Anno 7 - n° 254 W W W. G I U S T I Z I A - e - L I B E RTA . C O M 2 settembre 2008 G iustizia e L ibertà Distribuzione telematica Il mio ultimo articolo ... di Antonio Padellaro (a pagina 2 - 3) L’opposizione di Furio Colombo (a pagina 4 - 7) Fallimento prossimo venturo di Max (a pagina 6 ) Unità, Concita... da La Repubblica (a pagina 8) … del loft di Libero Malvasi (a pagina 8 - 9) Veltroni al bivio di settembre di Edmondo Berselli (a pagina 9) L’opinione pubblica ... di Eugenio Scalfari (a pagina 10 - 11) Berlusconismo... di Massimo Salvatori (a pagina 12 - 13) Conflitto di … di Curzio Maltese (a pagina 13) Colpo di Stato Il “Libretto Nero” di Sandra Bonsanti Copia gratuita I nostri auguri a Concita De Gregorio, nuovo direttore de l’Unità di Luigi Barbato Conosciamo professionalmente il nuovo direttore de l’Unità, Concita De Gregorio, e l’abbiamo sempre apprezzata ed ammirata, per cui, vogliamo inviarle i nostri migliori e più sinceri auguri di Buon Lavoro per questo suo nuovo, importante ed impegnativo incarico. Non dubitiamo affatto che si adopererà, con la solita dedizione che ha sempre caratterizzato il suo lavoro fino ad oggi per far sì che questa antica, storica testata che ha come incipit «Quotidiano fondato da Antonio Gramsci il 12 febbraio 1924», possa sempre più distinguersi nel panorama editoriale italiano per le sue tradizionali caratteristiche: il suo rigore morale, la sua chiarezza politica la sua impostazione ideologica. E’ vero che viviamo in tempi in cui parlare di ideologia è considerato “superato”, “out”, “demodè”, “retrò”, ma purtroppo facciamo parte di coloro che sono nati qualche decennio fa, epoca in cui l’ideologia non era considerata, come spesso viene fatto oggi: “pattume” e nient’altro. Certo vi erano e vi sono ideologie ed ideologie. Quelle a cui noi ci rifacciamo sono quelle che hanno guidati i nostri padri, i nostri fratelli maggiori i nostri maestri a riunirsi prima nel CLN e poi furono membri dell’Assemblea Costituente. Ci riferiamo a figure come Alcide De Gasperi, Ugo La Malfa, Paolo Emilio Taviani, Pietro Nenni, Piero Calamandrei, Giuseppe Di Vittorio, Vittorio Foa, Sandro Pertini, Giorgio La Pira, Riccardo Lombardi, Emilio Lussu, Ferruccio Parri. (a pagina 14 - 16) La brutale ... di Roberto Vignoli (a pagina 16 - 17) Il privilegio che fa del leader ... di Ezio Mauro Periodico Politico Indipendente (a pagina 17 - 18) AFFAIR ALITALIA di Paolo Di Roberto da Corriere della Sera di Alberto Statera di Eugenio Scalfari di Antonio Di Pietro di Angelo Faccinetto da www.salviamoitalia.net di Andrea Boitani e Carlo Scarpa (a pagina 19 - 35) SARAJEVO 2008 Incontri internazionali di poesia da www.casadeipensieri.it (a pagina 36) L’unica cosa che ci lascia abbastanza perplessi è che non riusciamo a ben comprendere le motivazioni di fondo che hanno determinato l’allontanamento di Antonio Padellaro, proprio nel momento in cui l’ex-Pds, attuale PD, dovrebbe fare la conta dei suoi uomini più fedeli, di quelli che maggiormente si sono prodigati acché questo partito, questa “Coalizione” potesse contrastare “il Caimano” ed i suoi. “Caimano” che già nella formazione del suo governo ha fornito la più lampante dimostrazione di quanto si propone di fare, infatti, tranne i ministri leghisti (ricordiamoci che il Pdl non avrebbe vinto la sua battaglia se non fosse stato appoggiata e sostenuta dalla marea di voti raccolti dalla Lega), ha affidato i ministeri di maggior rilievo per le sue “manovre” ad una serie di personaggi di mezza tacca, di autentici “yes-sir”al 100% (due e(Continua a pagina 2) Staino, L’Unità 26.08.2008 2 INTERNI Giustizia e Libertà 2 settembre 2008 Il mio ultimo articolo da direttore del l’Unità di Antonio Padellaro (l’Unità, 23.08.2008) sì ha deciso la proprietà e così annuncia il comunicato dell’azienda - a dirigere questo giornale sarà Concita De Gregorio a cui rivolgo auguri sinceri di buon lavoro. Scrivo il mio articolo più difficile perché difficile è separare l’emozione che provo rivolgendomi per l’ultima volta a voi cari lettori dalla riflessione necessaria, nell’atto del commiato, su questi miei lina Marcucci e Giancarsette anni e mezzo qui a lo Giglio. La dedizione dell’ammil’Unità. nistratore delegato Gior*** gio Poidomani. Intorno, Mi considero un giornali- un quadro economico sta fortunato. Ho lavorato precario caratterizzato in grandi testate e con dalla scarsezza di introiti grandi direttori da cui ho pubblicitari, vera pietra al cercato di imparare tutto collo per un quotidiano ciò che l’amore per que- costretto ogni giorno a sto mestiere, da solo, non misurarsi con dei colossi poteva insegnarmi. editoriali. Ma è stato l’ultimo mio Ma, sopra tutto, l’orgoDa lunedì prossimo - codirettore, Furio glio e la tenacia di una Colombo, a far- redazione impegnata ogni I nostri auguri a Concita De Gregorio mi comprendere giorno a difendere la stonuovo direttore de l’Unità quale e quanta ria e il prestigio del pros t r a o r d i n a r i a prio giornale. (Continua da pagina 1) energia possa Sì, il giornale fondato da sempi sui tanti che si potrebbero fare: l’avvocato 38enne An- scaturire dall’- Antonio Gramsci la cui gelino Alfano Ministro di Giustizia, ed il “poeta” 49enne San- eccellente uso direzione ha rappresentadella parola to per chi scrive un punto dro Bondi, Ministro dell’Università). scritta quando d’arrivo. Ora ciò che vorremmo sapere si può racchiudere in una sem- essa si sposa Un privilegio. plice domanda a cui, però sarebbe necessario che fosse data alla limpida L’ho condiviso con tanti. una risposta sincera. passione civile, Vorrei citarli tutti. Che noi purtroppo temiamo che non ci verrà mai data. al coraggio del- Li rappresentano al meLa risposta è PERCHE’ ? le proprie idee, glio Pietro Spataro, viceGià Furio Colombo fu giubilato forse perché -a parte la sua alla difesa delle direttore vicario, e Rinalalta preparazione culturale e professionale- a detta di alcuni ragioni dei let- do Gianola, vicedirettore ben informati parlava un po’ troppo chiaramente dalle colonne tori sopra ogni a Milano. Con Luca Landò e Paolo Branca. Grandel giornale: non dimentichiamoci che risaliamo all’epoca in altra cosa. cui Berlusconi scatenò la sua offensiva contro l’Unità, affer- Risorta il 28 di professionisti e uomini mando che aveva preparato quel famoso fantomatico “Dossier marzo 2001 dal- veri. contro l’Unità” di cui, credo, ci ricordiamo tutti. le proprie ceneri Il risultato di questa feliAntonio Padellaro è stato allontanato -ufficialmente, a quello quando per tutti ce combinazione umana e che ci è dato di sapere- il 22 agosto 2008, 40-45 giorni dopo era ormai spac- professionale è il giornale l’altrettanto famoso 8 luglio quando si svolse la manifestazio- ciata, l’Unità di «politico» più venduto in ne di Piazza Navona, a cui parteciparono i più bei nomi della questi anni è Europa. sinistra che noi definiremmo “combattente per la Giustizia e stata, ed è, assai Una media giornaliera di la Costituzione”. più di un sem- 48mila copie certificate E tra gli oratori vi era Marco Travaglio, e tra gli intervenuti plice quotidia- nei primi sette mesi del sotto il palco vi era Antonio Padellaro. no, frutto del 2008 (certo, meno delle Non vorremmo, nei prossimi giorni, assistere ad un altro allon- contributo di 60mila vendute nel 2002; tanamento -voluto, beninteso, solo per motivi di riorganizza- molti. certo, più delle zero copie zione interna della redazione- quello, ad esempio, di Marco L’intuizione di da cui eravamo ripartiti). Travaglio ! Alessandro Da- Una platea giornaliera di 274mila lettori effettivi Con grande gioia, vorremmo accorgerci di sbagliare ed anche lai. Il coraggio di (dati Audipress 2008). di essere definiti malpensanti. un pugno di imUn giornale dalla forte Ma, tant’è. prenditori capi- identità e dall’innegabile tanati da MariaLuigi Barbato (Continua a pagina 3) 2 settembre 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 3 Il mio ultimo articolo da direttore de l’Unità (Continua da pagina 2) peso politico. l’Unità si può amare o avversare ma tutti sanno che giornale è, quali idee esprime, quali valori difende, contro cosa e contro chi irriducibilmente si batte. È strano che, oggi, nel gran discutere che si fa sull’assenza di opinione pubblica in Italia e sul «vuoto di senso e di memoria» giustamente denunciato da eminenti leader democratici si dimentichi quanta opinione di un pubblico affezionato e appassionato abbia intorno a sé il giornale che state sfogliando. Chi fa quotidianamente l’Unità, chi la impagina, chi la pubblica sa bene chi sono i suoi lettori. Sono quelli che incontra alle Feste che io continuerò a chiamare dell’Unità. Quelli che ci stringono la mano e ci chiedono di andare avanti, di non lasciarli soli e di continuare a scrivere ciò che scriviamo. Sono convinto che l’Unità che verrà sarà almeno altrettanto forte e almeno altrettanto apprezzata. Lo auguro di cuore ai colleghi e ai tanti amici che lascio e con i quali ho condiviso una straordinaria esperienza. E lo auguro a Renato Soru che ha il merito di aver creduto nel valore e nelle potenzialità di un giornale difficile e però unico. Ma io ancora per un giorno sono il direttore di questa Unità, e ancora per un giorno ne canterò le lodi. *** Tre fotografie porterò con me. Nella prima, c’è il premier più ricco e più potente che mostra al suo pubblico e alle sue tv un giornale dalla inconfondibile striscia rossa e lo indica come il “nemico”. in combutta per distruggere la proprietà, corrompere le leggi, invadere il governo, traviare le persone e, per dirla in breve, schiavizzare e intrappolare la nazione; e allora ho griUn giornale perciò da dato: “Al Fuoco”». «dismettere», come ha chiesto e preteso nella Erede di questa cultura sua prima dichiarazione libera e liberale non a dopo il trionfo elettorale caso Marco Travaglio, con dello scorso 13 aprile. noi fin dall’inizio, è diChe il premier più ricco e ventato un beniamino dei più potente, sul cui impe- lettori. ro dell’informazione non tramonta mai il sole, non Nell’aprile del 2006 pensia riuscito a domare que- sammo che il fuoco fosse sto piccolo grande gior- domato e la battaglia vinnale è motivo di orgoglio ta. per tutti coloro che, anco- Salutando la vittoria di ra, sono riusciti a non far- Romano Prodi titolammo: «Berlusconi addio». si dismettere. Ci sbagliavamo. Ai tanti smemorati (anche nel campo a noi vici- Ma nessuno in quel mono) vorrei rammentare mento poteva immaginal’insostituibile funzione re con quale grado di auche l’Unità ha avuto, ap- tolesionismo si sarebbe pena rinata, negli anni gettata alle ortiche l’ocpiù duri dell’opposizione casione storica di sottraral secondo governo Ber- re il nostro paese al dominio di una satrapia e lusconi. Su queste colonne si è restituirlo al novero delle ritrovato un gruppo di democrazie occidentali. firme coraggiose e auto- Per questo obiettivo conrevoli, provenienti dalle tinuerò, continueremo a più diverse culture politi- fare i giornalisti. che. Dalle sponde più modera- l’Unità di questi anni ha te a quelle più di sinistra cercato di mantenere un ma che su questioni fon- difficile punto di equilidamentali, come la difesa brio nell’agitato mare del della legalità e della Co- centrosinistra e ora del stituzione, hanno saputo Pd. parlare lo stesso linguag- Rispetto e considerazione gio del lettorato ed eletto- per l’appartenenza politirato riferimento naturale ca della maggior parte dell’Unità: quello dei dei nostri lettori. Democratici di sinistra Senza indulgenze o ammiccamenti. prima e del Pd poi. Il nome che li rappresen- In piena libertà di stamta tutti è quello di Paolo pa. Sylos Labini, un grande Sempre pronti a castigare uomo libero che aveva ridendo i nostri cari fatto suo, e nostro, il ma- leader. nifesto di Daniel Defoe: Lo Staino quotidiano e il «Ho visto gente mettersi molto irriverente M sono lì a dimostrarlo. *** La seconda istantanea è la prima pagina dell’Unità listata a lutto, con una moltitudine di nomi e di storie. I nomi e le storie dell’immensa e continua strage sul lavoro, vergogna nazionale. Solo chi non ha mai letto veramente l’Unità può sostenere che il nostro sia stato, e sia il giornale di un antiberlusconismo pre giudiziale e fine a se stesso. Il pregiudizio è di chi ha preferito non vedere i danni prodotti dalla cultura padronale e reazionaria scaturita dai governi della destra. A questi attacchi, spesso di stampo fascista e razzista l’Unità, giornale del lavoro, dei diritti civili e dei diritti di libertà ha risposto, ogni giorno, colpo su colpo. *** La terza immagine che porto con me è quella di Ingrid Betancourt finalmente libera. E non dimenticherò quan to mi hanno detto poche settimane fa a Roma la madre e la sorella della donna che l’Unità, raccogliendo migliaia di firme, ha proposto per il Nobel per la pace: «Grazie al vostro grande giornale». Finisce qui. Il direttore di questo grande giornale si congeda. Grazie Unità. Antonio Padellaro L’Unità 23.08.08 4 INTERNI Giustizia e Libertà 2 settembre 2008 L’opposizione di Furio Colombo (l’Unità, 24.08.2008) L´Unità cambia. Uno non può sapere che cosa viene dopo, ma questa è la normale condizione umana. Sappiamo quello che è successo prima, lo abbiamo letto nell´editoriale di Padellaro e nel comunicato dell´Editore. Molti diranno grazie a Padellaro (io lo faccio di cuore) con l´amicizia solidale di tutti questi anni, da l´Unità morta alla sua clamorosa rinascita e tenuta, unica nella storia dell´editoria, unico il lavoro che Padellaro, prima insieme, poi da solo (e con tutta la redazione, la più straordinaria che avremmo mai sognato di trovare in un giornale che era stato dichiarato finito) ha saputo fare. E noi -Padellaro e io- sia mo fra coloro che danno il benvenuto e un augurio davvero sentito al nuovo direttore Concita De Gre gorio. A coloro che, amando o stimando questo giornale, si domandano che cosa sta succedendo e perché, cerco di offrire una interpretazione che a me sembra corretta della vicenda: sono due storie diverse. Una è l´arrivo di una nuova solida proprietà e l´arrivo, contestuale, della nuova direzione. Bene arrivata. L´altra è l´uscita di Antonio Padellaro, voluta come se fosse una necessità. Quale necessità ? E motivata come ? Qui c´è uno spazio vuoto. Il giornale non era in pericolo e non versa in cattive acque. La redazione è tutta al suo posto e lavora bene. C´è un grado di armonia e di solidarietà raro nei giornali italiani. Allora ? Allora c´è tutto per far in questi anni la rotta difficile e felice di questo giornale di opposizione? Non è rispettoso, e neppure ragionevole, immagi nare che tutto ciò accada affinché il giornale non sia più di opposizione. E sarebbe altrettanto azzardato affermare che farà una opposizione di- questione italiana, specialmente se riguarda l´in formazione. Però non è Berlusconi ad aver detto «grazie, Padellaro, va bene così». E anche «grazie, Unità, ma sempre la stessa musica ci ha stufato». Mi sembra più ragionevole pensare che tutto ciò sia nato nell´ambito del Partito Democratico. Si sentiva sfasato rispetto all´Unità (o, viceversa, «un giornale che non ci rappresenta») ? Se è così il problema che ha di fronte a sé il nuovo direttore non è facilissimo: fare una cosa che non è il Foglio, che non è il Riformista, che non è Europa, che non è l´Unità di adesso, e, ovviamen te, non è né il manifesto né Liberazione. Auguri, davvero. Ma se è così, resta da spiegare tutto questo silenzio nell'ambito del Pd. Quale sarà stata la ragione, discrezione, cautela, segretezza, a consigliare di non dire una sola parola ad alcuno degli interessati, compresi quelli che, ci come me, sono lì a un passo, in Parlamento ? bene, passato, redazione, versa. firme, rapporti internaQuante opposizioni zionali. sono ? Abbiamo riaperto una storia che sembrava fini- Ma se qualcuna di queste ta, abbiamo fatto diventa- ombre avesse anche una re questo giornale un luo- minima consistenza, cogo piuttosto vivace. me non nutrire il sospetto Ripeto, i percorsi sono (vedete come è mite la due, è bene non confon- parola) che alcuni di noi siano parte del problema, derli. Arriva un nuovo direttore e non della soluzione del e, garantisce il suo passa- problema, se il problema è davvero l´opposizione ? to, farà bene. Ma quale è la ragione per cui è stato detto arrivederci e grazie al direttore che ha tenuto ben ferma Come vedete, nessuna di queste questioni riguarda la persona cui tocca il nuovo mandato. Ma se questo fosse un giornale a fumetti, si vedrebbe un fumetto grande come una casa con un vistoso punto interrogativo sulla testa. Spiace non sapere dove C´è un´altra questione. indirizzare la domanda. Berlusconi e il suo potere Ma più ci si pensa e più mediatico totalitario sono (Continua a pagina 5) sempre sul fondo di ogni 2 settembre 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 5 L’opposizione (Continua da pagina 4) sei costretto a inquadrarla dentro la storia del Pd (anche il Pd comincia ad avere una storia), non dell´editore. Forse uno spunto di ottimismo potrebbe essere questo: finalmente il Pd comincia a prendere decisioni. Forse non è la prima decisione che dodici milioni di italiani che hanno votato centrosinistra si aspettavano, mandare a ca sa Padellaro, e con lui, fatalmente, qualche firma della Unità rinata, della serie rifondata dopo la fondazione di Gramsci. A questo punto non resta che vedere come la situazione si ambienterà con le altre decisioni del prossimo futuro. Qual è la linea del più grande partito di opposizione che più si armonizza con questo deliberato e netto gesto di «discontinuità» (per usare una delle parole chiave della politica. L´altra sarebbe, se Padellaro ed io parlassimo politichese, chiederci -come Chiamparino- "ma noi si amo una risorsa?") ? improvvisamente dichiara: «Con la Lega Nord è possibile fare un lavoro importante per Milano». E noi che pensavamo che la Lega Nord fosse impegnata soprattutto a sfrattare le Moschee e a proibire luoghi di preghiera per gli immigrati islamici. A Firenze la prima Festa Nazionale del Partito Democratico è dedicata a Bossi, Tremonti, Bondi, Fini, Matteoli, Frattini, Maroni. Praticamente tutto il governo che già domina tutte le televisioni. Prima di giudicare il senso politico c´è da domandarsi, in senso elementare e prepolitico: perché ? Una Festa di partito costa, e costa ancora di più *** Certo il momento è stra- per un partito lontano dal potere e dai benefici del no. Ti muovi in un paesaggio potere. da fantascienza popolato Perché il nostro ospite di mutanti. A Milano il più impor- d´onore deve essere Bostante simbolo istituziona- si, invece del giovane le del Pd, il presidente angolano picchiato a sandella Provincia Penati, gue da un branco di ra- gazzi italiani a Genova ? Perché dobbiamo festeggiare Tremonti invece di ascoltare il macchinista delle Ferrovie dello Stato licenziato per avere fatto sapere che il treno Eurostar che stava manovrando, si è spezzato (e per fortuna non c´erano passeggeri) ? Matteoli invece dei lavoratori dell´Alitalia, che avrebbero dato voce alla paura del loro futuro, reso ormai quasi impossibile dalla falsa promessa (capitali italiani, forse anche capitali dei suoi figli) del candidato Berlusconi ? Ma la danza dei mutanti Perché invitare Maroni continua. invece di Xavian Santino Mi devo rendere conto Spinelli, il Rom italiano che il maggiore partito di opposizione, di cui sono parte, produce tutto in casa, con una autonomia che sarebbe sorprendente se non fosse come un autobus che salta la fermata lasciando a terra la folla dei viaggiatori in attesa. Il più grande partito di opposizione produce da solo il dialogo, benché Berlusconi attraversi la scena pronunciando frasi altezzose e insultanti. Benché alzi ogni giorno il prezzo di un ambito contatto con lui. docente universitario, che rappresenta la sua gente (dunque anche la nostra: i Rom sono in buona parte italiani), ma rappresenta soprattutto i bambini forzati al trauma delle impronte digitali ? Perché tutti in piedi per Frattini invece di accogliere cittadini osseti e georgiani, testimoni di una breve, sporca guerra di cui ancora sappiamo nulla, se non che uno dei protagonisti spietati, Putin è il miglior amico di Berlusconi ? Perché avere sul palco Il Pd produce da solo una cordiale collaborazione con la Lega, nonostante la caccia agli immigrati, il reato di clandestinità, le botte ai «negri», l´orina