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PARERE del 29 Novembre 2013
CLIENTE: ………………..
Analisi del contesto macroeconomico e possibili strategie aziendali
Dott. Monica Bianco, LeMa Consulting S.r.l.
Sintesi della riunione di direzione con la Società ………………..S.r.l.
Nel corso della riunione di direzione del 11/11/2013, i responsabili di funzione hanno manifestato difficoltà
decisionali in merito alla individuazione delle strategie da adottare nel brevissimo e medio termine.
I responsabili di funzione, complessivamente concordano sulle seguenti posizioni:
- Il programma commerciale e relativo budget di previsione, pur puntualmente avviato e gestito, non ha
prodotto i risultati attesi. Il mercato appare “paralizzato” e pur in presenza di una domanda potenziale, gli
ordini cliente sembrano principalmente condizionati da assenza di liquidità;
- Gli interventi di riduzione dei costi programmati sono stati completati e attualmente non sono ipotizzabili
ulteriori recuperi di efficienza;
- L’investimento nella nuova linea di prodotti in fibra di carbonio è stata dapprima bloccato a seguito del
sopralluogo della ASL e successivamente interrotto a causa della revoca del fido da parte della Banca.
Le impasse decisionali emerse nel corso della riunione ruotano attorno ai seguenti aspetti:
- difficoltà di comprensione delle reali cause della crisi, impossibilità di prevederne la durata;
- Feedback di mercato negativi, a fronte di periodici annunci di ripresa da parte del governo;
- Livelli di tassazione elevati, costo del lavoro elevato, peso eccessivo della burocrazia.
A fronte dei vincoli sopra indicati, dalla riunione è emersa l’assenza di scenari di sviluppo macroeconomici, e di
qualsiasi politica industriale.
L’amministratore ha aggiornato la riunione, richiedendo un parere alla Società LeMa Consulting finalizzato alla
condivisione del framework socio-economico, nonché delle possibili strategie aziendali.
Premessa
La riunione condotta porta ad una prima ed importante riflessione: nonostante i responsabili di funzione abbiano
dimostrato, nel corso degli anni, elevata competenza gestionale, riuscendo a traghettare l’azienda anche nell’ultimo
triennio di crisi, attualmente risultano “paralizzati” dalla persistenza di condizioni di mercato negative. Sebbene il
management aziendale percepisca un radicale cambiamento del framework di riferimento, ha difficoltà a cogliere i reali
meccanismi che governano l’attuale sistema socio-economico.
L’attuale contesto socio-economico, come verrà evidenziato dall’analisi sistemica condotta nell’ambito del presente
parere, non rappresenta il prodotto casuale delle interazioni del mercato, quanto piuttosto il risultato di un disegno
architettato al fine di raggiungere il “futuro voluto”.
Al fine di agevolare una visione sistemica da parte dei responsabili di funzione, è stato adottato un modello basato su
una analogia idraulica che, prescindendo da tecnicismi economico-finanziari, rappresenta l’ambiente in cui l’impresa si
trova ad operare.
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Livelli di consapevolezza degli attori istituzionali
Il grado di malessere diffuso tra cittadini e imprese ha raggiunto un livello tale da costituire l’anticamera della rivolta
sociale e gli attori istituzionali sembrano esserne ben consapevoli. Tanto emerge da pesanti dichiarazioni rese agli
organi di informazione da parte di esponenti politici e non, quali ad esempio:
“…L’Unione Europea ha deciso che chi faceva concorrenza alla Germania, anche la nostra agricoltura, anche il
nostro allevamento, anche il nostro acciaio, il mobile, le scarpe, in Italia dobbiamo essere solo consumatori. Qualcuno
dieci anni fa ha deciso che l’Italia doveva diventare un paese deserto dove si commercia dove non si produce ma si
consuma quello che arriva dall’India, dal Pakistan, dal Brasile, togliendo tutte le barriere doganali, tutte le protezioni.
