Anno XIV ◆ Numero 4 ◆ Aprile 2014 Direttore: Lorenzo Bartoloni Vice~Direttrice: Anastasia Samoylov I n q ue st o n u mero: Crimea , orosco po, astrono mia e tanto altro!!! 2 Aprile 2014 Editoriale di Lorenzo Bartoloni E insomma, periodo di secessioni. Si tratta di una vera e propria epidemia indipendentista che ha investito il globo: la Crimea ritorna tra le braccia della Grande Madre Russia, in Veneto due milioni di “sì” e un carrarmato artigianale tentano di ristabilire la Serenissima, la Lombardia pare voglia seguire a ruota l’esempio della laguna, il 30 marzo a Jubelpark, Bruxelles, si è tenuta una manifestazione in favore dell’autodeterminazione dei popoli. Capirete perché non mi sento al sicuro col ritorno del tanto amato ex-vicedirettore... Ma torniamo all’editoriale. Già, l’editoriale! Scrivendolo, mi chiedo spesso per chi effettivamente lo faccia: sono quasi sicuro che nessuno legga questa colonna che precede l’indice, anzi, molti non leggono alcunché del DeGe; nel caso così non fosse, vi prego, fatemi un’iniezione di au- tostima e fatemelo sapere. Ma se non è per essere letti che pubblichiamo, perché allora? Per essere scritti. Le frasi concise fanno sempre il loro effetto, ma non sono di facile comprensione, specie quando, come in questo caso, sono scorrette: vedo di spiegarmi. Questo progetto è stato portato avanti per quattordici anni per dare modo a tutti gli studenti di esprimere la loro opinione, di far sentire la loro voce, di vivere la scuola e non di sopravviverle meramente. Lo so, sono monotono, sono banale, non dico nulla di nuovo. Non c’è nulla di più vecchio del nuovo, disse qualcuno una volta. Perciò, con tutta la monotonia del mondo e con tutta la banalità possibile, ripeto ancora una volta: se avete qualcosa da dire ma non c’è un luogo in cui vi sentiate ascoltati, andate da uno psicologo. O da un pusher. O venite al DeGe, che è un po’ entrambi. Vi conviene sbrigarvi, però, frotte, ma che dico, folle, ma che dico, orde di aspiranti redattori! Si intravede già all’orizzonte la fine di quest’anno scolastico e anche il DeGe si godrà le vacanze estive: se volete partecipare a qualche riunione della redazione, affrettatevi, perché oltre a questo numero ne stamperemo solo un altro, nel migliore dei casi altri due. Lo so, lo so! Trattenete le lacrime, non disperate! L’estate è ancora lontana, non intristitevi al pensiero dei lunghi mesi che vi separeranno dal vostro giornalino preferito, ma approfittate del tempo che vi avanza per goderne appieno, per leggerlo, gustarlo e, perché no?, contribuire attivamente alla sua creazione. Con questo poetico finale lascio i pochi temerari che sono giunti fin qui; con questo poetico finale e con un ringraziamento per la pazienza, la costanza, l’impegno e... Seriamente, state leggendo ancora?! Solo amore per voi. Perché allora? e r e s s e r pe scritti Indice I N D I C E 4 6 8 9 11 13 14 16 18 19 20 22 24 26 Aprile 2014 “Fuck the EU” di Saverio Misuri Mafia: che cos’è? di Anastasia Samoylov Tu cosa FAI domenica? Stai Serenissimo di Lorenzo Bartoloni Hare Krishna di Elisa Guerra Gallia est omnis divisa di Andrea Magnini Les Cahiers du Cinéma di Federico Ferrantini e Guido Paoletti Uscimmo a riveder le stelle di Tommaso Zolfanelli The Hunt di Sempre allegri bisogna stare! di Lorenzo Bartoloni Oroscopo Pentathlon Matematico di Francesco Di Giorgio Il Purgatorio di Andrea Magnini Capitolo III di Federico Ferrantini e Paolo Marimon 3 4 Aprile 2014 Attualità "Fuck the EU" L’Ucraina, l’Europa e la nuova “guerra fredda” di Saverio Misuri N. ha 16 anni ed è nata a Donetsk, nell’est dell’Ucraina. La sua famiglia si è trasferita a Kiev da anni e lei vive e studia a Cambridge. La nostra prima conversazione avviene due giorni dopo la scomparsa del Presidente ucraino Janukovyč, messo in fuga dai manifestanti dopo tre mesi di scontri. Risponde con orgoglio alle mie domande: “Quando sono arrivata qui e rispondevo a chi mi chiedeva da dove venissi, mi dicevano che non sapevano dove fosse l’Ucraina o mi chiedevano se fosse una regione della Russia. Adesso tutti ci conoscono. Siamo sempre stati sotto il dominio russo, ma ora le cose stanno cambiando. In una settimana siamo riusciti a realizzare ciò che tentavamo di fare da vent’anni.” Con il passare dei giorni l’euforia iniziale lascerà il posto a dubbi e insicurezze, i nostri colloqui diventeranno sempre più rari e le sue risposte più incerte e confuse. Ma nei primi giorni dopo la vittoria dei manifestanti e l’instaurazione del nuovo governo la sua felicità prevale su tutto, anche sulla paura per i suoi genitori, e N. risponde volentieri alle mie domande gettando un po’ di luce sui miei molti dubbi. Primo fra tutti, le cause della protesta. Com’è possibile che nello stesso momento in cui il numero degli euroscettici cresce vertiginosamente e tutti sembrano voler uscire dall’Europa il popolo ucraino scenda in piazza per poterci entrare? N. mi spiega che non si tratta solo di questo. La mancata firma sull’accordo di associazione con l’Unione Europea è stato il pretesto che ha dato vita alla protesta, ma è un’altra la ragione che l’ha fatta crescere, gonfiarsi ed esplodere: l’insofferenza verso una classe politica corrotta, succube e complice della Federazione Russa e lontana dai problemi del proprio popolo. L’adesione all’Unione Europea è vista dunque come una via d’uscita, un modo per sancire l’autonomia dell’Ucraina rispetto alla Russia. Mi bastano tuttavia poche ricerche per cominciare a intuire che la situazione è un po’ più complicata: non si tratta semplicemente di uno scontro tra il popolo e il regime che lo opprime, né di uno scontro tra filorussi e russofobi. I cosiddetti “filorussi” non sono altro che russi, semplicemente, non necessariamente sostenitori di Putin ma sicuramente preoccupati dalle possibili politiche del nuovo governo. Una parte dei manifestanti era non soltanto contro la Russia, ma avversa alla minoranza russa in Ucraina e quindi razzista ed era sostenuta da partiti e movimenti xenofobi e riconducibili all’estrema destra, che sono tuttora parte del nuovo governo. Tant’è che uno dei primi atti del governo (sul quale è stato poi costretto a fare marcia indietro) è stato quello di revocare al russo lo status di seconda lingua officiale nelle regioni dell’est. Le preoccupazioni espresse da Attualità Putin riguardo alla minoranza russa in Ucraina, costretta a suo dire a essere governata da un regime neofascista e antirusso, sono evidentemente dettate da un interesse personale ma non infondate. Ma qual è stato il ruolo dell’UE nella gestione della crisi ucraina? La desolante impressione è che sia stato inconsistente, se non inesistente. L’Unione è stata in un certo senso il motore scatenante della rivolta, ma non si è più occupata della questione in maniera compatta e con una politica estera unitaria e comune agli Stati membri. Singoli Stati come Germania e Polonia hanno mostrato un maggior livello di attivismo, ma sempre agendo in proprio e occupandosi dei loro interessi. È mancata la volontà di interrogarsi sul comportamento da adottare nei confronti dei Paesi dell’est, così come una seria riflessione sulla politica di “inglobamento” dell’UE che ha portato all’ingresso di diversi nuovi Stati nell’Unione senza che essi ne comprendessero la vera natura, complicando notevolmente le prospettive di un’unità federale. Ancora una volta, l’Unione Europea è stata incapace di agire come una vera potenza politica e di elaborare una linea comune e si è lasciata “trainare” dagli Stati Uniti. Gli USA considerano ormai l’Europa il proprio burattino, come dimostra la conversazione intercettata nel febbraio scorso e diffusa su internet nella quale Victoria Nuland, vicesegretario di Stato degli Stati Uniti, progettava di “dare all’Ucraina il futuro che merita” tramite una serie di interventi mai concordati con gli alleati europei. Al pensiero che l’UE non sappia nulla dei piani americani né vi sia convolta, la Nuland conclude: “...and you know, Aprile 2014 5 fuck the EU.” Il quadro, dunque, è questo: da una parte gli USA, dall’altra la Russia; l’Ucraina