domenica 14 ottobre 2012 13 SPETTACOLI ANCHE GIGI D’ALESSIO OSPITE DELLA CAMPAGNA DI PREVENZIONE PER LE PATOLOGIE ALLA TIROIDE Numerose star protagoniste per beneficenza ROMA. Per prevenire il fenomeno della patologie alla tiroide un’equipe medica eseguirà un check up gratuito completo di ecografia tiroidea e visita endocrinologica, sul pubblico e sui partecipanti alla manifestazione “Tennis & Friends-Salute e sport-Lo sport è salute” in programma a Roma. Lo screening è guidato dall’equipe del professor Rocco Bellantone, direttore della Chirurgia Endocrina e Metabolica del Policlinico Gemelli di Roma e preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, e da Alfredo Pontecorvi, direttore dell’unità di Endocrinologia e delle Malattie del metabolismo presso lo stesso ente, durante l’evento in programma presso il Foro Italico di Roma, dove la “Real Sport Events” presenta la seconda edizione di “Tennis & FriendsSalute e sport-Lo sport è salute”, evento patrocinato da “Roma Capitale”, “Zetema” e “Coni” che vede come presidente Nicola Pietrangeli affiancato da Lea Pericoli, madrina per l’occasione. Molti L’EVENTO artisti e personalità del mondo dello spettacolo si sfideranno sulla terra rossa dei campi del Foro Italico si sfideranno in questa seconda edizione in un doppio sulla terra rossa dei campi del Foro Italico allegramente commentati da Carlo Nicolini, noto come Carletto Dj, per la promozione della prevenzione e della diagnosi precoce del tumore alla tiroide. Tra loro anche Paolo Bonolis, Maria Grazia Cucinotta, Veronica Maya, Jimmy Ghione, Gianni Rivera, Roberto Ciufoli, Massimiliano Ossini, Sebastiano Somma, Samantha De Grenet, Eva Grimaldi, sostenitori già nella prima edizione, insieme a Maria De Filippi, Beppe Fiorello, Anna Tatangelo, Gigi D’Alessio, Aldo Montano, Antonella Mosetti, Kledi Kadiu, Elisabetta Pellini, Annalisa Minetti, Maria Monsè, Manuela Arcuri, Milly Carlucci, Maurizio Battista e molti volti noti del mondo del giornalismo, come Gianfranco Comanducci, Attilio Romita e Giuliano Giubilei. Gigi DʼAlessio e, a sinistra, Sebastiano Somma, tra i protagonisti dellʼiniziativa A CASTELLAMMARE DI STABIA LA CERIMONIA CONCLUSIVA DELLA QUINTA EDIZIONE DELLA KERMESSE “Cinema e fiction”, tante sorprese al galà L’OPERA DI BIZET CHIUDE LA STAGIONE ‘11-’12 di Giuseppe Fenderico Martedì al teatro San Carlo c’è “Les pecheurs de perles” CASTELLAMMARE DI STABIA. Tra glamour e mondanità, si è felicemente conclusa la 5ª edizione del “Galà del Cinema e della Fiction in Campania”, ideato e prodotto da Valeria Della Rocca di concerto con la “Film Commission Campania” e la direzione artistica del critico cinematografico Marco Spagnoli, con un evento che si è svolto ieri sera nella suggestiva cornice del Castello Medioevale di Castellammare di Stabia. La serata, condotta come di rito dal regista-attore Maurizio Casagrande con Yuliya Mayarchuck, madrina Giorgia Würth, a cui ha partecipato un illustre parterre di ospiti tra esponenti del mondo dell’audiovisivo, quali Ivan Coroneo, Luca Miniero, Enzo De Caro, Sergio Solli, Fabio Fulco, Massimo Andrei, Patrizio Rispo, Libero Di Rienzo, personalità istituzionali e dell’imprenditoria campana, ha visto avvicendarsi sul palcoscenico, tutti i vincitori di questa edizione, premiati da Matteo Branciamore, Flavio Parenti, Francesco Arca, Nina Soldano, Roberta Giarrusso, Benedetta Valanzano, Antonella Stefanucci, Eleonora Albrecht, Nathalie Rapti Gomez, Micol Azzurro. In particolare, un’autorevole giuria composta da Daniele Cesarano, Enrico Magrelli, Enrico Vanzina, Cinzia Th Torrini, Tonino Pinto, Virman Cusenza, Guglielmo Mirra, Antonio Oddati, Antonio Martusciello, dopo avere accuratamente valutato nei giorni scorsi, le opere in concorso girate la precedente stagione, nel territorio campano, quali, per la sezione Cinema, “Reality”, “Benvenuti al Nord”, “L’era legale”, “La kriptonite nella borsa”, “Napoletans”, L’INTERVISTA NAPOLI. Sarà “Les pecheurs de perles” (una scena nella foto di Francesco Squeglia) di Georges Bizet a chiudere martedì la stagione Loredana Simioli Gianluca Terranova in una scena della fiction “Caruso, la voce dellʼamore” “Nauta”, “Una donna per la vita” e, per la sezione Fiction, “Un posto al sole”, “Caruso, la voce dell’amore” e “Il caso Enzo Tortora, dove eravamo rimasti?” si è così espressa: “Miglior Film” è risultato “Reality” di Matteo Garrone; “Migliore Fiction” è “Caruso, la voce dell’amore”, “Migliore attore di dramma” è David Coco per “Nauta”; “Migliore attrice di dramma” è Loredana Simioli per “Reality”, “Migliore attore di commedia” è Maurizio Casagrande per “Una donna per la vita”; “Migliore attrice di commedia” è Cristiana Capotondi per “La kriptonite nella borsa”; “Migliore attore di fiction” è Gianluca Terranova per “Caruso, la voce dell’amore”; “Migliore attrice di fiction” è Bianca Guaccero per “Il caso Enzo Tortora, dove eravamo rimasti?”