Quindi la politica italiana che litiga sui 2 Miliardi di Euro dell’IMU, intanto senza che a nessuno di noi fosse chiesto il
permesso sono stati regalati 50 Md di Euro alle banche Spagnole, Francesi e Tedesche. Quindi quell’azienda è vittima
di un crimine che qualcuno scientemente ha iniziato a perpetrare ai nostri danni…. I numeri dicono che dieci anni fa la
disoccupazione in Italia e Germania era uguale 8% adesso in Germania è al 5% in Italia è salita al 12%. Qualcuno ha
deciso di ucciderci, …. A monte c’è un crimine contro l’umanità che ha nell’Euro il suo strumento di morte e in questo
tipo di unione Europea il progetto di desertificare tutto. Hanno, non abbiamo, votato ieri a Strasburgo -20%
all’agricoltura italiana perchè i soldi vanno su, vanno agli altri, quindi se vogliamo continuare a morire d’Europa
facciamolo ma io non mi rassegno e spero che anche quelle persone lì non si rassegnino…” (Matteo Salvini - Servizio
Pubblico 21/11/2013).
“…In questi anni noi paghiamo il fatto che c’è stata una riduzione drastica degli investimenti sia pubblici che privati
in innovazione in ricerca. Io penso che siamo dentro ad un processo di deindustrializzazione, il che significa che sta
saltando il sistema industriale del nostro Paese. Noi abbiamo dall’elettrodomestico al settore dell’auto, all’acciaio,
che sta saltando. … Sono vent’anni che non ci sono politiche industriali, se vai a vedere quello che si è fatto in
Francia, in Germania, negli Stati Uniti, la differenza è che hanno fatto investimenti pubblici. Stanno svendendo, perché
oggi hanno annunciato le privatizzazioni, tutte le aziende che fanno treni, autobus, e sono tutte aziende pubbliche,
anziché svenderle per fare cassa, che tra un po’ te le portano via se non intervieni sulle ragioni, non è il momento di
pensare a piani straordinari per il trasporto? Non è il momento di lanciare un piano straordinario per la
manutenzione del territorio?...Non c’è bisogno di una legge di stabilità, ma di una legge che cambi uno stato di cose.
Se non riprendi gli investimenti tu non hai la possibilità né di creare lavoro né di far ripartire i consumi.....”.
(Maurizio Landini – Servizio Pubblico 21/11/2013).
“Dietro la Bandiera Europea…..dietro ai volti di Giscard Esten, Giuliano Amato, Prodi, Scognamiglio, Carli, si è
nascosto il più disastroso inganno democratico e politico di tutta la storia dell’Europa moderna. Perché ci troviamo
oggi in una condizione di colpo di stato anticostituzionale, antiparlamentare e colpo di stato finanziario, tutto nascosto
da quella Bandiera……. E’ una dittatura finanziaria, ….. I cittadini non lo sanno che mentre ci occupavamo della
politica nazionale venivano scritti e ratificati e resi leggi nazionali, dei trattati Europei che hanno esautorato
completamente il Parlamento italiano. Ricordiamo soltanto il trattato di Lisbona, che costringe il Parlamento italiano
a fare l’interesse dell’Europa prima dell’interesse degli italiani, che toglie al parlamento italiano 68 poteri di veto in
decisioni politiche della sicurezza e del benessere nazionale. …Poi arriva un altro trattato che è quello di Maastricht,
che introduce l’Eurozona, introduce una moneta che toglie allo Stato Italiano il portafoglio, la carta di credito, il
bancomat, il libretto degli assegni, il conto in banca, cioè sostanzialmente distrugge per sempre lo Stato stesso.... Ed
ecco che questa rovina economica che stiamo osservando tutti, la peggior rovina economica dell’Italia dal 1948
….”(Paolo Barnard – La Gabbia 27/11/2013).
