Forme del discorso riportato.
Usi e abusi nel giornalismo

È necessario prestare attenzione al contesto citante, al “discorso
riportante” in cui si inserisce il discorso riportato.

«Coloro che per primi analizzarono le forme del discorso riportato
commisero l’errore fondamentale di separare praticamente il
discorso riportato dal contesto che lo riportava. Ciò spiega perché il
loro modo di trattare queste forme è così statico e inerte (una
descrizione applicabile all’intero campo dello studio sintattico in
generale). Invece il vero oggetto di indagine dovrebbe essere
precisamente l’interdipendenza dinamica di questi due fattori, il
discorso che viene riportato (il discorso dell’altra persona) e il
discorso che lo riporta (il discorso dell’autore). In definitiva i due
discorsi esistono realmente, funzionano e prendono forma soltanto
nella loro interrelazione, e non per conto proprio, l’uno separato
dall’altro. Il discorso riportato e il contesto che lo riporta non sono
che termini di una interdipendenza dinamica.» (Vološinov, Marxismo
e filosofia del linguaggio (1929), Dedalo, 1976:205)

In generale l’espressione “discorso riportato” individua lo studio
dell’insieme del discorso riportante e del discorso riportato. Ma
Calaresu (p. 109) propone di adottare questa espressione solo
come iperonimo di DI, DD, DIL, DDL e di distinguerlo dal discorso
riportante e citante, per utilizzare infine l ’ espressione
rappresentazione o riproduzione di discorsi per indicare il loro
insieme.

La riproduzione della parola altrui è un fenomeno del discorso che
riguarda la messa in relazione di due diversi contesti e due diversi
scopi (quelli del discorso citante e del discorso citato)
(Calaresu:107)

Proverbio Wolof citato da Tannen (1989:101): “Everything can be
moved from one place to another without being changed, except
speech”. Riferire un discorso significa correlarlo alla prospettiva del
ricevente.

Condizioni del DR secondo Mortara Garavelli (La parola d’altri, 1985):



Metareferenzialità: quando cioè una enunciazione viene assunta come
oggetto di un’altra enunciazione
Rappresentatività: è necessario che venga rappresentato l’oggetto o
argomento del DR (Calaresu preferisce parlare di “ rappresentazione,
riassuntiva, del tema del discorso: operazione affine alla assegnazione di
un titolo)
Non-performatività: il verbo dire che funziona da introduttore non deve
svolgere funzione performativa (valido per le autocitazioni)

Calaresu adotta la prospettiva di Mortara Garavelli, modificando però
la prima condizione attraverso la condizione della multiplanarietà,
preferendo assumere la parte riportata solo come oggetto di citazione
(non dunque necessariamente identificata con il tema del discorso e
dunque non sempre esplicita).

La multiplanarietà enunciativa comporta la moltiplicazione interna alla
enunciazione dei piani enunciativi, cioè uno sfasamento di piani
enunciativi. Tale sfasamento può essere riprodotto tramite la presenza
di almeno due centri deittici (DD), oppure solo raccontato e descritto,
come nelle forme di citazione indiretta.
Criteri di distinzione tra le
forme di DR


Forme dirette vs forme indirette
Forme legate vs forme libere (cioè prive di elementi introduttori)
Le forme di DIL sono ibridazioni di vario tipo tra DD e DI
“Libero” va inteso soprattutto nel senso di “libero dalle restrizioni tipiche delle forme puramente
diegetiche (come nel DI classico).


Considerazioni morfo-sintattiche (subordinatori, cornici esplicite)
(trattamento tradizionale e scolastico del discorso riportato)
Considerazioni pragmatiche: resa rappresentativa e imitativa
(dimensione polifonica) vs descrittiva (azione discorsiva tra parlanti,
in determinati contesti, e che condividono determinate conoscenze)
Si tratta di criteri spesso discordanti (Calaresu 2004:34), il primo
dipendente da una prospettiva centrata sulla lingua scritta e
letteraria, il secondo da una prospettiva centrata sul parlato.
Introduttori



Segnalatori espliciti di discorso o clausole citanti (terminologia strutturalesintattica), cioè porzioni discorsive che esplicitamente introducono la
riproduzione della parola d’altri.
La cornice discorsiva può trovarsi prima, dopo o in mezzo alla parte citata
Varietà di forme:





