2012).
Tre virtù risplendono nella sua santità: la fortezza, la
fede e la carità. Anche se dolce di natura, il Brisson era un
uomo forte. Lo dimostrò nella fondazione delle sue due
Congregazioni e nella difesa dei loro diritti. La sua audacia apostolica era radicata nella sua fede. Frequentemente
egli esortava a educare i giovani alla fede perché - diceva
- solo chi “inspira” la fede può “espirarla” sugli altri.
La sua fede eroica si incarnava nella carità discreta e
generosa attinta al Cuore misericordioso di Gesù. I frutti
di tale carità erano la pazienza nel ministero della confessione, nell’educazione e nella direzione dei giovani, nella
disponibilità all’accoglienza e all’ascolto del prossimo.
Molti sono gli episodi in cui manifestò questa sua
generosa carità. Sostenuto dalla fede e dalla carità il
beato Brisson incarnò alla lettera la Parola di Gesù che
invita tutti ad accogliere i piccoli, i poveri e coloro che
si trovano nella necessità, perché accogliendo questi
fratelli si accoglie lo stesso Cristo.
Vita eucaristica e mariana:
visitò anche Loreto
Ha conservato sempre un grande spirito di preghiera
pur dando vita a molte iniziative e attività. La sua fede
era alimentata quotidianamente dall’eucaristia. Era
solito dire: “Gesù Cristo in questo Sacramento è il mio
respiro, il mio cibo, il mio tutto”. Amò intensamente
Gesù nell’eucaristia e nei fratelli più poveri. Fiduciosa e
filiale fu anche la sua devozione alla Vergine Maria. Per
questo fu pellegrino al santuario di Loreto nel 1863 e
celebrò la messa in Santa Casa della Madonna.
E’ morto il 2 febbraio 1908 ed è stato proclamato
beato nella cattedrale della sua diocesi di Troyes il 22
settembre 2012.
Resoconto delle offerte pervenute per il
restauro degli affreschi del Pomarancio
C
ome noto, è in programma da qualche anno il
restauro degli affreschi della splendida Sala
del Tesoro, eseguiti da Cristoforo Roncalli, detto il
Pomarancio, dal 1605 al 1610, con mirabili scene
della vita della Madonna. Al concorso per la decorazione della Sala presero parte alcuni dei più
celebri pittori del tempo, quali Lionello Spada,
Guido Reni e soprattutto Michelangelo da
Caravaggio. Su tutti fu scelto il Pomarancio, probabilmente per il suo meditato piano iconografico
e per il suo stile accattivante, dalla cromia luminosa e iridescente, che coniuga la maniera di Raffaello con quella di Michelangelo con esiti piacevoli, senza dirompenti novità. Per il suo splendore la Sala è stata definita: «La Cappella Sistina delle Marche».
A partire dal novembre 2010 in questa rivista è iniziata la raccolta delle offerte, di cui diamo il resoconto a
tutt’oggi: € 16.550 (sedicimila cinquecento cinquanta). Siamo vivamente grati agli oblatori, anche se la somma
è ben lontana da quella prevista per l’intero restauro, la quale dovrebbe aggirarsi sui quattrocentomila euro.
Si attende la partecipazione di qualche generoso sponsor e ci si sta attivando con specifiche iniziative che
potrebbero risultare efficaci per attuare il restauro, ormai indilazionabile. Intanto sono sempre benvenuti i
contributi, anche piccoli, dei nostri associati.
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
il “messaggio” intervista…
Vito Punzi
ufficio stampa santuario di loreto
Intervista
al P. Marc Flichy
Ecco, a proposito di futuro. Lei sta portando avanti
da un certo tempo a Loreto un gruppo col quale
affronta appunto il futuro del Santuario e della
città. Ce ne parli…
Senza una prospettiva per l’avvenire si corre il
rischio di compiacersi nel passato, di vivere nella routine. Ma i cristiani non sono degli ex-combattenti! E specialmente in un luogo la cui storia è prodigiosa si deve
respingere la tentazione di dormire sugli allori.
L’autocompiacimento non stimola le energie. Dunque,
oggi è necessario esser creativi, specialmente nei santuari, perché ora tutte le condizioni dei Pellegrinaggi
sono cambiate. A causa dei bisogni pastorali enormi
della nostra epoca, guardare in alto, lontano, è indispensabile. E conviene coltivare la magnanimità.
Secondo la tradizione gesuita, desiderare grandi cose
per Dio è una forma d’amore intenso.
Concretamente, che cosa ha in mente?
P. Flichy, dopo esservi passato più volte, Lei risiede
stabilmente a Loreto dal 2007. Anzitutto come
giudica la nostra rivista?
Conosco la rivista Il Messaggio dal 1986 e lo ammiro
molto questo «Messaggio» che, una volta, leggevo con
piacere sulla spiaggia di Porto Recanati. Ancor oggi è tra
le riviste dei Santuari quasi la più bella. Ma abbiamo il
dovere di essere esigenti con i nostri amici e condividere
con essi le più belle idee! è ciò che desidero fare oggi con
voi. Mi piace molto andare alla Congregazione Universale
per ascoltare Padre Santarelli, perché lo considero la
coscienza vivente della grazia lauretana. Dunque, il 19
dicembre gli ho detto chiaro e tondo: « è affascinante la
vostra rivista. Ma parla molto del passato e del presente ...
Niente sul futuro!» Con il senso soprannaturale che lo
caratterizza mi ha risposto pacificamente: « Abbiamo già
tanto da fare con il passato e il presente. Il futuro... è affare
della divina Provvidenza ... dei superiori.» Nella preghiera
sono stato interpellato da questa risposta perché la sua
opinione era anche un po’ il mio parere.
Loreto per le sue origini, per la sua situazione, per la
sua storia, ha immense potenzialità!
Sotto la direzione del nostro Arcivescovo, il popolo
di Dio deve edificare la “Nuova Loreto” secondo il
desiderio del Papa Giovanni Paolo II. Certo, Loreto è
un luogo di devozione calda. Ma deve essere molto
di più! È veramente tempo di passare alla nuova
evangelizzazione!
Tale è la ragione d’essere del nostro piccolo collettivo
chiamato « Quale avvenire per Loreto?» (QAL-12 Corone),
semplice Ufficio di studio e Brainstorming. Teniamo un
incontro mensile nella sede della Pro Loco per lavorare
in questo senso. Affinché una rivista sia vivente,
bisogna che faccia posto al dialogo con istanze diverse
da se stessa.
Il giornale « Il Comune» l’ha capito e ci ha aperto le
sue pagine. Oggi domandiamo lo stesso servizio al
Padre Santarelli: una piccola cornice per una rubrica
sul futuro di Loreto. Sono sicuro che i lettori ne saranno
molto contenti!
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
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Personaggio illustre di loreto
p. Giuseppe Santarelli
Centenario della morte
di Traiano Boccalini
R
104
icorre quest’anno il quarto centenario della
morte di Traiano Boccalini di Loreto, avvenuta a Venezia il 29 novembre 1613, all’età «d’anni 57 in circa». Se ne deduce che egli nacque
probabilmente nel 1556. Suo padre era Giovanni,
architetto ufficiale del santuario di Loreto, dove
era stato chiamato dal suo concittadino Rodolfo
Pio da Carpi nel 1555. L’architetto intervenne nel
loggiato superiore del Palazzo Apostolico, nella
Cupola, nella sezione inferiore della facciata
della Basilica e in altri lavori minori nella città di
Loreto. Morì a Loreto nel 1580.