“… Abbiamo parlato di Berlusconi fino ad adesso, tutta questa attenzione su una decadenza di Berlusconi che in
confronto a quello che gli è successo nel 2011 sono briciole e non ne ha parlato nessuno ….. Allora sia chiara una
cosa, non siamo qui a difendere Silvio Berlusconi, perché io non sono un berlusconiano, non ho mai votato Berlusconi
in tutta la mia vita….. Ma nel 2011, proprio in virtù di questi trattati citati, c’è stato un golpe, un colpo di stato
finanziario. Nell’estate 2011 Silvio Berlusconi era al governo, la Banca Centrale Europea, per tutta l’Estate smette
totalmente di comprare titoli di Stato Italiani, lo Spread sale.. L’Italia va quasi al default. Berlusconi accetta i
pacchetti di austerità del Fondo Monetario Internazionale e della BCE, dopo 3 settimane non mantiene la promessa,
dice … politicamente non ce la faccio a portarli avanti. Ed ecco che la BCE che aveva ricominciato a ricomprare i
titoli di Stato, smette di comprarli gradualmente. Arriviamo a ottobre e novembre con i minimi acquisti di titoli di stato
italiano. Lo spread risale moltissimo…... Berlusconi si ritrova con lo Stato che fa default. E’ obbligato a dimettersi 3
giorni dopo e a consegnare il Paese nelle mani di un criminale che si chiama Napolitano, il primo e unico presidente
della Repubblica che ha tradito la Costituzione Italiana e ogni singolo cittadino Italiano e a consegnare il Paese nelle
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mani di Monti e Fornero che hanno completato l’economicidio dell’Italia ….” (Paolo Barnard – La Gabbia
27/11/2013).
“Gomez ha detto un conto è criticare il Capo dello Stato, un conto è il vilipendio. Il vilipendio lo ha fatto Giorgio
Napolitano quando ha consegnato l’Italia alle austerità del Golpe finanziario, che hanno violato la Costituzione
Italiana in 17 articoli. ……. Il vilipendio lo ha fatto Giorgio Napolitano quando ha consegnato 60 milioni di italiani ad
un impoverimento inaudito dalla seconda guerra mondiale. Doveva difenderla l’Italia Napoletano, non consegnarla al
golpe finanziario. La gente la fuori sta soffrendo davvero. Ci vorranno 60 anni per riparare l’Italia da questi danni!
Allora è quell’uomo lì che fa il vilipendio al paese non Paolo Barnard che fa il vilipendio a quell’uomo.
La soluzione. Abbiamo detto che siamo in regime di golpe finanziario, i partiti sono incapaci di reagire, di difenderci.
Il PD poi è completamente a favore tra l’altro. La cosa che noi proponiamo …..e che si formi in Italia un Comitato di
Liberazione Nazionale transpartitico. I cittadini depongono le armi dei rispettivi partiti, ci uniamo tutti in una richiesta
formale all’Europa.
Prima fase: l’Europa deve permettere di espandere il deficit di bilancio sino al 10% del PIL, non la soglia del 3%
perché il deficit di bilancio è la ricchezza dei cittadini italiani e la BCE deve accettare di garantire il debito pubblico
dei Paesi dell’Eurozona.
In assenza di questa concessione da parte dell’Europa il Comitato di Liberazione Nazionale italiano fa uno sciopero
fiscale per la salvezza nazionale, costringendo, con una espansione informale del deficit di bilancio, lo Stato ad
arrivare al famoso 10% di deficit. Il che vuol dire soprattutto una cosa: commercianti, aziende, cittadini, professionisti,
portare il pagamento dell’IVA completamente a zero.
E poi naturalmente, se l’Europa non accoglie la richiesta formale del Comitato di Liberazione Nazionale, applichiamo
le procedure di uscita dell’Italia dall’Eurozona, ripudiamo i trattati Europei, chiediamo il ritorno della sovranità
monetaria. ….. per l’uscita pilotata dell’Italia dall’Euro, senza i danni che ne deriverebbero se l’uscita fosse
scoordinata ……“ (Paolo Barnard – La Gabbia 27/11/2013).