X ha detto
X sostiene, osserva….
Secondo X
A parere di X
Con le parole di X
CdS, 10.5.2011:







Definisce
Smentisce
Conclude
attacca
Ecc.
In forma parentetica [… (secondo X)…] segnalano una presa di distanza
maggiore del reporter rispetto al discorso riportato
I due punti danno un tono più incisivo al discorso riportato che segue
Modalità degli introduttori
La modalità riguarda le forme linguistiche utili a segnalare il proprio
atteggiamento e la propria adesione nei confronti del discorso riportato.
Gli introduttori sono strumenti di variazione della modalità epistemica (soggettiva
oppure oggettiva) (Venier 1991)
Calaresu (p. 36) (con Reyes 1994) preferisce utilizzare l’espressione “modalità
evidenziale di tipo citativo”, più ampia rispetto alla precedente, che esprime
credenza, opinione o inferenza del reporter.
Evidenziali: espressioni o segnali che indicano a che tipo di fonte si appoggia il
parlante nell’asserire qualcosa; mezzi linguistici che indicano in che modo il
parlante ha ottenuto l’informazione su cui si basa un’asserzione
Chafe (1986) distingue anche tra fonte di conoscenza (evidenza diretta,
linguaggio, ipotesi) e modo di conoscenza (credenza, induzione, deduzione,
doxa)
Willett (1988) distingue tra tipi diretti di evidenza (visiva, uditiva, percettiva in
generale) e tipi indiretti (riportata: di seconda mano, di terza mano, di senso
comune; inferita).
Questioni


Sottostima quantitativa delle possibilità a disposizione del parlante
per riportare la parola d’altri
Sottostima qualitativa degli aspetti funzionali legati alle diverse
forme del DR
Il DD è una delle forme di rappresentazione del D originario (discorso
primo); resta un discorso secondo anche quando (caso raro)
riproduce esattamente la forma del discorso originario.
Funzioni del DD
Nel racconto:
 Contestualizzazione del climax di una narrazione (messa in
evidenza dei punti cruciali)
 Intensificazione della dimensione emotiva (riproduzione di scambi di
botta e risposta: esemplificazione delle situazioni di conflitto)
 Distanziamento dalla voce del locutore riportato
Nella argomentazione
 Rafforzamento di una tesi attraverso una strategia di autenticazione:
caso estremo in cui il locutore citato fa da portavoce al locutore
citante.
Altre possibili funzioni verranno attivate di volta in volta dal contesto del
DR
Nel giornalismo:
apparente centralità della
funzione di verità del DD
Problema

Quando si riportano le parole, ci si conforma a quanto
realmente detto?

Ricerche di Tannen, Mizzau, Sakita
La posizione di D.Tannen
D. Tannen, Talking Voices, Cambridge University Press, 1989
 Nei quotidiani il DD sembra la forma di distanziamento più
frequente, soppiantando altre forme con funzione analoga, quali
l’uso di forme discorsive del tipo “forse”, “probabilmente”, “il
cosiddetto”, “il presunto”; verbi modalizzatori o al condizionale.

Il ricorso al DD nei titoli sembra conferire loro “neutralità”,
introducendo una forza illocutiva globale di tipo espositivo.

Ma un esame condotto sui titoli di giornali quotidiani
conferma che le frasi tra virgolette contenute nei titoli non
rispettano in alcun modo la letteralità del discorso altrui. Le
trasformazioni sembrano essere suggerite dallo scopo di
fornire una informazione rapida costruendo al contempo un
effetto di immediatezza. Quindi massima sinteticità che
coincide con la ipersemplificazione.

Anche disinteresse per la fedeltà al contenuto, a vantaggio
della massima messa in rilievo di aspetti marginali ma
suggestivi. Drammatizzazione.

Il DD riguarda dunque non la riproduzione di enunciati ma
l’evocazione di situazioni enunciative.