e l’Europa deboli e divise nel mezzo. Si tratta davvero di una nuova “guerra fredda”, come dicono alcuni giornali? Forse no, dopotutto. Sono lontani i tempi dell’occidente unito contro il comunismo. Ma l’influenza dei due Stati sulle vicende europee è ancora presente e ingombrante. L’Ucraina, come molti Paesi dell’ex-URSS, deve ancora trovare la sua strada, che non potrà essere di dipendenza e sottomissione alla Russia com’è stata in questi anni ma neanche deve portare a un ingresso nella NATO e nella sfera di influenza americana. Entrambe le soluzioni sarebbero deleterie per un Paese che non è asiatico né europeo e non deve essere diviso e spartito tra questi due mondi, ma trovare una propria identità in un’ottica di tutela e valorizzazione delle minoranze e non di divisione. Un simile futuro non le potrà essere dato dall’America o dalla Russia, ma potrà forse esserle assicurato da un’Europa unita politicamente ma rispettosa delle diverse culture ed etnie presenti al suo interno. L’UE ha però fallito, dimostrandosi incapace di gestire la crisi ucraina, allineandosi agli USA e comportandosi come un’unione affaristica ben lontana dall’essere una potenza politica credibile. Barbara Spinelli commenta su Repubblica: “In Europa si coltiva l’idea, esiziale, che prima viene l’economia, e chissà quando la politica estera. È una delle sue più gravi menomazioni.” Una logica che è necessario abbandonare, se vogliamo che i “fuck the EU” d’oltreoceano e le minacce di Putin siano soltanto ricordi lontani. 6 Aprile 2014 Attualità Mafia: che cos'e'? di Anastasia Samoylov Ne parlano i giornali, è citata dalla tizia tutta tirata delle 20.30. Ne parlano i libri, da quelli per ragazzi delle medie con un tono leggero o tramite un racconto d’avventura fino ai saggi di politica o raccolte di processi per i più grandi. Ne parlano i film, tra cui gli americani “Il Padrino”e “Quei bravi ragazzi” e gli italiani “Gomorra” e “I cento passi” (la filmografia, come il ramo della letteratura che tratta di Mafia, è molto ricca nei Paesi di tutto il mondo). Per la protesta contro essa vengono organizzate giornate piene di eventi e manifestazioni, viene dedicata un’ora per parlarne a scuola. E nonostante questo ci sono persone che sussurrano appena il suo nome, chi con paura chi con dovuto rispetto; c’è chi sostiene che non esista, che sia solo una parola senza alcun significato dietro. Per qualcuno è dappertutto, è una piaga della società, infiltrata ovunque come un fungo, come la muffa di casa che anche se fai il trattamento prima o poi ritorna sempre: difatti si può fare ben poco se si abita in una zona umida. Altri infine fanno finta di non vedere, oppure invece ci credono e condividono i suoi ideali, credono nei suoi valori. Già, perché la Mafia non è solo un particolare tipo di organizzazione criminale, ma è uno stile di vita adottato da un’ampia fetta di società, che comprende il ministro, il contadino con il suo pezzetto di terra, l’imprenditore, il medico della zona, il fornaio, il ragazzo di 4a liceo, l’operaio, la vecchia signora della casa di fronte e via dicendo: insomma, un vero e proprio piccolo mondo. La mentalità mafiosa si basa sul concetto di omertà (atto volontario di tacere alle autorità sui colpevoli o sullo svolgimento dei fatti di un reato, ostacolando l’andamento dell’indagine), sul diritto di cui si autoinvestono i “capofamiglia” nei confronti dei sottoposti e della popolazione in cambio di protezione e sicurezza, sulla libertà dagli ordinamenti dello Stato, sull’orgoglio, sull’appartenenza a una famiglia, sulla prontezza del braccio, sul coraggio e valori personali. Essa ha origini antichissime, ha radici nel banditismo e nel sistema feudale, fino ad arrivare ad una delle prime definizioni della mafia da parte del prefetto di Agrigento nel 1874. Negli anni, a seguito di processi ed indagini, si andò sempre più definendo non come un’aggregazione semplice di malandrini, ma una “comunità”, tanto da definirne la struttura gerarchica, i rapporti tra i vari gradi e le varie particolarità interne come “u pizzu”, estorsione di denaro (con minaccia e intimidazione) in cambio della protezione. La nascita e soprattutto poi la sopravvivenza della mafia è dovuta in primis alla debolezza iniziale, poi perdurata, dello Stato italiano, che l’ha trascurata completamente nel periodo appena successivo alla sua instaurazione, causando la sfiducia della popolazione nei suoi confronti, l’incomprensione e il” voltar le spalle” da parte di quest’ultima, soprattutto nel Sud Italia. Quindi il comportamento mafioso trova nella cultura e nelle tradizioni la propria legittimazione. Molto incisive le parole del Presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando dopo la Prima Guerra Mondiale, in un discorso teso ad evitare il crollo del sistema politico, che mette in evidenza i valori perseguiti dalla Mafia: “Ora io vi dico che se per mafia si intende il senso dell’onore portato fino all’esasperazione, l’insofferenza contro ogni prepotenza e sopraffazione, portati sino al parossismo, la generosità che fronteggia il forte ma indulge al debole, la fedeltà alle amicizie, più forte di tutto, anche della morte, se per mafia si intendono questi sentimenti e questi atteggiamenti, sia pure con i loro eccessi, allora in tal senso si tratta di contrassegni invisibili dell’anima siciliana e mafioso mi dichiaro e sono fiero di esserlo!” Le organizzazioni mafiose sono presenti su tutto il territorio italiano dalla ‘Ndrangheta, Le Tre Corone Unite e Camorra nel Sud, al Centro-Nord con la Banda della Magliana e Mala del Brenta, senza contare le organizzazioni mafiose straniere presenti sul territorio italiano e nel mondo come l’Organizatsya Attualità russa, Cosa Nostra americana, Triade, Yakuza, Cartelli messicani, colombiani e tutte le altre mafie di influenza più o meno rilevanti. Una volta definite le caratteristiche principali, si passa al combattere e cancellare questa realtà antiquata, chiusa e contraria allo Stato. Processi, arresti, assalti, esplosivi, morti, vendetta, sangue, ricordo, speranza, resistenza, determinazione, morti. Persone come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che hanno sacrificato la loro esistenza e le loro vite a combattere l’organizzazione mafiosa sono stati il culmine di un’attiva campagna di sensibilizzazione e atti concreti intrapresa nel XX secolo. La battaglia continua tuttora, e coinvolge non solo persone esperte in politica, processi penali e forze dell’ordine, ma anche la popolazione e soprattutto una grandissima parte dei giovani che fanno sentire le loro idee. Il 16 marzo dell’anno scorso la Manifestazione contro la mafia per la giornata in ricordo delle vittime si è svolta a Firenze, coinvolgendo organizzazioni come Libera e CambiaMente, e soprattutto studenti, studenti e studenti. Perché formare una propria idea e sostenerla è importante. “Deve partire tutto dalle persone, deve partire tutto da noi. E’ questo un grande esempio, tutti questi ragazzi…loro sono il futuro, noi siamo il futuro!” mi disse un ragazzo di Bergamo venuto lì con l’organizzazione che già da due anni svolge un’attività di sensibilizzazione sulla mafia e su come com- Aprile 2014 7 batterla sul loro territorio. Ovviamente non passa inosservata la giornata in ricordo delle vittime di quest’anno organizzata a Latina il 22 marzo: programma avvincente, strade piene, interventi costruttivi e vari. Le scuole si sono organizzate con navette e autobus per partecipare, il nostro Liceo non ha fatto eccezione. Ma non si contribuisce solo andando ai grandi eventi. Ogni anno l’associazione CambiaMente organizza dei campus estivi di formazione, dove i partecipanti trascorrono una settimana nei terreni confiscati alla ‘Ndrangheta, gestiti dalla Cooperativa Valle del Marro di Libera Terra a Polistena (Calabria - Piana di Gioia Tauro). Durante i campi si alternano momenti di formazione, discussione e svago: i ragazzi si immergono nella realtà del posto, imparano a cogliere le varie sfumature della cultura sia della popolazione che della mafia, e capendo e