Per solennizzare dovutamente la ricorrenza, è
stato programmato un Convegno internazionale
di studi, che si terrà a Macerata e a Loreto il 17-19
ottobre prossimo. Un comitato scientifico, composto da valorosi critici e storici della letteratura
italiana, è già al lavoro da qualche tempo.
Nascita e giovinezza a Loreto
Traiano ricorda con simpatia nei suoi scritti
Loreto, definendola «mia patria». Con ammirazione rammenta anche le qualità dei suoi corregionali. A Loreto, fin dal 1562, i gesuiti diedero
vita a un corso minore di teologia, con l’insegnamento anche della retorica, che fu espletato, nel
1562-1563, dal noto letterato Giovanni Botero.
E’ quasi certo, per ammissione dei biografi,
che Traiano abbia frequentato quella scuola (e,
per un anno, forse proprio sotto il magistero del Botero),
acquistando un’ottima padronanza del latino e una
vasta cultura classica e letteraria e nutrendosi di letture
formative che plasmarono il suo gusto per la poesia e
per una prosa incisiva ed efficace. Scrive il Firpo, studioso informato e colto della vita e delle opere del
Boccalini, che egli «per tutta la vita rimpianse quel
mondo rasserenante, libero, inattingibile dalla violenza
e dal male, nel quale giustizia e ragione regnavano
sovrane: da questa idealizzazione della civiltà delle lettere nacque poi il suo immaginario Parnaso, popolato di
virtuosi, luogo ideale in cui conversare con gli spiriti
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
Autore anonimo, Ritratto di Traiano Boccalini, apparso
nel volume di L. Crasso, Elogio di uomini letterati,
Venezia, 1666, I, p. 159.
magni di tutti i tempi» (Dizionario biografico degli Italiani,
vol. XI, Roma 1969, p. 11). Dunque, parte da Loreto,
sebbene in nuce, l’idea del suo capolavoro I Ragguagli di
Parnaso.
E’ presumibile che dalla severa scuola dei gesuiti
Traiano maturasse anche una solida fede, tanto che non
esitò a definirsi, nonostante tante traversie della sua
vita, non escluse implicanze anche con il Santo Uffizio:
«cattolico - Dio grazia - e italiano».
L’università a Perugia e a Padova
e i primi incarichi
Le condizioni familiari però lo costrinsero
ad abbandonare gli «ozi letterari» per iscriversi, nel 1578, all’età di 22 anni, alla facoltà di
legge a Perugia, lasciando la sua cara Loreto.
Non amava gli studi di diritto che, secondo
lui, si addicevano, come scrive nei Ragguagli,
«a un cervellaccio di bue, a una complessionaccia di facchino, che francamente resistesse
alla fatica di tirar la carretta»! A Perugia, tuttavia, ebbe familiarità con i letterati del luogo,
compreso il poeta bernesco Cesare Caporali.
La morte del genitore Giovanni, avvenuta a
Loreto il 22 dicembre 1580, lo costrinse, per le
risorse economiche fattesi sempre più scarse, a
trasferirsi all’università di Padova dove, alla
scuola di illustri docenti, si laureò probabilmente in utroque. Di lì tornò a Roma nel 1585,
dove l’anno prima aveva sposato Ersilia
Ghislieri, pronipote di Pio V, la quale gli portò
in dote tre mila scudi che forse gli servirono
per aprire un ufficio quale scrittore di brevi
apostolici. Nel 1590 lo si ritrova a Genova
segretario in casa Spinola, dove conobbe l’abate benedettino Angelo Grillo, poeta e amico di
poeti, tra i quali primeggia Torquato Tasso che
ebbe con lui uno scambio amichevole di sonetti moraleggianti.
Governatore di piccole città
dello Stato Pontificio e la morte
Con l’elezione al soglio pontificio di Clemente VIII, si
aprì per il Boccalini la via di un ufficio pubblico,
alquanto modesto, quale governatore di piccole città
dello Stato Pontificio. Fu a Trevi nel 1592, a Tolentino
per breve tempo nel 1594, a Brisighella nello stesso
anno, e a Benevento nel 1597-1598, dove soffrì molto per
contrasti e incomprensioni, tanto che scrisse: «tutte le
mie parole venivano da quelle scelleratissime genti
interpretate a loro modo». Fu qui probabilmente che
prese consapevolezza del malgoverno spagnolo che poi
stigmatizzerà nelle sue opere. Dopo un breve soggiorno
a Venezia, nel 1599 trovò un impiego a Roma quale giudice criminale in Campidoglio, durante il quale prese
coscienza dell’arbitrio dei giudici romani, definiti
«macellari». In quegli anni si diede allo studio dei testi
di Tacito, soprattutto sotto il profilo politico, quasi isolandosi idealmente dalla triste realtà che lo circondava.
Nel 1603 ricominciò il suo girovagare per il governo
105
Autore anonimo, Ritratto di Traiano Boccalini,
da Enciclopedia Italiana, Treccani, vol. VII, p. 230.
di città, portandosi a Comacchio, da dove, nel 1606 si
trasferì a Bagnacavallo e nel 1608 ad Argenta. In quegli
anni, a partire dal 1605, abbandonò l’idea di un commento su Tacito e si dedicò con fervido empito creativo
ai suoi Ragguagli di Parnaso, immaginando un regno,
sereno e umano, governato da Apollo, del quale egli,
fingendosi il «gazzettiere», una specie di «inviato speciale», dà il «ragguaglio» di quanto vi accade.
Anche ad Argenta il Boccalini ebbe contrasti, per cui
il cardinale Bonifacio Caetani, ammiratore dei suoi
scritti, lo raccomandò al cardinale Caffarelli Borghese
perché fosse trasferito ad altra sede, annotando che lo
scrittore era «troppo eminente ingegno per un luogo
come Argenta». E così nel 1609 fu inviato quale commissario apostolico a Matelica che lasciò nel marzo
1610, per tornare a Roma, dove ebbe problemi anche
con il Santo Uffizio per alcuni suoi scritti, ottenendo
però la completa assoluzione dall’accusa di asserzioni
ereticali e l’assoluzione dalla scomunica per detenzione
di libri proibiti.
Nel 1611 tornò nelle sue Marche quale governatore di
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
Le Opere
106
A. Ortelio, Theatrum orbis terrarum, Anversa 1572,
Veduta di Loreto al tempo della giovinezza di Traiano
Boccalini, ivi trascorsa. Si noti il Palazzo Apostolico
ancora in fase di costruzione, sotto la direzione del suo
genitore Giovanni, architetto del Santuario, il quale
provvide anche al disegno della facciata della basilica,
che nella stampa appare ancora spoglia.
Sassoferrato. Dal fitto carteggio con il suo amico Lelio
Guidiccioni si viene a conoscere tutto il suo impressionante lavoro richiesto dalla stesura e pubblicazione dei
Ragguagli di Parnaso, per la cui stampa si auspicava di
potersi recare a Venezia, città libera e accogliente.
Purtroppo, però, fu confinato in un altro governo marginale, a Nocera Umbra, ma lasciò quell’impiego e si
portò nella città lagunare, chiedendo poi invano un
nuovo incarico a Comacchio, o a Lugo, o a Cento, centri
non lontani dalla città lagunare.
