Anno 7 - n° 254
W W W. G I U S T I Z I A - e - L I B E RTA . C O M
2 settembre 2008
G iustizia e L ibertà
Distribuzione telematica
Il mio ultimo
articolo ...
di Antonio Padellaro
(a pagina 2 - 3)
L’opposizione
di Furio Colombo
(a pagina 4 - 7)
Fallimento
prossimo venturo
di Max
(a pagina 6 )
Unità, Concita...
da La Repubblica
(a pagina 8)
… del loft
di Libero Malvasi
(a pagina 8 - 9)
Veltroni al bivio
di settembre
di Edmondo Berselli
(a pagina 9)
L’opinione
pubblica ...
di Eugenio Scalfari
(a pagina 10 - 11)
Berlusconismo...
di Massimo Salvatori
(a pagina 12 - 13)
Conflitto di …
di Curzio Maltese
(a pagina 13)
Colpo di Stato
Il “Libretto Nero”
di Sandra Bonsanti
Copia gratuita
I nostri auguri a
Concita De Gregorio,
nuovo direttore de l’Unità
di Luigi Barbato
Conosciamo professionalmente il nuovo direttore de l’Unità,
Concita De Gregorio, e l’abbiamo sempre apprezzata ed ammirata, per cui, vogliamo inviarle i nostri migliori e più sinceri auguri
di Buon Lavoro per questo suo nuovo, importante ed impegnativo
incarico.
Non dubitiamo affatto che si adopererà, con la solita dedizione
che ha sempre caratterizzato il suo lavoro fino ad oggi per far sì che questa antica, storica testata che ha come incipit «Quotidiano fondato da Antonio Gramsci il 12 febbraio 1924», possa sempre più distinguersi nel panorama editoriale
italiano per le sue tradizionali caratteristiche: il suo rigore morale, la sua chiarezza politica la sua impostazione ideologica.
E’ vero che viviamo in tempi in cui parlare di ideologia è considerato
“superato”, “out”, “demodè”, “retrò”, ma purtroppo facciamo parte di coloro
che sono nati qualche decennio fa, epoca in cui l’ideologia non era considerata,
come spesso viene fatto oggi: “pattume” e nient’altro.
Certo vi erano e vi sono ideologie ed ideologie.
Quelle a cui noi ci rifacciamo sono quelle che hanno guidati i nostri padri, i nostri fratelli maggiori i nostri maestri a riunirsi prima nel CLN e poi furono membri dell’Assemblea Costituente.
Ci riferiamo a figure come Alcide De Gasperi, Ugo La Malfa, Paolo Emilio Taviani, Pietro Nenni, Piero Calamandrei, Giuseppe Di Vittorio, Vittorio Foa, Sandro Pertini, Giorgio La Pira, Riccardo Lombardi, Emilio Lussu, Ferruccio Parri.
(a pagina 14 - 16)
La brutale ...
di Roberto Vignoli
(a pagina 16 - 17)
Il privilegio che
fa del leader ...
di Ezio Mauro
Periodico Politico Indipendente
(a pagina 17 - 18)
AFFAIR
ALITALIA
di Paolo Di Roberto
da Corriere della Sera
di Alberto Statera
di Eugenio Scalfari
di Antonio Di Pietro
di Angelo Faccinetto
da www.salviamoitalia.net
di Andrea Boitani e Carlo Scarpa
(a pagina 19 - 35)
SARAJEVO 2008
Incontri
internazionali
di poesia
da www.casadeipensieri.it
(a pagina 36)
L’unica cosa che ci lascia abbastanza perplessi è che non riusciamo a ben comprendere le motivazioni di fondo che hanno determinato l’allontanamento di Antonio Padellaro, proprio nel momento in cui l’ex-Pds, attuale PD, dovrebbe fare
la conta dei suoi uomini più fedeli, di
quelli che maggiormente si sono prodigati acché questo partito, questa
“Coalizione” potesse contrastare “il
Caimano” ed i suoi.
“Caimano” che già nella formazione
del suo governo ha fornito la più lampante dimostrazione di quanto si propone di fare, infatti, tranne i ministri
leghisti (ricordiamoci che il Pdl non
avrebbe vinto la sua battaglia se non
fosse stato appoggiata e sostenuta
dalla marea di voti raccolti dalla Lega), ha affidato i ministeri di maggior
rilievo per le sue “manovre” ad una
serie di personaggi di mezza tacca, di
autentici “yes-sir”al 100% (due e(Continua a pagina 2)
Staino, L’Unità 26.08.2008
2
INTERNI
Giustizia e Libertà
2 settembre 2008
Il mio ultimo articolo
da direttore del l’Unità
di Antonio Padellaro (l’Unità, 23.08.2008)
sì ha deciso la proprietà e
così annuncia il comunicato dell’azienda - a dirigere questo giornale sarà
Concita De Gregorio a
cui rivolgo auguri sinceri
di buon lavoro.
Scrivo il mio articolo più
difficile perché difficile è
separare l’emozione che
provo rivolgendomi per
l’ultima volta a voi cari
lettori dalla riflessione
necessaria, nell’atto del
commiato, su questi miei lina Marcucci e Giancarsette anni e mezzo qui a lo Giglio.
La dedizione dell’ammil’Unità.
nistratore delegato Gior***
gio Poidomani. Intorno,
Mi considero un giornali- un quadro economico
sta fortunato. Ho lavorato precario caratterizzato
in grandi testate e con dalla scarsezza di introiti
grandi direttori da cui ho pubblicitari, vera pietra al
cercato di imparare tutto collo per un quotidiano
ciò che l’amore per que- costretto ogni giorno a
sto mestiere, da solo, non misurarsi con dei colossi
poteva insegnarmi.
editoriali.
Ma è stato l’ultimo mio Ma, sopra tutto, l’orgoDa lunedì prossimo - codirettore, Furio glio e la tenacia di una
Colombo, a far- redazione impegnata ogni
I nostri auguri a Concita De Gregorio
mi comprendere giorno a difendere la stonuovo direttore de l’Unità
quale e quanta ria e il prestigio del pros t r a o r d i n a r i a prio giornale.
(Continua da pagina 1)
energia
possa Sì, il giornale fondato da
sempi sui tanti che si potrebbero fare: l’avvocato 38enne An- scaturire dall’- Antonio Gramsci la cui
gelino Alfano Ministro di Giustizia, ed il “poeta” 49enne San- eccellente uso direzione ha rappresentadella
parola to per chi scrive un punto
dro Bondi, Ministro dell’Università).
scritta quando d’arrivo.
Ora ciò che vorremmo sapere si può racchiudere in una sem- essa si sposa Un privilegio.
plice domanda a cui, però sarebbe necessario che fosse data alla
limpida L’ho condiviso con tanti.
una risposta sincera.
passione civile, Vorrei citarli tutti.
Che noi purtroppo temiamo che non ci verrà mai data.
al coraggio del- Li rappresentano al meLa risposta è PERCHE’ ?
le proprie idee, glio Pietro Spataro, viceGià Furio Colombo fu giubilato forse perché -a parte la sua alla difesa delle direttore vicario, e Rinalalta preparazione culturale e professionale- a detta di alcuni ragioni dei let- do Gianola, vicedirettore
ben informati parlava un po’ troppo chiaramente dalle colonne tori sopra ogni a Milano. Con Luca Landò e Paolo Branca. Grandel giornale: non dimentichiamoci che risaliamo all’epoca in altra cosa.
cui Berlusconi scatenò la sua offensiva contro l’Unità, affer- Risorta il 28 di professionisti e uomini
mando che aveva preparato quel famoso fantomatico “Dossier marzo 2001 dal- veri.
contro l’Unità” di cui, credo, ci ricordiamo tutti.
le proprie ceneri Il risultato di questa feliAntonio Padellaro è stato allontanato -ufficialmente, a quello quando per tutti ce combinazione umana e
che ci è dato di sapere- il 22 agosto 2008, 40-45 giorni dopo era ormai spac- professionale è il giornale
l’altrettanto famoso 8 luglio quando si svolse la manifestazio- ciata, l’Unità di «politico» più venduto in
ne di Piazza Navona, a cui parteciparono i più bei nomi della questi anni è Europa.
sinistra che noi definiremmo “combattente per la Giustizia e stata, ed è, assai Una media giornaliera di
la Costituzione”.
più di un sem- 48mila copie certificate
E tra gli oratori vi era Marco Travaglio, e tra gli intervenuti plice quotidia- nei primi sette mesi del
sotto il palco vi era Antonio Padellaro.
no, frutto del 2008 (certo, meno delle
Non vorremmo, nei prossimi giorni, assistere ad un altro allon- contributo
di 60mila vendute nel 2002;
tanamento -voluto, beninteso, solo per motivi di riorganizza- molti.
certo, più delle zero copie
zione interna della redazione- quello, ad esempio, di Marco L’intuizione di da cui eravamo ripartiti).
Travaglio !
Alessandro Da- Una platea giornaliera di
274mila lettori effettivi
Con grande gioia, vorremmo accorgerci di sbagliare ed anche lai.
Il
coraggio
di
(dati Audipress 2008).
di essere definiti malpensanti.
un
pugno
di
imUn giornale dalla forte
Ma, tant’è.
prenditori capi- identità e dall’innegabile
tanati da MariaLuigi Barbato
(Continua a pagina 3)
2 settembre 2008
INTERNI
Giustizia e Libertà
3
Il mio ultimo articolo da direttore de l’Unità
(Continua da pagina 2)
peso politico. l’Unità si
può amare o avversare
ma tutti sanno che giornale è, quali idee esprime, quali valori difende,
contro cosa e contro chi
irriducibilmente si batte.
È strano che, oggi, nel
gran discutere che si fa
sull’assenza di opinione
pubblica in Italia e sul
«vuoto di senso e di memoria» giustamente denunciato da eminenti leader democratici si dimentichi quanta opinione
di un pubblico affezionato e appassionato abbia
intorno a sé il giornale
che state sfogliando.
Chi fa quotidianamente
l’Unità, chi la impagina,
chi la pubblica sa bene
chi sono i suoi lettori.
Sono quelli che incontra
alle Feste che io continuerò a chiamare dell’Unità. Quelli che ci stringono la mano e ci chiedono di andare avanti, di
non lasciarli soli e di continuare a scrivere ciò che
scriviamo.
Sono convinto che l’Unità che verrà sarà almeno
altrettanto forte e almeno
altrettanto apprezzata. Lo
auguro di cuore ai colleghi e ai tanti amici che
lascio e con i quali ho
condiviso una straordinaria esperienza.
E lo auguro a Renato Soru che ha il merito di aver
creduto nel valore e nelle
potenzialità di un giornale difficile e però unico.
Ma io ancora per un giorno sono il direttore di
questa Unità, e ancora
per un giorno ne canterò
le lodi.
***
Tre fotografie porterò
con me.
Nella prima, c’è il premier più ricco e più potente che mostra al suo
pubblico e alle sue tv un
giornale dalla inconfondibile striscia rossa e lo
indica come il “nemico”.
in combutta per distruggere la proprietà,
corrompere le leggi, invadere il governo, traviare le persone e, per
dirla in breve, schiavizzare e intrappolare la
nazione; e allora ho griUn giornale perciò da
dato: “Al Fuoco”».
«dismettere», come ha
chiesto e preteso nella Erede di questa cultura
sua prima dichiarazione libera e liberale non a
dopo il trionfo elettorale caso Marco Travaglio, con
dello scorso 13 aprile.
noi fin dall’inizio, è diChe il premier più ricco e ventato un beniamino dei
più potente, sul cui impe- lettori.
ro dell’informazione non
tramonta mai il sole, non Nell’aprile del 2006 pensia riuscito a domare que- sammo che il fuoco fosse
sto piccolo grande gior- domato e la battaglia vinnale è motivo di orgoglio ta.
per tutti coloro che, anco- Salutando la vittoria di
ra, sono riusciti a non far- Romano Prodi titolammo: «Berlusconi addio».
si dismettere.
Ci sbagliavamo.
Ai tanti smemorati (anche nel campo a noi vici- Ma nessuno in quel mono) vorrei rammentare mento poteva immaginal’insostituibile funzione re con quale grado di auche l’Unità ha avuto, ap- tolesionismo si sarebbe
pena rinata, negli anni gettata alle ortiche l’ocpiù duri dell’opposizione casione storica di sottraral secondo governo Ber- re il nostro paese al dominio di una satrapia e
lusconi.
Su queste colonne si è restituirlo al novero delle
ritrovato un gruppo di democrazie occidentali.
firme coraggiose e auto- Per questo obiettivo conrevoli, provenienti dalle tinuerò, continueremo a
più diverse culture politi- fare i giornalisti.
che.
Dalle sponde più modera- l’Unità di questi anni ha
te a quelle più di sinistra cercato di mantenere un
ma che su questioni fon- difficile punto di equilidamentali, come la difesa brio nell’agitato mare del
della legalità e della Co- centrosinistra e ora del
stituzione, hanno saputo Pd.
parlare lo stesso linguag- Rispetto e considerazione
gio del lettorato ed eletto- per l’appartenenza politirato riferimento naturale ca della maggior parte
dell’Unità: quello dei dei nostri lettori.
Democratici di sinistra Senza indulgenze o ammiccamenti.
prima e del Pd poi.
Il nome che li rappresen- In piena libertà di stamta tutti è quello di Paolo pa.
Sylos Labini, un grande Sempre pronti a castigare
uomo libero che aveva ridendo i nostri cari
fatto suo, e nostro, il ma- leader.
nifesto di Daniel Defoe: Lo Staino quotidiano e il
«Ho visto gente mettersi molto irriverente M sono
lì a dimostrarlo.
***
La seconda istantanea è
la prima pagina dell’Unità listata a lutto, con una
moltitudine di nomi e di
storie.
I nomi e le storie dell’immensa e continua strage
sul lavoro, vergogna nazionale.
Solo chi non ha mai letto
veramente l’Unità può
sostenere che il nostro sia
stato, e sia il giornale di
un antiberlusconismo pre
giudiziale e fine a se stesso.
Il pregiudizio è di chi ha
preferito non vedere i
danni prodotti dalla cultura padronale e reazionaria scaturita dai governi della destra.
A questi attacchi, spesso
di stampo fascista e razzista l’Unità, giornale del
lavoro, dei diritti civili e
dei diritti di libertà ha
risposto, ogni giorno, colpo su colpo.
***
La terza immagine che
porto con me è quella di
Ingrid Betancourt finalmente libera.
E non dimenticherò quan
to mi hanno detto poche
settimane fa a Roma la
madre e la sorella della
donna che l’Unità, raccogliendo migliaia di firme,
ha proposto per il Nobel
per la pace: «Grazie al
vostro grande giornale».
Finisce qui.
Il direttore di questo
grande giornale si congeda.
Grazie Unità.
Antonio Padellaro
L’Unità
23.08.08
4
INTERNI
Giustizia e Libertà
2 settembre 2008
L’opposizione
di Furio Colombo (l’Unità, 24.08.2008)
L´Unità cambia.
Uno non può sapere che
cosa viene dopo, ma questa è la normale condizione umana.
Sappiamo quello che è
successo prima, lo abbiamo letto nell´editoriale di
Padellaro e nel comunicato dell´Editore.
Molti diranno grazie a
Padellaro (io lo faccio di
cuore) con l´amicizia
solidale di tutti questi
anni, da l´Unità morta
alla sua clamorosa rinascita e tenuta, unica nella
storia dell´editoria, unico
il lavoro che Padellaro,
prima insieme, poi da
solo (e con tutta la redazione, la più straordinaria
che avremmo mai sognato di trovare in un giornale che era stato dichiarato finito) ha saputo fare.
E noi -Padellaro e io- sia
mo fra coloro che danno
il benvenuto e un augurio
davvero sentito al nuovo
direttore Concita De Gre
gorio.
A coloro che, amando o
stimando questo giornale, si domandano che cosa sta succedendo e perché, cerco di offrire una
interpretazione che a me
sembra corretta della vicenda: sono due storie
diverse.
Una è l´arrivo di una
nuova solida proprietà e
l´arrivo, contestuale, della nuova direzione.
Bene arrivata.
L´altra è l´uscita di Antonio Padellaro, voluta come se fosse una necessità.
Quale necessità ?
E motivata come ?
Qui c´è uno spazio vuoto.
Il giornale non era in pericolo e non versa in cattive acque.
La redazione è tutta al
suo posto e lavora bene.
C´è un grado di armonia
e di solidarietà raro nei
giornali italiani.
Allora ?
Allora c´è tutto per far
in questi anni la rotta difficile e felice di questo
giornale di opposizione?
Non è rispettoso, e neppure ragionevole, immagi
nare che tutto ciò accada
affinché il giornale non
sia più di opposizione.
E sarebbe altrettanto azzardato affermare che
farà una opposizione di-
questione italiana, specialmente se riguarda l´in
formazione.
Però non è Berlusconi ad
aver detto «grazie, Padellaro, va bene così».
E anche «grazie, Unità,
ma sempre la stessa
musica ci ha stufato».
Mi sembra più ragionevole pensare che tutto ciò
sia nato nell´ambito del
Partito Democratico.
Si sentiva sfasato rispetto
all´Unità (o, viceversa,
«un giornale che non ci
rappresenta») ?
Se è così il problema che
ha di fronte a sé il nuovo
direttore non è facilissimo: fare una cosa che
non è il Foglio, che non è
il Riformista, che non è
Europa, che non è l´Unità di adesso, e, ovviamen
te, non è né il manifesto
né Liberazione.
Auguri, davvero.
Ma se è così, resta da
spiegare tutto questo silenzio nell'ambito del Pd.
Quale sarà stata la ragione, discrezione, cautela,
segretezza, a consigliare
di non dire una sola parola ad alcuno degli interessati, compresi quelli che,
ci come me, sono lì a un
passo, in Parlamento ?
bene, passato, redazione,
versa.
firme, rapporti internaQuante opposizioni
zionali.
sono ?
Abbiamo riaperto una
storia che sembrava fini- Ma se qualcuna di queste
ta, abbiamo fatto diventa- ombre avesse anche una
re questo giornale un luo- minima consistenza, cogo piuttosto vivace.
me non nutrire il sospetto
Ripeto, i percorsi sono (vedete come è mite la
due, è bene non confon- parola) che alcuni di noi
siano parte del problema,
derli.
Arriva un nuovo direttore e non della soluzione del
e, garantisce il suo passa- problema, se il problema
è davvero l´opposizione ?
to, farà bene.
Ma quale è la ragione per
cui è stato detto arrivederci e grazie al direttore
che ha tenuto ben ferma
Come vedete, nessuna di
queste questioni riguarda
la persona cui tocca il
nuovo mandato.
Ma se questo fosse un
giornale a fumetti, si vedrebbe un fumetto grande
come una casa con un
vistoso punto interrogativo sulla testa.
Spiace non sapere dove
C´è un´altra questione. indirizzare la domanda.
Berlusconi e il suo potere Ma più ci si pensa e più
mediatico totalitario sono
(Continua a pagina 5)
sempre sul fondo di ogni
2 settembre 2008
INTERNI
Giustizia e Libertà
5
L’opposizione
(Continua da pagina 4)
sei costretto a inquadrarla
dentro la storia del Pd
(anche il Pd comincia ad
avere una storia), non
dell´editore.
Forse uno spunto di ottimismo potrebbe essere
questo: finalmente il Pd
comincia a prendere decisioni.
Forse non è la prima decisione che dodici milioni
di italiani che hanno votato centrosinistra
si
aspettavano,
mandare a ca sa
Padellaro, e con
lui,
fatalmente,
qualche firma della Unità rinata,
della serie rifondata dopo la fondazione di Gramsci.
A questo punto
non resta che vedere come la situazione si ambienterà con le
altre decisioni del
prossimo futuro.
Qual è la linea del
più grande partito
di
opposizione
che più si armonizza con questo deliberato e netto gesto di
«discontinuità» (per usare una delle parole chiave
della politica.
L´altra sarebbe, se Padellaro ed io parlassimo politichese, chiederci -come
Chiamparino- "ma noi si
amo una risorsa?") ?
improvvisamente dichiara: «Con la Lega Nord è
possibile fare un lavoro
importante per Milano».
E noi che pensavamo che
la Lega Nord fosse impegnata soprattutto a sfrattare le Moschee e a proibire luoghi di preghiera
per gli immigrati islamici.
A Firenze la prima Festa
Nazionale del Partito Democratico è dedicata a
Bossi, Tremonti, Bondi,
Fini, Matteoli, Frattini, Maroni.
Praticamente tutto il governo che già domina
tutte le televisioni.
Prima di giudicare il senso politico c´è da domandarsi, in senso elementare
e prepolitico: perché ?
Una Festa di partito costa, e costa ancora di più
***
Certo il momento è stra- per un partito lontano dal
potere e dai benefici del
no.
Ti muovi in un paesaggio potere.
da fantascienza popolato
Perché il nostro ospite
di mutanti.
A Milano il più impor- d´onore deve essere Bostante simbolo istituziona- si, invece del giovane
le del Pd, il presidente angolano picchiato a sandella Provincia Penati, gue da un branco di ra-
gazzi italiani a Genova ?
Perché dobbiamo festeggiare Tremonti invece di
ascoltare il macchinista
delle Ferrovie dello Stato
licenziato per avere fatto
sapere che il treno Eurostar che stava manovrando, si è spezzato (e per
fortuna non c´erano passeggeri) ?
Matteoli invece dei lavoratori dell´Alitalia, che
avrebbero dato voce alla
paura del loro futuro, reso ormai quasi impossibile dalla falsa promessa
(capitali italiani, forse
anche capitali dei suoi
figli) del candidato Berlusconi ?
Ma la danza dei mutanti
Perché invitare Maroni continua.
invece di Xavian Santino Mi devo rendere conto
Spinelli, il Rom italiano che il maggiore partito di
opposizione, di cui
sono parte, produce
tutto in casa, con
una autonomia che
sarebbe sorprendente se non fosse come
un autobus che salta
la fermata lasciando
a terra la folla dei
viaggiatori in attesa.
Il più grande partito
di opposizione produce da solo il dialogo, benché Berlusconi attraversi la
scena pronunciando
frasi altezzose e insultanti.