conoscendo di più capiscono come contrastarla. Per qualsiasi informazione e approfondimento potete andare su www.coltivalalegalità.it. Comunque sia l’importante è sempre cercare di informarsi, capire ed indagare ciò che non si conosce, perché dire “Io sono contro la Mafia, secondo me va cancellata dalla faccia della Terra” senza capire che cos’è, che non è solo un’organizzazione sistematica ma una realtà vera e propria con una cultura, abitudini e tradizioni frutto di un’evoluzione umana, o meglio una “società feudale arrivata fino 8 Aprile 2014 Attualità ai giorni nostri come protetta da una cupola di vetro”, vuol dire non aver capito un bel accidente. Sarebbe più dignitoso un eroico e sincero “Non lo so”. A questo punto ci starebbe bene anche un bel “Mi informo”. Tu cosa FAI domenica? Domenica, ore 8.25. Ecco, in questa frase ci deve essere sicuramente un errore. Perché come tutti gli studenti ben sapranno, la domenica è stata creata principalmente per essere trascorsa a letto, a rotolarsi tra le coperte e a crogiolarsi nella divina consapevolezza che, almeno per un giorno, il mondo della scuola rimarrà fuori dalla nostra vita. È una pia illusione, ovviamente, ma in quei pochi attimi al mattino, quando apriamo gli occhi e leggiamo la cifra “10” sulla sveglia, il naufragar è dolce in quel materasso... Ma domenica 23 marzo la mia sveglia ha suonato puntuale come una campana a morto. Un’unica consolazione ha spinto i miei piedi sul freddo pavimento e mi ha trascinata per la casa il tempo necessario ad uscire: non ero la sola. Già, perché un’ondata di baldi... e addormentati castelnuovini si è riversata per le strade questa domenica mattina. Il motivo? No, non abbiamo protestato in massa contro il rialzo del prezzo della fesa di tacchino alla Coop. Né abbiamo complottato per sostituire il preside del Michelangelo con un robot alle nostre dipendenze in modo da poter usufruire del loro paninaro. No. Uno scopo più alto, più nobile, più arduo ha animato i nostri cuori di prodi castelnuovini: ricoprire le vesti di “Apprendisti Ciceroni” per le giornate del FAI. So che in questo momento un brivido avrà percorso la vostra spina dorsale, perciò vi concedo qualche secondo per riprendervi. Milleuno. Milledue. Milletre... ci siete? Bene, un ultimo respiro e continuiamo. Tralasciando per un istante il sarcasmo, vorrei chiarire che apprezzo le attività del FAI (anche se resta comunque un trauma la sveglia della domenica mattina). Quest’anno la mia classe, assieme ad una manciata di altre fortunate centurie castelnuovine, è stata destinata al Castello dell’Acciaiolo. Devo ammettere che, appena ho sentito pronunciare la parola “castello”, le mie antenne si sono drizzate perché, suvvia, prima di tutto chi aveva mai notato un castello nel centro di Scandicci, e, secondo, mi ero già immaginata a mettere in scena Sarracini con le foto dei prof a mo’ di bersaglio. Ma tutte le speranze del fanciullino che è in me sono state disattese nel preciso istante in cui sono entrata per la prima volta nella corte interna, il giorno del sopralluogo. Non tanto per il “parallelepipedo in vetro e acciaio, schermato da frangisole in rame”, che più che altro sembrava un pezzo dei lego incastrato nella cinta muraria, ma per l’enorme insegna dello Slowfood con la Lumaca dalla corazza cromata che attirava un po’ l’attenzione di tutti all’interno della corte. Del tipo: “A chi importa dei merli guelfi e ghibellini. Guardiamo piuttosto cosa c’è sul menù dello Slowfood!”. Che poi, se un sopralluogo lo programmi alle due del pomeriggio, non puoi aspettarti più di tanto. In fondo, però, possiamo perdonare una lumaca se gli interni del castello sono così strabilianti, giusto? Insomma, voi cosa vi aspettereste da un castello? Personalmente una cucina con degli utensili, una biblioteca con almeno un libro, o quantomeno un libretto delle istruzioni, una camera da letto dotata effettivamente di un letto ed una sala da pranzo con, e lo dico così, solo per dare uno spunto al restauratore, una sedia. All’IKEA ne vendono di così convenienti che, con i soldi impiegati per stampare i nostri badge di riconoscimento, potevano allestir- Attualità ci una sala conferenze. Per l’Expo. Immancabilmente le mie aspettative si sono dovute scontrare con l’amara realtà dei fatti. Stanze vuote. E quando dico vuote non intendo il tipo di vuoto di “Amore, sposta quel vaso più a sinistra, sennò si crea un vuoto sul comò”. No, intendo il tipo di vuoto che rende una stanza perfetta per una pista di pattinaggio artistico olimpionico. “Ma non disperate, cari amici del FAI” ha tentato a quel punto di tirarci su la guida, “rimangono ancora la Cappella ed il giardino”. Al che ho pensato: “D’accordo, devono aver lasciato i pezzi forti per la fine, per non farci scappare via...”, senza troppi risultati dato che, partiti in trenta, al momento di questa affermazione siamo rimasti meno di venti. Ma l’arte non è per tutti, come si suol dire... mentre lo Slowfood sì. Tornando alla visita, quando la guida ha poggiato la mano sul pomello della porticina esterna della Cappella, mi sono preparata psicologicamente a contrastare la sindrome di Stendhal e... ho continuato a prepararmi, a prepararmi e a prepararmi. Fino a quando un’altra signora si è avvicinata dicendoci che la Cappella non era visitabile. Come l’ultimo Samurai, il giardino solo è rimasto a poter risollevare il nostro morale, o quantomeno a non schiacciare il nostro entusiasmo nella fanghiglia che intanto si era formata un po’ dappertutto Aprile 2014 9 nei dintorni del castello a causa della pioggia. Prima di introdurci alla visione paradisiaca di quello che, secondo le dispense, rappresentava il modello che Dio aveva utilizzato per costruire il suo Eden, la guida deve aver capito che aria tirava perché ha iniziato un discorso interessante sul potere dell’immaginazione in quanto surrogato della realtà tangibile o, come in questo caso, di una qualsivoglia forma di arredamento. Finalmente sbarcati nell’Iperuranio dei giardini, non ho potuto fare a meno di notare che, sebbene il ninfeo fosse grazioso ed i pratini belli verdi, il campo di mio zio sulle colline livornesi avrebbe suscitato più interesse. Voglio però spezzare una lancia in favore del giardino: non aveva nulla di sbagliato. Così come non ha nulla di sbagliato il pane in cassetta, ma c’è un motivo se non piace a nessuno. Alla fine dei giochi, però, forse grazie ad una spietata campagna pubblicitaria o perché al Castelnuovo siamo in milleduecento e ogni ragazzo ha almeno un paio di familiari, il Castello dell’Acciaiolo ha battuto tutti i record di affluenza cittadini, con ben duemilasettecento visitatori. La vera domanda è: ora che tutti sono a conoscenza delle rare bellezze nascoste nel castello, il prossimo anno si riusciranno a superare le cento visite? Stai Serenissimo di Lorenzo Bartoloni Prevedo che mi riuscirà difficile fare ironia su una vicenda che già di per sé suscita il riso; riso amaro, certo, ma pur sempre riso. Questa è stata la prima reazione di molti non appena hanno sentito del sequestro da parte dei carabinieri di un carro armato ricavato da una ruspa, riso e incredulità. Ma raccontiamo la storia dall’inizio. Si è recentemente tenuto online un referendum nel quale si discuteva della possibile indipendenza del Veneto dalla Repubblica Italiana e più di due milioni di votanti hanno manifestato la propria adesione alla secessione. La votazione ha riscosso un’ampia risonanza mediatica e politica, tanto che Giacomo Sanna, presidente del Partito sardo d’Azione, Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, e Luca Zaia, governatore del Veneto, hanno espresso opinioni in favore dell’iniziativa. Nonostante il supporto dei numerosi indipendentisti in tutt’Italia, purtroppo per gli organizzatori del plebiscito, la votazione 10 Aprile 2014 non aveva alcun valore istituzionale e, pertanto, non si è presa neanche lontanamente in considerazione la possibilità di concedere l’indipendenza alla regione. Il malcontento dovuto a questa decisione stava per essere espresso sotto forma di violenza: ripetendo