A Venezia, in seguito a violente coliche febbrili,
morì il 29 novembre 1613. Fu effettuata un’autopsia
sul suo cadavere, dalla quale risultò che la morte era
stata causata da «una apostema di smisurata grandezza nel fegato», quasi sicuramente un tumore. L’autopsia
di per sé contraddice la diceria - messa in circolazione
da alcuni congiunti dello scrittore - di una sua morte
per avvelenamento o per percosse ad opera degli spagnoli, il cui governo in Italia Traiano sferzò impietosamente. Per interessamento dell’amico don Angelo
Grillo, la sua salma fu tumulata in San Gregorio
Magno, nelle fosse comuni della sala capitolare, per
cui non fu più possibile identificarla.
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
Sono essenzialmente quattro: Le Lettere, i
Commentari di Tacito, i Ragguagli di Parnaso e la
Pietra del paragone politico.
Il più grande successo lo ebbero i Ragguagli
di Parnaso, successo che conobbe in vita l’autore e crebbe enormemente dopo la sua
morte. Si tratta di un’invenzione letteraria
alquanto bizzarra e pungente, che finì per
esser quasi un genere letterario, ripreso da
altri scrittori con minor vigore e con più scarsa inventiva. L’autore immagina che Apollo
sieda al governo di una società di virtuosi di
ogni tempo e di ogni nazione e li convochi
per discutere questioni di diversa natura
(politica, economica, religiosa, morale, letteraria e artistica). Sentiti i pareri, Apollo pronuncia la sua decisione. Si tratta, in realtà di
un transfert immaginario della realtà contemporanea – su cui l’autore esercita un giudizio
critico libero e acuto - nel Parnaso, un mondo
idealizzato e rasserenante. Tre avversioni nutre il
Boccalini: contro gli ipocriti, contro i principi avidi di
dominio, in primo luogo quelli spagnoli, e contro
certi riformatori in ambito religioso.
Seguì postuma la Pietra del paragone politico, una
specie di appendice ai Ragguagli, nella quale la satira
mordace si avventa in special modo sul governo spagnolo in Italia. L’autore denuncia ai principi italiani
l’insaziabile cupidigia e le mene subdole di quel
governo, ammantate di zelo cattolico. Enorme fu il
successo dell’operetta che in pochi anni conobbe in
Italia ben quindici differenti ristampe. Anche all’estero (in Francia, in Inghilterra, in Olanda e in Germania),
le due opere principali del Boccalini ebbero un considerevole successo. Diversa sorte ebbero invece le sue
numerosissime carte sui Commentari di Tacito che,
pubblicati la prima volta solo nel 1678 con sfacciate
manomissioni, ancora attendono una rigorosa edizione critica.
Piace riferire il consapevole e motivato giudizio sul
Boccalini di Giovanni Rua, che curò l’edizione critica dei
Ragguagli nel 1910-12: «Il Boccalini fu uno degli scrittori
più celebri del suo secolo e più diversamente giudicati.
Le sue non sono opere d’arte, ma di varia dottrina e d’ingegno vivace e costituiscono un documento importante
del pensiero italiano del secolo XVII».
Un notevole scrittore, dunque, al quale la città natale,
nel 1898, dedicò la via principale che un tempo si chiamava Via dei Coronari. Nel 1915 assunse la denominazione ufficiale di Corso Traiano Boccalini.
loreto nel mondo
nel
La Madonna di Loreto a Friburgo
nella Svizzera Francese
L
a cappella dedicata alla Madonna
di Loreto come edificio isolato, è posta in
alto su di uno sperone
roccioso della Planche
Supérieure dell’area
urbana di Friburgo,
poco al di fuori
dell’antica porta di
Bourguillon, che immetteva ieri, ma anche oggi nel cuore
della città. Per questa
sua posizione a ridosso delle mura civiche,
essa è tale da sovrastare e proteggere la
vecchia città bassa sulle sponde del fiume La Sarine e da
dominare anche l’antica ed imponente cattedrale, oltre che
qualificare agli occhi del viandante che fa il suo ingresso in
città con la sicurezza del luogo, la spiritualità dei suoi abitanti. Questo monumento è nel suo genere tra i più belli,
originali e significativi dell’intera Svizzera e il più rassomigliante all’originale italiano sotto diversi aspetti.
Certamente singolare è l’analogia con la sua posizione
ai margini della strada, lungo il
cammino nella direzione di Loreto (le chemin de Lorette) all’apice
del monte e per l’essere stata costruita ai bordi di un dirupo su di
una piattaforma rocciosa. L’essere stata edificata poi su roccia ha
permesso ai suoi costruttori di
ricordare alcune realtà caratteristiche della Casa nazaretana della Vergine Maria. Infatti il vano
sottostante, necessario per realizzare un pavimento all’edificio
sacro è stato concepito come una piccola cripta, spazio
vuoto da non utilizzare per necessità liturgiche, ma utile
solo a dimostrare che la cappella, come un tempo a Nazaret, ma anche a Loreto, non ha fondamenta. Questa particolarità si può controllare facilmente per mezzo di aperture perimetrali a filo terra, chiuse da piccoli sportelli verdi
apribili dall’ esterno verso l’alto, essendo per l’appunto
posti alla base dell’edificio. Un tratto di roccia emerge addirittura dal pavimento interno alla chiesa, sul lato corto
opposto a quello con la nicchia contenente la Statua della
Vergine, a ricordare anche ai fedeli più distratti che la S.
Casa a Nazaret sorgeva appunto sulla roccia.
L’interno è una riedizione dello spazio sacro loretano
con le stesse dimensioni, prese nelle Marche con molta
precisione dal Cancelliere Georges Pierre Montenach, inviato dal Governo del Cantone di Friburgo, così come si
presentava in quel tempo. Se una porzione della navata
unica è separata dal presbiterio da una ricca cancellata in
ferro battuto con fiori e corone, quest’ultima fu aggiunta
nell’ultimo restauro del 1784, in quanto precedentemente
la sola zona del Sacro Camino era divisa dal resto, definito
dalle tre pareti costituenti la reliquia Camera, da un’iconostasi in legno con la parte superiore a grata e la parte inferiore chiusa con due porticine proprio come a Loreto.
Oggi, sulla parete al di là della cancellata, si apre una
nicchia circondata da una ricca cornice dorata che ospita una bellissima statua in
legno della Vergine Maria
con il suo Bimbo in braccio,
mentre due angioletti, che
reggono candelieri, la indicano affettuosamente ai fedeli. Bianchi sono i volti della Madonna e di Gesù Bambino, dolcemente atteggiati
in contemplazione verso
l’alto, così come bianchi
sono i manti ricamati d’oro
e di pietre preziose che li riIl Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
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108
vestono e dorate le corone con le piccole croci che sormontano le loro teste. L’archetipo loretano è stato cosi
interpretato con sensibilità ed eleganza dallo scultore H. F. Reyf di Friburgo, artista tra i più quotati all’epoca,
nel cui atelier sono state preparate
anche le statue che ornavano le pareti
esterne della chiesa.
Altro particolare caratterizzante
l’insieme è il bassorilievo scolpito su
tavola di legno che raffigura la Traslazione della Santa Casa trasportata
dagli angeli su di un mare solcato da
ben tre navi, scultura ben in vista sul
paliotto in legno che orna l’altare al
di sotto del Sacro Camino. Attualmente le pareti interne sono prive
degli affreschi simili a quelli di Loreto, pitture che in passato dovevano
certamente ornarle, ma che si sono nel tempo deteriorate fino a scomparire. Pitture recenti sono anche quelle
delle volte poste in sostituzione delle antiche deteriorate con il trascorrere degli anni.