Benché alzi ogni
giorno il prezzo di
un ambito contatto
con lui.
docente universitario, che
rappresenta la sua gente
(dunque anche la nostra: i
Rom sono in buona parte
italiani), ma rappresenta
soprattutto i bambini forzati al trauma delle impronte digitali ?
Perché tutti in piedi per
Frattini invece di accogliere cittadini osseti e
georgiani, testimoni di
una breve, sporca guerra
di cui ancora sappiamo
nulla, se non che uno dei
protagonisti spietati, Putin è il miglior amico di
Berlusconi ?
Perché avere sul palco
Il Pd produce da solo una
cordiale collaborazione
con la Lega, nonostante
la caccia agli immigrati,
il reato di clandestinità, le
botte ai «negri», l´orina
di maiale (iniziativa di
Calderoli) sul terreno in
cui si doveva costruire
una Moschea, la proclamazione fatta da Borghezio -in occasione delle
Olimpiadidella
superiorità della razza padana parlava della nuotatrice Pellegrini come di
una mucca).
Invita e festeggia Bossi
proprio quando lui dice
(Continua a pagina 6)
6
INTERNI
Giustizia e Libertà
2 settembre 2008
L’opposizione
(Continua da pagina 5)
(ripetendo con sempre
maggiore frequenza la
minaccia): «O si fa il
federalismo come dico
io o il popolo passerà
alla maniere spicce».
Produce da solo una certa ostilità verso giudici,
una denuncia quasi quotidiana del «giustizialismo» (sarebbero coloro
che sostengono il diritto
dei giudici di non
essere insultati e di
non essere costretti
al silenzio).
-mentre scoppia la guerra
in Georgia che potrebbe
contrapporre Stati Uniti e
Russia, Nato e impero di
Putin (e di Sardegna)- il
ministro degli Esteri resti
in vacanza mentre i suoi
colleghi europei si incontrano in una riunione di
emergenza.
O forse è stato un grande,
scoperto favore all´a mico Putin (dimostrare che
la crisi non era così gra-
ve), tanto e vero che il
ministro Frattini riferirà
al Parlamento (Commissioni estere Camera e Senato) soltanto il 24 agosto, dopo avere partecipato alla Festa del Partito
democratico come ospite
d´onore.
Si forma una cultura, abbiamo detto, fatta di buone maniere e di acquiescenza al governo, sia
pubblico
(Berlusconi)
che privato (Mediaset).
Questo spiega la necessità che sia Enrico Mentana a intervistare Veltroni
in un grande incontro finale a conclusione della
Festa del Pd.
E spiega l´annuncio di
Lilli Gruber, deputata
europea di primo piano e
importante
giornalista
italiana: sarà Berlusconi a
scrivere la prefazione del suo nuovo libro sulle donne dell’Islam.
Chi altro ?
Il fallimento prossimo venturo
Dice Luciano Violante a La Stampa
(22 agosto) che i
magistrati «conducono una battaglia
di solo potere».
Sono gli stessi magistrati
definiti
«dementi» dal primo governo Berlusconi e «cloaca» dal
presente titolare di
Palazzo Chigi.
Ma a quanto pare la
volontà di dialogo
supera questi dettagli.
Si forma una cultura
che trova normale
lo «stato di emergenza» che ha indotto a far presidiare le strade delle
città italiane dai soldati come se fossero
in Pakistan, trova
normale che Berlusconi si vanti di avere parlato 40 minuti con Putin senza
far sapere al Paese o
almeno al Parlamento una sola parola di quel suo dialogo
(finalmente
dialoga con qualcuno).
E trova normale che
di Max
Quando votammo PD, ci turammo il naso un po’ tutti;
c’è però un limite all’apnea, anche per i migliori sommozzatori.
Questo articolo di Colombo fa un bell’inventario di ciò
che una “Opposizione” degna del nome dovrebbe fare e
che questo PD non fa, operando non di rado l’esatto
contrario.
La recente notizia della “defenestrazione” di Antonio
Padellaro da Direttore dell’Unità, sostituito da Concita
De Gregorio, la dice lunga sul futuro dell’informazione
di “Resistenza” in questo paese.
Il PD ha evidentemente scelto la strada dell’omologazione alle “nuove filosofie emergenti”, al berlusconismo
cioè, ed a quest’ultimo sta dando con solerzia “una bella mano”, aiutando a far “piazza pulita”, per interposto
imprenditore-acquirente (Soru), degli ultimi focolai di
opposizione seria.
Mesi fa, quando si sparsero le prime “voci” sull’acquisto del giornale da parte del fondatore di Tiscali, vi dissi di temere quello che stiamo vedendo e di prevedere,
avendo mollato “la Repubblica”, di dovermi affidare
totalmente al WEB: evidentemente il tempo è venuto.
La De Gregorio è una giornalista “d’attualità”, proprio
quello che ci vuole per un bel giornale veltroniano, ricco di rubriche, con tanto spazio per la cultura (chissà
quale e di che tipo), mentre tutt’intorno si provvede a
fare un bel falò delle idee, quelle costruttive intendo,
specialmente se scomode.
D’altro canto, secondo voi, su che linea politica può collocarsi l’invito dei lestofanti Bossi, Calderoli e Tremonti alla Festa dell’Unità a Firenze ?
Non è escluso che si tratti di uno degli ultimi articoli di
Colombo, forse dell’ultimo.
Per dopo, non ci rimarranno che il WEB e Piazza Navona.
Saluti.
♣
Con l’aria che tira è
già una conquista
democratica
che
quella prefazione
non sia stata commissionata a Borghezio.
***
Mi ha colpito la
notizia che alla Festa del Partito democratico di Firenze ci saranno collegamenti con la
«Convention» del
Partito Democratico americano di
Denver.
Spero che spiegheranno perché, a
quella festosa assemblea di militanti
politici di opposizione, non sia stato
invitato e applaudito e festeggiato, per
un bel dialogo, il
vicepresidente Cheney, l´uomo delle
false prove della
guerra in Iraq.
O qualche "neocon" di rilievo, di
quelli che amano
Guantanamo e le
(Continua a pagina 7)
2 settembre 2008
INTERNI
Giustizia e Libertà
7
L’opposizione
(Continua da pagina 6)
maniere forti.
Qualcuno -spero- spieghe
rà che gli americani, nel
loro Partito Democratico,
sono un po’ più rozzi degli italiani: quando fanno
opposizione, fanno opposizione.
E quando vogliono essere
eletti contro qualcuno che
-secondo loro- ha fatto
danno al Paese, prendono
le distanze, dicono cose
diverse, invitano e ascoltano le loro migliori voci,
quelle più vibranti e appassionate, non quelle dei
Repubblicani che intendono sconfiggere.
Kennedy.
E se Ted Kennedy starà
bene dirà tutto quello che
pensa con l´irruenza che
l´America
democratica
ammira da mezzo secolo,
e che da noi si chiama
"politica urlata" e irrita
molto persino Ritanna
Armeni, ma solo se è
"politica urlata" di sinistra.
Ma comunque appaiono
come statisti mai smentiti
e sempre in grado di incassare
apprezzamenti
(oltre che inviti alle nostre Feste) e di dire
l´ultima parola in ogni
radio e in ogni televisione.
La descrizione perfetta è
di Nadia Urbinati (la Repubblica, 20 agosto) :
«Questa Italia assomi***
glia a una grande caserEcco le ragioni del mio
ma, docile, assuefatta,
disorientamento nel Parmansueta.
tito Democratico che ho
Che si tratti di persone
contribuito a creare parte-
Inoltre sanno -ma forse
anche questo è un segno
della loro cultura elementare- che i loro leader non
si fanno intervistare dai
giornalisti della Fox Television, alcuni bravissimi ma tutti di destra.
In tanti vanno alla convenzione
democratica,
scrittori, registi, celebrità
delle grandi università e
dello spettacolo.
Ma sono tutti testardamente democratici.
Vanno tutti per parlare di
pace, non di guerra, di
poveri, non di ricchi, di
affamati del mondo e di
Staino, L’Unità 23.08.2008
crisi del pianeta, di bambini da salvare e di medi- cipando anche alle prima- di destra o di sinistra, la
cine salva-vita di cui bi- rie («Sinistra per Vel- musica non sembra
troni») e nel quale adessogna abbattere i prezzi.
purtroppo
cambiare:
so non so dove mettermi,
addomesticati
a pensare
Certo, l´America non è perché ogni spazio è ocin
un
modo
che
sembra
un Paese perfetto.
cupata da un ministro
diventato
naturale
come
Anche là ci sono tanti ombra che intrattiene la
l´aria
che
respiriamo.
Giovanardi e tante Gelmi- sua educata, amichevole
Come bambini siamo
ni.
conversazione col minifatto oggetto della cura
Ma (a differenza di quan- stro-ministro.
di chi ci amministra.
to avviene nell´altra festa
Ognuno di essi (i mini- E come bambini bene
del Pd italiano, quella di
stri-ministri) è occupato a addomesticati diventiaModena) i democratici
prendere impronte, a pre- mo così mansueti da
americani non li invitano.
sidiare le strade italiane non sentire più il peso
con l´esercito, a insultare del potere.
Saranno primitivi ma (se
i giudici.
È come se, dopo anni di
starà bene) vogliono Ted
allenamento televisivo,
siamo mutati nel temperamento e possiamo fare senza sforzo quello
che, in condizione di
spontanea libertà, sarebbe semplicemente un
insopportabile giogo».
Quanto sia esatto ciò che
scrive Urbinati lo dimostra questa e-mail appena
ricevuta: «Attento, alla
sua età è pericoloso agitarsi. Ma comunque la
sua perdita nessuno la
noterebbe, insignificante comunista. Si spenga
serenamente come giornalista e scribacchino.
L´umanità e l´Unità le
saranno grate eternamente».
Curiosamente la e-mail
mi è giunta mentre una
collega -che preparava un
pezzo sul cambiamento
in questo giornale-, mi
chiedeva: «Ma temi la
normalizzazione de l´Unità ?».
La mia risposta meravigliata è stata che a me
questa Unità appare un
giornale normale.
Un normale, intransigente, preciso giornale
di opposizione.
La storia del suo e del
nostro futuro è tutta qui,
fra questa «normalità»,
la descrizione di Nadia
Urbinati e la e-mail che
ho trascritto e che offre
una bella testimonianza
del ferreo contenitore
culturale in cui ci hanno
indotti a vivere.
Non resta che attendere
il nuovo giornale.
Furio Colombo
Unità
24.08.2008
furiocolombo@unita .it
8
INTERNI
Giustizia e Libertà
2 settembre 2008
La giornalista è la prima donna a dirigere il quotidiano fondato da Antonio Grasmci
Subentra ad Antonio Padellaro, inizia il nuovo corso della proprietà di Renato Soru
Unità, Concita De Gregorio
è il nuovo direttore
da La Repubblica, 22.08.2008
Concita De Gregorio è il
nuovo direttore dell'Unità. Il consiglio di amministrazione della Nuova iniziativa editoriale (Nie),
società editrice del quotidiano, ha accolto la proposta dell'azionista di nominare alla direzione la
De Gregorio, che si insedierà da lunedì 25 agosto.
Inizia dunque il nuovo
corso del quotidiano fondato da Antonio Gramsci
e la cui proprietà è passa-
ta a Renato
dirigere
il
Soru. Conciquotidiano
ta De Gregofondato da
rio, che finoAntonio
ra è stata
Gramsci.
firma
di
punta di ReNata a Pisa
pubblica,
il 19 novemsubentra ad
bre del 196Antonio Pa3, la De
dellaro che
Gregorio,
ha guidato la
all'attività di
redazione
giornalista
dal
marzo
affianca
2005. E' la
quella
di
prima donna chiamata a scrittrice: nel 2002 pub-
blica 'Non lavate questo
sangue', diario dei giorni
del G8 a Genova; nel 2006 firma 'Una madre lo
sa. Tutte le ombre di un
amore perfetto' (Mondadori), tra i finalisti del
Premio Bancarella 2007.
A settembre è prevista
l'uscita di un altro libro il
cui titolo provvisorio è
'Malamore', sul tema della violenza domestica e
privata.
♠
La sinistra del Loft …
di Libero Malvasi
Riceviamo
e
Pubblichiamo
From:
Libero Malavasi
Sent:
Saturday, August 30,
2008 6:25 PM
Subject:
La sinistra del Loft ....
Il paese è cambiato e
in questi mesi appare
più evidente quello che
è maturato in 20 anni:
l'essenza della libertà e
la consistenza della
democrazia si possono
svuotare dall'interno.
E' sufficiente inibire le
facoltà di pensiero del
popolo, per plagiarlo e
renderlo imbelle, credulone e smemorato .
Le emergenze si amplificano facilmente:
l'essere umano ha sem-
pre qualcosa da temere,
da detestare e attende
con ansia guaritori e
profeti.
Gli italiani tornano ad
essere quello che sono
storicamente: un popolo di individui, egoisti
e gretti, incapace di lottare per cambiare, avvezzo a delegare, pronto ad osannare o a linciare, senza ricorrere al
pensiero, alla ragione e
all'orgoglio .
Se poi i pochi baluardi
della resistenza al pensiero unico, vengono
demoliti dal "fuoco
amico"… la sindrome
risulta irreversibile .
In un Paese normale la
Sinistra è fiera di fare
la Sinistra, anziché vergognarsi di esistere e di
avere per tanti anni usato parole come Libertà, diritti dei lavoratori, giustizia sociale,
leggi uguali per tutti .
Se invece le sedi diven-
tano "loft", le riunioni
"caminetti", i congressi "conventions",
se l'opposizione diventa "dialogo", se le lotte diventano "confronti", se si cancella, giorno dopo giorno, il Dna
della Sinistra, il cavaliere
televenditore,
quello che considera i
cittadini come pubblico
televisivo, avrà per
sempre il Paese nelle
sue mani .
Con i suoi complici sta
completando l'attacco
allo Stato sociale solidale e la grande "redistribuzione" del reddito avviata nel suo II°
governo: i più ricchi
sempre più ricchi e i
poveri sempre più poveri, ad ammirarli, a
sognarli, ad applaudirli.
Dopo aver completato
la serie di leggi utili a
sé stesso, ora parte all'attacco finale della
Giustizia: controllo del
Csm, Magistrati in libertà vigilata, divieto di
fare
intercettazioni,
censura al giornalismo
d'inchiesta e ritorsioni
ai giornalisti testardi .
E intanto dal "loft" democratico inebetito, sale un silenzio assordante … rotto e infastidito
soltanto dall' inossidabile Di Pietro e dalla
temeraria Famiglia Cristiana, rimasti i soli,
assieme all' 'Ass. Naz.
Magistrati, a denunciare il pericolo di una
nuova dittatura fascista
e piduista .
La gente che ancora
cerca di Resistere, ha
bisogno urgente di organizzazioni nuove e
politici nuovi: non di
politici vecchi che costruiscono partiti transgenici nati morti .
(Continua a pagina 9)
2 settembre 2008
INTERNI
Giustizia e Libertà
9
Veltroni al bivio di settembre
di Edmondo Berselli (L’Espresso, 13.08.2008)
Certo è difficile inventarsi
strategie
politiche in
agosto: e allora per il Pd conviene
proiettarsi sulla riapertura dopo le ferie.
Settembre può di-ventare
una stanca parata di numeri due e di dibattiti
frustranti alle ex feste
dell'Unità, ora in molti
casi Feste democratiche,
in cui si continuerà a dire stancamente che Silvio
Berlusconi con il suo governo non fa niente per i
ceti poveri e il reddito
fisso.
Oppure si può cominciare a fare opposizione in
modo convinto e convincente: se lo si fosse dimenticato, ci sono davanti a noi quasi cinque anni
di governo di destra; ergo
il mestiere dell'opposizione va imparato e praticato (è il mestiere che gli
elettori hanno assegnato
al Partito democratico).
Prima premessa: fuori
i conti.
La sinistra del loft...
(Continua da pagina 8)
Dal Parlamento è
scomparsa la Sinistra
storica: quella Socialista, quella riformista e
quella masokista: a
sostenere l'intero peso
dell'opposizione, a difendere la Costituzione e l'unità della Repubblica nata dalla Resistenza è rimasta l'
Italia dei Valori .
E agli uomini del Loft
questo sembra un Paese normale ...
Libero Malvasi
Pierluigi Bersani insiste
che il deficit stimato dal
ministro dell'economia
Giulio Tremonti è sovrastimato, e lascia intendere che il guru no global
dell'antimercatismo sta
costituendo una provvista
per i costi delle riforme
future, forse per superare
indenne gli shock di spesa del federalismo fiscale.
Non conviene avere un'idea chiara e passare a una
battaglia manovri era sui
conti del superministro ?
Seconda premessa.
Con una delle sue più
spettacolari giravolte acrobatiche, Berlusconi ha
annunciato che si taglia
la spesa pubblica per non
aumentare le tasse.
Ma la riduzione del carico fiscale è sempre stata
la stella polare del capo
del Pdl; mentre adesso
sostiene che ci dobbiamo
accontentare che le tasse
restino come sono, se non
dovranno addirittura aumentare.
Una presa in giro colossale, pronunciata con la
faccia tosta dello “statista” preoccupato, mentre
si ha la sensazione, come
ha intuito Enrico Letta,
che la flessione dell'Iva
sia dovuta non solo e non
tanto alla crisi dei consumi, bensì alla ripresa dell'evasione.
Quindi è il caso.ai mettere a fuoco in primo luogo
il tema politicamente più
rilevante di questa stagione.
A dispetto delle storielle
di un'azione sedicente
"di sinistra", per autocertificazione berlusconiana, il governo in carica e
la sua maggioranza hanno tutto l'aspetto di un
esecutivo esplicitamente
classista.
Hanno diviso in due la
società italiana, corporando gli interessi delle imprese e del lavoro autonomo, premurandosi di
aggiungere qualche lustrino e le fatuità come la
"social card" per illudere la componente più inconsapevole di lavoro dipendente, pensionati e
marginalità sociale.
In questo modo, il governo sta consolidando il
blocco sociale di riferimento, a cui concederà di
arricchirsi sfruttando l'inflazione (cioè manovrando i prezzi ai danni di
coloro che non possono
rivalersi).
Si tratta di un'analisi rozzamente materialista, come no; ma come talvolta
succede, la rozzezza individua un problema; sarebbe dunque un errore
per il Pd occuparsi soltanto dell'eleganza astratta dei diritti e delle costuzioni giuridico-costitu-zionali mentre la destra
comincia a spolpare concretamente il lavoro dipendente a ogni livello
professionale.
E allora Walter Veltroni
e tutti i ministri del governo ombra dovrebbero
fare il piacere di uscire
dall'estemporaneità e dalle dichia-razioni a stralcio sui singoli provvedimenti.
Basta guardare gli attacchi al welfare, alla scuola, a tutte le strutture pubbliche, per rendersi conto
che il governo Berlusconi
sta preparando un colossale trasferimento di ricchezza da una parte all'altra della società.
Qualcosa di simile a ciò
che avvenne con l'adozione dell'euro, quando a
interi setto-ri e categorie
fu concessa mano libera
ai danni del reddito fisso.
Se lo schema non fosse
ancora chiaro, ripetiamolo: il Pdl sta preparando le condizioni per diventare una maggioranza
permanente, e lo fa con i
soldi degli altri.
Poiché la situazione è
drammatica, e la prospettiva scoraggiante, ci
vuole uno scatto di iniziativa.
Una ricognizione minuziosa sugli andamenti
economici, sul contenuto
delle misure del governo,
e una campagna d'autunno razionale e corale.
Per capirci: il discorso
sulle riforme (federalismo, Costituzione, giustizia) non sono in questo
momento la vera priorità
per il Pd.
La priorità effettiva è
contrastare l'azione di una maggioranza politica
che potrebbe costringere
il Pd a diventare effettivamente, come ha detto
Massimo D'Alema, un
«minoranza strutturale» nel Paese e ad «aggregarsi» alla maggioranza, secondo il lessico
del Cavaliere.
Se non si coglie questa
drammaticità, Veltroni
continuerà ad essere un
capo politico ininfluente,
il Pd un partito ipotetico,l'opposizine un esercizio fumoso.
È ora di svegliarsi.
Altrimenti, quando ci si
sveglie-rà davvero, sarà il
risveglio da un incubo a
portare il Pd e i suoi elettori nella realtà più nera.
Edmondo Berselli
L’Espresso
13.08.2008
INTERNI
10 Giustizia e Libertà
2 settembre 2008
L’opinione pubblica è rimasta senza
voce
di Eugenio Scalfari (La Repubblica, 17.08.2008
Dal festival cinematografico di Locarno dove
si trovava, Nanni Moretti
qualche giorno fa ha lanciato una provocazione
politica. "In Italia -ha
detto- l'opposizione non
esiste più ma c'è un altro fenomeno ancora
peggiore: non c'è più
un'opinione pubblica.
Il dominio di Berlusconi sulle reti televisive ha spostato e devastato il modo di pensare degli italiani".
Moretti non è il solo ad
essere arrivato a questa
conclusione; l'autore
del "Caimano" ha però
il pregio di non esser
mosso da alcun interesse né ideologico né pratico; esprime icasticamente un modo di pensare e di constatare che
in parte anch'io condivido ma che merita comunque alcune precisazioni. Soprattutto per
quel che riguarda la
pubblica opinione. Il
tema è di grande importanza, specialmente nei
Paesi democratici. In
essi infatti l'opinione
pubblica costituisce la
sostanza vitale sulla
quale la democrazia
imprime la propria forma.
ne dei cittadini sui loro
interessi privati.
Questo processo, se portato alle sue conseguenze
ultime, conduce alla desertificazione dell'opinione pubblica.
Mi sembra che l'autore
del "Caimano" pensi e
tema soprattutto questa
variante: il dominio delle
opinioni private al posto
Anche nei Paesi gover- dell'opinione pubblica,
nati da sistemi autoritari alle mire del regime doo, peggio, totalitari l'opi- minante.
nione pubblica rappresenta un elemento essen- Altre volte ho scritto che
ziale cui il potere dedica lo specchio in cui si rifletteva l'immagine che i
specialissime cure.
Il fine di questi regimi cittadini avevano del loro
consiste nella sistematica Paese si è rotto in tanti
manipolazione delle co- frammenti i quali riflettoscienze affinché siano no soltanto la figura e gli
persuase ad una credenza interessi frammentati di
chi vi si specchia.
conforme.