Il DD non assolve una funzione meramente riproduttiva. Più
che riportare le parole effettivamente usate il DD sembra
aggiungere vivacità alla narrazione, fornire la possibilità di
diverse prospettive e dare l ’ impressione di un ’ autentica
ripetizione dell’evento, senza però esserlo davvero. Serve
anche ad evitare l’operazione cognitivamente più complessa di
una trasposizione in discorso indiretto o di una sintesi
riassuntiva.
La posizione di Sakita
Cfr. Sakita T., Reporting Discourse, Tense and Cognition, Amsterdam,
Elsevier, 2002: fattori contestuali, intertestuali e pragmatici
influenzano la scelta tra diversi stili:

Un testo lungo e complesso porta preferibilmente a una ripresa nella
forma del DD (e tuttavia, per Tannen, proprio questo tipo di discorso
difficilmente può essere riportato in modo diretto)

Ma la scelta è dettata anche da finalità comunicative:



Affidabilità del parlante
Drammatizzazione
Rapporto primo piano/sfondo
Sfondo e primo piano

Elementi in primo
piano: discorso diretto

Informazioni
contestuali, sfondo:
discorso indiretto
La posizione di Mizzau
La finzione del discorso riportato, in
Orletti (a cura di), Fra
conversazione e discorso, Carocci, 1994
Riepiloga quanto già sottolineato da Tannen.
La funzione del DD è
 fornire una informazione rapida
 costruire un effetto di immediatezza e massima sinteticità
 Ipersemplificazione
 messa in rilievo di aspetti marginali ma suggestivi
 da parte del lettore, si può assumere una accettazione della
convenzione di autenticità sulla base della condivisione tacita della
operazione di finzione (p. 254).
A queste funzioni, Calaresu aggiunge quella della tipizzazione:
connotare il parlante citato attraverso le parole che il parlante citante
gli attribuisce.
E Santulli aggiunge: il principio di autorità, che consente di mettere in
risalto e dare risonanza al discorso di un personaggio.
Stipulazione di autenticità

Mentre le definizioni tradizionali del DD includono il tratto della
fedeltà al discorso primo, le analisi condotte su forme di DR nella
forma diretta mettono in evidenza una diffusa infedeltà

L’infedeltà nel riportare discorsi riguarda primariamente il passaggio
da una forma parlata ad una seconda forma parlata, ma anche da
una forma parlata a una forma scritta

E da una forma scritta a una forma scritta (vedi studio di Santulli)
Livelli di fedeltà
Secondo Short (1988) la fedeltà del DD riguarda tre diversi
livelli:

La forza illocutiva, cioè la funzione comunicativa del discorso
primo

Il contenuto proposizionale del discorso primo

Il lessico e le strutture del discorso primo
Tipi di infedeltà nel DD
Sulla base di Short, Calaresu individua 4 tipi di infedeltà:

Di forma rispetto al lessico e alla struttura del discorso primo

Pragmatica rispetto alla forza illocutiva ma anche agli aspetti
contestuali del discorso primo

Esistenziale (esistenza stessa del discorso primo)

Sia formale che pragmatica
L’infedeltà formale e pragmatica produce l’infedeltà
(involontaria) di contenuto o proposizionale

Infedeltà di forma (la più diffusa):


Infedeltà contestuale o pragmatica (riguarda anche il DI)


Il DD è una parafrasi riassuntiva del discorso primo, più o meno
elaborata o semplificata.
Relativa al mancato rispetto della forza illocutiva: ironia, ordine,
esclamazione ecc.
Combinazione della infedeltà formale e pragmatica


Modifica del contesto di inserimento degli enunciati proferiti
Modifica del tono emotivo
Ma modificare il grado di assertività, la modalità, l’impegno, il
lessico (non esistono sinonimi assoluti) incide sul significato
delle parole riportate.