Nella navata interna una lapide racconta la storia
della fondazione di questa chiesa, ex-voto in marmo che
si riferiscono anche alle due ultime guerre sono appesi
alle pareti, mentre un bastone in legno è posto di traverso sul muro di sinistra e su di esso sono appese stampelle. Quattro porte sono aperte sulle quattro pareti, ma
una di esse è finta a ricordo di quella chiusa a Loreto.
La volta bombata è suddivisa in spazi romboidali con
decorazioni floreali, mentre nelle lunette adiacenti sono
raffigurate l’Annunciazione, l’Assunzione e la Sacra Famiglia. Tutto concorre a rendere il luogo particolarmente
sacro e serio, ricco di valori di fede e di devozione.
Anche l’aspetto esterno ha le sue peculiarità con una
certa ottima corrispondenza con il modello italiano di
Loreto. Le quattro facciate esterne della piccola chiesa
sono suddivise in pannelli, cinque nelle pareti laterali e
tre nelle pareti frontali, caratterizzati da archi con altorilievi e nicchie con statue che non sono di sibille e profeti come a Loreto, ma di membri o parenti stretti della
Sacra Famiglia, quando non personaggi viventi al tempo dell’
Annunciazione e direttamente o
indirettamente coinvolti nella
storia di quei giorni. Essi sono
Maria e Giuseppe, Gioacchino ed
Anna, nonni materni oltre che
primi proprietari della Santa
Casa, Zaccaria ed Elisabetta, gli
zii di Gesù, l’Arcangelo Gabriele,
il cugino del Cristo, Giovanni
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
detto il Battista, i suoi primi amici
che divennero anche discepoli, Giacomo il Maggiore ed il Minore e Giovanni, che, dopo la morte di Gesù,
tenne con sè Maria come Madre, oltre
i quattro Evangelisti, biografi degli
eventi celebrati con la costruzione.
Questa scelta dei personaggi sembra
voler indicare ai fedeli ed ai pellegrini la
dimensione terrena di una casa speciale, solo perché in essa avvenne, con il sì
di una Donna, l’evento per cui ci è data
la Salvezza. Non più quindi sibille e
profeti che annunciavano l’avvenimento futuro, ma testimoni dell’ avvenimento stesso che si era verificato.
Un’altra particolarità di questa
chiesetta è rappresentata dalla forma del tetto a capanna a falde, con
la facciata anteriore continua sopra
l’ultimo cornicione. Ancora al disopra, sopra la copertura vera e propria, si eleva un campaniletto che funge
anche da lucernaio con due ordini di otto piccole finestre. Alla fine della torretta c’è un’ asta in ferro battuto
che si apre a forma di medaglione con l’immagine della Vergine e del bambino. Dall’altra parte, al colmo finale del tetto, si erge una croce. A quell’epoca, nella
seconda metà del 1600, tutti questi elementi di completamento risultavano necessari, in quanto la cappella di
Loreto a Friburgo era posta in alto e lontano dalla città,
mentre la Santa Casa a Loreto era interna alla Basilica
e non aveva bisogno di ciò.
L’immagine di questo tetto richiama alla memoria la
copertura indicata in una stampa del Salmon, realizzata
a Venezia nel 1743, che mostra il rivestimento marmoreo della Santa Casa, che, anche se interno alla basilica,
è completato da un tetto a capanna sormontato da una
croce sul frontone principale.
Tutte queste peculiarità denotano la cura e l’amore con
cui questa chiesa fu innalzata in poco più di un anno, tra il
1 aprile 1647 ed il 18 agosto 1648, su invito pressante del
padre gesuita Gumppenberg, predicatore a quell’epoca
della Cattedrale di St. Nicolas, per sollecitare la protezione
della Madonna di Loreto contro il
pericolo di una invasione da parte
della Francia e della Germania
nell’ultimo periodo della guerra
dei Trent’Anni. Affetto ed interesse
vivi ancora oggi, a voler considerare come è mantenuta, migliorata e
restaurata ed officiata con il concorso dei cappellani che si susseguirono nel tempo.
Anna Rosa Curi
novità editoriali
Abbiamo abbracciato
Santa Bernadetta
L
’Unitalsi della Sezione Lombarda ha organizzato una peregrinazione con
le reliquie di Santa Bernadette, contenuta in un’artistica urna, svoltasi dal
12 novembre al 15 dicembre 2012. Le reliquie sono state trasferite in varie località, dalla Bassa Lodigiana alla Valtellina, attirando un folla incalcolabile di
devoti. Basti pensare che sono state distribuite ben 150mila immaginette!
La stessa sezione unitalsiana ha provveduto alla pubblicazione di uno splendido volume che racconta, attraverso numerose immagini e rapide didascalie, lo straordinario evento. Ne risulta una lettura piacevole ed edificante.
Il libro è introdotto da una preghiera alla santa, scritta dal cardinale Angelo Comastri, e reca la Presentazione di
Vittore De Carli, presidente dell’Unitalsi lombarda. Il presidente ha annunciato che per il 2015 è prevista una peregrinazione analoga con la statua della Madonna di Loreto. L’arcivescovo Giovanni Tonucci e i responsabili del
santuario hanno espresso a riguardo il loro più sincero plauso e la più completa collaborazione.
______________
Abbiamo abbracciato Santa Bernadette, Milano 2012, pp. 117, tutte illustrate a colori, € 15,90 (si può richiedere alla
sezione Unitalsi Lombarda, Via G. Labus, 15 - 2147 Milano; e-mail: [email protected]).
La Prepositura
di Monsampolo
L
uigi Girolami ha pubblicato una documentata ricerca sulla Prepositura di
Monsampolo (Ascoli Piceno) che qui segnaliamo perché contiene diverse
notizie sul culto della Madonna di Loreto in quel luogo.
L’autore illustra la «Peregrinazione lauretana», cioè la sosta a Monsampolo dei pellegrini diretti a Loreto e l’accoglienza loro riservata, soprattutto a partire dalla seconda
metà del secolo XVI, dopo la costruzione di un ospedale. Ricorda anche la festa della
Madonna di Loreto nel paese, a partire dal 1613, segnalando un bel plastico ligneo,
raffigurante la Santa Casa con la Madonna e il Bambino sopra il tetto (pp. 50-51).
L’autore descrive pure altri aspetti del culto lauretano in loco, come i lasciti a
favore della Santa Casa, le vicende di una preziosa corona offerta dal Comune di Monsampolo alla Vergine
Lauretana e le medaglie di soggetto lauretano rinvenute in quel territorio (pp. 57-63).
Si tratta di un caso emblematico dell’intensità del culto mariano-lauretano nei comuni delle Marche, soprattutto
nei secoli XVI-XVIII. D’altro canto, si sa che il Torsellini, nella sua Historia del santuario di Loreto, pubblicata nel
1597, afferma che la Madonna di Loreto già nel secolo XVI era considerata la celeste Patrona dell’intera Marca.