l’esperienza avuta con i serenissimi nel ’97, l’ormai celebre Tanko avrebbe dovuto occupare Piazza San Marco. Ma i piani degli indipendentisti non terminavano qui. Sono stati sequestrati, assieme al mezzo blindato, tre pistole e quattordici fucili; inoltre, secondo gli inquirenti, l’associazione era in contatto con la criminalità albanese, che gli avrebbe fornito ulteriori armi da fuoco. Gli indipendentisti sono ora indagati per vari crimini, tra cui balza agli occhi il capo d’accusa di terrorismo, ma non è la vicenda nel suo piccolo, se si può dire di un carro armato l’essere piccolo, né le sorti degli uomini coinvolti, ad interessarci, quanto piuttosto il significato che sta dietro a tutta Attualità questa faccenda. Sperare di conquistare una città e una regione e poi di farne uno Stato indipendente con solo un mezzo blindato e alcune armi non è idealismo, ma pura follia. Nelle intercettazioni alcuni indipendentisti si sono detti convinti che, in seguito alla conquista della piazza, l’esercito non sarebbe intervenuto, così come è successo in Libia. Il parallelo fatto tra la loro “impresa” e le vicende libiche dà un esempio della misura in cui la razionalità di questi uomini è stata compromessa da quello che non era più un sogno o un ideale, ma una vera e propria chimera che ne ha alienato le facoltà intellettive. Basti pensare che, non avendo il loro progetto alcun finanziatore occulto, ogni partecipante versava una propria quota perché il piano potesse proseguire senza intoppi. Più di un indipendentista ha speso così gran parte dei propri risparmi e del proprio stipendio, impiegandoli nella realizzazione di quello che per lui sarebbe stato il coronamento degli ideali di tutta una vita. Detto questo, non li difendo né condivido la loro posizione, semplicemente posso capire i loro motivi, dettati non solo da un cieco fanatismo alla Repubblica di Venezia, quanto piuttosto dall’insofferenza verso una crisi economica che si aggrava di giorno in giorno, da una condizione familiare disagiata e dal non riconoscersi in uno Stato che talvolta è debole e corrotto e che non sempre fa il meglio per i propri cittadini. Intendevano cavalcare lo stesso malcontento anche per assicurarsi il consenso popolare una volta istituita la propria dittatura, facendo leva sul sempre minor grado di sopportazione della gente nei confronti di una situazione che non sembra possibile cambiare. Ed è sempre la stessa insofferenza che ha dato origine ai numerosi movimenti indipendentisti italiani: anche in Lombardia e in Sardegna alcuni gruppi chiedono la secessione dalla Re- pubblica Italiana col fine di istituire Stati indipendenti. Per la prima è stato proposto da Roberto Maroni un referendum che decidesse se fosse il caso o meno di renderla regione a statuto speciale, mentre l’indipendentismo è un concetto che ha origini profondamente radicate nella cultura sarda: non a caso i nuovi serenissimi avevano contatti con rappresentanti di questo movimento. Nonostante il malcontento che aleggia nel nostro Paese, la via per liberarsi dai vari fattori che portano all’astio e all’insofferen- Attualità Aprile 2014 za non è la divisione in tanti Staterelli, come vogliono farci credere i fautori dell’indipendenza regionale, ma, al contrario, restare uniti. Se, quantomeno, la situazione non migliorasse, comunque non peggiorerebbe, non tanto gravemente, almeno. Nel caso in cui una regione ottenesse l’indipendenza, l’otterrebbe subito anche un’altra e un’altra ancora, finché non verrebbero a costituirsi numerosi Paesi deboli e interdipendenti, che, però, non farebbero capo ad un Governo comune. Questa situazione sarebbe insostenibile e non fareb- be che aggravare la crisi economica e sociale che l’Italia sta sperimentando, per cui non porterebbe ad alcuna soluzione. Chiunque proponga il federalismo come deus ex machina con il quale risolvere il problema della crisi più probabilmente sfrutta il disagio delle persone per perseguire i propri fini o, peggio ancora, è talmente accecato dai propri ideali e dall’insoddisfazione da non discernere più nitidamente la realtà. Vi lascio ricordando che, se il nazionalismo è una brutta cosa, il regionalismo è peggio. 11 Hare Krishna di Elisa Guerra Qualche giorno fa stavo camminando per il centro e mi sono improvvisamente imbattuta in un gruppo di uomini e donne con capelli parzialmente rasati, vestiti di abiti esotici, che cantavano, suonavano e ballavano saltellando da una parte all’altra della strada. Un giovane tra questi, di provenienza russa, si avvicinò e mi chiese gentilmente se fossi stata interessata a comprare un loro disco, senza prezzo, ma con libera offerta. La mia, come la vo- stra domanda, è: chi sono costoro? Da dove vengono e in cosa credono? Si tratta di una religione Indù che prende il nome di “Società Internazionale per la coscienza di Krishna”, più comunemente chiamati “Hare Krishna”. Il loro movimento, che si sta diffondendo in Italia e in tutto l’Occidente, appartiene al periodo del 1800 ed ha la sua sede principale in India, nella regione dell’Uttar Pradesh. Ad essa fanno capo più di 70 templi dedicati a Krishna, sparsi in tutto il mondo. I membri di questo movimento osservano una vita monastica, austera e disciplinata. La “conoscenza di Krishna”, oltre che alla liberazione dell’individuo, conduce alla salute e alla salvezza del mondo intero. Perchè questa avvenga ognuno è tenuto alla rigorosa osservanza di quattro principi comportamentali, ovvero una vita alimentare rigidamente vegetariana, l’assoluta astinenza da sostanze inebrianti o stupefa- 12 Aprile 2014 centi (come tè, caffè, tabacco e ogni tipo di droga), una vita sessuale che esclude qualsiasi rapporto illecito e sia finalizzata soltanto a scopi procreativi (rigorosamente praticata tra coniugi regolarmente sposati) ed infine l’astensione da qualunque gioco d’azzardo e sport agonistici. Gli Hare Krishna vedono nella loro devozione il mezzo per raggiungere Dio. Come tutte le altre religioni del mondo, anche la loro consiste in opere che l’uomo deve compiere per colmare quell’abisso che c’è tra Attualità lui e Dio. Alcuni affermano che Gesù Cristo è inferiore a Krishna, poichè esso sarebbe solo un maestro spirituale, un saggio che ha insegnato una filosofia. Altri invece sostengono che Gesù Cristo sarebbe il figlio e Krishna il padre ed altri ancora che essi sono la stessa persona, poichè il nome di Krishna viene da “Cristo”. Inoltre Satana, o Lucifero, sarebbe un messaggero di Dio, un “amico degli uomini” che è stato però frainteso dall’umanità. George Harrison, entrato a far parte di questo percorso religioso, scrisse il brano “My Sweet Lord”, primo singolo dell’album “All Things Must Pass”. LA canzone è principalmente dedicata al dio indú Krishna, infatti i coristi recitano in canto una preghiera che fa parte del principale mantra dei devoti alla fede Gaudiya Vaisnavite. Essa era giá stata resa popolare nel mondo occidentale dalla Societá Internazionale per la Coscienza di Krishna, piú nota come la “Hare Krishna”. Storia Aprile 2014 13 Gallia Est Omnis Divisa di Andrea Magnini L’Inquisizione Che cos’è l’Inquisizione? Uno dei paradossi storici più eclatanti: la stessa Chiesa che predicava tutti quei valori morali come la carità, la fede, il perdono, etc. aveva trovato nell’Inquisizione un convincente mezzo di persuasione per invogliare gli indecisi a seguire l’unico vero credo. Ma quando nasce l’Inquisizione? Alla fine del XII secolo, con una Bolla papale, e già a metà del Duecento Papa Innocenzo IV autorizza l’uso della tortura durante gli interrogatori. Intorno al Cinquecento si distingue l’Inquisizione spagnola, controllata dai sovrani Ferdinando e Isabella, e l’Inquisizione romana, nota come Sant’Uffizio, nata per contrastare la Riforma protestante. Insomma, l’Inquisizione era un tribunale, anche se con delle strane procedure: mentre nel diritto romano i processi consistevano in confronti tra accusatore e accusato con un giudice che assisteva, nel tribunale dell’Inquisizione il giudice era anche accusatore, così da prevenire ogni possibilità dell’accusato