(Paragone): “Ma quando Letta è andato in Europa e ha detto o la smettiamo con queste politiche di tagli e di tasse
oppure vince Grillo al 51%, sta dicendo, fatemi fermare questo processo. E’ la paura di un uomo politico che forse ha
capito che continuare ad ascoltare le loro ricette non porta a nulla? O magari porta alla sua morte politica come è
accaduto per Monti?”.
(Barnard): “Mi è completamente indifferente, è il cip cip di un pulcino che non ha nessuna rilevanza. L’ho detto una
volta, questo uomo è un ologramma non è neanche …… noi non abbiamo un Presidente del Consiglio. Le cose da
andare a dire in Europa sono altre. Gli Italiani devono prendere il loro destino nelle proprie mani, andare in Europa e
fare le richieste che abbiamo detto. In assenza di queste richieste, ha senso obbligare lo Stato italiano, da cittadini a
portare la spesa pubblica al 10% del PIL.”
(Paragone): “Poco alla volta abbiamo delle infiltrazioni di personalità che vengono da Fondo Monetario, si svuota
sempre di più il concetto di Stato.”
(Barnard): “Sono venti anni che il Cottarelli della situazione fu preso per la collottola, gli fu messa la coda fra le
gambe, tirata una pedata nel sedere e rispedito dritto a Washington. Nel 1993, Ministro delle Finanze era Luigi
Spaventa. Allora c’era il Fondo Monetario che veniva in Italia con questi commissari a dire che il paese sarebbe fallito
entro pochi mesi. Luigi Spaventa ascoltò questa gente e poi chiamò da Harward Maurice Samuels e Warren Mosler,
nostro capo economista, in un colloquio di un pomeriggio comprese la situazione e dopo 3 giorni disse al FMI di
tornarsene a Washington e che non sarebbe stata applicata nessuna austerità all’Italia. Tre anni dopo Standard &
Poors diceva che l’Italia era uno dei paesi più ricchi d’Europa, uno dei Paesi industriali più avanzati al Mondo.
Qual’era la differenza tra allora ed oggi? Bhè in primo luogo che Luigi Spaventa era un grande economista ed era uno
statista. Oggi abbiamo degli ometti pusillanimi e pallidi, come Saccomanni e Fassina, che se la fanno sotto ogni volta
che si presenta qualcuno del FMI. Questa è la prima differenza. La seconda differenza è che l’Italia di allora, che
prese il FMI con valigetta e pedata nel sedere, era un Paese Sovrano, con una moneta sovrana e un Parlamento
Sovrano, che poteva decidere del proprio destino. Oggi non lo è più!” (Gianluigi Paragone, Paolo Barnard – La Gabbia
27/11/2013).
Le gravissime dichiarazioni degli attori istituzionali e non, evidenziano una totale consapevolezza delle cause e delle
possibili soluzioni necessarie a riorientare il sistema socio economico a favore di imprese e cittadini. Sebbene l’assenza
di azioni politiche conseguenti, possa apparire volontariamente finalizzata al mantenimento del sistema nel suo stato
attuale, tali dichiarazioni costituiscono, in ogni caso, deboli segnali di un cambiamento, da porre a base delle
valutazioni aziendali.
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Modello dei meccanismi di regolazione e controllo
Il modello di seguito riportato, sia pur semplificato, può risultare utile ai Responsabili di funzione per la ricostruzione
di un quadro unitario degli attori e dei meccanismi di regolazione del sistema. Tale modello concettuale consente inoltre
di valutare se e quanto le gravi dichiarazioni rese dagli attori istituzionali, siano tecnicamente fondate, ovvero
rappresentino esclusivamente un estremismo comunicativo.
Nel modello, gli attori del sistema sono schematizzati mediante serbatoi, il cui livello di riempimento è rappresentativo
della “ricchezza”. I meccanismi di controllo del sistema, illustrati nei paragrafi successivi, sono schematizzati mediante
valvole, la cui regolazione incide sui flussi economico-finanziari.
Il sistema è costituito da tre sottosistemi, ovvero:
‐
il sistema finanziario (Banca Centrale Europea, Banche, mercato e altri attori finanziari);
‐
lo Stato e le Pubbliche Amministrazioni;
‐
le Imprese (pubbliche e private nazionali) e i cittadini.
