Anno XIV ◆ Numero 4 ◆ Aprile 2014
Direttore: Lorenzo Bartoloni Vice~Direttrice: Anastasia Samoylov
I n q ue
st o n u
mero:
Crimea
, orosco
po,
astrono
mia
e tanto
altro!!!
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Editoriale
di Lorenzo Bartoloni
E insomma, periodo di secessioni. Si tratta
di una vera e propria epidemia indipendentista che ha investito il globo: la Crimea ritorna tra le braccia della Grande Madre Russia, in Veneto due milioni di “sì” e un
carrarmato artigianale tentano di ristabilire
la Serenissima, la Lombardia pare voglia seguire a ruota l’esempio della laguna, il 30
marzo a Jubelpark, Bruxelles, si è tenuta
una manifestazione in favore dell’autodeterminazione dei popoli. Capirete perché
non mi sento al sicuro col ritorno del tanto
amato ex-vicedirettore...
Ma torniamo all’editoriale. Già,
l’editoriale! Scrivendolo, mi
chiedo spesso per chi effettivamente lo faccia: sono quasi
sicuro che nessuno legga questa
colonna che precede l’indice,
anzi, molti non leggono alcunché
del DeGe; nel caso così non fosse,
vi prego, fatemi un’iniezione di au- tostima
e fatemelo sapere. Ma se non è per essere
letti che pubblichiamo, perché allora? Per
essere scritti. Le frasi concise fanno sempre
il loro effetto, ma non sono di facile comprensione, specie quando, come in questo
caso, sono scorrette: vedo di spiegarmi.
Questo progetto è stato portato avanti per
quattordici anni per dare modo a tutti gli
studenti di esprimere la loro opinione, di far
sentire la loro voce, di vivere la scuola e non
di sopravviverle meramente. Lo so, sono
monotono, sono banale, non dico nulla di
nuovo. Non c’è nulla di più vecchio del nuovo, disse qualcuno una volta. Perciò, con
tutta la monotonia del mondo e con tutta la
banalità possibile, ripeto ancora una volta:
se avete qualcosa da dire ma non c’è un
luogo in cui vi sentiate ascoltati, andate da
uno psicologo. O da un pusher. O venite al
DeGe, che è un po’ entrambi.
Vi conviene sbrigarvi, però, frotte, ma che
dico, folle, ma che dico, orde di aspiranti redattori!
Si intravede già all’orizzonte la fine di
quest’anno scolastico e anche il
DeGe si godrà le vacanze estive:
se volete partecipare a qualche
riunione della redazione, affrettatevi, perché oltre a questo numero ne stamperemo solo un
altro, nel migliore dei casi altri
due. Lo so, lo so! Trattenete le
lacrime, non disperate! L’estate è ancora lontana, non intristitevi al pensiero dei
lunghi mesi che vi separeranno dal vostro
giornalino preferito, ma approfittate del
tempo che vi avanza per goderne appieno,
per leggerlo, gustarlo e, perché no?, contribuire attivamente alla sua creazione. Con
questo poetico finale lascio i pochi temerari che sono giunti fin qui; con questo poetico finale e con un ringraziamento per la pazienza, la costanza, l’impegno e...
Seriamente, state leggendo ancora?! Solo
amore per voi.
Perché
allora? e
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scritti
Indice
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“Fuck the EU”
di Saverio Misuri
Mafia: che cos’è?
di Anastasia Samoylov
Tu cosa FAI domenica?
Stai Serenissimo
di Lorenzo Bartoloni
Hare Krishna
di Elisa Guerra
Gallia est omnis divisa
di Andrea Magnini
Les Cahiers du Cinéma
di Federico Ferrantini e Guido Paoletti
Uscimmo a riveder le stelle
di Tommaso Zolfanelli
The Hunt
di
Sempre allegri bisogna stare!
di Lorenzo Bartoloni
Oroscopo
Pentathlon Matematico
di Francesco Di Giorgio
Il Purgatorio
di Andrea Magnini
Capitolo III
di Federico Ferrantini e Paolo Marimon
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Attualità
"Fuck the EU"
L’Ucraina, l’Europa e la nuova “guerra fredda”
di Saverio Misuri
N. ha 16 anni ed è nata a Donetsk,
nell’est dell’Ucraina. La sua famiglia si
è trasferita a Kiev da anni e lei vive e
studia a Cambridge. La nostra prima
conversazione avviene due giorni dopo
la scomparsa del Presidente ucraino
Janukovyč, messo in fuga dai manifestanti dopo tre mesi di scontri. Risponde con orgoglio alle mie domande:
“Quando sono arrivata qui e rispondevo a chi mi chiedeva da dove venissi,
mi dicevano che non sapevano dove
fosse l’Ucraina o mi chiedevano se fosse una regione della Russia. Adesso
tutti ci conoscono. Siamo sempre stati
sotto il dominio russo, ma ora le cose
stanno cambiando. In una settimana
siamo riusciti a realizzare ciò che tentavamo di fare da vent’anni.” Con il
passare dei giorni l’euforia iniziale lascerà il posto a dubbi e insicurezze, i
nostri colloqui diventeranno sempre
più rari e le sue risposte più incerte e
confuse. Ma nei primi giorni dopo la
vittoria dei manifestanti e l’instaurazione del nuovo governo la sua felicità
prevale su tutto, anche sulla paura per
i suoi genitori, e N. risponde volentieri
alle mie domande gettando un po’ di
luce sui miei molti dubbi.
Primo fra tutti, le cause della protesta.
Com’è possibile che nello stesso momento in cui il numero degli euroscettici cresce vertiginosamente e tutti
sembrano voler uscire dall’Europa il
popolo ucraino scenda in piazza per
poterci entrare? N. mi spiega che non
si tratta solo di questo. La mancata firma sull’accordo di associazione con
l’Unione Europea è stato il pretesto
che ha dato vita alla protesta, ma è
un’altra la ragione che l’ha fatta crescere, gonfiarsi ed esplodere: l’insofferenza verso una classe politica corrotta, succube e complice della
Federazione Russa e lontana dai problemi del proprio popolo. L’adesione
all’Unione Europea è vista dunque
come una via d’uscita, un modo per
sancire l’autonomia dell’Ucraina rispetto alla Russia. Mi bastano tuttavia poche ricerche per cominciare a intuire
che la situazione è un po’ più complicata: non si tratta semplicemente di
uno scontro tra il popolo e il regime
che lo opprime, né di uno scontro tra
filorussi e russofobi. I cosiddetti “filorussi” non sono altro che russi, semplicemente, non necessariamente sostenitori di Putin ma sicuramente
preoccupati dalle possibili politiche del
nuovo governo. Una parte dei manifestanti era non soltanto contro la Russia, ma avversa alla minoranza russa
in Ucraina e quindi razzista ed era sostenuta da partiti e movimenti xenofobi e riconducibili all’estrema destra,
che sono tuttora parte del nuovo governo. Tant’è che uno dei primi atti del
governo (sul quale è stato poi costretto a fare marcia indietro) è stato quello di revocare al russo lo status di seconda lingua officiale nelle regioni
dell’est. Le preoccupazioni espresse da
Attualità
Putin riguardo alla minoranza russa in
Ucraina, costretta a suo dire a essere
governata da un regime neofascista e
antirusso, sono evidentemente dettate
da un interesse personale ma non infondate.
Ma qual è stato il ruolo dell’UE nella
gestione della crisi ucraina? La desolante impressione è che sia stato inconsistente, se non inesistente. L’Unione è stata in un certo senso il
motore scatenante della rivolta, ma
non si è più occupata della questione
in maniera compatta e con una politica
estera unitaria e comune agli Stati
membri. Singoli Stati come Germania
e Polonia hanno mostrato un maggior
livello di attivismo, ma sempre agendo
in proprio e occupandosi dei loro interessi. È mancata la volontà di interrogarsi sul comportamento da adottare
nei confronti dei Paesi dell’est, così
come una seria riflessione sulla politica di “inglobamento” dell’UE che ha
portato all’ingresso di diversi nuovi
Stati nell’Unione senza che essi ne
comprendessero la vera natura, complicando notevolmente le prospettive
di un’unità federale. Ancora una volta,
l’Unione Europea è stata incapace di
agire come una vera potenza politica e
di elaborare una linea comune e si è
lasciata “trainare” dagli Stati Uniti. Gli
USA considerano ormai l’Europa il proprio burattino, come dimostra la conversazione intercettata nel febbraio
scorso e diffusa su internet nella quale Victoria Nuland, vicesegretario di
Stato degli Stati Uniti, progettava di
“dare all’Ucraina il futuro che merita”
tramite una serie di interventi mai concordati con gli alleati europei. Al pensiero che l’UE non sappia nulla dei piani americani né vi sia convolta, la
Nuland conclude: “...and you know,
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fuck the EU.”
