to giov Pa olo ll i ns er i Traiano Boccalini centenario della morte Ce dal Poste Italiane spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/AN Grazie, Papa Benedetto an n. 3 - marzo 2013 nt ro Gi vanni o INDIC AZIONI UTILI Orari TELEFONI Basilica della Santa Casa ore 6.15-20 (aprile-settembre) ore 6.45-19 (ottobre-marzo) La Santa Casa rimane chiusa tutti i giorni dalle 12.30 alle 14.30. Sante Messe Sabato e giorni feriali ore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa) ore 17 e 18.30 (aprile-settembre) ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo) Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo) Domenica e giorni festivi ore 7, 8, 9, 10, 11, 12 ore 17, 18, 19 (aprile-settembre) ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo) Confessioni Giorni feriali ore 7-12.10 ore 16.00-19 (aprile-settembre) ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo) Giorni festivi ore 7-12.30 ore 16-19.30 (aprile-settembre) ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo) Adorazione eucaristica quotidiana Lunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12 Sagrestia Basilica Dalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19. Prenotazioni Sante Messe, stesso orario. Celebrazione Battesimo Prima domenica di ogni mese: ore 17 (Basilica Santa Casa). Celebrazione Cresima Primo sabato di ogni mese: ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre) Presentarsi un’ora prima per la registrazione dei documenti. Celebrazione Matrimonio Informazioni presso il Parroco della Santa Casa: ore 10-12. Congregazione Santa Casa-Negozio (a sinistra della facciata della basilica). Ufficio accoglienza pellegrini e informazioni, prenotazione guide turistiche, con negozio ricordi e stampe del santuario, abbonamento alla rivista e iscrizioni alle Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.3018.30 (15-19 giugno-settembre). Ufficio Postale Loreto Orario: 8-13.30; sabato 8-12.30. QUOTA ASSOCIATIVA A “IL MESSAGGIO della SANTA CASA” Ordinario……………………… Sostenitore… ……………… Benemerito… ……………… Estero… ………………………… Euro 20,00 Euro 35,00 Euro 40,00 Euro 25,00 IL MESSAGGIO della SANTA CASA Sagrestia Basilica tel. e fax 071.9747.155 Mensile del santuario di Loreto Delegazione Pontificia Congregazione Universale della Santa Casa P.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN) Parroco della Santa Casa tel. 071.977130 Congregazione Santa Casa tel. 071.970104 - fax 071.9747.176 Segreteria arcivescovile tel. 071.9747.173 - fax 071.9747.174 Curia Prelatura Santa Casa tel. 071.9747.242 Registrazione Tribunale di Ancona n. 7 del 12/08/1948 Iscritto nel ROC con il numero 2120 Direttore responsabile ed editoriale Padre Giuseppe Santarelli Redattore Padre Ferdinando Montesi Rettore Basilica tel. e fax 071.9747.154 Consiglio di redazione Don Andrea Principini Don Francesco Pierpaoli Suor Barbara Anselmi Dott. Vito Punzi Archivio-Biblioteca Santa Casa tel. 071.9747.160 Imprimi potest + Mons. Giovanni Tonucci, Delegato Pontificio Loreto, 20 febbraio 2013 Libreria Santa Casa tel. 071.9747.178 Casa accoglienza malati e pellegrini tel. 071.9747.200 Albergo Madonna di Loreto tel. 071.970298 - fax 071.9747.218 Museo-Antico Tesoro tel. 071.9747.198. Dal 1° dicembre al 31 marzo aperto con orario: 10-13; 15-18. Dal 1° aprile al 30 novembre aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, con orario: 9-13; 16-19. Guide turistiche tel. 071.970104 Questo periodico è associato all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) La collaborazione alla rivista è gratuita Stampa Aniballi Grafiche s.r.l., Ancona Tel. 071.2861583 - Fax 071.2861735 [email protected] - www.aniballi.it “Il Messaggio” esce anche in inglese: The Shrine of the Holy House E-mail [email protected] [email protected] siti Internet www.santuarioloreto.it Messe in diretta su www.santafamigliatv.it ore 7.30 dalla S. Casa/ore 18.30 dalla Basilica Come raggiungerci… Autostrade Bologna-Ancona-Bari e Roma-Pescara-Ancona: uscita Loreto. Linee ferroviarie Milano-Bologna-An cona-Lecce con discesa Loreto alle stazioni di Loreto e Ancona, e Roma-Falco nara-Ancona, con servizio di autocorriere da Ancona *. Aeroporto “R. San zio” di Ancona-Falco nara, 30 km da Loreto. * Servizio Autobus Ancona per Loreto Feriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10 13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15 Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15 Servizio Autobus Loreto per Ancona Feriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00 13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25 Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15 Servizio Autobus Loreto stazione per Loreto Feriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.55 - 11.00 - 11.55 - 14.15 15.15 - 16.10 - 17.20 - 18.15 Festivo: 7.55 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15 Servizio Autobus Loreto per Loreto stazione Feriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50 14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55 Festivo: 7.35 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55 S OMMARIO Editoriale Grazie, Papa Benedetto 84 85 mons.Giovanni Tonucci La parola dell’arcivescovo L'irata moglie di Giobbe mons.Giovanni Tonucci 86 In copertina: Melozzo da Forlì, Angelo con ramoscello d'ulivo lettere al "messaggio" Spiritualità 87 Speranza generata dalla fede Valentino Salvoldi 89 "Paura e coraggio" 90 L'incoronazione di spine 92 Sono forse "figli di un Dio minore?" sor. Francesca Entisciò sor. Maria Elisabetta Patrizi fr. Samuele Casali 94 La preghiera nella sofferenza: far battere il cuore al ritmo del Suo n. 3 - marzo 2013 “Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio.” Benedetto XVI 84 87 95 Mons. Decio Cipolloni 95 ogni santità passa a loreto Beato Luigi Brisson (1817-1908) 99 inserto giovani p. Marcello Montanari dal Centro Giovanni Paolo ll il “messaggio” Intervista… 103Intervista al P. Marc Flichy Vito Punzi personaggi illustri a loreto Centenario della morte di Traiano Boccalini p. Giuseppe Santarelli 104 107 loreto nel mondo 109 novità editoriali 110 Non oscurare il volto di chi è malato 104 Paolo Giovanni Monformoso La Madonna di Loreto a Friburgo Anna Rosa Curi Vita del Santuario 110 112 Programma di massima dell'Unitalsi a Loreto Simposio per penitenzieri su "Riconciliazione e Direzione Spirituale" 116 notizie flash Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 editoriale Grazie, Papa Benedetto mons. Giovanni Tonucci - Arcivescovo di Loreto Q 84 Benedetto XVI a Loreto, il 4 ottobre 2012, accende la lampada in Santa Casa. uando si leggeranno queste righe, tu avrai già lasciato quella che, per otto anni, è stata la tua missione di Padre e Pastore universale. Il peso ti è sembrato troppo forte e hai deciso, in piena libertà, di lasciare che un altro prendesse il tuo posto. Ciascuno di noi avrebbe voluto dirti: “Lascia che io ti aiuti, dammi un poco della tua croce, ma resta con noi, continua a ispirarci con la tua parola e il tuo esempio”. Sappiamo però che quello è un peso che non si può dividere con altri. Pregare per il Papa: questo sì, lo possiamo fare e l’abbiamo fatto sempre. Essere figli obbedienti, di quelli che possono consolare un Padre pieno di amore per noi: questo, al massimo, possiamo dire di aver cercato di farlo. Ma non sta a noi dire quanto siamo riusciti ad esserlo. Ora, con un coraggio e una serenità che non cessa di sorprenderci, ci hai detto che volevi iniziare un nuovo cammino di vita, nel raccoglimento e nel nascondimento. E noi chiediamo a Dio che questo tuo desiderio sia esaudito e che ti siano dati tempo ed energie per continuare ad essere una presenza utile per la Chiesa, che tu ami tanto, al punto di rinunciare a te stesso per il suo bene. A Loreto, ci resta il ricordo di un incontro che non ha avuto uguali, qui, nella Piazza della Madonna, quando sei venuto a presentare ancora una volta a Maria le necessità della Chiesa, in questo momento così bello e delicato del suo itinerario di salvezza. Ora quella celebrazione, che, ispirati dalla tua guida, abbiamo vissuto con una intensità che ci ha sorpresi tutti, acquista un sapore nuovo, ancora più bello e più fecondo. È stato il tuo ultimo viaggio, e l’hai vissuto con noi, perché sei venuto pellegrino alla Santa Casa e soltanto noi siamo stati testimoni di questo incontro di fede e d’amore. Ripensando ai tuoi gesti di quel giorno, mi chiedo se la decisione che ora conosciamo fosse già presente nel tuo cuore. Tutto acquisterebbe allora un significato ancora più ricco e struggente, e ogni gesto parlerebbe in una prospettiva rivolta ad un domani, che diventava prossimo e voleva essere vissuto sotto lo sguardo materno di Maria. Ripenso anche alla tua volontà di sostare non nel Palazzo Apostolico – come sarebbe stato ovvio e anche facile: è casa tua! – ma a Montorso, in quella casa aperta per i giovani d’Italia e d’Europa, in omaggio all’altra Casa, quella che è racchiusa nel Santuario, che il tuo Predecessore ha indicato ai giovani come “la vostra casa”. Scegliendo di usare la stessa stanza nella quale aveva riposato il Beato Giovanni Paolo II nel suo ultimo viaggio, hai voluto lasciare un messaggio silenzioso di affetto per quei giovani che lì sono, in qualche modo, i padroni di casa. I giovani dei tanti incontri, dei raduni moltitudinari e delle Giornate Mondiali, ai quali hai offerto parole semplici ed esigenti, nei quali hai suscitato l’entusiasmo più spontaneo e che poi hai guidato nella preghiera silenziosa davanti a Gesù Eucaristico, quei giovani non dimenticheranno il tuo gesto. Perché proprio ad essi, con la tua scelta di rinunciare al servizio di Pastore universale, affidi un messaggio chiaro, che parla di donazione senza limiti, di generosità ad ogni costo, e di fedeltà alla Chiesa anche nelle scelte dolorose. E noi, insieme con i giovani tuoi amici, sentiamo il dolore della tua rinuncia, ma rispettiamo la tua decisione e ammiriamo l’amore che in questo modo estremo hai mostrato per la Chiesa e per ciascuno di noi. Non potremo più chiamarti con il bel titolo di Santo Padre, ma continueremo a chiamarti e a sentirti Padre, e ad amarti come tale. Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 la parola dell’arcivescovo L'irata moglie di Giobbe mons. Giovanni Tonucci - Arcivescovo di Loreto I l libro di Giobbe è anch’esso una specie di parabola, anche la salute di Giobbe viene toccache non racconta una storia realmente accaduta, con ta, ed egli è colpito da una piaga ripupersonaggi storici, ma presenta un caso esemplare, con gnante, per cui tutti lo abbandonano al suo triste la finalità di trattare un tema difficile e molto delicato: destino. L’unica persona che gli è rimasta vicino è la presenza del dolore nella vita degli uomini, la moglie, la quale, di fronte a tutte le disgrae più ancora l’esistenza del dolore innozie che sono capitate al povero marito, e cente, che colpisce cioè delle persone che naturalmente hanno coinvolto che non sono responsabili di pecanche lei, non riesce a capirne cato e che, nonostante che cerl’atteggiamento paziente e lo chino di vivere una vita corriprende con un po’ di cattiretta, seguendo al meglio la veria: “Rimani ancora legge di Dio, sono colpiti da saldo nella tua integrità? disgrazie e malattie. Maledici Dio e muori”. Il libro di Giobbe è difficiNon era certamente il le da leggere, perché i divertipo di intervento di cui si capitoli sono tutti pieni di Giobbe aveva bisogno, proargomenti più o meno razioprio mentre cercava di resinali. Il racconto è soltanto stere a tutte le sue difficolnei due primi capitoli e poi tà. Ma, fedele alla sua scelc’è una conclusione a lieto ta, risponde con mitezza fine nell’ultimo. Ma la anche a questa provocaziosostanza del libro è tutta in ne: “Tu parli come parletanti lunghi discorsi nei 38 rebbe una stolta! Se da Dio capitoli del testo. accettiamo il bene, perché Conosciamo bene la stonon dovremmo accettare il ria: Giobbe è un uomo ricco male?” (2,9-10). e profondamente buono. Per Dopo questo scambio di mettere alla prova la sua battute, la moglie di Giobbe fedeltà, Dio permette che le scompare dalla scena, per sue proprietà siano distrutte ricomparire, ma solo indireto rubate. Anche i suoi figli tamente, alla fine del libro. sono uccisi. Ma Giobbe non Quello che segue è un diasi lamenta e accetta da Dio logo serrato tra Giobbe e i questa prova: “Nudo uscii suoi tre amici, che sono venudal grembo di mia madre, e ti per consolarlo. Ad essi poi nudo vi ritornerò. Il Signore si aggiunge un quarto interha dato, il Signore ha tolto, locutore, di cui non sappiasia benedetto il nome del mo da dove sia venuto né Signore” (1,21). dove finisca poi, dato che In un secondo momento A. Dürer (1471-1528), La moglie di giobbe. non se ne parla più. Tra tutti, Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 85 lettere al “messaggio” 86 nasce una lunga discussione, in cui tutti cercano di spiegare le ragioni per cui Dio permette l’esistenza del male nel mondo. Gli amici di Giobbe si sforzano di dimostrare che la sua sofferenza è causata da qualcosa di male che lui ha fatto. Giobbe si difende, proclamando la sua innocenza. Il loro scambio di opinioni non riesce però a convincere nessuno: gli amici – che di amichevole in realtà hanno molto poco – non convincono Giobbe, né Giobbe riesce a convincere loro. Alla fine è Dio stesso che interviene: “Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano” (38,1). Ragionando con i nostri criteri, noi vorremmo immaginare che ora sarà lui a dare tutte le risposte. Invece Dio non spiega nulla, ma rivolge a sua volta delle domande. Il suo scopo è di farci capire che i nostri mezzi sono troppo limitati per capire il modo di agire di Dio, e a noi non resta quindi altro da fare che chinare la fronte e, come ha fatto Giobbe, riconoscere che “davvero ho esposto cose che non capisco, cose troppo meravigliose per me, che non comprendo … Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. Perciò mi ricredo e mi pento, sopra polvere e cenere” (40,3.5-6). E la moglie di Giobbe dov’è finita? Non ne sappiamo nulla, ma capiamo che è rimasta a fianco di suo marito. Quando, infatti, al termine del libro, arriviamo alla conclusione con un lieto fine, sappiamo che Giobbe ebbe altri figli, ovviamente da sua moglie, perché sappiamo che era un uomo onesto. Dio lo benedisse al punto che egli ebbe il doppio di tutto quanto aveva perduto. E questo spiega il perché della moglie, sia pure bisbetica ma rimasta accanto a lui: se avesse perduto anche lei, Dio gli avrebbe dovuto dare due mogli! Il che, considerato il carattere della prima, non sarebbe stato un grande favore per il povero Giobbe! Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 Nella foto: Fratel Egidio Ridolfo nel suo studio, con la statuina della Madonna di Loreto su un tavolo. Pubblichiamo questa toccante testimonianza su un devoto della Vergine Lauretana, dalla quale ha ottenuto forza per affrontare una sua grave infermità. Caro Padre le invio, questa testimonianza riguardante Fratel Egidio Ridolfo sj. Il Cardinal Comastri ha sempre seguito con particolare attenzione la storia di questo umile gesuita, ha pregato per lui ed ha anche scritto alla sua mamma. La scorsa settimana io, la famiglia e Padre Vittorio Liberti sj superiore della Comunità del Gesù Nuovo abbiamo scritto al Cardinale per fargli sapere della dipartita di Fratel Egidio (13 gennaio 2013). Ecco alcune righe della mia testimonianza su Fratel Egidio, una curiosità: dopo ogni ricovero Fratel Egidio era solito, per ringraziare la Madonna di Loreto, fare delle pagine web o articoli attinenti a qualcosa che la riguardasse. “Fratel Egidio quando poteva concedersi una pausa dal lavoro di economo o svolgeva qualche mansione meno impegnativa, era solito ascoltare i canti popolari marchigiani, in onore della Madonna di Loreto. Per tutto il decorso della sua malattia si era affidato alla Madonna di Loreto e le aveva richiesto anche la grazia della guarigione. Sebbene la guarigione non fosse mai arrivata, si può ben dire che tutti gli undici anni della malattia di Fratel Egidio siano stati segnati da uno stato di grazia particolare. Primo fra tutti la forza che egli ebbe nell’affrontare i numerosi interventi, le trasferte all’ISMETT di Palermo, i verdetti infausti, le privazioni alimentari di ogni genere, i continui dolori e la debolezza e lentezza nei movimenti che le dava. La malattia non compromise mai la sua serenità, anzi nei suoi occhi albergava una luce che trasmetteva un’infinita dolcezza a chi lo incontrava”. Saluti. Elisabetta Nardi, Pollenza (MC) spiritualità Valentino Salvoldi Anno della fede Speranza generata dalla fede 87 I missionari hanno portato in Africa la nostra fede. L’ uomo di fede scopre la sua improrogabile vocazione alla speranza: Dio-Amore non cessa di reggere i fili della storia e dei destini umani. Egli sa far leva su ogni valore positivo, su ogni atto, anzi, su ogni anelito di bontà per far fiorire il cammino dell’uomo. Il Creatore dell’universo è in grado di trasformare in giardino il letamaio. Come potrebbe un infinito Amore, all’opera dagli inizi dei tempi con un mirabile progetto, abbandonare a sé un mondo per salvare il quale non ha esitato a donarci suo Figlio? Se uno ha l’occhio di fede, per istinto riesce a vedere ‘dentro le cose’ e a respirare speranza. Chi invece resta in superficie entra inevitabilmente in crisi: la sua speranza viene sommersa dal quotidiano rigurgito del male che sembra paurosamente guadagnare terreno sul bene. La cronaca dei quotidiani e i notiziari televisivi continuano a propinarci una ridda di eventi crudeli: violen- za e inganno, doppiezza e ipocrisia, egoismo e crudeltà. Molti Occidentali, alcuni in buona fede, forse si abituano alla disgrazia e cadono nell’individualismo: si ripiegano su se stessi, a volte anche solo per non soffrire o perché si sentono impotenti di fronte ai mali del mondo. Diversa è la reazione della maggior parte degli Africani: al di là di tutti i compromessi e di tutti i tradimenti, e nonostante tutto il disastro economico e sociale che li opprime e che dovrebbe condannarli a una disperazione senza appello, sanno sperare, continuano a sorridere, non smettono di danzare. Chi insegna ai teologi o fa conferenze all’università si aspetterebbe critiche violente contro i mali subiti da sempre dagli Africani. Gli abitanti della regione sub sahariana hanno subito prima la tratta dei negri da parte degli Arabi, poi sono giunti gli Europei: schiavismo, colonialismo, neocolonialismo, ricolonialismo. Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 88 «Siamo stati testimoni di una fede basata sulla ... priorità delle relazioni umane». Adesso sono invasi dai Cinesi che portano via materie prime e riciclano tutto e invadono i mercati. Chi non si aspetterebbe reazioni violente? Molti Africani perdonano la ferita inferta ai più di trenta milioni di schiavi trattati come bestie e strappati dalle loro radici. Perdonano quanti hanno devastato tutto il tessuto sociale e distrutto le economie di sussistenza, certamente con la complicità e le atroci connivenze di capi e re locali, corrotti e traditori dei loro fratelli. Perdonano il triste periodo del colonialismo e il fatto che l’indipendenza per molti stati consistette nel buttare allo sbaraglio un popolo chiamato ad essere autosufficiente, senza quadri dirigenti preparati, senza scolarizzazione, senza ospedali. Indipendenza di nome, con leader corrotti, manipolati delle ex potenze coloniali. I missionari hanno cercato di alimentare la speranza degli Africani dicendo, tra l’altro, che gli Occidentali erano ben coscienti dei bisogni dell’Africa e che, nel giro di pochi anni, con il nostro superfluo, avremmo potuto abbondantemente aiutare i popoli in via di sviluppo ad arrivare all’autosufficienza e all’autogoverno. Dopo tanti anni, la situazione economica è peggiorata, ma non è venuta meno la speranza. Noi missionari senz’altro abbiamo commesso errori, non fosse altro che di metodo, ma siamo stati perdonati Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 da quanti hanno captato la nostra fede e il nostro amore per persone da noi considerate fratelli e sorelle. Non sappiamo che cosa abbiamo seminato tra quella gente, mentre ci è chiaro quello che abbiamo appreso da loro. Siamo stati testimoni di una fede basata su queste fondamenta: la centralità dell’uomo nella sua dignità e nobiltà intrinseca, sempre meritevole di rispetto e di accoglienza; la priorità delle relazioni umane: un valore irrinunciabile perché la vita va danzata coralmente; il valore della Comunità: “Io sono perché noi siamo”; l’ordinamento sociale (tribù, clan, famiglia estesa) dove nessuno mai è solo, nessuno mai è orfano, e nessun anziano è inutile; la magnanimità di fronte alle debolezze, al limite, fisico o morale: ognuno è accettato per quello che è, e trova un suo ruolo ben preciso da giocare in seno alla comunità; la gioia – o meglio la felicità – come diritto di tutti e di ciascuno e mai condizionata dall’avere o dal fare, ma dall’essere; una fede semplice e a tutta prova, anche contro ogni evidenza contraria: una fede che non si lascia mettere in crisi dall’esperienza del male o dallo scandaloso silenzio di Dio; la serena certezza di un garantito perdono ogniqualvolta uno si accorga di aver tradito o di essere stato tradito; la convinzione che la nostra felicità non sarà mai tale se escludiamo qualcuno dal banchetto della vita. spiritualità sor. Francesca Entisciò ffb "Paura e coraggio" Era già sera tarda e don Camillo stava dandosi da fare nella chiesa deserta. Aveva rizzata una scaletta sull’ultimo gradino dell’altare. Nel legno di un braccio della croce si era aperta una crepa, lungo la venatura, e don Camillo, stuccata la crepa, stava ora tingendo con un po’ di vernice il gesso bianco della stuccatura. Ad un tratto sospirò, e il Cristo gli parlò sommesso. «Cos’hai, don Camillo? Da qualche giorno mi sembri affaticato. Ti senti poco bene? Che sia un po’ d’influenza?». «No, Gesù - confessò senza alzare la testa don Camillo - È paura». «Tu hai paura? E di che mai?». «Non lo so: se sapessi di che cosa ho paura non avrei più paura - rispose don Camillo - c’è qualcosa che non va, qualcosa sospeso nell’aria, qualcosa da cui non posso difendermi. Quando su un pericolo si può ragionare non si prova paura. La paura è per i pericoli che si sentono, ma non si conoscono. È come se camminassi a occhi bendati su una strada sconosciuta. Brutta faccenda». «Non hai più fede nel tuo Dio, don CaIl gioco della «mosca cieca». millo?». «L’anima è di Dio, i corpi sono della terra. La fede è grande, ma questa è una paura fisica. La mia fede può essere immensa, ma se sto dieci giorni senza bere, ho sete. La fede consiste nel sopportare questa sete accettandola a cuore sereno come una prova impostaci da Dio. Gesù, io sono pronto a sopportare mille paure come questa per amor vostro. Però, ho paura». Il Cristo sorrise. «Mi disprezzate?». «No, don Camillo, se tu non avessi paura, che valore avrebbe il tuo coraggio?». (Giovanni Guareschi, Don Camillo). U na delle tentazioni più grandi è quella di vedere la fede come qualcosa che ci protegge dal dovere di affrontare la vita con tutte le sorprese che riserva. È vero che ci sono delle paure che ci prendono e non sappiamo da dove hanno origine e dove ci porteranno, ma una voce dal cuore ci dice dobbiamo continuare a perseverare nel cammino di fede che abbiamo iniziato con costanza e coraggio. Proprio del valore del coraggio vogliamo provare a riflettere insieme, in questo tempo propizio di deserto in cui facciamo così fatica a dire al Signore che affronteremmo mille paure per amore Suo… A occhi bendati, su una strada sconosciuta C’è un gioco che si insegna ai bambini e che riproduce bene il contesto di cui si compone la nostra società oggi ed è il gioco della “mosca cieca” in cui uno è Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 89 spiritualità bendato e deve riconoscere il compagno pur senza vederlo. In campo spirituale l’allenamento a riconoscere senza vedere è una grande fatica per l’anima: deve discernere il tocco di Dio pur senza vederlo, spesso anche senza saperlo. Avere gli occhi bendati, però, ha anche un effetto positivo, che è quello di sviluppare gli altri sensi che sono stimolati a lavorare di più e meglio per mantenere la strada sicura. Inoltre sapere di non vedere ci costringe a chiedere aiuto a chi è più avanti di noi e spesso per farlo ci vuole molto più coraggio che ad andare da soli. Altre volte è proprio il Signore che non permette che vediamo perché possiamo dimostrargli che, nonostante la paura di cadere nel fosso, camminiamo spediti per il sentiero della fede. Il valore del coraggio 90 Il valore del coraggio ha come unità di misura la fiducia, l’abbandono alla volontà di Dio una volta riconosciuta come vera nella propria vita. Affrontare un’avventura piena di rischi, sfide, sorprese è entusiasmante, soprattutto all’inizio della vita spirituale, ma poi l’entusiasmo cede il passo alla fatica e si insinua il tarlo della paura. Come di un nemico dai contorni sfumati del quale non scorgiamo i lineamenti e che quindi facciamo fatica a combattere. Eppure si infila nelle pieghe della vita e ci tiene incatenati a una esistenza mediocre in cui la fede resta solo un bell’ideale, ma non diventa mai esperienza, scelta, responsabilità. È proprio a questo punto che bisogna fare il salto, quello vero, della fiducia in Dio e questo salto si compie nel coraggio di amare di più, amare di più nelle piccole cose. Scommettere sull’amore sembra una perdita già in partenza, ma il vero coraggio risiede proprio lì, Dio ci aspetta a questo punto. Amare nella scelta totale e definitiva del bene, nella coerenza della vita, nella responsabilità verso le promesse fatte nel momento dell’entusiasmo, pronti a sopportare mille volte per amore di Dio anche la tentazione della mediocrità che ci prende di sorpresa e nella quale siamo continuamente tentati di cadere, amare è pregare col cuore. Un cuore coraggioso e fedele, come quello di Maria. “Guarda coloro che nuotano in mare: il nuotatore provetto si getta in acqua senza aver paura, sapendo che le onde non possono travolgere un buon nuotatore. Al contrario, chi comincia da poco a nuotare, appena si sente andare a fondo e ha paura di annegare, si ritira senza indugio sulla riva. Poi, riprendendo un po’ di coraggio, torna a tuffarsi nell’acqua”(Barsanufio). Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 Il Vangelo nei misteri del Rosario L'incoronazione DUE SOLI VANGELI NE PARLANO. Soltanto i Vangeli di Marco e di Matteo ci parlano del ludibrio crudele dell’incoronazione di spine a cui fu sottoposto Gesù, non per volontà del governatore Ponzio Pilato, ma per libera iniziativa dei suoi soldati, i quali «condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa» (Mt 27, 27). «Lo vestirono di porpora...» (Mc 15, 17), stoffa regale di gran pregio... Forse gli rimisero addosso proprio quella «splendida veste» (Lc 23, 11) di cui, facendosi beffe di lui, l’aveva rivestito il re Erode (vedi “mistero” precedente). Certamente Gesù era nudo poiché era stato spogliato per subire la flagellazione, ordinata da Pilato nel tentativo di placare la folla istigata dai sacerdoti e dal sinedrio. L’INCORONAZIONE DI SPINE. Dopo la flagellazione, Gesù era nudo e tutto insanguinato e i soldati «gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano “Salve, re dei Giudei!”. Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo» (Mt 27, 28-30). Il Vangelo di Marco, più antico di quello di Matteo, precisa il motivo per cui gli tolsero di mano la canna: fu proprio per percuotergli il capo con essa (cfr. Mc 15, 19). Inoltre, «piegando il ginocchio, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo» (Mc 15, 19-20). Anche qui, Marco è più preciso di Matteo, dicendo: «lo condussero fuori», anziché il più generico «lo condussero via per crocifiggerlo» (Mt 27, 31), poiché le crocifissioni avvenivano sempre – e ciò anche a Roma – “fuori della città”. Gesù era stremato dopo una notte di spirituale sr. Maria Elisabetta Patrizi sfm di spine Innocenzo da Petralia, Crocifisso con la corona di spine, particolare della statua lignea (1637), venerata nella Cappella del Crocifisso, Basilica di Loreto. agonia e poi di terribili angherie, ricevute nella casa del Sommo Sacerdote, quando «alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli “Fa’ il profeta!” E i servi lo schiaffeggiavano» (Mc 14, 65). Poi, appena giunto il mattino, Gesù fu messo in catene, portato via e consegnato a Ponzio Pilato. Allora avvenne il difficile processo e il radunarsi di una folla minacciosa che incitava il Governatore a condannarlo alla morte di croce. Ponzio Pilato non trovando alcuna colpa in Gesù, stabilì che fosse “punito” con la flagellazione. E così fu fatto. Ma la folla insisteva nel volere “la sentenza capitale” per Gesù, il Nazareno. E Pilato, dato il rischio di una rivolta, dovette cedere. UN RE DA BURLA. Ed ecco, consegnato Gesù ai soldati, essi avrebbero dovuto portarlo subito al Golgota (= luogo del Cranio), ex cava di pietre ed ora luogo delle crocifissioni. Invece, quei soldati, inveirono, arbitrariamente, e senza alcun precedente a noi noto, contro di Lui, commettendo un grande abuso. «Gli misero attorno al capo» (Mc 15, 17) una corona di spine... schiaffeggiandolo, come un re, perché tale Egli stesso si era dichiarato di essere, davanti a Pilato (cfr. Mt 14, 2). Ma noi... quante volte abbiamo “preso in giro” Gesù e lo abbiamo umiliato e addolorato? Il Catechismo Romano – quello originato dal Concilio di Trento – ci ricorda che «ogni singolo peccatore è realmente causa e strumento (...) delle sofferenze del divino Redentore. (...) E noi cristiani, pur confessando di conoscerlo, di fatto lo rinneghiamo con le nostre opere e leviamo contro di lui le nostre mani violente e peccatrici» (1, 5, 11). CONTEMPLIAMO QUEL VOLTO INSANGUINATO. Se si contempla il volto “sanguiscritto”, impressosi sulla Santa Sindone di Torino, si vede come il santo Volto di Gesù fosse ormai “tutto imporporato” di sangue. E se si incominciano ad analizzare i risultati delle varie tecniche fotografiche (ad es. le foto all’ultravioletto) ed elettroniche, le colate di sangue presenti su quel volto, hanno molto da dirci... Ci si accorge che c’è sangue pluristratificato... segno che il sangue è sortito a più riprese. Dapprima, quando “la corona” di spine gli fu imposta violentemente e con disprezzo sul capo; poi quando essa fu percossa con la canna e le spine penetrarono ancora di più... talune assai profondamente, come si vede dal rivolo ematico che ne è sgorgato. Infine, quando la corona di spine fu divelta – non essendo parte della condanna ufficiale – prima della crocifissione, o addirittura lì, nel pretorio, quando gli furono rimesse le sue vesti e la porpora lussuosa fu tolta. Quelle spine, lunghe e assai dure, erano probabilmente, quelle dell’arbusto “spina Christi” e si infissero anche in alcune vene specifiche, come quella “temporale” e ancor’oggi si notano, sulla Santa Sindone – con evidenza – rivoli originati da punti anatomici ben precisi. Essi sono stati studiati da sindonologi ed esperti del sistema circolatorio, che trovano, anche in questo, la conferma che l’ipotetico “falsario medievale” non avrebbe potuto né Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 91 spiritualità Famiglia, vita e bioetica Sono forse "figli di un Dio minore"? (seconda parte) I 92 Anton Van Dyck, Flagellazione (1620), Museo del Prado, Madrid. conoscerli, né riprodurli, sia pure con sangue umano, poiché il circolo venoso e arterioso verrà studiato, in modo approfondito, solo circa tre secoli dopo! Resta poi il fatto che l’analisi di quel sangue pre-mortale ha dato conferma che è davvero sangue umano. Infine la traiettoria dei rivoli ematici, sgorgati con abbondanza dal capo e discesi sui capelli e sul Volto dello Uomo della Sindone, a causa dell’incoronazione di spine, ci permettono anche di ricostruire alcune mosse del capo di quel Servo Sofferente. Ma, soprattutto ci permettono di avere un reperto straordinario: l’abbondanza di quel sangue, coagulatosi sul volto e in parte riammorbidito dall’aloe e dalla mirra sparsi nel telo sindonico, durante la sepoltura1 e restato a contatto con quelle sostanze fibrinolitiche per circa 34 ore, ci ha consentito di avere la più bella immagine possibile del Figlio dell’Uomo che vi appare ricco di straordinaria dignità e bellezza, pace, e profonda interiorità... quasi “dormisse”. Gesù stesso ha aperto, così, il mistero di dolore e di amore che tutto lo compenetrava, alla contemplazione immediata, o diretta, dell’uomo... anche dopo ventun secoli. Cfr. M.E. PATRIZI, Il mistero della Sacra Sindone, Ed. S. Casa, Quaderni de “Il Messaggio”, n. 1, Loreto, 2010. 1 Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 l secondo bene fondamentale da salvaguardare nelle tecniche mediche per la cura dell’infertilità è l’unità del matrimonio, dove la genitorialità e la coniugalità sono valori inscindibili: i genitori, cioè coloro che generano, devono essere anche sposi, uniti in matrimonio, luogo d’amore che per il cristiano diventa Sacramento. Tutte le tecniche in cui c’è sdoppiamento tra l’essere genitori e l’essere sposi, sono ugualmente immorali: nella FIVET eterologa (fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione in utero), l’intervento di una terza persona (con la donazione di sperma, ovulo o utero) costituisce un attentato all’unità del matrimonio, all’impegno reciproco degli sposi; si configura come una sorta di adulterio. Inoltre la FIVET eterologa introduce una profonda alterazione nelle relazioni personali all’interno del matrimonio e della famiglia, con inevitabili ripercussioni anche sul piano sociale. Anche la psicologia è di aiuto per evidenziare i turbamenti che si possono creare nella donna, che sviluppa un atteggiamento possessivo nei confronti del figlio che considera tutto suo (“sindrome dell’ape regina”); nell’uomo, che può sviluppare sentimenti di gelosia e rivalità nei confronti del donatore anonimo (“sindrome del patrigno”) con conseguente frustrazione e depressione; e nel figlio, che a sua volta può incontrare difficoltà nella maturazione della sua identità personale (cf. Istruzione Donum vitae, parte II, n.2). Il figlio quindi ha diritto a nascere in una vera famiglia fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna, dove i genitori sono anche sposi: non sono accettabili pratiche di fecondazione in una donna nubile o in una coppia di omosessuali. Il terzo bene fondamentale da rispettare è il concepimento della persona come frutto dell’atto specifico dell’amore tra gli sposi: sono quindi ugualmente inaccettabili tutte le tecniche che si sostituiscono all’atto coniugale e separano la procreazione dall’unione sessuale degli sposi. Il generare umano non è un fatto puramente biologico, riducibile ad una tecnica, ma è un atto personale che coinvolge l’uomo e la fr. Samuele Casali donna a tutti i livelli (biologico, psichico, affettivo, morale, spirituale), ed il figlio è frutto e «testimonianza viva della piena donazione reciproca degli sposi» (Esortazione apostolica Familiaris consortio sui compiti della famiglia cristiana, del 1981, n. 28), espressa anche dall’unione sessuale dei coniugi. Alla luce di ciò, anche la FIVET omologa (tecnica volta a ottenere un concepimento umano extracorporeo a partire dai gameti degli sposi), sebbene rivesta minore negatività etica rispetto alla eterologa, è anch’essa inaccettabile, perché è sostitutiva rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale come ad esempio dell’atto coniugale. Sono invece ammissibili le tecniche che si configurano come un aiuto all’atto coniugale e alla sua fecondità. L’Istruzione Donum vitae si esprime così: «Il medico è al servizio delle persone e della procreazione umana: non ha facoltà di disporre né di decidere di esse. L’intervento medico è in questo ambito rispettoso della dignità delle persone, quando mira ad aiutare l’atto coniugale sia per facilitarne il compimento sia per consentirgli di raggiungere il suo fine, una volta che sia stato normalmente compiuto». (Istruzione Dignitas Personae, n. 12) la cura ormonale dell’infertilità di origine gonadica, la cura chirurgica di una endometriosi, la disostruzione delle tube, oppure la restaurazione microchirurgica della pervietà tubarica. Tutte queste tecniche possono essere considerate come autentiche terapie, nella misura in cui, una volta risolto il problema che era all’origine dell’infertilità, la coppia possa porre atti coniugali con un esito procreativo, senza che il medico debba interferire direttamente nell’atto coniugale stesso. Nessuna di queste tecniche sostituisce l’atto coniugale, che unicamente è degno di una procreazione veramente responsabile. Per venire incontro al desiderio di non poche coppie sterili ad avere un figlio, sarebbe inoltre auspicabile incoraggiare, promuovere e facilitare, con opportune misure legislative, la procedura dell’adozione dei numerosi bambini orfani, che hanno bisogno, per il loro adeguato sviluppo umano, di un focolare domestico. C’è da osservare, infine, che meritano un incoraggiamento le ricerche e gli investimenti dedicati alla prevenzione della sterilità. (Istruzione Dignitas Personae, n. 13) Osservando questi criteri, la GIFT omologa, tecnica di fecondazione artificiale intracorporea che comporta il trasferimento simultaneo, ma separato, dei gameti maschili e femminili all’interno della tuba di Falloppio, potrebbe costituire una forma di aiuto, e non di sostituzione dell’atto coniugale, e quindi lecita: «in questo caso si dovrebbero prelevare pochi ovociti e, con un piccolo intervallo di tempo, introdurli nelle tube insieme agli spermatozoi, prelevati durante o subito dopo un atto coniugale» (Sgreccia, Manuale di Bioetica, pag.633). Comunque, anche se non tutti i teologi moralisti concordano con questa interpretazione, l’Istruzione Donum vitae non si è pronunciata né implicitamente né esplicitamente in merito alla GIFT, poiché la novità della metodica e le modalità di esecuzione lasciano ancora dubbi e perplessità da chiarire (cf. Sgreccia, Manuale di Bioetica, pag.634). Sono invece certamente leciti gli interventi che mirano a In conclusione, di fronte al Dono di una vita umana appena sbocciata attraverso tecniche di fecondazione artificiale, l’atteggiamento che ogni uomo e ogni donna deve avere è innanzitutto quello dello stupore: la meraviglia per una nuova vita che ci viene donata. Lo stupore poi, deve cedere il passo alla richiesta di perdono a Dio per la morte di figli appena concepiti che queste tecniche prevedono o tollerano; perdono per la sofferenza arrecata a coloro che prima di essere impiantati nel grembo materno, hanno dovuto attendere in un congelatore, o per i possibili danni fisici e psichici che dopo la nascita dovranno metabolizzare; perdono per l’offesa alla dignità del matrimonio, Sacramento riflesso dell’amore tra Gesù Cristo e la Chiesa. Sperimentata la misericordia di Dio Padre, l’uomo e la donna riescono ad aprirsi alla lode e al ringraziamento a Dio, il Quale sa “scrivere dritto sulle nostre righe storte”! Infine l’accoglienza della nuova creatura, immagine e somiglianza Sua, con l’Amore e nella Verità. Notificazione A seguito dell’ editoriale apparso nel n° di febbraio in questa rivista su «La Reliquia del velo, una devozione antica da aggiornare», l’autorità ecclesiastica del Santuario ha stabilito che nel pomeriggio del Venerdì Santo, per dare spazio alla celebrazione della Passione del Signore, la statua della Madonna non sarà esposta in Santa Casa che in quel pomeriggio resterà chiusa. Sarà esposta invece, sempre in Santa Casa, tutto il giorno del Sabato Santo e i fedeli così potranno recarvisi più agevolmente a venerarla. Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 93 spiritualità Paolo Giovanni Monformoso Il dolore, lo squarcio dove entra Dio La preghiera nella sofferenza: far battere il cuore al ritmo del Suo 94 Giotto, Presentazione di Gesù al Tempio, Padova, Cappella degli Scrovegni (1303-1304). F. ha 39 anni. Ha una malattia con grave insufficienza respiratoria. E’ in ospedale per uno dei ricoveri lunghi. Conosce il nostro gruppo di operatori e di preghiera, e sa che spesso abbiamo pregato anche per lui. L’ultima volta che siamo stati a Loreto, in ritiro con il gruppo, lui era ricoverato, ma sapeva che l’avremmo portato con noi in Santa Casa. Oggi è domenica e due di noi sono in Cappella in ospedale a partecipare alla celebrazione della S. Messa. Subito dopo inizia il giro tra i malati per portare Gesù Eucarestia. Arriviamo anche nella stanza di F. Ci aspetta, ci attendeva e (ora) ci sorride. Si alza dal letto nonostante la sua grande difficoltà a compiere anche piccoli movimenti. Anche la sua mamma è presente. Il clima è quello di chi attende amici, (ed ora li incontra). Parliamo un poco e poi preghiamo con lui e leggiamo il brano del vangelo dal nostro foglietto: “Apostolato della Parola che guarisce e consola”. Recitiamo il Padre Nostro tenendoci uniti per mano ed infine salutiamo la Vergine con la Preghiera dell’Angelus. Poi F. vuole Gesù... Ci ringrazia ed il suo Volto alla fine esprime una Gioia mai vista in lui in questi giorni di ricovero. Siamo certi, e glielo ripetiaIl Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 mo, che noi siamo parte dell’equipe di Gesù, il MedicoDivino: “Lui sa - gli diciamo - dei nostri bisogni fisici... ma - completa questa volta F. la frase - sa anche di quelli spirituali”! Una caratteristica del tempo che l’uomo è chiamato a vivere, nella salute come nella sofferenza, è “l’attesa”. Nella Bibbia incontriamo spesso chi attende: - Abramo attendeva il compimento delle promesse di Dio. (Gn 17,12) - Giovanni Battista attende Colui che deve venire dopo di lui. (Mc 1,7); - Il popolo attende Zaccaria. (Lc 1,21); Maria attende la nascita del Figlio di Dio. (Lc 1,31); Giuseppe attende il compimento della parola del Signore. (Mt 2,14); - Simeone attende di vedere Gesù. (Lc 2, 25). E oggi i malati attendono la guarigione; i peccatori attendono il perdono e la salvezza; noi attendiamo il Signore: “L’anima nostra attende il Signore, egli è nostro aiuto e nostro scudo”(Sal 33,20); “T’invoco e sto in attesa” (Sal 5) Tutti attendono; Dio stesso per primo aspetta l’uomo: “Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei?”, (Gen 3,9). Ma spesso la creatura si allontana dal Creatore Mons. Decio Cipolloni ed inizia l’attesa di Dio: attende il nostro ritorno a Lui. E’ un Dio che desidera camminare con l’uomo e per questo è disposto ad aspettarci: chiede di “entrare” nella nostra vita. “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò ed egli con me”, (Ap 3,20). “Sto alla porta e busso”. Dio bussa perché vuole entrare nella casa della persona amata, e la casa ci dice l’intimità alla quale Dio chiama ad un incontro personale ogni uomo. Maria era in casa quando l’angelo andò da lei: “ Entrando da lei le disse…” (Lc 2,28). E’ in casa di Simone che Gesù viene unto con olio profumato. (Mt 26,6). A Zaccheo fu chiesto di scendere dall’albero e di accogliere in casa Gesù. (Lc 19,2) Gesù desidera mangiare la Pasqua con i suoi in casa. (Mc 14,14). La casa è il cuore, è il centro. Dio non incontra l’uomo in periferia, perché per Dio non ci sono periferie: dove Lui è quello è il centro. Benedetto XVI a Loreto ha detto: “Non c’è periferia, perché dove c’è Cristo, lì c’è tutto il centro”. Dio incontra l’uomo nel centro della sua esistenza e della sua sofferenza. Aprire la porta del nostro cuore è desiderare di incontrare colui che sta bussando: e’ il momento in cui il desiderio di Dio e il desiderio dell’uomo si incontrano. Dio che ci ama e vuole integralmente sani, noi che desideriamo almeno una guarigione del male che abbiamo. S. Agostino diceva che il cuore dell’uomo è inquieto finché non riposa in Dio: fino a quando tiene chiusa la porta di “casa”, e questo luogo di incontro con Dio, oltre ad essere il nostro cuore, e’ ciò che dal cuore parte, è la PREGHIERA. “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6): nella preghiera Egli davvero condivide con noi tutto il suo essere. Siamo chiamati a pregare incessantemente, senza mai stancarci (Lc 18,1), proprio per questo: perché così Lui ci dona la sua Parola e la sua grazia, perché così il desiderio di Dio e dell’uomo si incontrano, fondendosi: “non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”. Ecco il desiderio di Dio che in Gesù cerca l’uomo, lo cerca ovunque e lo raggiunge là dove egli si trova, nella sofferenza come nella salute. Allora si fa commensale e compagno di viaggio, non esclude nessuno e questo fa rinascere la speranza. A volte e’ chi prega per il malato che fa il gesto di aprire a Lui la porta al suo posto, sapendo che Chi bussa e’ Dio. La salvezza e la guarigione totale dell’uomo nascono proprio dal “bussare” di Dio alla porta della nostra umanità ammalata, e la nostra salvezza e la nostra salute sono il venire di Dio. I volti della sofferenza Non oscurare il volto di chi è malato I l nostro cammino tra le pieghe dell’handicap e della malattia non può distoglierci dall’entrare nel mistero di quelle piaghe che meglio si identificano con il Crocifisso. Con coraggio, senza sconvolgerci, desideriamo sostare davanti al dolore innocente di quei bambini, che fin dal grembo materno sono stati segnati da anomalie e che grazie all’amore infinito delle loro mamme hanno visto la luce del sole. Chi ci testimonia il mistero che si nasconde dietro quelle fragili membra, sono molti genitori, degnamente rappresentati ed espressi nel loro grido dalle parole profetiche del filosofo Emmanuel Mounier. Nel momento in cui apprendeva che la sua prima bambina, colpita a sei mesi da un’encefalite, sarebbe rimasta per sempre immersa nella notte della mente, così espresse la sua tenerezza paterna “No, non è possibile, non è una disgrazia... non c’era che da fare silenzio davanti a questo giovane mistero che a poco a poco ci ha invaso di gioia... mi sento avvicinare a questo lettino senza voce, come ad un altare di qualche luogo sacro, dove Dio parla attraverso i segni”. Ecco aprirsi come un grembo materno il focolare domestico, per accogliere in uno slancio di sovraumana tenerezza questa bimba che resterà in un perenne vagito di amore. Così ci inoltriamo nel mare burrascoso dei sentimenti umani, di chi vede questi bambini o di chi ne porta il peso. Non si può non essere angosciati sia gli uni che gli altri, per questi incomprensibili ricami della natura che turbano il volto di un bimbo, il suo accattivante sorriso, la sua incredibile espressività, la sua forza misteriosa nascosta nella fragilità fisica, ma capace di resistere anche all’oscurità dei cassonetti dove a volte inconsultamente viene gettato. Siamo dunque davanti al mistero: anzitutto di quelle madri chiamate a portare in grembo un figlio, anche se colpito dall’anencefalia, malformazione presente alla Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 95 96 nascita, tanto da far sopravvivere non più di qualche ora o giorno. Così appena vista la luce del sole questo bimbo entra subito nella luce di Dio. A queste madri e a questi padri la scienza medica può consigliare per non soffrire di sopprimere il figlio, ma la consapevolezza di regalare al nascituro la gioia di vivere nel loro grembo li spinge a superare l’angoscia, per aprirsi alla certezza di consegnare a Dio questo dono di amore. Basterebbe avvicinare questi genitori per ammirarli, perché hanno ricevuto un figlio che nel suo silenzio ha parlato di amore, di vita, di Dio. A quei genitori che portano in braccio per una vita intera i figli segnati dall’handicap, vogliamo rivolgere la nostra attenzione e Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 tendere il nostro orecchio per sentire i battiti del loro cuore, sicuramente più affannati, ma anche più carichi di amore dei nostri. Abituati a vedere in giro bambini paffutelli, vivaci, irrequieti e viziatelli, ci tocca il cuore o di commiserazione o di composta tenerezza vedere i bimbi in disabilità, da dire in cuor nostro: “poverini”. Ma chi è più povero? Non sono, come pensiamo disgraziati. Giudizio da bandire nei nostri pensieri, perché oltre quelle anomalie c’è qualcosa di più grande che sfugge a chi è distratto e sufficiente. Proprio a Loreto da moltissimi anni, tra i pellegrinaggi in treno dei malati, non manca mai quello dei bambini, che riempiono di gioia e di tenerezza il santuario. La loro semplicità disarmante, la fragilità delle loro membra anchilosate, non tolgono dal loro volto e dai loro occhi la gioia della vita. Grandi i loro gesti di bontà, a volte appena espressi da uno sguardo, da un bacio, se pur difficile a darsi. Bambini amati e sommersi dall’affetto dei genitori che ne hanno fatto uno scopo di vita e con coraggio portano il marchio della commiserazione che la società ha impresso loro. Dovremmo noi adulti andare a scuola dai giovani, che in questi pellegrinaggi sono capaci di effondere in loro l’affetto con la stessa delicatezza di chi li ha generati. Quale grazia se non questa, entrando in Santa Casa le madri hanno chiesto alla Vergine, perché i loro figli siano amati ed accolti nella società come ogni altro figlio. Ma forse che le mamme dei figli effervescenti, sempre vincenti non hanno bisogno di questo supplemento d’animo? Ricordo ancora una toccante preghiera di un ragazzo, fatta risuonare nelle volte luminose della basilica lauretana: “Signore, mio fratello Luca è tanto buono. È forse per questo che hai scelto per lui la carrozzella e invece a me hai dato una bicicletta? A me che buono sono di meno hai dato di camminare e per questo ti chiedo di aiutarmi a percorrere il sentiero che conduce a te, che sei il nostro amico” È la preghiera di un ragazzo che ha scoperto il senso dell’handicap, mentre offre al fratellino le sue gambe e le sue mani, perché insieme camminino verso le gioie della vita. Penso altresì a questi bimbi, che inseriti nella scuola diventano un dono di amore, di simpatia, di amicizia per i loro compagni, che saltano sui banchi, si dondolano sulle sedie, si rincorrono, ma non perdono di vista questi loro compagni in difficoltà. Augurio ed auspicio che speriamo sia vero in tutte le scuole, perché non ci sia nessun figlio di serie B, ma tutti di serie A, perché il Signore ha rivestito di amore e di gloria ognuno di loro. ogni santità passa a loreto p. Marcello Montanari Beato Luigi Brisson (1817-1908) S acerdote francese di Plancy, diocesi di Troyes, nacque nel 1817 e fu ordinato sacerdote nel 1840. Insegnante di religione e di scienze nel collegio della Visitazione, fu egli stesso un ingegnoso inventore; fra i suoi lavori si annovera un orologio astronomico così accurato che fu in seguito studiato dagli ingegneri della NASA. Padre Luigi Brisson fu però un eminente educatore della gioventù e fondatore coraggioso di due Congregazioni religiose: le Sorelle Oblate di San Francesco di Sales e gli Oblati di San Francesco di Sales. Dopo anni di numerose tergiversazioni e incertezze fu l’insistenza della superiora del monastero della Visitazione, Madre Maria Chappuis di Sales, a convincere il padre Brisson a costituire un gruppo di sacerdoti e di suore che si dedicassero con amore e semplicità all’educazione cristiana della gioventù. Era un progetto che San Francesco di Sales aveva avuto secoli prima e Madre Maria di Sales da molto tempo custodiva in fondo al cuore. L’abate Brisson all’inizio si oppose con fermezza al progetto. Nel 1845, però, il Signore gli apparve e lo convinse ad accettare i suggerimenti della Madre superiora. Il progetto si attuò gradualmente. Padre Brisson fondò quattro collegi dove giovani lavoratrici di fabbrica sarebbero state al sicuro e sarebbero cresciute con una educazione religiosa. Questa iniziativa portò nel 1868 alla fondazione delle Sorelle Oblate, con Santa Léonie Aviat di Sales. Nel 1868 il vescovo di Troyes incontrò l’abate Brisson per un motivo apparentemente molto diverso: si trattava di salvare un’istituzione scolastica cattolica della diocesi che stava per chiudere a motivo di difficoltà finanziarie. L’abate Brisson trasformò l’istituzione nella 97 scuola secondaria di San Bernardo che portò alla fondazione degli Oblati di San Francesco di Sales. Padre Brisson soffrì poi la persecuzione delle leggi antireligiose francesi che forzarono l’espulsione dei suoi ordini religiosi e il dissolvimento delle loro proprietà. Nonostante tutto la sua fede rimase incrollabile: “Quando ogni cosa sembra perduta e tutti hanno ormai perso le speranze, il Signore mostrerà la sua Potenza e la Sua Autorità". Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 Una spiritualità sulla linea di s. Francesco di Sales 98 La sua vita è stata come un sorriso di Dio. “Il segreto dell’abbé Brisson è stato quello di essersi abbandonato completamente nelle mani di Dio facendoci vedere che anche oggi si può e si deve essere cristiani ovvero ‘di Cristo’, quali amici di un Amico, l’unico che mai ci abbandona, anche se talvolta può sembrarci lontano” (Graziano-Solinas, Luigi Brisson: il sorriso di Dio. Elledici, 2012). Tre virtù risplendono nella sua santità: la fortezza, la fede e la carità. Anche se dolce di natura, il Brisson era un uomo forte. Lo dimostrò nella fondazione delle sue due Congregazioni e nella difesa dei loro diritti. La sua audacia apostolica era radicata nella sua fede. Frequentemente egli esortava a educare i giovani alla fede perché - diceva - solo chi “inspira” la fede può “espirarla” sugli altri. La sua fede eroica si incarnava nella carità discreta e generosa attinta al Cuore misericordioso di Gesù. I frutti di tale carità erano la pazienza nel ministero della confessione, nell’educazione e nella direzione dei giovani, nella disponibilità all’accoglienza e all’ascolto del prossimo. Molti sono gli episodi in cui manifestò questa sua generosa carità. Sostenuto dalla fede e dalla carità il beato Brisson incarnò alla lettera la Parola di Gesù che invita tutti ad accogliere i piccoli, i poveri e coloro che si trovano nella necessità, perché accogliendo questi fratelli si accoglie lo stesso Cristo. Vita eucaristica e mariana: visitò anche Loreto Ha conservato sempre un grande spirito di preghiera pur dando vita a molte iniziative e attività. La sua fede era alimentata quotidianamente dall’eucaristia. Era solito dire: “Gesù Cristo in questo Sacramento è il mio respiro, il mio cibo, il mio tutto”. Amò intensamente Gesù nell’eucaristia e nei fratelli più poveri. Fiduciosa e filiale fu anche la sua devozione alla Vergine Maria. Per questo fu pellegrino al santuario di Loreto nel 1863 e celebrò la messa in Santa Casa della Madonna. E’ morto il 2 febbraio 1908 ed è stato proclamato beato nella cattedrale della sua diocesi di Troyes il 22 settembre 2012. Resoconto delle offerte pervenute per il restauro degli affreschi del Pomarancio C ome noto, è in programma da qualche anno il restauro degli affreschi della splendida Sala del Tesoro, eseguiti da Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, dal 1605 al 1610, con mirabili scene della vita della Madonna. Al concorso per la decorazione della Sala presero parte alcuni dei più celebri pittori del tempo, quali Lionello Spada, Guido Reni e soprattutto Michelangelo da Caravaggio. Su tutti fu scelto il Pomarancio, probabilmente per il suo meditato piano iconografico e per il suo stile accattivante, dalla cromia luminosa e iridescente, che coniuga la maniera di Raffaello con quella di Michelangelo con esiti piacevoli, senza dirompenti novità. Per il suo splendore la Sala è stata definita: «La Cappella Sistina delle Marche». A partire dal novembre 2010 in questa rivista è iniziata la raccolta delle offerte, di cui diamo il resoconto a tutt’oggi: € 16.550 (sedicimila cinquecento cinquanta). Siamo vivamente grati agli oblatori, anche se la somma è ben lontana da quella prevista per l’intero restauro, la quale dovrebbe aggirarsi sui quattrocentomila euro. Si attende la partecipazione di qualche generoso sponsor e ci si sta attivando con specifiche iniziative che potrebbero risultare efficaci per attuare il restauro, ormai indilazionabile. Intanto sono sempre benvenuti i contributi, anche piccoli, dei nostri associati. Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 il “messaggio” intervista… Vito Punzi ufficio stampa santuario di loreto Intervista al P. Marc Flichy Ecco, a proposito di futuro. Lei sta portando avanti da un certo tempo a Loreto un gruppo col quale affronta appunto il futuro del Santuario e della città. Ce ne parli… Senza una prospettiva per l’avvenire si corre il rischio di compiacersi nel passato, di vivere nella routine. Ma i cristiani non sono degli ex-combattenti! E specialmente in un luogo la cui storia è prodigiosa si deve respingere la tentazione di dormire sugli allori. L’autocompiacimento non stimola le energie. Dunque, oggi è necessario esser creativi, specialmente nei santuari, perché ora tutte le condizioni dei Pellegrinaggi sono cambiate. A causa dei bisogni pastorali enormi della nostra epoca, guardare in alto, lontano, è indispensabile. E conviene coltivare la magnanimità. Secondo la tradizione gesuita, desiderare grandi cose per Dio è una forma d’amore intenso. Concretamente, che cosa ha in mente? P. Flichy, dopo esservi passato più volte, Lei risiede stabilmente a Loreto dal 2007. Anzitutto come giudica la nostra rivista? Conosco la rivista Il Messaggio dal 1986 e lo ammiro molto questo «Messaggio» che, una volta, leggevo con piacere sulla spiaggia di Porto Recanati. Ancor oggi è tra le riviste dei Santuari quasi la più bella. Ma abbiamo il dovere di essere esigenti con i nostri amici e condividere con essi le più belle idee! è ciò che desidero fare oggi con voi. Mi piace molto andare alla Congregazione Universale per ascoltare Padre Santarelli, perché lo considero la coscienza vivente della grazia lauretana. Dunque, il 19 dicembre gli ho detto chiaro e tondo: « è affascinante la vostra rivista. Ma parla molto del passato e del presente ... Niente sul futuro!» Con il senso soprannaturale che lo caratterizza mi ha risposto pacificamente: « Abbiamo già tanto da fare con il passato e il presente. Il futuro... è affare della divina Provvidenza ... dei superiori.» Nella preghiera sono stato interpellato da questa risposta perché la sua opinione era anche un po’ il mio parere. Loreto per le sue origini, per la sua situazione, per la sua storia, ha immense potenzialità! Sotto la direzione del nostro Arcivescovo, il popolo di Dio deve edificare la “Nuova Loreto” secondo il desiderio del Papa Giovanni Paolo II. Certo, Loreto è un luogo di devozione calda. Ma deve essere molto di più! È veramente tempo di passare alla nuova evangelizzazione! Tale è la ragione d’essere del nostro piccolo collettivo chiamato « Quale avvenire per Loreto?» (QAL-12 Corone), semplice Ufficio di studio e Brainstorming. Teniamo un incontro mensile nella sede della Pro Loco per lavorare in questo senso. Affinché una rivista sia vivente, bisogna che faccia posto al dialogo con istanze diverse da se stessa. Il giornale « Il Comune» l’ha capito e ci ha aperto le sue pagine. Oggi domandiamo lo stesso servizio al Padre Santarelli: una piccola cornice per una rubrica sul futuro di Loreto. Sono sicuro che i lettori ne saranno molto contenti! Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 103 Personaggio illustre di loreto p. Giuseppe Santarelli Centenario della morte di Traiano Boccalini R 104 icorre quest’anno il quarto centenario della morte di Traiano Boccalini di Loreto, avvenuta a Venezia il 29 novembre 1613, all’età «d’anni 57 in circa». Se ne deduce che egli nacque probabilmente nel 1556. Suo padre era Giovanni, architetto ufficiale del santuario di Loreto, dove era stato chiamato dal suo concittadino Rodolfo Pio da Carpi nel 1555. L’architetto intervenne nel loggiato superiore del Palazzo Apostolico, nella Cupola, nella sezione inferiore della facciata della Basilica e in altri lavori minori nella città di Loreto. Morì a Loreto nel 1580. Per solennizzare dovutamente la ricorrenza, è stato programmato un Convegno internazionale di studi, che si terrà a Macerata e a Loreto il 17-19 ottobre prossimo. Un comitato scientifico, composto da valorosi critici e storici della letteratura italiana, è già al lavoro da qualche tempo. Nascita e giovinezza a Loreto Traiano ricorda con simpatia nei suoi scritti Loreto, definendola «mia patria». Con ammirazione rammenta anche le qualità dei suoi corregionali. A Loreto, fin dal 1562, i gesuiti diedero vita a un corso minore di teologia, con l’insegnamento anche della retorica, che fu espletato, nel 1562-1563, dal noto letterato Giovanni Botero. E’ quasi certo, per ammissione dei biografi, che Traiano abbia frequentato quella scuola (e, per un anno, forse proprio sotto il magistero del Botero), acquistando un’ottima padronanza del latino e una vasta cultura classica e letteraria e nutrendosi di letture formative che plasmarono il suo gusto per la poesia e per una prosa incisiva ed efficace. Scrive il Firpo, studioso informato e colto della vita e delle opere del Boccalini, che egli «per tutta la vita rimpianse quel mondo rasserenante, libero, inattingibile dalla violenza e dal male, nel quale giustizia e ragione regnavano sovrane: da questa idealizzazione della civiltà delle lettere nacque poi il suo immaginario Parnaso, popolato di virtuosi, luogo ideale in cui conversare con gli spiriti Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 Autore anonimo, Ritratto di Traiano Boccalini, apparso nel volume di L. Crasso, Elogio di uomini letterati, Venezia, 1666, I, p. 159. magni di tutti i tempi» (Dizionario biografico degli Italiani, vol. XI, Roma 1969, p. 11). Dunque, parte da Loreto, sebbene in nuce, l’idea del suo capolavoro I Ragguagli di Parnaso. E’ presumibile che dalla severa scuola dei gesuiti Traiano maturasse anche una solida fede, tanto che non esitò a definirsi, nonostante tante traversie della sua vita, non escluse implicanze anche con il Santo Uffizio: «cattolico - Dio grazia - e italiano». L’università a Perugia e a Padova e i primi incarichi Le condizioni familiari però lo costrinsero ad abbandonare gli «ozi letterari» per iscriversi, nel 1578, all’età di 22 anni, alla facoltà di legge a Perugia, lasciando la sua cara Loreto. Non amava gli studi di diritto che, secondo lui, si addicevano, come scrive nei Ragguagli, «a un cervellaccio di bue, a una complessionaccia di facchino, che francamente resistesse alla fatica di tirar la carretta»! A Perugia, tuttavia, ebbe familiarità con i letterati del luogo, compreso il poeta bernesco Cesare Caporali. La morte del genitore Giovanni, avvenuta a Loreto il 22 dicembre 1580, lo costrinse, per le risorse economiche fattesi sempre più scarse, a trasferirsi all’università di Padova dove, alla scuola di illustri docenti, si laureò probabilmente in utroque. Di lì tornò a Roma nel 1585, dove l’anno prima aveva sposato Ersilia Ghislieri, pronipote di Pio V, la quale gli portò in dote tre mila scudi che forse gli servirono per aprire un ufficio quale scrittore di brevi apostolici. Nel 1590 lo si ritrova a Genova segretario in casa Spinola, dove conobbe l’abate benedettino Angelo Grillo, poeta e amico di poeti, tra i quali primeggia Torquato Tasso che ebbe con lui uno scambio amichevole di sonetti moraleggianti. Governatore di piccole città dello Stato Pontificio e la morte Con l’elezione al soglio pontificio di Clemente VIII, si aprì per il Boccalini la via di un ufficio pubblico, alquanto modesto, quale governatore di piccole città dello Stato Pontificio. Fu a Trevi nel 1592, a Tolentino per breve tempo nel 1594, a Brisighella nello stesso anno, e a Benevento nel 1597-1598, dove soffrì molto per contrasti e incomprensioni, tanto che scrisse: «tutte le mie parole venivano da quelle scelleratissime genti interpretate a loro modo». Fu qui probabilmente che prese consapevolezza del malgoverno spagnolo che poi stigmatizzerà nelle sue opere. Dopo un breve soggiorno a Venezia, nel 1599 trovò un impiego a Roma quale giudice criminale in Campidoglio, durante il quale prese coscienza dell’arbitrio dei giudici romani, definiti «macellari». In quegli anni si diede allo studio dei testi di Tacito, soprattutto sotto il profilo politico, quasi isolandosi idealmente dalla triste realtà che lo circondava. Nel 1603 ricominciò il suo girovagare per il governo 105 Autore anonimo, Ritratto di Traiano Boccalini, da Enciclopedia Italiana, Treccani, vol. VII, p. 230. di città, portandosi a Comacchio, da dove, nel 1606 si trasferì a Bagnacavallo e nel 1608 ad Argenta. In quegli anni, a partire dal 1605, abbandonò l’idea di un commento su Tacito e si dedicò con fervido empito creativo ai suoi Ragguagli di Parnaso, immaginando un regno, sereno e umano, governato da Apollo, del quale egli, fingendosi il «gazzettiere», una specie di «inviato speciale», dà il «ragguaglio» di quanto vi accade. Anche ad Argenta il Boccalini ebbe contrasti, per cui il cardinale Bonifacio Caetani, ammiratore dei suoi scritti, lo raccomandò al cardinale Caffarelli Borghese perché fosse trasferito ad altra sede, annotando che lo scrittore era «troppo eminente ingegno per un luogo come Argenta». E così nel 1609 fu inviato quale commissario apostolico a Matelica che lasciò nel marzo 1610, per tornare a Roma, dove ebbe problemi anche con il Santo Uffizio per alcuni suoi scritti, ottenendo però la completa assoluzione dall’accusa di asserzioni ereticali e l’assoluzione dalla scomunica per detenzione di libri proibiti. Nel 1611 tornò nelle sue Marche quale governatore di Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 Le Opere 106 A. Ortelio, Theatrum orbis terrarum, Anversa 1572, Veduta di Loreto al tempo della giovinezza di Traiano Boccalini, ivi trascorsa. Si noti il Palazzo Apostolico ancora in fase di costruzione, sotto la direzione del suo genitore Giovanni, architetto del Santuario, il quale provvide anche al disegno della facciata della basilica, che nella stampa appare ancora spoglia. Sassoferrato. Dal fitto carteggio con il suo amico Lelio Guidiccioni si viene a conoscere tutto il suo impressionante lavoro richiesto dalla stesura e pubblicazione dei Ragguagli di Parnaso, per la cui stampa si auspicava di potersi recare a Venezia, città libera e accogliente. Purtroppo, però, fu confinato in un altro governo marginale, a Nocera Umbra, ma lasciò quell’impiego e si portò nella città lagunare, chiedendo poi invano un nuovo incarico a Comacchio, o a Lugo, o a Cento, centri non lontani dalla città lagunare. A Venezia, in seguito a violente coliche febbrili, morì il 29 novembre 1613. Fu effettuata un’autopsia sul suo cadavere, dalla quale risultò che la morte era stata causata da «una apostema di smisurata grandezza nel fegato», quasi sicuramente un tumore. L’autopsia di per sé contraddice la diceria - messa in circolazione da alcuni congiunti dello scrittore - di una sua morte per avvelenamento o per percosse ad opera degli spagnoli, il cui governo in Italia Traiano sferzò impietosamente. Per interessamento dell’amico don Angelo Grillo, la sua salma fu tumulata in San Gregorio Magno, nelle fosse comuni della sala capitolare, per cui non fu più possibile identificarla. Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 Sono essenzialmente quattro: Le Lettere, i Commentari di Tacito, i Ragguagli di Parnaso e la Pietra del paragone politico. Il più grande successo lo ebbero i Ragguagli di Parnaso, successo che conobbe in vita l’autore e crebbe enormemente dopo la sua morte. Si tratta di un’invenzione letteraria alquanto bizzarra e pungente, che finì per esser quasi un genere letterario, ripreso da altri scrittori con minor vigore e con più scarsa inventiva. L’autore immagina che Apollo sieda al governo di una società di virtuosi di ogni tempo e di ogni nazione e li convochi per discutere questioni di diversa natura (politica, economica, religiosa, morale, letteraria e artistica). Sentiti i pareri, Apollo pronuncia la sua decisione. Si tratta, in realtà di un transfert immaginario della realtà contemporanea – su cui l’autore esercita un giudizio critico libero e acuto - nel Parnaso, un mondo idealizzato e rasserenante. Tre avversioni nutre il Boccalini: contro gli ipocriti, contro i principi avidi di dominio, in primo luogo quelli spagnoli, e contro certi riformatori in ambito religioso. Seguì postuma la Pietra del paragone politico, una specie di appendice ai Ragguagli, nella quale la satira mordace si avventa in special modo sul governo spagnolo in Italia. L’autore denuncia ai principi italiani l’insaziabile cupidigia e le mene subdole di quel governo, ammantate di zelo cattolico. Enorme fu il successo dell’operetta che in pochi anni conobbe in Italia ben quindici differenti ristampe. Anche all’estero (in Francia, in Inghilterra, in Olanda e in Germania), le due opere principali del Boccalini ebbero un considerevole successo. Diversa sorte ebbero invece le sue numerosissime carte sui Commentari di Tacito che, pubblicati la prima volta solo nel 1678 con sfacciate manomissioni, ancora attendono una rigorosa edizione critica. Piace riferire il consapevole e motivato giudizio sul Boccalini di Giovanni Rua, che curò l’edizione critica dei Ragguagli nel 1910-12: «Il Boccalini fu uno degli scrittori più celebri del suo secolo e più diversamente giudicati. Le sue non sono opere d’arte, ma di varia dottrina e d’ingegno vivace e costituiscono un documento importante del pensiero italiano del secolo XVII». Un notevole scrittore, dunque, al quale la città natale, nel 1898, dedicò la via principale che un tempo si chiamava Via dei Coronari. Nel 1915 assunse la denominazione ufficiale di Corso Traiano Boccalini. loreto nel mondo nel La Madonna di Loreto a Friburgo nella Svizzera Francese L a cappella dedicata alla Madonna di Loreto come edificio isolato, è posta in alto su di uno sperone roccioso della Planche Supérieure dell’area urbana di Friburgo, poco al di fuori dell’antica porta di Bourguillon, che immetteva ieri, ma anche oggi nel cuore della città. Per questa sua posizione a ridosso delle mura civiche, essa è tale da sovrastare e proteggere la vecchia città bassa sulle sponde del fiume La Sarine e da dominare anche l’antica ed imponente cattedrale, oltre che qualificare agli occhi del viandante che fa il suo ingresso in città con la sicurezza del luogo, la spiritualità dei suoi abitanti. Questo monumento è nel suo genere tra i più belli, originali e significativi dell’intera Svizzera e il più rassomigliante all’originale italiano sotto diversi aspetti. Certamente singolare è l’analogia con la sua posizione ai margini della strada, lungo il cammino nella direzione di Loreto (le chemin de Lorette) all’apice del monte e per l’essere stata costruita ai bordi di un dirupo su di una piattaforma rocciosa. L’essere stata edificata poi su roccia ha permesso ai suoi costruttori di ricordare alcune realtà caratteristiche della Casa nazaretana della Vergine Maria. Infatti il vano sottostante, necessario per realizzare un pavimento all’edificio sacro è stato concepito come una piccola cripta, spazio vuoto da non utilizzare per necessità liturgiche, ma utile solo a dimostrare che la cappella, come un tempo a Nazaret, ma anche a Loreto, non ha fondamenta. Questa particolarità si può controllare facilmente per mezzo di aperture perimetrali a filo terra, chiuse da piccoli sportelli verdi apribili dall’ esterno verso l’alto, essendo per l’appunto posti alla base dell’edificio. Un tratto di roccia emerge addirittura dal pavimento interno alla chiesa, sul lato corto opposto a quello con la nicchia contenente la Statua della Vergine, a ricordare anche ai fedeli più distratti che la S. Casa a Nazaret sorgeva appunto sulla roccia. L’interno è una riedizione dello spazio sacro loretano con le stesse dimensioni, prese nelle Marche con molta precisione dal Cancelliere Georges Pierre Montenach, inviato dal Governo del Cantone di Friburgo, così come si presentava in quel tempo. Se una porzione della navata unica è separata dal presbiterio da una ricca cancellata in ferro battuto con fiori e corone, quest’ultima fu aggiunta nell’ultimo restauro del 1784, in quanto precedentemente la sola zona del Sacro Camino era divisa dal resto, definito dalle tre pareti costituenti la reliquia Camera, da un’iconostasi in legno con la parte superiore a grata e la parte inferiore chiusa con due porticine proprio come a Loreto. Oggi, sulla parete al di là della cancellata, si apre una nicchia circondata da una ricca cornice dorata che ospita una bellissima statua in legno della Vergine Maria con il suo Bimbo in braccio, mentre due angioletti, che reggono candelieri, la indicano affettuosamente ai fedeli. Bianchi sono i volti della Madonna e di Gesù Bambino, dolcemente atteggiati in contemplazione verso l’alto, così come bianchi sono i manti ricamati d’oro e di pietre preziose che li riIl Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 107 108 vestono e dorate le corone con le piccole croci che sormontano le loro teste. L’archetipo loretano è stato cosi interpretato con sensibilità ed eleganza dallo scultore H. F. Reyf di Friburgo, artista tra i più quotati all’epoca, nel cui atelier sono state preparate anche le statue che ornavano le pareti esterne della chiesa. Altro particolare caratterizzante l’insieme è il bassorilievo scolpito su tavola di legno che raffigura la Traslazione della Santa Casa trasportata dagli angeli su di un mare solcato da ben tre navi, scultura ben in vista sul paliotto in legno che orna l’altare al di sotto del Sacro Camino. Attualmente le pareti interne sono prive degli affreschi simili a quelli di Loreto, pitture che in passato dovevano certamente ornarle, ma che si sono nel tempo deteriorate fino a scomparire. Pitture recenti sono anche quelle delle volte poste in sostituzione delle antiche deteriorate con il trascorrere degli anni. Nella navata interna una lapide racconta la storia della fondazione di questa chiesa, ex-voto in marmo che si riferiscono anche alle due ultime guerre sono appesi alle pareti, mentre un bastone in legno è posto di traverso sul muro di sinistra e su di esso sono appese stampelle. Quattro porte sono aperte sulle quattro pareti, ma una di esse è finta a ricordo di quella chiusa a Loreto. La volta bombata è suddivisa in spazi romboidali con decorazioni floreali, mentre nelle lunette adiacenti sono raffigurate l’Annunciazione, l’Assunzione e la Sacra Famiglia. Tutto concorre a rendere il luogo particolarmente sacro e serio, ricco di valori di fede e di devozione. Anche l’aspetto esterno ha le sue peculiarità con una certa ottima corrispondenza con il modello italiano di Loreto. Le quattro facciate esterne della piccola chiesa sono suddivise in pannelli, cinque nelle pareti laterali e tre nelle pareti frontali, caratterizzati da archi con altorilievi e nicchie con statue che non sono di sibille e profeti come a Loreto, ma di membri o parenti stretti della Sacra Famiglia, quando non personaggi viventi al tempo dell’ Annunciazione e direttamente o indirettamente coinvolti nella storia di quei giorni. Essi sono Maria e Giuseppe, Gioacchino ed Anna, nonni materni oltre che primi proprietari della Santa Casa, Zaccaria ed Elisabetta, gli zii di Gesù, l’Arcangelo Gabriele, il cugino del Cristo, Giovanni Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 detto il Battista, i suoi primi amici che divennero anche discepoli, Giacomo il Maggiore ed il Minore e Giovanni, che, dopo la morte di Gesù, tenne con sè Maria come Madre, oltre i quattro Evangelisti, biografi degli eventi celebrati con la costruzione. Questa scelta dei personaggi sembra voler indicare ai fedeli ed ai pellegrini la dimensione terrena di una casa speciale, solo perché in essa avvenne, con il sì di una Donna, l’evento per cui ci è data la Salvezza. Non più quindi sibille e profeti che annunciavano l’avvenimento futuro, ma testimoni dell’ avvenimento stesso che si era verificato. Un’altra particolarità di questa chiesetta è rappresentata dalla forma del tetto a capanna a falde, con la facciata anteriore continua sopra l’ultimo cornicione. Ancora al disopra, sopra la copertura vera e propria, si eleva un campaniletto che funge anche da lucernaio con due ordini di otto piccole finestre. Alla fine della torretta c’è un’ asta in ferro battuto che si apre a forma di medaglione con l’immagine della Vergine e del bambino. Dall’altra parte, al colmo finale del tetto, si erge una croce. A quell’epoca, nella seconda metà del 1600, tutti questi elementi di completamento risultavano necessari, in quanto la cappella di Loreto a Friburgo era posta in alto e lontano dalla città, mentre la Santa Casa a Loreto era interna alla Basilica e non aveva bisogno di ciò. L’immagine di questo tetto richiama alla memoria la copertura indicata in una stampa del Salmon, realizzata a Venezia nel 1743, che mostra il rivestimento marmoreo della Santa Casa, che, anche se interno alla basilica, è completato da un tetto a capanna sormontato da una croce sul frontone principale. Tutte queste peculiarità denotano la cura e l’amore con cui questa chiesa fu innalzata in poco più di un anno, tra il 1 aprile 1647 ed il 18 agosto 1648, su invito pressante del padre gesuita Gumppenberg, predicatore a quell’epoca della Cattedrale di St. Nicolas, per sollecitare la protezione della Madonna di Loreto contro il pericolo di una invasione da parte della Francia e della Germania nell’ultimo periodo della guerra dei Trent’Anni. Affetto ed interesse vivi ancora oggi, a voler considerare come è mantenuta, migliorata e restaurata ed officiata con il concorso dei cappellani che si susseguirono nel tempo. Anna Rosa Curi novità editoriali Abbiamo abbracciato Santa Bernadetta L ’Unitalsi della Sezione Lombarda ha organizzato una peregrinazione con le reliquie di Santa Bernadette, contenuta in un’artistica urna, svoltasi dal 12 novembre al 15 dicembre 2012. Le reliquie sono state trasferite in varie località, dalla Bassa Lodigiana alla Valtellina, attirando un folla incalcolabile di devoti. Basti pensare che sono state distribuite ben 150mila immaginette! La stessa sezione unitalsiana ha provveduto alla pubblicazione di uno splendido volume che racconta, attraverso numerose immagini e rapide didascalie, lo straordinario evento. Ne risulta una lettura piacevole ed edificante. Il libro è introdotto da una preghiera alla santa, scritta dal cardinale Angelo Comastri, e reca la Presentazione di Vittore De Carli, presidente dell’Unitalsi lombarda. Il presidente ha annunciato che per il 2015 è prevista una peregrinazione analoga con la statua della Madonna di Loreto. L’arcivescovo Giovanni Tonucci e i responsabili del santuario hanno espresso a riguardo il loro più sincero plauso e la più completa collaborazione. ______________ Abbiamo abbracciato Santa Bernadette, Milano 2012, pp. 117, tutte illustrate a colori, € 15,90 (si può richiedere alla sezione Unitalsi Lombarda, Via G. Labus, 15 - 2147 Milano; e-mail: [email protected]). La Prepositura di Monsampolo L uigi Girolami ha pubblicato una documentata ricerca sulla Prepositura di Monsampolo (Ascoli Piceno) che qui segnaliamo perché contiene diverse notizie sul culto della Madonna di Loreto in quel luogo. L’autore illustra la «Peregrinazione lauretana», cioè la sosta a Monsampolo dei pellegrini diretti a Loreto e l’accoglienza loro riservata, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo XVI, dopo la costruzione di un ospedale. Ricorda anche la festa della Madonna di Loreto nel paese, a partire dal 1613, segnalando un bel plastico ligneo, raffigurante la Santa Casa con la Madonna e il Bambino sopra il tetto (pp. 50-51). L’autore descrive pure altri aspetti del culto lauretano in loco, come i lasciti a favore della Santa Casa, le vicende di una preziosa corona offerta dal Comune di Monsampolo alla Vergine Lauretana e le medaglie di soggetto lauretano rinvenute in quel territorio (pp. 57-63). Si tratta di un caso emblematico dell’intensità del culto mariano-lauretano nei comuni delle Marche, soprattutto nei secoli XVI-XVIII. D’altro canto, si sa che il Torsellini, nella sua Historia del santuario di Loreto, pubblicata nel 1597, afferma che la Madonna di Loreto già nel secolo XVI era considerata la celeste Patrona dell’intera Marca. ________________ L. Girolami, La Prepositura di Monsampolo. Un millennio di riti, usi e tradizioni, Acquaviva Picena, pp. 213, senza prezzo. (Si può richiedere alla Prepositura di Monsampolo del Tronto, Via Mazzini, 50; tel. 0735-704650). Un grande scrittore loretano del Seicento Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 109 vita del santuario Programma di massima dell'Unitalsi a Loreto I pellegrinaggi dei malati organizzati dalle varie sezioni regionali dell’Unitalsi hanno approntato il seguente programma di massima per l’anno 2013 110 SEZIONEARRIVO PARTENZA Toscana Piemontese Umbra Toscana Lombarda Emiliana – Romagnola Marchigiana Romana-Laziale Romana-Laziale Molisana Triveneta Ustal Marchigiana Marchigiana Marchigiana Toscana Lombarda Marchigiana Lombarda Campana 10.3. ‘13 7.4.’13 21.4.’13 28.4.’13 19.5.’15 17.6.’13 23.6.’13 27.6.’13 15.7.’13 18.7.’13 24.7.13 27.7.’13 5.8.’13 12.8.’13 21,8. ‘13 24.8.’13 27.8.’13 2.9.’13 6.10.’13 20.10. ‘13 8.3.’13 5.4.’13 19.4.’13 25.4.13 16.5.’13 14.6,’13 21.6.’13 23.6.’13 12.7.’13 15.7.’13 20.7.’13 24.7.’13 2.8.’13 9.8.’13 18.8.’13 21.8.’13 24.8.’13 30.9.’13 3.10.’13 17.10.’13 Nella foto: alcuni unitalsiani della Sottosezione di Monza a Loreto nel 2012 con l’arcivescovo Giovanni Tonucci in uno dei pellegrinaggi della Sezione Lombarda. Numero dei pellegrini Loreto 2012 D ai dati della sagrestia, risulta che nell’anno 2012 sono state acquistate e distribuite nella basilica 500.000 particole, alle quali si devono aggiungere quelle portate con sé da molti gruppi di pellegrini, quelle distribuite a Montorso e nelle case di accoglienza munite di cappella per le celebrazioni eucaristiche e le circa 10.000 ostie grandi, spesso dimezzate, riservate ai sacerdoti per la santa Messa. In tal modo, si raggiunge presumibilmente la cifra di circa 560.000 particole. In base a un parametro di riferimento, ricavato da un’indagine socio-religiosa di alcuni anni or sono, si sa che uno su sei - e oggi forse meno - dei pellegrini e turisti a Loreto si accosta alla santa comunione. Innumerevoli, infatti, sono le scolaresche, i gruppi di passaggio rapido e i turisti estivi, che non si accostano all’eucaristia. Ne deriva che, moltiplicando 560.000 per 6, si ha il numero approssimativo di presenze a Loreto: 3.360.000 persone. Si nota un lieve calo rispetto agli anni precedenti. Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 vita del santuario "Loreto e Mercedes-Benz nel ricordo di Giovanni XXIII" I l 27 gennaio, nel contesto della Mostra su «Giovanni XXIII pellegrino a Loreto e Assisi», dedicata alla storica visita di quel papa a Loreto il 4 ottobre 1962, si è tenuto nella Sala Pomarancio un incontro in cui è stata illustrata l’auto Mercedes Benz che trasportò il pontefice dalla stazione ferroviaria di Loreto al santuario e viceversa. Dopo una breve relazione di p. Giuseppe Santa- L’arcivescovo Giovanni Tonucci, nelle Cantine del Bramante, relli, che ha illustrato gli affreschi del Pomarancio, illustra la Mostra sul viaggio di Giovanni XXIII a Loreto nelle Cantine del Bramante. l’arcivescovo Giovanni Tonucci, ha illustrato il significato della Mostra e ha presentato il dvd Rai che ripropone la diretta televisiva del 4 ottobre 1962. Ha avuto luogo anche un intrattenimento della Cappella Musicale della Santa Casa, diretta da p. Giuliano Viabile, la quale ha eseguito alcuni scelti canti. Subito dopo, i partecipanti si sono trasferiti nelle Cantine del Bramante per una visita guidata della Mostra, dove era esposta la Mercedes-Benz 500 Landaulet, utilizzata da Giovanni XXIII. L’incontro si è concluso con la degustazione di prodotti tipici marchigiani. (Foto Montesi) Le corone della Madonna di Loreto e del Bambino N ella Mostra su «Giovanni XXIII Pellegrino a Loreto e Assisi», allestita nelle Cantine del Bramante, figuravano anche le splendide corone della statua lauretana della Madonna e del Bambino, poste sul loro capo dal Papa buono il 4 ottobre 1962. Si leggono talora notizie improprie a riguardo delle corone, che furono realizzate su iniziativa del cappuccino padre Pancrazio Gaudioso, fondatore della Fraternità Francescana di Betania, a quel tempo addetto alla custodia della Santa Casa, il quale coinvolse alcuni benefattori, soprattutto di Prato, figli spirituali di Padre Pio. All’interno della corona, in una lunga iscrizione, si leggono incisi i loro nomi. La lunga iscrizione inizia con queste parole: «Alla Signora della Santa Casa / i Sommi Pontefici / Pio XII e Giovanni XXIII / Mons. P. Principi Amm. Pont. di Loreto / Mons. P. Fiordelli Vesc. Di Prato / i Figli Spirituali di Padre Pio / da Pietrelcina / Offrono / uniti con le loro famiglie / 1959. / - Progetto U. Bartoli – Firenze / Montat. L. Maluberti – Firenze / Orafo V. Neri Firenze». Seguono i nomi dei singoli offerenti. Le corone, quindi, sono legate idealmente alla figura di san Pio da Pietrelcina, il quale personalmente vi partecipò. Ricorda p. Pancrazio Gaudioso che Padre Pio, invitato a parteciparvi, rispose: - «Come faccio, io sono povero, non ho niente»!- In quello stesso momento un amico si sfilò l’anello con il brillante e glielo diede. Il brillante fu inserito nella crocetta che è in cima alla corona. (Foto Montesi) Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 111 vita del santuario Simposio per penitenzieri su "Riconciliazione e Direzione Spirituale" N 112 ei giorni 28-29 gennaio, si è svolto a Da sinistra a destra: il prof. Manlio Sodi, moderatore e relatore del Loreto, nella Sala «Pasquale Macchi», il Simposio, l’arcivescovo Giovanni Tonucci, il vescovo Krzysztof Nykiel e il prof Paolo Carlotti. IV Simposio per Penitenzieri, organizzato dalla Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa. Il simposio ha avuto come tema: «Riconciliazione e Direzione spirituale, “luoghi” privilegiati di educazione della coscienza e di permanente evangelizzazione». I lavori hanno avuto inizio nella mattinata del 28 gennaio con il saluto dell’arcivescovo mons. Giovanni Tonucci, al quale hanno fatto seguito la relazione del vescovo mons. Krzysztof Nykiel, Reggente della Penitenzieria Apostolica, su «Educare la coscienza oggi: attesa, sfida e implicanze», e quella del prof. Paolo Carlotti, Prelato consigliere della Penitenzieria Apostolica, su «Il sacramento occasione di evangelizzazione della coscienza (con specifico riIl Simposio è contiferimento agli adonuato il 29 gennaio, a lescenti e ai giovapartire dalle ore 9.30 ni)». I lavori sono con le relazioni del proseguiti nel poprof. Manlio Sodi, Premeriggio, a partire sidente della Pontificia dalle ore 16.30, con Accademia di Teologia, la relazione della su «L’anno liturgico prof.ssa Sofia Tavelcome itinerario di edula, psicologa e psicocazione della coscienterapeuta all’Uniza», e del prof. Sabatino versità di Urbino e Majorano, su «Il sacerdi Roma, su «Il midote educatore della conistero dell’ascolto scienza nella celebraal servizio della cozione dei santi misteri». municazione liturgiInteressanti sono stati i ca e della relazione dibattiti seguiti alle relazioni, che hanno messo in evitra sacerdote e credente nelle diverse età della vita», e con quella del prof. Cataldo Zuccaro, ordinario di teolo- denza aspetti pastorali di notevole interesse e talora di gia morale nella Pontificia Università Urbaniana, su «Il scottante attualità. Considerevole è stata la partecipasacramento “luogo” di educazione della coscienza? Tra zione di sacerdoti e religiosi, provenienti anche da diverse sedi. (Foto Montesi) preparazione, celebrazione e scelte di vita». Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 vita del santuario Ottocento neo-catecumenali in Santa Casa L a sera del 12 gennaio, ottocento neocatecumenali, guidati dal fondatore del movimento Kiko Arguello, hanno affollato il santuario per un intenso tempo di preghiera. Sono quindi passati tutti in Santa Casa, affidandosi alla protezione della Madonna di Loreto, che costituisce un punto di riferimento importante nella loro devozione mariana. Nei seminari «Redemptoris Mater» del movimento, per volere di Kiko, è collocata una statua della Madonna di Loreto senza dalmatica. (Foto Montesi) Sacerdoti Cinesi nella Santa Casa I l 27 dicembre scorso, quattro sacerdoti della Cina hanno fatto un devoto pellegrinaggio alla Santa Casa, dove hanno pregato intensamente la Vergine Lauretana, anche con la recita del santo rosario, per la Chiesa cattolica in Cina. La foto li riprende davanti al Rivestimento marmoreo, che hanno ammirato con vero stupore. Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 113 vita del santuario Premiazione del presepio più bello N 114 el periodo natalizio, a Loreto, in tre locali posti lungo Corso Boccalini, è stata allestita l’esposizione dei presepi dei vari partecipanti, provenienti da ogni parte d’Italia. La rassegna dei presepi è stata organizzata dal Comune, dalla Pro Loco e dalla Confartigianato di Loreto, in collaborazione con la Regione Marche. La premiazione ha avuto luogo il 6 gennaio. A tutti i partecipanti è stata rilasciata una pergamena, realizzata a mano da maestri calligrafi. Molto ammirato è stato anche il tradizionale presepio allestito in Piazza della Madonna, a ridosso della Fontana del Maderno, non lontano dall’albero di Natale, donato dal comune di Andalo. (Foto Montesi) La marcia della giustizia e della pace da Recanati a Loreto N el tardo pomeriggio del 26 gennaio, sabato, si è avviata dalla parrocchia «Cristo Redentore» di Recanati la XII Marcia della Giustizia e della Pace, giunta a Loreto verso le ore 21.15. E’ stata organizzata dalla Commissione Pastorale sociale e del Lavoro, con la collaborazione di varie altre associazioni, impegnate nella promozione della pace e della giustizia. Vi hanno partecipato, prendendo la parola, Nizar Lama, un giovane palestinese di Betlemme, e Mirco Neri dei «Medici senza frontiere» attivo in Siria. A Loreto ha avuto luogo una celebrazione nella basilica, presieduta da mons. Bregantini, arcivescovo di Campobasso. Notevole è stata la partecipazione. (Foto Montesi) Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 vita del santuario Tremila partecipanti al "moto-pellegrinaggio" N on si sono visti mai a Loreto tanti motociclisti come nella mattinata del 6 gennaio. Hanno invaso Piazza della Madonna, Piazza Papa Giovanni e Via Sisto V fino al Bastione del Comune, arrivando fino a Piazza dei Galli. Sono stati contati ben tremila motociclisti, venuti a Loreto da ogni parte d’Italia per invocare la protezione della Madonna di Loreto sui loro viaggi, talora spericolati. Dopo il saluto del sindaco Paolo Niccoletti, che ha messo in risalto con piacere la larghissima partecipazione, l’arcivescovo mons. Giovanni Tonucci ha prima rivolto un breve indirizzo ai motociclisti e poi ha impartito loro la benedizione. E’ seguito l’urlo assordante dei motori che ha fatto vibrare gli edifici, quasi un saluto festoso alla celeste Patrona della «Casa in cammino». (Foto Montesi) La benedizione degli animali nella festa di Sant'Antonio I l 20 gennaio, in Piazza della Madonna, ha avuto luogo la tradizionale benedizione degli animali, in concomitanza con la posticipata festa di sant’Antonio abate, celebrata liturgicamente il giorno 17. La festa è stata organizzata dalla Pro Loco di Loreto, con la collaborazione di alcune associazioni e aziende della zona, la quale ha provveduto anche alla distribuzione dei panini benedetti. La Piazza brulicava di animali domestici: cani, gatti, asinelli, eccetera. Su tutti spiccavano due mucche con un carretto. La banda musicale di Loreto ha allietato la festa. Alle ore 12.00 dopo la messa, padre Sergio Andriotto ha impartito la benedizione agli animali, in un clima devoto, festoso e familiare. (Foto Montesi) Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 115 notizie flash La causa di Beatificazione di Aldo Moro perorata anche dall’arcivescovo Tonucci 116 E’ noto che da qualche tempo è stato avviato il processo a livello diocesano (Bari) per la beatificazione di Aldo Moro, notissimo politico, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. Tra gli altri, anche l’arcivescovo Giovanni Tonucci - che nel 1978 si trovava a Roma con incarico nella Segreteria di Stato e quindi ha vissuto quei tragici eventi - ha dato la sua adesione alla causa di beatificazione dell’illustre statista, apponendo la sua firma il 25 ottobre scorso, davanti ai promotori della causa e del cancelliere della Prelatura Lauretana p. Vittorio Pazzaglia. Si sa che Aldo Moro, quando con la sposa Eleonora Chiavarelli si recava a Monte Marciano (AN), patria di lei, faceva talora una devota sosta al santuario di Loreto. Un dvd sul Viaggio di Giovanni XXIII a Loreto La Televisione Italiana, il 4 ottobre 1962, in occasione dello storico viaggio di Giovanni XXIII a Loreto, mise in onda un servizio diretto dell’evento durato molte ore e ancora vivo nella memoria di coloro che lo seguirono e ammirarono. Ora, in occasione della Mostra allestita a Loreto nelle Cantine del Bramante a ricordo di quel viaggio, la Sede Regionale di Ancona della Rai ha predisposto un dvd che lo ripropone su un testo messo a disposizione di Rai Teche. La Ditta Euromet Standing Innovation ha generosamente sponsorizzato l’iniziativa, fatta propria dal Centro Studi Lauretani della Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa. Il dvd è stato distribuito gratuitamente ai visitatori della Mostra. Nel retro copertina si legge una breve presentazione dell’arcivescovo Giovanni Tonucci, il quale, tra l’altro, scrive: «Non potevamo immaginare che quel rapido pellegrinaggio, compiuto in treno nello spazio di un solo giorno, avrebbe aperto una stagione nuova nella vita della Chiesa: quella dei viaggi apostolici dei Papi, che hanno portato i successori di Papa Giovanni in ogni parte d’Italia, d’Europa e del mondo». Un