di uscire vincitore dal processo. Inoltre, come stabilito da Innocenzo III, il pubblico non poteva assistere al processo, né era ammessa la presenza di un avvocato difensore; si potrebbe pensare che l’accusato non fosse tutelato, ma non è così: le testimonianze e le dichiarazioni dell’imputato erano verbalizzate... dagli stessi inquisitori! I processi non avevano una durata predefinita, ma di sicuro le cose non andavano molto per le lunghe, visto che per una condanna bastava la testimonianza concorde di almeno due testimoni o la confessione dell’imputato, che era facile ottenere grazie alla Bolla di cui sopra. Infatti, qualora non fosse raggiunta la prova della colpevolezza, si potevano sciogliere eventuali dubbi con una bella tortura! Tanto per darvi un esempio dei convincenti mezzi usati dagli inquisitori (che, non dimentichiamoci, erano pii uomini di Chiesa), una delle torture più comuni consisteva nel legare le braccia dell’imputato dietro la schiena e di sollevarlo da terra tramite una corda che scorreva su una carrucola fissata al soffitto. Dopo aver tenuto per un po’ il malcapitato a penzoloni, lo si mollava di botto facendolo piombare a terra. Questo “trattamento” provocava qualche problemino agli arti dell’imputato, ma i giudici si preoccupavano moltissimo di non causargli una morte prematura che gli avrebbe impedito di confessare i misfatti non com- messi. Al termine del processo si apriva un ventaglio di possibilità: l’imputato poteva abiurare evitando così (se era fortunato) di passare a miglior vita, come fece Galileo Galilei, oppure veniva consegnato al Braccio Secolare per l’esecuzione, in modo che i santi padri inquisitori non avessero sulla coscienza la morte dell’imputato. Comunque, a chi si pentiva davanti al rogo era concessa la grazia: veniva strangolato o impiccato e solo dopo il suo corpo veniva bruciato. Visto quanta umanità dimostravano gli inquisitori? La cosa più incredibile è che non erano solo “veri” eretici a essere processati, ma soprattutto persone innocenti, come racconta Vassalli nella sua opera “La chimera”. Quando pioveva troppo o troppo poco, o si verificavano delle epidemie, o moriva un bambino durante un parto, chi accusare se non la donna più bella del villaggio? Non poteva che essere stata lei a causare tanta distruzione su istigazione del Diavolo, che le aveva concesso in cambio la bellezza; lo stesso valeva per quelli che oggi chiamiamo handicappati o per chiunque fosse antipatico al vicino di casa: bastava accusarlo di commercio col demonio e il gioco era fatto. 14 Aprile 2014 Cinema Les Cahiers du Cinéma di Federico Ferrantini Erano anni che lo volevo fare, ed ora finalmente posso: niente introduzione, niente preamboli, si va giù dritti come fusi, perché questa è la puntata TRASH! Quanti conoscono yotobi? Abbastanza, credo. Per chi non lo conoscesse è uno youtuber che recensisce per lo più film trash squallidi o semplicemente orrendi. Non essendo malato come lui io guardo solo quelli che hanno contenuti demenziali. Lo cito perché i film che recensirò li ho conosciuti più o meno grazie a lui (non sono sicuro di doverlo ringraziare per questo). Ma ciancio alle bande e iniziamo. The return of the killer tomatoes. “They are just gardeners, not tomato-men.” Questo film è fottutamente epico. Potrei finire anche solo con questa frase ma non lo farò (chiò a tutti quelli che ci speravano). Seguito di Attack of the killer tomatoes il film è ambientato dopo gli avvenimenti del primo, in cui pomodori geneticamente modificati attaccano il mondo e un improbabile A-team dei poveri lo salva. Il protagonista Tony è un pizzaiolo innamorato di una bella ragazza, la quale però è assistente di un malvagio scienziato che vuole conquistare il mondo con un’armata di pomodori. Questi sono estremamente sensibili alla musica (la musica commerciale anni ‘80 sconfisse i vegetali nel primo film), che li può trasformare in rambo (non è una battuta, diventano proprio rambo, con tanto di mitra e canotta spappolata) e viceversa. Se la trama non fosse abbastanza fuori di testa, aggiungiamo il fatto che: - C’è George Clooney in questo film; - Circa verso metà film si vede una scena in cui la troupe si accorda sull’inserire pubblicità all’interno del film, e così accade; - É un film che parla di pomodori che diventano rambo, anche solo per questo il film va amato. Se analizziamo il film più nello specifico, si nota che i fondali sono molto alla Ed Wood, ovvero di cartone, uno dei protagonisti è un peluche e tanto tanto altro che non va, ma ehi questo è il trash! Battute a parte, io consiglio vivamente di guardare questo film perché offre grasse risate ed è reperibile gratuitamente su youtube. Killer Klowns from Outer Space. “Why here? Why now? Why clowns?” Questo piccolo capolavoro dei fratelli Chiodo parodizza molti film horror anni ‘80 e regala un’ora e mezza di ilarità pura. La trama è praticolarmente il riassunto del titolo: degli alieniclown approdano sul nostro pianeta e provano a conquistare il mondo ma falliscono grazie all’intervento dei due protagonisti e agli eroici fratelli Terenzi (venditori di gelati ambulanti imbranatissimi). Il punto di forza del film sono i numerosissimi ammicchi alla natura circense dei clown. Eh? Per esempio gli alieni atterrano con un tendone da circo e sparano popcorn. Gli effetti speciali in questo film sono abbastanza buoni e i costumoni in gommapiuma rendono perfettamente l’aspetto grottesco degli alieni. La caratterizzazione dei personaggi principali, invece, è un po’ generica, mentre i personaggi secondari sono stereotipati. Dunque questa era la puntata Trash. La volevo fare da molto tempo e finalmente ci sono riuscito. Ho fatto praticamente zero spoiler, soprattutto del secondo film anche per farvelo gustare appieno (che poi io mi illudo ancora che qualcuno mi legga, povero scemo) e invogliarvi a vederlo, perché il trash è veramente divertente, soprattutto se guardato con amici. Onore e gloria al Trash! Cinema Aprile 2014 15 This is England di Guido Paoletti Salve a tutti, sono la nuova recluta del DeGe, ma non perdiamo tempo in chiaccheree parliamo subito del film che vi propongo. “This Is England” è una pellicola del 2006 diretta da Shane Meadows. La storia è ambientata in Inghilterra durante il ministero di Margaret Tatcher nel 1983 durante la guerra delle Falkland. Proprio in questo conflitto è morto il padre del protagonista, un bambino di nome Shaun, interpretato da Thomas Turgoose. Shaun ha dei problemi a relazionarsi con altre persone a causa del lutto e finisce persino col picchiare un ragazzo che ha scherzato su suo padre. Dopo la punizione ricevuta per la lite, il protagonista incontra un gruppo di Skinhead con cui lega molto e che lo aiuta in questo periodo difficile. Soggetto del film è anche la cultura skinhead, da non confondere con i Naziskin,sebbene siano presenti anche loro nel lungometraggio. Gli Skinhead infatti sono un gruppo apolitico che si è formato so- prattutto per comunanza di gusti musicali (ska, raggae e generi simili) e i cui membri hanno un abbigliamento molto simile. Scarpe Doc Martiens, camicie con bretelle, teste rasate e basettoni sono elementi tipici degli Skinhead. I Naziskin invece sono un gruppo di estrema destra di inclinazione nazionalista. Per l’aspetto sono simili agli Skinhead, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento. Ritornando al film, la trama è molto interessante, ma l’elemento migliore è di sicuro la colonna sonora. Questa è formata da brani appartenenti ai generi citati sopra insieme a pezzi composti da Ludovico Einaudi (musicista italiano di fama internazionale). Le poche mancanze di questo film sono la scarsa o mediocre abilità recitativa degli attori e alcune scene abbastanza inopportune. In generale il film è meraviglioso e il finale altrettanto incredibile. Merita sicuramente cento minuti del vostro tempo. 