Infedeltà esistenziale



Quando il discorso primo non è mai esistito (è solo immaginato o
evocato). Funzione di drammatizzazione che guida la decodifica
e l ’ interpretazione dell ’ interlocutore. Secondo Calaresu in
questo caso si ha un inversione del ruolo di portavoce: nel DD il
parlante citante fa da portavoce al parlante citato, nel DD fittivo il
parlante (inventato) citato fa da portavoce al parlante citante, che
generalmente gli fa esprimere una propria valutazione (vedi
Percontatio)
Modalità tipica della narrazione artistica (letteraria o
cinematografica) oppure del parlato ordinario (anticipazione di
discorsi che potrebbero avvenire o richiamo a discorsi che
avrebbero potuto realizzarsi).
L’infedeltà esistenziale è molto grave in contesti
giudiziari, giornalistici, politici, scientifici.
La valutazione delle conseguenze della infedeltà varia
sui tre assi (diastratico, diamesico e diafasico), da
una maggiore tolleranza nei contesti familiari ad una
minore accettabilità nei contesti ufficiali e scritti. Nel
discorso ordinario la richiesta di fedeltà riguarda
quasi esclusivamente i contenuti, nei discorsi
formali e ufficiali riguarda anche la forma.
Percontatio
(esempio di infedeltà
esistenziale)
Finzione di uno scambio di domande e risposte tra l’oratore e l’avversario e
tra l’oratore e il pubblico, tipica degli articoli di fondo:
“Poi stupisce l’altra reazione: «Lo sapevamo». Ma che cosa sapevamo?
Sospettavamo, questo sì […]. Allo stesso modo, stupisce un’altra reazione,
che è corollario della precedente: «Finalmente». Finalmente cosa?
Finalmente che si indaga […]? Finalmente che qualcosa si viene a sapere
[…]? O finalmente che Belzebù è stato preso per la coda […]?” (La
Stampa, 29.3.93, in Mortara Garavelli 1999:398)
«Rottamazione? Ma anche no. Silvio Sircana ha fatto una battuta cult: «Mi
metterò una t-shirt per rispondere a Renzi: Ave Matteo, rottamaturi te
salutant»
Vedi anche esempio in Calaresu: 56.
Massimo Giannini, RE 26.4.2011
«Manovre, congiure, complotti? Sciocchezze. Qui si lavora,
come sempre…». Nonostante i veleni che l ’ hanno
preceduta, Giulio Tremonti racconta di aver passato una
Pasqua «assolutamente tranquilla». Una Pasqua di
«ordinario lavoro», appunto: «business, as usual», come
diceva Churchill agli inglesi ai tempi delle grandi guerre.
Locutore / enunciatore
Locutore = soggetto della enunciazione (chi parla)
Enunciatore = responsabile dell’atto illocutivo, punto di vista dell’enunciazione
Angelo Acquaro, RE, 3.5.2011
Che sapore ha la vendetta? Wayne Hobbin non avrebbe immaginato di
inginocchiarsi davanti a Ground Zero […].
Renzo Guolo, RE, 3.5.2011
Che ne sarà di Al Qaeda dopo la morte di Bin Laden? L’organizzazione che,
contando sugli ingenti mezzi e contatti del suo fondatore ha segnato un
passaggio epocale […].
Le domande poste dalla prima parte dei due enunciati introducono un enunciatore (il
lettore, che sembra voler sapere qualcosa dal giornalista): forma non esplicitata di
discorso riportato.
Forma eco, che rientra tra i fenomeni di riproduzione del discorso altrui (il fenomeno eco
è una forma di ripetizione), è anche una modalità di distanziamento (vedi sopra
Percontatio)
Cause della infedeltà

Riferire un discorso significa sempre




correlarlo alla prospettiva del ricevente
Adattarlo a un diverso contesto
Collocarlo in un diverso genere testuale
Adattarlo a un diverso mezzo (problema diamesico: passaggio dal
parlato al parlato; dal parlato allo scritto, dallo scritto al parlato, dallo
scritto allo scritto)
La riproduzione della parola d’altri è cioè sempre orientata (Sternberg
parla di fattori costituzionalmente anti-riproduttivi)
 Implicazioni diamesiche e diafasiche
 La resa fedele non è la principale funzione del DD nel caso del
parlato e non lo è sempre nel caso dello scritto.
DD e ricontestualizzazione
Considerato che ogni DD deve essere ricontestualizzato in
rapporto al lettore e perciò introdurre delle modifiche
rispetto al discorso primo, la questione sarà quella di
stabilire la misura di tali modifiche (cfr. Short 1994, in
Calaresu:61)
DD e focalizzazione
La focalizzazione nella produzione ma anche nella
ricezione del testo spiega il ricorso al DD nonostante
l’impossibilità di riprodurre il discorso originale
Sul piano della produzione: limiti di memoria, vincoli di
spazio grafico e di pregnanza impediscono la
riproduzione fedele di un discorso
La scarsa fedeltà del DD è una conseguenza del ruolo del
giornalista, che



non è un registratore passivo ma un interprete attivo
Ha vincoli spaziali
Vincoli di significatività e di pregnanza

Sul piano della ricezione la forma del DD risulta più
congeniale alla focalizzazione, perché



cattura meglio l’attenzione
Induce il lettore ad accostarsi all’articolo come ad una
riproduzione fedele
Risulta più immediatamente comprensibile