Il quadro, dunque, è questo: da una
parte gli USA, dall’altra la Russia; l’Ucraina e l’Europa deboli e divise nel
mezzo. Si tratta davvero di una nuova
“guerra fredda”, come dicono alcuni
giornali? Forse no, dopotutto. Sono
lontani i tempi dell’occidente unito contro il comunismo. Ma l’influenza dei
due Stati sulle vicende europee è ancora presente e ingombrante. L’Ucraina, come molti Paesi dell’ex-URSS,
deve ancora trovare la sua strada, che
non potrà essere di dipendenza e sottomissione alla Russia com’è stata in
questi anni ma neanche deve portare
a un ingresso nella NATO e nella sfera
di influenza americana. Entrambe le
soluzioni sarebbero deleterie per un
Paese che non è asiatico né europeo e
non deve essere diviso e spartito tra
questi due mondi, ma trovare una propria identità in un’ottica di tutela e valorizzazione delle minoranze e non di
divisione. Un simile futuro non le potrà
essere dato dall’America o dalla Russia, ma potrà forse esserle assicurato
da un’Europa unita politicamente ma
rispettosa delle diverse culture ed etnie presenti al suo interno.
L’UE ha però fallito, dimostrandosi incapace di gestire la crisi ucraina, allineandosi agli USA e comportandosi
come un’unione affaristica ben lontana
dall’essere una potenza politica credibile. Barbara Spinelli commenta su Repubblica: “In Europa si coltiva l’idea,
esiziale, che prima viene l’economia, e
chissà quando la politica estera. È una
delle sue più gravi menomazioni.” Una
logica che è necessario abbandonare,
se vogliamo che i “fuck the EU” d’oltreoceano e le minacce di Putin siano soltanto ricordi lontani.
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Attualità
Mafia: che cos'e'?
di Anastasia Samoylov
Ne parlano i giornali, è citata dalla tizia tutta tirata
delle 20.30. Ne parlano i libri, da quelli per ragazzi
delle medie con un tono leggero o tramite un racconto d’avventura fino ai saggi di politica o raccolte di processi per i più grandi. Ne parlano i film, tra
cui gli americani “Il Padrino”e “Quei bravi ragazzi” e
gli italiani “Gomorra” e “I cento passi” (la filmografia, come il ramo della letteratura che tratta di Mafia, è molto ricca nei Paesi di tutto il mondo). Per la
protesta contro essa vengono organizzate giornate
piene di eventi e manifestazioni, viene dedicata
un’ora per parlarne a scuola. E nonostante questo
ci sono persone che sussurrano appena il suo
nome, chi con paura chi con dovuto rispetto; c’è chi
sostiene che non esista, che sia solo una parola
senza alcun significato dietro. Per qualcuno è dappertutto, è una piaga della società, infiltrata ovunque come un fungo, come la muffa di casa che anche se fai il trattamento prima o poi ritorna sempre:
difatti si può fare ben poco se si abita in una zona
umida. Altri infine fanno finta di non vedere, oppure invece ci credono e condividono i suoi ideali, credono nei suoi valori. Già, perché la Mafia non è solo
un particolare tipo di organizzazione criminale, ma
è uno stile di vita adottato da un’ampia fetta di società, che comprende il ministro, il contadino con il
suo pezzetto di terra, l’imprenditore, il medico della zona, il fornaio, il ragazzo di 4a liceo, l’operaio, la
vecchia signora della casa di fronte e via dicendo:
insomma, un vero e proprio piccolo mondo.
La mentalità mafiosa si basa sul concetto di omertà
(atto volontario di tacere alle autorità sui colpevoli
o sullo svolgimento dei fatti di un reato, ostacolando l’andamento dell’indagine), sul diritto di cui si
autoinvestono i “capofamiglia” nei confronti dei
sottoposti e della popolazione in cambio di protezione e sicurezza, sulla libertà dagli ordinamenti
dello Stato, sull’orgoglio, sull’appartenenza a una
famiglia, sulla prontezza del braccio, sul coraggio e
valori personali. Essa ha origini antichissime, ha radici nel banditismo e nel sistema feudale, fino ad
arrivare ad una delle prime definizioni della mafia
da parte del prefetto di Agrigento nel 1874. Negli
anni, a seguito di processi ed indagini, si andò sempre più definendo non come un’aggregazione
semplice di malandrini, ma una “comunità”, tanto
da definirne la struttura gerarchica, i rapporti tra i
vari gradi e le varie particolarità interne come “u
pizzu”, estorsione di denaro (con minaccia e intimidazione) in cambio della protezione. La nascita e
soprattutto poi la sopravvivenza della mafia è dovuta in primis alla debolezza iniziale, poi perdurata,
dello Stato italiano, che l’ha trascurata completamente nel periodo appena successivo alla sua instaurazione, causando la sfiducia della popolazione nei suoi confronti, l’incomprensione e il” voltar
le spalle” da parte di quest’ultima, soprattutto nel
Sud Italia. Quindi il comportamento mafioso trova
nella cultura e nelle tradizioni la propria legittimazione. Molto incisive le parole del Presidente del
consiglio Vittorio Emanuele Orlando dopo la Prima
Guerra Mondiale, in un discorso teso ad evitare il
crollo del sistema politico, che mette in evidenza i
valori perseguiti dalla Mafia:
“Ora io vi dico che se per mafia si intende il senso dell’onore portato fino all’esasperazione,
l’insofferenza contro ogni prepotenza e sopraffazione, portati sino al parossismo, la generosità che fronteggia il forte ma indulge al debole,
la fedeltà alle amicizie, più forte di tutto, anche
della morte, se per mafia si intendono questi
sentimenti e questi atteggiamenti, sia pure con i
loro eccessi, allora in tal senso si tratta di contrassegni invisibili dell’anima siciliana e mafioso mi dichiaro e sono fiero di esserlo!”
Le organizzazioni mafiose sono presenti su tutto il
territorio italiano dalla ‘Ndrangheta, Le Tre Corone
Unite e Camorra nel Sud, al Centro-Nord con la
Banda della Magliana e Mala del Brenta, senza contare le organizzazioni mafiose straniere presenti sul
territorio italiano e nel mondo come l’Organizatsya
Attualità
russa, Cosa Nostra americana, Triade, Yakuza, Cartelli messicani, colombiani e tutte le altre mafie di
influenza più o meno rilevanti.
Una volta definite le caratteristiche principali, si
passa al combattere e cancellare questa realtà antiquata, chiusa e contraria allo Stato. Processi, arresti,
assalti, esplosivi, morti, vendetta, sangue, ricordo,
speranza, resistenza, determinazione, morti. Persone come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che
hanno sacrificato la loro esistenza e le loro vite a
combattere l’organizzazione mafiosa sono stati il
culmine di un’attiva campagna di sensibilizzazione
e atti concreti intrapresa nel XX secolo. La battaglia
continua tuttora, e coinvolge non solo persone
esperte in politica, processi penali e forze dell’ordine, ma anche la popolazione e soprattutto una
grandissima parte dei giovani che fanno sentire le
loro idee. Il 16 marzo dell’anno scorso la Manifestazione contro la mafia per la giornata in ricordo delle vittime si è svolta a Firenze, coinvolgendo organizzazioni come Libera e CambiaMente, e
soprattutto studenti, studenti e studenti. Perché
formare una propria idea e sostenerla è importante. “Deve partire tutto dalle persone, deve partire
tutto da noi. E’ questo un grande esempio, tutti
questi ragazzi…loro sono il futuro, noi siamo il futuro!” mi disse un ragazzo di Bergamo venuto lì con
l’organizzazione che già da due anni svolge un’attività di sensibilizzazione sulla mafia e su come com-
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batterla sul loro territorio. Ovviamente non passa
inosservata la giornata in ricordo delle vittime di
quest’anno organizzata a Latina il 22 marzo: programma avvincente, strade piene, interventi costruttivi e vari. Le scuole si sono organizzate con
navette e autobus per partecipare, il nostro Liceo
non ha fatto eccezione. Ma non si contribuisce solo
andando ai grandi eventi. Ogni anno l’associazione
CambiaMente organizza dei campus estivi di formazione, dove i partecipanti trascorrono una settimana nei terreni confiscati alla ‘Ndrangheta, gestiti
dalla Cooperativa Valle del Marro di Libera Terra a
Polistena (Calabria - Piana di Gioia Tauro). Durante i
campi si alternano momenti di formazione, discussione e svago: i ragazzi si immergono nella realtà
del posto, imparano a cogliere le varie sfumature
della cultura sia della popolazione che della mafia,
e capendo e conoscendo di più capiscono come
contrastarla. Per qualsiasi informazione e approfondimento potete andare su www.coltivalalegalità.it.