Una variante (non neces- Tante opinioni private
sariamente alternativa) è senza più una visione del
quella di smantellare o- bene comune: questo è il
gni tipo di opinione fa- prodotto del berlusconicendo rifluire l'attenzio- smo, agevolato e amplifi-
cato dal controllo dei
"media".
Ad esso l'opposizione
non ha saputo rispondere:
nonostante le intenzioni
di seguire una strada opposta ha subito l'egemonia berlusconiana e si è
sintonizzata sulla stessa
lunghezza d'onda, con-
contrabbandare dietro
queste due parole i loro
privatissimi egoismi e le
loro personali egolatrie.
Esiste per esempio un'opinione
pubblica
"berlusconista".
Coltivata, amplificata,
puntellata con mezzi imponenti, ma di cui sarebbe un madornale errore
negare l'esistenza.
Sicurezza, tolleranza zero, intransigenza identitaria, fiducia nel leader
anche a costo di veder
sacrificati alcuni privati
interessi.
Un'opinione pubblica
così conformata costituisce la base di consenso
che accomuna le spinte
identitarie berlusconiste
e leghiste.
Caro Moretti, quest'opinione pubblica c'è; anche
se da quello specchio
emerge una figura che a
te ed a me risulta ripugnante, è tuttavia con
essa che si debbono fare
i conti.
vinta di poter diffondere
messaggi diversi.
Allo stato dei fatti l'esito
di questo scontro ha dato
un solo vincitore e parecchi sconfitti.
Tuttavia l'esito non è definitivo e non tutte le opinioni sono state ridotte
alla sola dimensione privata.
Ci sono ancora gruppi
consistenti di cittadini
che coltivano una visione
del bene comune, che
sentono il bisogno impellente di pensare in termini di bene comune senza
C'è un altro specchio e
un'altra opinione pubblica di diversa natura; è
quella di cui parla Giuseppe De Rita quando
delinea una strategia cattolica fondata sulle comunità locali, sul volontariato, sul doppio pedale del
"sacro" e del "santo",
cioè della fede e delle opere.
Questa visione del bene
comune indubbiamente
esiste ma non si identifica
né con il Vaticano né con
la Conferenza episcopale.
Sono piuttosto i cattolici
degli oratori, delle case
religiose, delle comunità
di dimensioni nazionali,
di alcuni Ordini religiosi.
(Continua a pagina 11)
2 settembre 2008
INTERNI
Giustizia e Libertà
11
L’opinione pubblica è rimasta senza voce
(Continua da pagina 10)
Il sacro e il santo.
Riesce molto difficile
dare una figura politica a
questo tipo di opinione
pubblica, ma senza una
figura politica non esiste
una visione di bene comune perché non esiste
una "polis", una città
terrena dove applicarla.
Il sacro non è infatti di
questo mondo.
Quanto al santo, cioè alle
opere, esse costituiscono
un'importante presenza
testimoniale e missionaria, una rete flessibile
come tutte le reti e quindi
disponibile ad essere utilizzata da forze esterne.
Dietro il santo c'è molto
spesso un vitello d'oro da
adorare invece del poverello di Assisi e ne abbiamo tutti i giorni la prova.
Esiste anche, da almeno
due secoli, ed opera attivamente in tutte le democrazie occidentali un'altra
opinione pubblica con
caratteristiche sue proprie ed è quella espressa
dalla "business community".
Possiede potenti strumenti di formazione e di
diffusione ed ha una sua
precisa visione del bene
comune: libertà di mercato, regole blande, considerazione degli interessi
costituiti, Stato efficiente
e leggero.
Insomma il capitalismo,
che può assumere di volta in volta forme molto
diverse tra loro, dal liberismo al protezionismo,
dall'alleanza con la democrazia a quella con la
"governance" autoritaria.
que parte a sé, ha il suo
metro di giudizio, i suoi
valori e la sua moralità
che si realizza nel profitto d'impresa, "variabile
indipendente" alla quale
tutte le altre a cominciare
dal lavoro debbono conformarsi.
Infine esiste (stavo per
scrivere esiste ancora)
un'opinione pubblica di
centro e di sinistra riformista, progressista, laica.
La sconfitta elettorale di
un anno fa sembra averla
ridotta ad uno stato larvale; non riesce ad esprimere un pensiero unitario e
un'egemonia culturale,
percorsa da convinzioni
forti ma contrastanti: tolleranza, solidarietà, legalità, federalismo, centralismo, pacifismo, sicurezza, diritti, doveri, gregarismo, moderazione, massimalismo.
Spore del possibile avrebbe detto Montale.
Belle persone e volti consumati.
Lotte per conquistare un
potere inesistente e futuribile.
Trasformismi sottotraccia
e idealismi generosi.
Quest'opinione pubblica
avrebbe bisogno d'una
voce che la rappresenti e
di una forma che la riporti in battaglia.
E ancora una volta dico:
d'uno specchio in cui
possa guardarsi e rassicurarsi del proprio esistere.
Alle primarie dello scorso ottobre questa forma
sembrò realizzarsi. Sono
passati dieci mesi da allora e sembra un tempo
lontanissimo.
Può tornare soltanto se
ricreato da un atto di volontà collettiva.
Le scorciatoie individuali
non servono a nulla, nascondono piccole vanità e
mediocri trasformismi.
Oggi questa opinione
pubblica è tendenzialmente orientata verso la
versione berlusconista
della democrazia, con
simpatie leghiste diffuse
soprattutto nel Nord- Serve una volontà di
Nordest, ma la "business massa per risollevare un
community" fa comun-
Paese sdrucito e frastor- riore arretramento del
nato.
reddito nazionale e individuale.
Si può fare?
Fino a poco tempo fa Da questo punto di vista
pensavo di sì, ma i giorni l'intera impostazione delpassano in fretta e non la manovra finanziaria
inducono a pensare posi- risulta a dir poco fuori
tempo.
tivo.
Le spinte centrifughe au- La compressione triennamentano e il "si salvi chi le della spesa per un totapuò" rischia di diventare le di 36 miliardi dei quali
un sentimento diffuso. Se 16 già nel primo esercivolete dare un segnale di zio, a parità di pressione
riscossa dovete alzarvi e fiscale, configura una
strategia insensata.
camminare.
Altrimenti attaccate la Se è vero che la crisi atbicicletta al chiodo e non tuale ricorda per gravità e
dimensioni gli eventi del
pensateci più.
Toccherà pensarci ai vo- triennio 1929-1932, è
altrettanto vero che le
stri nipoti se ne avrete.
misure finanziarie fin qui
attuate ricordano quelle
che in Usa furono prese
Post scriptum
Tre giorni fa l'ufficio sta- dalla presidenza repubtistico europeo Eurostat blicana precedente all'avha diffuso le cifre ufficia- vento di Franklin D. Rooli concernenti il Pil di sevelt.
Misure sciagurate, che
Eurolandia.
Per la prima volta dalla aggravarono ulteriormennascita della moneta uni- te la crisi e rallentarono
ca il Pil del secondo se- gli effetti del rilancio romestre di quest'anno arre- oseveltiano sulla domanda di consumi e di invetra dello 0.2 per cento.
stimenti.
Non vuol dire ancora recessione ma poco ci man- In queste condizioni,
ca.
quali che siano le opinioni di Tremonti e di CalL'inflazione dal canto suo deroli, parlare di federaliè ferma al 4 per cento, smo fiscale è pura accama molti segnali registra- demia e fumo negli occhi
no un'inversione di ten- per distogliere l'attenziodenza: petrolio, materie ne da questioni assai più
prime, prodotti ferrosi, cogenti.
derrate alimentari denunciano consistenti ribassi Una trasformazione radisui mercati internazionali cale del sistema tributario
anche se su molti mercati e dei poteri amministratilocali questi ribassi anco- vi effettuati in tempi di
ra non arrivano, ostacola- recessione e di deflazione
ti dalla lentezza dei cir- è inattuabile poiché comcuiti distributivi e dalla porta gravissimi rischi.
presenza di monopoli e
cartelli.
Come se, in tempi di
tempesta, il timone della
Fermo restando che l'an- nave fosse affidato a vendamento dell'inflazione ti timonieri anziché ad
dev'essere continuamente uno.
controllato, il pericolo Basta enunciare un'ipoteincombente riguarda -o- si del genere per esserne
rmai risulta in modo evi- terrorizzati.
dente- una drastica caduta della domanda di con- Eugenio Scalfari
sumi e di investimenti
con il cupo corteggio di La Repubblica
disoccupazione e di ulte- 17 agosto 2008
INTERNI
12 Giustizia e Libertà
2 settembre 2008
Il Berlusconismo
e l’opinione pubblica
di Massimo Salvatori (La Repubblica, 22.08.2008)
Alla democrazia ci si deve inchinare poiché consente di cambiare i governi pacificamente secondo gli orientamenti
prevalenti nell’“opinione pubblica”.
Ma che ci si debba anche
inchinare alle scelte
compiute dalle masse
degli elettori, è tutt'altra
que-stione.
Il motivo è o dovrebbe
essere chiaro.
Gli orientamenti politici
e le scelte elettorali sono
prodotti soggettivi, dipendono dalla quantità e
qualità degli strumenti di
cui si è dotati per guardare, analizzare e valutare
la realtà.
Questi strumenti a loro
volta derivano da ciò che
sinteticamente possiamo
chiamare la maturità morale e civile di un popolo.
favori di Craxi e rivolto a
modellare a suo piacere
l'opinione pubblica.
Una scalata, quella del
Cavaliere, ad un immenso potere economico, politico e "culturale" che
non sarebbe stato possibile -ripetiamolo ancora
una volta- in alcun altro
Paese democratico maturo.
Manifestazione essenziale dell'immaturità morale
e civile degli italiani è
dunque la larghezza del
consenso dato al berlusconismo, il quale non è
una categoria soggettiva
polemica che si possa far
cadere per spianare la
strada ad un più elevato
confronto tra governo e
opposizione, ma una consolidata realtà oggettiva.
se di un atteg-giamento
di sprezzo per lo spirito
di legalità e una concezione prevaricante del
potere.
L'humus in cui esso rafforza le sue radici, nate e
diffusesi certo già ben
prima che il Cavaliere
facesse la sua apparizione è un deterioramento dello spirito pubblico che semina potenti
germi di inquinamento
nell'economia e nel tessuto sociale del Paese, diffonde la corruzione politica e amministrativa, deposita nella mentalità collettiva non solo la compiacenza ma persino
l'ammirazione per chi sa
fare bene i propri affari
aggirando quel che conviene aggirare.
E ora un altro malo aspetAlla base di siffatto con- to emerge: l'intolleranza
Nel 1843 Vincenzo Gio- senso vi sono la diffusio- razzistica e religiosa verberti pubblicò il suo cele- ne in tanta parte del Pae- so chi non è "padano",
bre saggio Del primato
morale e civile degli Italiani.
Orbene, oggi, a considerare lo stato delle cose,
parrebbe giunto il momento di scrivere un saggio da intitolarsi Dell'immaturità morale e civile
degli italiani.
Si sa che a dir ciò si passa per disfattisti, pessimisti e spargitori di pubblici veleni, ma si badi
alla sostanza dei fatti.
La maggioranza del popolo italiano ha portato
al potere per l'ennesima
volta Berlusconi e i suoi,
sorda al conflitto di interessi, ammaliata dal successo che lo ha creato
tanto ricco, indifferente
ai suoi costanti e volgarissimi attacchi alla giustizia e all'uso delle leggi
per motivi personali, insensibile alla sua demagogia e al suo enorme
potere mediatico nato dai
non è italico, non è cattolico.
Si tratta di una vera e
propria miseria spirituale
per quello che fu "un
popolo di emigranti", di
milioni di disperati, miserabili, disprezzati, mal
tollerati, umiliati dalle
"razze superiori" che
pure ne utilizzavano e
sfruttavano la forza lavoro.
La vecchia storia della
memoria corta.
Di fronte a tutto ciò e a
molte altre cose che si
potrebbero menzionare,
l'opposizione si mostra
sbalestrata, sbandata,
profondamente divisa.
Nel Partito Democratico
si fanno strada le posizioni di chi, sentendosi
spiazzato dal grande consenso dato al berlusconismo, ritiene opportuno
nobilitare il confronto
con esso, rinunciare a
vederlo e a combatterlo a
viso aperto in quanto sistema di potere partendo
dalla mobilitazione morale e civile, prima ancora
che stret-tamente politica.
L'Italia dei Valori conduce la sua batta-glia
contro Berlusconi non
avendo le risorse, a partire dalla sua leadership,
per darle l'occorrente respiro.
Il Partito socialista è un
fantasma che si aggira
nello spazio vuoto.
La Sinistra Democratica
non trova ancoraggi.
I neoco-munisti si consumano nella difesa patetica di una banca-rotta e
si scindono in frammenti.
Se le prestazioni dell’ultimo governo di centrosi-nistra avevano diffuso la persuasione che
soltanto il Cavaliere po(Continua a pagina 13)
INTERNI
2 settembre 2008
Giustizia e Libertà
13
Il conflitto di “famiglia” dentro la Chiesa
di Curzio Maltese (Venerdì di Repubblica, 22.08.2008)
Tesi, antitesi,
sintesi.
Il Papa filosofo ha seguito lo schema
hegeliano per sedare i
tumulti scoppiati dentro
la Chiesa dopo l'uscita
sull'incombente
fascismo di Famiglia Cristiana.
Il settimanale paolino ha
sbattuto in faccia al governo Berlusconi l'accusa di neofascismo, come
neppure la sinistra extraparlamentare osa più fare.
Il Vaticano, su pressione
della Cei, ha sconfessato
il giornale di don Scior-
tino in maniera del tutto
irrituale. Mai i vertici
della Chiesa non erano
intervenuti per prendere
le distanze quando Fami
-glia Cristiana attaccava
ogni settimana il centrosinistra.
Quindi è arrivato Ratzinger a ricomporre l'unità,
additando i pericoli di un
nuovo razzismo nei confronti dei migranti, ma
buttandola sul vago, senza riferimenti al caso italiano.
L'intelligenza del Papa
non riesce però a mascherare il conflitto in atto fra il cattolicesimo di
base e le gerarchie.
Era da tempo che nella
Chiesa non scoppiava
una bella rissa stile anni
Settanta.
Nei vent'anni di dominio
di Ruini il dissenso era
stato troncato, sopito, affamato da una Chiesa
sempre “più ricca”.
Ora, tramontato Ruini,
almeno in parte, rinasce
il dibattito.
Don Sciortino deve vendere il suo giornale nelle
parrocchie, a persone che
ancora credono nei valori
di solidarietà e accoglienza.
I vescovi invece passano
le giornate a discutere
favori con ministri e sottosegretari,
indifferenti
Il Berlusconismo e l’opinione pubblica
colari, in grado di esprimere giudizi e di assumere comportamenti tali da
orientare scelte consapevoli e da influenzare
mediante un controllo
efficace l'agire dei goverIn questo quadro si è le- nanti e dei soggetti politivata la denuncia di Mo- ci, in generale.
retti, il qua-le ha invocato
il fantasma di una virtuo- Una simile opinione pubsa "opinione
pub- blica è un ideale, ma che
in certi momenti e paesi
blica", assente in Italia.
Ma che cosa costituisce ha avuto ed ha pur imperfette attuazioni.
un'opi-nione pubblica ?
Essa per un verso è la E il suo primo presupposomma empirica delle sto è la presenza dì mezzi
molteplici e varie opi- di informazione non sudditi del potere governatinioni.
Per altro verso, ed è que- vo, economico e partitista di cui si denuncia l'e- co.
strema. debolezza o as- Si guardi in proposi-to a
senza nel nostro paese, è ciò che accade in Italia.
l'esistenza -e qui occorre Berlusconi spadroneggia
richiamare l'originaria con le sue televisioni, i
concezione dei D'Alem- suoi gior-nali e periodici,
bert e di Kant- di una le sue case editrici; la
piazza pubblica formata Rai, il cosiddetto servizio
da cittadini pensosi del pubblico, è lottizzata dai
bene comune, stimolati partiti, di governo e no.
da una libera informazio- E quanti sono gli organi
ne autonoma dal potere, di infor-mazione che possia questo quello del go- sono essere definiti davverno o quello dei partiti vero "indipen-denti" ?
con i loro interessi parti- Le radici di una simile
(Continua da pagina 12)
tesse assicurare una salda
governabilità del Paese,
lo stato attuale delle opposi-zioni non fa che rafforzarla ulteriormente.
situazione affondano
profon-damente nella
storia passata d'Italia,
quando le correnti di opinione erano nella grandis-sima maggioranza
pressoché interamente
spartite e sog-giogate
dalla Dc, dal Pci e dal-la
Chiesa.
Mutatis mutandis siamo
ancora dentro questo sistema.
La mancanza in Italia
della "opinione pubblica" invocata da Moretti
è lo specchio del nostro
modo di essere e delle
nostre tare storiche.
Chi si candida a combatterle con la necessaria
energia e determinazione ?
I candidati a parole sono
una folla, sono tutti.
E questo non è un buon
segno.
Massimo
L. Salvadori
Repubblica
22.08.2008
all'effetto devastante dell'egoismo sociale propaganda-to prima dalla televisione e poi dalla politi-ca berlusconiane.
Inutile dire a chi vada la
nostra simpatia.
Famiglia Cristiana ha
tor-to su un unico punto:
il vecchio fascismo alle
leggi razziali è arrivato
alla fine, il nuovo invece
comincia da quelle.
Vi è anche un cinico calcolo elettorale.
Questo genere di politica
anti immigrati non può
che peg-giorare la sicurezza dei cittadini.
Ma se la paura aumenta,
crescono i voti a destra.
Si capisce che una Chiesa tanto divisa abbia
scelto Benedetto XVI
anche con i voti dei progressisti.
Un conservatore, ma
troppo intelligente e colto per essere reazionario.
L'alternativa sarebbe stata peggiore.
Il vento tira forte a destra e la Chiesa ha antenne sviluppate da duemila
anni nel cogliere in anticipo lo spirito dei tempi.
Chi crede la chiama
Provvidenza, per gli altri
è sapienza politica.
Il conflitto almeno si è
manifestato.
Al posto di don Sciortino non sarei tranquillo.
I vescovi non sono bravi
nell'esercitare la virtù del
perdono, nel porgere l'altra guancia.
Preferiscono porgere il
conto.
♣
INTERNI
14 Giustizia e Libertà
2 settembre 2008
Al passo con i tempi
Colpo di Stato
di Sandra Bonsanti (www.LeG.it )
Le considerazioni
che circolano
in
queste ore
possono
anche essere definite esagerate o
per alcuni farneticanti o
per altri semplice polemica, purtroppo saranno
consegnate ad una giusta
analisi solo tra molto
tempo.
Le misure di governo prese dalla attuale maggioranza e spesso subite senza grandi reazioni da parte dell’opposizione, configurano una presa di potere esagerata di alcune
funzioni dello stato che
preludono ad un sistema
autoritario e antidemocratico. Se a queste, come
sembra possibile, se ne
aggiungeranno altre potremo dire che abbiamo
un problema di democrazia.
Il fatto scatenante della
rivolta di molti ambienti
politici è la decisione del
Consiglio dei Ministri
nell’ultima seduta che, ha
tra l’altro approvato, su
proposta del Ministro dell’interno Roberto Maroni,
l’estensione all’intero territorio nazionale della
dichiarazione dello stato
di emergenza per il persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari, al fine di potenziare le attività di
contrasto e di gestione del
fenomeno.
Si tratta di una misura
dedicata alle persone e su
tutto il territorio nazionale che combinata con la
recentissima legge sulla
sicurezza consiglia di girare almeno muniti di documenti per evitare di
incappare in disavventure
notevoli.
Che paese è quello dove
bisogna mostrare l’identità per non subire i rigori
del governo ?
Dichiarare lo stato d'emergenza, è una prassi
normale per alcuni esponenti della maggioranza,
ciò indica che lor signori
ci prendono anche in
giro se sostengono che
l’emergenza è normale!
La dichiarazione dello
"stato di emergenza nazionale" è prevista dall’articolo 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992
n. 225, in base alla quale
il presidente del Consiglio delibera lo stato di
emergenza, stabilendone
durata ed estensione territoriale in stretto riferimento alla qualità ed alla
natura degli eventi.
Con le medesime modalità si procede alla eventuale revoca dello stato di
emergenza al venir meno
dei relativi presupposti.
Tale legislazione è nata
soprattutto per regolare
l'attività della protezione
civile nel caso di calamità naturali, catastrofi o
altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con
mezzi e poteri straordinari, è già in vigore in alcune regioni per i rifiuti e i
campi nomadi. Va sottolineato che per l'attuazione degli interventi di emergenza si provvede
anche a mezzo di ordinanze ministeriali in deroga ad ogni disposizione
vigente, e nel rispetto dei
principi generali dell'ordinamento giuridico. Le
ordinanze emanate in deroga alle leggi vigenti
devono contenere l'indicazione delle principali
norme a cui si intende
derogare e devono essere
motivate.
Il prefetto opera, quale
delegato del Presidente
del Consiglio dei ministri
o del Ministro e si avvale
della struttura della prefettura, nonché di enti e
di altre istituzioni tenuti
al concorso (forze armate l’intera nazione e non
per esempio).
molto dissimile fu il
mancato stato d’assedio
per impedire la marcia su
Un colpo di stato dolce ? Roma.
Basta una riforma della La sensazione è che ci
Costituzione per rendere troviamo in una situaziotutti i giudici della Con- ne di accettazione supina
sulta di nomina governa- se non di largo consenso
tiva, (approvata con i 2/3 anche questa volta.
dei voti mediante corru- Che la realizzazione di
zione di esponenti del- un “colpo di stato legal'opposizione per evitare le” sia cosa derivante da
il referendum), nomina di strategie raffinate e di
persone conniventi con il lungo periodo lo dimodisegno eversivo alla strano i pochi precedenti
Consulta stessa e via allo che abbiamo avuto nella
smantellamento della Re- storia, in Italia solo Cosipubblica democratica, mo il Vecchio dei Medipotrebbe servire un com- ci, a metà del 1400 può
plice al Quirinale o no, vantare simili manovre in
dipende da quanto si vuol quel di Firenze, per eforzare lo strappo.
sempio tutta l’opposizioOvviamente dati i tempi ne fu posta sotto la sorlunghi per un simile col- veglianze degli “Otto di
po di stato "legale", si Guardie”, una polizia
deve trovare il modo di politica alla quale furono
contenere o sopprimere il concessi i pieni poteri per
dissenso mediante l'appa- due anni.
rato di pubblica sicurezza
e lo stato d’emergenza Concluderei citando
nazionale aiuta..