16 Aprile 2014 Varie .uscimmo a riveder le stelle di Tommaso Zolfanelli L’ultimo articolo della nostra rubrica astronomica risale alla fine dell’anno scorso, per cui mi è sembrato opportuno rispolverare la tastiera e mettermi a lavoro. Egizi, che hanno costruito tre belle piramidi in fila, esattamente come le tre stelle della Cintura di Orione. Tale cintura fa anche Una delle costellazioni più famose dopo il Grande parte della mitologia di ed il Piccolo Carro (e quindi l’Orsa Maggiore e Mi- Men in Black, per quelli nore di cui fanno parte) è senza dubbio quella di che ricordano l’episodio Orione. Infatti è la costellazione più luminosa e fa- del lontano 1997: “La gacile da distinguere grazie alle sue stelle brillanti. lassia è sulla cintura di Molti vi intravedono la sagoma di una caffettiera, Orione”. che in effetti ha molto più senso delle figure mito- Ora però passiamo dalla logiche a cui si fa riferimento. Terra al cielo. Oltre ad aveGià i Sumeri avevano identificato in questo gruppo re una mitologia ambigua di stelle uno dei personaggi più importanti della la costellazione nasconde loro mitologia: Gilgamesh, che nel cielo notturno in sé una delle nebulose prese il nome di Uru-anna, ovvero “luce del cielo”. più interessanti e facilSecondo il mito sconfisse il malvagio Gud-anna, mente visibili: la Grande Nebulosa di Orione, “toro del cielo”, che possiamo vedere alla sua de- appunto, chiamata anche M42. Si trova esattamenstra nelle notti invernali. Successivamente venne te sulla Spada di Orione, tre piccole stelle in fila diassimilato dai Greci col nome di Orione, ma risulta- sposte verticalmente. Oltre ad apparire incredibilno sorprendenti numerose affinità con l’eroe Erco- mente bella in foto (fa parte di tale nebulosa la le, con cui Gilgamesh condivide l’abbigliamento e famosa Testa di Cavallo, nube di materiale scuro un’impresa contro un toro, quello di Creta nel caso che ricorda in modo impressionante la testa dell’adei Greci. Forse è più famoso il caso degli antichi nimale), qui ha inizio il ciclo vitale di numerose stelle. Questi corpi celesti hanno infatti una vita per niente banale: nascono, crescono in modo differente l’una dall’altra in base a numerosi fattori, muoiono in modi diversi e alcune, con la loro morte e successiva esplosione, danno avvio al processo di formazione di altre stelle ancora. All’interno della Nebulosa di Orione avviene la nascita di queste tramite la contrazione delle molecole di idrogeno di cui è costituita e il successivo innescamento della reazione di fusione nucleare. Ultima informazione sulla costellazione: la sua stella più bella è Betelgeuse (la pronuncia è soggettiva, neanche gli astronomi sanno come si legga). Si trova nell’estremità in alto a sinistra ed è facilmente riconoscibile per la forte luminosità ed il colore Varie rossastro. Si tratta di una supergigante rossa, ovvero una stella molto grande, forse la più grande conosciuta, e dalle osservazioni sulle sue pulsazioni (sì, le stelle pulsano) sembra che si trovi nella fase finale della sua vita. Considerando la sua massa, con la sua morte si avrà il famoso fenomeno della supernova, un’esplosione dalla potenza incredibile ma che purtroppo non potremo vedere prima di qualche secolo (o milione di anni, dipende dalle teorie). Torniamo nel nostro caro vecchio Sistema Solare: il pianeta meglio visibile in questo periodo è Marte, il quarto dal Sole e il secondo per vicinanza dalla Terra dopo Venere. Chiamato anche Pianeta Rosso per il colore del suo terreno ricco di ossido di ferro, è il protagonista di Aprile 2014 17 molti romanzi e opere cinematografiche. Come la Terra è dotato di due poli ricoperti di acqua allo stato solido e dalle tracce trovate si può supporre che vi fossero presenti fiumi, distese d’acqua e un clima variabile come quello terrestre. Ha ben due satelliti chiamati Fobos e Deimos, “paura” e “terrore” in lingua greca, che sono anche i nomi di due dei figli di Ares (Marte appunto per i Romani). Alla vista appare molto luminoso, di colore giallastroarancione, e sorge abbastanza presto ad Est per poi ritardare sempre più con l’arrivo dell’estate. Con questa breve descrizione del nostro pianetavicino concludo l’articolo sperando di non essere stato troppo noioso e di avervi interessato almeno un minimo. Notti serene! 18 Aprile 2014 Racconti Musica Aprile 2014 19 Sempre allegri bisogna stare! di Lorenzo Bartoloni Non potevamo certo permettere che questo DeGe restasse privo di un articolo musicale, ma, se aveste chiesto a chiunque a chi sarebbero toccati onore e onere, nessun dito avrebbe puntato nella mia direzione. Tralasciando la scarsa predisposizione personale al canto, la mia cultura musicale ha dell’imbarazzante: di cosa posso scrivere, allora? Se avrete la pazienza di arrivare fino in fondo all’articolo, scoprirete che quella di cui ho intenzione di parlare non è una canzone, non del tutto almeno, come non è del tutto un dialogo né una farsa. “Ho visto un re”, singolo cantato da Enzo Jannacci e scritto da Dario Fo, pubblicato nel 1968. E qui si chiude la parte nozionistica. La canzone, se di canzone si può parlare, è davvero particolare: non ha un testo fisso, né viene mai accompagnata dalla stessa musica; la lingua del pezzo è un misto tra dialetto milanese e grammelot, ovvero un idioma immaginario privo di qualsivoglia articolazione logica, che si ritiene fosse utilizzato dai giullari medievali nelle burle che erano l’antenato del teatro moderno. Ciò, assieme ai numerosi botta e risposta tra i due interpreti e alla forte espressività che richiedono alcune strofe, rende la canzone più simile a un dialogo teatrale che a un pezzo musicale: non dimentichiamo che lo scrittore del pezzo è anche uno dei più grandi drammaturghi italiani. Questa peculiarità della canzone permette un maggior coinvolgimento nella vicenda da parte dell’ascoltatore, oltre a trasmettere emozioni particolarmente intense: sembra quasi che la storia venga raccontata effettivamente da un bardo d’altri tempi o da un giullare, come lo stesso Fo ha sempre amato definirsi. “Ho visto un re”, un po’ per il testo, un po’ per la musica, un po’ per l’irresistibile personalità dei molti interpreti che si sono cimentati nel cantarla, offre picchi di allegria che vanno a sfociare persino in demenzialità e che mal si accostano al senso venato di malinconia e asprezza del testo. Tra i grandi interpreti di cui ho parlato prima, infatti, troviamo Giorgio Gaber, Paolo Rossi, Adriano Celentano, Cochi e Renato e molti altri, tra cui lo stesso Fo. Come si può pensare che il pezzo non sottintenda un signifi- cato profondo al di là delle battute e della simpatia? La canzone passa in rassegna le varie sventure che colpiscono il re, il vescovo e il ricco, compatendo i dolori dei potenti; poi, giunti al contadino, si scopre che lui non piange della propria miseria, al contrario degli altri personaggi, ma ride perché “sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re. Fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam”. Inutile a dirsi, il pezzo è caratterizzato da una forte denuncia sociale che, però, non si perde nella vuota polemica, ma presenta un disagio sociale senza scadere nell’asprezza, né nella tristezza rassegnata. Fo, ricordiamolo, ha vinto il Nobel per la letteratura nel 1997, con questa motivazione: “Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”. Alla luce di ciò, nonostante quest’unico pezzo non sia valso al drammaturgo il Nobel, non siete incuriositi da questa canzone così anomala eppure così grande nel suo piccolo? 