Comunque sia l’importante è sempre cercare di informarsi, capire ed indagare ciò che non si conosce,
perché dire “Io sono contro la Mafia, secondo me
va cancellata dalla faccia della Terra” senza capire
che cos’è, che non è solo un’organizzazione sistematica ma una realtà vera e propria con una cultura, abitudini e tradizioni frutto di un’evoluzione
umana, o meglio una “società feudale arrivata fino
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Attualità
ai giorni nostri come protetta da una cupola di vetro”, vuol dire non aver capito un bel accidente. Sarebbe più dignitoso un eroico e sincero “Non lo so”.
A questo punto ci starebbe bene anche un bel “Mi
informo”.
Tu cosa FAI domenica?
Domenica, ore 8.25. Ecco, in questa frase ci deve essere sicuramente un errore. Perché come tutti gli
studenti ben sapranno, la domenica è stata creata
principalmente per essere trascorsa a letto, a rotolarsi tra le coperte e a crogiolarsi nella divina consapevolezza che, almeno per un giorno, il mondo
della scuola rimarrà fuori dalla nostra vita. È una pia
illusione, ovviamente, ma in quei pochi attimi al
mattino, quando apriamo gli occhi e leggiamo la cifra “10” sulla sveglia, il naufragar è dolce in quel materasso...
Ma domenica 23 marzo la mia sveglia ha suonato
puntuale come una campana a morto. Un’unica
consolazione ha spinto i miei piedi sul freddo pavimento e mi ha trascinata per la casa il tempo necessario ad uscire: non ero la sola. Già, perché un’ondata di baldi... e addormentati castelnuovini si è
riversata per le strade questa domenica mattina. Il
motivo? No, non abbiamo protestato in massa contro il rialzo del prezzo della fesa di tacchino alla
Coop. Né abbiamo complottato per sostituire il
preside del Michelangelo con un robot alle nostre
dipendenze in modo da poter usufruire del loro paninaro. No. Uno scopo più alto, più nobile, più arduo ha animato i nostri cuori di prodi castelnuovini:
ricoprire le vesti di “Apprendisti Ciceroni” per le
giornate del FAI.
So che in questo momento un brivido avrà percorso la vostra spina dorsale, perciò vi concedo qualche secondo per riprendervi. Milleuno. Milledue.
Milletre... ci siete? Bene, un ultimo respiro e continuiamo.
Tralasciando per un istante il sarcasmo, vorrei chiarire che apprezzo le attività del FAI (anche se resta
comunque un trauma la sveglia della domenica
mattina).
Quest’anno la mia classe, assieme ad una manciata
di altre fortunate centurie castelnuovine, è stata
destinata al Castello dell’Acciaiolo. Devo ammettere che, appena ho sentito pronunciare la parola “castello”, le mie antenne si sono drizzate perché, suvvia, prima di tutto chi aveva mai notato un castello
nel centro di Scandicci, e, secondo, mi ero già immaginata a mettere in scena Sarracini con le foto
dei prof a mo’ di bersaglio.
Ma tutte le speranze del fanciullino che è in me
sono state disattese nel preciso istante in cui sono
entrata per la prima volta nella corte interna, il giorno del sopralluogo. Non tanto per il “parallelepipedo in vetro e acciaio, schermato da frangisole in
rame”, che più che altro sembrava un pezzo dei
lego incastrato nella cinta muraria, ma per l’enorme insegna dello Slowfood con la Lumaca dalla corazza cromata che attirava un po’ l’attenzione di
tutti all’interno della corte. Del tipo: “A chi importa
dei merli guelfi e ghibellini. Guardiamo piuttosto
cosa c’è sul menù dello Slowfood!”. Che poi, se un
sopralluogo lo programmi alle due del pomeriggio,
non puoi aspettarti più di tanto.
In fondo, però, possiamo perdonare una lumaca se
gli interni del castello sono così strabilianti, giusto?
Insomma, voi cosa vi aspettereste da un castello?
Personalmente una cucina con degli utensili, una
biblioteca con almeno un libro, o quantomeno un
libretto delle istruzioni, una camera da letto dotata
effettivamente di un letto ed una sala da pranzo
con, e lo dico così, solo per dare uno spunto al restauratore, una sedia. All’IKEA ne vendono di così
convenienti che, con i soldi impiegati per stampare
i nostri badge di riconoscimento, potevano allestir-
Attualità
ci una sala conferenze. Per l’Expo.
Immancabilmente le mie aspettative si sono dovute scontrare con l’amara realtà dei fatti. Stanze vuote. E quando dico vuote non intendo il tipo di vuoto di “Amore, sposta quel vaso più a sinistra, sennò
si crea un vuoto sul comò”. No, intendo il tipo di
vuoto che rende una stanza perfetta per una pista
di pattinaggio artistico olimpionico.
“Ma non disperate, cari amici del FAI” ha tentato a
quel punto di tirarci su la guida, “rimangono ancora la Cappella ed il giardino”. Al che ho pensato:
“D’accordo, devono aver lasciato i pezzi forti per la
fine, per non farci scappare via...”, senza troppi risultati dato che, partiti in trenta, al momento di questa affermazione siamo rimasti meno di venti. Ma
l’arte non è per tutti, come si suol dire... mentre lo
Slowfood sì.
Tornando alla visita, quando la guida ha poggiato
la mano sul pomello della porticina esterna della
Cappella, mi sono preparata psicologicamente a
contrastare la sindrome di Stendhal e... ho continuato a prepararmi, a prepararmi e a prepararmi.
Fino a quando un’altra signora si è avvicinata dicendoci che la Cappella non era visitabile.
Come l’ultimo Samurai, il giardino solo è rimasto a
poter risollevare il nostro morale, o quantomeno a
non schiacciare il nostro entusiasmo nella fanghiglia che intanto si era formata un po’ dappertutto
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nei dintorni del castello a causa della pioggia.
Prima di introdurci alla visione paradisiaca di quello
che, secondo le dispense, rappresentava il modello
che Dio aveva utilizzato per costruire il suo Eden, la
guida deve aver capito che aria tirava perché ha iniziato un discorso interessante sul potere dell’immaginazione in quanto surrogato della realtà tangibile o, come in questo caso, di una qualsivoglia forma
di arredamento.
Finalmente sbarcati nell’Iperuranio dei giardini,
non ho potuto fare a meno di notare che, sebbene
il ninfeo fosse grazioso ed i pratini belli verdi, il
campo di mio zio sulle colline livornesi avrebbe suscitato più interesse. Voglio però spezzare una lancia in favore del giardino: non aveva nulla di sbagliato. Così come non ha nulla di sbagliato il pane
in cassetta, ma c’è un motivo se non piace a nessuno.
Alla fine dei giochi, però, forse grazie ad una spietata campagna pubblicitaria o perché al
Castelnuovo siamo in milleduecento e ogni ragazzo ha almeno un paio di familiari, il Castello dell’Acciaiolo ha battuto tutti i record di affluenza cittadini, con ben duemilasettecento visitatori. La vera
domanda è: ora che tutti sono a conoscenza delle
rare bellezze nascoste nel castello, il prossimo anno
si riusciranno a superare le cento visite?
Stai Serenissimo
di Lorenzo Bartoloni
Prevedo che mi riuscirà difficile
fare ironia su una vicenda che già
di per sé suscita il riso; riso amaro,
certo, ma pur sempre riso. Questa è stata la prima reazione di
molti non appena hanno sentito
del sequestro da parte dei carabinieri di un carro armato ricavato da una ruspa, riso e incredulità. Ma raccontiamo la storia
dall’inizio.
Si è recentemente tenuto online
un referendum nel quale si discuteva della possibile indipendenza del Veneto dalla Repubblica
Italiana e più di due milioni di votanti hanno manifestato la propria adesione alla secessione. La
votazione ha riscosso un’ampia
risonanza mediatica e politica,
tanto che Giacomo Sanna, presidente del Partito sardo d’Azione,
Matteo Salvini, segretario della
Lega Nord, e Luca Zaia, governatore del Veneto, hanno espresso
opinioni in favore dell’iniziativa.
Nonostante il supporto dei numerosi indipendentisti in tutt’Italia, purtroppo per gli organizzatori del plebiscito, la votazione
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non aveva alcun valore istituzionale e, pertanto, non si è presa
neanche lontanamente in considerazione la possibilità di concedere l’indipendenza alla regione.
Il malcontento dovuto a questa
decisione stava per essere espresso sotto forma di violenza: ripetendo l’esperienza avuta con i serenissimi nel ’97, l’ormai celebre
Tanko avrebbe dovuto occupare
Piazza San Marco. Ma i piani degli
indipendentisti non terminavano
qui. Sono stati sequestrati, assieme al mezzo blindato, tre pistole
e quattordici fucili; inoltre, secondo gli inquirenti, l’associazione
era in contatto con la criminalità
albanese, che gli avrebbe fornito
ulteriori armi da fuoco.