di maiale (iniziativa di Calderoli) sul terreno in cui si doveva costruire una Moschea, la proclamazione fatta da Borghezio -in occasione delle Olimpiadidella superiorità della razza padana parlava della nuotatrice Pellegrini come di una mucca). Invita e festeggia Bossi proprio quando lui dice (Continua a pagina 6) 6 INTERNI Giustizia e Libertà 2 settembre 2008 L’opposizione (Continua da pagina 5) (ripetendo con sempre maggiore frequenza la minaccia): «O si fa il federalismo come dico io o il popolo passerà alla maniere spicce». Produce da solo una certa ostilità verso giudici, una denuncia quasi quotidiana del «giustizialismo» (sarebbero coloro che sostengono il diritto dei giudici di non essere insultati e di non essere costretti al silenzio). -mentre scoppia la guerra in Georgia che potrebbe contrapporre Stati Uniti e Russia, Nato e impero di Putin (e di Sardegna)- il ministro degli Esteri resti in vacanza mentre i suoi colleghi europei si incontrano in una riunione di emergenza. O forse è stato un grande, scoperto favore all´a mico Putin (dimostrare che la crisi non era così gra- ve), tanto e vero che il ministro Frattini riferirà al Parlamento (Commissioni estere Camera e Senato) soltanto il 24 agosto, dopo avere partecipato alla Festa del Partito democratico come ospite d´onore. Si forma una cultura, abbiamo detto, fatta di buone maniere e di acquiescenza al governo, sia pubblico (Berlusconi) che privato (Mediaset). Questo spiega la necessità che sia Enrico Mentana a intervistare Veltroni in un grande incontro finale a conclusione della Festa del Pd. E spiega l´annuncio di Lilli Gruber, deputata europea di primo piano e importante giornalista italiana: sarà Berlusconi a scrivere la prefazione del suo nuovo libro sulle donne dell’Islam. Chi altro ? Il fallimento prossimo venturo Dice Luciano Violante a La Stampa (22 agosto) che i magistrati «conducono una battaglia di solo potere». Sono gli stessi magistrati definiti «dementi» dal primo governo Berlusconi e «cloaca» dal presente titolare di Palazzo Chigi. Ma a quanto pare la volontà di dialogo supera questi dettagli. Si forma una cultura che trova normale lo «stato di emergenza» che ha indotto a far presidiare le strade delle città italiane dai soldati come se fossero in Pakistan, trova normale che Berlusconi si vanti di avere parlato 40 minuti con Putin senza far sapere al Paese o almeno al Parlamento una sola parola di quel suo dialogo (finalmente dialoga con qualcuno). E trova normale che di Max Quando votammo PD, ci turammo il naso un po’ tutti; c’è però un limite all’apnea, anche per i migliori sommozzatori. Questo articolo di Colombo fa un bell’inventario di ciò che una “Opposizione” degna del nome dovrebbe fare e che questo PD non fa, operando non di rado l’esatto contrario. La recente notizia della “defenestrazione” di Antonio Padellaro da Direttore dell’Unità, sostituito da Concita De Gregorio, la dice lunga sul futuro dell’informazione di “Resistenza” in questo paese. Il PD ha evidentemente scelto la strada dell’omologazione alle “nuove filosofie emergenti”, al berlusconismo cioè, ed a quest’ultimo sta dando con solerzia “una bella mano”, aiutando a far “piazza pulita”, per interposto imprenditore-acquirente (Soru), degli ultimi focolai di opposizione seria. Mesi fa, quando si sparsero le prime “voci” sull’acquisto del giornale da parte del fondatore di Tiscali, vi dissi di temere quello che stiamo vedendo e di prevedere, avendo mollato “la Repubblica”, di dovermi affidare totalmente al WEB: evidentemente il tempo è venuto. La De Gregorio è una giornalista “d’attualità”, proprio quello che ci vuole per un bel giornale veltroniano, ricco di rubriche, con tanto spazio per la cultura (chissà quale e di che tipo), mentre tutt’intorno si provvede a fare un bel falò delle idee, quelle costruttive intendo, specialmente se scomode. D’altro canto, secondo voi, su che linea politica può collocarsi l’invito dei lestofanti Bossi, Calderoli e Tremonti alla Festa dell’Unità a Firenze ? Non è escluso che si tratti di uno degli ultimi articoli di Colombo, forse dell’ultimo. Per dopo, non ci rimarranno che il WEB e Piazza Navona. Saluti. ♣ Con l’aria che tira è già una conquista democratica che quella prefazione non sia stata commissionata a Borghezio. *** Mi ha colpito la notizia che alla Festa del Partito democratico di Firenze ci saranno collegamenti con la «Convention» del Partito Democratico americano di Denver. Spero che spiegheranno perché, a quella festosa assemblea di militanti politici di opposizione, non sia stato invitato e applaudito e festeggiato, per un bel dialogo, il vicepresidente Cheney, l´uomo delle false prove della guerra in Iraq. O qualche "neocon" di rilievo, di quelli che amano Guantanamo e le (Continua a pagina 7) 2 settembre 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 7 L’opposizione (Continua da pagina 6) maniere forti. Qualcuno -spero- spieghe rà che gli americani, nel loro Partito Democratico, sono un po’ più rozzi degli italiani: quando fanno opposizione, fanno opposizione. E quando vogliono essere eletti contro qualcuno che -secondo loro- ha fatto danno al Paese, prendono le distanze, dicono cose diverse, invitano e ascoltano le loro migliori voci, quelle più vibranti e appassionate, non quelle dei Repubblicani che intendono sconfiggere. Kennedy. E se Ted Kennedy starà bene dirà tutto quello che pensa con l´irruenza che l´America democratica ammira da mezzo secolo, e che da noi si chiama "politica urlata" e irrita molto persino Ritanna Armeni, ma solo se è "politica urlata" di sinistra. Ma comunque appaiono come statisti mai smentiti e sempre in grado di incassare apprezzamenti (oltre che inviti alle nostre Feste) e di dire l´ultima parola in ogni radio e in ogni televisione. La descrizione perfetta è di Nadia Urbinati (la Repubblica, 20 agosto) : «Questa Italia assomi*** glia a una grande caserEcco le ragioni del mio ma, docile, assuefatta, disorientamento nel Parmansueta. tito Democratico che ho Che si tratti di persone contribuito a creare parte- Inoltre sanno -ma forse anche questo è un segno della loro cultura elementare- che i loro leader non si fanno intervistare dai giornalisti della Fox Television, alcuni bravissimi ma tutti di destra. In tanti vanno alla convenzione democratica, scrittori, registi, celebrità delle grandi università e dello spettacolo. Ma sono tutti testardamente democratici. Vanno tutti per parlare di pace, non di guerra, di poveri, non di ricchi, di affamati del mondo e di Staino, L’Unità 23.08.2008 crisi del pianeta, di bambini da salvare e di medi- cipando anche alle prima- di destra o di sinistra, la cine salva-vita di cui bi- rie («Sinistra per Vel- musica non sembra troni») e nel quale adessogna abbattere i prezzi. purtroppo cambiare: so non so dove mettermi, addomesticati a pensare Certo, l´America non è perché ogni spazio è ocin un modo che sembra un Paese perfetto. cupata da un ministro diventato naturale come Anche là ci sono tanti ombra che intrattiene la l´aria che respiriamo. Giovanardi e tante Gelmi- sua educata, amichevole Come bambini siamo ni. conversazione col minifatto oggetto della cura Ma (a differenza di quan- stro-ministro. di chi ci amministra. to avviene nell´altra festa Ognuno di essi (i mini- E come bambini bene del Pd italiano, quella di stri-ministri) è occupato a addomesticati diventiaModena) i democratici prendere impronte, a pre- mo così mansueti da americani non li invitano. sidiare le strade italiane non sentire più il peso con l´esercito, a insultare del potere. Saranno primitivi ma (se i giudici. È come se, dopo anni di starà bene) vogliono Ted allenamento televisivo, siamo mutati nel temperamento e possiamo fare senza sforzo quello che, in condizione di spontanea libertà, sarebbe semplicemente un insopportabile giogo». Quanto sia esatto ciò che scrive Urbinati lo dimostra questa e-mail appena ricevuta: «Attento, alla sua età è pericoloso agitarsi. Ma comunque la sua perdita nessuno la noterebbe, insignificante comunista. Si spenga serenamente come giornalista e scribacchino. L´umanità e l´Unità le saranno grate eternamente». Curiosamente la e-mail mi è giunta mentre una collega -che preparava un pezzo sul cambiamento in questo giornale-, mi chiedeva: «Ma temi la normalizzazione de l´Unità ?». La mia risposta meravigliata è stata che a me questa Unità appare un giornale normale. Un normale, intransigente, preciso giornale di opposizione. La storia del suo e del nostro futuro è tutta qui, fra questa «normalità», la descrizione di Nadia Urbinati e la e-mail che ho trascritto e che offre una bella testimonianza del ferreo contenitore culturale in cui ci hanno indotti a vivere. Non resta che attendere il nuovo giornale. Furio Colombo Unità 24.08.2008 furiocolombo@unita .it 8 INTERNI Giustizia e Libertà 2 settembre 2008 La giornalista è la prima donna a dirigere il quotidiano fondato da Antonio Grasmci Subentra ad Antonio Padellaro, inizia il nuovo corso della proprietà di Renato Soru Unità, Concita De Gregorio è il nuovo direttore da La Repubblica, 22.08.2008 Concita De Gregorio è il nuovo direttore dell'Unità. Il consiglio di amministrazione della Nuova iniziativa editoriale (Nie), società editrice del quotidiano, ha accolto la proposta dell'azionista di nominare alla direzione la De Gregorio, che si insedierà da lunedì 25 agosto. Inizia dunque il nuovo corso del quotidiano fondato da Antonio Gramsci e la cui proprietà è passa- ta a Renato dirigere il Soru. Conciquotidiano ta De Gregofondato da rio, che finoAntonio ra è stata Gramsci. firma di punta di ReNata a Pisa pubblica, il 19 novemsubentra ad bre del 196Antonio Pa3, la De dellaro che Gregorio, ha guidato la all'attività di redazione giornalista dal marzo affianca 2005. E' la quella di prima donna chiamata a scrittrice: nel 2002 pub- blica 'Non lavate questo sangue', diario dei giorni del G8 a Genova; nel 2006 firma 'Una madre lo sa. Tutte le ombre di un amore perfetto' (Mondadori), tra i finalisti del Premio Bancarella 2007. A settembre è prevista l'uscita di un altro libro il cui titolo provvisorio è 'Malamore', sul tema della violenza domestica e privata. ♠ La sinistra del Loft … di Libero Malvasi Riceviamo e Pubblichiamo From: Libero Malavasi Sent: Saturday, August 30, 2008 6:25 PM Subject: La sinistra del Loft .... Il paese è cambiato e in questi mesi appare più evidente quello che è maturato in 20 anni: l'essenza della libertà e la consistenza della democrazia si possono svuotare dall'interno. E' sufficiente inibire le facoltà di pensiero del popolo, per plagiarlo e renderlo imbelle, credulone e smemorato . Le emergenze si amplificano facilmente: l'essere umano ha sem- pre qualcosa da temere, da detestare e attende con ansia guaritori e profeti. Gli italiani tornano ad essere quello che sono storicamente: un popolo di individui, egoisti e gretti, incapace di lottare per cambiare, avvezzo a delegare, pronto ad osannare o a linciare, senza ricorrere al pensiero, alla ragione e all'orgoglio . Se poi i pochi baluardi della resistenza al pensiero unico, vengono demoliti dal "fuoco amico"… la sindrome risulta irreversibile . In un Paese normale la Sinistra è fiera di fare la Sinistra, anziché vergognarsi di esistere e di avere per tanti anni usato parole come Libertà, diritti dei lavoratori, giustizia sociale, leggi uguali per tutti . Se invece le sedi diven- tano "loft", le riunioni "caminetti", i congressi "conventions", se l'opposizione diventa "dialogo", se le lotte diventano "confronti", se si cancella, giorno dopo giorno, il Dna della Sinistra, il cavaliere televenditore, quello che considera i cittadini come pubblico televisivo, avrà per sempre il Paese nelle sue mani . Con i suoi complici sta completando l'attacco allo Stato sociale solidale e la grande "redistribuzione" del reddito avviata nel suo II° governo: i più ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, ad ammirarli, a sognarli, ad applaudirli. Dopo aver completato la serie di leggi utili a sé stesso, ora parte all'attacco finale della Giustizia: controllo del Csm, Magistrati in libertà vigilata, divieto di fare intercettazioni, censura al giornalismo d'inchiesta e ritorsioni ai giornalisti testardi . E intanto dal "loft" democratico inebetito, sale un silenzio assordante … rotto e infastidito soltanto dall' inossidabile Di Pietro e dalla temeraria Famiglia Cristiana, rimasti i soli, assieme all' 'Ass. Naz. Magistrati, a denunciare il pericolo di una nuova dittatura fascista e piduista . La gente che ancora cerca di Resistere, ha bisogno urgente di organizzazioni nuove e politici nuovi: non di politici vecchi che costruiscono partiti transgenici nati morti . (Continua a pagina 9) 2 settembre 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 9 Veltroni al bivio di settembre di Edmondo Berselli (L’Espresso, 13.08.2008) Certo è difficile inventarsi strategie politiche in agosto: e allora per il Pd conviene proiettarsi sulla riapertura dopo le ferie. Settembre può di-ventare una stanca parata di numeri due e di dibattiti frustranti alle ex feste dell'Unità, ora in molti casi Feste democratiche, in cui si continuerà a dire stancamente che Silvio Berlusconi con il suo governo non fa niente per i ceti poveri e il reddito fisso. Oppure si può cominciare a fare opposizione in modo convinto e convincente: se lo si fosse dimenticato, ci sono davanti a noi quasi cinque anni di governo di destra; ergo il mestiere dell'opposizione va imparato e praticato (è il mestiere che gli elettori hanno assegnato al Partito democratico). Prima premessa: fuori i conti. La sinistra del loft... (Continua da pagina 8) Dal Parlamento è scomparsa la Sinistra storica: quella Socialista, quella riformista e quella masokista: a sostenere l'intero peso dell'opposizione, a difendere la Costituzione e l'unità della Repubblica nata dalla Resistenza è rimasta l' Italia dei Valori . E agli uomini del Loft questo sembra un Paese normale ... Libero Malvasi Pierluigi Bersani insiste che il deficit stimato dal ministro dell'economia Giulio Tremonti è sovrastimato, e lascia intendere che il guru no global dell'antimercatismo sta costituendo una provvista per i costi delle riforme future, forse per superare indenne gli shock di spesa del federalismo fiscale. Non conviene avere un'idea chiara e passare a una battaglia manovri era sui conti del superministro ? Seconda premessa. Con una delle sue più spettacolari giravolte acrobatiche, Berlusconi ha annunciato che si taglia la spesa pubblica per non aumentare le tasse. Ma la riduzione del carico fiscale è sempre stata la stella polare del capo del Pdl; mentre adesso sostiene che ci dobbiamo accontentare che le tasse restino come sono, se non dovranno addirittura aumentare. Una presa in giro colossale, pronunciata con la faccia tosta dello “statista” preoccupato, mentre si ha la sensazione, come ha intuito Enrico Letta, che la flessione dell'Iva sia dovuta non solo e non tanto alla crisi dei consumi, bensì alla ripresa dell'evasione. Quindi è il caso.ai mettere a fuoco in primo luogo il tema politicamente più rilevante di questa stagione. A dispetto delle storielle di un'azione sedicente "di sinistra", per autocertificazione berlusconiana, il governo in carica e la sua maggioranza hanno tutto l'aspetto di un esecutivo esplicitamente classista. Hanno diviso in due la società italiana, corporando gli interessi delle imprese e del lavoro autonomo, premurandosi di aggiungere qualche lustrino e le fatuità come la "social card" per illudere la componente più inconsapevole di lavoro dipendente, pensionati e marginalità sociale. In questo modo, il governo sta consolidando il blocco sociale di riferimento, a cui concederà di arricchirsi sfruttando l'inflazione (cioè manovrando i prezzi ai danni di coloro che non possono rivalersi). Si tratta di un'analisi rozzamente materialista, come no; ma come talvolta succede, la rozzezza individua un problema; sarebbe dunque un errore per il Pd occuparsi soltanto dell'eleganza astratta dei diritti e delle costuzioni giuridico-costitu-zionali mentre la destra comincia a spolpare concretamente il lavoro dipendente a ogni livello professionale. E allora Walter Veltroni e tutti i ministri del governo ombra dovrebbero fare il piacere di uscire dall'estemporaneità e dalle dichia-razioni a stralcio sui singoli provvedimenti. Basta guardare gli attacchi al welfare, alla scuola, a tutte le strutture pubbliche, per rendersi conto che il governo Berlusconi sta preparando un colossale trasferimento di ricchezza da una parte all'altra della società. Qualcosa di simile a ciò che avvenne con l'adozione dell'euro, quando a interi setto-ri e categorie fu concessa mano libera ai danni del reddito fisso. Se lo schema non fosse ancora chiaro, ripetiamolo: il Pdl sta preparando le condizioni per diventare una maggioranza permanente, e lo fa con i soldi degli altri. Poiché la situazione è drammatica, e la prospettiva scoraggiante, ci vuole uno scatto di iniziativa. Una ricognizione minuziosa sugli andamenti economici, sul contenuto delle misure del governo, e una campagna d'autunno razionale e corale. Per capirci: il discorso sulle riforme (federalismo, Costituzione, giustizia) non sono in questo momento la vera priorità per il Pd. La priorità effettiva è contrastare l'azione di una maggioranza politica che potrebbe costringere il Pd a diventare effettivamente, come ha detto Massimo D'Alema, un «minoranza strutturale» nel Paese e ad «aggregarsi» alla maggioranza, secondo il lessico del Cavaliere. Se non si coglie questa drammaticità, Veltroni continuerà ad essere un capo politico ininfluente, il Pd un partito ipotetico,l'opposizine un esercizio fumoso. È ora di svegliarsi. Altrimenti, quando ci si sveglie-rà davvero, sarà il risveglio da un incubo a portare il Pd e i suoi elettori nella realtà più nera. Edmondo Berselli L’Espresso 13.08.2008 INTERNI 10 Giustizia e Libertà 2 settembre 2008 L’opinione pubblica è rimasta senza voce di Eugenio Scalfari (La Repubblica, 17.08.2008 Dal festival cinematografico di Locarno dove si trovava, Nanni Moretti qualche giorno fa ha lanciato una provocazione politica. "In Italia -ha detto- l'opposizione non esiste più ma c'è un altro fenomeno ancora peggiore: non c'è più un'opinione pubblica. Il dominio di Berlusconi sulle reti televisive ha spostato e devastato il modo di pensare degli italiani". Moretti non è il solo ad essere arrivato a questa conclusione; l'autore del "Caimano" ha però il pregio di non esser mosso da alcun interesse né ideologico né pratico; esprime icasticamente un modo di pensare e di constatare che in parte anch'io condivido ma che merita comunque alcune precisazioni. Soprattutto per quel che riguarda la pubblica opinione. Il tema è di grande importanza, specialmente nei Paesi democratici. In essi infatti l'opinione pubblica costituisce la sostanza vitale sulla quale la democrazia imprime la propria forma. ne dei cittadini sui loro interessi privati. Questo processo, se portato alle sue conseguenze ultime, conduce alla desertificazione dell'opinione pubblica. Mi sembra che l'autore del "Caimano" pensi e tema soprattutto questa variante: il dominio delle opinioni private al posto Anche nei Paesi gover- dell'opinione pubblica, nati da sistemi autoritari alle mire del regime doo, peggio, totalitari l'opi- minante. nione pubblica rappresenta un elemento essen- Altre volte ho scritto che ziale cui il potere dedica lo specchio in cui si rifletteva l'immagine che i specialissime cure. Il fine di questi regimi cittadini avevano del loro consiste nella sistematica Paese si è rotto in tanti manipolazione delle co- frammenti i quali riflettoscienze affinché siano no soltanto la figura e gli persuase ad una credenza interessi frammentati di chi vi si specchia. conforme. Una variante (non neces- Tante opinioni private sariamente alternativa) è senza più una visione del quella di smantellare o- bene comune: questo è il gni tipo di opinione fa- prodotto del berlusconicendo rifluire l'attenzio- smo, agevolato e amplifi- cato dal controllo dei "media". Ad esso l'opposizione non ha saputo rispondere: nonostante le intenzioni di seguire una strada opposta ha subito l'egemonia berlusconiana e si è sintonizzata sulla stessa lunghezza d'onda, con- contrabbandare dietro queste due parole i loro privatissimi egoismi e le loro personali egolatrie. Esiste per esempio