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Regolazione immissione moneta
La sovranità monetaria è condizione necessaria per l’esistenza di uno Stato Sovrano.
Per mantenere la Sovranità monetaria, lo Stato nega ai cittadini il diritto di stampare moneta e, mediante l’imposizione
fiscale, li costringe di fatto ad usare la moneta di Stato.
Lo Stato Sovrano ha il diritto di immettere moneta nel sistema economico-finanziario, senza dover corrispondere ad
altri alcun interesse. Quindi, in qualità di prestatore di ultima istanza decide se, come e quando stampare moneta, a
costo zero.
Il passaggio dalla Lira all’Euro, non ha rappresentato un mero cambio di valuta, ma ha comportato, di fatto, la rinuncia
alla Sovranità Monetaria da parte degli Stati, con conseguente trasferimento della stessa alla Banca Centrale Europea
(BCE). La BCE, partecipata dalle Banche Centrali nazionali, a loro volta partecipate da Banche private, è di fatto una
“azienda finanziaria privata”.
Ne deriva che la BCE ha i poteri di governance del sistema, mentre ai singoli Stati residua il ruolo di esattori locali
per conto della BCE.
La BCE conseguentemente:
‐
stampa moneta a costo zero, la presta agli Stati i quali sono costretti a ripagarla con gli interessi;
‐
decide a chi dare e a chi togliere;
‐
vincola gli Stati ad un mutuo perpetuo per l’acquisto di “carta moneta”, che al momento della stampa è priva
di qualsiasi valore intrinseco. Il valore della moneta è infatti solo convenzionale e si genera nel momento in
cui lo Stato, ovvero i cittadini, decidono di utilizzarla;
‐
impone agli Stati le politiche da attuare.
Il soggetto regolatore, nell’attuale sistema economico-finanziario, ha acquisito di fatto un potere assoluto, mai detenuto
da alcun impero nella storia, legato alla discrezionalità nell’emissione di una moneta oramai svincolata da qualsiasi
controvalore reale.
Fatte salve le legittime istanze di cittadini, imprese ed “attori istituzionali”, di libertà e di restaurazione di un sistema
democratico, sotto il profilo strettamente funzionale, è necessario soffermarsi non già sulla titolarità di tale potere
assoluto, quanto piuttosto sulla imprescindibile necessità della funzione di indirizzo e di investimento.
Come si evince dal modello, il sistema finanziario che avrebbe dovuto assumere il ruolo di investitore, in quanto
detentore della funzione di regolazione e della disponibilità di capitali, ha disatteso tale ruolo dimostrandosi
palesemente incapace di svolgerlo. L’attuale soggetto regolatore, oltre ad essere privo della visione dello statista, risulta
anche affetto da una miopia che lo rende incapace di prefigurare scenari di sviluppo di medio e lungo periodo (10, 20,
30 anni) per l’intero sistema regolato.
Disinteressato alle sorti dell’ambiente e delle risorse naturali, ai percorsi tecnologici e di ricerca concretamente
attuabili, alle dinamiche di sviluppo dell’economia reale e del mercato del lavoro, risulta esclusivamente concentrato
sull’accumulo di risorse finanziarie nel breve periodo, non curante delle lezioni della storia1.
1
L’apologo di Menenio Agrippa ben rappresenta la necessità di un saggio governo di sistema. Nella sua metafora, egli paragona l’ordinamento
sociale romano al corpo umano, in cui i diversi organi devono collaborare reciprocamente per assicurare la sopravvivenza dell’intero organismo.
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La sorte di intere nazioni non può essere governata da un sistema finanziario drogato dai suoi stessi prodotti tossici
(derivati, sub-prime,etc.), che lo costringono a decisioni hic et nunc, nel vano tentativo di mantenere l’equilibrio dei
mercati finanziari, oramai intrinsecamente instabili. Ogni crisi finanziaria viene affrontata mediante la creazione di
nuove bolle speculative che aumentano il livello di tossicità complessivo, scaricandone gli effetti sugli altri sottosistemi
(economia reale, cittadini).