Gli indipendentisti sono ora indagati per vari crimini, tra cui balza agli occhi il capo d’accusa di
terrorismo, ma non è la vicenda
nel suo piccolo, se si può dire di
un carro armato l’essere piccolo,
né le sorti degli uomini coinvolti,
ad interessarci, quanto piuttosto
il significato che sta dietro a tutta
Attualità
questa faccenda. Sperare di conquistare una città e una regione e
poi di farne uno Stato indipendente con solo un mezzo blindato e alcune armi non è idealismo,
ma pura follia. Nelle intercettazioni alcuni indipendentisti si
sono detti convinti che, in seguito alla conquista della piazza, l’esercito non sarebbe intervenuto,
così come è successo in Libia. Il
parallelo fatto tra la loro “impresa” e le vicende libiche dà un
esempio della misura in cui la razionalità di questi uomini è stata
compromessa da quello che non
era più un sogno o un ideale, ma
una vera e propria chimera che
ne ha alienato le facoltà intellettive. Basti pensare che, non avendo il loro progetto alcun finanziatore occulto, ogni partecipante
versava una propria quota perché il piano potesse proseguire
senza intoppi. Più di un indipendentista ha speso così gran parte
dei propri risparmi e del proprio
stipendio, impiegandoli nella realizzazione di quello che per lui
sarebbe stato il coronamento degli ideali di tutta una vita. Detto
questo, non li difendo né condivido la loro posizione, semplicemente posso capire i loro motivi,
dettati non solo da un cieco fanatismo alla Repubblica di Venezia,
quanto piuttosto dall’insofferenza verso una crisi economica che
si aggrava di giorno in giorno, da
una condizione familiare disagiata e dal non riconoscersi in uno
Stato che talvolta è debole e corrotto e che non sempre fa il meglio per i propri cittadini.
Intendevano cavalcare lo stesso
malcontento anche per assicurarsi il consenso popolare una
volta istituita la propria dittatura,
facendo leva sul sempre minor
grado di sopportazione della
gente nei confronti di una situazione che non sembra possibile
cambiare. Ed è sempre la stessa
insofferenza che ha dato origine
ai numerosi movimenti indipendentisti italiani: anche in Lombardia e in Sardegna alcuni gruppi
chiedono la secessione dalla Re-
pubblica Italiana col fine di istituire Stati indipendenti. Per la prima è stato proposto da Roberto
Maroni un referendum che decidesse se fosse il caso o meno di
renderla regione a statuto speciale, mentre l’indipendentismo
è un concetto che ha origini profondamente radicate nella cultura sarda: non a caso i nuovi serenissimi avevano contatti con
rappresentanti di questo movimento.
Nonostante il malcontento che
aleggia nel nostro Paese, la via
per liberarsi dai vari fattori che
portano all’astio e all’insofferen-
Attualità
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za non è la divisione in tanti Staterelli, come vogliono farci credere i fautori dell’indipendenza
regionale, ma, al contrario, restare uniti. Se, quantomeno, la situazione non migliorasse, comunque non peggiorerebbe, non
tanto gravemente, almeno. Nel
caso in cui una regione ottenesse
l’indipendenza, l’otterrebbe subito anche un’altra e un’altra ancora, finché non verrebbero a costituirsi numerosi Paesi deboli e
interdipendenti, che, però, non
farebbero capo ad un Governo
comune. Questa situazione sarebbe insostenibile e non fareb-
be che aggravare la crisi economica e sociale che l’Italia sta
sperimentando, per cui non porterebbe ad alcuna soluzione.
Chiunque proponga il federalismo come deus ex machina con
il quale risolvere il problema della crisi più probabilmente sfrutta
il disagio delle persone per perseguire i propri fini o, peggio ancora, è talmente accecato dai
propri ideali e dall’insoddisfazione da non discernere più nitidamente la realtà.
Vi lascio ricordando che, se il nazionalismo è una brutta cosa, il
regionalismo è peggio.
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Hare Krishna
di Elisa Guerra
Qualche giorno fa stavo
camminando per il centro e
mi sono improvvisamente
imbattuta in un gruppo di
uomini e donne con capelli
parzialmente rasati, vestiti
di abiti esotici, che cantavano, suonavano e ballavano
saltellando da una parte
all’altra della strada. Un giovane tra questi, di provenienza russa, si avvicinò e
mi chiese gentilmente se
fossi stata interessata a
comprare un loro disco,
senza prezzo, ma con libera
offerta. La mia, come la vo-
stra domanda, è: chi sono
costoro? Da dove vengono
e in cosa credono?
Si tratta di una religione
Indù che prende il nome di
“Società Internazionale per
la coscienza di Krishna”, più
comunemente
chiamati
“Hare Krishna”. Il loro movimento, che si sta diffondendo in Italia e in tutto l’Occidente,
appartiene
al
periodo del 1800 ed ha la
sua sede principale in India,
nella regione dell’Uttar Pradesh. Ad essa fanno capo
più di 70 templi dedicati a
Krishna, sparsi in tutto il
mondo. I membri di questo
movimento osservano una
vita monastica, austera e disciplinata. La “conoscenza
di Krishna”, oltre che alla liberazione
dell’individuo,
conduce alla salute e alla
salvezza del mondo intero.
Perchè questa avvenga
ognuno è tenuto alla rigorosa osservanza di quattro
principi comportamentali,
ovvero una vita alimentare
rigidamente vegetariana,
l’assoluta astinenza da sostanze inebrianti o stupefa-
12
Aprile 2014
centi (come tè, caffè, tabacco e ogni tipo di droga), una
vita sessuale che esclude
qualsiasi rapporto illecito e
sia finalizzata soltanto a
scopi procreativi (rigorosamente praticata tra coniugi
regolarmente sposati) ed
infine l’astensione da qualunque gioco d’azzardo e
sport agonistici.
Gli Hare Krishna vedono
nella loro devozione il mezzo per raggiungere Dio.
Come tutte le altre religioni
del mondo, anche la loro
consiste in opere che l’uomo deve compiere per colmare quell’abisso che c’è tra
Attualità
lui e Dio. Alcuni affermano
che Gesù Cristo è inferiore a
Krishna, poichè esso sarebbe solo un maestro spirituale, un saggio che ha insegnato una filosofia. Altri
invece sostengono che
Gesù Cristo sarebbe il figlio
e Krishna il padre ed altri
ancora che essi sono la stessa persona, poichè il nome
di Krishna viene da “Cristo”.
Inoltre Satana, o Lucifero,
sarebbe un messaggero di
Dio, un “amico degli uomini” che è stato però frainteso dall’umanità.
George Harrison, entrato a
far parte di questo percorso
religioso, scrisse il brano
“My Sweet Lord”, primo singolo dell’album “All Things
Must Pass”. LA canzone è
principalmente dedicata al
dio indú Krishna, infatti i coristi recitano in canto una
preghiera che fa parte del
principale mantra dei devoti alla fede Gaudiya Vaisnavite. Essa era giá stata resa
popolare nel mondo occidentale dalla Societá Internazionale per la Coscienza
di Krishna, piú nota come la
“Hare Krishna”.
Storia
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Gallia Est Omnis Divisa
di Andrea Magnini
L’Inquisizione
Che cos’è l’Inquisizione?
Uno dei paradossi storici più
eclatanti: la stessa Chiesa
che predicava tutti quei valori morali come la carità, la
fede, il perdono, etc. aveva
trovato nell’Inquisizione un
convincente mezzo di persuasione per invogliare gli
indecisi a seguire l’unico
vero credo.
Ma quando nasce l’Inquisizione? Alla fine del XII secolo, con una Bolla papale, e
già a metà del Duecento
Papa Innocenzo IV autorizza l’uso della tortura durante
gli interrogatori.
Intorno al Cinquecento si distingue l’Inquisizione spagnola, controllata dai sovrani
Ferdinando e Isabella, e l’Inquisizione romana, nota
come Sant’Uffizio, nata per
contrastare la Riforma protestante.
Insomma, l’Inquisizione era
un tribunale, anche se con
delle strane procedure: mentre nel diritto romano i processi consistevano in confronti tra accusatore e
accusato con un giudice che
assisteva,
nel
tribunale
dell’Inquisizione il giudice
era anche accusatore, così
da prevenire ogni possibilità
dell’accusato di uscire vincitore dal processo. Inoltre,
come stabilito da Innocenzo
III, il pubblico non poteva assistere al processo, né era
ammessa la presenza di un
avvocato difensore; si potrebbe pensare che l’accusato non fosse tutelato, ma
non è così: le testimonianze
e le dichiarazioni dell’imputato erano verbalizzate... dagli stessi inquisitori!