È più espressivo, riduce la distanza tra scritto e parlato
 Il DD ha qui funzioni affini a quelle che ha nel parlato (cui in
generale la scrittura giornalistica tende sempre più ad
avvicinarsi)

Ha un forte potere indicale (deitticità, propria delle enunciazioni
dirette)

Economizza e semplifica

Drammatizza il racconto e ha un effetto di presa diretta: chi legge
ricava inconsapevolmente un ’ impressione di simultaneità fra
l’avvenimento e la sua ricezione.
Intervista
Eco, Sulla stampa, 1997: i giornali traboccano di
interviste
Cause:


Settimanalizzazione, spettacolarizzazione, teledipendenza
(Murialdi 2002)
Influenza del linguaggio politico sempre più immediato e
spontaneo
Effetti

Aumento della polifonia, che diviene sempre più complessa
La diffusione del DD è comune a
tutte le tradizioni giornalistiche?

No: è decisamente caratteristica del giornalismo italiano

Ancora una questione di contratto di lettura: cosa
significano le virgolette per il lettore anglofono e cosa
significano per il lettore italiano?
Giornalismo italiano e
giornalismo anglofono

Il patto tra giornalista e lettore nei paesi anglofoni include
l’esattezza (e dunque la fedeltà) delle citazioni (criterio
di veridicità verbale)

Quello tra giornalisti e lettori italiani ammette la modifica
dei discorsi tra virgolette, sia per esigenze di sintesi, sia
per evitare la frammentazione del parlato (criterio di
veridicità sostanziale)

Problema del rapporto tra fatti e interpretazioni
Funzioni del DD nel
giornalismo anglofono

Segnalare le parole effettive del personaggio (cioè un fatto)

Distanziarsi
da
quanto
dichiarato
(deresponsabilizzazione del giornalista)

Aggiungere alla narrazione lo stato d’animo, il tono emotivo del
personaggio
dal
personaggio
In generale il DD è un ’ eccezione, non la regola nella scrittura
giornalistica. La resa attraverso il DI consente di focalizzare meglio il
racconto (A. Bell, The Language of News Media, 1991). Anche
Scollon (Mediated Discouse as Social Interaction. A study of News
Discourse, 1998) sottolinea il maggiore controllo sul racconto
consentito dal DI
Caratteristiche della tradizione
italiana

Ruolo dell ’ interpretazione, in quanto lettura autorevole dei fatti
(onestà vs oggettività); influenza della prospettiva filosofica
ermeneutica

Scarsa considerazione del ruolo della lingua e in generale
dell’organizzazione verbale del testo (modalità, scelte lessicali ecc.)

Eccessiva fiducia nelle proprie capacità di resa del contenuto
sostanziale
Vedi considerazioni di Papuzzi, riportate anche in Calaresu: 65.
La questione può essere messa in relazione con una importante
riflessione di Vološinov (1976:205-7):
«In quale direzione può muoversi il dinamismo della interdipendenza
tra il discorso riportato e quello dell’autore? Noi lo vediamo muoversi
in due direzioni fondamentali. In primo luogo, la tendenza
fondamentale nel reagire al discorso riportato può essere di
mantenere la sua autenticità e la sua integrità; una lingua può
sforzarsi di creare confini rigidi per il disorso riportato. Questa è la
prima direzione. All’interno del suo campo dobbiamo definire
rigorosamente in quale misura una comunità linguistica data
differenzia la ricezione sociale del discorso da riportare e in quale
misura l’espressività, le qualità stilistiche del discorso, la sua
colorazione lessicale, e così via, sono sentiti come valori distinti e
socialmente importanti. Può darsi che il discorso di un altro sia
ricevuto come un blocco intero di comportamento sociale, come
posizione concettuale, indivisibile, del parlante – nel qual caso viene
ricevuto soltanto il «che cosa» del discorso e il «come» viene
lasciato fuori dalla ricezione.[…].Possiamo chiamare questa prima
direzione in cui si muove il dinamismo dell’inter-orientamento tra
discorso riportato e discorso che riporta stile lineare di riportare il
discorso.