La visione strategica, essenza del ruolo di regolatore, è ben diversa dai miracoli tecnologici (biotecnologie, neweconomy, energie rinnovabili, etc.) periodicamente previsti dagli analisti finanziari, ben consapevoli degli effetti
speculativi e dei danni conseguenti ad una sovrastima.
A fronte dell’allegra gestione dei mercati finanziari (deregulation), sono state di fatto imposte politiche di
“pastoralizzazione”2 oggi chiamate di “austerity”, agli altri sottosistemi con risultati di impoverimento e
desertificazione industriale di intere Nazioni oramai sotto gli occhi di tutti.
Alla colpa grave dei sostenitori dell’austerity, potrebbe aggiungersi il dolo laddove dovesse perpetrarsi una totale
assenza di politiche industriali e del lavoro e conseguenti investimenti.
Meccanismi di regolazione dello Stato e della P.A.
Nel sottosistema Stato e P.A., si distinguono meccanismi di regolazione delle uscite (pareggio di bilancio, spending
review, privatizzazioni, investimenti pubblici, trasferimenti agli enti locali, patto di stabilità), e meccanismi di
regolazione delle entrate (livello di tassazione statale e locale).
La Spending Review intervenendo sulla riduzione dei flussi di spesa dello Stato, comporta di fatto altrettante riduzioni
di flussi destinati al sottosistema dei cittadini e delle imprese. A prescindere dalle modalità di intervento (tagli lineari,
eliminazione sprechi, etc.), sotto il profilo macroeconomico (bilancio overall), rappresenta di fatto una riduzione dei
flussi verso il basso. I fautori di tali interventi sostengono che si tratti esclusivamente di un riorientamento della spesa.
Quand’anche così fosse, risulta difficile riorientare la spesa in assenza di una chiara direzione politica di sviluppo. In
ogni caso, come si evince dal modello, la Spending Review non riduce, viceversa, i flussi verso il sistema finanziario,
che vengono anzi maggiormente garantiti.
Il Pareggio di Bilancio (introdotto come principio costituzionale, approvato con i 2/3 del Parlamento), costituisce una
ulteriore valvola di sicurezza per chiudere in ogni caso i flussi di spesa verso il basso, laddove la Spending Review non
dovesse risultare efficace. Il Pareggio di Bilancio ha priorità superiore rispetto a qualsiasi altra esigenza dello Stato
(terremoti, alluvioni, emergenze sanitarie).
In nome della stabilità dei conti è stata regolata anche la valvola dei Trasferimenti agli Enti Locali, con drastica
riduzione dei flussi verso gli stessi, così come quella degli Investimenti Pubblici, ormai chiusa da decenni.
2
Il Piano Morgenthau applicato alla Germania post bellica, prevedeva politiche di pastoralizzazione, che consistevano nella totale
deindustrializzazione della Nazione, con la riconversione in un Paese ad economia agricola e pastorale. Il piano applicato dal 1944 al 1948, sino
all’adozione del Piano Marshall, ebbe un impatto devastante sulla economia tedesca. Solo nel 1946 fu consentito l’ingresso delle organizzazioni
umanitarie in Germania per aiutare i denutriti e i bambini. Milioni di tedeschi morirono di fame sotto gli occhi dei vincitori.
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Gli Enti Locali, gravati dal Patto di Stabilità, che ne blocca le uscite anche in presenza di eventuali “tesoretti”, sono
costretti, per garantire l’equilibrio, ridotto dai diminuiti trasferimenti statali, ad aumentare il Livello di Tassazione
Locale.
Il modello evidenzia come l’economia nazionale e locale sia sovraregolata, mentre, viceversa, i mercati finanziari
internazionali sono stati progressivamente deregolamentati, sino al punto da risultare completamente svincolati da
qualsiasi meccanismo pubblico di regolazione.