I processi non avevano una
durata predefinita, ma di sicuro le cose non andavano
molto per le lunghe, visto
che per una condanna bastava la testimonianza concorde di almeno due testimoni o la confessione
dell’imputato, che era facile
ottenere grazie alla Bolla di
cui sopra. Infatti, qualora
non fosse raggiunta la prova
della colpevolezza, si potevano sciogliere eventuali
dubbi con una bella tortura!
Tanto per darvi un esempio
dei convincenti mezzi usati
dagli inquisitori (che, non dimentichiamoci, erano pii uomini di Chiesa), una delle
torture più comuni consisteva nel legare le braccia
dell’imputato dietro la schiena e di sollevarlo da terra
tramite una corda che scorreva
su una carrucola fissata al
soffitto. Dopo aver tenuto
per un po’ il malcapitato a
penzoloni, lo si mollava di
botto facendolo piombare a
terra. Questo “trattamento”
provocava qualche problemino agli arti dell’imputato,
ma i giudici si preoccupavano moltissimo di non causargli una morte prematura che
gli avrebbe impedito di confessare i misfatti non com-
messi. Al termine del processo si apriva un ventaglio
di possibilità: l’imputato poteva abiurare evitando così (se
era fortunato) di passare a
miglior vita, come fece Galileo Galilei, oppure veniva
consegnato al Braccio Secolare per l’esecuzione, in
modo che i santi padri inquisitori non avessero sulla coscienza la morte dell’imputato. Comunque, a chi si
pentiva davanti al rogo era
concessa la grazia: veniva
strangolato o impiccato e
solo dopo il suo corpo veniva bruciato. Visto quanta
umanità dimostravano gli inquisitori?
La cosa più incredibile è che
non erano solo “veri” eretici
a essere processati, ma soprattutto persone innocenti,
come racconta Vassalli nella
sua opera “La chimera”.
Quando pioveva troppo o
troppo poco, o si verificavano delle epidemie, o moriva
un bambino durante un parto, chi accusare se non la
donna più bella del villaggio?
Non poteva che essere stata
lei a causare tanta distruzione su istigazione del Diavolo, che le aveva concesso in
cambio la bellezza; lo stesso
valeva per quelli che oggi
chiamiamo handicappati o
per chiunque fosse antipatico al vicino di casa: bastava
accusarlo di commercio col
demonio e il gioco era fatto.
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Aprile 2014
Cinema
Les Cahiers du Cinéma
di Federico Ferrantini
Erano anni che lo volevo fare, ed ora finalmente
posso: niente introduzione, niente preamboli, si
va giù dritti come fusi, perché questa è la puntata TRASH!
Quanti conoscono yotobi? Abbastanza, credo.
Per chi non lo conoscesse è uno youtuber che
recensisce per lo più film trash squallidi o semplicemente orrendi. Non essendo malato come
lui io guardo solo quelli che hanno contenuti demenziali. Lo cito perché i film che recensirò li ho
conosciuti più o meno grazie a lui (non sono sicuro di doverlo ringraziare per questo). Ma ciancio alle bande e iniziamo.
The return of the killer tomatoes.
“They are just gardeners, not tomato-men.”
Questo film è fottutamente epico. Potrei finire
anche solo con questa frase ma non lo farò
(chiò a tutti quelli che ci speravano). Seguito di
Attack of the killer tomatoes il film è ambientato
dopo gli avvenimenti del primo, in cui pomodori
geneticamente modificati attaccano il mondo e
un improbabile A-team dei poveri lo salva. Il
protagonista Tony è un pizzaiolo innamorato di
una bella ragazza, la quale però è assistente di
un malvagio scienziato che vuole conquistare il
mondo con un’armata di pomodori. Questi sono
estremamente sensibili alla musica (la musica
commerciale anni ‘80 sconfisse i vegetali nel
primo film), che li può trasformare in rambo (non
è una battuta, diventano proprio rambo, con
tanto di mitra e canotta spappolata) e viceversa.
Se la trama non fosse abbastanza fuori di testa,
aggiungiamo il fatto che:
-
C’è George Clooney in questo film;
-
Circa verso metà film si vede una scena
in cui la troupe si accorda sull’inserire pubblicità
all’interno del film, e così accade;
-
É un film che parla di pomodori che diventano rambo, anche solo per questo il film va
amato.
Se analizziamo il film più nello specifico, si nota
che i fondali sono molto alla Ed Wood, ovvero di
cartone, uno dei protagonisti è un peluche e
tanto tanto altro che non va, ma ehi questo è il
trash! Battute a parte, io consiglio vivamente di
guardare questo film perché offre grasse risate
ed è reperibile gratuitamente su youtube.
Killer Klowns from Outer Space.
“Why here? Why now? Why clowns?”
Questo piccolo capolavoro dei fratelli Chiodo
parodizza molti film horror anni ‘80 e regala
un’ora e mezza di ilarità pura. La trama è praticolarmente il riassunto del titolo: degli alieniclown approdano sul nostro pianeta e provano
a conquistare il mondo ma falliscono grazie
all’intervento dei due protagonisti e agli eroici
fratelli Terenzi (venditori di gelati ambulanti imbranatissimi). Il punto di forza del film sono i numerosissimi ammicchi alla natura circense dei
clown. Eh? Per esempio gli alieni atterrano con
un tendone da circo e sparano popcorn. Gli effetti speciali in questo film sono abbastanza
buoni e i costumoni in gommapiuma rendono
perfettamente l’aspetto grottesco degli alieni. La
caratterizzazione dei personaggi principali, invece, è un po’ generica, mentre i personaggi
secondari sono stereotipati.
Dunque questa era la puntata Trash. La volevo
fare da molto tempo e finalmente ci sono riuscito. Ho fatto praticamente zero spoiler, soprattutto del secondo film anche per farvelo gustare
appieno (che poi io mi illudo ancora che qualcuno mi legga, povero scemo) e invogliarvi a vederlo, perché il trash è veramente divertente,
soprattutto se guardato con amici.
Onore e gloria al Trash!
Cinema
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This is England
di Guido Paoletti
Salve a tutti, sono la nuova recluta del DeGe,
ma non perdiamo tempo in chiaccheree parliamo subito del film che vi propongo. “This Is England” è una pellicola del 2006 diretta da Shane
Meadows. La storia è ambientata in Inghilterra
durante il ministero di Margaret Tatcher nel 1983
durante la guerra delle Falkland. Proprio in questo conflitto è morto il padre del protagonista,
un bambino di nome Shaun, interpretato da
Thomas Turgoose. Shaun ha dei problemi a relazionarsi con altre persone a causa del lutto e
finisce persino col picchiare un ragazzo che ha
scherzato su suo padre. Dopo la punizione ricevuta per la lite, il protagonista incontra un gruppo di Skinhead con cui lega molto e che lo aiuta in questo periodo difficile. Soggetto del film è
anche la cultura skinhead, da non confondere
con i Naziskin,sebbene siano presenti anche
loro nel lungometraggio. Gli Skinhead infatti
sono un gruppo apolitico che si è formato so-
prattutto per comunanza di gusti musicali (ska,
raggae e generi simili) e i cui membri hanno un
abbigliamento molto simile. Scarpe Doc Martiens, camicie con bretelle, teste rasate e basettoni sono elementi tipici degli Skinhead. I Naziskin invece sono un gruppo di estrema destra
di inclinazione nazionalista. Per l’aspetto sono
simili agli Skinhead, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento. Ritornando al film, la
trama è molto interessante, ma l’elemento migliore è di sicuro la colonna sonora. Questa è
formata da brani appartenenti ai generi citati sopra insieme a pezzi composti da Ludovico Einaudi (musicista italiano di fama internazionale).
Le poche mancanze di questo film sono la scarsa o mediocre abilità recitativa degli attori e alcune scene abbastanza inopportune. In generale il film è meraviglioso e il finale altrettanto
incredibile. Merita sicuramente cento minuti del
vostro tempo.
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Varie
.uscimmo a riveder le stelle
di Tommaso Zolfanelli
L’ultimo articolo della nostra rubrica astronomica
risale alla fine dell’anno scorso, per cui mi è sembrato opportuno rispolverare la tastiera e mettermi a lavoro.
Egizi, che hanno costruito
tre belle piramidi in fila,
esattamente come le tre
stelle della Cintura di Orione. Tale cintura fa anche
Una delle costellazioni più famose dopo il Grande parte della mitologia di
ed il Piccolo Carro (e quindi l’Orsa Maggiore e Mi- Men in Black, per quelli
nore di cui fanno parte) è senza dubbio quella di che ricordano l’episodio
Orione. Infatti è la costellazione più luminosa e fa- del lontano 1997: “La gacile da distinguere grazie alle sue stelle brillanti. lassia è sulla cintura di
Molti vi intravedono la sagoma di una caffettiera, Orione”.
che in effetti ha molto più senso delle figure mito- Ora però passiamo dalla
logiche a cui si fa riferimento.