20 Aprile 2014 Oroscopo Oroscopo Ariete: bene, subito qualcuno che possa sfottere per le sue caratteristiche fisiche: sei cornuto/a, ma probabilmente ti va bene lo stesso perché in tre si è più in compagnia e poi con l’aspetto che ti ritrovi ci metteresti troppo a trovare altri partner. Insomma, sei così antiestetico/a che perfino la tua costellazione sembra più una cannuccia che un ariete… Fatti qualche domanda. PS: Sgarbi chiede di te. Toro: nei prossimi giorni riceverai un’offesa da qualcuno sotto il segno del cancro, non te la prendere, gliel’ho detto io. Scusa eh, ma sei l’ultimo dei segni che ho scritto e ti odio abbastanza. Potrei fare qualche battuta sul fatto che sei cornuto, ma poi non avrei più nulla per l’ariete… E poi ammettiamolo: la gente che legge gli oroscopi è sempre triste e sola e spera che al destino gliene freghi qualcosa di lui, quindi non potresti esserlo. In tuo favore hai Venere e Plutone allineati, ma dato che Plutone non è più un pianeta non gliene frega niente a nessuno. Gemelli: la personalità multipla è sempre stata il tuo forte, peccato che nemmeno tu la sappia apprezzare. Non ti è mai capitato di trovare amici arrabbiati con te senza motivo, o di trovarti in una stanza senza sapere perché, o di svegliarti con un doposbronza, privo di memorie della sera prima? Ovviamente l’unica spiegazione logica è un’altra personalità malvagia a cui devi impedire di far prendere il controllo prima che sia troppo tardi. Cancro: bene, è giunto il momento di dirlo a qualcuno: con le mie abilità di astrologo ho scoperto che un meteorite distruggerà la terra ra 9 giorni esatti. TU SEI IL PRESCELTO per guidare il nuovo popolo, soprattutto perché non ci sono venute battute politicamente corrette sul cancro. Costruisci una nave di 300 cubiti e per l’amor di Dio non far salire quegli insopportabili tizi del toro. Leone: dato che la maggior parte della redazione è leone, o meglio, lo sono io, non posso fare a meno di esaltare la tua immensa fortuna, bellezza, creatività ed intelligenza per non parlare delle tue prestazioni sessuali. Peccato che nessuno abbia ancora notato niente di tutto ciò, chissà perché… Re degli animali fin dall’alba dei tempi, ormai si trova solo allo zoo, in qualche riserva e nei cartoni animati, dove però è un cane, perlopiù fifone. Vergine: se il tuo segno c’azzecca qualcosa con la tua situazione e stai cercando il vero amore, il DeGe può aiutarti a sconfiggere la solitudine cronica. Sei il compagno ideale per qualcuno che si chiama , che dovrebbe correre al più presto tra le tue braccia. (scrivi il nome della persona che ti piace e fagli vedere questo oroscopo. Potrebbe cascarci) Bilancia: facciamo un bilancio della tua situazione: hai trovato il tuo giusto equilibrio, ma a volte ti senti come un peso sullo stomaco e ti cadono le braccia. Il periodo si preannuncia difficile, ma riuscirai a far pendere il piatto della bilancia a tuo favore, quindi non Oroscopo disperare! Fai agire la tua forza nel punto giusto ed avrai un momento eccezionale. Scorpione: fin dall’antichità la gente dello scorpione ha disperatamente cercato di sostenere che un microscopico insettino che ogni tanto trovi nello scarico del lavandino fosse un animale possente e pericoloso. Per esempio, mentre scrivo questo oroscopo ho direttore e vice a punzecchiarmi nel tentativo di mostrarmi l’indiscutibile potenza del pizzicotto del loro segno. No. Sarai triste, solo e la tua fortuna in amore si limita ad aver trovato un sito porno con l’HD gratis. Raggiungerai però posizioni di potere come hanno fatto le nostre potentissime ed influentissime alte sfere del DeGe… Vieni al DeGe! Sagittario: punta sempre in alto, alla testa magari (headshot!). In questo mese sarai confuso per l’influenza congiunta di Nettuno e di Alpha Centauri: pensa bene prima di nitrire. Inoltre, presta attenzione ai consigli del tuo spirito guida, il centauro inverso: iihihihhiihiiihihihihhiiihih! E tieniti alla larga da Cicciolina! Capricorno: come se non ci fossero abbastanza ovini nello zodiaco. I Greci, sotto l’influsso di droghe iperuraniche, hanno pensato che quell’orrendo triangolino sghembo nel cielo fosse un capricorno. Nonostante tutto, per tua fortuna Marte si trova allineato con Nettuno e questo ti permetterà di raggiungere l’unico obiettivo importante nella tua vita… L’amore? Ma no, il kebab, Aprile 2014 21 la vera forma del tuo segno zodiacale! Unica pietanza creata direttamente da Dio insieme al gelato e ai piatti di pane che puoi mangiare, è un piacere estremamente forte, naturale e necessario… Insomma, se Dio ed Epicuro sono dalla tua, cosa può andarti storto? Acquario: come tutti sanno aprile è un mese difficile, ma acquario è a febbraio giusto? Non so, mica sono un astrologo io… Comunque non stupirti se sarai sommerso dagli impegni… “sommerso” ahahaha. Ok, smettiamola di dire idiozie e facciamo i seri: Marte si trova in congiunzione astrale con Giove, ma non so cosa vuol dire, probabilmente niente. Sarai fortunato in amore e se non lo sarai è perché sei brutto. Pesci: BLUB Ofiuco: “Bene… Abbiamo finito, sono soddisfatto delle mie previsioni, ora posso finalmente tornare al mio progetto di un succo alla pesca che non sia tremendamente dolce…” disse l’astrologo soddisfatto. Udite queste parole il pignolissimo astronomo ribatté: “Eh no, lo sai che hanno scoperto recentemente una tredicesima costellazione sull’eclittica, si chiama Ofiuco!” “Ok, bene, ma questo a che mi serve? Nessuno è nato sotto l’Ofiuco” “Eh no, mica puoi lasciare il lettore privo di una dovuta predizione”. A questo punto il triste astrologo tornò sulle carte a contemplare le stelle… Ma no, dai! Stai leggendo l’Ofiuco? Non sarai mica uno di quei pezzenti che leggono l’oroscopo degli altri o, ancora peggio, uno che ha scoperto di essere fra scorpione e sagittario, un vero ofiuco. Avrai una vita triste e perderai un sacco di tempo, per esempio leggendo l’oroscopo di altri. L’Ofiuco è un mitologico domatore di serpenti, anche se tu non hai nemmeno il controllo sui tuoi capelli la mattina. In amore avrai la fortuna di un Ratman e sarai per sempre odiato dagli astrologi come me che sono costretti a scrivere due paragrafi di cazzate in più per colpa tua. 22 Aprile 2014 Giochi PENTATHLON MATEMATICO di Francesco Di Giorgio Bentornato al Pentatlon Matematico Riformato, ovvero, come sarebbe piaciuto al buon Lutero, il Pentathlon delle origini, quello puro e schietto di una volta: senza corruzione, simonia, concubinato, vendita di indulgenze... Vabbè, comunque questo mi è venuto particolarmente bene quindi prendi un cronometro, dì all’insegnante di far silenzio e di non disturbarti con le sue spiegazioni e risolvi i problemi qui sotto! 1. Individua i 4 numeri che si trovano all’interno della figura e segnateli; 2. Fanne prodotto e somma, somma insieme i due numeri così ottenuti, quindi familiarizza il risultato (per familiarizzare un numero scomponilo in fattori primi, quindi somma i fattori, se ottieni un numero primo quello è il risultato, altrimenti scomponilo in fattori primi e somma i fattori e ripeti questo processo finché non ottieni un numero primo); 3. Un numero di prigionieri pari al risultato del problema precedente vuole fuggire dal Crudele Carcere Cilindrico, la torre di 7 piani rappresentata in figura. Partono tutti dalla stanza centrale all’ultimo piano e scendono nelle due stanze al piano di sotto: se il numero di prigionieri è pari si divide in due gruppi uguali, se è dispari il numero più piccolo va a sinistra e il più grande va a destra, se però capitano in una stanza segnata con la G trovano le guardie e vengono fermati, quanti arrivano alla base della torre?; 4. Andrea, Bruno, Carla, Dario, Elena e Franco hanno appena completato un rally arrivando nelle prime tre posizioni (sono a coppie), queste sono le loro risposte ad un’ intervista: • Andrea: “La mia squadra non è arrivata ultima” • Bruno: “La mia ha vinto” • Carla: “Ma cosa dici, la mia ha vinto!” • Dario: “Elena e Bruno sono in squadra insieme” Giochi Aprile 2014 23 • Elena: “Dario non è in squadra né con Bruno né con Carla” • Franco: “Io sono in squadra con la persona la cui iniziale è la n° lettera dell’alfabeto dove n è il risultato del problema precedente” Chi è arrivato primo e secondo è soddisfatto della propria performance e quindi dice la verità, i due arrivati terzi invece sono invidiosi e mentono. Determina le squadre e le posizioni d’arrivo. 