“Tecnica del colpo di
stato”, un libro scritto
Queste considerazioni si nel 1931, appare oggi
aggiungono ad una situa- come una sorta di
zione riassumibile con “attualità postuma” per
l'intervento:
la sorprendente analisi
"Libretto nero del Pae- che Curzio Malaparte
compie delle “Tecniche”
se Italia"
di conquista del potere
Verso quale futuro è av- autoritario (nel caso di
viato questo Paese ? Hitler già prima della sua
I cittadini italiani e la ascesa) e che è conveloro classe politica sono niente ricordare o conorestii a farsi domande, scere.
preferiscono scomporre il Illuminanti le osservazioquadro e pensare uno alla ni di Malaparte circa
volta ai mali che li afflig- l’importanza delle comugono, senza mettere in- nicazioni di massa nelle
sieme i vari tasselli: il strategie del totalitarimosaico finale potrebbe smo. Il perché e l’obietticreare qualche turbamen- vo che si prefiggeva con
t
o
. questo lavoro Malaparte
La stessa Cancelliera An- lo chiarisce in modo egela Merkel, non certo di splicito: “La ragione di
sinistra, ha recentemente questo libro non è di
detto che la Germania si discutere i programmi
sente colpevole per i di- politici, sociali ed ecosastri del nazismo, questo nomici dei catilinari:
ad indicare che il fortu- bensì dimostrare che il
noso “legal putsch” che problema della conquiportò Hitler al potere fu sta e della difesa dello
voluto ed accettato dal(Continua a pagina 15)
2 settembre 2008
INTERNI
Giustizia e Libertà
15
Il mio ultimo articolo da direttore de l’Unità
(Continua da pagina 14)
Stato non è un problema politico, ma tecnico,
che l’arte di difendere lo
Stato è regolata dagli
stessi principii che regolano l’arte di conquistarlo, e che le circostanze favorevoli a un
colpo di Stato non sono
necessariamente di natura politica e sociale e
non dipendono dalle
condizioni generali del
paese. Il che, forse, non
potrebbe mancare di
svegliare qualche inquietudine anche negli
uomini liberi dei paesi i
meglio organizzati e i
più policés dell’Europa
d’occidente. Da questa
inquietudine, così naturale in un uomo libero,
è nato il mio proposito
di mostrare come si
conquista uno Stato
moderno e come si difende”.
Dunque alla formula di
demolizione giuridica di
uno stato occorre rispondere con una difesa giuridica e “tecnica”.
Sandra Bonsanti
www.LeG.it
Il “Libretto Nero”
di Sandra Bonsanti
Cerchiamo di guardare ai
fatti di ogni giorno col
distacco del viaggiatore
straniero, che sappia
qualcosa dei destini e
della storia delle democrazie, e che si soffermi a
osservare come vanno le
cose nel Paese che tre
mesi fa, con libere elezioni, ha punito una sinistra
litigiosa, pasticciona e
inconcludente e ha consegnato il potere a Silvio
Berlusconi.
1) Gli studiosi di politica
e di Costituzione ci dicono che in Italia si è instaurato un presidenzialismo di fatto, senza alcun
contrappeso, e che l'equilibrio fra i poteri è profondamente compromesso.
2) Il Parlamento è stato
scelto, "nominato", da
pochissimi capi di partito, i cittadini hanno votato ma non hanno potuto
scegliere i propri rappresentanti.
I parlamentari costituiscono oggi gruppi totalmente asserviti alle richieste di chi li ha nominati.
ri di ogni possibilità di
incidere sulle scelte legislative. Ha detto il senatore Gerardo D'Ambrosio: "Si sta smarrendo
la funzione del Parlamento e ora vogliono
mettere mano al Csm
l'altro organo costituzionale che ha cercato
di mettere un argine".
4) La maggioranza votata
ad aprile è decisa ad andare avanti da sola, preannuncia con le dichiarazioni del suo Capo che
cambierà la Costituzione
anche da sola ed è disponibile a regalare all'opposizione una formalizzazione del governo ombra
che rafforza il cosìdetto
"bipartitismo coatto" e
tende a ridurre sempre di
più la visibilità e il potere
di incidere di ogni forza
intermedia.
5) Per settembre si annuncia una riforma
"radicale" della giustizia, ovvero, della magistratura, che con una legge costituzionale già preannunciata potrebbe perdere del tutto la sua autonomia e esser ricondotta,
anch'essa come il Parlamento sotto i poteri del
governo.
Si prepara il ritorno all'immunità parlamentare
mentre il Premier si è già
sottratto al giudizio e una
nuova Tangentopoli si
profila all'orizzonte.
3) Il Parlamento, dunque
ha perso il potere costituzionalmente previsto, non
rappresenta se non molto
debolmente il popolo, e
siamo in presenza di un
forte spostamento del potere dal Parlamento al
governo.
Decreti legge e fiducia 6) L'informazione che già
espropriano i parlamenta- ha subito colpi molto duri
dalla fiacca voglia di indipendenza dei giornalisti, è ogni giorno sotto la
minaccia di una riduzione
del potere di cronaca e di
aumento delle pene previsto per coloro che osano sgarrare.
clama insegnanti del
Nord per le scuole del
Nord e insulta l'inno di
Mameli.
Riscrittura della storia
nazionale e federalismo
di tipo leghista possono
incidere profondamente
sul tessuto civile unitario
7) Ma potrebbe essere del Paese.
anche il primo punto: la
situazione economica, 9) La proposta di schedacritica anche in altri Pae- re i bambini rom non è
si, da noi potrebbe colpi- stata accantonata. Le imre di più, e avere effetti pronte sulla carta di idendevastanti sull'occupazio- tità per tutti dal 2010 non
ne, sui salari, sui servizi risolvono affatto il prosociali ecc. Una situazio- blema di una scelta dine molto grave per af- scriminatoria e razzista.
frontare la quale servireb- Il viaggiatore straniero,
bero una visione e un arrivato a questo punto,
progetto complessivo che potrebbe trarre delle conl'attuale classe politica clusioni drammatiche e
non è in grado di offrire e chiedersi verso quale fuforse nemmeno sta inse- turo sia avviato questo
guendo.
Paese e se ne sia consapevole. I cittadini italiani
8) La maggioranza che e la loro classe politica
ha vinto le elezioni ha sono invece restii a farsi
anche annunciato che in- domande, preferiscono
tende dare un solenne scomporre il quadro e
contributo alla "riscrittu pensare uno alla volta ai
ra" della storia che si mali che li affliggono,
insegna ai nostri ragazzi, senza mettere insieme i
all'insegna di un forte vari tasselli: il mosaico
revisionismo, che faccia finale rischia di creare
turbamento.
piazza pulita di tanti qualche
"miti", come la lotta di Inoltre molti commentaliberazione dal nazifasci- tori politici suggeriscono
smo che sono alla base di lasciar perdere, dicono
della nostra Costituzione. che agli italiani di queste
Ce ne accorgeremo l'an- cose non importa un bel
no prossimo, quando si nulla, preoccupati semtratterà di celebrare i 150 mai solo dal punto
anni dell'Unità d'Italia e
nel comitato organizzato- 10) dell'elenco, che fra
re sono stati inseriti ex tutti riguarda direttamenrepubblichini e revisioni- te ciascuno di noi, e lo
sti doc.
tocchiamo con mano apNel frattempo Bossi re(Continua a pagina 16)
16 Giustizia e Libertà
INTERNI
2 settembre 2008
Il “Libretto Nero”
la presa del potere.
mili. E il rimedio non la prima volta da tanto
verrà trovato facilmen- tempo rimane in città.
pena facciamo la spesa o
Lo stesso Allen sottoline- te".
Ci sono da riscoprire i
il pieno della benzina.
a come ognuno vedeva
giardini dell'infanzia, i
l'uno
o
l'altro
aspetto
del
discorsi col vicino di caE'
una
questione
di
perceIl catalogo approssimatisa, il cinema all'aperto, le
vo che ho compilato, una nazismo "ma nessuno zione: è proprio così.
sorta di libretto nero del- riuscì a vederlo in tutta Ci consoliamo con la cer- partite a carte, i gelati e il
tezza che tutto ciò è acca- fresco nelle vie medievali
la democrazia in Italia, la sua odiosità".
non è frutto soltanto di E, dopo aver ricordato duto in un altro secolo, in della nostra Italia.
una mia personale ubbia: che uno studioso degli un altro paese, e qui non Ma la percezione che non
esso è stato declinato, anni in cui iniziò la ditta- c'è Hitler alle porte, non si sa dove andremo a finon tutto assieme, ma tura, Konrad Heiden, par- c'è il nazismo e nemmeno nire, la percezione del
buio oltre la siepe, almealla spicciolata, dai parte- lò di "coup d'état a ra- il fascismo.
no questa cominciamo a
Solo
una
democrazia
in
te",
conclude
il
suo
libro
cipanti al seminario sulle
affanno e una Costituzio- coltivarla.
riforme organizzato da 14 dicendo:
fondazioni e associazioni, "Il problema del nazi- ne messa sotto i piedi
Non è troppo presto, per
da costituzionalisti e smo fu prima di tutto giorno dopo giorno.
cercare un rimedio.
membri dell'attuale Parla- un problema di perce- Solo questo.
E, come prevedeva Heimento. Molto efficaci in zione; da questo punto Solo.
den, anche questa volta
di
vista
il
destino
di
particolare nella denuncia
non sarà facile trovarlo.
Thalburg
sarà
probaL'Italia
vivacchia.
dello scadimento della
qualità della democrazia bilmente condiviso da Una parte va al mare e
sono stati quelli dell'Udc altri uomini, in altre una parte quest'anno per Sandra Bonsanti
(Casini, Tabacci e D'O- città, in circostanze sinofrio) perché in quanto
forza di opposizione e di
minoranza nell'opposizione sentono più di altri su
se stessi il peso dell'autoritarismo berlusconiano.
Ha detto Tabacci a Cicchitto, il craxiano ancora
oggi in cerca di Repubblica presidenziale, che
di Roberto Vignoli (www.contropiano.org)
con il loro progetto "l'Italia finirà in Argen- Di Decreto in Decreto il sima Legge Finanziaria delle problematiche sotina, non in Nord Ame- governo Berlusconi sta possiamo, senza timore ciali.
rica".
concretizzando
una di esagerare, affermare La necessità di una opporagnatela legislativa e che siamo di sronte ad sizione a questo immaHa scritto W. S. Allen nel normativa la quale, pas- una vero e proprio assal- nente rullo compressore
'68, ricostruendo la nasci- so dopo passo, sta to antipopolare a tutto non può essere affidata al
ta del nazismo in una cit- prosciugando ciò che campo condotto dalla Partito Democratico, in
tadina dell'Hannover che ancora residua delle li- compagine governativa tutte le sue possibili va"l'effetto principale del- bertà politiche e sociali del Cavaliere.
rianti, al Di Pietro di turla depressione fu quello vigenti. Il Decreto Sicuno, né agli stanchi residui
di radicalizzare la città. rezza, il Decreto Rifiuti Già nei giorni delle barri- d e l l a
“sinistra
Di fronte alla crisi eco- in Campania, il cosiddet- cate nella periferia napo- radicale” ma abbisogna
nomica avanzante, i cit- to Lodo Schifani e la di- letana (Chiaiano) eviden- di un cambio di marcia
tadini furono inclini ad chiarazione dello Stato ziavamo che la lotta di politico, culturale ed
accettare cose che li a- di Emergenza inerente questa comunità esprime- organizzativo, che faccia
vrebbero indignati in ad una presunta emer- va un portato generale tesoro delle esperienze
altre circostanze".
genza immigrazione so- per le questioni politiche del recente passato
no le tappe di una escala- che richiamava e per l’at- quando, molte delle enerIn contrasto con l'insen- tion autoritaria ed antide- teggiamento militare as- gie che pure si erano mosata girandola di alter- mocratica la quale sta sunto da Berlusconi.
bilitate contro Berlusconi
chi e di inefficienza poli- segnando pesantemente Nell’area metropolitana e le destre, sono state detica, i nazisti si presen- la vicenda politica di napoletana si è palesato, potenziate e mortificate
nelle settimane scorse, un in nome della governabitavano come un'alterna- questo paese.
tiva di unità, impegnata Se, poi, a questi prov- modello di gestione delle lità a tutti i costi e della
ed energica.la loro pro- vedimenti sommiamo i contraddizioni sociali e logica
(capitalistica)
paganda giocava sulle severi strali di Brunetta del conflitto che è andato fondata su una indispennecessità e le paure del- contro i fannulloni nella ben oltre il dato locale sabile gestione bipartila città, riuscendo a Pubblica Amministrazio- prefigurando una modali- zan.
conquistarsi l'obbedien- ne, le astute boutade di tà di azione di governo,
za della classe media, Sacconi che minaccia di che si sta dispiegando a L’Autunno che si approsconfusa e turbata".
aumentare l’età pensio- macchia d’olio in tutto il sima dovrà esplicitare
nabile e gli annunci di paese, lungo tutto l’arco una nuova consapevolezTutto ciò creò le basi per tagli previsti nella pros(Continua a pagina 17)
(Continua da pagina 15)
La brutale normalità
dell’emergenza di un governo
pericoloso
INTERNI
2 settembre 2008
Giustizia e Libertà
17
Il privilegio che fa del leader
un sovrano
di Ezio Mauro (La Repubblica, 11 luglio 2008)
Mancava, Silvio Berlusconi, nell'aula di Montecitorio radunata ai suoi
ordini, ieri, per votargli
l'immunità disegnata su
misura per la sua persona, consentendogli di evitare in extremis la sentenza nel processo per
corruzione in atti giudiziari in corso a Milano,
dove il Cavaliere è accusato di aver spinto l'avvocato londinese Mills a
dichiarare il falso sui
fondi neri Fininvest all'estero.
Penso che l'imbarazzo politico, morale, istituzionale- lo abbia tenuto
fuori dalla Camera dove,
a due mesi dalla nascita
del suo governo, l'abuso
della forza ha ieri raggiunto il culmine, rivelando una debolezza che
peserà come un destino
sul resto della legislatura.
Nel Paese che continua a
proclamare la legge uguale per tutti,
dopo il voto di
La brutale normalità
ieri e in attesa
dell’emergenza
urgente di queldi un governo pericoloso
lo del Senato il
Cavaliere
si
avvia a diven(Continua da pagina 16)
za di lotta e di organizzazione fon- tare "più udata -finalmente- sull’autonomia e guale" dei suoi
sull’indipendenza. Non sono possi- c o n c i t t a d i n i ,
bili fantomatiche riedizioni di nuo- sottraendo l'imvi caravanserragli antiberlusco nia- putato Berlusconi al suo
ni.
L’incidere del corso della crisi e il legittimo giudiconsumarsi pratico di una ce che lo sta
“sinistra” che ha fatto della subal- p r o c e s s a n d o
ternità ai poteri forti del capitale, per reati comunostrano ed europeo, il suo tratto ni, per nulla
fondativo e distintivo ci segnala legati all'attivil’importanza di un lavoro, articola- tà politica.
to e capillare, di ricostruzione di un
blocco sociale anticapitalista ade- Per fare questo,
ha
guato ai compiti della nuova soglia l'imputato
dovuto chiededel conflitto.
re soccorso al
L’annunciato Sciopero Generale premier Berluper il prossimo 17 Ottobre, indetto sconi, che non
unitariamente dalle organizzazioni ha esitato a udel Sindacalismo di Base, è un ap- sare fino in
puntamento significativo a cui ten- fondo il potere
dere per affermare, nelle piazze e esecutivo per
nei posti di lavoro, un deciso stop imporre al legiall’insieme dei provvedimenti di slativo una norBerlusconi e costruire una rinnova- ma capace di
ta prospettiva oltre la catastrofe bloccare il giupolitica ed elettorale della diziario.
“sinistra”.
Anzi, di più.
In tale crogiolo, e non fuori da es- Finché non è
so, può agire una moderna opzione stato
sicuro
comunista che vuole svolgere una d e l l ' a p p r o v a funzione politica avanzata e non z i o n e
del
limitarsi a vuoti riti politicisti e no- "lodo", predistalgici.
sposto dal ministro-ombra
Roberto Vignoli
della Giustizia
www.contropiano.org
Alfano (il vero
Guardasigilli è l'avvocato
del Cavaliere, Ghedini),
il premier ha mandato
avanti come norma d'urgenza un emendamento
che fermava 100 mila
procedimenti giudiziari
pur di arrestare il suo.
Ieri, avuta la sicurezza
che l'immunità diventerà
subito legge, Berlusconi
ha acconsentito a disfare
la norma blocca-processi,
dimostrando così platealmente che la norma non
aveva alcuna urgenza
reale ma era solo strumentale alla sua difesa,
in una combinazione legislativa meccanica che
piegava due volte la procedura penale e l'uguaglianza dei cittadini per
costruire un salvacondotto personale su misura ad
un imputato eccellente.
Qui sta l'imbarazzo della
democrazia italiana, in
questa concatenazione tra
l'interesse privato e la
legislazione pubblica,
che forma un abuso, deforma l'imparzialità della
giurisdizione, trasforma
la separazione dei poteri.
Le tre funzioni (legiferare, amministrare, rendere
giustizia) nello Stato moderno sono affidate a organi distinti in posizione
di reciproca indipendenza e autonomia proprio
per garantire che anche
l'esercizio delle attività
sovrane è sottoposto al
diritto. Montesquieu ha
spiegato una volta per
sempre che "tutto sarebbe perduto se il medesimo uomo facesse le leggi, ne eseguisse i comandi e giudicasse delle infrazioni". Ma che accade
quando il medesimo uomo fa le leggi, ne esegue
i comandi e così fa in
modo che nessuno possa
giudicare delle sue infrazioni?
Quanto
è
"perduto" in questo uso
abusivo del potere?
Naturalmente questo ragionamento viene evitato
dai costruttori del nuovo
senso comune berlusconiano. Si prescinde dai
fatti (un'ipotesi di reato,
un'inchiesta, un processo,
e la corsa politica a bloccarne l'esito) e si preferisce ragionare in termini
generali: qui - si dice non si discute di Berlusconi, ma di un sistema
di guarentigie, che esiste
anche altrove e riguarda
le quattro principali cariche della Repubblica.
Con ogni evidenza è una
mistificazione. A parte il
fatto che l'immunità del
Capo del governo non
esiste nelle democrazie
europee, si può discutere
in astratto di immunità se
e in quanto serva a disegnare un sistema generale di garanzie, non quando urga la necessità di
sottrarre un imputato al
suo giudizio, strappandolo all'aula del Tribunale
che sta per concludere il
processo.
Questo anzi è il caso in
cui la garanzia si trasforma in privilegio, e l'immunità studiata dalla dottrina costituzionale in
considerazione della funzione pubblica e della
sua tutela -nell'interesse
non già del singolo, ma
della collettività-, si riduce a impunità costruita
nell'interesse esclusivo
non di una carica ma di
una persona, che con un
vantaggio improprio viene sottratta ad oneri e
responsabilità che valgono per tutti gli altri cittadini.
Qui sta tutta l'eccezionalità (uso la parola in senso tecnico) di ciò che sta
accadendo in un parlamento ridotto a collegio
di difesa di un imputato
di corruzione, costretto a
(Continua a pagina 18)
INTERNI
18 Giustizia e Libertà
2 settembre 2008
Il privilegio che fa del leader un sovrano
(Continua da pagina 17)
votare leggi speciali a sua
tutela, impegnato a costruire un regime esclusivo di salvaguardia per un
leader a cui non basta la
politica, il trionfo elettorale, la forza della maggioranza, la dignità della
funzione che ricopre nel
nostro Stato. Sul piano
culturale, c'è qualcosa di
più. Una forzatura nella
costituzione materiale del
Paese, nella struttura politica del sistema, per cui
da questo eccesso d'autorità scaturirà una nuova
concezione dello Stato,
con la supremazia del
Leader che ha vinto le
elezioni e per questo è
intoccabile perché è un
tutt'uno con la volontà dei
cittadini, in un'unione
sacra al punto che nessuna legge, nessun diritto,
nessun potere può intervenire a sindacarla. Attraverso questa concezione,
il leader legittimo del Paese diventa sovrano di
fatto, perché si appropria
di una sovranità che per
Costituzione appartiene
al popolo: non "emana"
dal popolo verso qualche
potere come oggi si vuole
far credere e come
pretende la teoria del
moderno populismo,
ma nel popolo risiede
perché è il popolo che
la esercita, "come
contrassegno ineliminabile - si disse nella
discussione in Costituente - del regime
democratico".
Questa è la posta in
palio negli eventi a
cui stiamo assistendo,
nonostante la riduzione interessata a stanca
contesa tra politica e
magistratura, nonostante la banalizzazione accurata della
sostanza politica, istituzionale e costituzionale di questa vicenda: non per caso immersa in un grande
pettegolezzo sessuale
su presunte intercettazioni in parte già distrutte dai magistrati
e in parte prossime alla
distruzione e tuttavia evocate e sceneggiate senza posa dai costruttori del
paesaggio politico berlusconiano, secondo la modernissima strategia feticista che -come spiega la
psicanalista Louise J. Kaplan- "mette in rilievo
un dettaglio particolare
per poter distrarre l'attenzione da altre caratteristiche
considerate
inquietanti", "per immobilizzare e ammutolire, vincolare e dominare".