Terra al cielo. Oltre ad aveGià i Sumeri avevano identificato in questo gruppo re una mitologia ambigua
di stelle uno dei personaggi più importanti della la costellazione nasconde
loro mitologia: Gilgamesh, che nel cielo notturno in sé una delle nebulose
prese il nome di Uru-anna, ovvero “luce del cielo”. più interessanti e facilSecondo il mito sconfisse il malvagio Gud-anna, mente visibili: la Grande Nebulosa di Orione,
“toro del cielo”, che possiamo vedere alla sua de- appunto, chiamata anche M42. Si trova esattamenstra nelle notti invernali. Successivamente venne te sulla Spada di Orione, tre piccole stelle in fila diassimilato dai Greci col nome di Orione, ma risulta- sposte verticalmente. Oltre ad apparire incredibilno sorprendenti numerose affinità con l’eroe Erco- mente bella in foto (fa parte di tale nebulosa la
le, con cui Gilgamesh condivide l’abbigliamento e famosa Testa di Cavallo, nube di materiale scuro
un’impresa contro un toro, quello di Creta nel caso che ricorda in modo impressionante la testa dell’adei Greci. Forse è più famoso il caso degli antichi nimale), qui ha inizio il ciclo vitale di numerose stelle. Questi corpi celesti hanno infatti una vita per
niente banale: nascono, crescono in modo differente l’una dall’altra in base a numerosi fattori,
muoiono in modi diversi e alcune, con la loro morte e successiva esplosione, danno avvio al processo di formazione di altre stelle ancora.
All’interno della Nebulosa di Orione avviene la nascita di queste tramite la contrazione delle molecole di idrogeno di cui è costituita e il successivo
innescamento della reazione di fusione nucleare.
Ultima informazione sulla costellazione: la sua stella più bella è Betelgeuse (la pronuncia è soggettiva, neanche gli astronomi sanno come si legga). Si
trova nell’estremità in alto a sinistra ed è facilmente riconoscibile per la forte luminosità ed il colore
Varie
rossastro. Si tratta di una supergigante rossa, ovvero una stella molto grande, forse la più grande conosciuta, e dalle osservazioni sulle sue pulsazioni
(sì, le stelle pulsano) sembra che si trovi nella fase
finale della sua vita. Considerando la sua massa,
con la sua morte si avrà il famoso fenomeno della
supernova, un’esplosione dalla potenza incredibile
ma che purtroppo non potremo vedere prima di qualche secolo (o milione di anni, dipende dalle teorie).
Torniamo nel nostro caro vecchio
Sistema Solare: il pianeta meglio visibile in questo periodo è Marte, il quarto dal Sole
e il secondo per vicinanza dalla Terra dopo Venere.
Chiamato anche Pianeta Rosso per il colore del suo
terreno ricco di ossido di ferro, è il protagonista di
Aprile 2014
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molti romanzi e opere cinematografiche. Come la
Terra è dotato di due poli ricoperti di acqua allo
stato solido e dalle tracce trovate si può supporre
che vi fossero presenti fiumi, distese d’acqua e un
clima variabile come quello terrestre. Ha ben due
satelliti chiamati Fobos e Deimos, “paura” e “terrore” in lingua greca, che sono anche i nomi di due
dei figli di Ares (Marte appunto per i Romani). Alla
vista appare molto luminoso, di colore giallastroarancione, e sorge abbastanza presto ad Est per
poi ritardare sempre più con l’arrivo dell’estate.
Con questa breve descrizione del nostro pianetavicino concludo l’articolo sperando di non essere
stato troppo noioso e di avervi interessato almeno
un minimo. Notti serene!
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Racconti
Musica
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Sempre allegri bisogna stare!
di Lorenzo Bartoloni
Non potevamo certo permettere
che questo DeGe restasse privo
di un articolo musicale, ma, se
aveste chiesto a chiunque a chi
sarebbero toccati onore e onere,
nessun dito avrebbe puntato nella mia direzione. Tralasciando la
scarsa predisposizione personale
al canto, la mia cultura musicale
ha dell’imbarazzante: di cosa
posso scrivere, allora? Se avrete
la pazienza di arrivare fino in fondo all’articolo, scoprirete che
quella di cui ho intenzione di parlare non è una canzone, non del
tutto almeno, come non è del
tutto un dialogo né una farsa.
“Ho visto un re”, singolo cantato
da Enzo Jannacci e scritto da Dario Fo, pubblicato nel 1968. E qui
si chiude la parte nozionistica. La
canzone, se di canzone si può
parlare, è davvero particolare:
non ha un testo fisso, né viene
mai accompagnata dalla stessa
musica; la lingua del pezzo è un
misto tra dialetto milanese e
grammelot, ovvero un idioma
immaginario privo di qualsivoglia articolazione logica, che si ritiene fosse utilizzato dai giullari
medievali nelle burle che erano
l’antenato del teatro moderno.
Ciò, assieme ai numerosi botta e
risposta tra i due interpreti e alla
forte espressività che richiedono
alcune strofe, rende la canzone
più simile a un dialogo teatrale
che a un pezzo musicale: non dimentichiamo che lo scrittore del
pezzo è anche uno dei più grandi
drammaturghi italiani. Questa
peculiarità della canzone permette un maggior coinvolgimento nella vicenda da parte dell’ascoltatore, oltre a trasmettere
emozioni particolarmente intense: sembra quasi che la storia
venga raccontata effettivamente
da un bardo d’altri tempi o da un
giullare, come lo stesso Fo ha
sempre amato definirsi.
“Ho visto un re”, un po’ per il testo, un po’ per la musica, un po’
per l’irresistibile personalità dei
molti interpreti che si sono cimentati nel cantarla, offre picchi
di allegria che vanno a sfociare
persino in demenzialità e che
mal si accostano al senso venato
di malinconia e asprezza del testo. Tra i grandi interpreti di cui
ho parlato prima, infatti, troviamo Giorgio Gaber, Paolo Rossi,
Adriano Celentano, Cochi e Renato e molti altri, tra cui lo stesso
Fo. Come si può pensare che il
pezzo non sottintenda un signifi-
cato profondo al di là delle battute e della simpatia? La canzone
passa in rassegna le varie sventure che colpiscono il re, il vescovo
e il ricco, compatendo i dolori dei
potenti; poi, giunti al contadino,
si scopre che lui non piange della
propria miseria, al contrario degli
altri personaggi, ma ride perché
“sempre allegri bisogna stare,
che il nostro piangere fa male al
re. Fa male al ricco e al cardinale,
diventan tristi se noi piangiam”.
Inutile a dirsi, il pezzo è caratterizzato da una forte denuncia sociale che, però, non si perde nella
vuota polemica, ma presenta un
disagio sociale senza scadere
nell’asprezza, né nella tristezza
rassegnata.
Fo, ricordiamolo, ha vinto il Nobel per la letteratura nel 1997,
con questa motivazione: “Perché,
seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”. Alla luce di ciò, nonostante
quest’unico pezzo non sia valso
al drammaturgo il Nobel, non
siete incuriositi da questa canzone così anomala eppure così
grande nel suo piccolo?
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Oroscopo
Oroscopo
Ariete: bene, subito qualcuno che possa
sfottere per le sue caratteristiche fisiche: sei
cornuto/a, ma probabilmente ti va bene lo
stesso perché in tre si è più in compagnia e
poi con l’aspetto che ti ritrovi ci metteresti
troppo a trovare altri partner. Insomma, sei
così antiestetico/a che perfino la tua costellazione sembra più una cannuccia che un ariete… Fatti qualche domanda. PS: Sgarbi chiede di te.
Toro: nei prossimi giorni riceverai un’offesa
da qualcuno sotto il segno del cancro, non te
la prendere, gliel’ho detto io. Scusa eh, ma
sei l’ultimo dei segni che ho scritto e ti odio
abbastanza. Potrei fare qualche battuta sul
fatto che sei cornuto, ma poi non avrei più
nulla per l’ariete… E poi ammettiamolo: la
gente che legge gli oroscopi è sempre triste e
sola e spera che al destino gliene freghi qualcosa di lui, quindi non potresti esserlo. In tuo
favore
hai
Venere
e
Plutone allineati,
ma
dato
che
Plutone non
è più un pianeta
non
gliene frega
niente
a
nessuno.
Gemelli: la personalità multipla è sempre
stata il tuo forte, peccato che nemmeno tu la
sappia apprezzare. Non ti è mai capitato di
trovare amici arrabbiati con te senza motivo,
o di trovarti in una stanza senza sapere perché, o di svegliarti con un doposbronza, privo
di memorie della sera prima? Ovviamente l’unica spiegazione logica è un’altra personalità
malvagia a cui devi impedire di far
prendere il controllo prima che sia
troppo tardi.