. Per quel che riguarda la sezione “Premi speciali”, standing ovation per il regista calabrese Gianni Amelio, che ha ricevuto il “Premio Regista dell’anno”, già insignito con il “Premio “Fipresci” per il suo capolavoro “Il primo uomo” al “Toronto International Film Festival” 2011, presentato in quella circostanza in anteprima mondiale. E, ancora, un “Premio speciale” è stato assegnato a Sergio Assisi per il “Miglior corto per la promozione del territorio”, mentre sono stati insigniti Fulvia Caprara quale “Giornalista dell’anno”, Luca Bigazzi per “La fotografia”, Daniele Liotti per “La recitazione film e fiction”. Il “Premio speciale Miglior Documentario dell’anno” è andato al documentario “Napoli 24”, mentre Mariano Rigillo è stato insignito quale “Miglior attore di cinema, televisione e teatro”; a Gaetano Amato è andato il “Premio Banca Stabiese”. Nel corso del galà sono poi stati premiati gli studenti vincitori dei due concorsi indetti con i con gli Atenei parteno- Sergio Assisi pei come l’Istituto Universitario “Suor Orsola Benincasa” e la Facoltà di Economia e Commercio Federico II, quali “Pitching” e “Location Scouting”. In particolare alla vincitrice del “Pitching”, Maria Chiara De Geregorio, è stata riconosciuta la possibilità di frequentare uno stage retribuito di tre mesi alla Fapav di Roma, offerto dalla “Universal Pictures”, mentre Grazia Intini, dichiarata vincitrice da un’esperta giuria del presieduta dal fotografo Riccardo Ghilardi, autore di un vernissage “Lo sguardo non mente”, in allestimento al Pan fino al prossimo sabato, è andata una borsa di studio concessa dalla “Harmont & Blaine”. 2011-12 del teatro San Carlo di Napoli, in attesa dell’inaugurazione del nuovo cartellone il 5 dicembre con “La traviata” firmata da Ferzan Ozpetek. La direzione del primo capolavoro operistico di Bizet è affidata a Gabriele Ferro, già protagonista lo scorso novembre del titolo di apertura del cartellone sancarliano, “Semiramide” di Gioachino Rossini, proposto nella versione di Luca Ronconi. Al direttore di origini siciliane è stato di recente conferito il prestigioso premio “Beste Auffuhurung” 2012 per la “Sonnambula” di Vincenzo Bellini, diretta a Stoccarda nell’aprile di quest’anno. Allestimento del teatro Verdi di Trieste (2008), la regia di “Les Pecheurs de perles”, per la prima volta al San Carlo nella versione originale in francese, è firmata da Fabio Sparvoli. Le scene sono di Giorgio Ricchelli, i costumi di foggia indiana di Alessandra Torella. Nel cast figurano Patrizia Ciofi (Leila), Dmitry Korchak (Nadir), Dario Solari (Zurga) e Roberto Tagliavini (Nourabad), accompagnati da Orchestra e coro del teatro quest’ultimo preparato da Salvatore Caputo - e corpo di ballo del lirico napoletano diretto da Alessandra Panzavolta, per le coreografie inedite di Annarita Pasculli. Sparvoli ha optato per la seconda versione del libretto, con una mise en scene essenziale e priva di ogni riferimento scenografico all’orientalismo di maniera. Assente dal San Carlo dal 1959, la prima rappresentazione napoletana del titolo di Bizet è datata 1887. “Les pecheurs de perles” è ambientato in un piccolo villaggio di pescatori nell’isola di Ceylon. Sullo sfondo di un mondo ancora incontaminato, la trama ruota intorno all’intreccio di amore e amicizia tra Leila, Nadir e Zurga. Ultimata nel 1863 dall’allora ventiquattrenne compositore francese, “Les pecheurs de perles” fu accolta all’esordio con il favore del pubblico, sebbene parte della critica (a eccezione di Hector Berlioz) riservò all’opera una forte stroncatura, sottolineandone soprattutto l’incongruità e la debolezza del libretto a firma di Michel Carrè ed Eugene Cormon. IL 40ENNE MUSICISTA CATANESE PRESENTA IL SUO NUOVO LAVORO DISCOGRAFICO “Attraversando Saturno” con Giuseppe Cucè di Fabio Fiume NAPOLI. Giuseppe Cucè (nella foto) è uno tra i giovani musicisti siciliani, maggiormente segnalato dalla critica di settore, quale fine autore e poco convenzionale artista. Proprio in queste settimane ha visto la luce il suo secondo lavoro, intitolato “Attraversando Saturno”. Fare musica dà davvero problemi? «A dire il vero, mi riferisco a Saturno come simbolo mitologico; Saturno, il Dio del tempo. Un