Proprio per questo, a mio
parere, è importante e
significativo che migliaia
di persone abbiano sentito il bisogno martedì
scorso di uscire dalla solitudine repubblicana in
cui viviamo per andare
nella piazza di Roma dov'era annunciata una manifestazione di testimonianza e di protesta per le
leggi ad personam predisposte dalla destra berlusconiana. Nella nuova
egemonia culturale che
domina l'Italia e che mette l'azione e le decisioni
del governo al primo po-
sto, trasformando la legittimità in nuova sovranità, e chiedendo alla legalità di non intralciarla,
la vera domanda è se c'è
una capacità di reazione
liberale e democratica,
costituzionale e repubblicana. Quella piazza, fatta
di cittadini sconosciuti
che hanno voluto riconnettersi al discorso pubblico in un momento delicato (e in molti casi
hanno dovuto farlo da
soli, senza il tradizionale
canale dei partiti) è appunto un principio di reazione.
Ma alla domanda tutta
politica -finalmente- che
veniva dai cittadini in
piazza (e dai molti altri
che non hanno partecipato per molte ragioni, ma
anche perché non si riconoscevano nelle forme,
nei modi e nel programma dell'organizzazione) è
stata servita una risposta
di segno opposto, tutta
impolitica. Anzi, antipolitica. Con un crescendo
da "Corrida" che mescolava denunce planetarie e
racconti da Calandrino
sul Cavaliere, accuse a
Napolitano
(come
se
fossero
le
istituzioni di
garanzia il
vero problema del Paese), e al Pd
come principale nemico,
secondo la
tradizione
consolidata
della
peggior sinistra,
per cui il
vero avversario è il tuo
compagno.
Attraverso
questo meccanismo che
ha sostituito
gli
"idoli"
dello spettacolo
ai
leader, trasformando il
loro linguaggio in di-
scorso politico e riducendo i cittadini a spettatori
che applaudono, si è rotta
la cornice istituzionalmente drammatica in cui
si sta compiendo la prova
di forza di Berlusconi.
Anzi, si è persa l'"eccezionalità" di quanto la
nuova destra berlusconiana sta facendo, l'unicità
di questo passaggio,
smarrito nella denuncia
antipolitica grillina che
urlando vuole tutti uguali: dunque Berlusconi è
come gli altri e tutti insieme sono "un comitato d'affari", col risultato
che lo show convince il
cittadino della sua impotenza, lo depriva della
sua scelta di partecipare,
depotenzia la sua reazione di ogni qualità politica, infine lo restituisce al
privato con la convinzione che ogni azione pubblica collettiva è impossibile, peggio, inutile. Salvo battere le mani all'idolo che urla a vuoto, contro tutti e nessuno.
Si possono recuperare le
ragioni che hanno portato
quei cittadini in piazza,
provando a dar loro un
indirizzo politico, un percorso democratico, uno
sbocco possibile? Molti
"girotondi" hanno capito
i limiti dell'antipolitica,
che probabilmente ha
consumato qui la sua stagione. Il Pd dovrebbe
aver compreso che il
vuoto della politica, anche lui genera mostri, e
bisogna costruire un orizzonte riformista che sappia mobilitare e rispondere, dando radicalità ai
valori e ai diritti, soprattutto quando sono sotto
attacco. La sinistra sparsa, il centro cattolico, i
moderati che non accettano il passaggio di sovranità hanno a disposizione
un'idea semplice e necessaria: la democrazia come idea comune, nell'Italia sfortunata del 2008.
Ezio Mauro
La Repubblica
11 luglio 2008
2 settembre 2008
AFFAIR ALITALIA
Giustizia e Libertà
19
ALITALIA, una vera “svendita”
agli amici degli amici
di Paolo Di Roberto
Di Alitalia se ne parla ormai
dall’inizio dell’estate.
Abbiamo trattato l’argomento
subito prima della pausa estiva,
lo riprendiamo ora sulla scena
del clamore scatenato dalla presentazione del piano di salvataggio.
Non vogliamo annoiare il lettore con articoli tecnici.
Quelli riportati sul giornale in
questo stesso numero danno
tutte le informazioni politiche e
tecniche che si desiderano.
Noi, però, ora vogliamo approfondire la questione sotto l’aspetto prettamente politico in
quanto il caso Alitalia ci sembra molto significativo per
comprendere
l’impostazione
della politica berlusconiana generale.
I problemi di Alitalia sono annosi, negli ultimi quindici anni
solo una volta ha presentato un
bilancio positivo.
E’ passata attraverso due prestiti ponte.
Il primo nel 2004 di 400 milioni di euro, con il beneplacito
dell’Unione Europea, il secondo sul finire di aprile concessi
dal precedente governo di centrosinistra su pressione del
premier in pectore Silvio Berlusconi, per un totale di 300
milioni di euro, questa volta
aspramente contestato non
solo dall’Unione Europea ma
anche da compagnie come
British Airways e Ryanair.
Il termine della liquidità a le
condizioni fallimentari dell’azienda hanno portato al
commissariamento
dell’azienda sotto la direzione di
Augusto Fantozzi, ex ministro con il centrosinistra.
Dopo il fallimento dell’accordo con Air France, causato dalla miopia dei sindacati
da un lato e dall’intervento proeuro.
prio di Berlusconi in piena 3) I dipendenti verrebbero ascampagna elettorale, ecco presorbiti dalla nuova compasentarsi la cordata italiana con
gnia salvo, si parla, per
molti nomi illustri dell’imprenora, 5.000 che risulterebditoria italiana che si sono uniti
bero in esubero.
per la costituzione di una nuova
compagnia che nascerebbe sul- 4) Il fallimento implica, come
tutti i fallimenti, la perdita
le ceneri della precedente, un
di tutti i crediti e degli inpo’ come l’araba fenice.
vestimenti operati da parte
dei vecchi creditori e azioNon a caso il piano di salvatagnisti. Per far fronte a quegio è stato denominato proprio
sta perdita lo stato costi“Fenice”.
tuirebbe due fondi a loro
sostegno.
Ed ecco farsi luce su alcuni
punti del piano che in parte a- 5) I dipendenti in esubero, circa
vevamo già anticipato.
5.000, avrebbero la possibilità di accedere ad amCome l’araba fenice, morirebmortizzatori sociali per i
be la precedente compagnia e
prossimi 7 anni e si pensa
ne nascerebbe una nuova che
ad un loro eventuale ricolassorbirebbe parte del vecchio
locamento presso le Poste
personale.
italiane.
Già qui abbiamo i primi ele- 6) La flotta e le rotte verrebbementi del piano.
ro drasticamente ridotti,
fino a circa un 40%.
1) L’Alitalia verrebbe fatta fallire mentre, contempora- 7) Resta aperta l’opzione di un’eventuale fusione con
neamente verrebbe costiAirOne.
tuita una seconda compagnia.
Riflettiamo ora sui punti “2” e
2) Gli investimenti della corda- “3”, e così ci renderemo subito
ta italiana nella nuova conto del primo scandalo che
compagnia assommereb- accompagna questo piano di
bero a circa un miliardo di
ristrutturazione della compagnia.
a) gli investimenti della cordata italiana per un miliardo
di euro mentre il piano presentato da Air-France grazie
alla mediazione di Romano
Prodi, lo scorso aprile, prevedeva la vendita di Alitalia
per due miliardi di euro, il
doppio;
b) gli esuberi (previsti per
ora) ammontano a 5.000,
mentre con Air-France ammontavano a soli 2.500, la
(Continua a pagina 20)
20 Giustizia e Libertà
AFFAIR ALITALIA
2 settembre 2008
ALITALIA, una vera “svendita” agli amici degli amici
(Continua da pagina 19)
metà.
Ma ci sono anche i punti “1” e
“4”su cui riflettere ponderatamente.
Il fallimento di Alitalia e la
conseguente costituzione di due
fondi a sostegno dei creditori e
degli investitori, sono lo specchio di una delle operazioni più
vergognose della storia della
Repubblica italiana.
I due fondi verrebbero costituiti
con capitale pubblico, soldi dello stato, e andrebbero a coprire
i debiti di Alitalia non pagati.
In altre parole:
c) per la “Fenice” il passivo di
Alitalia verrebbe pagato con
i soldi dei contribuenti;
d) l’Air-France avrebbe provveduto lei stessa al pagamento dei debiti.
Da un primo calcolo è possibile
stimare in un miliardo e mezzo
di euro il passivo, circa 30 euro
a italiano, neonati compresi.
Una tassa di 120 euro per una
famiglia media di quattro persone.
Come ha avuto modo di affermare Cesa, segretario dell’UDC, “E’ facile fare miracoli con i soldi degli italiani”.
Come aggiungiamo noi, i debiti
divengono pubblici mentre i
guadagni privati, a tutto vantaggio dei componenti della nuova
cordata.
(A questi debiti, si badi bene,
si devono anche aggiungere i
costi degli ammortizzatori sociali applicati ad un numero
maggiore di dipendenti rispetto a quelli preventivati da
Air-France.)
C’è un ultimo punto, il numero
“7” su cui vogliamo porre l’accento: la possibile fusione con
AirOne.
Attualmente AirOne impiega
molti giovani entrati con con- stato tra i primi a chiedere al
tratto di formazione, in attesa di governo un incontro urgente
essere riconfermati.
con il governo per affrontare gli
inevitabili problemi per l’ecoQualora si proceda realmente ad nomia della capitale.
una fusione tra le due compagnie, da un lato ci troveremmo Ma c’è ora un problema più urcon personale doppio impiegato gente da affrontare.
sui medesimi incarichi, dall’altro con la necessità di gestire La liquidità è terminata, la benmigliaia di esuberi provenienti zina, pare, secondo le dichiarazioni di Fantozzi, basta solo fida Alitalia.
no a fine mese.
E’ evidente, come sempre avviene in casi simili, che prima Gli stipendi dei dipendenti, andi riconfermare i contratti di che di coloro che entrerebbero a
formazione si procederebbe al- far parte della nuova compal’impiego dei dipendenti prove- gnia, sono a rischio.
nienti da Alitalia, proprio per
limitare il numero di esuberi.
Non c’è molto tempo per rifletOssia ci troveremmo di fronte a tere su questo piano e per trovanumerosi ragazzi giovani che re eventuali alternative.
vedono il proprio posto di lavoro a rischio.
La situazione sembra essere
quella del prendere o lasciare.
Ed infine dobbiamo affrontare il
problema dell’indotto.
Sono queste le parole che infatti
ha usato sia il governo, sia l’Una grande azienda come Alita- A.D. in pectore Colaninno.
lia occupa direttamente circa
Un modo insomma per pressare
20.000 persone.
ulteriormente i sindacati e porMa esistono anche una serie di tarli verso l’approvazione di un
altre aziende che forniscono piano a scatola chiusa.
servizi all’Alitalia, i pasti che
E’ ciò rappresenterebbe un envengono serviti a bordo, la rinesimo sopruso, e, certo, uno
verniciatura degli aeromobili, la
dei più inconcepibili.
manutenzione, il carico e lo scarico dei bagagli, tanto per fare Ricordiamoci, infatti cosa ha
un esempio.
affermato pubblicamente l’advisor Correado Passera di
Non sono dipendenti Alitalia,
Intesa San Paolo solo qualche
ma vivono in funzione di Alitagiorno addietro (esattamente il
lia.
28 agosto) al Meeting di CL:
«Senza un accordo con i sinUn ridimensionamento della
dacati, il progetto di rilancio
compagnia aerea comporta, inedi Alitalia potrebbe essere a
vitabilmente, un ridimensionarischio»
mento anche di tutta questa serie di aziende; in breve una se- Ed ora, nonostante ciò ...
rie di licenziamenti non contemplata dal piano Berlusconi.
Un altro dei pasticci di questo
Lavoratori che non compaiono piano ideato solo per fare camnelle statistiche ufficiali ma che pagna elettorale sulla pelle dei
si troverebbero, di fatto, in mez- lavoratori e di tutti coloro che
pagano le scelte del lassismo di
zo alla strada.
questi anni.
Non è un caso, infatti, che Alemanno, sindaco di Roma ed e- PDR
sponente di rilievo del PDL, è
2 settembre 2008
AFFAIR ALITALIA
Giustizia e Libertà
21
Approvati il decreto e DDL per la modifica delle procedure di commissariamento
Alitalia, via libera al salvataggio
Berlusconi: «Missione compiuta»
AirFrance apre: «Sì a nostra partecipazione minoritaria»
Veltroni «Diventa una compagnia di bandiera»
(da Corriere della Sera, 28 agosto 2008)
La "nuova" Alitalia resterà una compagnia italiana. Il governo ha dato
il via libera -con la modifica della legge Marzano- al salvataggio della compagnia di bandiera, e la divisione in due
nuove società, una bad
company e una best
company, annunciando
che soci stranieri potranno entrare ma solo con
quote di minoranza.
Air France, ritiratasi definitivamente dalla partita ad aprile, è pronta di
nuovo a scommettere
sulla partita che vedrà
nascere la newco dalle
ceneri della vecchia
compagnia.
Procede quindi velocemente il piano per il salvataggio che lunedì dovrà affrontare un grande
ostacolo: il confronto con
il sindacato, pronto a dare
battaglia.
alla creazione della newco con circa 100 mln.
Questo sarà il nostro
contributo a un progetto che è diventato molto
DA SAN PAOLO
solido e che sta diven100 MLN
Intesa Sanpaolo ha poi tando un progetto di
fatto sapere che contri- successo».
buirà alla newco con una Il presidente operativo
cifra intorno ai 100 milio- della nuova compagnia
ni di euro.
sarà Roberto Colaninno.
Lo ha detto l'ad Corrado
Passera durante la pre- BERLUSCONI
sentazione dei dati seme- SODDISFATTO
strali.
Intanto, in vista del cda di
«Se un certo numero di Alitalia di venerdì, l’esecondizioni saranno sod- cutivo ha approvato un
disfatte -ha affermato il decreto legge e un ddl
manager- e ho l'impres- che riordinano le procesione che lo saranno dure per l’amministrazioperché è stata approva- ne controllata (legge
ta la nuova legge Mar- Marzano) con cui le parti
zano, se ogni cosa va in perdita di Alitalia, racsecondo i piani e se le colte nella bad company,
condizioni della possibi- saranno poste sotto comle offerta saranno ri- missariamento.
spettate, participeremo «I sacrifici ci saranno -
ha detto il premier Silvio
Berlusconi, soddisfatto di
aver mantenuto gli impegni presi in campagna
elettorale-, ma il personale in eccesso non sarà
abbandonato come anche i piccoli risparmiatori».
«Certo -ha anche assicurato il presidente del
Consiglio- gli esuberi
saranno
inferiori
a
quelli della svendita ad
Air France».
Il decreto approvato dal
governo prevede una deroga alle norme antitrust,
per l’integrazione tra Alitalia e Air One come previsto dal piano di Intesa
Sanpaolo, tutela degli
azionisti e possibilità di
immediata cessione degli
asset della bad company
a trattativa privata.
La fase di commissariamento potrà durare uno e
due anni e inoltre a stabilire il prezzo per la cessione degli asset sarà il
commissario straordinario.
Nessuna cifra al momento sugli esuberi che, ha
detto Berlusconi, saranno
inferiori al piano di Air
France.
BERLUSCONI
Il premier si è detto soddisfatto: «Avevamo il
dovere di intervenire,
siamo intervenuti con
concretezza. Ci siamo
riusciti. Avere una compagnia di bandiera italiana solida era indispensabile. L'esigenza
primaria è stata il rispetto dell'interesse del
Paese, era l'unica scelta
altrimenti c'era il falli(Continua a pagina 22)
22 Giustizia e Libertà
AFFAIR ALITALIA
2 settembre 2008
Alitalia, via libera al salvataggio - Berlusconi: «Missione compiuta»
(Continua da pagina 21)
mento. Il personale in
eccedenza si troverà in
una situazione su cui
interverremo, non sarà
abbandonato e neanche i
piccoli investitori».
Il premier ha ribadito che
la compagnia di bandiera
resterà italiana: «Se la
nuova Alitalia ritenesse
utile allearsi con una
grande compagnia di un
altro paese, quest’ultima
potrà entrare solo come
un socio di minoranza».
Infine un attacco ai sindacati: «La precedente
trattativa con Air France è fallita per colpa loro
e non nostra».
La riunione del governo è
filata liscia, nonostante gli
avvertimenti lanciati nei
giorni scorsi dalla Lega.
I nodi principali erano
stati sciolti in una cenariunione mercoledì sera
con Silvio Berlusconi,
Giulio Tremonti, Umberto
Bossi e Roberto Calderoli: il Carroccio ha ottenuto
l'apertura del Tavolo per
gli aeroporti milanesi. E
così Bossi può finalmente
dire che «il piano va bene».
TRATTATIVA
COI SINDACATI
Proprio con i sindacati se
la deve vedere il governo
già lunedì, dopo l'assicurazione, contenuta nel decreto, di «ammortizza
tori sociali per la durata
di sette anni (4 di cassa
integrazione e 3 di mobilità) per tutti i lavoratori».
Intanto Air France-Klm
torna a guardare ad Alitalia, «pronta a rilevare
una partecipazione di
minoranza sul capitale»
e ha espresso l’auspicio di
restare partner strategico.
Ma ora la partita si sposta
sul fronte sindacale e in
attesa delle altre tappe
tecniche, con il cda di Alitalia di venerdì che dovrà dare il via libera ai
conti del semestre e alle
procedure di commissariamento, già i sindacati
hanno annunciato battaglia sugli esuberi. I piloti
dell’Anpac hanno chiesto
l’apertura del confronto
per entrare nel merito del
piano, altrimenti si arriverà ad un conflitto sociale «pesantissimo».
Anche Fabrizio Tomaselli, dell’Sdl intercategoriale, ha bocciato il piano di
salvataggio di Alitalia e
annunciato una battaglia
durissima.
Sulla stessa lunghezza
d’onda gli assistenti di
volo dell’Avia, che non
sono disponibili ad accettare che il piano industriale per il salvataggio
di Alitalia faccia «macelleria sociale» della categoria.
OPPOSIZIONE
CONTRARIA
All'entusiasmo di Berlusconi fa eco la bocciatura
senza sconti dell'opposizione.
Il piano "Fenice" non
convince il segretario del
Pd, Walter Veltroni, che
teme che Alitalia si riduca a una «compagnia di
bandierina».
«La vicenda Alitalia è
lo specchio fedele di come il governo Berlusconi sia vittima della sua
demagogia e della sua
inadeguatezza» ha dichiarato in una nota.
Secondo il segretario del
Pd «il piano presentato
ci consegna una compagnia di bandiera che di
fatto diventa di bandierina, con un inaccettabile ridimensionamento
della capacità di espansione internazionale».
Pierluigi Bersani sottolinea come l’interessamento mostrato da Air France
ad acquisire una quota
della compagnia avverrà
«in condizioni meno favorevoli per l’Italia, per
i lavoratori, i consumatori e gli azionisti».
«Le rassicurazioni di
Berlusconi non servono
a nulla -aggiunge l'ex
ministro-. Viene fuori
l'idea di una compagnia
più piccola e più domestica che ovviamente
non potrà vivere da sola».
Durissimo l'ex sottosegretario alla presidenza
del governo Prodi, Enrico
Letta, secondo cui le parole di Berlusconi sono
«sfacciate e intollerabili» e tentano solo di
«coprire la realtà, cioè
che il governo sta pilotando il fallimento di
Alitalia».
UDC:
GOVERNO
RIFERISCA
A nome dell’Udc Luca
Galletti chiede al governo
di riferire in Parlamento
per illustrare i piani industriali: «Capiamo i possibili vantaggi per gli
azionisti privati della
"nuova Alitalia", non
conosciamo invece le
perdite
della
bad
company e dei suoi azionisti pubblici, cioè gli
italiani. Il governo venga in Parlamento a illustrare i piani industriali
delle due società, assumendosi le responsabilità che gli competono».
«Il piano del governo
ha molti più esuberi di
quello proposto da Air
France e smantella la
compagnia di bandiera,
per questo anche se siamo fuori dal Parlamento ci opporremo e lo faremo in piazza e tra la
gente» fa sapere il segretario del Prc, Paolo Ferrero.
Anche Antonio Di Pietro
pone l’accento sulla gravità dei numerosi esuberi
annunciati: «Grazie a
Berlusconi perderanno
il lavoro 7mila dipendenti, qualcuno in più
di quelli che previsti da
Air France, che parlava
di circa 2.100 esuberi».
La deputata dell'Idv Silvana Mura parla di «un
regalo a un gruppo di
imprenditori che senza
rischi se la rivenderanno tra quattro anni».
Ma non sono solo le opposizioni a esprimere
preoccupazione e dal sindaco di Roma Gianni Alemanno arriva la richiesta di un incontro urgente
con il governo per fare il
punto sul futuro di Fiumicino e quindi di decine
di lavoratori.
COMMISSIONE UE
In ogni caso la palla potrebbe ora passare a Bruxelles che -dopo le modifiche alla legge Marzano
- deve verificare se l'operazione è compatibile o
meno con le norme comunitarie, soprattutto sul
fronte degli aiuti di Stato.
Dunque, molto probabilmente, anche per quel
che riguarda il previsto
ricorso la cassa integrazione e mobilità per tutti
i dipendenti della compagnia di bandiera.
Finora sulla scrivania del
commissario Ue ai trasporti, Antonio Tajani
sono giunte solo delle
bozze sia del piano
"Fenice" messo a punto
da Banca Intesa, sia del
decreto legge approvato a
Palazzo Chigi.
«Ci sono sempre contatti in corso -ha assicurato
il portavoce di Tajanima spetta al governo
italiano decidere se e
cosa notificare formalmente alla Commisione
europea. E per ora non
è stato notificato alcun
testo ufficiale».
E in attesa che la Commissione Ue possa cominciare il suo lavoro,
sul piano Alitalia sono
puntati gli occhi di molte
compagnie aeree concorrenti, che hanno minacciato la possibilità di preparare nuovi ricorsi, oltre
a quelli già presentati per
contestare il prestito ponte di 300 milioni di euro
concesso dal governo
Prodi e trasformato in
patrimonio netto dal governo Berlusconi.
Corriere della Sera
29 agosto 2008
AFFAIR ALITALIA
2 settembre 2008
Giustizia e Libertà
23
Il decreto di nomina è stato firmato dal presidente del consiglioSilvio Berlusconi
Alitalia, Fantozzi è il commissario
Intesa «OK dei sindacati
o salta il piano»
Passera: «Possibile che nei prossimi giorni si aggiungano altri azionisti».