Cancro: bene, è giunto il momento di dirlo a qualcuno: con le mie
abilità di astrologo ho scoperto che un meteorite distruggerà la terra ra 9 giorni esatti.
TU SEI IL PRESCELTO per guidare il nuovo
popolo, soprattutto perché non ci sono venute
battute
politicamente
corrette sul cancro. Costruisci una nave di 300
cubiti e per l’amor di Dio
non far salire quegli insopportabili tizi del toro.
Leone: dato che la maggior parte della redazione
è leone, o meglio, lo sono
io, non posso fare a meno
di esaltare la tua immensa fortuna, bellezza, creatività ed intelligenza per
non parlare delle tue prestazioni sessuali. Peccato
che nessuno abbia ancora
notato niente di tutto ciò,
chissà perché… Re degli animali fin dall’alba
dei tempi, ormai si trova solo allo zoo, in qualche riserva e nei cartoni animati, dove però è
un cane, perlopiù fifone.
Vergine: se il tuo segno c’azzecca qualcosa
con la tua situazione e stai cercando il vero
amore, il DeGe può aiutarti a sconfiggere la
solitudine cronica. Sei il compagno ideale per
qualcuno che si chiama
, che
dovrebbe correre al più presto tra le tue braccia. (scrivi il nome della persona che ti piace
e fagli vedere questo oroscopo. Potrebbe cascarci)
Bilancia: facciamo un bilancio della tua situazione: hai trovato il tuo giusto equilibrio,
ma a volte ti senti come un peso sullo stomaco e ti cadono le braccia. Il periodo si preannuncia difficile, ma riuscirai a far pendere il
piatto della bilancia a tuo favore, quindi non
Oroscopo
disperare!
Fai
agire la tua forza nel punto giusto ed avrai un
momento eccezionale.
Scorpione: fin dall’antichità la gente dello scorpione ha disperatamente
cercato di sostenere che
un microscopico insettino che ogni tanto trovi
nello scarico del lavandino fosse un animale possente e pericoloso. Per
esempio, mentre scrivo
questo oroscopo ho direttore e vice a punzecchiarmi nel tentativo
di mostrarmi l’indiscutibile potenza del pizzicotto del loro segno. No. Sarai triste, solo e la
tua fortuna in amore si limita ad aver trovato
un sito porno con l’HD gratis. Raggiungerai
però posizioni di potere come hanno fatto le
nostre potentissime ed influentissime alte
sfere del DeGe… Vieni al DeGe!
Sagittario: punta sempre in alto, alla testa magari (headshot!). In questo mese sarai confuso
per l’influenza congiunta
di Nettuno e di Alpha
Centauri: pensa bene
prima di nitrire. Inoltre,
presta attenzione ai consigli del tuo spirito guida,
il
centauro
inverso:
iihihihhiihiiihihihihhiiihih!
E tieniti alla larga da Cicciolina!
Capricorno: come se non ci fossero abbastanza ovini nello zodiaco. I Greci, sotto l’influsso di droghe iperuraniche, hanno pensato
che quell’orrendo triangolino sghembo nel cielo fosse un capricorno. Nonostante tutto, per tua
fortuna Marte si trova allineato con Nettuno e questo ti permetterà di raggiungere l’unico obiettivo
importante nella tua vita…
L’amore? Ma no, il kebab,
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la vera forma del tuo segno zodiacale! Unica
pietanza creata direttamente da Dio insieme
al gelato e ai piatti di pane che puoi mangiare, è un piacere estremamente forte, naturale e necessario…
Insomma, se Dio
ed Epicuro sono
dalla tua, cosa può
andarti storto?
Acquario:
come
tutti sanno aprile è
un mese difficile,
ma acquario è a febbraio giusto? Non so, mica
sono un astrologo io… Comunque non stupirti se sarai sommerso dagli impegni… “sommerso” ahahaha. Ok, smettiamola di dire
idiozie e facciamo i seri: Marte si trova in congiunzione astrale con Giove, ma non so cosa
vuol dire, probabilmente niente. Sarai
fortunato in amore e
se non lo sarai è perché sei brutto.
Pesci: BLUB
Ofiuco: “Bene… Abbiamo finito, sono soddisfatto delle mie previsioni, ora posso finalmente tornare al mio progetto di un succo
alla pesca che non sia tremendamente dolce…” disse l’astrologo soddisfatto. Udite queste parole il pignolissimo astronomo ribatté:
“Eh no, lo sai che hanno scoperto recentemente una tredicesima costellazione sull’eclittica, si chiama Ofiuco!” “Ok, bene, ma
questo a che mi serve? Nessuno è nato sotto
l’Ofiuco” “Eh no, mica puoi lasciare il lettore
privo di una dovuta predizione”. A questo
punto il triste astrologo tornò sulle carte a
contemplare le stelle…
Ma no, dai! Stai leggendo l’Ofiuco? Non sarai
mica uno di quei pezzenti che leggono l’oroscopo degli altri o, ancora peggio, uno che ha
scoperto di essere fra scorpione e sagittario,
un vero ofiuco.
Avrai una vita triste e perderai un sacco di
tempo, per esempio leggendo l’oroscopo di
altri. L’Ofiuco è un mitologico domatore di
serpenti, anche se tu non hai nemmeno il
controllo sui tuoi capelli la mattina. In amore
avrai la fortuna di un Ratman e sarai per sempre odiato dagli astrologi come me che sono
costretti a scrivere due paragrafi di cazzate
in più per colpa tua.
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Giochi
PENTATHLON MATEMATICO
di Francesco Di Giorgio
Bentornato al Pentatlon Matematico Riformato, ovvero, come sarebbe piaciuto al buon Lutero, il Pentathlon delle origini, quello puro e schietto di una volta: senza corruzione, simonia, concubinato, vendita di
indulgenze... Vabbè, comunque questo mi è venuto particolarmente bene quindi prendi un cronometro,
dì all’insegnante di far silenzio e di non disturbarti con le sue spiegazioni e risolvi i problemi qui sotto!
1.
Individua i 4
numeri che si trovano
all’interno della figura
e segnateli;
2.
Fanne prodotto e somma, somma
insieme i due numeri
così ottenuti, quindi
familiarizza il risultato
(per familiarizzare un
numero scomponilo
in fattori primi, quindi
somma i fattori, se ottieni un numero primo quello è il risultato,
altrimenti scomponilo
in fattori primi e somma i fattori e ripeti
questo processo finché non ottieni un numero primo);
3.
Un numero di
prigionieri pari al risultato del problema precedente vuole fuggire
dal Crudele Carcere Cilindrico, la torre di 7
piani rappresentata in
figura. Partono tutti dalla stanza centrale all’ultimo piano e scendono nelle due stanze al piano di sotto:
se il numero di prigionieri è pari si divide in due gruppi uguali, se è dispari il numero più piccolo va a sinistra e il più grande va a destra, se però capitano in una stanza segnata con la G trovano le guardie e vengono fermati, quanti arrivano alla base della torre?;
4.
Andrea, Bruno, Carla, Dario, Elena e Franco hanno appena completato un rally arrivando nelle prime tre posizioni (sono a coppie), queste sono le loro risposte ad un’ intervista:
•
Andrea: “La mia squadra non è arrivata ultima”
•
Bruno: “La mia ha vinto”
•
Carla: “Ma cosa dici, la mia ha vinto!”
•
Dario: “Elena e Bruno sono in squadra insieme”
Giochi
Aprile 2014
23
•
Elena: “Dario non è in squadra né con Bruno né con Carla”
•
Franco: “Io sono in squadra con la persona la cui iniziale è la n° lettera dell’alfabeto dove n è il risultato del problema precedente”
Chi è arrivato primo e secondo è soddisfatto della propria performance e quindi dice la verità, i due arrivati terzi invece sono invidiosi e mentono.
Determina le squadre e le posizioni d’arrivo.
1.
Luigi sta leggendo un libro molto lungo. Ogni giorno pari legge il doppio delle pagine che ha letto il giorno prima. Ogni lunedì, mercoledì, venerdì o domenica legge il doppio delle pagine che ha letto
il giorno prima; altrimenti legge tante pagine quante ne ha lette il primo giorno, se comincia il libro mercoledì 26 marzo e lo finisce martedì 18 giugno: quante pagine legge se il primo giorno ne aveva lette tante quante la posizione in classifica di Bruno?
Il risultato è 12318.
>30 minuti
Ma che hai fatto!? Ti sei
messo a seguire la spiegazione sull'accentatura
degli Epodi oraziani? Ma
dai! Se hai capito come
funziona l'esametro un trimetro giambico seguito da
un dimetro non dovrebbero spaventarti: i piedi sono
tutti uguali!