un'opinione pubblica "berlusconista". Coltivata, amplificata, puntellata con mezzi imponenti, ma di cui sarebbe un madornale errore negare l'esistenza. Sicurezza, tolleranza zero, intransigenza identitaria, fiducia nel leader anche a costo di veder sacrificati alcuni privati interessi. Un'opinione pubblica così conformata costituisce la base di consenso che accomuna le spinte identitarie berlusconiste e leghiste. Caro Moretti, quest'opinione pubblica c'è; anche se da quello specchio emerge una figura che a te ed a me risulta ripugnante, è tuttavia con essa che si debbono fare i conti. vinta di poter diffondere messaggi diversi. Allo stato dei fatti l'esito di questo scontro ha dato un solo vincitore e parecchi sconfitti. Tuttavia l'esito non è definitivo e non tutte le opinioni sono state ridotte alla sola dimensione privata. Ci sono ancora gruppi consistenti di cittadini che coltivano una visione del bene comune, che sentono il bisogno impellente di pensare in termini di bene comune senza C'è un altro specchio e un'altra opinione pubblica di diversa natura; è quella di cui parla Giuseppe De Rita quando delinea una strategia cattolica fondata sulle comunità locali, sul volontariato, sul doppio pedale del "sacro" e del "santo", cioè della fede e delle opere. Questa visione del bene comune indubbiamente esiste ma non si identifica né con il Vaticano né con la Conferenza episcopale. Sono piuttosto i cattolici degli oratori, delle case religiose, delle comunità di dimensioni nazionali, di alcuni Ordini religiosi. (Continua a pagina 11) 2 settembre 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 11 L’opinione pubblica è rimasta senza voce (Continua da pagina 10) Il sacro e il santo. Riesce molto difficile dare una figura politica a questo tipo di opinione pubblica, ma senza una figura politica non esiste una visione di bene comune perché non esiste una "polis", una città terrena dove applicarla. Il sacro non è infatti di questo mondo. Quanto al santo, cioè alle opere, esse costituiscono un'importante presenza testimoniale e missionaria, una rete flessibile come tutte le reti e quindi disponibile ad essere utilizzata da forze esterne. Dietro il santo c'è molto spesso un vitello d'oro da adorare invece del poverello di Assisi e ne abbiamo tutti i giorni la prova. Esiste anche, da almeno due secoli, ed opera attivamente in tutte le democrazie occidentali un'altra opinione pubblica con caratteristiche sue proprie ed è quella espressa dalla "business community". Possiede potenti strumenti di formazione e di diffusione ed ha una sua precisa visione del bene comune: libertà di mercato, regole blande, considerazione degli interessi costituiti, Stato efficiente e leggero. Insomma il capitalismo, che può assumere di volta in volta forme molto diverse tra loro, dal liberismo al protezionismo, dall'alleanza con la democrazia a quella con la "governance" autoritaria. que parte a sé, ha il suo metro di giudizio, i suoi valori e la sua moralità che si realizza nel profitto d'impresa, "variabile indipendente" alla quale tutte le altre a cominciare dal lavoro debbono conformarsi. Infine esiste (stavo per scrivere esiste ancora) un'opinione pubblica di centro e di sinistra riformista, progressista, laica. La sconfitta elettorale di un anno fa sembra averla ridotta ad uno stato larvale; non riesce ad esprimere un pensiero unitario e un'egemonia culturale, percorsa da convinzioni forti ma contrastanti: tolleranza, solidarietà, legalità, federalismo, centralismo, pacifismo, sicurezza, diritti, doveri, gregarismo, moderazione, massimalismo. Spore del possibile avrebbe detto Montale. Belle persone e volti consumati. Lotte per conquistare un potere inesistente e futuribile. Trasformismi sottotraccia e idealismi generosi. Quest'opinione pubblica avrebbe bisogno d'una voce che la rappresenti e di una forma che la riporti in battaglia. E ancora una volta dico: d'uno specchio in cui possa guardarsi e rassicurarsi del proprio esistere. Alle primarie dello scorso ottobre questa forma sembrò realizzarsi. Sono passati dieci mesi da allora e sembra un tempo lontanissimo. Può tornare soltanto se ricreato da un atto di volontà collettiva. Le scorciatoie individuali non servono a nulla, nascondono piccole vanità e mediocri trasformismi. Oggi questa opinione pubblica è tendenzialmente orientata verso la versione berlusconista della democrazia, con simpatie leghiste diffuse soprattutto nel Nord- Serve una volontà di Nordest, ma la "business massa per risollevare un community" fa comun- Paese sdrucito e frastor- riore arretramento del nato. reddito nazionale e individuale. Si può fare? Fino a poco tempo fa Da questo punto di vista pensavo di sì, ma i giorni l'intera impostazione delpassano in fretta e non la manovra finanziaria inducono a pensare posi- risulta a dir poco fuori tempo. tivo. Le spinte centrifughe au- La compressione triennamentano e il "si salvi chi le della spesa per un totapuò" rischia di diventare le di 36 miliardi dei quali un sentimento diffuso. Se 16 già nel primo esercivolete dare un segnale di zio, a parità di pressione riscossa dovete alzarvi e fiscale, configura una strategia insensata. camminare. Altrimenti attaccate la Se è vero che la crisi atbicicletta al chiodo e non tuale ricorda per gravità e dimensioni gli eventi del pensateci più. Toccherà pensarci ai vo- triennio 1929-1932, è altrettanto vero che le stri nipoti se ne avrete. misure finanziarie fin qui attuate ricordano quelle che in Usa furono prese Post scriptum Tre giorni fa l'ufficio sta- dalla presidenza repubtistico europeo Eurostat blicana precedente all'avha diffuso le cifre ufficia- vento di Franklin D. Rooli concernenti il Pil di sevelt. Misure sciagurate, che Eurolandia. Per la prima volta dalla aggravarono ulteriormennascita della moneta uni- te la crisi e rallentarono ca il Pil del secondo se- gli effetti del rilancio romestre di quest'anno arre- oseveltiano sulla domanda di consumi e di invetra dello 0.2 per cento. stimenti. Non vuol dire ancora recessione ma poco ci man- In queste condizioni, ca. quali che siano le opinioni di Tremonti e di CalL'inflazione dal canto suo deroli, parlare di federaliè ferma al 4 per cento, smo fiscale è pura accama molti segnali registra- demia e fumo negli occhi no un'inversione di ten- per distogliere l'attenziodenza: petrolio, materie ne da questioni assai più prime, prodotti ferrosi, cogenti. derrate alimentari denunciano consistenti ribassi Una trasformazione radisui mercati internazionali cale del sistema tributario anche se su molti mercati e dei poteri amministratilocali questi ribassi anco- vi effettuati in tempi di ra non arrivano, ostacola- recessione e di deflazione ti dalla lentezza dei cir- è inattuabile poiché comcuiti distributivi e dalla porta gravissimi rischi. presenza di monopoli e cartelli. Come se, in tempi di tempesta, il timone della Fermo restando che l'an- nave fosse affidato a vendamento dell'inflazione ti timonieri anziché ad dev'essere continuamente uno. controllato, il pericolo Basta enunciare un'ipoteincombente riguarda -o- si del genere per esserne rmai risulta in modo evi- terrorizzati. dente- una drastica caduta della domanda di con- Eugenio Scalfari sumi e di investimenti con il cupo corteggio di La Repubblica disoccupazione e di ulte- 17 agosto 2008 INTERNI 12 Giustizia e Libertà 2 settembre 2008 Il Berlusconismo e l’opinione pubblica di Massimo Salvatori (La Repubblica, 22.08.2008) Alla democrazia ci si deve inchinare poiché consente di cambiare i governi pacificamente secondo gli orientamenti prevalenti nell’“opinione pubblica”. Ma che ci si debba anche inchinare alle scelte compiute dalle masse degli elettori, è tutt'altra que-stione. Il motivo è o dovrebbe essere chiaro. Gli orientamenti politici e le scelte elettorali sono prodotti soggettivi, dipendono dalla quantità e qualità degli strumenti di cui si è dotati per guardare, analizzare e valutare la realtà. Questi strumenti a loro volta derivano da ciò che sinteticamente possiamo chiamare la maturità morale e civile di un popolo. favori di Craxi e rivolto a modellare a suo piacere l'opinione pubblica. Una scalata, quella del Cavaliere, ad un immenso potere economico, politico e "culturale" che non sarebbe stato possibile -ripetiamolo ancora una volta- in alcun altro Paese democratico maturo. Manifestazione essenziale dell'immaturità morale e civile degli italiani è dunque la larghezza del consenso dato al berlusconismo, il quale non è una categoria soggettiva polemica che si possa far cadere per spianare la strada ad un più elevato confronto tra governo e opposizione, ma una consolidata realtà oggettiva. se di un atteg-giamento di sprezzo per lo spirito di legalità e una concezione prevaricante del potere. L'humus in cui esso rafforza le sue radici, nate e diffusesi certo già ben prima che il Cavaliere facesse la sua apparizione è un deterioramento dello spirito pubblico che semina potenti germi di inquinamento nell'economia e nel tessuto sociale del Paese, diffonde la corruzione politica e amministrativa, deposita nella mentalità collettiva non solo la compiacenza ma persino l'ammirazione per chi sa fare bene i propri affari aggirando quel che conviene aggirare. E ora un altro malo aspetAlla base di siffatto con- to emerge: l'intolleranza Nel 1843 Vincenzo Gio- senso vi sono la diffusio- razzistica e religiosa verberti pubblicò il suo cele- ne in tanta parte del Pae- so chi non è "padano", bre saggio Del primato morale e civile degli Italiani. Orbene, oggi, a considerare lo stato delle cose, parrebbe giunto il momento di scrivere un saggio da intitolarsi Dell'immaturità morale e civile degli italiani. Si sa che a dir ciò si passa per disfattisti, pessimisti e spargitori di pubblici veleni, ma si badi alla sostanza dei fatti. La maggioranza del popolo italiano ha portato al potere per l'ennesima volta Berlusconi e i suoi, sorda al conflitto di interessi, ammaliata dal successo che lo ha creato tanto ricco, indifferente ai suoi costanti e volgarissimi attacchi alla giustizia e all'uso delle leggi per motivi personali, insensibile alla sua demagogia e al suo enorme potere mediatico nato dai non è italico, non è cattolico. Si tratta di una vera e propria miseria spirituale per quello che fu "un popolo di emigranti", di milioni di disperati, miserabili, disprezzati, mal tollerati, umiliati dalle "razze superiori" che pure ne utilizzavano e sfruttavano la forza lavoro. La vecchia storia della memoria corta. Di fronte a tutto ciò e a molte altre cose che si potrebbero menzionare, l'opposizione si mostra sbalestrata, sbandata, profondamente divisa. Nel Partito Democratico si fanno strada le posizioni di chi, sentendosi spiazzato dal grande consenso dato al berlusconismo, ritiene opportuno nobilitare il confronto con esso, rinunciare a vederlo e a combatterlo a viso aperto in quanto sistema di potere partendo dalla mobilitazione morale e civile, prima ancora che stret-tamente politica. L'Italia dei Valori conduce la sua batta-glia contro Berlusconi non avendo le risorse, a partire dalla sua leadership, per darle l'occorrente respiro. Il Partito socialista è un fantasma che si aggira nello spazio vuoto. La Sinistra Democratica non trova ancoraggi. I neoco-munisti si consumano nella difesa patetica di una banca-rotta e si scindono in frammenti. Se le prestazioni dell’ultimo governo di centrosi-nistra avevano diffuso la persuasione che soltanto il Cavaliere po(Continua a pagina 13) INTERNI 2 settembre 2008 Giustizia e Libertà 13 Il conflitto di “famiglia” dentro la Chiesa di Curzio Maltese (Venerdì di Repubblica, 22.08.2008) Tesi, antitesi, sintesi. Il Papa filosofo ha seguito lo schema hegeliano per sedare i tumulti scoppiati dentro la Chiesa dopo l'uscita sull'incombente fascismo di Famiglia Cristiana. Il settimanale paolino ha sbattuto in faccia al governo Berlusconi l'accusa di neofascismo, come neppure la sinistra extraparlamentare osa più fare. Il Vaticano, su pressione della Cei, ha sconfessato il giornale di don Scior- tino in maniera del tutto irrituale. Mai i vertici della Chiesa non erano intervenuti per prendere le distanze quando Fami -glia Cristiana attaccava ogni settimana il centrosinistra. Quindi è arrivato Ratzinger a ricomporre l'unità, additando i pericoli di un nuovo razzismo nei confronti dei migranti, ma buttandola sul vago, senza riferimenti al caso italiano. L'intelligenza del Papa non riesce però a mascherare il conflitto in atto fra il cattolicesimo di base e le gerarchie. Era da tempo che nella Chiesa non scoppiava una bella rissa stile anni Settanta. Nei vent'anni di dominio di Ruini il dissenso era stato troncato, sopito, affamato da una Chiesa sempre “più ricca”. Ora, tramontato Ruini, almeno in parte, rinasce il dibattito. Don Sciortino deve vendere il suo giornale nelle parrocchie, a persone che ancora credono nei valori di solidarietà e accoglienza. I vescovi invece passano le giornate a discutere favori con ministri e sottosegretari, indifferenti Il Berlusconismo e l’opinione pubblica colari, in grado di esprimere giudizi e di assumere comportamenti tali da orientare scelte consapevoli e da influenzare mediante un controllo efficace l'agire dei goverIn questo quadro si è le- nanti e dei soggetti politivata la denuncia di Mo- ci, in generale. retti, il qua-le ha invocato il fantasma di una virtuo- Una simile opinione pubsa "opinione pub- blica è un ideale, ma che in certi momenti e paesi blica", assente in Italia. Ma che cosa costituisce ha avuto ed ha pur imperfette attuazioni. un'opi-nione pubblica ? Essa per un verso è la E il suo primo presupposomma empirica delle sto è la presenza dì mezzi molteplici e varie opi- di informazione non sudditi del potere governatinioni. Per altro verso, ed è que- vo, economico e partitista di cui si denuncia l'e- co. strema. debolezza o as- Si guardi in proposi-to a senza nel nostro paese, è ciò che accade in Italia. l'esistenza -e qui occorre Berlusconi spadroneggia richiamare l'originaria con le sue televisioni, i concezione dei D'Alem- suoi gior-nali e periodici, bert e di Kant- di una le sue case editrici; la piazza pubblica formata Rai, il cosiddetto servizio da cittadini pensosi del pubblico, è lottizzata dai bene comune, stimolati partiti, di governo e no. da una libera informazio- E quanti sono gli organi ne autonoma dal potere, di infor-mazione che possia questo quello del go- sono essere definiti davverno o quello dei partiti vero "indipen-denti" ? con i loro interessi parti- Le radici di una simile (Continua da pagina 12) tesse assicurare una salda governabilità del Paese, lo stato attuale delle opposi-zioni non fa che rafforzarla ulteriormente. situazione affondano profon-damente nella storia passata d'Italia, quando le correnti di opinione erano nella grandis-sima maggioranza pressoché interamente spartite e sog-giogate dalla Dc, dal Pci e dal-la Chiesa. Mutatis mutandis siamo ancora dentro questo sistema. La mancanza in Italia della "opinione pubblica" invocata da Moretti è lo specchio del nostro modo di essere e delle nostre tare storiche. Chi si candida a combatterle con la necessaria energia e determinazione ? I candidati a parole sono una folla, sono tutti. E questo non è un buon segno. Massimo L. Salvadori Repubblica 22.08.2008 all'effetto devastante dell'egoismo sociale propaganda-to prima dalla televisione e poi dalla politi-ca berlusconiane. Inutile dire a chi vada la nostra simpatia. Famiglia Cristiana ha tor-to su un unico punto: il vecchio fascismo alle leggi razziali è arrivato alla fine, il nuovo invece comincia da quelle. Vi è anche un cinico calcolo elettorale. Questo genere di politica anti immigrati non può che peg-giorare la sicurezza dei cittadini. Ma se la paura aumenta, crescono i voti a destra. Si capisce che una Chiesa tanto divisa abbia scelto Benedetto XVI anche con i voti dei progressisti. Un conservatore, ma troppo intelligente e colto per essere reazionario. L'alternativa sarebbe stata peggiore. Il vento tira forte a destra e la Chiesa ha antenne sviluppate da duemila anni nel cogliere in anticipo lo spirito dei tempi. Chi crede la chiama Provvidenza, per gli altri è sapienza politica. Il conflitto almeno si è manifestato. Al posto di don Sciortino non sarei tranquillo. I vescovi non sono bravi nell'esercitare la virtù del perdono, nel porgere l'altra guancia. Preferiscono porgere il conto. ♣ INTERNI 14 Giustizia e Libertà 2 settembre 2008 Al passo con i tempi Colpo di Stato di Sandra Bonsanti (www.LeG.it ) Le considerazioni che circolano in queste ore possono anche essere definite esagerate o per alcuni farneticanti o per altri semplice polemica, purtroppo saranno consegnate ad una giusta analisi solo tra molto tempo. Le misure di governo prese dalla attuale maggioranza e spesso subite senza grandi reazioni da parte dell’opposizione, configurano una presa di potere esagerata di alcune funzioni dello stato che preludono ad un sistema autoritario e antidemocratico. Se a queste, come sembra possibile, se ne aggiungeranno altre potremo dire che abbiamo un problema di democrazia. Il fatto scatenante della rivolta di molti ambienti politici è la decisione del Consiglio dei Ministri nell’ultima seduta che, ha tra l’altro approvato, su proposta del Ministro dell’interno Roberto Maroni, l’estensione all’intero territorio nazionale della dichiarazione dello stato di emergenza per il persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari, al fine di potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno. Si tratta di una misura dedicata alle persone e su tutto il territorio nazionale che combinata con la recentissima legge sulla sicurezza consiglia di girare almeno muniti di documenti per evitare di incappare in disavventure notevoli. Che paese è quello dove bisogna mostrare l’identità per non subire i rigori del governo ? Dichiarare lo stato d'emergenza, è una prassi normale per alcuni esponenti della maggioranza, ciò indica che lor signori ci prendono anche in giro se sostengono che l’emergenza è normale! La dichiarazione dello "stato di emergenza nazionale" è prevista dall’articolo 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992 n. 225, in base alla quale il presidente del Consiglio delibera lo stato di emergenza, stabilendone durata ed estensione territoriale in stretto riferimento alla qualità ed alla natura degli eventi. Con le medesime modalità si procede alla eventuale revoca dello stato di emergenza al venir meno dei relativi presupposti. Tale legislazione è nata soprattutto per regolare l'attività della protezione civile nel caso di calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari, è già in vigore in alcune regioni per i rifiuti e i campi nomadi. Va sottolineato che per l'attuazione degli interventi di emergenza si provvede anche a mezzo di ordinanze ministeriali in deroga ad ogni disposizione vigente, e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico. Le ordinanze emanate in deroga alle leggi vigenti devono contenere l'indicazione delle principali norme a cui si intende derogare e devono essere motivate. Il prefetto opera, quale delegato del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro e si avvale della struttura della prefettura, nonché di enti e di altre istituzioni tenuti al concorso (forze armate l’intera nazione e non per esempio). molto dissimile fu il mancato stato d’assedio per impedire la marcia su Un colpo di stato dolce ? Roma. Basta una riforma della La sensazione è che ci Costituzione per rendere troviamo in una situaziotutti i giudici della Con- ne di accettazione supina sulta di nomina governa- se non di largo consenso tiva, (approvata con i 2/3 anche questa volta. dei voti mediante corru- Che la realizzazione di zione di esponenti del- un “colpo di stato legal'opposizione per evitare le” sia cosa derivante da il referendum), nomina di strategie raffinate e di persone conniventi con il lungo periodo lo dimodisegno eversivo alla strano i pochi precedenti Consulta stessa e via allo che abbiamo avuto nella smantellamento della Re- storia, in Italia solo Cosipubblica democratica, mo il Vecchio dei Medipotrebbe servire un com- ci, a metà del 1400 può plice al Quirinale o no, vantare simili manovre in dipende da quanto si vuol quel di Firenze, per eforzare lo strappo. sempio tutta l’opposizioOvviamente dati i tempi ne fu posta sotto la sorlunghi per un simile col- veglianze degli “Otto di po di stato "legale", si Guardie”, una polizia deve trovare il modo di politica alla quale furono contenere o sopprimere il concessi i pieni poteri per dissenso mediante l'appa- due anni. rato di pubblica sicurezza e lo stato d’emergenza Concluderei citando nazionale aiuta.. “Tecnica del colpo di stato”, un libro scritto Queste considerazioni si nel 1931, appare oggi aggiungono ad una situa- come una sorta di zione riassumibile con “attualità postuma” per l'intervento: la sorprendente analisi "Libretto nero del Pae- che Curzio Malaparte compie delle “Tecniche” se Italia" di conquista del potere Verso quale futuro è av- autoritario (nel caso di viato questo Paese ? Hitler già prima della sua I cittadini italiani e la ascesa) e che è conveloro classe politica sono niente ricordare o conorestii a farsi domande, scere. preferiscono scomporre il Illuminanti le osservazioquadro e pensare uno alla ni di Malaparte circa volta ai mali che li afflig- l’importanza delle comugono, senza mettere in- nicazioni di massa nelle sieme i vari tasselli: il strategie del totalitarimosaico finale potrebbe smo. Il perché e l’obietticreare qualche turbamen- vo che si prefiggeva con t o . questo lavoro Malaparte La stessa Cancelliera An- lo chiarisce in modo egela Merkel, non certo di splicito: “La ragione di sinistra, ha recentemente questo libro non è di detto che la Germania si discutere i programmi sente colpevole per i di- politici, sociali ed ecosastri del nazismo, questo nomici dei catilinari: ad indicare che il fortu- bensì dimostrare che il noso “legal putsch” che problema della conquiportò Hitler al potere fu sta e della difesa dello voluto ed accettato dal(Continua a pagina 15) 2 settembre 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 15 Il mio ultimo articolo da direttore de l’Unità (Continua da pagina 14) Stato non è un problema politico, ma tecnico, che l’arte di difendere lo Stato è regolata dagli stessi principii che regolano l’arte di conquistarlo, e che le circostanze favorevoli a un colpo di Stato non sono necessariamente di natura politica e sociale e non dipendono dalle condizioni generali del paese. Il che, forse, non potrebbe mancare di svegliare qualche inquietudine anche negli uomini liberi dei paesi i meglio organizzati e i più policés dell’Europa d’occidente. Da questa inquietudine, così naturale in un uomo libero, è nato il mio proposito di mostrare come si conquista uno Stato moderno e come si difende”. Dunque alla formula di demolizione giuridica di uno stato occorre rispondere con una difesa giuridica e “tecnica”. Sandra Bonsanti www.LeG.it Il “Libretto Nero” di Sandra Bonsanti Cerchiamo di guardare ai fatti di ogni giorno col distacco del viaggiatore straniero, che sappia qualcosa dei destini e della storia delle democrazie, e che si soffermi a osservare come vanno le cose nel Paese che tre mesi fa, con libere elezioni, ha punito una sinistra litigiosa, pasticciona e inconcludente e ha consegnato il potere a Silvio Berlusconi. 