________________
L. Girolami, La Prepositura di Monsampolo. Un millennio di riti, usi e tradizioni, Acquaviva Picena, pp. 213, senza prezzo. (Si può richiedere alla Prepositura di Monsampolo del Tronto, Via Mazzini, 50; tel. 0735-704650). Un grande
scrittore loretano del Seicento
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
109
vita del santuario
Programma di massima
dell'Unitalsi a Loreto
I pellegrinaggi dei malati organizzati dalle varie sezioni regionali dell’Unitalsi hanno approntato il seguente
programma di massima per l’anno 2013
110
SEZIONEARRIVO
PARTENZA
Toscana
Piemontese
Umbra
Toscana
Lombarda
Emiliana – Romagnola
Marchigiana
Romana-Laziale
Romana-Laziale
Molisana
Triveneta
Ustal
Marchigiana
Marchigiana
Marchigiana
Toscana
Lombarda
Marchigiana
Lombarda
Campana
10.3. ‘13
7.4.’13
21.4.’13
28.4.’13
19.5.’15
17.6.’13
23.6.’13
27.6.’13
15.7.’13
18.7.’13
24.7.13
27.7.’13
5.8.’13
12.8.’13
21,8. ‘13
24.8.’13
27.8.’13
2.9.’13
6.10.’13
20.10. ‘13
8.3.’13
5.4.’13
19.4.’13
25.4.13
16.5.’13
14.6,’13
21.6.’13
23.6.’13
12.7.’13
15.7.’13
20.7.’13
24.7.’13
2.8.’13
9.8.’13
18.8.’13
21.8.’13
24.8.’13
30.9.’13
3.10.’13
17.10.’13
Nella foto: alcuni unitalsiani della Sottosezione di Monza a Loreto nel 2012 con l’arcivescovo Giovanni Tonucci in uno dei pellegrinaggi della Sezione Lombarda.
Numero dei pellegrini Loreto 2012
D
ai dati della sagrestia, risulta che nell’anno 2012 sono state acquistate e distribuite nella basilica 500.000 particole, alle
quali si devono aggiungere quelle portate con sé da molti gruppi di pellegrini, quelle distribuite a Montorso e nelle
case di accoglienza munite di cappella per le celebrazioni eucaristiche e le circa 10.000 ostie grandi, spesso dimezzate,
riservate ai sacerdoti per la santa Messa. In tal modo, si raggiunge presumibilmente la cifra di circa 560.000 particole.
In base a un parametro di riferimento, ricavato da un’indagine socio-religiosa di alcuni anni or sono, si sa che uno su sei - e
oggi forse meno - dei pellegrini e turisti a Loreto si accosta alla santa comunione. Innumerevoli, infatti, sono le scolaresche, i
gruppi di passaggio rapido e i turisti estivi, che non si accostano all’eucaristia. Ne deriva che, moltiplicando 560.000 per 6, si ha
il numero approssimativo di presenze a Loreto: 3.360.000 persone. Si nota un lieve calo rispetto agli anni precedenti.
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
vita del santuario
"Loreto e Mercedes-Benz nel ricordo
di Giovanni XXIII"
I
l 27 gennaio, nel contesto della Mostra su «Giovanni XXIII pellegrino a Loreto e Assisi», dedicata alla storica visita di quel papa a Loreto il 4 ottobre 1962, si è tenuto nella Sala Pomarancio un incontro in cui è stata illustrata l’auto Mercedes Benz che trasportò il pontefice dalla stazione ferroviaria di Loreto al santuario e viceversa.
Dopo una breve relazione di p. Giuseppe Santa- L’arcivescovo Giovanni Tonucci, nelle Cantine del Bramante,
relli, che ha illustrato gli affreschi del Pomarancio, illustra la Mostra sul viaggio di Giovanni XXIII a Loreto nelle
Cantine del Bramante.
l’arcivescovo Giovanni Tonucci, ha illustrato il significato della Mostra e ha presentato il dvd Rai che ripropone la diretta televisiva del 4 ottobre 1962. Ha avuto
luogo anche un intrattenimento della Cappella Musicale della Santa Casa, diretta da p. Giuliano Viabile, la quale
ha eseguito alcuni scelti canti. Subito dopo, i partecipanti si sono trasferiti nelle Cantine del Bramante per una
visita guidata della Mostra, dove era esposta la Mercedes-Benz 500 Landaulet, utilizzata da Giovanni XXIII. L’incontro si è concluso con la degustazione di prodotti tipici marchigiani. (Foto Montesi)
Le corone della Madonna di Loreto
e del Bambino
N
ella Mostra su «Giovanni XXIII Pellegrino
a Loreto e Assisi», allestita nelle Cantine
del Bramante, figuravano anche le splendide
corone della statua lauretana della Madonna e
del Bambino, poste sul loro capo dal Papa buono il 4 ottobre 1962. Si leggono talora notizie
improprie a riguardo delle corone, che furono
realizzate su iniziativa del cappuccino padre
Pancrazio Gaudioso, fondatore della Fraternità
Francescana di Betania, a quel tempo addetto alla custodia della Santa Casa, il quale coinvolse alcuni benefattori, soprattutto di Prato, figli spirituali di Padre Pio. All’interno della corona, in una lunga iscrizione, si leggono incisi i loro nomi.
La lunga iscrizione inizia con queste parole: «Alla Signora della Santa Casa / i Sommi Pontefici / Pio XII e Giovanni XXIII / Mons. P. Principi Amm. Pont. di Loreto / Mons. P. Fiordelli Vesc. Di Prato / i Figli Spirituali di Padre
Pio / da Pietrelcina / Offrono / uniti con le loro famiglie / 1959. / - Progetto U. Bartoli – Firenze / Montat. L.
Maluberti – Firenze / Orafo V. Neri Firenze».
Seguono i nomi dei singoli offerenti. Le corone, quindi, sono legate idealmente alla figura di san Pio da Pietrelcina, il quale personalmente vi partecipò. Ricorda p. Pancrazio Gaudioso che Padre Pio, invitato a parteciparvi,
rispose: - «Come faccio, io sono povero, non ho niente»!- In quello stesso momento un amico si sfilò l’anello con il
brillante e glielo diede. Il brillante fu inserito nella crocetta che è in cima alla corona. (Foto Montesi)
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
111
vita del santuario
Simposio per penitenzieri
su "Riconciliazione e Direzione
Spirituale"
N
112
ei giorni 28-29 gennaio, si è svolto a Da sinistra a destra: il prof. Manlio Sodi, moderatore e relatore del
Loreto, nella Sala «Pasquale Macchi», il Simposio, l’arcivescovo Giovanni Tonucci, il vescovo Krzysztof Nykiel e
il prof Paolo Carlotti.
IV Simposio per Penitenzieri, organizzato
dalla Delegazione Pontificia per il Santuario
della Santa Casa.
Il simposio ha avuto come tema: «Riconciliazione e Direzione spirituale, “luoghi” privilegiati di educazione della coscienza e di
permanente evangelizzazione».
I lavori hanno avuto inizio nella mattinata
del 28 gennaio con il saluto dell’arcivescovo
mons. Giovanni Tonucci, al quale hanno
fatto seguito la relazione del vescovo mons.