Confermato l'interesse di istituti stranieri
da Corriere della Sera (29 agosto 2008)
Augusto Fantozzi è stato
nominato commissario
straordinario di Alitalia.
Il decreto di nomina è
stato firmato dal presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi e dal ministro
per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola.
Qualche ora prima il consiglio di amministrazione
di Alitalia aveva chiesto
ufficialmente il commissariamento.
Il cda, contestualmente,
aveva dichiarato lo stato
di insolvenza della compagnia e chiesto l’ammissione alla procedura di
amministrazione straordinaria al Tribunale di Roma.
LE PARTI
Intanto, nel day after del
piano di salvataggio di
Alitalia avviato dal governo con le modifiche
alla legge Marzano, la
parola passa alle parti,
ovvero investitori e sindacati.
Ed è Corrado Passera, ad
di
Intesa
Sanpaolo
(l'advisor che ha messo a
punto il piano "Fenice")
dal meeting di Cl a Rimi-
ni a fare alcune precisazioni.
A cominciare dal fatto
che «senza un accordo
con i sindacati, il progetto di rilancio di Alitalia potrebbe essere a
rischio».
AVVIO DECISIVO
«Se nelle prossime 4-5
settimane non si capisce
se prendiamo la strada
giusta è difficile: dico
che le prossime 4 settimane sono cruciali e si
capirà se si va avanti o
no» ha sottolineato Passera, aggiungendo che «il
progetto al quale stiamo lavorando è un progetto
imprenditoriale
molto serio. Il lavoro da
fare è tanto e mi auguro che sia un progetto
di sistema».
L'ad di Intesa ha apprezzato le modifiche alla
legge Marzano decise dal
governo: «Era più adatta a crisi industriali che
a crisi finanziarie».
ALTRI
AZIONISTI
Passera ha aggiunto di ritenere
che «nei prossimi
giorni si aggiungeranno altri azionisti» e ha confermato il possibil
e
«interessamento»
di altri istituti di
credito stranieri.
Quanto all'apertura di Air France
Passera la definisce «una grande
soddisfazione per
la valutazione del
piano».
Infine ha ribadito che la
quota di Intesa SanPaolo
sarà di «100-150 milioni,
circa il 10%» del capitale.
AZIONISTI
PERSONE LIBERE
E CONSAPEVOLI
L'ad di Intesa Sanpaolo
ha poi definito «infelice»
la frase di Bersani che,
sempre al meeting di Rimini aveva parlato di imprenditori «con la pistola alla tempia».
Passera ha sottolineato
che la totalità degli azionisti con cui ha parlato
«sono persone libere,
coscienti
dell'investimento che fanno. Il fatto che se ne continuino
ad aggiungere, ci rassicura sul progetto stesso».
«È un progetto difficile
-ha aggiunto PasseraNoi pensiamo che la
probabilità di successo
sia alta ma effettivamente è una cosa da
conquistarsi giorno per
giorno».
♦
Alitalia, i "coscritti" della Fenice in attesa dei 16 miliardi per Milano 2015
Hanno risposto al premier con una "puntata minima" che produrrà interessanti favori
Dagli aeroplani all’immobiliare
Le contropartite per l’operazione Beretta (Confindustria):
“Progetto ambizioso. Serve però un partner internazionale”
di Alberto Statera (La Repubblica, 30.08.2008)
"Alzi la mano chi non
sarebbe pronto a investire nell'Alitalia !" esclamò come sempre gua-
scone Silvio Berlusconi il Ligure.
sorda e
7 giugno scorso dinanzi
stolsero
ai giovani industriali riu- La sala plaudente di fans sguardo
niti a Santa Margherita si fece repentinamente
grigia, molti diimbarazzati lo
dall'amor loro
(Continua a pagina 24)
AFFAIR ALITALIA
24 Giustizia e Libertà
2 settembre 2008
Dagli aeroplani all’immobiliare
(Continua da pagina 23)
interdetto sul palco e nessuno ebbe il coraggio di
alzare né una mano né un
dito.
Neanche la neopresidente
di Confindustria Emma
Marcegaglia, la cui azienda di famiglia spicca oggi
tra i magnifici sedici ardimentosi che si sono iscritti al club dei salvatori
della patria, accettando di
partecipare
al
"Pittoresco Capitalistico" che va sotto il nome
di "Operazione Fenice",
quella che dovrebbe far
risorgere dalle ceneri l'ectoplasma della Compagnia di bandiera.
Pochi giorni dopo Santa
Margherita moriva a Roma quasi novantenne, e
non dal ridere, Umberto
Nordio, l'ultimo presidente dell'Alitalia che firmò
bilanci in attivo, ma che
giusto vent'anni fa fu cacciato da Romano Prodi,
allora presidente dell'Iri,
perché era un po' troppo
autonomo.
Cos'è successo da quei
primi giorni di giugno
capace di coagulare la
coraggiosa cordata che
sfiderà guidata da Roberto Colaninno la legge di
gravità oltre a quella del
mercato ?
E' successo che uno stuolo di emissari politici
sguinzagliati da Berlusconi, dal banchiere Gaetano
Miccicché al factotum
Bruno Ermolli, ha spiegato al colto e all'inclita,
seppur ve ne fosse bisogno, che questa non è una
faccenda qualunque, ma
"è una delle partite che
contano nel capitalismo
italiano", come dice
sempre Cesare Geronzi,
impegnato a sua volta
nella partita delle partite,
quella che -Mario Draghi
permettendo- lo dovrebbe
portare al controllo assoluto di Mediobanca e della Galassia del grande
potere finanziario da
Trieste a Roma, da Milano a Torino, orfano ormai
da anni di Enrico Cuccia.
Chi resta fuori dalla partita Fenice non avrà da
guadagnarci su altri ben
cospicui fronti finanziari.
in queste ore, ma potrebbero ancora crescere, attratti dalle contropartite
governative.
Quali contropartite ?
Così è nata la cordata dei Non scherziamo.
patrioti coraggiosi, i 16
"coscritti" -ma quanti Altro che il Ponte sullo
altri si accoderanno sul- Stretto, di cui Benito
l'onda della tremontiana Mussolini annunciò l'imeconomia sociale di mer- minente inizio dei lavori
cato ?- disposti a fare gli settant'anni fa, ma che
azionisti "captive" del forse non si farà mai, o
governo sotto le vesti di che comunque noi pur"cavalieri bianchi".
troppo non vedremo.
In cambio di che ?
Con quale contropartita C'è pronta la manna del
politica derivante dal rap- 2015: l'Expò di Milano,
porto privilegiato con la ex capitale morale che
Palazzo Chigi, che su torna grande, maestosa,
rifiuti napoletani e Alita- quasi da bere, come ai
lia si è giocato la pericli- bei tempi.
tante credibilità degli an- Scorri i nomi dei sedici
ardimentosi e non ne tronunci ?
vi uno che non sia in atEugenio Scalfari, France- tesa di assai lucrosi favosco Giavazzi, Tito Boeri, ri governativi.
Franco Debenedetti e altri hanno già ritratto a Lasciamo stare per un
grandi linee l'album di istante Salvatore Ligresti,
famiglia
d e l - palazzinaro e assicuratol'"Operazione Fenice", re, già protagonista della
che, nella migliore tradi- Milano da bere e di quelzione, è nutrita di politi- la in manette, i Benetton,
ca, l'unica che sembra Tronchetti Provera, Marpoter dare "dividendi", cellino Gavio, i pubblici
con la pubblicizzazione concessionari autostradadelle perdite e la privatiz- li, i proprietari di aerozazione dei profitti, a porti e stazioni, e gli altri
questo capitalismo che i cui interessi, curati con
aborrisce di fatto, se non affetto in cambio dell'ina parole, il libero merca- tervento patriottico, sono
evidenti: 16 miliardi pubto.
Come vuole la religione blici d'investimenti e di
monopolista e antimerca- relativi appalti per l'Expò
tista del "Lider Maxi- destinati ai padiglioni,
mo", nato a suo tempo ma soprattutto a due ausulla benevolenza di Bet- tostrade, due metrò, una
tino Craxi e di qualche nuova tangenziale, staloggia bancaria e oggi zioni, ferrovie e quant'alr
o
.
spalleggiato dall'ideologo t
Giulio Tremonti.
Lasciamo stare FranceL'ha detta bene Michael sco Caltagirone Bellavista
O'Leary, patron di Rya- che con l'Ata ha mire
nair: "Uno sport folle": consistenti su Linate e su
l'interferenza della politi- altri cospicui business
ca in Italia è uno sport milanesi, dopo aver ristrutturato a Venezia il
folle.
Cui i capitalisti nutriti di Molino Stucky.
animal spirits, di shum- Tralasciamo anche Emilio
peteriana gagliardia, si Riva, l'acciaiere tradizioacconciano con entusia- nale supporter berlusconiano di ferro, e Marco
smo.
Fossati che deve difendeNe abbiamo almeno sedi- re il suo investimento in
ci nel "Pittoresco Capi- Telecom dalle mire spatalistico" che va in scena gnole.
E, per carità, la Emma
che, poveretta, è sulla
graticola di Confindustria
e ha Berlusconi che le
fiata sul collo.
Carlo Toto poi deve in
qualche modo far volare
quell'Airone zoppo e
scalcagnato che ha sul
gobbo.
Claudio Sposito e Salvatore Mancuso, bontà loro,
rispondono all'appello
del premier con un
"chip" milionario che,
statene certi, produrrà
interessanti favori governativi ai loro fondi.
Concentriamoci piuttosto
su Davide Maccagnani,
imprenditore ignoto ai
più, che proprio incuriosisce.
Ex titolare, presidente e
amministratore delegato
della Simmel Difesa, unico produttore in Italia di
munizioni e di spolette di
medio e grosso calibro
per cannoni navali, oltre
che di esplosivi, teste
missilistiche, razzi e sistemi d'arma a razzo,
questo Davide ha appena
venduto l'azienda, con
stabilimenti a Colleferro
e ad Anagni, vicino Roma, agli inglesi della
Chemring.
Di Davide, che si divideva tra Torino e gli stabilimenti laziali dove ci fu
un'esplosione che provocò un morto e molti feriti, il "santino" del premio di un "Gran Galà
Stampa" del 2003 ci
racconta che "è uno dei
più stimati e apprezzati
capitani d'industria a
livello intercontinentale, un industriale che si
è fatto veramente da
solo con notevoli sacrifici, con lo studio, con
l'applicazione, con il
coraggio e la grandissima perseveranza".
Che c'entra Maccagnani
con l'Alitalia ?
Non disperate, ha messo
via i soldi degli inglesi
che hanno comprato i
(Continua a pagina 25)
AFFAIR ALITALIA
2 settembre 2008
Giustizia e Libertà
25
Dagli aeroplani all’immobiliare
(Continua da pagina 24)
suoi missili di Colleferro
e ha messo in piedi una
piccola immobiliare, la
Macca srl.
Volete vedere che la
Macca, a dispetto della
sigla casereccia, spunterà
in qualche bell'affare edilizio milanese, visto
che tra Scilla e Cariddi
non si muoverà neanche
un ciotolo ?
Del resto un produttore
di teste missilistiche che
subentrò anni fa alla Fiat
e alla Snia BPD nel business delle armi deve avere ganci governativi e
con i Servizi di primaria
qualità.
Ci riserviamo magari
di chiederlo, se ci
darà udienza, a Gianni Letta, il cui nipote
Enrico in questa vicenda è stato il più
realista: con l'"Operazione
Fenice",
stanno facendo un'altra Efim, l'ente voluto da Aldo Moro e
Pietro Sette, la cui
liquidazione costò ai
cittadini italiani settemila o più miliardi
del tempo.
Poi ci sono i fratelli
Fratini, Corrado e
Marcello, che facevano jeans in Toscana,
area privilegiata di
Denis Verdini, neocoordinatore nazionale di Forza Italia,
l'uomo che fa venire
il morbillo a Fabrizio
Cicchitto,
l'antico
trotskista della sinistra lombardiana che,
iscritto alla Loggia
P2 come l'attuale capo Berlusconi, criticava Berlinguer da
sinistra e che purtroppo tutte le sere ci
tocca subire nei tele-
giornali nazionali.
Ma ancora per poco, finché il suo capo toscano,
con ottimi agganci di tutti
i tipi a cominciare da
quelli veri massonici, non
metterà all'incasso il ruolo
appena assunto al posto
dell'ecumenico Sandro
Bondi e quello svolto con
Ermolli e altri nella leva
dei coscritti Alitalia.
Questi Fratini, insomma,
un po' stufi degli stracci
griffati, hanno messo su
indovinate che ?
Un'immobiliare, la Fingen
Real Estate. Chissà che la
nuova nata non conquisti
qualche appezzamento al
sole ai confini della Brianza, sulle soleggiate terre
dell'Expò 2015.
"Magliana ai magliari",
ci dice sghignazzando un
ex amministratore delegato che naturalmente non
vuole essere citato, in onore al "Pittoresco Capitalistico" d'Italia.
Non resta allora che un
flebile e assai poco speranzoso interrogativo: sarà
Colaninno a salvarci dal
capitalismo intossicato
dalla politica?
Alberto Statera
La Repubblica
30.08.2008
Le sorti magnifiche della cordata
tricolore
di Eugenio Scalfari, La Repubblica (xx.08.2008)
Ha detto Giulio Tremonti: "Il governo
Prodi ci ha lasciato
due disastri: l'immondizia di Napoli e
l'Alitalia, oltre ad una situazione economica e finanziaria
spaventosa. Il presidente Berlusconi ha
risolto in 58 giorni il
problema dei rifiuti e
in 120 giorni ha salvato l'Alitalia. Noi
abbiamo rimesso i
conti a posto con la
Finanziaria di luglio".
Giovedì è stato il giorno del trionfo e le celebrazioni sono continuate nei giorni successivi insieme a una
pioggia di nuovi annunci sul federalismo, sulla
sicurezza, sulla sanità,
sulla scuola.
Ha parlato Berlusconi
in tivù.
Ha parlato Cicchitto.
Hanno parlato Bossi,
Calderoli, Maroni.
Ha parlato Gelmini.
(Continua a pagina 26)
AFFAIR ALITALIA
26 Giustizia e Libertà
2 settembre 2008
Le sorti magnifiche della cordata
(Continua da pagina 25)
Ha parlato Bombassei
della Confindustria, anche lui magnificando la
politica del fare rispetto
a quella del dire e bruciando il suo chicco di
incenso al culto berlusconiano.
Qualcuno non ha mancato di indicare alla gogna i giornali "radicalchic" che si ostinano a
non unirsi al coro e che
comunque "non contano niente di fronte ai
trionfali sondaggi di
questo scorcio agostano".
Infine ha parlato anche
Roberto
Colaninno,
presidente "in pectore" della nuova Alitalia, con un'intervista
rilasciata al nostro direttore Ezio Mauro e
pubblicata
venerdì
scorso.
Un'intervista di grande
interesse perché Colaninno spiega la filosofia imprenditoriale che
ha indotto lui e altri
quindici imprenditori
italiani a impegnare oltre un miliardo di euro
per salvare dal fallimento la compagnia di
bandiera indipendentemente dalle opinioni
politiche di ciascuno di
loro.
Colaninno si è sempre
proclamato di sinistra
ed ha ribadito in quell'intervista la sua collocazione ma le sue opinioni politiche -ha detto- non hanno niente a
che vedere con la sua
visione imprenditoriale.
L'Alitalia era un'occasione per mettere quella
vocazione alla prova
rischiando anche un po'
di soldi (nel suo caso
200 milioni che non è
poca cosa).
Questo ha fatto insieme
ad altri suoi compagni
di cordata.
cazione imprenditoriaChiede di esser giudi- le al profitto sia fatta
cato sui risultati.
passare per dedizione
alla salvezza del Paese
Alle domande critica- e alle sue "magnifiche
mente incalzanti di E- sorti e progressive".
zio Mauro ha risposto Colaninno nella sudche non stava a lui di detta intervista ha batdistribuire torti e re- tuto ripetutamente su
sponsabilità sul disa- questo tasto senza forstro Alitalia e neppure se rendersi conto che,
sui provvedimenti che se si rivendica anche
il governo avrebbe pre- un ruolo di salvatori
so per render possibile della patria ci si espone
la nuova avventura del- inevitabilmente all'esala compagnia di ban- me delle "condizioni
diera.
date" entro le quali
"Una cosa è certa" ha l'operazione specifica
detto "l'Alitalia è fal- avviene, chi ci guadalita. Per farla rinasce- gnerà e chi ne pagherà
re bisognava liberarla il conto.
dai pesi del fallimento. Ora si riparte da Se ci si veste da salvaqui".
tori bisogna rispondere
alle critiche e non libe"Incipit nova histo- rarsene con la frase
ria".
"che altro può fare
La filosofia imprendi- un imprenditore ?".
toriale è sempre stata
questa, non è una sco- L'imprenditore può faperta di Colaninno e re tante cose tra le quanon ci stupisce.
li anche astenersi dal
Neppure stupisce che partecipare ad operaquella filosofia si sia zioni che hanno un
richiamata nel tempo contenuto eminentecon eguale vigore al mente politico assai
libero mercato, al pro- più che di vantaggio
tezionismo, perfino al- economico per la coll'autarchia, operando lettività.
per salvaguardare il
profitto d'impresa nelle L'imprenditore non è
condizioni storicamen- necessariamente
un
te date.
maniaco del fare.
Se vuole anche la paIl profitto (l'ho scritto tente di salvatore, allopiù volte) è la sola va- ra si rassegni ad ascolriabile
indipendente tare qualche opinione
che l'impresa prende in difforme dalla sua.
considerazione ed è la
sua unica modalità. In
***
un sistema capitalistico
Francesco
Giavazzi ha
le cose stanno così.
scritto
sul
Corriere
delLa democrazia, cioè la
la
Sera
di
mercoledì
un
sovranità popolare, può
articolo
sull'Alitalia
correggere questa filosofia capitalistica intro- nello stesso giorno in
ducendovi dosi più o cui anch'io mi cimentameno forti di socialità, vo con quell'argomendi pari opportunità, di to.
visione generale del La coincidenza e l'ispirazione sostanzialmenbene comune.
te comune mi ha fatto
Non è accettabile inve- piacere se non altro
ce che la legittima vo- perché sarebbe difficile
accusare Giavazzi, come pure Deaglio e Boeri, di bolscevismo e di
radicalismo scicchettone.
Su un punto tuttavia le
mie opinioni non coincidono con quelle di
Giavazzi.
Egli teme che la cordata di Colaninno si sia
imbarcata in un'iniziativa troppo rischiosa.
Io penso invece, come
Deaglio e Boeri, che
quei sedici "capitani
coraggiosi" abbiano
giocato sul velluto avendo ricevuto la staffetta nelle migliori delle condizioni possibili
da un governo che sarà
comunque (e forse per
alcuni di loro è già stato) concretamente riconoscente.
Basta scorrere il decreto legge uscito dal
Consiglio dei ministri
di giovedì: divisione
della vecchia Alitalia
in due società, una
"cattiva" con tutte le
passività in testa allo
Stato, l'altra libera come un uccello in volo e
affidata ai privati; sospesi i poteri dell'Antitrust per sei mesi al fine di render possibile
la concentrazione Alitalia-AirOne e instaurare il monopolio della
tratta
Linate-Fiumicino; salvaguardare la
nuova Alitalia da ogni
rivalsa dei creditori e
dei dipendenti; consentirle di acquistare da
una società fallita tutta
la polpa (aerei, slot,
diritti di volo, personale dipendente necessario); aprire un negoziato con i sindacati per
portarli, già domati, a
stipulare contratti nuovi col nuovo vettore.
Un caso tipico di socializzazione delle per(Continua a pagina 27)
2 settembre 2008
AFFAIR ALITALIA
Giustizia e Libertà
27
Le sorti magnifiche della cordata
(Continua da pagina 26)
dite e privatizzazione
dei profitti, che sarà
probabilmente esteso
anche ad Air France o a
Lufthansa se entreranno per una quota nell'Alitalia nascente.
Chi voglia confrontare
l'accordo offerto dai
francesi nel marzo
scorso vedrà che le differenze sono macroscopiche.
Allora non si parlava
né di fallimento né di
legge Marzano né di
divisione in due società, ma dell'acquisto di
Alitalia in blocco con i
suoi debiti, i suoi dipendenti, la sua flotta.
I francesi avrebbero
anche pagato allo Stato
un prezzo per le azioni
e lanciato un'Opa per
gli azionisti di minoranza.
Avrebbero
stanziato
2,600 miliardi per il
primo rilancio e incluso
Alitalia nel "network"
Air France-Klm.
Berlusconi (ma anche
Colaninno) hanno definito quell'operazione
una svendita. Ma l'operazione attuale come si
può definire? Tutti gli
oneri allo Stato, tutta la
polpa ai privati, Air
France compresa se entrerà come azionista. Io
direi che un'operazione
così si definisce politica di immagine e imbroglio economico.
Sergio Romano, sul
Corriere della Sera di
ieri ha scritto che l'opposizione
dovrebbe
collaborare.
Non riesco a capire per
molti ed egregi opinionisti il ruolo dell'opposizione.
Deve collaborare sulla
sicurezza, sul federalismo, sulla giustizia,
sulla legge elettorale,
sulle riforme costituzionali, sulla scuola,
sulla sanità.
Ed anche su questo pasticcio dell'Alitalia.
Quello che non capisco
è dove si può fare opposizione.
Sulle fontanelle di
quartiere, sindaci di
destra permettendolo ?
Sarebbe interessante
saperlo.
In realtà si vorrebbe
un'opposizione al guinzaglio, un'opposizione
addomesticata. Non mi
pare sia questo il suo
ruolo in una democrazia liberal-democratica.
Gli Usa insegnano.
***
Forse la parola imbroglio può sembrare eccessiva. Vediamo dunque da vicino alcuni
lineamenti dell'operazione.