1) Gli studiosi di politica e di Costituzione ci dicono che in Italia si è instaurato un presidenzialismo di fatto, senza alcun contrappeso, e che l'equilibrio fra i poteri è profondamente compromesso. 2) Il Parlamento è stato scelto, "nominato", da pochissimi capi di partito, i cittadini hanno votato ma non hanno potuto scegliere i propri rappresentanti. I parlamentari costituiscono oggi gruppi totalmente asserviti alle richieste di chi li ha nominati. ri di ogni possibilità di incidere sulle scelte legislative. Ha detto il senatore Gerardo D'Ambrosio: "Si sta smarrendo la funzione del Parlamento e ora vogliono mettere mano al Csm l'altro organo costituzionale che ha cercato di mettere un argine". 4) La maggioranza votata ad aprile è decisa ad andare avanti da sola, preannuncia con le dichiarazioni del suo Capo che cambierà la Costituzione anche da sola ed è disponibile a regalare all'opposizione una formalizzazione del governo ombra che rafforza il cosìdetto "bipartitismo coatto" e tende a ridurre sempre di più la visibilità e il potere di incidere di ogni forza intermedia. 5) Per settembre si annuncia una riforma "radicale" della giustizia, ovvero, della magistratura, che con una legge costituzionale già preannunciata potrebbe perdere del tutto la sua autonomia e esser ricondotta, anch'essa come il Parlamento sotto i poteri del governo. Si prepara il ritorno all'immunità parlamentare mentre il Premier si è già sottratto al giudizio e una nuova Tangentopoli si profila all'orizzonte. 3) Il Parlamento, dunque ha perso il potere costituzionalmente previsto, non rappresenta se non molto debolmente il popolo, e siamo in presenza di un forte spostamento del potere dal Parlamento al governo. Decreti legge e fiducia 6) L'informazione che già espropriano i parlamenta- ha subito colpi molto duri dalla fiacca voglia di indipendenza dei giornalisti, è ogni giorno sotto la minaccia di una riduzione del potere di cronaca e di aumento delle pene previsto per coloro che osano sgarrare. clama insegnanti del Nord per le scuole del Nord e insulta l'inno di Mameli. Riscrittura della storia nazionale e federalismo di tipo leghista possono incidere profondamente sul tessuto civile unitario 7) Ma potrebbe essere del Paese. anche il primo punto: la situazione economica, 9) La proposta di schedacritica anche in altri Pae- re i bambini rom non è si, da noi potrebbe colpi- stata accantonata. Le imre di più, e avere effetti pronte sulla carta di idendevastanti sull'occupazio- tità per tutti dal 2010 non ne, sui salari, sui servizi risolvono affatto il prosociali ecc. Una situazio- blema di una scelta dine molto grave per af- scriminatoria e razzista. frontare la quale servireb- Il viaggiatore straniero, bero una visione e un arrivato a questo punto, progetto complessivo che potrebbe trarre delle conl'attuale classe politica clusioni drammatiche e non è in grado di offrire e chiedersi verso quale fuforse nemmeno sta inse- turo sia avviato questo guendo. Paese e se ne sia consapevole. I cittadini italiani 8) La maggioranza che e la loro classe politica ha vinto le elezioni ha sono invece restii a farsi anche annunciato che in- domande, preferiscono tende dare un solenne scomporre il quadro e contributo alla "riscrittu pensare uno alla volta ai ra" della storia che si mali che li affliggono, insegna ai nostri ragazzi, senza mettere insieme i all'insegna di un forte vari tasselli: il mosaico revisionismo, che faccia finale rischia di creare turbamento. piazza pulita di tanti qualche "miti", come la lotta di Inoltre molti commentaliberazione dal nazifasci- tori politici suggeriscono smo che sono alla base di lasciar perdere, dicono della nostra Costituzione. che agli italiani di queste Ce ne accorgeremo l'an- cose non importa un bel no prossimo, quando si nulla, preoccupati semtratterà di celebrare i 150 mai solo dal punto anni dell'Unità d'Italia e nel comitato organizzato- 10) dell'elenco, che fra re sono stati inseriti ex tutti riguarda direttamenrepubblichini e revisioni- te ciascuno di noi, e lo sti doc. tocchiamo con mano apNel frattempo Bossi re(Continua a pagina 16) 16 Giustizia e Libertà INTERNI 2 settembre 2008 Il “Libretto Nero” la presa del potere. mili. E il rimedio non la prima volta da tanto verrà trovato facilmen- tempo rimane in città. pena facciamo la spesa o Lo stesso Allen sottoline- te". Ci sono da riscoprire i il pieno della benzina. a come ognuno vedeva giardini dell'infanzia, i l'uno o l'altro aspetto del discorsi col vicino di caE' una questione di perceIl catalogo approssimatisa, il cinema all'aperto, le vo che ho compilato, una nazismo "ma nessuno zione: è proprio così. sorta di libretto nero del- riuscì a vederlo in tutta Ci consoliamo con la cer- partite a carte, i gelati e il tezza che tutto ciò è acca- fresco nelle vie medievali la democrazia in Italia, la sua odiosità". non è frutto soltanto di E, dopo aver ricordato duto in un altro secolo, in della nostra Italia. una mia personale ubbia: che uno studioso degli un altro paese, e qui non Ma la percezione che non esso è stato declinato, anni in cui iniziò la ditta- c'è Hitler alle porte, non si sa dove andremo a finon tutto assieme, ma tura, Konrad Heiden, par- c'è il nazismo e nemmeno nire, la percezione del buio oltre la siepe, almealla spicciolata, dai parte- lò di "coup d'état a ra- il fascismo. no questa cominciamo a Solo una democrazia in te", conclude il suo libro cipanti al seminario sulle affanno e una Costituzio- coltivarla. riforme organizzato da 14 dicendo: fondazioni e associazioni, "Il problema del nazi- ne messa sotto i piedi Non è troppo presto, per da costituzionalisti e smo fu prima di tutto giorno dopo giorno. cercare un rimedio. membri dell'attuale Parla- un problema di perce- Solo questo. E, come prevedeva Heimento. Molto efficaci in zione; da questo punto Solo. den, anche questa volta di vista il destino di particolare nella denuncia non sarà facile trovarlo. Thalburg sarà probaL'Italia vivacchia. dello scadimento della qualità della democrazia bilmente condiviso da Una parte va al mare e sono stati quelli dell'Udc altri uomini, in altre una parte quest'anno per Sandra Bonsanti (Casini, Tabacci e D'O- città, in circostanze sinofrio) perché in quanto forza di opposizione e di minoranza nell'opposizione sentono più di altri su se stessi il peso dell'autoritarismo berlusconiano. Ha detto Tabacci a Cicchitto, il craxiano ancora oggi in cerca di Repubblica presidenziale, che di Roberto Vignoli (www.contropiano.org) con il loro progetto "l'Italia finirà in Argen- Di Decreto in Decreto il sima Legge Finanziaria delle problematiche sotina, non in Nord Ame- governo Berlusconi sta possiamo, senza timore ciali. rica". concretizzando una di esagerare, affermare La necessità di una opporagnatela legislativa e che siamo di sronte ad sizione a questo immaHa scritto W. S. Allen nel normativa la quale, pas- una vero e proprio assal- nente rullo compressore '68, ricostruendo la nasci- so dopo passo, sta to antipopolare a tutto non può essere affidata al ta del nazismo in una cit- prosciugando ciò che campo condotto dalla Partito Democratico, in tadina dell'Hannover che ancora residua delle li- compagine governativa tutte le sue possibili va"l'effetto principale del- bertà politiche e sociali del Cavaliere. rianti, al Di Pietro di turla depressione fu quello vigenti. Il Decreto Sicuno, né agli stanchi residui di radicalizzare la città. rezza, il Decreto Rifiuti Già nei giorni delle barri- d e l l a “sinistra Di fronte alla crisi eco- in Campania, il cosiddet- cate nella periferia napo- radicale” ma abbisogna nomica avanzante, i cit- to Lodo Schifani e la di- letana (Chiaiano) eviden- di un cambio di marcia tadini furono inclini ad chiarazione dello Stato ziavamo che la lotta di politico, culturale ed accettare cose che li a- di Emergenza inerente questa comunità esprime- organizzativo, che faccia vrebbero indignati in ad una presunta emer- va un portato generale tesoro delle esperienze altre circostanze". genza immigrazione so- per le questioni politiche del recente passato no le tappe di una escala- che richiamava e per l’at- quando, molte delle enerIn contrasto con l'insen- tion autoritaria ed antide- teggiamento militare as- gie che pure si erano mosata girandola di alter- mocratica la quale sta sunto da Berlusconi. bilitate contro Berlusconi chi e di inefficienza poli- segnando pesantemente Nell’area metropolitana e le destre, sono state detica, i nazisti si presen- la vicenda politica di napoletana si è palesato, potenziate e mortificate nelle settimane scorse, un in nome della governabitavano come un'alterna- questo paese. tiva di unità, impegnata Se, poi, a questi prov- modello di gestione delle lità a tutti i costi e della ed energica.la loro pro- vedimenti sommiamo i contraddizioni sociali e logica (capitalistica) paganda giocava sulle severi strali di Brunetta del conflitto che è andato fondata su una indispennecessità e le paure del- contro i fannulloni nella ben oltre il dato locale sabile gestione bipartila città, riuscendo a Pubblica Amministrazio- prefigurando una modali- zan. conquistarsi l'obbedien- ne, le astute boutade di tà di azione di governo, za della classe media, Sacconi che minaccia di che si sta dispiegando a L’Autunno che si approsconfusa e turbata". aumentare l’età pensio- macchia d’olio in tutto il sima dovrà esplicitare nabile e gli annunci di paese, lungo tutto l’arco una nuova consapevolezTutto ciò creò le basi per tagli previsti nella pros(Continua a pagina 17) (Continua da pagina 15) La brutale normalità dell’emergenza di un governo pericoloso INTERNI 2 settembre 2008 Giustizia e Libertà 17 Il privilegio che fa del leader un sovrano di Ezio Mauro (La Repubblica, 11 luglio 2008) Mancava, Silvio Berlusconi, nell'aula di Montecitorio radunata ai suoi ordini, ieri, per votargli l'immunità disegnata su misura per la sua persona, consentendogli di evitare in extremis la sentenza nel processo per corruzione in atti giudiziari in corso a Milano, dove il Cavaliere è accusato di aver spinto l'avvocato londinese Mills a dichiarare il falso sui fondi neri Fininvest all'estero. Penso che l'imbarazzo politico, morale, istituzionale- lo abbia tenuto fuori dalla Camera dove, a due mesi dalla nascita del suo governo, l'abuso della forza ha ieri raggiunto il culmine, rivelando una debolezza che peserà come un destino sul resto della legislatura. Nel Paese che continua a proclamare la legge uguale per tutti, dopo il voto di La brutale normalità ieri e in attesa dell’emergenza urgente di queldi un governo pericoloso lo del Senato il Cavaliere si avvia a diven(Continua da pagina 16) za di lotta e di organizzazione fon- tare "più udata -finalmente- sull’autonomia e guale" dei suoi sull’indipendenza. Non sono possi- c o n c i t t a d i n i , bili fantomatiche riedizioni di nuo- sottraendo l'imvi caravanserragli antiberlusco nia- putato Berlusconi al suo ni. L’incidere del corso della crisi e il legittimo giudiconsumarsi pratico di una ce che lo sta “sinistra” che ha fatto della subal- p r o c e s s a n d o ternità ai poteri forti del capitale, per reati comunostrano ed europeo, il suo tratto ni, per nulla fondativo e distintivo ci segnala legati all'attivil’importanza di un lavoro, articola- tà politica. to e capillare, di ricostruzione di un blocco sociale anticapitalista ade- Per fare questo, ha guato ai compiti della nuova soglia l'imputato dovuto chiededel conflitto. re soccorso al L’annunciato Sciopero Generale premier Berluper il prossimo 17 Ottobre, indetto sconi, che non unitariamente dalle organizzazioni ha esitato a udel Sindacalismo di Base, è un ap- sare fino in puntamento significativo a cui ten- fondo il potere dere per affermare, nelle piazze e esecutivo per nei posti di lavoro, un deciso stop imporre al legiall’insieme dei provvedimenti di slativo una norBerlusconi e costruire una rinnova- ma capace di ta prospettiva oltre la catastrofe bloccare il giupolitica ed elettorale della diziario. “sinistra”. Anzi, di più. In tale crogiolo, e non fuori da es- Finché non è so, può agire una moderna opzione stato sicuro comunista che vuole svolgere una d e l l ' a p p r o v a funzione politica avanzata e non z i o n e del limitarsi a vuoti riti politicisti e no- "lodo", predistalgici. sposto dal ministro-ombra Roberto Vignoli della Giustizia www.contropiano.org Alfano (il vero Guardasigilli è l'avvocato del Cavaliere, Ghedini), il premier ha mandato avanti come norma d'urgenza un emendamento che fermava 100 mila procedimenti giudiziari pur di arrestare il suo. Ieri, avuta la sicurezza che l'immunità diventerà subito legge, Berlusconi ha acconsentito a disfare la norma blocca-processi, dimostrando così platealmente che la norma non aveva alcuna urgenza reale ma era solo strumentale alla sua difesa, in una combinazione legislativa meccanica che piegava due volte la procedura penale e l'uguaglianza dei cittadini per costruire un salvacondotto personale su misura ad un imputato eccellente. Qui sta l'imbarazzo della democrazia italiana, in questa concatenazione tra l'interesse privato e la legislazione pubblica, che forma un abuso, deforma l'imparzialità della giurisdizione, trasforma la separazione dei poteri. Le tre funzioni (legiferare, amministrare, rendere giustizia) nello Stato moderno sono affidate a organi distinti in posizione di reciproca indipendenza e autonomia proprio per garantire che anche l'esercizio delle attività sovrane è sottoposto al diritto. Montesquieu ha spiegato una volta per sempre che "tutto sarebbe perduto se il medesimo uomo facesse le leggi, ne eseguisse i comandi e giudicasse delle infrazioni". Ma che accade quando il medesimo uomo fa le leggi, ne esegue i comandi e così fa in modo che nessuno possa giudicare delle sue infrazioni? Quanto è "perduto" in questo uso abusivo del potere? Naturalmente questo ragionamento viene evitato dai costruttori del nuovo senso comune berlusconiano. Si prescinde dai fatti (un'ipotesi di reato, un'inchiesta, un processo, e la corsa politica a bloccarne l'esito) e si preferisce ragionare in termini generali: qui - si dice non si discute di Berlusconi, ma di un sistema di guarentigie, che esiste anche altrove e riguarda le quattro principali cariche della Repubblica. Con ogni evidenza è una mistificazione. A parte il fatto che l'immunità del Capo del governo non esiste nelle democrazie europee, si può discutere in astratto di immunità se e in quanto serva a disegnare un sistema generale di garanzie, non quando urga la necessità di sottrarre un imputato al suo giudizio, strappandolo all'aula del Tribunale che sta per concludere il processo. Questo anzi è il caso in cui la garanzia si trasforma in privilegio, e l'immunità studiata dalla dottrina costituzionale in considerazione della funzione pubblica e della sua tutela -nell'interesse non già del singolo, ma della collettività-, si riduce a impunità costruita nell'interesse esclusivo non di una carica ma di una persona, che con un vantaggio improprio viene sottratta ad oneri e responsabilità che valgono per tutti gli altri cittadini. Qui sta tutta l'eccezionalità (uso la parola in senso tecnico) di ciò che sta accadendo in un parlamento ridotto a collegio di difesa di un imputato di corruzione, costretto a (Continua a pagina 18) INTERNI 18 Giustizia e Libertà 2 settembre 2008 Il privilegio che fa del leader un sovrano (Continua da pagina 17) votare leggi speciali a sua tutela, impegnato a costruire un regime esclusivo di salvaguardia per un leader a cui non basta la politica, il trionfo elettorale, la forza della maggioranza, la dignità della funzione che ricopre nel nostro Stato. Sul piano culturale, c'è qualcosa di più. Una forzatura nella costituzione materiale del Paese, nella struttura politica del sistema, per cui da questo eccesso d'autorità scaturirà una nuova concezione dello Stato, con la supremazia del Leader che ha vinto le elezioni e per questo è intoccabile perché è un tutt'uno con la volontà dei cittadini, in un'unione sacra al punto che nessuna legge, nessun diritto, nessun potere può intervenire a sindacarla. Attraverso questa concezione, il leader legittimo del Paese diventa sovrano di fatto, perché si appropria di una sovranità che per Costituzione appartiene al popolo: non "emana" dal popolo verso qualche potere come oggi si vuole far credere e come pretende la teoria del moderno populismo, ma nel popolo risiede perché è il popolo che la esercita, "come contrassegno ineliminabile - si disse nella discussione in Costituente - del regime democratico". Questa è la posta in palio negli eventi a cui stiamo assistendo, nonostante la riduzione interessata a stanca contesa tra politica e magistratura, nonostante la banalizzazione accurata della sostanza politica, istituzionale e costituzionale di questa vicenda: non per caso immersa in un grande pettegolezzo sessuale su presunte intercettazioni in parte già distrutte dai magistrati e in parte prossime alla distruzione e tuttavia evocate e sceneggiate senza posa dai costruttori del paesaggio politico berlusconiano, secondo la modernissima strategia feticista che -come spiega la psicanalista Louise J. Kaplan- "mette in rilievo un dettaglio particolare per poter distrarre l'attenzione da altre caratteristiche considerate inquietanti", "per immobilizzare e ammutolire, vincolare e