Krzysztof Nykiel, Reggente della Penitenzieria Apostolica, su «Educare la coscienza
oggi: attesa, sfida e implicanze», e quella del
prof. Paolo Carlotti, Prelato consigliere della
Penitenzieria Apostolica, su «Il sacramento
occasione di evangelizzazione della coscienza (con specifico riIl Simposio è contiferimento agli adonuato il 29 gennaio, a
lescenti e ai giovapartire dalle ore 9.30
ni)». I lavori sono
con le relazioni del
proseguiti nel poprof. Manlio Sodi, Premeriggio, a partire
sidente della Pontificia
dalle ore 16.30, con
Accademia di Teologia,
la relazione della
su «L’anno liturgico
prof.ssa Sofia Tavelcome itinerario di edula, psicologa e psicocazione della coscienterapeuta all’Uniza», e del prof. Sabatino
versità di Urbino e
Majorano, su «Il sacerdi Roma, su «Il midote educatore della conistero dell’ascolto
scienza nella celebraal servizio della cozione dei santi misteri».
municazione liturgiInteressanti sono stati i
ca e della relazione
dibattiti
seguiti
alle
relazioni,
che
hanno messo in evitra sacerdote e credente nelle diverse età della vita», e
con quella del prof. Cataldo Zuccaro, ordinario di teolo- denza aspetti pastorali di notevole interesse e talora di
gia morale nella Pontificia Università Urbaniana, su «Il scottante attualità. Considerevole è stata la partecipasacramento “luogo” di educazione della coscienza? Tra zione di sacerdoti e religiosi, provenienti anche da diverse sedi. (Foto Montesi)
preparazione, celebrazione e scelte di vita».
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
vita del santuario
Ottocento neo-catecumenali
in Santa Casa
L
a sera del 12 gennaio, ottocento neocatecumenali, guidati dal fondatore del movimento Kiko
Arguello, hanno affollato il santuario per un intenso tempo di preghiera. Sono quindi passati tutti
in Santa Casa, affidandosi alla protezione della Madonna di Loreto, che costituisce un punto di riferimento importante nella loro devozione mariana. Nei seminari «Redemptoris Mater» del movimento,
per volere di Kiko, è collocata una statua della Madonna di Loreto senza dalmatica. (Foto Montesi)
Sacerdoti Cinesi nella Santa Casa
I
l 27 dicembre scorso, quattro sacerdoti della Cina hanno fatto un devoto pellegrinaggio alla Santa
Casa, dove hanno pregato intensamente la Vergine Lauretana, anche con la recita del santo rosario,
per la Chiesa cattolica in Cina. La foto li riprende davanti al Rivestimento marmoreo, che hanno ammirato con vero stupore.
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
113
vita del santuario
Premiazione
del presepio più bello
N
114
el periodo natalizio, a
Loreto, in tre locali
posti lungo Corso Boccalini,
è stata allestita l’esposizione
dei presepi dei vari partecipanti, provenienti da ogni
parte d’Italia. La rassegna
dei presepi è stata organizzata dal Comune, dalla Pro
Loco e dalla Confartigianato
di Loreto, in collaborazione
con la Regione Marche. La premiazione ha avuto luogo il 6 gennaio. A tutti i partecipanti è stata rilasciata una
pergamena, realizzata a mano da maestri calligrafi. Molto ammirato è stato anche il tradizionale presepio allestito
in Piazza della Madonna, a ridosso della Fontana del Maderno, non lontano dall’albero di Natale, donato dal
comune di Andalo. (Foto Montesi)
La marcia della giustizia
e della pace
da Recanati a Loreto
N
el tardo pomeriggio del 26 gennaio, sabato, si è avviata dalla
parrocchia «Cristo Redentore» di Recanati la XII Marcia della Giustizia e
della Pace, giunta a Loreto verso le
ore 21.15. E’ stata organizzata dalla
Commissione Pastorale sociale e del
Lavoro, con la collaborazione di varie altre associazioni, impegnate nella promozione della pace e della giustizia. Vi hanno partecipato, prendendo la parola, Nizar Lama, un giovane
palestinese di Betlemme, e Mirco Neri dei «Medici senza frontiere» attivo in Siria. A Loreto ha avuto luogo una
celebrazione nella basilica, presieduta da mons. Bregantini, arcivescovo di Campobasso. Notevole è stata la partecipazione. (Foto Montesi)
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
vita del santuario
Tremila partecipanti al
"moto-pellegrinaggio"
N
on si sono visti mai a
Loreto tanti motociclisti
come nella mattinata del 6
gennaio. Hanno invaso Piazza della Madonna, Piazza
Papa Giovanni e Via Sisto V
fino al Bastione del Comune,
arrivando fino a Piazza dei
Galli. Sono stati contati ben
tremila motociclisti, venuti a
Loreto da ogni parte d’Italia
per invocare la protezione
della Madonna di Loreto sui loro viaggi, talora spericolati. Dopo il saluto del sindaco Paolo Niccoletti, che ha messo
in risalto con piacere la larghissima partecipazione, l’arcivescovo mons. Giovanni Tonucci ha prima rivolto un breve
indirizzo ai motociclisti e poi ha impartito loro la benedizione. E’ seguito l’urlo assordante dei motori che ha fatto
vibrare gli edifici, quasi un saluto festoso alla celeste Patrona della «Casa in cammino». (Foto Montesi)
La benedizione degli animali
nella festa
di Sant'Antonio
I
l 20 gennaio, in Piazza della
Madonna, ha avuto luogo la tradizionale benedizione degli animali, in
concomitanza con la posticipata festa
di sant’Antonio abate, celebrata liturgicamente il giorno 17. La festa è stata
organizzata dalla Pro Loco di Loreto,
con la collaborazione di alcune associazioni e aziende della zona, la quale
ha provveduto anche alla distribuzione dei panini benedetti. La Piazza brulicava di animali domestici: cani, gatti,
asinelli, eccetera. Su tutti spiccavano due mucche con un carretto. La banda musicale di Loreto ha allietato la festa.
Alle ore 12.00 dopo la messa, padre Sergio Andriotto ha impartito la benedizione agli animali, in un clima devoto, festoso e familiare. (Foto Montesi)
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
115
notizie flash
La causa di Beatificazione di Aldo Moro
perorata anche dall’arcivescovo Tonucci
116
E’ noto che da qualche tempo è stato avviato il processo a livello diocesano (Bari) per la beatificazione di Aldo
Moro, notissimo politico, ucciso dalle Brigate Rosse nel
1978. Tra gli altri, anche l’arcivescovo Giovanni Tonucci
- che nel 1978 si trovava a Roma con incarico nella Segreteria di Stato e quindi ha vissuto quei tragici eventi - ha
dato la sua adesione alla causa di beatificazione dell’illustre statista, apponendo la sua firma il 25 ottobre scorso,
davanti ai promotori della causa e del cancelliere della
Prelatura Lauretana p. Vittorio Pazzaglia. Si sa che Aldo
Moro, quando con la sposa Eleonora Chiavarelli si recava
a Monte Marciano (AN), patria di lei, faceva talora una
devota sosta al santuario di Loreto.
Un dvd sul Viaggio di Giovanni XXIII a Loreto
La Televisione Italiana, il 4 ottobre 1962, in occasione
dello storico viaggio di Giovanni XXIII a Loreto, mise in
onda un servizio diretto dell’evento durato molte ore e
ancora vivo nella memoria di coloro che lo seguirono e
ammirarono. Ora, in occasione della Mostra allestita a
Loreto nelle Cantine del Bramante a ricordo di quel
viaggio, la Sede Regionale di Ancona della Rai ha predisposto un dvd che lo ripropone su un testo messo a
disposizione di Rai Teche. La Ditta Euromet Standing
Innovation ha generosamente sponsorizzato l’iniziativa, fatta propria dal Centro Studi Lauretani della
Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa. Il
dvd è stato distribuito gratuitamente ai visitatori della
Mostra. Nel retro copertina si legge una breve presentazione dell’arcivescovo Giovanni Tonucci, il quale, tra
l’altro, scrive: «Non potevamo immaginare che quel
rapido pellegrinaggio, compiuto in treno nello spazio di
un solo giorno, avrebbe aperto una stagione nuova
nella vita della Chiesa: quella dei viaggi apostolici dei
Papi, che hanno portato i successori di Papa Giovanni
in ogni parte d’Italia, d’Europa e del mondo».