«I processi che osserviamo nella seconda direzione in cui si muove
il dinamismo dell’inter-orientamento tra discorso riportato e discorso
riportante sono di natura esattamente opposta. La lingua escogita
mezzi per far penetrare nel discorso riportato la replica e il
commento dell’autore in modo agile e sottile. Il contesto che riporta
si sforza di demolire la compattezza autonoma del discorso
riportato, di scomporla, di cancellarne i confini. Posso chiamare
pittorico questo stile di riportare il discorso. La sua tendenza è quella
di cancellare i contorni esterni, precisi, del discorso riportato; allo
stesso tempo, il discorso riportato viene individualizzato in misura
molto maggiore – la tangibilità delle varie sfaccettature di
un’espressione può essere sottilmente differenziata. Questa volta la
ricezione include non soltanto il significato referenziale
dell’espressione, l’affermazione che essa fa, ma anche tutte le
peculiarità linguistiche della sua realizzazione verbale.
Questione in gioco

C’è una correlazione tra diversi tipi di testate e uso del DD?
Una ricerca di Santulli ha mostrato che il DD compare più frequentemente
nei quotidiani politicamente schierati, mentre il ricorso al DI è più frequente
nei quotidiani istituzione.
E’ sempre così?

C’è una correlazione tra sezioni del quotidiano e DD?

La fedeltà del discorso è una questione etica oppure una questione
linguistica?
Posizione di Papuzzi vs posizione di Calaresu
Polifonia patologica:
discorso indiretto libero
Bally (1912) introduce nell’analisi del discorso riportato lo “stile indiretto
libero”
Il DIL sussiste ogni volta che il centro discorsivo (locutore) di una
enunciazione (E) funziona come tale soltanto per il sistema personale e
non anche per gli altri aspetti della deissi e per gli elementi orientativi in
genere. Tutti gli altri elementi che abbiano un qualche grado di
indessicalità (deittici di luogo e di tempo, dimostrativi, forme
esclamative, interiezioni ecc.) sono regolati invece come se il centro
discorsivo fosse costituito dal primo locutore, e ciò conformemente a
quanto accade nel DD. (Mortara Garavelli 1985:113)
Ibridazioni

Mortara Garavelli (Strutture testuali e retoriche, in Sobrero (a cura
di), Introduzione all’italiano contemporaneo. Le strutture, 1999:3989) si chiede: “Che cosa è cambiato oggi nel costume citatorio?” e
osserva che “i cambiamenti dipendono da fatti di struttura: e questi
consistono essenzialmente nella possibilità, per la lingua italiana, di
attenuare o addirittura di eliminare, nelle procedure narrative, i
confini tra contesto citante, discorso indiretto subordinato e non
subordinato e stile indiretto libero, oltre che di alternare, con un
procedimento di antica tradizione, forme citazionali dirette e
indirette. Sono strategie letterarie, praticate con successo nella
narrativa dalla metà dell’Ottocento in poi, ma anticipate, con intenti
imitativi del parlato, già da autori del Seicento, e reperibili ancor
prima, sia pure saltuariamente, in testi trecenteschi, in conseguenza
dell ’ allentarsi dei rigidi legami subordinativi del periodare
latineggiante.”.

DI: L’imputato dichiarò di essere innocente


DD: L’imputato dichiarò: “sono innocente”


L’enunciazione riportata è formalmente dipendente dalla enunciazione
riportante. Presenza di un unico centro discorsivo
L’enunciazione riportata è formalmente indipendente dalla enunciazione
riportante. Presenza di due centri discorsivi
DIL: L’imputato fu interrogato. Era sempre stato amico della vittima, era
innocente

sfasatura enunciativa o paradosso enunciativo; assenza di coerenza tra
indicatori di persona e altri indici di orientamento (spaziale e temporale)
scelte lessicali connotate sull’asse diastratico e diafasico e marcate dal punto di
vista espressivo
forma più ambigua: la seconda parte dell’enunciato in questo caso può essere
infatti sia affermazione dell’imputato sia constatazione oggettiva; funzione
primaria: nascondimento del narratore; messa in scena (mimesi) della parola
dei personaggi; drammatizzazione; punto di vista del personaggio
DIL: esempi

Si ostinava a dire che il viaggio le avrebbe fatto
certo più male. Oh, buon Dio, se non sapeva più
neppure come fossero fatte le strade!..per carità,
per carità, la lasciassero in pace! (Pirandello)