1. Luigi sta leggendo un libro molto lungo. Ogni giorno pari legge il doppio delle pagine che ha letto il giorno prima. Ogni lunedì, mercoledì, venerdì o domenica legge il doppio delle pagine che ha letto il giorno prima; altrimenti legge tante pagine quante ne ha lette il primo giorno, se comincia il libro mercoledì 26 marzo e lo finisce martedì 18 giugno: quante pagine legge se il primo giorno ne aveva lette tante quante la posizione in classifica di Bruno? Il risultato è 12318. >30 minuti Ma che hai fatto!? Ti sei messo a seguire la spiegazione sull'accentatura degli Epodi oraziani? Ma dai! Se hai capito come funziona l'esametro un trimetro giambico seguito da un dimetro non dovrebbero spaventarti: i piedi sono tutti uguali! Tra 30 e 20 minuti Mediocre... Tra 20 e 10 minuti < 10 minuti Bravo, ma continua ad allenarti, anzi già che ci sei: hai 20 seconCerto che è pro- di per dirmi il numero di divisori prio brutta quella di 2000. parola... Se ci azzecchi il tuo punteggio diventa questo-------------------> Complimenti! Come direbbero i Latini: ast illi solvontur frigore Il numero di divisori è il numero membra vitaque cum gemitu di secondi che avevi. fugit indignata sub umbras. 24 Aprile 2014 Giochi Il PuRgAtOrIo di Andrea Magnini Le parole vanno inserite orizzontalmente e nelle sette cornici in senso orario. Non ci sono segni divisori tra una parola e l’altra. ORIZZONTALI 1. Fuori dall’Italia - Farlo cascare porta male – Gas nervino estremamente volatile 2. Quella di ponte è fondamentale negli sbarchi – La fa la polizia per cogliere i criminali con le mani nel sacco – Può essere a fumetti o sportivo 3. Di solito acceca le persone – Frutti di bosco simili ai lamponi – Sigla della scuderia di Faenza – Gli antichi abitanti della Grecia 4. Vi si rinchiudono i carcerati – Non di birra – Lo è il Rover mandato su Marte 5. Al centro della pesca – La firmano gli sconfitti – Voci che girano 6. Mai visto o sentito prima – La vittima delle corride – Versione di prova 7. La curva delle navi e degli aerei – Lo fanno i ciclisti quando attaccano – Quando alla Merkel piace qualcosa 8. Spesso gli alunni non ci stanno in classe – Senza farlo non si va da nessuna parte 9. Sdraiata –Ricevette le tavole con i 10 comandamenti – Paradiso terrestre 10. Lo sono Ulisse ed Enea – Inizia con il tramonto – Cortese, disponibile 11. Fu soprannominato il “Pirata” – Il braccio dell’albero – Il padre di Ascanio 12. Costituito da 100 grammi – Elettroneuralterapia – Alcuni sono una guida per i non vedenti 13. Consegnò la mela della discordia a Venere – È l’arma di molti serpenti – Ram air turbine 14. C’è quella di misura e d’Italia – Abili, in grado di – Venuti al mondo 15. Quel “finish” è fondamentale nelle gare – La nazione più popolosa del mondo – In alcuni Stati c’è ancora quella di morte – Etnia originaria dell’India CORNICI 1° cornice: Famoso fiore con le spine – In un processo la parte della vittima – Il nome di Gaetano – Lago lombardo formato dall’Oglio - Lo studiano i genetisti – In un film è “fuggente” – Saltano negli stagni – Grande paura – Caglio di semi di soia – Si usa per condire e può essere bianco o nero - Il Leonardo della “Battaglia di Anghiari” – Enrico VIII ne ha fatte saltare molte 2° cornice: Baby-sitter – Caratterizzano i viali – È caratterizzato da acqua salata – Con quella buona si lavora molto – Grosso contenitore per liquidi – Tranquilli – Uscita dal grembo materno – Quelli dei Maya erano sacrificali – Costruì l’arca – Rimanere 3° cornice: Mezzo stracchino – Dove vivono le molte concubine dei sultani – Cesare morì in quelle di marzo – Imperatore romano durante il famoso incendio di Roma – Aiutano a sollevare i pesci – Lo sporco di Manchester – Che ci appartengono – Confusione, rumori molesti 4° cornice: Famosi attori – Si dice che in esso si nasconda un presagio – Capacità, talento – Alcaloide naturale presente nel tè – Sicuro, indubbio – Infiammazione dell’orecchio – Ha cantato la colonna sonora dell’ultimo film di James Bond 5° cornice: Prova piacere a veder soffrire gli altri – Corre sui binari – La colonna portante della succursale – Udire, percepire 6° cornice: Il classico esempio per spiegare le frazioni – Tagliare il legno – Nazione, Paese 7° cornice: Comandante, leader – Ci si fanno i pop-corn Giochi Aprile 2014 25 26 Aprile 2014 Riassunto delle puntate precedentose Cosa?!? Come, serve un riassunto? Non avete letto il meraviglioso fumetto del DeGe? E mo’ come faccio io a riassumere i grandi colpi di scena, la trama originale e intricata e la temeraria e gaudente caratterizzazione dei personaggi? Tutto comincia con Ridge che si sposa con Claire ma che la tradisce subito con Bridget, la quale ha tradito a sua volta il fidanzato David, migliore amico di Ridge. Bridget confessa l’accaduto a David che, in preda all’ebrezza, decide di diventare un acrobata circense con il nome di Sharona e girare il mondo con il circo. Nel frattempo anche Claire scopre il fattaccio e decide di vendicarsi lanciandosi in enormi partite di scopone multietniche (sapete che intendo) e rimane incinta. Per superare il tradimento, Ridge decide di restare con Bridget e vivere con lei entusiasmanti avventure, salvando kakatua feriti e resuscitando morti a tempo perso. In tutto questo c’è anche un ragazzo che dà la maturità. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO Per motivi che ora mi sfuggono, il fumetto è stato accorciato da sei a quattro capitoli; è quasi giunto al termine. È importante ricordare che, per ragioni precauzionali, questo capolavoro non va fatto leggere a persone anziane o con problemi cardiaci, mai mischiato ad alcolici, tenuto lontano dalla portata di bambini, gatti e integralisti pastafariani e, per amor del Cielo, NON PROVATE A CERCARCI UN SENSO. Lascio la parola a Paolo Marimon (disegnatore) per la parte “seria” del preambolo. Federico Ferrantini Bene, siamo quasi alla fine. Questo è il penultimo capitolo del fumetto progettato da me e dalla mente perversa di Federico Ferrantini. Immagino già le vostre copiose lacrime di tristezza o gioia al sapere che questa piccola avventura fumettistica è quasi alla fine e mi auguro che abbiate letto i precedenti capitoli (“Capitolo 1” e “La vendetta delle sigarette” (N.D.D. notare il contrasto fra l’originalità dei due titoli)), soprattutto perché il “nei capitoli precedenti” è assolutamente falso. Le mie note su questo capitolo sono poche... In questo caso l’intera opera è stata eseguita in cinque giorni (tempo record, anche se non è stato disegnato in treno come il secondo): questo ha reso il mio stile molto minimalista in certi casi... Ma, ammettiamolo, nessun disegnatore è mai andato alla forca per essere pigro. Per concludere, volevo augurarvi di aver visto il “Grande dittatore”, dato che altrimenti l’ultima pagina sarebbe alquanto incomprensibile e potrebbe far nascere sospetti di filonazismo nella redazione. Un saluto, Paolo Marimon Aprile 2014 27 28 Aprile 2014 Aprile 2014 29 30 Aprile 2014 Aprile 2014 31 Redazio n e: Guido Paoletti 1As Laura Gorla 5A Pietro Trallori 1B Perla Mu 1B Tommaso Zolfanelli 4B Saverio Misuri 4B Andrea Magnini 4B Federico Ferrantini 4B Paolo Marimon 4B Francesco Di Giorgio 4B Alessia Ugolini 4B Edoardo D’Angelis 4B Direttore: Lorenzo Bartoloni 4B Vice~Direttrice: Anastasia Samoylov 4C Sara Fiore 4B Sara D’Amico 4B Sofia Taylor 5B Giacomo Clari 5B Elisa Guerra 2C Erika Gliozheni 2C Valentina Buccioni 2C Alice Taylor 5C Dimitry Samoylov 1G Fulvia De Francesco 2G Valentina Nuti 1H “S alve, popolo del Casteln uovo! S ono il direttore del D eG eneratione, il gior nalino del vostro liceo. Spero che il Diret tore dice: abbiate apprezzato questo numero e vi r icordo che le r iunioni di redazione si ter ranno tutti i giovedì alle 14.30 in sede. PAR TECIPATE NUMER OSI! Vi invito inoltre a scr ivere ar ticoli e a inviarceli. La vita è come una scatola di cioccolatini: dura meno per le persone grasse Gli ar ticoli vanno spediti al seguente indir izzo: redazione.degeneratione@ gmail.com oppure consegnati in chiavetta USB. Il grupp o di redazione si ri ser va di concordare con gli autori la pubblicazione dei lavori nei limiti dello spazio disp onibile e nella qualità ri sp et tosa de gli stessi. Per qualsiasi dub - Finito di stampare bio, p erplessità o chiarimento sul fun - il: zionamento e sulla natura del proget to alle ore: DeG eneratione, p otete contat tare il di - In tiratura di copie ret tore, il vice - diret tore o uno dei re dat tori: saremo lieti di risp onder vi.”