Un disegno di una scodella lauretana
di Arturo Gatti
Ettore A. Sannipoli ha dato notizia che nella Sezione
dell’Archivio di Stato di Gubbio si conserva un disegno
di Arturo Gatti, il noto pittore che nella prima metà del
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
secolo scorso ha decorato la Cappella Polacca. Il disegno
su carta, datato 1924, si riferisce a un progetto di una
scodella in maiolica policroma, dove campeggia la figura
della Vergine Lauretana vestita di dalmatica, entro un
alone raggiante, con una scritta all’intorno che dice: Virgo
Lauretana ora pro nobis. L’orlo è ornato con una delicata
coroncina di gigli e di piccole rose, simboli delle virtù di
Maria. La parete esterna della scodella è decorata invece
con tre fasce parallele, di cui la più bassa è punteggiata di
testine d’angeli. Probabilmente il Gatti approntò il disegno per qualche fabbrica di maioliche.
"Un Capodanno alternativo a Loreto"
I frati minori delle Marche, in collaborazione con la
Prelatura della Santa Casa e con il Centro di Pastorale
Giovanile « Giovanni Paolo II» di Montorso, hanno promosso, per la fine dell'anno 2012 e l’inizio del nuovo, una
manifestazione dal titolo: «Sui passi della fede». Dopo la
manifestazione musicale al Palacongressi, a cui ha fatto
seguito un cenone, i numerosi giovani si sono portati nel
santuario, partecipando a una veglia di preghiera presieduta dall’arcivescovo Giovanni Tonucci, a cui ha fatto
seguito, allo spuntare del nuovo anno, un festoso incontro in Piazza della Madonna tra spumanti e panettoni.
Un fiume di pellegrini a Capodanno
Raramente si sono visti a Loreto, in poche ore, tanti
pellegrini come nel pomeriggio del 1° gennaio. Essi
hanno assiepato tutti gli angoli della basilica, riversandosi ai confessionali e affollando tutte e tre le messe
pomeridiane. E’ stato un modo esemplare per dare inizio al nuovo anno sotto la protezione della Madonna.
Sorprese archeologiche a Loreto
Ai primi di gennaio è stata diffusa la notizia che in Via
San Francesco, in una proprietà di privati, durante i lavori di escavazione per le fondamenta di uno stabile a uso
abitativo, è venuto alla luce un intero complesso di fornaci tardo medioevali per la lavorazione del vetro, la quale
in quell’epoca era appannaggio esclusivo e geloso dei
veneziani. Ha spiegato l’archeologo Maurizio Landolfi
della Soprintendenza Archeologica delle Marche: «E’ una
scoperta di grandissimo interesse perché, per la prima
volta nelle Marche viene documentata non solo la lavo-
razione del vetro, bensì la prima produzione della massa
vitrea attraverso l’individuazione di un complesso di
forni destinati alla prima fusione del vetro». Non va
escluso che la fabbrica sia stata propiziata dal flusso dei
pellegrini alla Santa Casa, già considerevole alla fine del
secolo XIV e agli inizi del secolo XV.
"Canti per la Pasquella"
Anche quest’anno si è ripetuto il simpatico rito del
canto della «Pasquella», ossia dell’Epifania, svoltosi nel
pomeriggio del 6 gennaio in due tempi e in due locali
distinti: nella «Sala Pasquale Macchi» o del Tinello, alle
ore 17,30, un gruppo di provetti cantori loretani, diretti
da Francesco Tomassetti, ha cantato vecchi brani sull’argomento, musicati dai grandi maestri Adamo e Remo
Volpi, mentre nella Sala del Pomarancio o del Tesoro,
alle ore 19,30, la Corale Santa Cecilia di Villa Musone,
diretta da Marina Domenella, ha eseguito altri canti, di
più vario argomento. Grande è stata la partecipazione
di pubblico nell’una e nell’altra sede.
Una conferenza di Giorgio Israel a Loreto
Il Centro Culturale Lorenzo Lotto di Loreto ha organizzato un’importante conferenza, svoltasi il 21 gennaio, sul tema «Contro la riduzione positivistica della
ragione: religione, filosofia, scienza», svolto magistralmente dal grande studioso Giorgio Israel, professore
ordinario di Matematiche complementari, presso il
Dipartimento di Matematica dell’Università «La
Sapienza» di Roma.
Restaurata la Chiesa di S. Maria della Carità
a Brescia
La storica e artistica chiesa bresciana conserva, al suo
interno, una splendida riproduzione della Santa Casa
(1640-1647), oltre a pregevoli dipinti e a memorie storiche. Artefice principale del restauro è stata la Fondazione
CAB di Brescia. La cerimonia di inaugurazione, svoltasi
il 31 gennaio, è stata particolarmente solenne. Dopo la
celebrazione mattutina presieduta dal cardinale
Giovanni Battista Re, con la partecipazione di mons.
Luciano Monari, vescovo di Brescia, di mons. Federico
Pellegrini, direttore dell’ufficio dei Beni culturali della
diocesi di Brescia, e di mons. Alfredo Scarotti, parroco
della cattedrale di Brescia, nel pomeriggio si è tenuto un
incontro culturale, moderato da Ferruccio De Bortoli,
direttore del «Corriere della Sera». Al saluto del dott.
Alberto Folonari, presidente della Fondazione Cab,
sono seguiti, tra gli altri, gli interventi del cardinale Re
e del noto storico dell’arte Philippe Daverio.
Accompagnatori
spirituali al Santuario
L
’arcivescovo Giovanni Tonucci, delegato pontificio per il Santuario della Santa Casa, ha avuto la felice idea di istituire accompagnatori e accompagnatrici spirituali alla visita del Santuario di Loreto, i quali, come veri catechisti,
illustrano i messaggi biblico-teologici dei cicli artistici di soggetto mariano, presenti nello stesso santuario.
Sotto la guida del padre Giuseppe Santarelli, sono stati preparati a questo importante compito un accompagnatore e cinque accompagnatrici, già esperti, quali guide, della storia e dell’arte del santuario. Il 15 febbraio hanno
ottenuto il tesserino da parte della Delegazione Pontificia che li autorizza a svolgere questa attività.
D’accordo con l’arcivescovo, sono stati individuati tre siti o itinerari spirituali: il Rivestimento marmoreo con le
splendide sculture rinascimentali sulla vita della Madonna, tutte direttamente o indirettamente legate alla Casa
di Nazaret venerata a Loreto; la Sala del Pomarancio con le splendide storie della vita di Maria, simili in gran parte,
quanto al soggetto, a quelle del Rivestimento; e la Cappella tedesca, definita un «trattato di mariologia scritto con il
pennello». La spiegazione è di carattere biblico, teologico e spirituale. Una vera catechesi.