po’ come dire “Attraversare il tempo, esserne padroni e vivere attimo per attimo, senza sprecare alcun secondo”. Che tutto questo poi, porti ad un grande conflitto interiore è certo, poichè essere padroni del proprio tempo non è cosa facile. Bisogna conoscere la parte più buia del proprio io profondamente e ciò che ci reca dolore. Ad esempio quando scrivo e compongo, è inevitale la sofferenza o la gioia delle emozioni che fuoriescono quando si scava profondamente e facendolo sinceramente, senza alcuna attenzione ai meccanismi di vendita, allora si che posso dire che fare musica crea molti problemi». Sei al secondo lavoro dopo la buona accoglienza, soprattutto critica, di “La mela e il serpente” del 2009. Che periodo è questo per te? «Per certi versi è un periodo buono, mentre per altri no. Sento molto la fatica nel fare musica da indipendente, senza alcun supporto promozionale e discografico, però c’è la soddisfazione di raggiungere qualche buon risultato, sapendo di averlo ottenuto con le mie forze». Vieni da Catania, una città artisticamente vivissima. Quanto ti influenza in musica la tua magnifica terra? «Certamente la terra in cui vivo, ovvero, un’ isola che offre ogni tipo di paesaggio, dal mare meravigioso, all’imponenza del Vulcano che ci tiene un po’ sotto scacco, che da una parte sembra proteggerci, dal- l’altra ci minaccia costantemente con le sue eruzioni, ispira costatemente la mia musica; non potrebbe essere altrimenti». Dopo aver conquistato con i tuoi due lavori la critica, cosa pensi di fare per conquistare anche il pubblico? «Come la goccia che piano, piano buca la roccia! Sono certo che gradino dopo gradino riuscirò a conquistarmi il mio piccolo posticino al sole. Purtroppo o per fortuna i mezzi per arrivare a più gente possibile sono pochi, anche se internet offre grandi possibilità. Unica cosa bisogna star attenti alla dispersione che genera cercando di evitare di annegare nel nulla». “Attraversando Saturno” era in uscita già l’anno scorso, poi c’è stata una battuta d’arresto fino a settembre scorso in cui ha finalmente visto la luce. Cosa è successo? «Sì, questo benedetto disco doveva uscire l’autunno scorso in Francia per la stessa etichetta che ave- va pubblicato il mio primo disco. Purtroppo però questa etichetta per motivi finanziari ha dovuto tagliare qualche progetto, compreso il mio e così “mi ritrovai in una selva oscura”, parafrasando Dante! Mi sono dovuto rimboccare le maniche per poter completare tutto ciò che era rimasto in aria. Alla fine sono riuscito a pubblicarlo in tempo per farmi una sorta di regalo, per il mio quarantesimo compleanno». Cosa fa Giuseppe Cucè quando non suona? «Quando non suono, cerco di fare tutto quello che mi fa star bene, dallo stare in compagnia degli amici a leggere un buon libro o andare spesso e volentieri al cinema. Ma cosa importante quando non suono, lavoro; mi occupo di profumeria artigianale». Nella tua terra hai trovato anche amicizie artistiche importanti come Franco Battiato, Carmen Consoli e Mario Venuti: se dovessi scegliere un giovane con cui lavorare, chi catturerebbe la tua attenzione? «Mi piacerebbe sicuramente confrontarmi e collaborare con Erica Mou. Penso sia interessante ed affascinante il suo mondo artistico, la sua ingenuità non casuale, il suo essere piccola donna. Si, trovo sia molto affascinante e la cosa si evince anche nelle composizioni. L’ho vista suonare dal vivo e sono stato rapito, come dagli alieni». Quale è la canzone della vita di Giuseppe? Quella che avresti voluto comporre e perchè? «La canzone che avrei voluto comporre, e che sicuramente potrei definire la canzone della mia vita, è “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo. Avrei proprio voluto vivere in quegli anni, perchè penso che li risieda il patrimonio più importante della musica italiana come Tenco ed Endrigo». Sei stato anche protagonista recentemente dell’iniziativa web “On stage” dell’associazione culturale “CreativiNa”. Che idea ti sei fatto di quest’associazione e dell’opportunità avuta? «Penso che “CreativiNa” sia una straordinaria idea, che può sicuramente ospitare gran parte di quell’arte che passa inosservata, solo perché non supportata dai grandi media. Quindi sono onorato di essere stato ospitato per un’ intera settimana e spero possa continuare a crescere..sempre di più». Adesso che il disco è finalmente uscito, come prosegue il viaggio musicale di Giuseppe Cucè? «Adesso che il disco è uscito sto lavorando con i miei musicisti alla versione live, che spero presto di presentare al mio pubblico».