Tra 30 e 20 minuti
Mediocre...
Tra 20 e 10 minuti
< 10 minuti
Bravo, ma continua ad allenarti,
anzi già che ci sei: hai 20 seconCerto che è pro- di per dirmi il numero di divisori
prio brutta quella di 2000.
parola...
Se ci azzecchi il tuo punteggio
diventa questo-------------------> Complimenti! Come direbbero
i Latini: ast illi solvontur frigore
Il numero di divisori è il numero membra vitaque cum gemitu
di secondi che avevi.
fugit indignata sub umbras.
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Giochi
Il PuRgAtOrIo
di Andrea Magnini
Le parole vanno inserite orizzontalmente e nelle sette cornici in senso orario. Non ci sono segni
divisori tra una parola e l’altra.
ORIZZONTALI
1.
Fuori dall’Italia - Farlo cascare porta male – Gas nervino estremamente volatile
2.
Quella di ponte è fondamentale negli sbarchi – La fa la polizia per cogliere i criminali con le mani nel sacco – Può essere a fumetti o sportivo
3.
Di solito acceca le persone – Frutti di bosco simili ai lamponi – Sigla della scuderia di
Faenza – Gli antichi abitanti della Grecia
4.
Vi si rinchiudono i carcerati – Non di birra – Lo è il Rover mandato su Marte
5.
Al centro della pesca – La firmano gli sconfitti – Voci che girano
6.
Mai visto o sentito prima – La vittima delle corride – Versione di prova
7.
La curva delle navi e degli aerei – Lo fanno i ciclisti quando attaccano – Quando alla
Merkel piace qualcosa
8.
Spesso gli alunni non ci stanno in classe – Senza farlo non si va da nessuna parte
9.
Sdraiata –Ricevette le tavole con i 10 comandamenti – Paradiso terrestre
10. Lo sono Ulisse ed Enea – Inizia con il tramonto – Cortese, disponibile
11. Fu soprannominato il “Pirata” – Il braccio dell’albero – Il padre di Ascanio
12. Costituito da 100 grammi – Elettroneuralterapia – Alcuni sono una guida per i non vedenti
13. Consegnò la mela della discordia a Venere – È l’arma di molti serpenti – Ram air turbine
14. C’è quella di misura e d’Italia – Abili, in grado di – Venuti al mondo
15. Quel “finish” è fondamentale nelle gare – La nazione più popolosa del mondo – In alcuni Stati c’è ancora quella di morte – Etnia originaria dell’India
CORNICI
1° cornice: Famoso fiore con le spine – In un processo la parte della vittima – Il nome di Gaetano – Lago lombardo formato dall’Oglio - Lo studiano i genetisti – In un film è “fuggente” – Saltano
negli stagni – Grande paura – Caglio di semi di soia – Si usa per condire e può essere bianco o
nero - Il Leonardo della “Battaglia di Anghiari” – Enrico VIII ne ha fatte saltare molte
2° cornice: Baby-sitter – Caratterizzano i viali – È caratterizzato da acqua salata – Con quella
buona si lavora molto – Grosso contenitore per liquidi – Tranquilli – Uscita dal grembo materno –
Quelli dei Maya erano sacrificali – Costruì l’arca – Rimanere
3° cornice: Mezzo stracchino – Dove vivono le molte concubine dei sultani – Cesare morì in quelle di marzo – Imperatore romano durante il famoso incendio di Roma – Aiutano a sollevare i pesci
– Lo sporco di Manchester – Che ci appartengono – Confusione, rumori molesti
4° cornice: Famosi attori – Si dice che in esso si nasconda un presagio – Capacità, talento – Alcaloide naturale presente nel tè – Sicuro, indubbio – Infiammazione dell’orecchio – Ha cantato la
colonna sonora dell’ultimo film di James Bond
5° cornice: Prova piacere a veder soffrire gli altri – Corre sui binari – La colonna portante della
succursale – Udire, percepire
6° cornice: Il classico esempio per spiegare le frazioni – Tagliare il legno – Nazione, Paese
7° cornice: Comandante, leader – Ci si fanno i pop-corn
Giochi
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Riassunto delle puntate
precedentose
Cosa?!? Come, serve un riassunto? Non avete letto il meraviglioso fumetto del DeGe? E mo’ come faccio
io a riassumere i grandi colpi di scena, la trama originale e intricata e la temeraria e gaudente caratterizzazione dei personaggi?
Tutto comincia con Ridge che si sposa con Claire ma che la tradisce subito con Bridget, la quale ha tradito a sua volta il fidanzato David, migliore amico di Ridge. Bridget confessa l’accaduto a David che, in preda all’ebrezza, decide di diventare un acrobata circense con il nome di Sharona e girare il mondo con il
circo. Nel frattempo anche Claire scopre il fattaccio e decide di vendicarsi lanciandosi in enormi partite di
scopone multietniche (sapete che intendo) e rimane incinta. Per superare il tradimento, Ridge decide di
restare con Bridget e vivere con lei entusiasmanti avventure, salvando kakatua feriti e resuscitando morti a tempo perso.
In tutto questo c’è anche un ragazzo che dà la maturità.
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Per motivi che ora mi sfuggono, il fumetto è stato accorciato da sei a quattro capitoli; è quasi giunto al termine. È importante ricordare che, per ragioni precauzionali, questo capolavoro non va fatto leggere a
persone anziane o con problemi cardiaci, mai mischiato ad alcolici, tenuto lontano dalla portata di bambini, gatti e integralisti pastafariani e, per amor del Cielo, NON PROVATE A CERCARCI UN SENSO. Lascio la
parola a Paolo Marimon (disegnatore) per la parte “seria” del preambolo.
Federico Ferrantini
Bene, siamo quasi alla fine. Questo è il penultimo capitolo del fumetto progettato da me e dalla mente
perversa di Federico Ferrantini. Immagino già le vostre copiose lacrime di tristezza o gioia al sapere che
questa piccola avventura fumettistica è quasi alla fine e mi auguro che abbiate letto i precedenti capitoli
(“Capitolo 1” e “La vendetta delle sigarette” (N.D.D. notare il contrasto fra l’originalità dei due titoli)), soprattutto perché il “nei capitoli precedenti” è assolutamente falso. Le mie note su questo capitolo sono
poche... In questo caso l’intera opera è stata eseguita in cinque giorni (tempo record, anche se non è stato disegnato in treno come il secondo): questo ha reso il mio stile molto minimalista in certi casi... Ma, ammettiamolo, nessun disegnatore è mai andato alla forca per essere pigro. Per concludere, volevo augurarvi di aver visto il “Grande dittatore”, dato che altrimenti l’ultima pagina sarebbe alquanto incomprensibile
e potrebbe far nascere sospetti di filonazismo nella redazione.
Un saluto,
Paolo Marimon
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Redazio n e:
Guido Paoletti 1As
Laura Gorla 5A
Pietro Trallori 1B
Perla Mu 1B
Tommaso Zolfanelli 4B
Saverio Misuri 4B
Andrea Magnini 4B
Federico Ferrantini 4B
Paolo Marimon 4B
Francesco Di Giorgio 4B
Alessia Ugolini 4B
Edoardo D’Angelis 4B
Direttore: Lorenzo Bartoloni 4B
Vice~Direttrice: Anastasia Samoylov 4C
Sara Fiore 4B
Sara D’Amico 4B
Sofia Taylor 5B
Giacomo Clari 5B
Elisa Guerra 2C
Erika Gliozheni 2C
Valentina Buccioni 2C
Alice Taylor 5C
Dimitry Samoylov 1G
Fulvia De Francesco 2G
Valentina Nuti 1H
“S alve, popolo del Casteln uovo!
S ono il direttore del D eG eneratione, il
gior nalino del vostro liceo. Spero che
il Diret tore dice:
abbiate apprezzato questo numero e vi
r icordo che le r iunioni di redazione si
ter ranno tutti i giovedì alle 14.30 in
sede. PAR TECIPATE NUMER OSI! Vi invito
inoltre a scr ivere ar ticoli e a inviarceli.
La vita è come
una scatola di
cioccolatini:
dura meno
per le persone
grasse
Gli ar ticoli vanno spediti al seguente
indir izzo:
redazione.degeneratione@
gmail.com oppure consegnati in chiavetta USB. Il grupp o di redazione si ri ser va di concordare con gli autori la
pubblicazione dei lavori nei limiti dello
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bio, p erplessità o chiarimento sul fun -
il:
zionamento e sulla natura del proget to
alle ore:
DeG eneratione, p otete contat tare il di -
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ret tore, il vice - diret tore o uno dei re dat tori: saremo lieti di risp onder vi.”
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