disegno di una scodella lauretana di Arturo Gatti Ettore A. Sannipoli ha dato notizia che nella Sezione dell’Archivio di Stato di Gubbio si conserva un disegno di Arturo Gatti, il noto pittore che nella prima metà del Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 secolo scorso ha decorato la Cappella Polacca. Il disegno su carta, datato 1924, si riferisce a un progetto di una scodella in maiolica policroma, dove campeggia la figura della Vergine Lauretana vestita di dalmatica, entro un alone raggiante, con una scritta all’intorno che dice: Virgo Lauretana ora pro nobis. L’orlo è ornato con una delicata coroncina di gigli e di piccole rose, simboli delle virtù di Maria. La parete esterna della scodella è decorata invece con tre fasce parallele, di cui la più bassa è punteggiata di testine d’angeli. Probabilmente il Gatti approntò il disegno per qualche fabbrica di maioliche. "Un Capodanno alternativo a Loreto" I frati minori delle Marche, in collaborazione con la Prelatura della Santa Casa e con il Centro di Pastorale Giovanile « Giovanni Paolo II» di Montorso, hanno promosso, per la fine dell'anno 2012 e l’inizio del nuovo, una manifestazione dal titolo: «Sui passi della fede». Dopo la manifestazione musicale al Palacongressi, a cui ha fatto seguito un cenone, i numerosi giovani si sono portati nel santuario, partecipando a una veglia di preghiera presieduta dall’arcivescovo Giovanni Tonucci, a cui ha fatto seguito, allo spuntare del nuovo anno, un festoso incontro in Piazza della Madonna tra spumanti e panettoni. Un fiume di pellegrini a Capodanno Raramente si sono visti a Loreto, in poche ore, tanti pellegrini come nel pomeriggio del 1° gennaio. Essi hanno assiepato tutti gli angoli della basilica, riversandosi ai confessionali e affollando tutte e tre le messe pomeridiane. E’ stato un modo esemplare per dare inizio al nuovo anno sotto la protezione della Madonna. Sorprese archeologiche a Loreto Ai primi di gennaio è stata diffusa la notizia che in Via San Francesco, in una proprietà di privati, durante i lavori di escavazione per le fondamenta di uno stabile a uso abitativo, è venuto alla luce un intero complesso di fornaci tardo medioevali per la lavorazione del vetro, la quale in quell’epoca era appannaggio esclusivo e geloso dei veneziani. Ha spiegato l’archeologo Maurizio Landolfi della Soprintendenza Archeologica delle Marche: «E’ una scoperta di grandissimo interesse perché, per la prima volta nelle Marche viene documentata non solo la lavo- razione del vetro, bensì la prima produzione della massa vitrea attraverso l’individuazione di un complesso di forni destinati alla prima fusione del vetro». Non va escluso che la fabbrica sia stata propiziata dal flusso dei pellegrini alla Santa Casa, già considerevole alla fine del secolo XIV e agli inizi del secolo XV. "Canti per la Pasquella" Anche quest’anno si è ripetuto il simpatico rito del canto della «Pasquella», ossia dell’Epifania, svoltosi nel pomeriggio del 6 gennaio in due tempi e in due locali distinti: nella «Sala Pasquale Macchi» o del Tinello, alle ore 17,30, un gruppo di provetti cantori loretani, diretti da Francesco Tomassetti, ha cantato vecchi brani sull’argomento, musicati dai grandi maestri Adamo e Remo Volpi, mentre nella Sala del Pomarancio o del Tesoro, alle ore 19,30, la Corale Santa Cecilia di Villa Musone, diretta da Marina Domenella, ha eseguito altri canti, di più vario argomento. Grande è stata la partecipazione di pubblico nell’una e nell’altra sede. Una conferenza di Giorgio Israel a Loreto Il Centro Culturale Lorenzo Lotto di Loreto ha organizzato un’importante conferenza, svoltasi il 21 gennaio, sul tema «Contro la riduzione positivistica della ragione: religione, filosofia, scienza», svolto magistralmente dal grande studioso Giorgio Israel, professore ordinario di Matematiche complementari, presso il Dipartimento di Matematica dell’Università «La Sapienza» di Roma. Restaurata la Chiesa di S. Maria della Carità a Brescia La storica e artistica chiesa bresciana conserva, al suo interno, una splendida riproduzione della Santa Casa (1640-1647), oltre a pregevoli dipinti e a memorie storiche. Artefice principale del restauro è stata la Fondazione CAB di Brescia. La cerimonia di inaugurazione, svoltasi il 31 gennaio, è stata particolarmente solenne. Dopo la celebrazione mattutina presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, con la partecipazione di mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia, di mons. Federico Pellegrini, direttore dell’ufficio dei Beni culturali della diocesi di Brescia, e di mons. Alfredo Scarotti, parroco della cattedrale di Brescia, nel pomeriggio si è tenuto un incontro culturale, moderato da Ferruccio De Bortoli, direttore del «Corriere della Sera». Al saluto del dott. Alberto Folonari, presidente della Fondazione Cab, sono seguiti, tra gli altri, gli interventi del cardinale Re e del noto storico dell’arte Philippe Daverio. Accompagnatori spirituali al Santuario L ’arcivescovo Giovanni Tonucci, delegato pontificio per il Santuario della Santa Casa, ha avuto la felice idea di istituire accompagnatori e accompagnatrici spirituali alla visita del Santuario di Loreto, i quali, come veri catechisti, illustrano i messaggi biblico-teologici dei cicli artistici di soggetto mariano, presenti nello stesso santuario. Sotto la guida del padre Giuseppe Santarelli, sono stati preparati a questo importante compito un accompagnatore e cinque accompagnatrici, già esperti, quali guide, della storia e dell’arte del santuario. Il 15 febbraio hanno ottenuto il tesserino da parte della Delegazione Pontificia che li autorizza a svolgere questa attività. D’accordo con l’arcivescovo, sono stati individuati tre siti o itinerari spirituali: il Rivestimento marmoreo con le splendide sculture rinascimentali sulla vita della Madonna, tutte direttamente o indirettamente legate alla Casa di Nazaret venerata a Loreto; la Sala del Pomarancio con le splendide storie della vita di Maria, simili in gran parte, quanto al soggetto, a quelle del Rivestimento; e la Cappella tedesca, definita un «trattato di mariologia scritto con il pennello». La spiegazione è di carattere biblico, teologico e spirituale. Una vera catechesi. Gli addetti sono già all’opera e i pellegrini dei gruppi parrocchiali e di qualunque altro genere possono avvantaggiarsene fin da ora, chiedendo informazioni alla Congregazione Universale della Santa Casa: tel. 071.970.104; e-mail: [email protected] Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 117 PUBBLICAZIONI promosse dalla Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa di Loreto - c.c.p. 311605 - Tel. 071970104 IL LIBRO DEL MESE N. Monelli - G. Santarelli L’Altare degli Apostoli nella Santa Casa di Loreto Pagine 102 - Numerose illustrazioni - 8,00 •Esce in seconda edizione (2012), con la prefazione dell’arcivescovo Giovanni Tonucci, dopo l’esaurimento in breve tempo della prima edizione. •La prima parte ripercorre la storia e la collocazione dell’Altare a Nazaret e poi a Loreto, dove fu trasportato con le sante pareti nel 1294, e spiega perché è detto “degli Apostoli”. •La seconda parte studia la struttura dello stesso e la finitura esterna delle pietre in stile nabateo e lo pone in raffronto con altri altari paleocristiani dell’Oriente. •Si tratta di un cimelio di eccezionale valore per antichità e per provenienza. testi spirituali I prezzi indicati non comprendono la spedizione postale Il Santuario di Loreto nella parola di Giovanni Paolo II e del cardinale Jo seph Ratzinger ora Benedetto XVI, pp. 288, foto a colori 140, copertina cartonata, 19,00. AA.VV., I pellegrini alla Santa Casa di Loreto - Indagine socio-religiosa, 1992 pp. 268, 9,30. G. Santarelli, La Santa Casa di Loreto, 4ª ediz., Loreto 2006, pp. 505, illustrazioni 111, 12,00. M. E. Patrizi, Il mi stero della Sacra Sindone, Quaderni de «Il Mes saggio», n° 1, pp. 56, ill. a colori 40, 4,00. N. Monelli, La S. Casa a Loreto - La S. Casa a Nazareth, 2ª ediz., Loreto 1997, pp. 205, 10,35. G. Tonucci, Le Donne nella Bibbia.Pentateuco e libri storici, pp. 124, con numerose illustrazioni a colori, 10,00 G. Santarelli, I graffiti nella Santa Casa di Loreto, Loreto 1998, pp. 121, fotocolors 66, 15,00. pubblicazioni varie N. Alfieri - E. Forlani - F. Grimaldi, Contributi ar cheologici per la storia della S. Casa, Loreto 1977, pp. 69, tavole 25, 2,60. V. Salvoldi, La Madonna del sì. Lodi a Maria e arte in suo onore, Loreto 2010, pp. 224, 18,00. Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 Luca da Monterado, Mons. Tommaso Gallucci, Loreto 1997, pp. 238, 12,00. Ludovico Seitz e la Cappella Tedesca a Loreto, Loreto 2008, pp. 470, illustrazioni a colori 331, 50,00. G. Santarelli, Per sonaggi d’autorità a Loreto, Loreto 2010, pp. 240, 35,00. N. Monelli - G. Santarelli, La Basi lica di Loreto e la sua reliquia, Loreto 1999, pp. 195, illustrazioni 54, 12,90. AA.VV., La Congregazione Universale della S. Casa Atti del convegno per il centenario, Loreto 1985, pp. 355, 10,35. N. Monelli, Architettore e architetture per la S. Casa di Loreto, Loreto 2001, pp. 160, illustrazioni 47, 9,00. G. Ricci (sec. XV), Virginis Mariae Loretae Historia, Loreto 1987, pp. 160, 5,15. N. Monelli, Prime architetture picene per la Camera di Maria a Loreto, pp. 125, illustrazioni 44, 15,00. G. Santarelli, Gli affreschi della Sala del Pomarancio a Loreto, Loreto 2010, pp. 102, 20,00 M. Montanari - A. Schiaroli, Santi e Beati a Loreto, Lo reto 2005, pp. 492, con numerose illustrazioni, 9,00. N. Monelli - G. Santarelli, L’Altare de gli Apostoli nella Santa Casa di Loreto, Loreto 2012, pp. 102, numerose illustrazioni, 8,00. G. Santarelli, Le Origini del Cristianesimo nelle Marche, Loreto 2009, 2ª ediz., pp. 430, illustrazioni 39, 20,00. G. Santarelli, Loreto nella storia e nell’arte (formato grande), Ancona 1997, edizioni italiana, spagnola, in glese, francese, tedesca, portoghese e russa; 10,00. G. Santarelli, L’arte a Loreto, edizioni Aniballi, Ancona, 2ª edizione 2005, pp. 406, ill. a colori 375; in brossura 50 G. Santarelli, Loreto - Guida storica e artistica, Ancona 1996, edizioni italiana, spagnola, inglese, francese, tedesca e portoghese; 5,00. G. Santarelli, Guida illustrata in po lacco, 1992, 10,00. G. Santarelli, Tradizioni e Leggende Lauretane, Loreto 2007, pp. 190, illustrazioni 45, 6,00. N. Monelli - G. Santarelli, Le Fortificazioni di Loreto, Loreto 2010 pp. 150, ill. 50, 15,00. N. Monelli - G. Santarelli, Loreto Palazzo Apostolico, Loreto 2012, pp. 198, illustrazioni 185, 15,00. P. Cavatorti, Le guarigioni a Loreto, Loreto 2001, pp. 152, 2,60. C. Zeppa, Diario di una miracolata a Loreto, Loreto 2007, pp. 48, 2,00. Pagelline con rosario e con preghiere lauretane - 0,20. Cd “Canti lauretani” (con libretto) - 8,00. Dvd “Loreto - Fede Storia Arte” - 12,00. (in undici lingue) B. Anselmi, G. Viab ile, Salmi Responso riali, Anno B e C, pp. 120 - 25,00 cad. Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La redazione, nella persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazioni saranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pubblicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali dati potranno essere esercitati i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione. Il Messaggio della Santa Casa - loreto • Febbraio 2013 Congregazione Universale della Santa Casa Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità: •Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Madonna e la sua Santa Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’Annunciazione e l’Incarnazione; Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari; Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita della S. Famiglia, le feste della Madonna. • • L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (Messe Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre). NORME PER L’ISCRIZIONE • Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione. •La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre. • Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente. •Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie Lauretane. La • quota d’iscrizione è di 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di 16,00 (per l’iscrizione di più persone o di una famiglia). La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita del santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni sulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’invio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo: delegazione Pontificia - Congregazione Universale della santa Casa 60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.97.01.04 - Fax 071.97.47.176 - C.C.P. n. 311605 MESSE PERPETUE Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa. Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue: cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8. Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta 10,00) Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta 16,00) Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a: Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN) oppure tramite bonifico bancario: Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3A oppure tramite carta di credito direttamente dal sito internet: www.santuarioloreto.it • • Chi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite lettera, fax o e-mail per consentire una risposta. Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]