Ruolo delle privatizzazioni
La vendita di quote di società pubbliche, le cosiddette “privatizzazioni”, che già in passato aveva dimostrato la sua
totale inutilità e nocività, è stata nuovamente riproposta, quale intervento salvifico del bilancio dello Stato. Operazione
meramente ragionieristica, con incidenza marginale sui conti dello stato e in alcun modo risolutiva. Gli incassi stimati
dalla vendita ammonterebbero a circa 10-12 Miliardi, di cui solo la metà (6 Miliardi €) andrebbero a copertura degli
interessi sul debito pubblico, a fronte di interessi annuali sul debito di circa 90 Miliardi di €, e di un debito complessivo
di 2.000 Miliardi di €!
Le privatizzazioni annunciate prevedono la cessione di quote che lo Stato detiene in grandi gruppi industriali quali ENI,
SNAM, TERNA, SACE, FINCANTIERI, ENAV, STMicroelectronics, Grandi Stazioni. Tutte aziende che
distribuiscono dividendi, mentre i beni infruttiferi che generano solo costi annuali (immobili pubblici, etc.) rimangono
di proprietà dello Stato.
Considerato che di soli dividendi di ENI, SNAM e TERNA lo Stato percepisce annualmente circa 1,4 Miliardi di €,
l’effetto della vendita sarebbe annullato in circa 10 anni. Peraltro, nell’ipotesi di miglioramento delle performance
aziendali, anche i dividendi salirebbero e i benefici della vendita sarebbero annullati in un lasso di tempo finanche più
breve.
Tanto a significare che le proposte operazioni di privatizzazione non sono economicamente praticabili nell’interesse del
popolo italiano.
Ben più grave, l’assoluta mancanza di considerazione dei risvolti che l’operazione avrebbe sulla sicurezza
dell’approvvigionamento energetico, nonché sulla salvaguardia di aziende strategiche, fondamentali per il futuro
dell’Italia. La leadership tecnologica di tali aziende, costituisce infatti l’ultima leva esistente per mantenere
quell’autorevolezza internazionale necessaria ad evitare la totale conquista del Paese.
Tali privatizzazioni costituiscono l’antitesi di una politica di sviluppo industriale, totalmente opposta rispetto a quella
adottata dal fondatore dell’ENI, Enrico Mattei, che consentì di trasformare un Paese distrutto dalla II Guerra Mondiale,
in una potenza industriale.
Il sottosistema Cittadini e Imprese
Il sottosistema Cittadini e Imprese, risulta drenato dagli elevati livelli di tassazione nazionale e locale, cui si aggiunge
un elevato cuneo fiscale (tassazione del lavoro), che determina un aggravio dei costi di impresa, e conseguenti minori
redditi per i lavoratori. Detto Sistema risulta, inoltre, gravato da un ulteriore drenaggio, derivante dagli acquisti di
prodotti e servizi di importazione, la cosiddetta Globalizzazione.
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Effetti della Globalizzazione
Essa non rappresenta un meccanismo endogeno del sistema, ma è stato volutamente progettato, in nome della “libera”
circolazione di beni e servizi, mediante la sistematica eliminazione dei dazi sulle importazioni, e l’imposizione di
barriere normative applicate esclusivamente alle imprese operanti sul mercato interno. Nominalmente in favore dei
mercati, di fatto a favore di Oligopoli Finanziari Internazionali interconnessi. Sotto il profilo sistemico, la
globalizzazione favorisce lo sviluppo di interconnessioni tra vari sistemi Nazionali e geografici, causa di instabilità del
sistema economico globale. La globalizzazione ha determinato un vertiginoso aumento del tasso di crescita del sistema,
portandolo alla soglia del caos.
In conclusione, un sistema di regolazione così progettato e condotto determina lo svuotamento dei serbatoi di Stato,
Enti Locali, Imprese, Cittadini. I serbatoi del Sistema Finanziario viceversa, si riempiono. La presenza di drenaggi
(interessi sul debito di Stato, globalizzazione, deregulation dei mercati finanziari), unitamente all’assenza di
investimenti, riduce negli anni anche il flusso circolante. Questo implica per il sistema Imprese-Cittadini la riduzione
dell’occupazione, dei redditi, il taglio dei consumi, l’erosione dei risparmi fino ad intaccare il patrimonio privato.