dominare". Proprio per questo, a mio parere, è importante e significativo che migliaia di persone abbiano sentito il bisogno martedì scorso di uscire dalla solitudine repubblicana in cui viviamo per andare nella piazza di Roma dov'era annunciata una manifestazione di testimonianza e di protesta per le leggi ad personam predisposte dalla destra berlusconiana. Nella nuova egemonia culturale che domina l'Italia e che mette l'azione e le decisioni del governo al primo po- sto, trasformando la legittimità in nuova sovranità, e chiedendo alla legalità di non intralciarla, la vera domanda è se c'è una capacità di reazione liberale e democratica, costituzionale e repubblicana. Quella piazza, fatta di cittadini sconosciuti che hanno voluto riconnettersi al discorso pubblico in un momento delicato (e in molti casi hanno dovuto farlo da soli, senza il tradizionale canale dei partiti) è appunto un principio di reazione. Ma alla domanda tutta politica -finalmente- che veniva dai cittadini in piazza (e dai molti altri che non hanno partecipato per molte ragioni, ma anche perché non si riconoscevano nelle forme, nei modi e nel programma dell'organizzazione) è stata servita una risposta di segno opposto, tutta impolitica. Anzi, antipolitica. Con un crescendo da "Corrida" che mescolava denunce planetarie e racconti da Calandrino sul Cavaliere, accuse a Napolitano (come se fossero le istituzioni di garanzia il vero problema del Paese), e al Pd come principale nemico, secondo la tradizione consolidata della peggior sinistra, per cui il vero avversario è il tuo compagno. Attraverso questo meccanismo che ha sostituito gli "idoli" dello spettacolo ai leader, trasformando il loro linguaggio in di- scorso politico e riducendo i cittadini a spettatori che applaudono, si è rotta la cornice istituzionalmente drammatica in cui si sta compiendo la prova di forza di Berlusconi. Anzi, si è persa l'"eccezionalità" di quanto la nuova destra berlusconiana sta facendo, l'unicità di questo passaggio, smarrito nella denuncia antipolitica grillina che urlando vuole tutti uguali: dunque Berlusconi è come gli altri e tutti insieme sono "un comitato d'affari", col risultato che lo show convince il cittadino della sua impotenza, lo depriva della sua scelta di partecipare, depotenzia la sua reazione di ogni qualità politica, infine lo restituisce al privato con la convinzione che ogni azione pubblica collettiva è impossibile, peggio, inutile. Salvo battere le mani all'idolo che urla a vuoto, contro tutti e nessuno. Si possono recuperare le ragioni che hanno portato quei cittadini in piazza, provando a dar loro un indirizzo politico, un percorso democratico, uno sbocco possibile? Molti "girotondi" hanno capito i limiti dell'antipolitica, che probabilmente ha consumato qui la sua stagione. Il Pd dovrebbe aver compreso che il vuoto della politica, anche lui genera mostri, e bisogna costruire un orizzonte riformista che sappia mobilitare e rispondere, dando radicalità ai valori e ai diritti, soprattutto quando sono sotto attacco. La sinistra sparsa, il centro cattolico, i moderati che non accettano il passaggio di sovranità hanno a disposizione un'idea semplice e necessaria: la democrazia come idea comune, nell'Italia sfortunata del 2008. Ezio Mauro La Repubblica 11 luglio 2008 2 settembre 2008 AFFAIR ALITALIA Giustizia e Libertà 19 ALITALIA, una vera “svendita” agli amici degli amici di Paolo Di Roberto Di Alitalia se ne parla ormai dall’inizio dell’estate. Abbiamo trattato l’argomento subito prima della pausa estiva, lo riprendiamo ora sulla scena del clamore scatenato dalla presentazione del piano di salvataggio. Non vogliamo annoiare il lettore con articoli tecnici. Quelli riportati sul giornale in questo stesso numero danno tutte le informazioni politiche e tecniche che si desiderano. Noi, però, ora vogliamo approfondire la questione sotto l’aspetto prettamente politico in quanto il caso Alitalia ci sembra molto significativo per comprendere l’impostazione della politica berlusconiana generale. I problemi di Alitalia sono annosi, negli ultimi quindici anni solo una volta ha presentato un bilancio positivo. E’ passata attraverso due prestiti ponte. Il primo nel 2004 di 400 milioni di euro, con il beneplacito dell’Unione Europea, il secondo sul finire di aprile concessi dal precedente governo di centrosinistra su pressione del premier in pectore Silvio Berlusconi, per un totale di 300 milioni di euro, questa volta aspramente contestato non solo dall’Unione Europea ma anche da compagnie come British Airways e Ryanair. Il termine della liquidità a le condizioni fallimentari dell’azienda hanno portato al commissariamento dell’azienda sotto la direzione di Augusto Fantozzi, ex ministro con il centrosinistra. Dopo il fallimento dell’accordo con Air France, causato dalla miopia dei sindacati da un lato e dall’intervento proeuro. prio di Berlusconi in piena 3) I dipendenti verrebbero ascampagna elettorale, ecco presorbiti dalla nuova compasentarsi la cordata italiana con gnia salvo, si parla, per molti nomi illustri dell’imprenora, 5.000 che risulterebditoria italiana che si sono uniti bero in esubero. per la costituzione di una nuova compagnia che nascerebbe sul- 4) Il fallimento implica, come tutti i fallimenti, la perdita le ceneri della precedente, un di tutti i crediti e degli inpo’ come l’araba fenice. vestimenti operati da parte dei vecchi creditori e azioNon a caso il piano di salvatagnisti. Per far fronte a quegio è stato denominato proprio sta perdita lo stato costi“Fenice”. tuirebbe due fondi a loro sostegno. Ed ecco farsi luce su alcuni punti del piano che in parte a- 5) I dipendenti in esubero, circa vevamo già anticipato. 5.000, avrebbero la possibilità di accedere ad amCome l’araba fenice, morirebmortizzatori sociali per i be la precedente compagnia e prossimi 7 anni e si pensa ne nascerebbe una nuova che ad un loro eventuale ricolassorbirebbe parte del vecchio locamento presso le Poste personale. italiane. Già qui abbiamo i primi ele- 6) La flotta e le rotte verrebbementi del piano. ro drasticamente ridotti, fino a circa un 40%. 1) L’Alitalia verrebbe fatta fallire mentre, contempora- 7) Resta aperta l’opzione di un’eventuale fusione con neamente verrebbe costiAirOne. tuita una seconda compagnia. Riflettiamo ora sui punti “2” e 2) Gli investimenti della corda- “3”, e così ci renderemo subito ta italiana nella nuova conto del primo scandalo che compagnia assommereb- accompagna questo piano di bero a circa un miliardo di ristrutturazione della compagnia. a) gli investimenti della cordata italiana per un miliardo di euro mentre il piano presentato da Air-France grazie alla mediazione di Romano Prodi, lo scorso aprile, prevedeva la vendita di Alitalia per due miliardi di euro, il doppio; b) gli esuberi (previsti per ora) ammontano a 5.000, mentre con Air-France ammontavano a soli 2.500, la (Continua a pagina 20) 20 Giustizia e Libertà AFFAIR ALITALIA 2 settembre 2008 ALITALIA, una vera “svendita” agli amici degli amici (Continua da pagina 19) metà. Ma ci sono anche i punti “1” e “4”su cui riflettere ponderatamente. Il fallimento di Alitalia e la conseguente costituzione di due fondi a sostegno dei creditori e degli investitori, sono lo specchio di una delle operazioni più vergognose della storia della Repubblica italiana. I due fondi verrebbero costituiti con capitale pubblico, soldi dello stato, e andrebbero a coprire i debiti di Alitalia non pagati. In altre parole: c) per la “Fenice” il passivo di Alitalia verrebbe pagato con i soldi dei contribuenti; d) l’Air-France avrebbe provveduto lei stessa al pagamento dei debiti. Da un primo calcolo è possibile stimare in un miliardo e mezzo di euro il passivo, circa 30 euro a italiano, neonati compresi. Una tassa di 120 euro per una famiglia media di quattro persone. Come ha avuto modo di affermare Cesa, segretario dell’UDC, “E’ facile fare miracoli con i soldi degli italiani”. Come aggiungiamo noi, i debiti divengono pubblici mentre i guadagni privati, a tutto vantaggio dei componenti della nuova cordata. (A questi debiti, si badi bene, si devono anche aggiungere i costi degli ammortizzatori sociali applicati ad un numero maggiore di dipendenti rispetto a quelli preventivati da Air-France.) C’è un ultimo punto, il numero “7” su cui vogliamo porre l’accento: la possibile fusione con AirOne. Attualmente AirOne impiega molti giovani entrati con con- stato tra i primi a chiedere al tratto di formazione, in attesa di governo un incontro urgente essere riconfermati. con il governo per affrontare gli inevitabili problemi per l’ecoQualora si proceda realmente ad nomia della capitale. una fusione tra le due compagnie, da un lato ci troveremmo Ma c’è ora un problema più urcon personale doppio impiegato gente da affrontare. sui medesimi incarichi, dall’altro con la necessità di gestire La liquidità è terminata, la benmigliaia di esuberi provenienti zina, pare, secondo le dichiarazioni di Fantozzi, basta solo fida Alitalia. no a fine mese. E’ evidente, come sempre avviene in casi simili, che prima Gli stipendi dei dipendenti, andi riconfermare i contratti di che di coloro che entrerebbero a formazione si procederebbe al- far parte della nuova compal’impiego dei dipendenti prove- gnia, sono a rischio. nienti da Alitalia, proprio per limitare il numero di esuberi. Non c’è molto tempo per rifletOssia ci troveremmo di fronte a tere su questo piano e per trovanumerosi ragazzi giovani che re eventuali alternative. vedono il proprio posto di lavoro a rischio. La situazione sembra essere quella del prendere o lasciare. Ed infine dobbiamo affrontare il problema dell’indotto. Sono queste le parole che infatti ha usato sia il governo, sia l’Una grande azienda come Alita- A.D. in pectore Colaninno. lia occupa direttamente circa Un modo insomma per pressare 20.000 persone. ulteriormente i sindacati e porMa esistono anche una serie di tarli verso l’approvazione di un altre aziende che forniscono piano a scatola chiusa. servizi all’Alitalia, i pasti che E’ ciò rappresenterebbe un envengono serviti a bordo, la rinesimo sopruso, e, certo, uno verniciatura degli aeromobili, la dei più inconcepibili. manutenzione, il carico e lo scarico dei bagagli, tanto per fare Ricordiamoci, infatti cosa ha un esempio. affermato pubblicamente l’advisor Correado Passera di Non sono dipendenti Alitalia, Intesa San Paolo solo qualche ma vivono in funzione di Alitagiorno addietro (esattamente il lia. 28 agosto) al Meeting di CL: «Senza un accordo con i sinUn ridimensionamento della dacati, il progetto di rilancio compagnia aerea comporta, inedi Alitalia potrebbe essere a vitabilmente, un ridimensionarischio» mento anche di tutta questa serie di aziende; in breve una se- Ed ora, nonostante ciò ... rie di licenziamenti non contemplata dal piano Berlusconi. Un altro dei pasticci di questo Lavoratori che non compaiono piano ideato solo per fare camnelle statistiche ufficiali ma che pagna elettorale sulla pelle dei si troverebbero, di fatto, in mez- lavoratori e di tutti coloro che pagano le scelte del lassismo di zo alla strada. questi anni. Non è un caso, infatti, che Alemanno, sindaco di Roma ed e- PDR sponente di rilievo del PDL, è 2 settembre 2008 AFFAIR ALITALIA Giustizia e Libertà 21 Approvati il decreto e DDL per la modifica delle procedure di commissariamento Alitalia, via libera al salvataggio Berlusconi: «Missione compiuta» AirFrance apre: «Sì a nostra partecipazione minoritaria» Veltroni «Diventa una compagnia di bandiera» (da Corriere della Sera, 28 agosto 2008) La "nuova" Alitalia resterà una compagnia italiana. Il governo ha dato il via libera -con la modifica della legge Marzano- al salvataggio della compagnia di bandiera, e la divisione in due nuove società, una bad company e una best company, annunciando che soci stranieri potranno entrare ma solo con quote di minoranza. Air France, ritiratasi definitivamente dalla partita ad aprile, è pronta di nuovo a scommettere sulla partita che vedrà nascere la newco dalle ceneri della vecchia compagnia. Procede quindi velocemente il piano per il salvataggio che lunedì dovrà affrontare un grande ostacolo: il confronto con il sindacato, pronto a dare battaglia. alla creazione della newco con circa 100 mln. Questo sarà il nostro contributo a un progetto che è diventato molto DA SAN PAOLO solido e che sta diven100 MLN Intesa Sanpaolo ha poi tando un progetto di fatto sapere che contri- successo». buirà alla newco con una Il presidente operativo cifra intorno ai 100 milio- della nuova compagnia ni di euro. sarà Roberto Colaninno. Lo ha detto l'ad Corrado Passera durante la pre- BERLUSCONI sentazione dei dati seme- SODDISFATTO strali. Intanto, in vista del cda di «Se un certo numero di Alitalia di venerdì, l’esecondizioni saranno sod- cutivo ha approvato un disfatte -ha affermato il decreto legge e un ddl manager- e ho l'impres- che riordinano le procesione che lo saranno dure per l’amministrazioperché è stata approva- ne controllata (legge ta la nuova legge Mar- Marzano) con cui le parti zano, se ogni cosa va in perdita di Alitalia, racsecondo i piani e se le colte nella bad company, condizioni della possibi- saranno poste sotto comle offerta saranno ri- missariamento. spettate, participeremo «I sacrifici ci saranno - ha detto il premier Silvio Berlusconi, soddisfatto di aver mantenuto gli impegni presi in campagna elettorale-, ma il personale in eccesso non sarà abbandonato come anche i piccoli risparmiatori». «Certo -ha anche assicurato il presidente del Consiglio- gli esuberi saranno inferiori a quelli della svendita ad Air France». Il decreto approvato dal governo prevede una deroga alle norme antitrust, per l’integrazione tra Alitalia e Air One come previsto dal piano di Intesa Sanpaolo, tutela degli azionisti e possibilità di immediata cessione degli asset della bad company a trattativa privata. La fase di commissariamento potrà durare uno e due anni e inoltre a stabilire il prezzo per la cessione degli asset sarà il commissario straordinario. Nessuna cifra al momento sugli esuberi che, ha detto Berlusconi, saranno inferiori al piano di Air France. BERLUSCONI Il premier si è detto soddisfatto: «Avevamo il dovere di intervenire, siamo intervenuti con concretezza. Ci siamo riusciti. Avere una compagnia di bandiera italiana solida era indispensabile. L'esigenza primaria è stata il rispetto dell'interesse del Paese, era l'unica scelta altrimenti c'era il falli(Continua a pagina 22) 22 Giustizia e Libertà AFFAIR ALITALIA 2 settembre 2008 Alitalia, via libera al salvataggio - Berlusconi: «Missione compiuta» (Continua da pagina 21) mento. Il personale in eccedenza si troverà in una situazione su cui interverremo, non sarà abbandonato e neanche i piccoli investitori». Il premier ha ribadito che la compagnia di bandiera resterà italiana: «Se la nuova Alitalia ritenesse utile allearsi con una grande compagnia di un altro paese, quest’ultima potrà entrare solo come un socio di minoranza». Infine un attacco ai sindacati: «La precedente trattativa con Air France è fallita per colpa loro e non nostra». La riunione del governo è filata liscia, nonostante gli avvertimenti lanciati nei giorni scorsi dalla Lega. I nodi principali erano stati sciolti in una cenariunione mercoledì sera con Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Umberto Bossi e Roberto Calderoli: il Carroccio ha ottenuto l'apertura del Tavolo per gli aeroporti milanesi. E così Bossi può finalmente dire che «il piano va bene». TRATTATIVA COI SINDACATI Proprio con i sindacati se la deve vedere il governo già lunedì, dopo l'assicurazione, contenuta nel decreto, di «ammortizza tori sociali per la durata di sette anni (4 di cassa integrazione e 3 di mobilità) per tutti i lavoratori». Intanto Air France-Klm torna a guardare ad Alitalia, «pronta a rilevare una partecipazione di minoranza sul capitale» e ha espresso l’auspicio di restare partner strategico. Ma ora la partita si sposta sul fronte sindacale e in attesa delle altre tappe tecniche, con il cda di Alitalia di venerdì che dovrà dare il via libera ai conti del semestre e alle procedure di commissariamento, già i sindacati hanno annunciato battaglia sugli esuberi. I piloti dell’Anpac hanno chiesto l’apertura del confronto per entrare nel merito del piano, altrimenti si arriverà ad un conflitto sociale «pesantissimo». Anche Fabrizio Tomaselli, dell’Sdl intercategoriale, ha bocciato il piano di salvataggio di Alitalia e annunciato una battaglia durissima. Sulla stessa lunghezza d’onda gli assistenti di volo dell’Avia, che non sono disponibili ad accettare che il piano industriale per il salvataggio di Alitalia faccia «macelleria sociale» della categoria. OPPOSIZIONE CONTRARIA All'entusiasmo di Berlusconi fa eco la bocciatura senza sconti dell'opposizione. Il piano "Fenice" non convince il segretario del Pd, Walter Veltroni, che teme che Alitalia si riduca a una «compagnia di bandierina». «La vicenda Alitalia è lo specchio fedele di come il governo Berlusconi sia vittima della sua demagogia e della sua inadeguatezza» ha dichiarato in una nota. Secondo il segretario del Pd «il piano presentato ci consegna una compagnia di bandiera che di fatto diventa di bandierina, con un inaccettabile ridimensionamento della capacità di espansione internazionale». Pierluigi Bersani sottolinea come l’interessamento mostrato da Air France ad acquisire una quota della compagnia avverrà «in condizioni meno favorevoli per l’Italia, per i lavoratori, i consumatori e gli azionisti». «Le rassicurazioni di Berlusconi non servono a nulla -aggiunge l'ex ministro-. Viene fuori l'idea di una compagnia più piccola e più domestica che ovviamente non potrà vivere da sola». Durissimo l'ex sottosegretario alla presidenza del governo Prodi, Enrico Letta, secondo cui le parole di Berlusconi sono «sfacciate e intollerabili» e tentano solo di «coprire la realtà, cioè che il governo sta pilotando il fallimento di Alitalia». UDC: GOVERNO RIFERISCA A nome dell’Udc Luca Galletti chiede al governo di riferire in Parlamento per illustrare i piani industriali: «Capiamo i possibili vantaggi per gli azionisti privati della "nuova Alitalia", non conosciamo invece le perdite della bad company e dei suoi azionisti pubblici, cioè gli italiani. Il governo venga in Parlamento a illustrare i piani industriali delle due società, assumendosi le responsabilità che gli competono». «Il piano del governo ha molti più esuberi di quello proposto da Air France e smantella la compagnia di bandiera, per questo anche se siamo fuori dal Parlamento ci opporremo e lo faremo in piazza e tra la gente» fa sapere il segretario del Prc, Paolo Ferrero. Anche Antonio Di Pietro pone l’accento sulla gravità dei numerosi esuberi annunciati: «Grazie a Berlusconi perderanno il lavoro 7mila dipendenti, qualcuno in più di quelli che previsti da Air France, che parlava di circa 2.100 esuberi». La deputata dell'Idv Silvana Mura parla di «un regalo a un gruppo di imprenditori che senza rischi se la rivenderanno tra quattro anni». Ma non sono solo le opposizioni a esprimere preoccupazione e dal sindaco di Roma Gianni Alemanno arriva la richiesta di un incontro urgente con il governo per fare il punto sul futuro di Fiumicino e quindi di decine di lavoratori. COMMISSIONE UE In ogni caso la palla potrebbe ora passare a Bruxelles che -dopo le modifiche alla legge Marzano - deve verificare se l'operazione è compatibile o meno con le norme comunitarie, soprattutto sul fronte degli aiuti di Stato. Dunque, molto probabilmente, anche per quel che riguarda il previsto ricorso la cassa integrazione e mobilità per tutti i dipendenti della compagnia di bandiera. Finora sulla scrivania del commissario Ue ai trasporti, Antonio Tajani sono giunte solo delle bozze sia del piano "Fenice" messo a punto da Banca Intesa, sia del decreto legge approvato a Palazzo Chigi. «Ci sono sempre contatti in corso -ha assicurato il portavoce di Tajanima spetta al governo italiano decidere se e cosa notificare formalmente alla Commisione europea. E per ora non è stato notificato alcun testo ufficiale». E in attesa che la Commissione Ue possa cominciare il suo lavoro, sul piano Alitalia sono puntati gli occhi di molte compagnie aeree concorrenti, che hanno minacciato la possibilità di preparare nuovi ricorsi, oltre a quelli già presentati per contestare il prestito ponte di 300 milioni di euro