1. Gli esuberi previsti
vanno da un minimo di
cinquemila ad un massimo di settemila. Il
ministro del "welfare",
Sacconi (e prima di lui
Berlusconi e Tremonti)
assicura che nessun dipendente sarà lasciato
per strada. Esistono
infatti da quarant'anni
alcuni ammortizzatori
sociali, la cassa integrazione a zero ore e la
mobilità permanente,
per un totale di sette
anni. Sacconi non inventa nulla che già non
vi sia. Ma la cassa integrazione ha un suo
plafond e non può estendersi all'infinito. Se
si va oltre il limite bisognerà rifinanziarla o
inventare nuovi ammortizzatori e nuovi
finanziamenti. La questione va considerata
con attenzione in tempi
di crescita zero del Pil
e di incombente disoccupazione.
2. Il governo prevede
incentivi e detassazioni
per le imprese private
che assumano i licenziandi Alitalia. È evidente (Fassino l'ha ricordato ieri) che non si
può limitare un provvedimento così anomalo al solo caso dell'Alitalia. Non si possono
fare leggi speciali che
valgano per un solo
soggetto e non per altri. Perciò, se un provvedimento del genere
sarà preso, bisognerà
estenderlo a tutti gli
esuberi che si verificheranno in futuro.
Quanto costa una copertura di queste dimensioni ?
3. Il governo prevede
anche che i piccoli azionisti Alitalia siano
indennizzati. Come e
in che misura? Attingendo al fondo di garanzia creato per indennizzare i risparmiatori truffati dall'emissione di "bond" fasulli, tipo Parmalat, Cirio,
"bond" argentini.
Credo che quel fondo
sia insufficiente a indennizzare gli azionisti
Alitalia. Comunque la
fattispecie è completamente diversa. Ma anche qui: se si adotta
una strategia di questo
genere bisognerà poi
estenderla a tutti i piccoli azionisti travolti
da crisi societarie. Lo
Stato è in grado di assumersi una responsabilità di queste dimensioni? Intervenendo in
questo modo mai visto
prima sulla Borsa italiana?
A me sembra una favola. Anzi l'ennesimo imbroglio.
4. È stato stabilito che
gli azionisti della cordata Colaninno non
potranno vendere le
loro azioni nei prossimi cinque anni, passati
i quali saranno liberi di
fare quello che più gli
sembrerà opportuno.
Vedi caso: la scadenza
è nel 2013 e coincide
con la fine della legislatura. È molto probabile che il grosso dei
soci della cordata, che
niente hanno a che vedere col trasporto aereo, escano dalla società.
Tanto più che avranno
come consocio un vettore aereo internazionale, Air France o Lufthansa che sia. In questa vicenda il socio internazionale è destinato ad avere la stessa
posizione della spagnola Telefonica in Telecom. È il solo che ne
capisce ed è il solo che
alla lunga resterà al timone. Ho già scritto
che tutta questa vicenda mi ricorda il gioco
dell'oca, quando si torna indietro alla casella
di partenza. Alla fine
avremo una compagnia
guidata da un vettore
internazionale perché
non c'è più spazio in
Europa e nel mondo
per vettori locali nel
mercato globale. La
sola differenza sarà che
il vettore internazionale avrà speso molto
meno di quanto sarebbe avvenuto cinque anni prima.
Questa sì, sarà una
svendita preceduta da
un imbroglio. Le perdite allo Stato (cioè a tutti noi) i profitti ai privati, nazionali e stranieri.
Un imbroglio che camuffa una svendita.
La Frankfurter Allgemeine ha scritto ieri:
Un’operazione insolente contro il mercato e contro l'Europa".
Ambasciatore Romano, l'opposizione deve
collaborare ?
Eugenio Scalfari
La Repubblica
31 agosto 2008
28
Giustizia e Libertà
AFFAIR ALITALIA
2 settembre 2008
L’avaria ALITALIA
di Antonio di Pietro (www.antoniodipietro.it)
Ieri ho fatto alcune dichiarazioni sul caso Alitalia alle agenzie di
stampa.
Ho affrontato la questione in diversi articoli
di questo blog, che troverete in calce a quest’ultimo.
La questione Alitalia
rappresenta una truffa
colossale che a tratti
durante questi tristi mesi di agonia della società ha sconfinato anche
nell’illegalità, oltre che
far precipitare la già
poco rosea immagine
internazionale di questo
Paese ai minimi storici.
Ricorderete che definii
l’interferenza di Silvio
Berlusconi sulla trattativa Air France Alitalia un vero e proprio
atto di insider trading.
In campagna elettorale,
Silvio Berlusconi promise di rimettere in
piedi la compagnia di
bandiera e di avere una
cordata tutta italiana
pronta e disponibile
all'acquisto nel giro di
quattro settimane come scrisse Il Giornale.
Anche qui mentiva.
Ma quella menzogna
costò cara al popolo
italiano, e ai dipendenti
di Alitalia mal consigliati anche dai loro
“protettori”, i sindacati.
Dopo aver preso ai cittadini 600 miliardi
delle vecchie lire per
un contributo a fondo
perduto alla compagnia
di bandiera, oggi Berlusconi è promotore
interessato di una nuova compagnia che a
costo zero sfrutta il
marchio e le rotte del
vettore Alitalia, scaricando i debiti sullo
Stato e su una miriade
di piccoli azionisti che
perderanno tutto.
Grazie a Berlusconi
perderanno il lavoro
7000 dipendenti, qualcuno in più di quelli
previsti da Air France
(si parlava di circa
2100 esuberi).
Quello che accadrà è
semplice, ancora una
volta i debiti di Alitalia
e della Bad Company
ricadranno sui cittadini, allo stesso tempo
nascerà una nuova
compagnia utile a Berlusconi e ai suoi amici
del cuore.
Ma il governo insiste e
Tremonti,
Ministro
dell’Economia, tuona:
“Ci hanno lasciato
due disastri: Napoli e
l’Alitalia. Il primo
Berlusconi lo ha risolto a fine luglio, domani risolverà Alitalia”.
Per Napoli non basta
dire “è risolta” dopo
aver spazzato due strade del centro città ed
inoltre le responsabilità
di quella situazione
perpetrata con un decennio di governi alternati non è stata mai affrontata rimuovendo le
cause politiche.
La seconda, Alitalia,
questo governo l’ha
aggravata e l’aggraverà
a spese dei cittadini.
Non sono contrario al
fatto che la compagnia
Alitalia rimanga "italiana", come qualcuno
può pensare, a patto
che lo sia nel rispetto
delle regole del libero
mercato e nel rispetto
degli interessi dei cittadini italiani e non di
una cerchia ristretta di
privilegiati.
♣
Leggi anche:
* Alitalia:
miracolo posticipato
* La cordata
menzogna
* Sulla pelle del
Paese
* Alitalia:
basta illudere i
cittadini
AFFAIR ALITALIA
2 settembre 2008
Giustizia e Libertà
29
Epifani: «niente atti di forza
su Alitalia»
Intervista di Angelo Faccinetto (l’Unità, 31.08.2008)
Crisi Alitalia, con una
cordata di salvataggio che
-dice- non sembra essere
mossa da interessi industriali. E poi inflazione,
bassi salari, riforma del
modello contrattuale, emergenze per affrontare
le quali il governo ha fatto finora poco o nulla.
Appena tornato dagli Usa
dove, ospite dei sindacati
americani, ha partecipato
alla convention democratica per l’investitura di
Barack Obama per la corsa alla Casa Bianca, il
leader della Cgil, Guglielmo Epifani, si trova a dover fare i conti con una
situazione difficile.
Ma con qualche speranza
in più.
Epifani, qual è il messaggio che porta da Denver ?
«I giornali, anche in Italia, hanno dato molto risalto ai contenuti della
convention democratica.
Un punto, però, è rimasto
in ombra: il sostegno di
tutte le organizzazioni
sindacali alla candidatura
di Obama e il grande peso
che hanno avuto i temi
del lavoro in tutti gli interventi. Da quelli del
candidato presidente a
quelli di Ted Kennedy, di
Joe Biden, di Bill e di
Hillary Clinton. È il segno di uno spostamento a
sinistra del Partito democratico americano ed è un
segnale importante anche
per l’Europa e per l’Italia».
“promessa
americana”
c’è il superamento della
teoria reaganiana che ha
dominato gli ultimi decenni, c’è la proposta di
una società non più fondata sugli interessi individuali ma sulla coesione
Casa Bianca diventeranno decisivi e imporranno
anche da noi una riflessione seria. E poi, più in
generale, anche se Obama ha sottolineato che la
sua non è una candidatura di razza, una sua vittoria sarebbe un
segnale in fortissima controtendenza con la
cultura xenofoba, razzista e
discriminatoria,
oggi presente in
Europa, Italia
compresa. Come dimostrano
l’atteggiamento
del governo e
di diverse amministrazioni
locali».
Uno
stimolo
anche per il nostro Partito
democratico che oggi appare in difficoltà ?
«Penso di sì. Una parte
del gruppo dirigente, guidato dal segretario Veltroni, ha partecipato alla
convention. Mi aspetto
che malgrado le difficoltà, questa scelta netta del
partito americano possa
aiutare il dibattito interno
al Pd a decollare».
sociale. Non a caso è partito un segnale forte per
una nuova politica del
welfare, per una nuova
legislazione del lavoro,
per una politica fiscale
esplicitamente redistributiva, Ed è stato sottolineato il principio “paga uguale a lavoro uguale”,
che permette il superamento delle differenze di
genere e si è insistito sull’importanza del contratto collettivo, un richiamo Come interpreta queste
di grande attualità anche difficoltà ?
«Non sono una sorpresa,
per noi».
per me. Come ricorderà,
In che modo questi orien- avevo mosso diverse critamenti potrebbe incidere tiche sul modo in cui il
sulle scelte politiche ita- Pd è nato. Andava seguito un percorso diverso ed
liane ed europee ?
«Incidono come sempre inverso rispetto a quello
incidono le grandi scelte intrapreso. Adesso bisoPerché ?
«Perché in quella che O- americane. Se Obama gna correre ai ripari. Non
bama
chiama
la vincerà la sfida per la può essere che la più
grande forza di opposizione non abbia una sua
fisionomia forte e un altrettanto forte radicamento sociale. Ma credo che
il gruppo dirigente lo abbia chiaro».
Intanto, con la sfida elettorale americana alle porte e, in Italia, un Pd in cerca di identità, comincia un
autunno carico di problemi. Cito i principali che,
come
si
dice,
si
“tengono” tutti: Alitalia,
inflazione, emergenza salariale, crisi dei consumi,
riforma del modello contrattuale. Come li affronterà il sindacato ? Cominciamo da Alitalia e dal suo
carico di esuberi.
«La nostra posizione è
chiara. Non siamo disposti a discutere di esuberi
se non si discute di piano
industriale. E piano industriale vuol dire investimenti, qualità e quantità
dei collegamenti, della
flotta. Significa perimetro aziendale, cioè attività
da tenere e da abbandonare. Solo dopo aver convenuto su questi punti è
possibile affrontare il tema organici».
A proposito dei quali il
ministro Sacconi, l’altro
giorno ha parlato, di circa
5mila unità. Più o meno
del previsto ?
«Lo ripeto: noi non vogliamo partire dagli esuberi. Passera dice che è
fondamentale l’accordo
con il sindacato ? Bene.
Ma questo significa confrontarsi con le nostre
(Continua a pagina 30)
30
Giustizia e Libertà
AFFAIR ALITALIA
2 settembre 2008
Epifani: «niente atti di forza su Alitalia»
(Continua da pagina 29)
opinioni. Quello che si
aprirà domani (oggi per
chi legge, ndr) deve essere un confronto vero sul
piano industriale, non un
prendere o lasciare. Se
fosse così non ci sarebbe
il nostro consenso».
Intanto però un’idea sulla
cordata se la sarà fatta...
«La mia opinione è che
questa cordata -sulla quale Passera stava lavorando da tempo e per la quale il governo ha cambiato
in corsa le regole- sia formata da imprenditori che,
per una parte, hanno altri
interessi (penso a quelli
che operano nell’edilizia
o nel campo delle concessioni pubbliche) e per l’altra puntano sul guadagno finanziario. E ciò è
un problema, perché in un
mercato difficile come
quello del trasporto aereo, se gli azionisti non si
concentrano sul cuore
dell’attività, c’è il rischio
di fallire nell’intento».
Non vede nessun interesse industriale in questa
cordata ?
«Allo stato non è visibile.
E mi chiedo quali problemi porrà, nell’immediato
e in prospettiva, il vincolo temporale di cinque
anni che questi imprenditori si sono posti. Perciò
è importate un piano industriale all’altezza dei
problemi di Alitalia.
Chiediamo un impegno
che sia, insieme, di risanamento e di sviluppo,
non accetteremo una politica dei due tempi».
tori e pensionati perdono
giorno dopo giorno potere d’acquisto. Come è stata sin qui l’azione del governo ?
«Questa è la grande emergenza nazionale e su
questo il governo ha fatto
poco. Poco sui prezzi,
poco sulle tariffe, niente
sulla restituzione fiscale
a lavoratori e pensionati.
Questo segna oggi il
maggior dissenso tra noi
e il governo. Ovviamente
tutto ciò rende anche più
difficile il confronto sulla
riforma dei contratti».
né da altri sindacati. Credo che dopo la metà del
mese avremo un quadro
più preciso che ci consentirà di capire se sarà
possibile giungere o meno ad un accordo».
Lei ha sottolineato che,
mentre tutti i governi europei si stanno muovendo
per fronteggiare la crisi, il
nostro rimane inerte. Cosa pensa di fare per dargli
la sveglia ?
«Penso che a sostegno
dei nostri obiettivi si debba avviare una vasta mobilitazione di massa. Nei
Che sembra irto di osta- prossimi giorni faremo
una verifica con Cisl e
coli.
«Un intervento di redi- Uil, poi decideremo».
stribuzione fiscale l’avrebbe sostenuto, non Tra i problemi al centro
averlo fatto acuisce i pro- dell’attenzione mediatica
E non c’è solo l’Alitalia. blemi. Noi puntiamo ad non c’è l’occupazione. Il
L’inflazione non scende, i un aumento dei salari ministro Sacconi magnificonsumi crollano, lavora- attraverso tutti i livelli ca l’aumento delle ore di
ottenuto
contrattuali, straordinario
mentre non grazie ai suoi provvedipare
che menti, mentre si tace il
fatto che la cassa integraConfindustria si muo- zione continua ad aumenva in questa tare. Come mai ?
«Il governo non intende
direzione».
rappresentare la realtà
I
tempi? italiana per quello che è,
Sacconi
e con la sua economia in
recessione, con la cassa
industriali,
ma
anche integrazione che cresce,
Cisl e Uil, con le sue filiere produttive in crisi. Non solo,
fanno
credo, per una questione
pressing
perché
si di immagine, ma anche
perché non ha una propoconcluda
tutto entro sta. Per questo preferisce
dare una lettura ideologisettembre.
«Anche noi ca della situazione plaudendo all’incremento del
abbiamo
9% delle ore di straordil’esigenza
di non dilui- nario e dimenticando
re i tempi, che, nel complesso, il
ma non ac- Paese perde ore di lavoro. Per via della crisi».
cettiamo
diktat.
Né
dal governo, Angelo Faccinetto
né da Con- l’Unità
31.08.2008)
findustria,
2 settembre 2008
AFFAIR ALITALIA
Giustizia e Libertà
31
Il presidente della newco intervistato dal “Financial Times”
Alitalia, Colaninno “gela” i sindacati
«L’alternativa al piano è il fallimento»
Al via il tavolo con il governo, ma «non ci sarà normale trattativa».
Epifani: «Discutere di progetto industriale»
da Corriere della Sera (1.09.2008)
manager avverte che gli attuali contratti di
lavoro dei dipendenti Alitalia non sono
più validi.
Guardando al
compito che lo
attende parla di
«una
sfida
molto eccitante. Mi piaMa a poche ore dall'ince molto, questo fa parcontro arriva una "doccia
te della mia personalifredda" Roberto Colatà».
ninno, presidente della
newco Compagnia aerea
Secondo il quotidiano
italiana.
britannico il manager itaIn un’intervista al Finanliano, 65 anni, è uno «spe
cial Times il presidente di
cialista dei rilanci», con
Immsi ha detto che non ci
importanti precedenti in
potrà essere una «normaOlivetti e in Piaggio.
le trattativa» e che i sindacati «devono capire
Guardando alla situazioche l’alternativa è il falne generale del Paese,
limento».
Colaninno dice che «è
ora di finirla di pianInterpellato sulla possibigerci addosso e metterci
lità di resistenze ai tagli
a fare qualcosa: smetdell’organico e a rinegotiamola di discutere al
ziazioni contrattuali, il
«L'auspicio è quello di
trovarci di fronte a una
trattativa vera» aveva
detto Franco Nasso, segretario generale della
Filt-Cgil in vista dell'apertura, lunedì pomeriggio alle 18, del tavolo tra
governo e sindacati sul
piano di salvataggio per
Alitalia.
bar per non
fare nulla. Se
non
faremo
così, il futuro
dell’Italia sarà
molto cupo».
In
mattinata
Roberto Colaninno ha incontrato il ministro
del Lavoro Maurizio Sacconi in un faccia a faccia
durato circa due ore.
Al termine non sono state
rilasciate dichiarazioni.
«CONFRONTO
VERO»
Molto distante la posizione del segretario generale
della Cgil, Guglielmo
Epifani, che in un'intervista all'Unità sottolinea
che quello con il governo
«deve essere un confronto vero sul piano
industriale,
non
un
prendere o lasciare. Se
non fosse così non ci
sarebbe il nostro consenso» avverte.
«La nostra posizione è
chiara -dice il leader della Cgil-. Non siamo disposti a discutere di esuberi se non si discute
di piano industriale. Solo dopo aver convenuto
su questi punti è possibile affrontare il tema
organici.
Passera dice che è fondamentale
l'accordo
con il sindacato ? Bene.
Ma questo significa
confrontarsi con le nostre opinioni».
Quanto la piano di salvataggio, «la mia opinione
-dice Epifani- è che questa cordata, sulla quale
Passera stava lavorando da tempo e per la
quale il governo ha
cambiato in corsa le regole, sia formata da imprenditori che, per una
parte, hanno altri interessi (penso a quelli che
operano nell'edilizia o
nel campo delle concessioni pubbliche) e per
l'altra puntano sul guadagno finanziario».
E «se gli azionisti non
si concentrano sul cuore dell'attività c'è il rischio di fallire nell'intento».
Un interesse industriale
«allo stato non è visibile».
♣
32
Giustizia e Libertà
AFFAIR ALITALIA
2 settembre 2008
Ecco i “Capitani Coraggiosi”
che piloteranno Alitalia furi dalla crisi
da www.salviamoitalia.net
Roberto Colaninno
Anche grazie a quel Boeing, che poi fu rimesso a
Da manager diventa imprenditore senza capitali. nuovo dalle officine Lufthansa, Toto finì per firmare
Conquista Telecom facendo debiti. Insieme a Gnutti un preziosissimo accordo di partnership -era il 2000
e Consorte non hanno soldi necessari, ma agganci - con la compagnia tedesca.
politici: le banche concedono mega prestiti milionari Al matrimonio con Lufthansa Toto portava una dote
e con un sistema di scatole cinesi conquistano il 51% ricca: Air One aveva occupato sistematicamente tutdi Telecom. Hopa (controllata al 51% da Colaninno e te le rotte nazionali «trascurate» da Alitalia.
Quando tuttavia Toto si propone
Gnutti, con dentro Monte dei Paschi
come acquirente di Alitalia, le
di Siena, Unipol e Fininvest, nel
banche che avrebbero dovuto
miglior spirito bipartisan) possiede
sborsare 2 miliardi di euro, maniil 56,6% di Bell (oscura società con
festano scarsa fiducia nell’operasede nel paradiso fiscale del Luszione.
semburgo). Bell controlla il 13,9%
Vanta una grande amicizia con il
di Olivetti, che possiede il 70% di
segreterio generale della Cisl BoTecnost, che controlla il 52% di Tenanni, uno di quelli che ha detto
lecom.
"no" all'accordo con Air France.
Praticamente Colaninno e soci controllano Telecom detendone solo il
Francesco Bellavista Cal1,5%.
C’è il dubbio che il controllo di
tagirone
Bell su Olivetti sia avvenuto per
Lo troviamo socio di Hopa, semeffetto di notizie riservate di Colabra con i finanziamenti erogati
ninno (reato di incidere trading, che
dalla ex Popolare Lodi alla società
tuttavia la Consob non ha accertaoff shore Maryland, utilizzata in
to).
passato anche per comprare Rcs e
Il Financial Times parla di
titoli della stessa Popolare Lodi.
Il KAPITANO
“rapina in pieno giorno”.
dei “Capitani Coraggiosi” Risulta indagato nell' inchiesta sulTelecom viene gestita così bene che
l' aggiotaggio Antonveneta.
dopo due anni affoga nei debiti, ma
Insieme a Sergio Billè (già PresiColaninno riesce a venderla a Tronchetti Provera dente di Confcommercio) risulta coinvolto nelle vi(Pirelli) e a Benetton, con una plusvalenza di 1,5 mi- cende che riguardano il “furbetto del quartierino”
liardi di Euro (praticamente esentasse).
Stefano Ricucci.
Naturalmente i veri sconfitti sono i piccoli azionisti
della società.
Gilberto Benetton
Nel 2005 la Consob lo condanna al pagamento di una Partecipa con Tronchetti Provera all’operazione Tesanzione per conflitto d’interessi.
lecom, acquistata da Colaninno.
Nel 1999 acquista l’altra grande azienda pubblica
Marco Tronchetti Provera
privatizzata, cioè la società Autostrade.
Subentra a Colaninno e lascia nel 2006 dopo aver Anche in questo caso l’operazione avviene attravercausato danni disastrosi alla società (il titolo crolla) so il debito, che poi dovrebbe essere pagato dalla
ed ai piccoli azionisti.
nuova “gallina dalle uova d’oro” (Autostrade apCerto anche lui come azionista ci rimette (circa 100 punto).
milioni di euro), ma ne incassa 295, tra stipendi e Nel 2005 la società insieme ad Argofin di Marcellistock options.
no Gavio entra in Impregilo, alla vigilia della gara
per il Ponte di Messina.
Carlo Toto
Parte dall’azienda di famiglia, la Toto costruzioni,
che sotto la sua guida di Carlo negli anni '60 non perde una commessa da amministrazioni pubbliche
(come le Ferrovie) ed enti locali abruzzesi. Carlo Toto è di casa all'Anas e piano piano passa dai semplici
rifacimenti stradali alla costruzione di ponti, gallerie
e corsie.