Gli addetti sono già all’opera e i pellegrini dei gruppi parrocchiali e di qualunque altro genere possono avvantaggiarsene fin da ora, chiedendo informazioni alla Congregazione Universale della Santa Casa: tel. 071.970.104;
e-mail: [email protected]
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
117
PUBBLICAZIONI
promosse dalla Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa
di Loreto - c.c.p. 311605 - Tel. 071970104
IL LIBRO DEL MESE
N. Monelli - G. Santarelli
L’Altare degli Apostoli
nella Santa Casa di Loreto
Pagine 102 - Numerose illustrazioni -  8,00
•Esce in seconda edizione (2012), con la prefazione dell’arcivescovo Giovanni Tonucci, dopo l’esaurimento in breve tempo
della prima edizione.
•La prima parte ripercorre la storia e la collocazione dell’Altare
a Nazaret e poi a Loreto, dove fu trasportato con le sante pareti
nel 1294, e spiega perché è detto “degli Apostoli”.
•La seconda parte studia la struttura dello stesso e la finitura
esterna delle pietre in stile nabateo e lo pone in raffronto con
altri altari paleocristiani dell’Oriente.
•Si tratta di un cimelio di eccezionale valore per antichità e per
provenienza.
testi spirituali
I prezzi indicati non comprendono la spedizione postale
Il Santuario di Loreto nella pa­rola di
Giovanni Pao­lo II e del car­dinale Jo­
seph Ratzinger ora Be­­ne­detto XVI, pp.
288, fo­to a colori 140, copertina cartonata,  19,00.
AA.VV., I pellegrini alla Santa Ca­sa
di Loreto - Indagine socio-religiosa, 1992
pp. 268,  9,30.
G. Santarelli, La Santa Casa di Lo­reto,
4ª ediz., Loreto 2006, pp. 505, illustrazioni 111,  12,00.
M. E. Patrizi, Il mi­
stero della Sacra Sindone, Quaderni de «Il Mes­
sag­gio», n° 1, pp. 56, ill. a
colori 40,  4,00.
N. Monelli, La S. Casa a Loreto - La S. Casa a Nazareth, 2ª ediz., Loreto 1997, pp. 205,  10,35.
G. Tonucci, Le Donne
nella Bibbia.Pentateuco
e libri storici, pp. 124, con numerose illustrazioni a colori,  10,00
G. Santarelli, I graffiti nella Santa
Casa di Loreto, Loreto 1998, pp. 121, fotocolors 66,  15,00.
pubblicazioni varie
N. Alfieri - E. Forlani - F. Grimaldi, Contributi ar­
cheo­logici per la storia della S. Ca­sa, Loreto 1977, pp. 69,
tavole 25,  2,60.
V. Salvoldi, La Madonna del sì. Lodi a Maria e arte in
suo onore, Lo­reto 2010, pp. 224,  18,00.
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
Luca da Monterado, Mons. Tom­maso
Gallucci, Lo­reto 1997, pp. 238,  12,00.
Ludovico Seitz e la Cappella Tedesca a
Lo­reto, Loreto 2008,
pp. 470, illustrazioni a
colori 331,  50,00.
G. Santarelli, Per­
so­naggi d’autorità a
Loreto, Loreto 2010,
pp. 240,  35,00.
N. Monelli - G. Santarelli, La Ba­si­
li­ca di Loreto e la sua reliquia, Loreto
1999, pp. 195, illustrazioni 54,  12,90.
AA.VV., La Congregazione Uni­ver­sale della S. Ca­sa
Atti del convegno per il centenario, Loreto 1985, pp. 355,
 10,35.
N. Monelli, Architettore e architetture per la S. Ca­sa di Lo­reto, Loreto
2001, pp. 160, illustrazioni 47,  9,00.
G. Ricci (sec. XV), Virginis Mariae Loretae Historia,
Loreto 1987, pp. 160,  5,15.
N. Monelli, Prime architetture picene per la Camera di Maria a Loreto, pp. 125, illustrazioni
44,  15,00.
G. Santarelli, Gli affreschi della Sala
del Pomarancio a Loreto, Loreto 2010,
pp. 102,  20,00
M. Montanari - A.
Schiaroli, Santi e Beati a Loreto, Lo­
reto 2005, pp. 492, con numerose illustrazioni,  9,00.
N. Monelli - G. San­tarelli, L’Al­tare de­
gli Apostoli nella Santa Casa di Lo­reto,
Lo­­reto 2012, pp. 102,
numerose il­lu­stra­zio­ni,
 8,00.
G. Santarelli,
Le Origini del Cri­stia­ne­simo nelle
Marche, Loreto 2009, 2ª ediz., pp. 430,
illustrazioni 39,  20,00.
G. Santarelli, Loreto nella storia e
nell’arte (formato grande), Ancona
1997, edizioni italiana, spa­gnola, in­
glese, francese, te­desca, portoghese e
russa;  10,00.
G. Santarelli, L’arte a Loreto, edizioni Aniballi, An­cona, 2ª edi­zione
2005, pp. 406, ill. a colori 375; in brossura  50
G. Santarelli, Loreto - Guida storica
e artistica, An­co­na 1996, edizioni italiana,
spa­gnola, in­glese, fran­cese, tedesca e portoghese;  5,00.
G. Santarelli, Guida illustrata in po­
lacco, 1992,  10,00.
G. Santarelli, Tradizioni e Leg­gende
Laure­tane, Lo­reto 2007, pp. 190, illustrazioni 45,  6,00.
N. Monelli - G. Santarelli,
Le Fortificazioni di Loreto,
Loreto 2010 pp. 150, ill. 50, 
15,00.
N. Monelli - G. Santarelli,
Loreto Palazzo Apostolico, Lo­reto 2012,
pp. 198, illustrazioni 185,  15,00.
P. Cavatorti, Le guarigioni a Lo­reto, Loreto
2001, pp. 152,  2,60.
C. Zeppa, Diario di una
miracolata a Loreto, Lo­reto
2007, pp. 48,  2,00.
Pagelline con rosario e con
preghiere lauretane -  0,20.
Cd “Canti lauretani” (con libretto) -  8,00.
Dvd “Lo­­­re­to - Fede
Sto­ria Ar­te” -  12,00.
(in undici lingue)
B. Anselmi, G. Via­b
i­le, Sal­mi Re­spon­so­
riali, An­­no B e C, pp.
120 -  25,00 cad.
Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno
forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La redazione,
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essere esercita­ti i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto
interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione.
Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013
Congregazione Universale della Santa Casa
Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità:
•Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Ma­donna e la sua Santa
Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’An­nunciazione
e l’Incarnazione;
Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari;
Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita
della S. Famiglia, le feste della Madonna.
•
•
L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue
finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (Messe
Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre).
NORME PER L’ISCRIZIONE
• Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e
famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione.
•La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre.
• Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente.
•Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie
Lauretane.
La
• quota d’iscrizione è di  10,00 (per l’iscrizione individuale) o di  16,00 (per l’iscrizione di più persone
o di una famiglia).
La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita
del santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni
sulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione
Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le
Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per
l’invio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo:
delegazione Pontificia - Congregazione Universale della santa Casa
60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.97.01.04 - Fax 071.97.47.176 - C.C.P. n. 311605
MESSE PERPETUE
Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa.
Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue:
cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8.
Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta  10,00)
Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta  16,00)
Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a:
Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN)
oppure tramite bonifico bancario:
Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3A
oppure tramite carta di credito direttamente dal sito internet: www.santuarioloreto.it
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Chi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite
lettera, fax o e-mail per consentire una risposta.
Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]
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MSG Marzo 2013