concesso dal governo Prodi e trasformato in patrimonio netto dal governo Berlusconi. Corriere della Sera 29 agosto 2008 AFFAIR ALITALIA 2 settembre 2008 Giustizia e Libertà 23 Il decreto di nomina è stato firmato dal presidente del consiglioSilvio Berlusconi Alitalia, Fantozzi è il commissario Intesa «OK dei sindacati o salta il piano» Passera: «Possibile che nei prossimi giorni si aggiungano altri azionisti». Confermato l'interesse di istituti stranieri da Corriere della Sera (29 agosto 2008) Augusto Fantozzi è stato nominato commissario straordinario di Alitalia. Il decreto di nomina è stato firmato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola. Qualche ora prima il consiglio di amministrazione di Alitalia aveva chiesto ufficialmente il commissariamento. Il cda, contestualmente, aveva dichiarato lo stato di insolvenza della compagnia e chiesto l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria al Tribunale di Roma. LE PARTI Intanto, nel day after del piano di salvataggio di Alitalia avviato dal governo con le modifiche alla legge Marzano, la parola passa alle parti, ovvero investitori e sindacati. Ed è Corrado Passera, ad di Intesa Sanpaolo (l'advisor che ha messo a punto il piano "Fenice") dal meeting di Cl a Rimi- ni a fare alcune precisazioni. A cominciare dal fatto che «senza un accordo con i sindacati, il progetto di rilancio di Alitalia potrebbe essere a rischio». AVVIO DECISIVO «Se nelle prossime 4-5 settimane non si capisce se prendiamo la strada giusta è difficile: dico che le prossime 4 settimane sono cruciali e si capirà se si va avanti o no» ha sottolineato Passera, aggiungendo che «il progetto al quale stiamo lavorando è un progetto imprenditoriale molto serio. Il lavoro da fare è tanto e mi auguro che sia un progetto di sistema». L'ad di Intesa ha apprezzato le modifiche alla legge Marzano decise dal governo: «Era più adatta a crisi industriali che a crisi finanziarie». ALTRI AZIONISTI Passera ha aggiunto di ritenere che «nei prossimi giorni si aggiungeranno altri azionisti» e ha confermato il possibil e «interessamento» di altri istituti di credito stranieri. Quanto all'apertura di Air France Passera la definisce «una grande soddisfazione per la valutazione del piano». Infine ha ribadito che la quota di Intesa SanPaolo sarà di «100-150 milioni, circa il 10%» del capitale. AZIONISTI PERSONE LIBERE E CONSAPEVOLI L'ad di Intesa Sanpaolo ha poi definito «infelice» la frase di Bersani che, sempre al meeting di Rimini aveva parlato di imprenditori «con la pistola alla tempia». Passera ha sottolineato che la totalità degli azionisti con cui ha parlato «sono persone libere, coscienti dell'investimento che fanno. Il fatto che se ne continuino ad aggiungere, ci rassicura sul progetto stesso». «È un progetto difficile -ha aggiunto PasseraNoi pensiamo che la probabilità di successo sia alta ma effettivamente è una cosa da conquistarsi giorno per giorno». ♦ Alitalia, i "coscritti" della Fenice in attesa dei 16 miliardi per Milano 2015 Hanno risposto al premier con una "puntata minima" che produrrà interessanti favori Dagli aeroplani all’immobiliare Le contropartite per l’operazione Beretta (Confindustria): “Progetto ambizioso. Serve però un partner internazionale” di Alberto Statera (La Repubblica, 30.08.2008) "Alzi la mano chi non sarebbe pronto a investire nell'Alitalia !" esclamò come sempre gua- scone Silvio Berlusconi il Ligure. sorda e 7 giugno scorso dinanzi stolsero ai giovani industriali riu- La sala plaudente di fans sguardo niti a Santa Margherita si fece repentinamente grigia, molti diimbarazzati lo dall'amor loro (Continua a pagina 24) AFFAIR ALITALIA 24 Giustizia e Libertà 2 settembre 2008 Dagli aeroplani all’immobiliare (Continua da pagina 23) interdetto sul palco e nessuno ebbe il coraggio di alzare né una mano né un dito. Neanche la neopresidente di Confindustria Emma Marcegaglia, la cui azienda di famiglia spicca oggi tra i magnifici sedici ardimentosi che si sono iscritti al club dei salvatori della patria, accettando di partecipare al "Pittoresco Capitalistico" che va sotto il nome di "Operazione Fenice", quella che dovrebbe far risorgere dalle ceneri l'ectoplasma della Compagnia di bandiera. Pochi giorni dopo Santa Margherita moriva a Roma quasi novantenne, e non dal ridere, Umberto Nordio, l'ultimo presidente dell'Alitalia che firmò bilanci in attivo, ma che giusto vent'anni fa fu cacciato da Romano Prodi, allora presidente dell'Iri, perché era un po' troppo autonomo. Cos'è successo da quei primi giorni di giugno capace di coagulare la coraggiosa cordata che sfiderà guidata da Roberto Colaninno la legge di gravità oltre a quella del mercato ? E' successo che uno stuolo di emissari politici sguinzagliati da Berlusconi, dal banchiere Gaetano Miccicché al factotum Bruno Ermolli, ha spiegato al colto e all'inclita, seppur ve ne fosse bisogno, che questa non è una faccenda qualunque, ma "è una delle partite che contano nel capitalismo italiano", come dice sempre Cesare Geronzi, impegnato a sua volta nella partita delle partite, quella che -Mario Draghi permettendo- lo dovrebbe portare al controllo assoluto di Mediobanca e della Galassia del grande potere finanziario da Trieste a Roma, da Milano a Torino, orfano ormai da anni di Enrico Cuccia. Chi resta fuori dalla partita Fenice non avrà da guadagnarci su altri ben cospicui fronti finanziari. in queste ore, ma potrebbero ancora crescere, attratti dalle contropartite governative. Quali contropartite ? Così è nata la cordata dei Non scherziamo. patrioti coraggiosi, i 16 "coscritti" -ma quanti Altro che il Ponte sullo altri si accoderanno sul- Stretto, di cui Benito l'onda della tremontiana Mussolini annunciò l'imeconomia sociale di mer- minente inizio dei lavori cato ?- disposti a fare gli settant'anni fa, ma che azionisti "captive" del forse non si farà mai, o governo sotto le vesti di che comunque noi pur"cavalieri bianchi". troppo non vedremo. In cambio di che ? Con quale contropartita C'è pronta la manna del politica derivante dal rap- 2015: l'Expò di Milano, porto privilegiato con la ex capitale morale che Palazzo Chigi, che su torna grande, maestosa, rifiuti napoletani e Alita- quasi da bere, come ai lia si è giocato la pericli- bei tempi. tante credibilità degli an- Scorri i nomi dei sedici ardimentosi e non ne tronunci ? vi uno che non sia in atEugenio Scalfari, France- tesa di assai lucrosi favosco Giavazzi, Tito Boeri, ri governativi. Franco Debenedetti e altri hanno già ritratto a Lasciamo stare per un grandi linee l'album di istante Salvatore Ligresti, famiglia d e l - palazzinaro e assicuratol'"Operazione Fenice", re, già protagonista della che, nella migliore tradi- Milano da bere e di quelzione, è nutrita di politi- la in manette, i Benetton, ca, l'unica che sembra Tronchetti Provera, Marpoter dare "dividendi", cellino Gavio, i pubblici con la pubblicizzazione concessionari autostradadelle perdite e la privatiz- li, i proprietari di aerozazione dei profitti, a porti e stazioni, e gli altri questo capitalismo che i cui interessi, curati con aborrisce di fatto, se non affetto in cambio dell'ina parole, il libero merca- tervento patriottico, sono evidenti: 16 miliardi pubto. Come vuole la religione blici d'investimenti e di monopolista e antimerca- relativi appalti per l'Expò tista del "Lider Maxi- destinati ai padiglioni, mo", nato a suo tempo ma soprattutto a due ausulla benevolenza di Bet- tostrade, due metrò, una tino Craxi e di qualche nuova tangenziale, staloggia bancaria e oggi zioni, ferrovie e quant'alr o . spalleggiato dall'ideologo t Giulio Tremonti. Lasciamo stare FranceL'ha detta bene Michael sco Caltagirone Bellavista O'Leary, patron di Rya- che con l'Ata ha mire nair: "Uno sport folle": consistenti su Linate e su l'interferenza della politi- altri cospicui business ca in Italia è uno sport milanesi, dopo aver ristrutturato a Venezia il folle. Cui i capitalisti nutriti di Molino Stucky. animal spirits, di shum- Tralasciamo anche Emilio peteriana gagliardia, si Riva, l'acciaiere tradizioacconciano con entusia- nale supporter berlusconiano di ferro, e Marco smo. Fossati che deve difendeNe abbiamo almeno sedi- re il suo investimento in ci nel "Pittoresco Capi- Telecom dalle mire spatalistico" che va in scena gnole. E, per carità, la Emma che, poveretta, è sulla graticola di Confindustria e ha Berlusconi che le fiata sul collo. Carlo Toto poi deve in qualche modo far volare quell'Airone zoppo e scalcagnato che ha sul gobbo. Claudio Sposito e Salvatore Mancuso, bontà loro, rispondono all'appello del premier con un "chip" milionario che, statene certi, produrrà interessanti favori governativi ai loro fondi. Concentriamoci piuttosto su Davide Maccagnani, imprenditore ignoto ai più, che proprio incuriosisce. Ex titolare, presidente e amministratore delegato della Simmel Difesa, unico produttore in Italia di munizioni e di spolette di medio e grosso calibro per cannoni navali, oltre che di esplosivi, teste missilistiche, razzi e sistemi d'arma a razzo, questo Davide ha appena venduto l'azienda, con stabilimenti a Colleferro e ad Anagni, vicino Roma, agli inglesi della Chemring. Di Davide, che si divideva tra Torino e gli stabilimenti laziali dove ci fu un'esplosione che provocò un morto e molti feriti, il "santino" del premio di un "Gran Galà Stampa" del 2003 ci racconta che "è uno dei più stimati e apprezzati capitani d'industria a livello intercontinentale, un industriale che si è fatto veramente da solo con notevoli sacrifici, con lo studio, con l'applicazione, con il coraggio e la grandissima perseveranza". Che c'entra Maccagnani con l'Alitalia ? Non disperate, ha messo via i soldi degli inglesi che hanno comprato i (Continua a pagina 25) AFFAIR ALITALIA 2 settembre 2008 Giustizia e Libertà 25 Dagli aeroplani all’immobiliare (Continua da pagina 24) suoi missili di Colleferro e ha messo in piedi una piccola immobiliare, la Macca srl. Volete vedere che la Macca, a dispetto della sigla casereccia, spunterà in qualche bell'affare edilizio milanese, visto che tra Scilla e Cariddi non si muoverà neanche un ciotolo ? Del resto un produttore di teste missilistiche che subentrò anni fa alla Fiat e alla Snia BPD nel business delle armi deve avere ganci governativi e con i Servizi di primaria qualità. Ci riserviamo magari di chiederlo, se ci darà udienza, a Gianni Letta, il cui nipote Enrico in questa vicenda è stato il più realista: con l'"Operazione Fenice", stanno facendo un'altra Efim, l'ente voluto da Aldo Moro e Pietro Sette, la cui liquidazione costò ai cittadini italiani settemila o più miliardi del tempo. Poi ci sono i fratelli Fratini, Corrado e Marcello, che facevano jeans in Toscana, area privilegiata di Denis Verdini, neocoordinatore nazionale di Forza Italia, l'uomo che fa venire il morbillo a Fabrizio Cicchitto, l'antico trotskista della sinistra lombardiana che, iscritto alla Loggia P2 come l'attuale capo Berlusconi, criticava Berlinguer da sinistra e che purtroppo tutte le sere ci tocca subire nei tele- giornali nazionali. Ma ancora per poco, finché il suo capo toscano, con ottimi agganci di tutti i tipi a cominciare da quelli veri massonici, non metterà all'incasso il ruolo appena assunto al posto dell'ecumenico Sandro Bondi e quello svolto con Ermolli e altri nella leva dei coscritti Alitalia. Questi Fratini, insomma, un po' stufi degli stracci griffati, hanno messo su indovinate che ? Un'immobiliare, la Fingen Real Estate. Chissà che la nuova nata non conquisti qualche appezzamento al sole ai confini della Brianza, sulle soleggiate terre dell'Expò 2015. "Magliana ai magliari", ci dice sghignazzando un ex amministratore delegato che naturalmente non vuole essere citato, in onore al "Pittoresco Capitalistico" d'Italia. Non resta allora che un flebile e assai poco speranzoso interrogativo: sarà Colaninno a salvarci dal capitalismo intossicato dalla politica? Alberto Statera La Repubblica 30.08.2008 Le sorti magnifiche della cordata tricolore di Eugenio Scalfari, La Repubblica (xx.08.2008) Ha detto Giulio Tremonti: "Il governo Prodi ci ha lasciato due disastri: l'immondizia di Napoli e l'Alitalia, oltre ad una situazione economica e finanziaria spaventosa. Il presidente Berlusconi ha risolto in 58 giorni il problema dei rifiuti e in 120 giorni ha salvato l'Alitalia. Noi abbiamo rimesso i conti a posto con la Finanziaria di luglio". Giovedì è stato il giorno del trionfo e le celebrazioni sono continuate nei giorni successivi insieme a una pioggia di nuovi annunci sul federalismo, sulla sicurezza, sulla sanità, sulla scuola. Ha parlato Berlusconi in tivù. Ha parlato Cicchitto. Hanno parlato Bossi, Calderoli, Maroni. Ha parlato Gelmini. (Continua a pagina 26) AFFAIR ALITALIA 26 Giustizia e Libertà 2 settembre 2008 Le sorti magnifiche della cordata (Continua da pagina 25) Ha parlato Bombassei della Confindustria, anche lui magnificando la politica del fare rispetto a quella del dire e bruciando il suo chicco di incenso al culto berlusconiano. Qualcuno non ha mancato di indicare alla gogna i giornali "radicalchic" che si ostinano a non unirsi al coro e che comunque "non contano niente di fronte ai trionfali sondaggi di questo scorcio agostano". Infine ha parlato anche Roberto Colaninno, presidente "in pectore" della nuova Alitalia, con un'intervista rilasciata al nostro direttore Ezio Mauro e pubblicata venerdì scorso. Un'intervista di grande interesse perché Colaninno spiega la filosofia imprenditoriale che ha indotto lui e altri quindici imprenditori italiani a impegnare oltre un miliardo di euro per salvare dal fallimento la compagnia di bandiera indipendentemente dalle opinioni politiche di ciascuno di loro. Colaninno si è sempre proclamato di sinistra ed ha ribadito in quell'intervista la sua collocazione ma le sue opinioni politiche -ha detto- non hanno niente a che vedere con la sua visione imprenditoriale. L'Alitalia era un'occasione per mettere quella vocazione alla prova rischiando anche un po' di soldi (nel suo caso 200 milioni che non è poca cosa). Questo ha fatto insieme ad altri suoi compagni di cordata. cazione imprenditoriaChiede di esser giudi- le al profitto sia fatta cato sui risultati. passare per dedizione alla salvezza del Paese Alle domande critica- e alle sue "magnifiche mente incalzanti di E- sorti e progressive". zio Mauro ha risposto Colaninno nella sudche non stava a lui di detta intervista ha batdistribuire torti e re- tuto ripetutamente su sponsabilità sul disa- questo tasto senza forstro Alitalia e neppure se rendersi conto che, sui provvedimenti che se si rivendica anche il governo avrebbe pre- un ruolo di salvatori so per render possibile della patria ci si espone la nuova avventura del- inevitabilmente all'esala compagnia di ban- me delle "condizioni diera. date" entro le quali "Una cosa è certa" ha l'operazione specifica detto "l'Alitalia è fal- avviene, chi ci guadalita. Per farla rinasce- gnerà e chi ne pagherà re bisognava liberarla il conto. dai pesi del fallimento. Ora si riparte da Se ci si veste da salvaqui". tori bisogna rispondere alle critiche e non libe"Incipit nova histo- rarsene con la frase ria". "che altro può fare La filosofia imprendi- un imprenditore ?". toriale è sempre stata questa, non è una sco- L'imprenditore può faperta di Colaninno e re tante cose tra le quanon ci stupisce. li anche astenersi dal Neppure stupisce che partecipare ad operaquella filosofia si sia zioni che hanno un richiamata nel tempo contenuto eminentecon eguale vigore al mente politico assai libero mercato, al pro- più che di vantaggio tezionismo, perfino al- economico per la coll'autarchia, operando lettività. per salvaguardare il profitto d'impresa nelle L'imprenditore non è condizioni storicamen- necessariamente un te date. maniaco del fare. Se vuole anche la paIl profitto (l'ho scritto tente di salvatore, allopiù volte) è la sola va- ra si rassegni ad ascolriabile indipendente tare qualche opinione che l'impresa prende in difforme dalla sua. considerazione ed è la sua unica modalità. In *** un sistema capitalistico Francesco Giavazzi ha le cose stanno così. scritto sul Corriere delLa democrazia, cioè la la Sera di mercoledì un sovranità popolare, può articolo sull'Alitalia correggere questa filosofia capitalistica intro- nello stesso giorno in ducendovi dosi più o cui anch'io mi cimentameno forti di socialità, vo con quell'argomendi pari opportunità, di to. visione generale del La coincidenza e l'ispirazione sostanzialmenbene comune. te comune mi ha fatto Non è accettabile inve- piacere se non altro ce che la legittima vo- perché sarebbe difficile accusare Giavazzi, come pure Deaglio e Boeri, di bolscevismo e di radicalismo scicchettone. Su un punto tuttavia le mie opinioni non coincidono con quelle di Giavazzi. Egli teme che la cordata di Colaninno si sia imbarcata in un'iniziativa troppo rischiosa. Io penso invece, come Deaglio e Boeri, che quei sedici "capitani coraggiosi" abbiano giocato sul velluto avendo ricevuto la staffetta nelle migliori delle condizioni possibili da un governo che sarà comunque (e forse per alcuni di loro è già stato) concretamente riconoscente. Basta scorrere il decreto legge uscito dal Consiglio dei ministri di giovedì: divisione della vecchia Alitalia in due società, una "cattiva" con tutte le passività in testa allo Stato, l'altra libera come un uccello in volo e affidata ai privati; sospesi i poteri dell'Antitrust per sei mesi al fine di render possibile la concentrazione Alitalia-AirOne e instaurare il monopolio della tratta Linate-Fiumicino; salvaguardare la nuova Alitalia da ogni rivalsa dei creditori e dei dipendenti; consentirle di acquistare da una società fallita tutta la polpa (aerei, slot, diritti di volo, personale dipendente necessario); aprire un negoziato con i sindacati per portarli, già domati, a stipulare contratti nuovi col nuovo vettore. Un caso tipico di socializzazione delle per(Continua a pagina 27) 2 settembre 2008 AFFAIR ALITALIA Giustizia e Libertà 27 Le sorti magnifiche della cordata (Continua da pagina 26) dite e privatizzazione dei profitti, che sarà probabilmente esteso anche ad Air France o a Lufthansa se entreranno per una quota nell'Alitalia nascente. Chi voglia confrontare l'accordo offerto dai francesi nel marzo scorso vedrà che le differenze sono macroscopiche. Allora non si parlava né di fallimento né di legge Marzano né di divisione in due società, ma dell'acquisto di Alitalia in blocco con i suoi debiti, i suoi dipendenti, la sua flotta. I francesi avrebbero anche pagato allo Stato un prezzo per le azioni e lanciato un'Opa per gli azionisti di minoranza. Avrebbero stanziato 2,600 miliardi per il primo rilancio e incluso Alitalia nel "network" Air France-Klm. Berlusconi (ma anche Colaninno) hanno definito quell'operazione una svendita. Ma l'operazione attuale come si può definire? Tutti gli oneri allo Stato, tutta la polpa ai privati, Air France compresa se entrerà come azionista. Io direi che un'operazione così si definisce politica di immagine e imbroglio economico. Sergio Romano, sul Corriere della Sera di ieri ha scritto che l'opposizione dovrebbe collaborare. Non riesco a capire per molti ed egregi opinionisti il ruolo dell'opposizione. Deve collaborare sulla sicurezza, sul federalismo, sulla giustizia, sulla legge elettorale, sulle riforme costituzionali, sulla scuola, sulla sanità. Ed anche su questo pasticcio dell'Alitalia. Quello che non capisco è dove si può fare opposizione. Sulle fontanelle di quartiere, sindaci di destra permettendolo ? Sarebbe interessante saperlo. In realtà si vorrebbe un'opposizione al guinzaglio, un'opposizione addomesticata. Non mi pare sia questo il suo ruolo in una democrazia liberal-democratica. Gli Usa insegnano. *** Forse la parola imbroglio può sembrare eccessiva. Vediamo dunque da vicino alcuni lineamenti dell'operazione. 1. Gli esuberi previsti vanno da un minimo di cinquemila ad un massimo di settemila. Il ministro del "welfare", Sacconi (e prima di lui Berlusconi e Tremonti) assicura che nessun dipendente sarà lasciato per strada. Esistono infatti da quarant'anni alcuni ammortizzatori sociali, la cassa integrazione a zero ore e la mobilità permanente, per un totale di sette anni. Sacconi non inventa nulla che già non vi sia. Ma la cassa integrazione ha un suo plafond e non può estendersi all'infinito. Se si va oltre il limite bisognerà rifinanziarla o inventare nuovi ammortizzatori e nuovi finanziamenti. La questione va considerata con attenzione in tempi di crescita zero del Pil e di incombente disoccupazione. 