Ruolo delle PMI nell’attuale contesto macroeconomico
In sintesi, il contesto macroeconomico rappresentato nel modello, evidenzia quanto segue:
•
la regolazione ed il controllo del sistema è affidata ad una oligarchia finanziaria che regola l’immissione di
moneta e impone le politiche ai singoli Stati;
•
la reale governance del sistema non è interessata allo sviluppo di specifiche aree geografiche, quanto piuttosto
alla massimizzazione delle proprie performances su scala globale;
•
le Istituzioni Nazionali, sovraregolate e costrette ad un ruolo di esattore locale, si limitano all’attuazione delle
“raccomandazioni” imposte;
•
gli annunci di ripresa economica, periodicamente riproposti dall’avvicendarsi di governi tecnici, appaiono
piuttosto finalizzati a evitare la “rottura del Patto Sociale”, per mantenere gli spazi di manovra necessari
all’attuazione delle “raccomandazioni” imposte;
•
le annunciate politiche di sostegno alle PMI, non trovano riscontro negli atti istituzionali, che seguono
viceversa una direzione diametralmente opposta. Si pensi al D.M. 29 luglio 2013, relativo al finanziamento di
investimenti innovativi: esso prevede il 90% di contributo a fondo perduto per le grandi imprese, l’80% per le
medie e solo il 70% per le piccole. Considerando le difficoltà strutturali per le PMI di sviluppare progetti di
innovazione e le difficoltà di accesso al credito, il decreto realizza di fatto una politica di sostegno a favore
delle sole grandi imprese.
Come si evince dal modello, le PMI operano dunque nell’ambito di scenari macroeconomici delineati da livelli di
governo superiori, risultandone di fatto da essi dipendenti. Il livello di investimenti necessario per riattivare il sistema
industriale italiano è dell’ordine dei 300 miliardi di €, in un arco temporale di 3-4 anni.
L’avvio di tali investimenti risulta improbabile da parte di un governo in difficoltà per 3 miliardi di Euro dell’IMU e in
procinto di svendere le aziende strategiche per la sicurezza nazionale per soli 12 Miliardi di Euro.
Le condizioni di contesto istituzionali, politiche, economiche e finanziarie risultano ostili alla sopravvivenza delle
PMI.
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Possibili alternative da porre a base delle decisioni aziendali
L’azienda, nel periodo 2000-2007 ha adottato strategie commerciali (potenziamento rete vendita e copertura nuove aree
geografiche) finalizzate al mantenimento del prezzo. Nel periodo 2007-2009 ha adottato una strategia di
differenziazione focalizzata sulla conformità normativa del prodotto (marcatura CE). A fronte dei costi di adeguamento
sostenuti, il ritorno commerciale è stato nullo a causa della concorrenza dei prodotti di importazione (privi di marcatura
CE). Nel 2008-2009 è stata avviata la sperimentazione sulla nuova linea di prodotti in composito, successivamente
interrotta dal sopralluogo della ASL che ha causato la sospensione della attività e conseguente richiesta di rientro del
fido da parte della Banca. Nel periodo 2009-2013 i responsabili di funzione hanno già adottato tutti gli interventi
gestionali possibili (taglio dei costi, riduzione del personale, riorganizzazione del magazzino e della produzione).
Residuano le seguenti alternative possibili:
‐
trasferimento della produzione in Paesi a basso costo della manodopera;
‐
individuazione di possibili investitori esteri interessati alla nuova linea di ……………… in composito;
‐
chiusura della produzione, mantenimento rete vendita per la sola commercializzazione di prodotti acquistati da
Paesi Extra UE.
Si riporta di seguito una analisi SWOT delle alternative considerate.
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PARERE del 29.11.2013