E se ne stizzì tanto che improvvisamente si
interruppe per ordinare che, perdio, quel figliolo
se ne poteva andare a piangere di là. Aria! Aria!
Un po’ d’aria intorno al letto (Pirandello,
Superior stabat lupus)
Modo e Voce
(Genette)
Discours du récit, 1972)
Modo:
punto di vista di chi orienta la prospettiva
narrativa (chi vede?, focalizzazione)
Voce:



narratore (chi parla)
Eterodiegetico (assente dalla storia)
Autodiegetico (protagonista della storia)
Allodiegetico (narratore testimone della storia)
Focalizzazione

Focalizzazione zero (assenza di focalizzazione)

Focalizzazione interna:
la scena è vista dalla prospettiva di un personaggio

Focalizzazione esterna:
nessun accesso alla prospettiva dei personaggi
Voce e modo nel DIL
Il DIL mescola voce e modo. Cfr. Loporcaro, p. 111:
«L’uso di deittici orientati su un personaggio L1
(caratteristica a) induce il lettore a vedere la scena dalla
prospettiva di quest’ultimo ma rende nel contempo il modo
in cui il personaggio stesso, a partire dal proprio centro
discorsivo, ne parlerebbe. L’uso di parole o espressioni
attribuibili alla varietà di lingua di L1 (caratteristica b)
converge a questo stesso effetto di focalizzazione facendo
sentire una voce particolare, quella del personaggio L1, che
si sovrappone a quella del narratore».
Strategie di focalizzazione interna, esempi

Quattordicenne folgorato a Milano mentre dipinge le pareti esterne
di un convoglio del metrò: “Più fai metro e più spacchi, è il gergo dei
writers” (Tg1, h 20.00, 17.6.2002)

Paolo Pari era appena salito sulla sua Bmw nera quando l’hanno
giustiziato (Tg1, h 13,30, 28.12.2001)


Il verbo giustiziare è entrato nell’uso corrente dei mass media dal gergo
dei terroristi
Uccisi due barboni a Prato: “Forse un giustiziere” (Tg1, h 20.00,
21.9.2002

Analogo discorso per il sostantivo esecuzione:

Servizio sulla missionaria Annalena Tonelli in
Somalia: “Un’esecuzione ancora senza un
perché” (Tg1, h 20.00, 6.10.2003)

Assassinio a Bologna del prof. Marco Biagi: Ed è
stata pare una vera e propria esecuzione.
Questo ha rivelato l’autopsia” (Tg1, h.20.00.
21.3.2002)

Altre espressioni gergali ricorrenti:





…hanno sparato “ anche se il taxi sul quale
viaggiavano era ‘pulito’”
“la soffiata arriva da Angelo Siino, il boss di Cosa
Nostra che collabora con la giustizia”
“ Sei ragazzi decidono di passare una serata
diversa..Doveva essere una serata da sballo”
“Droga e alcol: una miscela pericolosa che continua a
far vittime fra i giovani in cerca di sballo”
“Qui il supermarket dello spaccio non conosce sosta:
si lavora a pieno ritmo anche a Natale”
Le parole della mafia







“ Uccisi due coniugi a Corleone ” . Il cronista commenta: “ Forse
avevano visto qualcosa che non dovevano vedere” (forse testimoni di
un delitto)
Un giovane di Modugno “freddato con un colpo al petto”
“da più di dieci anni pagava il pizzo” (era soggetto ad estorsione)
“ due imprenditori denunciano di essere stati costretti a pagare il
pizzo”
“qui a Caccamo il rispetto per Nino (Giuffrè) è ancora grande.
“quando l’hanno arrestato gli hanno trovato addosso una saccata di
bigliettini. I pizzini, come li chiamano in Sicilia
“lo si vede poco anche nelle campagne di R., dove è tornato ad
abitare e dove con Brusca fece le prove dell’attentatuni”
L’adozione del punto di vista del
personaggio

Ripresa delle parole che appartengono all’ambiente del
personaggio, con effetto di focalizzazione interna e di
mimesi

Le parole mediano un punto di vista: adottare le parole
altrui implica adottare il punto di vista altrui

Il giornalista non ha più un suo punto di vista (di contro,
si veda l ’ esempio di Montanelli come giornalismo
oggettivo)

La voce del personaggio si sovrappone a quella
dell’enunciatore

Il DIL è una forma legittima del testo narrativo, ma non di
quello informativo

Polifonia patologica nel giornalismo: assumere parole
altrui equivale a veicolare concezioni che a queste
parole sono inscindibilmente legate; avvicinamento alle
“parole della gente”
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Tani, 24-25 ottobre, 2012