2. Il governo prevede incentivi e detassazioni per le imprese private che assumano i licenziandi Alitalia. È evidente (Fassino l'ha ricordato ieri) che non si può limitare un provvedimento così anomalo al solo caso dell'Alitalia. Non si possono fare leggi speciali che valgano per un solo soggetto e non per altri. Perciò, se un provvedimento del genere sarà preso, bisognerà estenderlo a tutti gli esuberi che si verificheranno in futuro. Quanto costa una copertura di queste dimensioni ? 3. Il governo prevede anche che i piccoli azionisti Alitalia siano indennizzati. Come e in che misura? Attingendo al fondo di garanzia creato per indennizzare i risparmiatori truffati dall'emissione di "bond" fasulli, tipo Parmalat, Cirio, "bond" argentini. Credo che quel fondo sia insufficiente a indennizzare gli azionisti Alitalia. Comunque la fattispecie è completamente diversa. Ma anche qui: se si adotta una strategia di questo genere bisognerà poi estenderla a tutti i piccoli azionisti travolti da crisi societarie. Lo Stato è in grado di assumersi una responsabilità di queste dimensioni? Intervenendo in questo modo mai visto prima sulla Borsa italiana? A me sembra una favola. Anzi l'ennesimo imbroglio. 4. È stato stabilito che gli azionisti della cordata Colaninno non potranno vendere le loro azioni nei prossimi cinque anni, passati i quali saranno liberi di fare quello che più gli sembrerà opportuno. Vedi caso: la scadenza è nel 2013 e coincide con la fine della legislatura. È molto probabile che il grosso dei soci della cordata, che niente hanno a che vedere col trasporto aereo, escano dalla società. Tanto più che avranno come consocio un vettore aereo internazionale, Air France o Lufthansa che sia. In questa vicenda il socio internazionale è destinato ad avere la stessa posizione della spagnola Telefonica in Telecom. È il solo che ne capisce ed è il solo che alla lunga resterà al timone. Ho già scritto che tutta questa vicenda mi ricorda il gioco dell'oca, quando si torna indietro alla casella di partenza. Alla fine avremo una compagnia guidata da un vettore internazionale perché non c'è più spazio in Europa e nel mondo per vettori locali nel mercato globale. La sola differenza sarà che il vettore internazionale avrà speso molto meno di quanto sarebbe avvenuto cinque anni prima. Questa sì, sarà una svendita preceduta da un imbroglio. Le perdite allo Stato (cioè a tutti noi) i profitti ai privati, nazionali e stranieri. Un imbroglio che camuffa una svendita. La Frankfurter Allgemeine ha scritto ieri: Un’operazione insolente contro il mercato e contro l'Europa". Ambasciatore Romano, l'opposizione deve collaborare ? Eugenio Scalfari La Repubblica 31 agosto 2008 28 Giustizia e Libertà AFFAIR ALITALIA 2 settembre 2008 L’avaria ALITALIA di Antonio di Pietro (www.antoniodipietro.it) Ieri ho fatto alcune dichiarazioni sul caso Alitalia alle agenzie di stampa. Ho affrontato la questione in diversi articoli di questo blog, che troverete in calce a quest’ultimo. La questione Alitalia rappresenta una truffa colossale che a tratti durante questi tristi mesi di agonia della società ha sconfinato anche nell’illegalità, oltre che far precipitare la già poco rosea immagine internazionale di questo Paese ai minimi storici. Ricorderete che definii l’interferenza di Silvio Berlusconi sulla trattativa Air France Alitalia un vero e proprio atto di insider trading. In campagna elettorale, Silvio Berlusconi promise di rimettere in piedi la compagnia di bandiera e di avere una cordata tutta italiana pronta e disponibile all'acquisto nel giro di quattro settimane come scrisse Il Giornale. Anche qui mentiva. Ma quella menzogna costò cara al popolo italiano, e ai dipendenti di Alitalia mal consigliati anche dai loro “protettori”, i sindacati. Dopo aver preso ai cittadini 600 miliardi delle vecchie lire per un contributo a fondo perduto alla compagnia di bandiera, oggi Berlusconi è promotore interessato di una nuova compagnia che a costo zero sfrutta il marchio e le rotte del vettore Alitalia, scaricando i debiti sullo Stato e su una miriade di piccoli azionisti che perderanno tutto. Grazie a Berlusconi perderanno il lavoro 7000 dipendenti, qualcuno in più di quelli previsti da Air France (si parlava di circa 2100 esuberi). Quello che accadrà è semplice, ancora una volta i debiti di Alitalia e della Bad Company ricadranno sui cittadini, allo stesso tempo nascerà una nuova compagnia utile a Berlusconi e ai suoi amici del cuore. Ma il governo insiste e Tremonti, Ministro dell’Economia, tuona: “Ci hanno lasciato due disastri: Napoli e l’Alitalia. Il primo Berlusconi lo ha risolto a fine luglio, domani risolverà Alitalia”. Per Napoli non basta dire “è risolta” dopo aver spazzato due strade del centro città ed inoltre le responsabilità di quella situazione perpetrata con un decennio di governi alternati non è stata mai affrontata rimuovendo le cause politiche. La seconda, Alitalia, questo governo l’ha aggravata e l’aggraverà a spese dei cittadini. Non sono contrario al fatto che la compagnia Alitalia rimanga "italiana", come qualcuno può pensare, a patto che lo sia nel rispetto delle regole del libero mercato e nel rispetto degli interessi dei cittadini italiani e non di una cerchia ristretta di privilegiati. ♣ Leggi anche: * Alitalia: miracolo posticipato * La cordata menzogna * Sulla pelle del Paese * Alitalia: basta illudere i cittadini AFFAIR ALITALIA 2 settembre 2008 Giustizia e Libertà 29 Epifani: «niente atti di forza su Alitalia» Intervista di Angelo Faccinetto (l’Unità, 31.08.2008) Crisi Alitalia, con una cordata di salvataggio che -dice- non sembra essere mossa da interessi industriali. E poi inflazione, bassi salari, riforma del modello contrattuale, emergenze per affrontare le quali il governo ha fatto finora poco o nulla. Appena tornato dagli Usa dove, ospite dei sindacati americani, ha partecipato alla convention democratica per l’investitura di Barack Obama per la corsa alla Casa Bianca, il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, si trova a dover fare i conti con una situazione difficile. Ma con qualche speranza in più. Epifani, qual è il messaggio che porta da Denver ? «I giornali, anche in Italia, hanno dato molto risalto ai contenuti della convention democratica. Un punto, però, è rimasto in ombra: il sostegno di tutte le organizzazioni sindacali alla candidatura di Obama e il grande peso che hanno avuto i temi del lavoro in tutti gli interventi. Da quelli del candidato presidente a quelli di Ted Kennedy, di Joe Biden, di Bill e di Hillary Clinton. È il segno di uno spostamento a sinistra del Partito democratico americano ed è un segnale importante anche per l’Europa e per l’Italia». “promessa americana” c’è il superamento della teoria reaganiana che ha dominato gli ultimi decenni, c’è la proposta di una società non più fondata sugli interessi individuali ma sulla coesione Casa Bianca diventeranno decisivi e imporranno anche da noi una riflessione seria. E poi, più in generale, anche se Obama ha sottolineato che la sua non è una candidatura di razza, una sua vittoria sarebbe un segnale in fortissima controtendenza con la cultura xenofoba, razzista e discriminatoria, oggi presente in Europa, Italia compresa. Come dimostrano l’atteggiamento del governo e di diverse amministrazioni locali». Uno stimolo anche per il nostro Partito democratico che oggi appare in difficoltà ? «Penso di sì. Una parte del gruppo dirigente, guidato dal segretario Veltroni, ha partecipato alla convention. Mi aspetto che malgrado le difficoltà, questa scelta netta del partito americano possa aiutare il dibattito interno al Pd a decollare». sociale. Non a caso è partito un segnale forte per una nuova politica del welfare, per una nuova legislazione del lavoro, per una politica fiscale esplicitamente redistributiva, Ed è stato sottolineato il principio “paga uguale a lavoro uguale”, che permette il superamento delle differenze di genere e si è insistito sull’importanza del contratto collettivo, un richiamo Come interpreta queste di grande attualità anche difficoltà ? «Non sono una sorpresa, per noi». per me. Come ricorderà, In che modo questi orien- avevo mosso diverse critamenti potrebbe incidere tiche sul modo in cui il sulle scelte politiche ita- Pd è nato. Andava seguito un percorso diverso ed liane ed europee ? «Incidono come sempre inverso rispetto a quello incidono le grandi scelte intrapreso. Adesso bisoPerché ? «Perché in quella che O- americane. Se Obama gna correre ai ripari. Non bama chiama la vincerà la sfida per la può essere che la più grande forza di opposizione non abbia una sua fisionomia forte e un altrettanto forte radicamento sociale. Ma credo che il gruppo dirigente lo abbia chiaro». Intanto, con la sfida elettorale americana alle porte e, in Italia, un Pd in cerca di identità, comincia un autunno carico di problemi. Cito i principali che, come si dice, si “tengono” tutti: Alitalia, inflazione, emergenza salariale, crisi dei consumi, riforma del modello contrattuale. Come li affronterà il sindacato ? Cominciamo da Alitalia e dal suo carico di esuberi. «La nostra posizione è chiara. Non siamo disposti a discutere di esuberi se non si discute di piano industriale. E piano industriale vuol dire investimenti, qualità e quantità dei collegamenti, della flotta. Significa perimetro aziendale, cioè attività da tenere e da abbandonare. Solo dopo aver convenuto su questi punti è possibile affrontare il tema organici». A proposito dei quali il ministro Sacconi, l’altro giorno ha parlato, di circa 5mila unità. Più o meno del previsto ? «Lo ripeto: noi non vogliamo partire dagli esuberi. Passera dice che è fondamentale l’accordo con il sindacato ? Bene. Ma questo significa confrontarsi con le nostre (Continua a pagina 30) 30 Giustizia e Libertà AFFAIR ALITALIA 2 settembre 2008 Epifani: «niente atti di forza su Alitalia» (Continua da pagina 29) opinioni. Quello che si aprirà domani (oggi per chi legge, ndr) deve essere un confronto vero sul piano industriale, non un prendere o lasciare. Se fosse così non ci sarebbe il nostro consenso». Intanto però un’idea sulla cordata se la sarà fatta... «La mia opinione è che questa cordata -sulla quale Passera stava lavorando da tempo e per la quale il governo ha cambiato in corsa le regole- sia formata da imprenditori che, per una parte, hanno altri interessi (penso a quelli che operano nell’edilizia o nel campo delle concessioni pubbliche) e per l’altra puntano sul guadagno finanziario. E ciò è un problema, perché in un mercato difficile come quello del trasporto aereo, se gli azionisti non si concentrano sul cuore dell’attività, c’è il rischio di fallire nell’intento». Non vede nessun interesse industriale in questa cordata ? «Allo stato non è visibile. E mi chiedo quali problemi porrà, nell’immediato e in prospettiva, il vincolo temporale di cinque anni che questi imprenditori si sono posti. Perciò è importate un piano industriale all’altezza dei problemi di Alitalia. Chiediamo un impegno che sia, insieme, di risanamento e di sviluppo, non accetteremo una politica dei due tempi». tori e pensionati perdono giorno dopo giorno potere d’acquisto. Come è stata sin qui l’azione del governo ? «Questa è la grande emergenza nazionale e su questo il governo ha fatto poco. Poco sui prezzi, poco sulle tariffe, niente sulla restituzione fiscale a lavoratori e pensionati. Questo segna oggi il maggior dissenso tra noi e il governo. Ovviamente tutto ciò rende anche più difficile il confronto sulla riforma dei contratti». né da altri sindacati. Credo che dopo la metà del mese avremo un quadro più preciso che ci consentirà di capire se sarà possibile giungere o meno ad un accordo». Lei ha sottolineato che, mentre tutti i governi europei si stanno muovendo per fronteggiare la crisi, il nostro rimane inerte. Cosa pensa di fare per dargli la sveglia ? «Penso che a sostegno dei nostri obiettivi si debba avviare una vasta mobilitazione di massa. Nei Che sembra irto di osta- prossimi giorni faremo una verifica con Cisl e coli. «Un intervento di redi- Uil, poi decideremo». stribuzione fiscale l’avrebbe sostenuto, non Tra i problemi al centro averlo fatto acuisce i pro- dell’attenzione mediatica E non c’è solo l’Alitalia. blemi. Noi puntiamo ad non c’è l’occupazione. Il L’inflazione non scende, i un aumento dei salari ministro Sacconi magnificonsumi crollano, lavora- attraverso tutti i livelli ca l’aumento delle ore di ottenuto contrattuali, straordinario mentre non grazie ai suoi provvedipare che menti, mentre si tace il fatto che la cassa integraConfindustria si muo- zione continua ad aumenva in questa tare. Come mai ? «Il governo non intende direzione». rappresentare la realtà I tempi? italiana per quello che è, Sacconi e con la sua economia in recessione, con la cassa industriali, ma anche integrazione che cresce, Cisl e Uil, con le sue filiere produttive in crisi. Non solo, fanno credo, per una questione pressing perché si di immagine, ma anche perché non ha una propoconcluda tutto entro sta. Per questo preferisce dare una lettura ideologisettembre. «Anche noi ca della situazione plaudendo all’incremento del abbiamo 9% delle ore di straordil’esigenza di non dilui- nario e dimenticando re i tempi, che, nel complesso, il ma non ac- Paese perde ore di lavoro. Per via della crisi». cettiamo diktat. Né dal governo, Angelo Faccinetto né da Con- l’Unità 31.08.2008) findustria, 2 settembre 2008 AFFAIR ALITALIA Giustizia e Libertà 31 Il presidente della newco intervistato dal “Financial Times” Alitalia, Colaninno “gela” i sindacati «L’alternativa al piano è il fallimento» Al via il tavolo con il governo, ma «non ci sarà normale trattativa». Epifani: «Discutere di progetto industriale» da Corriere della Sera (1.09.2008) manager avverte che gli attuali contratti di lavoro dei dipendenti Alitalia non sono più validi. Guardando al compito che lo attende parla di «una sfida molto eccitante. Mi piaMa a poche ore dall'ince molto, questo fa parcontro arriva una "doccia te della mia personalifredda" Roberto Colatà». ninno, presidente della newco Compagnia aerea Secondo il quotidiano italiana. britannico il manager itaIn un’intervista al Finanliano, 65 anni, è uno «spe cial Times il presidente di cialista dei rilanci», con Immsi ha detto che non ci importanti precedenti in potrà essere una «normaOlivetti e in Piaggio. le trattativa» e che i sindacati «devono capire Guardando alla situazioche l’alternativa è il falne generale del Paese, limento». Colaninno dice che «è ora di finirla di pianInterpellato sulla possibigerci addosso e metterci lità di resistenze ai tagli a fare qualcosa: smetdell’organico e a rinegotiamola di discutere al ziazioni contrattuali, il «L'auspicio è quello di trovarci di fronte a una trattativa vera» aveva detto Franco Nasso, segretario generale della Filt-Cgil in vista dell'apertura, lunedì pomeriggio alle 18, del tavolo tra governo e sindacati sul piano di salvataggio per Alitalia. bar per non fare nulla. Se non faremo così, il futuro dell’Italia sarà molto cupo». In mattinata Roberto Colaninno ha incontrato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi in un faccia a faccia durato circa due ore. Al termine non sono state rilasciate dichiarazioni. «CONFRONTO VERO» Molto distante la posizione del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che in un'intervista all'Unità sottolinea che quello con il governo «deve essere un confronto vero sul piano industriale, non un prendere o lasciare. Se non fosse così non ci sarebbe il nostro consenso» avverte. «La nostra posizione è chiara -dice il leader della Cgil-. Non siamo disposti a discutere di esuberi se non si discute di piano industriale. Solo dopo aver convenuto su questi punti è possibile affrontare il tema organici. Passera dice che è fondamentale l'accordo con il sindacato ? Bene. Ma questo significa confrontarsi con le nostre opinioni». Quanto la piano di salvataggio, «la mia opinione -dice Epifani- è che questa cordata, sulla quale Passera stava lavorando da tempo e per la quale il governo ha cambiato in corsa le regole, sia formata da imprenditori che, per una parte, hanno altri interessi (penso a quelli che operano nell'edilizia o nel campo delle concessioni pubbliche) e per l'altra puntano sul guadagno finanziario». E «se gli azionisti non si concentrano sul cuore dell'attività c'è il rischio di fallire nell'intento». Un interesse industriale «allo stato non è visibile». ♣ 32 Giustizia e Libertà AFFAIR ALITALIA 2 settembre 2008 Ecco i “Capitani Coraggiosi” che piloteranno Alitalia furi dalla crisi da www.salviamoitalia.net Roberto Colaninno Anche grazie a quel Boeing, che poi fu rimesso a Da manager diventa imprenditore senza capitali. nuovo dalle officine Lufthansa, Toto finì per firmare Conquista Telecom facendo debiti. Insieme a Gnutti un preziosissimo accordo di partnership -era il 2000 e Consorte non hanno soldi necessari, ma agganci - con la compagnia tedesca. politici: le banche concedono mega prestiti milionari Al matrimonio con Lufthansa Toto portava una dote e con un sistema di scatole cinesi conquistano il 51% ricca: Air One aveva occupato sistematicamente tutdi Telecom. Hopa (controllata al 51% da Colaninno e te le rotte nazionali «trascurate» da Alitalia. Quando tuttavia Toto si propone Gnutti, con dentro Monte dei Paschi come acquirente di Alitalia, le di Siena, Unipol e Fininvest, nel banche che avrebbero dovuto miglior spirito bipartisan) possiede sborsare 2 miliardi di euro, maniil 56,6% di Bell (oscura società con festano scarsa fiducia nell’operasede nel paradiso fiscale del Luszione. semburgo). Bell controlla il 13,9% Vanta una grande amicizia con il di Olivetti, che possiede il 70% di segreterio generale della Cisl BoTecnost, che controlla il 52% di Tenanni, uno di quelli che ha detto lecom. "no" all'accordo con Air France. Praticamente Colaninno e soci controllano Telecom detendone solo il Francesco Bellavista Cal1,5%. C’è il dubbio che il controllo di tagirone Bell su Olivetti sia avvenuto per Lo troviamo socio di Hopa, semeffetto di notizie riservate di Colabra con i finanziamenti erogati ninno (reato di incidere trading, che dalla ex Popolare Lodi alla società tuttavia la Consob non ha accertaoff shore Maryland, utilizzata in to). passato anche per comprare Rcs e Il Financial Times parla di titoli della stessa Popolare Lodi. Il KAPITANO “rapina in pieno giorno”. dei “Capitani Coraggiosi” Risulta indagato nell' inchiesta sulTelecom viene gestita così bene che l' aggiotaggio Antonveneta. dopo due anni affoga nei debiti, ma Insieme a Sergio Billè (già PresiColaninno riesce a venderla a Tronchetti Provera dente di Confcommercio) risulta coinvolto nelle vi(Pirelli) e a Benetton, con una plusvalenza di 1,5 mi- cende che riguardano il “furbetto del quartierino” liardi di Euro (praticamente esentasse). Stefano Ricucci. Naturalmente i veri sconfitti sono i piccoli azionisti della società. Gilberto Benetton Nel 2005 la Consob lo condanna al pagamento di una Partecipa con Tronchetti Provera all’operazione Tesanzione per conflitto d’interessi. lecom, acquistata da Colaninno. Nel 1999 acquista l’altra grande azienda pubblica Marco Tronchetti Provera privatizzata, cioè la società Autostrade. Subentra a Colaninno e lascia nel 2006 dopo aver Anche in questo caso l’operazione avviene attravercausato danni disastrosi alla società (il titolo crolla) so il debito, che poi dovrebbe essere pagato dalla ed ai piccoli azionisti. nuova “gallina dalle uova d’oro” (Autostrade apCerto anche lui come azionista ci rimette (circa 100 punto). milioni di euro), ma ne incassa 295, tra stipendi e Nel 2005 la società insieme ad Argofin di Marcellistock options. no Gavio entra in Impregilo, alla vigilia della gara per il Ponte di Messina. Carlo Toto Parte dall’azienda di famiglia, la Toto costruzioni, che sotto la sua guida di Carlo negli anni '60 non perde una commessa da amministrazioni pubbliche (come le Ferrovie) ed enti locali abruzzesi. Carlo Toto è di casa all'Anas e piano piano passa dai semplici rifacimenti stradali alla costruzione di ponti, gallerie e corsie. Tutto fila liscio fino al 1981, quando lo arrestano con un funzionario Anas in una delle poche indagini