Tutto fila liscio fino al 1981, quando lo arrestano con
un funzionario Anas in una delle poche indagini premani pulite.
L'accusa per falso riguarda l'appalto del ponte sul
fiume Comano (crollato nel giugno del 1980).
Nel 1988 arriva la condanna in appello con i benefici
di legge. Patteggia 11 mesi di condanna per le mazzette pagate per l'appalto di un mega-parcheggio. Nel
giugno ‘94 comprò il suo primo Boeing a un fallimento per quattro milioni di dollari.
Marco Fossati
La Star è l’azienda storica della famiglia.
La finanziaria Findim entra nel giro Telecom, quando Tronchetti Provera lascia.
Si dichiara convinto che la società nei prossimi due
anni migliorerà fortemente. Si fa portatore di un piano alternativo per il rilancio Telecom, che prevede
l’ingresso nella società di Mediaset.
Per convincere Silvio Berlusconi, Fossati ha addirittura portato Alierta (della spagnola Telefonica socia
di telecom) ad Arcore appoggiandosi al lavoro diplomatico di Alejandro Agag, genero dell´ex
premier spagnolo Aznar ed ex segretario del Ppe, e
di Flavio Briatore, entrambi amici del Cavaliere.
Gli stessi uomini che tre anni fa fiancheggiavano la
scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera.
(Continua a pagina 33)
2 settembre 2008
AFFAIR ALITALIA
Giustizia e Libertà
33
Ecco i “Capitani Coraggiosi” che piloteranno Alitalia furi dalla crisi
(Continua da pagina 32)
Ma intanto il titolo scende.
Marcellino Gavio
I suoi successi “autostradali” prendono le mosse dai
rapporti politici, in particolare con il Partito Socialdemocratico di Romita e Nicolazzi.
All’epoca del Ministro Prandini (pluricondannato)
ottiene mille miliardi di appalti pubblici.
Nel 1992 il suo amministratore delegato Bruno Binasco è stato imputato in processi per corruzione (è stato infine condannato insieme a Primo Greganti per
finanziamento illecito ai partiti, nell'ambito dei processi di Mani Pulite).
Su di lui nel 1992 fu spiccato un mandato di cattura,
per presunte tangenti a Gianstefano Frigerio, segretario regionale DC, riguardo l'appalto per l'allargamento della Milano-Genova.
Gavio si rifugiò all'estero, a Montecarlo, fino al settembre '93, fino a quando decise di presentarsi ai giudici di Milano, dove si salvò grazie alle solite prescrizioni.
Interessanti le intercettazioni con il Ministro Lunari
ed Emilio Fede: dimostrano il suo metodo di lavoro.
Risulta indagato, insieme a Ugo Martinat, nelle vicende della Torino-Lione. Attraverso Argofin controlla un terzo di Impregilo, in cui entra poco prima
dell’appalto per il Ponte di Messina.
Claudio Sposito
E’ uno degli uomini chiave del salvataggio di Fininvest dal fallimento all’inizio deglia anni ’90.
All’epoca operava come plenipotenziario italiano
per conto della banca d’affari Morgan & Stanley ed
il rapporto con Berlusconi divenne così solido che
nel 1998 diventerà amministratore delegato di Fininvest.
Nel 2003 ritroviamo Sposito ed il suo fondo Clessidra ad operare con Gnutti, Presidente di Hopa, con
l’intervento di Mediobanca.
Sposito controlla oggi ADR, che gestisce gli aeroporti di Roma.
Emilio Riva
E’ il re italiano dell’acciaio.
Non è sconosciuto alla giustizia, che lo ha condannato per il reato di inquinamento della Ilva Siderurgica prima a Genova e ora a Taranto.
Inoltre nel 2006 veniva riconosciuto colpevole di
frode processuale e tentata violenza privata nei confronti di numerosi dipendenti di Taranto.
Pene mai scontate grazie ai vari indulti e sconti.
Il suo metodo di lavoro è la privatizzazione dei guadagni e la socializzazione delle perdite.
In una lettera al Governo del 14 dicembre Emilio
Riva avverte che l'eventuale riduzione delle emissioni di anidride carbonica comporterebbe "la necessità di fermare parte significativa degli impianti in
Salvatore Ligresti
uso. Il personale -afferma- colpito da tali riduzioChiacchierato per i suoi presunti rapporti con la ma- ni non potrebbe essere inferiore, anche nell'ipotefia, è finito in carcere per l'inchiesta Mani Pulite e si più conservativa, alle quattromila unità".
condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione.
§§§§§
Speculatore su aree edificabili, di lui si sa che passava le mazzette direttamente a Craxi propria manu e Molti degli imprenditori coinvolti risultano legati dal
che è stato più volte salvato dalle grandi banche, pro- “filo rosso” della vicenda Telecom, che dunque mene la potere politico.
Il suo ex rivale in affari Berlusconi lo nomina nel lu- rita nuovi e ulteriori approfondimenti.
glio 2004 amministratore delegato della Rcs Media Molti degli imprenditori sono stati condannati, in più
Group, che controlla il Corriere della Sera, guarda di un caso per vicende di tangenti e corruzione.
Quasi sempre hanno fatto i loro affari a debito, cioè
caso.
Insieme a Gavio e Benetton è socio di Impregilo, grazie a prestiti delle banche. In particolare di una e
coinvolta nella vicenda dell’appalto per il Ponte di così sono debitori di Banca Intesa.
Messina.
Sarebbe interessante conoscere l’entità del prestito.
Salvatore Mancuso
Nel 2007 la sua nomina alla Presidenza del Banco di
Sicilia, con il consenso di Totò Cuffaro e le congratulazioni di Francesco Musetto, viene salutata come un
evento.
Ma di li a poco dovrà dimettersi.
Ma il suo fondo Equinox, con sede in Lussemburgo,
è presente in molte operazioni discutibili. Così Mittel, finanziaria guidata da Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), e il fondo Equinox di Salvatore Mancuso hanno
sottoscritto un accordo con Banca Mps e Banco Popolare, creditrici di Fingruppo, per liquidare in bonis
Hopa, la società della galassia del finanziere bresciano Emilio Gnutti -finito in disgrazia in seguito alla
calda estate dei furbetti del quartierino, anno 2005,
quando fu coinvolto nella vicenda giudiziaria delle
scalate bancarie e delle intercettazioni telefoniche- e
degli imprenditori a lui vicini.
Qualche giorno prima di partecipare alla cordata Alitalia acquista il 65% di Air Four, compagnia aerea
executive con sede a Milano.
Non è che in realtà Banca intesa stia soltanto cercando di recuperare i suoi crediti ?
Molti di loro sono Cavalieri del Lavoro.
Nel sito ufficiale si legge che “Gli imprenditori insigniti di questa onorificenza, dalla sua istituzione
ai nostri giorni, rappresentano l'élite imprenditoriale del paese e che “L'Ordine al "Merito del Lavoro" premia l'insignito non solo per una specifica attività intrapresa, ma lo vincola ad un impegno etico e sociale volto al miglioramento delle
condizioni di vita e di lavoro del paese”.
Complimenti !
C’è qualcuno che si aspetta che imprenditori siano
mossi dall’intento di rendere un servizio alla collettività ?
C’è qualcuno che non pensa che, comunque vadano
le cose, alla fine usciranno dalla vicenda con la loro
brava e ingente plusvalenza ?
www.salviamoitalia.net
AFFAIR ALITALIA
2 settembre 2008
Giustizia e Libertà
34
Dell’ “Araba Fenice”
e di altri oggetti immaginari
di Andrea Boitani e Carlo Scarpa (LaVoce.info, 27.08.2008)
I contorni
del nuovo
piano Alitalia non
sono ancora del
tutto chiari, ma i profili
di fondo suscitano più
di un interrogativo.
I partecipanti alla cordata chiedono al governo una sorta di deroga
antitrust per riprendere
il controllo del mercato
italiano.
Ma dov'è il rilevante
interesse generale dell'economia nazionale
che dovrebbe giustificarla ?
Molto più evidente è
l'interesse privato dei
nuovi acquirenti.
E cosa sarà dei debiti
della compagnia accollati alla bad company ?
Si prospetta l'ennesima
socializzazione delle
perdite e privatizzazione dei profitti (sperati).
La pausa agostana ha
fatto maturare la cordata italiana per il
"salvataggio" di Alitalia.
La composizione della
cordata non è ancora
del tutto definita, ma è
scontata la presenza
"forte" di Roberto Colaninno, che in luglio
aveva
dichiarato la
sua indisponibilità
in
mancanza di
un forte partner straniero.
Se nel frattempo
il
partner si è
manifestato
con ragionevole certezza non è da-
to sapere, ma c'è da
sperarlo.
Le notizie di un nuovo
interessamento di Air
France-Klm si sono
fatte insistenti.
Del resto, per i manager del gruppo franco-olandese si tratterebbe di un affare migliore e con meno rischi di quello che si erano impegnati a concludere nello scorso
marzo: niente debiti di
cui farsi carico e nessun esubero da gestire,
dal momento che gran
parte dei primi (si dice
oltre un miliardo di euro) e tutti i secondi (tra
i 5000 e i 7000) verrebbero lasciati alla bad
company.
Inoltre,
il
piano
"fenice" (non si sa se
"araba" o meno) prevede la ripresa di controllo del mercato italiano, grazie all'acquisizione degli aerei e degli
slot di Air One da parte
della newco di Alitalia.
Il ritorno al dominio
del mercato aereo italiano viene da qualcuno
presentato come necessario a contrattare con
il possibile partner straniero da una posizione
di minor debolezza.
Va ricordato, tuttavia,
che l'offerta Air France-Klm dello scorso
marzo -sonoramente
bocciata dai sindacati e
dall'allora candidato
premier Berlusconi in
campagna elettoralenon prevedeva di imporre la rimonopolizzazione delle rotte interne
e, in particolare, della
Milano Linate - Roma
Fiumicino, che è una
delle più importanti
d'Europa per volumi di
traffico e sulla quale
Alitalia e Air One, insieme, detengono quasi
il 100 per cento del
mercato.
Sebbene i contorni dell'operazione non siano
ancora del tutto chiari, i
profili di fondo si prestano a qualche riflessione e suscitano più di
un interrogativo.
LA QUESTIONE
ANTITRUST
È ormai certo che i partecipanti alla cordata
richiedano al governo
una "deroga
antitrust", proprio per
conseguire il completo
dominio del mercato
interno.
Il che significa
ricorso
all'articolo 25 della legge
287/90.
Il primo
comma di
tale articolo recita:
"Il
Consiglio
dei ministri, […]
determi-
na in linea
generale e
preventiva i criteri
in base ai
q u a l i
l'Autorità può eccezionalmente autorizzare, per rilevanti interessi generali dell'economia
nazionale
nell'ambito dell'integrazione europea, operazioni di concentrazione vietate ai
sensi dell'articolo 6,
sempreché esse non
comportino la eliminazione della concorrenza dal mercato o
restrizioni alla concorrenza non strettamente giustificate dagli interessi generali
predetti. In tali casi,
l'Autorità
prescrive
comunque le misure
necessarie per il ristabilimento di condizioni di piena concorrenza entro un termine
prefissato".
Va anzitutto rilevato
che, dall'approvazione
della legge che ha istituito l'Autorità garante
della concorrenza e del
mercato, nessun governo ha fatto ricorso all'articolo 25.
Non è mai stata rinvenuta, quindi, la necessità di proteggere "rilevanti interessi generali dell'economia nazionale" dall'azione di
tutela della concorrenza.
È lecito dubitare che
sia un rilevante interesse generale dell'economia nazionale consentire alla nuova Alitalia di
riconquistare una posi(Continua a pagina 35)
35 Giustizia e Libertà
AFFAIR ALITALIA
2 settembre 2008
Dell’ “Araba Fenice” e di altri oggetti immaginari
(Continua da pagina 34)
zione dominante sulle
rotte nazionali e il monopolio sulla tratta Milano Linate-Roma Fiumicino, anche se ovviamente sarebbe un rilevante interesse privato
dei nuovi acquirenti.
Ed è tutto da vedere se
la garanzia (teorica) di
qualche volo diretto col
resto del mondo, che la
cordata italiana dovrebbe assicurare, più che
compensi il sacrificio
dei consumatori (per i
più salati prezzi sulle
rotte interne).
Inoltre, l'articolo di
legge citato parla di
determinazione "in li-
za si riveli scarsamente
utile nel breve periodo
(che è proprio ciò che
conta nella vicenda in
esame) ?
IL CERINO
DELLA BAD
COMPANY
E ALTRI AIUTI
Vale forse la pena di
ricordare che la maggior parte dei creditori
di Alitalia sono soggetti privati.
Viene perciò da chiedere come verranno
tutelati dal rischio
(assai concreto) di rimanere con il cerino in
mano di una bad
company destinata al
fallimento.
C'è da pensare
che si sia progettato un pietoso
intervento
dello Stato.
Del resto, quando una decisione della politica
mette a rischio
la posizione di
privati creditori
è la politica che
deve tutelarli.
Ma così ci troveremmo
di fronte a un nuovo
caso di aiuto di Stato,
in quanto il sostegno
pubblico
alla
bad
company consentirebbe, di fatto, la separazione
della
good
company-fenice e il
suo risorgere dalle ceneri.
nea generale e preventiva" dei criteri che
l'Autorità antitrust deve
seguire…
Ma un decreto legge
ritagliato sulle esigenze
presenti (e pressanti)
della fenice-Alitalia
potrebbe definirsi una
decisione "in linea generale e preventiva"
o, piuttosto, una decisione molto ad hoc ?
Infine c'è una questione E non sarebbe questa
molto pratica: quanto
l'ennesima socializzazione delle perdite e
tempo ci vorrà perché privatizzazione
dei
la Commissione euro- profitti, attesi e sperati
pea approvi (se lo farà) dai "convenuti in fenii criteri che il governo ce"?
italiano deciderà di det- Inoltre, come ha ricortare all'Autorità anti- dato Francesco Giatrust ?
vazzi, in occasione delNon c'è il rischio che l'ultimo aumento di caun vulnus grave alla pitale (2004), la Comtutela della concorren- missione europea ave-
va dato la sua autorizzazione dietro l'impegno del governo italiano di non permettere
l'espansione di Alitalia
sul mercato.
In effetti, da allora la
compagnia "di bandiera" non si è espansa e, anzi, si è ristretta
a causa della sua condotta permanentemente
disastrosa.
Ma con l'incorporazione di Air One non si
avrebbe una netta espansione di Alitalia ?
Cosa dirà la Commissione ?
Si può sperare che anche a Bruxelles siano
disposti a "scurdarse
'o passato", come così
spesso accade in Italia
?
Rimane poi da definire
la sorte del cosiddetto
"prestito ponte" di 300 milioni, trasformato
in capitale della vecchia Alitalia con decreto governativo, ma su
cui pende ancora il giudizio della Commissione, che ne potrebbe imporre la restituzione nel
caso (verosimile) che
lo giudichi un aiuto di
stato.
E, nel caso, chi dovrebbe restituirlo: la bad
company avviata al fallimento e a carico dello
Stato o la fenice, che
ne sarebbe stata il reale
beneficiario, avendo
grazie ad esso potuto
sopravvivere sotto la
cenere ?
quota), sembra che l'operazione
"fenice"
serva anche a consentire a Carlo Toto, azionista di controllo di Air
One, di far fronte ai
suoi rilevanti debiti finanziari.
Debiti che non si può
certo escludere siano in
parte cospicua nei confronti di Banca Intesa
San Paolo, che ha in
custodia le azioni di
Air One e che da tempo fiancheggia e sostiene la più importante
compagnia aerea privata italiana nel tentativo
di acquisire Alitalia.
Viene il sospetto che,
con la vendita dei più
importanti assets di Air
One
alla
feniceAlitalia, Banca Intesa
San Paolo abbia trovato un modo brillante di
rientrare almeno un po'
dei suoi crediti nei confronti di Toto.
Nel complesso, le perplessità non sono poche.
In attesa che vengano
fugate,
ricordiamo
quanto dell'araba fenice il librettista Lorenzo
Da Ponte fa dire a Don
Alfonso nel Così fan
tutte di Mozart: "la fede delle femmine è
come l'araba fenice:
che ci sia ciascun lo
dice, cosa sia nessun
lo sa".
Sarebbe bello poter dire, parafrasando gli innamorati di Mozart-Da
Ponte: "la fenice è l'Alitalia".
Ma, nell'opera, è il fiducioso slancio degli
innamorati a essere
Chiarito che i debiti smentito, non lo scettiattuali di Alitalia ri- cismo di Don Alfonso.
marranno sul collo della bad company, e Andrea Boitani e
quindi, presumibilmen- Carlo Scarpa
te, dei contribuenti ita- LaVoce.info
liani (almeno pro- 27.08.2008
IL GIRO
DEI DEBITI
36 Giustizia e Libertà
LA STORIA DEL PRESENTE
2 settembre 2008
RICEVIAMO e PUBBLICIZZIAMO
From: A.N.E.D. Torino
Sent: Monday, August 18, 2008 9:02 PM
SARAJEVO 2008
Incontri internazionali di poesia
Il 3, 4 e 5 ottobre 2008 si svolgerà il settimo "Incontri internazionali di poesia di Sarajevo".
La magia che avvolge la capitale bosniaca produce ogni anno il miracolo di realizzare una delle più belle ed
entusiasmanti manifestazioni poetiche del panorama internazionale.
Gli incontri sono dedicati ad Izet Sarajlic, grande poeta di Sarajevo, Presidente onorario di Casa della poesia, cittadino onorario della città di Salerno, poeta amatissimo in Italia, amico del nostro concittadino, Alfonso Gatto.
L'evento, nasce nel 2002, dopo la scomparsa di Sarajlic avvenuta nel maggio di quell'anno, per realizzare
quello che negli ultimi anni era stato il sogno del grande poeta bosniaco, riportare, dopo la tragedia della
guerra e dell'assedio, la grande poesia internazionale a Sarajevo. Si trattava inoltre di una sorta di
"elaborazione del lutto" da parte del circuito di Casa della poesia che aveva perso uno dei suoi rappresentanti più prestigiosi.
E ricordando che "anche i versi sono contenti quando la gente si incontra" (versi di Izet che hanno caratterizzato da sempre il lavoro della Casa della poesia) abbiamo pensato di portare nella sua città i poeti suoi
amici e compagni di viaggio di tante avventure e di farli incontrare con gli altri poeti di Sarajevo e della exJugoslavia.
Sarajlic, è stato un compagno di viaggio straordinario. È lui che ha sempre incoraggiato il lavoro di costruzione di quella "grande famiglia" che è il circuito di Casa della poesia. Sono indimenticabili le sue letture
italiane a Salerno, Baronissi, Napoli, Amalfi, Pistoia, Trieste, Roma, Genova, Reggio Emilia. Sono per noi
ricordi commoventi la sua gioia quando venne alla luce il suo libro italiano "Qualcuno ha suonato" tradotto
con amore da Raffaella Marzano e Sinan Gudzevic, quando ha ricevuto a Roma il Premio Moravia 2001 e
quando la città di Salerno ha voluto tributargli quella cittadinanza onoraria che lo ha reso orgoglioso e felice
forse per l'ultima volta.
La manifestazione, curata da Casa della poesia (di Baronissi / Salerno), organizzata dall'Ambasciata italiana
di Sarajevo, è resa possibile dalla collaborazione di enti italiani e stranieri e piccoli sponsor, che generosamente contribuiscono alla realizzazione dell'evento.
Come ogni anno due gruppi di "viaggiatori consapevoli" raggiungeranno Sarajevo, dall'Italia in bus (via
Trieste) e in auto (via Bari), per vivere e condividere questa straordinaria esperienza.
Il vecchio e glorioso cinema-teatro, ristrutturato dalla cooperazione italiana, il Kino-Teatar "Prvi Maj",
ospiterà come ormai da alcuni anni, in un'atmosfera ed un'intensità inusuali per letture di poesia, segno di
solidarietà, amicizia, affetto, scambio, gli Incontri internazionali di Sarajevo.
Tutta la manifestazione si svolgerà in due lingue, quella locale e l'italiano, grazie all'impegno di tanti e soprattutto all'enorme lavoro, dedizione, impegno di Sinan Gudzevic.
Nel corso dell'evento saranno proiettate come sempre alcune videoclip poetiche che vedono Sarajlic leggere
le sue poesie.
La parte seminariale e collaterale della manifestazione è dedicata quest'anno al cinema di poesia di Pier Paolo Pasolini. Quindi, nei momenti pomeridiani e anche in qualche mattina saranno proiettati alcuni film di
Pier Paolo Pasolini (tradotti e sottotitolati per l'occasione): "La terra vista dalla luna", "Che cosa sono le
nuvole ?", "La ricotta".
In serata invece il reading dei poeti invitati.
Quest'anno possiamo orgogliosamente segnalare le presenze di Giuseppe Conte, Abdellatif Laabi, Felix
Grande, Guadalupe Grande, Cletus Nelson Nmadike, Kama Sywor Kamanda, Casimiro De Brito, Casimiro
De Brito, Josip Osti, e tanti altri che si stanno man mano aggregando.
Ci auguriamo che l'evento di Sarajevo, prosegua e si consolidi
come un indiscutibile, importante, momento "poetico", e come
un ponte tra l'Europa e i Balcani, un momento di incontro, di
conoscenza e di scambio tra culture, lingue, religioni.
Questa magia costruisce la poesia come luogo d'incontro, che
costruisce legami, amicizie, che diventa momento di scambio,
che si sedimenta nel cuore e nella mente delle persone fino a
diventare un'esperienza indimenticabile e inalienabile della propria coscienza.
Le tre giornate di solito consentono ai poeti e ai visitatori di
poter apprezzare anche le bellezze della città e dei suoi dintorni, gustare le specialità gastronomiche. e di vivere pur nel tempo ristretto tutte le proposte degli Incontri.
Casa della poesia Per informazioni: 347/6275911
Giustizia e Libertà
Periodico Politico Indipendente
Autorizzazione Tribunale di Roma
n° 540/2002 del 18.09.2002
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