premani pulite. L'accusa per falso riguarda l'appalto del ponte sul fiume Comano (crollato nel giugno del 1980). Nel 1988 arriva la condanna in appello con i benefici di legge. Patteggia 11 mesi di condanna per le mazzette pagate per l'appalto di un mega-parcheggio. Nel giugno ‘94 comprò il suo primo Boeing a un fallimento per quattro milioni di dollari. Marco Fossati La Star è l’azienda storica della famiglia. La finanziaria Findim entra nel giro Telecom, quando Tronchetti Provera lascia. Si dichiara convinto che la società nei prossimi due anni migliorerà fortemente. Si fa portatore di un piano alternativo per il rilancio Telecom, che prevede l’ingresso nella società di Mediaset. Per convincere Silvio Berlusconi, Fossati ha addirittura portato Alierta (della spagnola Telefonica socia di telecom) ad Arcore appoggiandosi al lavoro diplomatico di Alejandro Agag, genero dell´ex premier spagnolo Aznar ed ex segretario del Ppe, e di Flavio Briatore, entrambi amici del Cavaliere. Gli stessi uomini che tre anni fa fiancheggiavano la scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera. (Continua a pagina 33) 2 settembre 2008 AFFAIR ALITALIA Giustizia e Libertà 33 Ecco i “Capitani Coraggiosi” che piloteranno Alitalia furi dalla crisi (Continua da pagina 32) Ma intanto il titolo scende. Marcellino Gavio I suoi successi “autostradali” prendono le mosse dai rapporti politici, in particolare con il Partito Socialdemocratico di Romita e Nicolazzi. All’epoca del Ministro Prandini (pluricondannato) ottiene mille miliardi di appalti pubblici. Nel 1992 il suo amministratore delegato Bruno Binasco è stato imputato in processi per corruzione (è stato infine condannato insieme a Primo Greganti per finanziamento illecito ai partiti, nell'ambito dei processi di Mani Pulite). Su di lui nel 1992 fu spiccato un mandato di cattura, per presunte tangenti a Gianstefano Frigerio, segretario regionale DC, riguardo l'appalto per l'allargamento della Milano-Genova. Gavio si rifugiò all'estero, a Montecarlo, fino al settembre '93, fino a quando decise di presentarsi ai giudici di Milano, dove si salvò grazie alle solite prescrizioni. Interessanti le intercettazioni con il Ministro Lunari ed Emilio Fede: dimostrano il suo metodo di lavoro. Risulta indagato, insieme a Ugo Martinat, nelle vicende della Torino-Lione. Attraverso Argofin controlla un terzo di Impregilo, in cui entra poco prima dell’appalto per il Ponte di Messina. Claudio Sposito E’ uno degli uomini chiave del salvataggio di Fininvest dal fallimento all’inizio deglia anni ’90. All’epoca operava come plenipotenziario italiano per conto della banca d’affari Morgan & Stanley ed il rapporto con Berlusconi divenne così solido che nel 1998 diventerà amministratore delegato di Fininvest. Nel 2003 ritroviamo Sposito ed il suo fondo Clessidra ad operare con Gnutti, Presidente di Hopa, con l’intervento di Mediobanca. Sposito controlla oggi ADR, che gestisce gli aeroporti di Roma. Emilio Riva E’ il re italiano dell’acciaio. Non è sconosciuto alla giustizia, che lo ha condannato per il reato di inquinamento della Ilva Siderurgica prima a Genova e ora a Taranto. Inoltre nel 2006 veniva riconosciuto colpevole di frode processuale e tentata violenza privata nei confronti di numerosi dipendenti di Taranto. Pene mai scontate grazie ai vari indulti e sconti. Il suo metodo di lavoro è la privatizzazione dei guadagni e la socializzazione delle perdite. In una lettera al Governo del 14 dicembre Emilio Riva avverte che l'eventuale riduzione delle emissioni di anidride carbonica comporterebbe "la necessità di fermare parte significativa degli impianti in Salvatore Ligresti uso. Il personale -afferma- colpito da tali riduzioChiacchierato per i suoi presunti rapporti con la ma- ni non potrebbe essere inferiore, anche nell'ipotefia, è finito in carcere per l'inchiesta Mani Pulite e si più conservativa, alle quattromila unità". condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione. §§§§§ Speculatore su aree edificabili, di lui si sa che passava le mazzette direttamente a Craxi propria manu e Molti degli imprenditori coinvolti risultano legati dal che è stato più volte salvato dalle grandi banche, pro- “filo rosso” della vicenda Telecom, che dunque mene la potere politico. Il suo ex rivale in affari Berlusconi lo nomina nel lu- rita nuovi e ulteriori approfondimenti. glio 2004 amministratore delegato della Rcs Media Molti degli imprenditori sono stati condannati, in più Group, che controlla il Corriere della Sera, guarda di un caso per vicende di tangenti e corruzione. Quasi sempre hanno fatto i loro affari a debito, cioè caso. Insieme a Gavio e Benetton è socio di Impregilo, grazie a prestiti delle banche. In particolare di una e coinvolta nella vicenda dell’appalto per il Ponte di così sono debitori di Banca Intesa. Messina. Sarebbe interessante conoscere l’entità del prestito. Salvatore Mancuso Nel 2007 la sua nomina alla Presidenza del Banco di Sicilia, con il consenso di Totò Cuffaro e le congratulazioni di Francesco Musetto, viene salutata come un evento. Ma di li a poco dovrà dimettersi. Ma il suo fondo Equinox, con sede in Lussemburgo, è presente in molte operazioni discutibili. Così Mittel, finanziaria guidata da Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), e il fondo Equinox di Salvatore Mancuso hanno sottoscritto un accordo con Banca Mps e Banco Popolare, creditrici di Fingruppo, per liquidare in bonis Hopa, la società della galassia del finanziere bresciano Emilio Gnutti -finito in disgrazia in seguito alla calda estate dei furbetti del quartierino, anno 2005, quando fu coinvolto nella vicenda giudiziaria delle scalate bancarie e delle intercettazioni telefoniche- e degli imprenditori a lui vicini. Qualche giorno prima di partecipare alla cordata Alitalia acquista il 65% di Air Four, compagnia aerea executive con sede a Milano. Non è che in realtà Banca intesa stia soltanto cercando di recuperare i suoi crediti ? Molti di loro sono Cavalieri del Lavoro. Nel sito ufficiale si legge che “Gli imprenditori insigniti di questa onorificenza, dalla sua istituzione ai nostri giorni, rappresentano l'élite imprenditoriale del paese e che “L'Ordine al "Merito del Lavoro" premia l'insignito non solo per una specifica attività intrapresa, ma lo vincola ad un impegno etico e sociale volto al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del paese”. Complimenti ! C’è qualcuno che si aspetta che imprenditori siano mossi dall’intento di rendere un servizio alla collettività ? C’è qualcuno che non pensa che, comunque vadano le cose, alla fine usciranno dalla vicenda con la loro brava e ingente plusvalenza ? www.salviamoitalia.net AFFAIR ALITALIA 2 settembre 2008 Giustizia e Libertà 34 Dell’ “Araba Fenice” e di altri oggetti immaginari di Andrea Boitani e Carlo Scarpa (LaVoce.info, 27.08.2008) I contorni del nuovo piano Alitalia non sono ancora del tutto chiari, ma i profili di fondo suscitano più di un interrogativo. I partecipanti alla cordata chiedono al governo una sorta di deroga antitrust per riprendere il controllo del mercato italiano. Ma dov'è il rilevante interesse generale dell'economia nazionale che dovrebbe giustificarla ? Molto più evidente è l'interesse privato dei nuovi acquirenti. E cosa sarà dei debiti della compagnia accollati alla bad company ? Si prospetta l'ennesima socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti (sperati). La pausa agostana ha fatto maturare la cordata italiana per il "salvataggio" di Alitalia. La composizione della cordata non è ancora del tutto definita, ma è scontata la presenza "forte" di Roberto Colaninno, che in luglio aveva dichiarato la sua indisponibilità in mancanza di un forte partner straniero. Se nel frattempo il partner si è manifestato con ragionevole certezza non è da- to sapere, ma c'è da sperarlo. Le notizie di un nuovo interessamento di Air France-Klm si sono fatte insistenti. Del resto, per i manager del gruppo franco-olandese si tratterebbe di un affare migliore e con meno rischi di quello che si erano impegnati a concludere nello scorso marzo: niente debiti di cui farsi carico e nessun esubero da gestire, dal momento che gran parte dei primi (si dice oltre un miliardo di euro) e tutti i secondi (tra i 5000 e i 7000) verrebbero lasciati alla bad company. Inoltre, il piano "fenice" (non si sa se "araba" o meno) prevede la ripresa di controllo del mercato italiano, grazie all'acquisizione degli aerei e degli slot di Air One da parte della newco di Alitalia. Il ritorno al dominio del mercato aereo italiano viene da qualcuno presentato come necessario a contrattare con il possibile partner straniero da una posizione di minor debolezza. Va ricordato, tuttavia, che l'offerta Air France-Klm dello scorso marzo -sonoramente bocciata dai sindacati e dall'allora candidato premier Berlusconi in campagna elettoralenon prevedeva di imporre la rimonopolizzazione delle rotte interne e, in particolare, della Milano Linate - Roma Fiumicino, che è una delle più importanti d'Europa per volumi di traffico e sulla quale Alitalia e Air One, insieme, detengono quasi il 100 per cento del mercato. Sebbene i contorni dell'operazione non siano ancora del tutto chiari, i profili di fondo si prestano a qualche riflessione e suscitano più di un interrogativo. LA QUESTIONE ANTITRUST È ormai certo che i partecipanti alla cordata richiedano al governo una "deroga antitrust", proprio per conseguire il completo dominio del mercato interno. Il che significa ricorso all'articolo 25 della legge 287/90. Il primo comma di tale articolo recita: "Il Consiglio dei ministri, […] determi- na in linea generale e preventiva i criteri in base ai q u a l i l'Autorità può eccezionalmente autorizzare, per rilevanti interessi generali dell'economia nazionale nell'ambito dell'integrazione europea, operazioni di concentrazione vietate ai sensi dell'articolo 6, sempreché esse non comportino la eliminazione della concorrenza dal mercato o restrizioni alla concorrenza non strettamente giustificate dagli interessi generali predetti. In tali casi, l'Autorità prescrive comunque le misure necessarie per il ristabilimento di condizioni di piena concorrenza entro un termine prefissato". Va anzitutto rilevato che, dall'approvazione della legge che ha istituito l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nessun governo ha fatto ricorso all'articolo 25. Non è mai stata rinvenuta, quindi, la necessità di proteggere "rilevanti interessi generali dell'economia nazionale" dall'azione di tutela della concorrenza. È lecito dubitare che sia un rilevante interesse generale dell'economia nazionale consentire alla nuova Alitalia di riconquistare una posi(Continua a pagina 35) 35 Giustizia e Libertà AFFAIR ALITALIA 2 settembre 2008 Dell’ “Araba Fenice” e di altri oggetti immaginari (Continua da pagina 34) zione dominante sulle rotte nazionali e il monopolio sulla tratta Milano Linate-Roma Fiumicino, anche se ovviamente sarebbe un rilevante interesse privato dei nuovi acquirenti. Ed è tutto da vedere se la garanzia (teorica) di qualche volo diretto col resto del mondo, che la cordata italiana dovrebbe assicurare, più che compensi il sacrificio dei consumatori (per i più salati prezzi sulle rotte interne). Inoltre, l'articolo di legge citato parla di determinazione "in li- za si riveli scarsamente utile nel breve periodo (che è proprio ciò che conta nella vicenda in esame) ? IL CERINO DELLA BAD COMPANY E ALTRI AIUTI Vale forse la pena di ricordare che la maggior parte dei creditori di Alitalia sono soggetti privati. Viene perciò da chiedere come verranno tutelati dal rischio (assai concreto) di rimanere con il cerino in mano di una bad company destinata al fallimento. C'è da pensare che si sia progettato un pietoso intervento dello Stato. Del resto, quando una decisione della politica mette a rischio la posizione di privati creditori è la politica che deve tutelarli. Ma così ci troveremmo di fronte a un nuovo caso di aiuto di Stato, in quanto il sostegno pubblico alla bad company consentirebbe, di fatto, la separazione della good company-fenice e il suo risorgere dalle ceneri. nea generale e preventiva" dei criteri che l'Autorità antitrust deve seguire… Ma un decreto legge ritagliato sulle esigenze presenti (e pressanti) della fenice-Alitalia potrebbe definirsi una decisione "in linea generale e preventiva" o, piuttosto, una decisione molto ad hoc ? Infine c'è una questione E non sarebbe questa molto pratica: quanto l'ennesima socializzazione delle perdite e tempo ci vorrà perché privatizzazione dei la Commissione euro- profitti, attesi e sperati pea approvi (se lo farà) dai "convenuti in fenii criteri che il governo ce"? italiano deciderà di det- Inoltre, come ha ricortare all'Autorità anti- dato Francesco Giatrust ? vazzi, in occasione delNon c'è il rischio che l'ultimo aumento di caun vulnus grave alla pitale (2004), la Comtutela della concorren- missione europea ave- va dato la sua autorizzazione dietro l'impegno del governo italiano di non permettere l'espansione di Alitalia sul mercato. In effetti, da allora la compagnia "di bandiera" non si è espansa e, anzi, si è ristretta a causa della sua condotta permanentemente disastrosa. Ma con l'incorporazione di Air One non si avrebbe una netta espansione di Alitalia ? Cosa dirà la Commissione ? Si può sperare che anche a Bruxelles siano disposti a "scurdarse 'o passato", come così spesso accade in Italia ? Rimane poi da definire la sorte del cosiddetto "prestito ponte" di 300 milioni, trasformato in capitale della vecchia Alitalia con decreto governativo, ma su cui pende ancora il giudizio della Commissione, che ne potrebbe imporre la restituzione nel caso (verosimile) che lo giudichi un aiuto di stato. E, nel caso, chi dovrebbe restituirlo: la bad company avviata al fallimento e a carico dello Stato o la fenice, che ne sarebbe stata il reale beneficiario, avendo grazie ad esso potuto sopravvivere sotto la cenere ? quota), sembra che l'operazione "fenice" serva anche a consentire a Carlo Toto, azionista di controllo di Air One, di far fronte ai suoi rilevanti debiti finanziari. Debiti che non si può certo escludere siano in parte cospicua nei confronti di Banca Intesa San Paolo, che ha in custodia le azioni di Air One e che da tempo fiancheggia e sostiene la più importante compagnia aerea privata italiana nel tentativo di acquisire Alitalia. Viene il sospetto che, con la vendita dei più importanti assets di Air One alla feniceAlitalia, Banca Intesa San Paolo abbia trovato un modo brillante di rientrare almeno un po' dei suoi crediti nei confronti di Toto. Nel complesso, le perplessità non sono poche. In attesa che vengano fugate, ricordiamo quanto dell'araba fenice il librettista Lorenzo Da Ponte fa dire a Don Alfonso nel Così fan tutte di Mozart: "la fede delle femmine è come l'araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, cosa sia nessun lo sa". Sarebbe bello poter dire, parafrasando gli innamorati di Mozart-Da Ponte: "la fenice è l'Alitalia". Ma, nell'opera, è il fiducioso slancio degli innamorati a essere Chiarito che i debiti smentito, non lo scettiattuali di Alitalia ri- cismo di Don Alfonso. marranno sul collo della bad company, e Andrea Boitani e quindi, presumibilmen- Carlo Scarpa te, dei contribuenti ita- LaVoce.info liani (almeno pro- 27.08.2008 IL GIRO DEI DEBITI 36 Giustizia e Libertà LA STORIA DEL PRESENTE 2 settembre 2008 RICEVIAMO e PUBBLICIZZIAMO From: A.N.E.D. Torino Sent: Monday, August 18, 2008 9:02 PM SARAJEVO 2008 Incontri internazionali di poesia Il 3, 4 e 5 ottobre 2008 si svolgerà il settimo "Incontri internazionali di poesia di Sarajevo". La magia che avvolge la capitale bosniaca produce ogni anno il miracolo di realizzare una delle più belle ed entusiasmanti manifestazioni poetiche del panorama internazionale. Gli incontri sono dedicati ad Izet Sarajlic, grande poeta di Sarajevo, Presidente onorario di Casa della poesia, cittadino onorario della città di Salerno, poeta amatissimo in Italia, amico del nostro concittadino, Alfonso Gatto. L'evento, nasce nel 2002, dopo la scomparsa di Sarajlic avvenuta nel maggio di quell'anno, per realizzare quello che negli ultimi anni era stato il sogno del grande poeta bosniaco, riportare, dopo la tragedia della guerra e dell'assedio, la grande poesia internazionale a Sarajevo. Si trattava inoltre di una sorta di "elaborazione del lutto" da parte del circuito di Casa della poesia che aveva perso uno dei suoi rappresentanti più prestigiosi. E ricordando che "anche i versi sono contenti quando la gente si incontra" (versi di Izet che hanno caratterizzato da sempre il lavoro della Casa della poesia) abbiamo pensato di portare nella sua città i poeti suoi amici e compagni di viaggio di tante avventure e di farli incontrare con gli altri poeti di Sarajevo e della exJugoslavia. Sarajlic, è stato un compagno di viaggio straordinario. È lui che ha sempre incoraggiato il lavoro di costruzione di quella "grande famiglia" che è il circuito di Casa della poesia. Sono indimenticabili le sue letture italiane a Salerno, Baronissi, Napoli, Amalfi, Pistoia, Trieste, Roma, Genova, Reggio Emilia. Sono per noi ricordi commoventi la sua gioia quando venne alla luce il suo libro italiano "Qualcuno ha suonato" tradotto con amore da Raffaella Marzano e Sinan Gudzevic, quando ha ricevuto a Roma il Premio Moravia 2001 e quando la città di Salerno ha voluto tributargli quella cittadinanza onoraria che lo ha reso orgoglioso e felice forse per l'ultima volta. La manifestazione, curata da Casa della poesia (di Baronissi / Salerno), organizzata dall'Ambasciata italiana di Sarajevo, è resa possibile dalla collaborazione di enti italiani e stranieri e piccoli sponsor, che generosamente contribuiscono alla realizzazione dell'evento. Come ogni anno due gruppi di "viaggiatori consapevoli" raggiungeranno Sarajevo, dall'Italia in bus (via Trieste) e in auto (via Bari), per vivere e condividere questa straordinaria esperienza. Il vecchio e glorioso cinema-teatro, ristrutturato dalla cooperazione italiana, il Kino-Teatar "Prvi Maj", ospiterà come ormai da alcuni anni, in un'atmosfera ed un'intensità inusuali per letture di poesia, segno di solidarietà, amicizia, affetto, scambio, gli Incontri internazionali di Sarajevo. Tutta la manifestazione si svolgerà in due lingue, quella locale e l'italiano, grazie all'impegno di tanti e soprattutto all'enorme lavoro, dedizione, impegno di Sinan Gudzevic. Nel corso dell'evento saranno proiettate come sempre alcune videoclip poetiche che vedono Sarajlic leggere le sue poesie. La parte seminariale e collaterale della manifestazione è dedicata quest'anno al cinema di poesia di Pier Paolo Pasolini. Quindi, nei momenti pomeridiani e anche in qualche mattina saranno proiettati alcuni film di Pier Paolo Pasolini (tradotti e sottotitolati per l'occasione): "La terra vista dalla luna", "Che cosa sono le nuvole ?", "La ricotta". In serata invece il reading dei poeti invitati. Quest'anno possiamo orgogliosamente segnalare le presenze di Giuseppe Conte, Abdellatif Laabi, Felix Grande, Guadalupe Grande, Cletus Nelson Nmadike, Kama Sywor Kamanda, Casimiro De Brito, Casimiro De Brito, Josip Osti, e tanti altri che si stanno man mano aggregando. Ci auguriamo che l'evento di Sarajevo, prosegua e si consolidi come un indiscutibile, importante, momento "poetico", e come un ponte tra l'Europa e i Balcani, un momento di incontro, di conoscenza e di scambio tra culture, lingue, religioni. Questa magia costruisce la poesia come luogo d'incontro, che costruisce legami, amicizie, che diventa momento di scambio, che si sedimenta nel cuore e nella mente delle persone fino a diventare un'esperienza indimenticabile e inalienabile della propria coscienza. Le tre giornate di solito consentono ai poeti e ai visitatori di poter apprezzare anche le bellezze della città e dei suoi dintorni, gustare le specialità gastronomiche. e di vivere pur nel tempo ristretto tutte le proposte degli Incontri. Casa della poesia Per informazioni: 347/6275911 Giustizia e Libertà Periodico Politico Indipendente Autorizzazione Tribunale di Roma n° 540/2002 del 18.09.2002 Proprietà: L. Barbato Redazione: Via Monte di Casa, 65 -00138- Roma E-Mail: [email protected] Fax: (+39) 06.6227.6293 Direttore Responsabile: Luigi Barbato Vice Direttore: Paolo Di Roberto Redattore Capo: Fernando Esposito