vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 1 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 2 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 3 Diocesi di Caltagirone Scuola Teologica di Base “Innocenzo Marcinò” Vademecum vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 4 Indirizzo Scuola Teologica di Base “I. Marcinò” Via Vittorio Emanuele, 71 95041 Caltagirone Telefono 0933.25954 Fax 0933.25954 Indirizzo e-mail [email protected] sito internet www.itimarcino.it vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 5 Indice Chiamati a «rendere ragione della speranza» (1Pt 3,15) S.E. mons. Calogero Peri ofmcap pag. 5 «Maestro, dove abiti?» (Gv 1, 38-39) pag. 7 Un rinnovato impegno formativo pag. 13 Statuto pag. 21 Regolamento docenti pag. 25 Regolamento alunni pag. 27 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 6 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 7 Chiamati a «rendere ragione della speranza» (1Pt 3,15) In ogni tempo e in ogni luogo, noi discepoli del Signore, viviamo e testimoniamo la bellezza di un incontro sconvolgente. A partire da questa esperienza siamo chiamati, a “rendere ragione della speranza che è in noi”. Rendere ragione della speranza, ci impegna tutti ad argomentare, in maniera convincente e, più ancora costringente, che la nostra speranza ha un fondamento solido, un contenuto entusiasmante e una finalità luminosa. Siamo contenti di spiegare a tutti perché Cristo nostra speranza salva, riscatta la nostra vita e ci fa transitare in mezzo alle ombre di questo mondo con la fiducia di venirne fuori o comunque di giungere alla salvezza. Perché la nostra Chiesa locale possa farsi carico di questa esigenza, e possa rispondere alle sfide di questo nostro tempo, ritengo che si debba attrezzare e preparare, per non disattendere questo appello urgente. Nella programmazione articolata, di come rendere ragione della nostra speranza in Cristo, un posto rilevante occupa il Corso Teologico di Base, dislocato in tre centri della nostra Diocesi. Con la soppressione dell'Istituto di Teologia “P. Innocenzo Marcino”, è divenuto indispensabile continuare, anche su un altro piano, il prezioso servizio che ha reso per la formazione teologica nella nostra Chiesa. Mi rivolgo a tutti i presbiteri e parroci perché incoraggino con ogni mezzo, a partecipare al corso di Teologia di Base quanti si preparano a svolgere un sevizio nella comunità cristiana, specialmente quello della catechesi. Se non puntiamo sulla formazione dei formatori, elevandone il livello, non possiamo guardare con fiducia ad un futuro più luminoso per la nostra Chiesa locale. Ci perderemmo in mille proposte di intenti, ma senza fare nulla di efficace per incidere sulle coscienze e sulla possibilità di curare una fede matura, in 5 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 8 quanto profondamente vissuta e pure pensata. Con questo augurio diamo inizio al Corso di Teologia di Base chiedendo alla Vergine Maria di vegliare e di farci crescere in sapienza e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini. + Calogero Vescovo ofmcap 6 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 9 «Maestro, dove abiti?» (Gv 1, 38-39) L’icona biblica della ricerca di Dio La ricerca di Dio inquieta da sempre il cuore dell’uomo. Inquietum cor nostrum donec requiescat in te! Ma la ricerca di per sé non è un valore: può condurre difatti a un vicolo cieco senza sbocco e disperdersi nei mille rivoli di un errare senza senso o, all’opposto, produrre gli esiti devastanti del fondamentalismo religioso. Il vangelo di Giovanni ci presenta un’icona della ricerca di Dio, articolata in un trittico: 1. la chiamata dei primi due discepoli (Gv 1, 35-38); 2. la disputa con i farisei al tempio durante la festa delle capanne (Gv 8, 13-30); 3. l’arresto di Gesù al Getsemani (Gv 18, 3-9). I tre brani sono legati dalla medesima parola chiave: cercare. Si tratta di un trittico in cui uno squarcio di luce illumina due zone d’ombra. Primo quadro La ricerca che si apre all’incontro con Dio (Gv 1, 35-38) Il brano della chiamata dei primi due discepoli ci dà la chiave per aprire la ricerca alla dimensione dell’incontro col Maestro. Gesù passa. I due discepoli sono invitati dal Battista a seguirlo. La mediazione del precursore aiuta i due a cogliere l’attimo del passaggio senza sprecarlo. Giovanni agisce da autentico educatore: non considera i due un suo possesso geloso, si fa da parte perché possano seguire la loro strada dietro Gesù. A questo punto la decisione spetta ai due. Di uno sappiamo il nome: è Andrea. L’evangelista tace il nome dell’altro. Può essere ognuno di noi. Sentendosi seguito, Gesù si volta, letteralmente: “si converte” verso i due. È questa la buona notizia: Dio si converte all’uomo in ricerca e gli apre la via per trovare una verità inau7 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 10 dita e insperata. L’uomo che cerca Dio con cuore sincero scopre di essere cercato. «Che cercate?» I due rispondono con un’altra domanda: «Maestro, dove abiti?» (lett.: dove stai?). Sempre in movimento e nomade, Israele non ha mai sperimentato ciò che significa “stare”, “rimanere”. Non dispone neppure di una parola che esprima esattamente questa idea. Bisogna attendere gli equivalenti greci per avere le nostre immagini familiari di casa, di stabilità, di permanenza. Destinato dalla sua storia ad una precarietà senza rimedio, Israele ha scoperto che solo Dio con la sua presenza permette agli uomini di “rimanere”. I due in fondo chiedono a Gesù se la loro ricerca è condannata ad un errare senza fine e senza meta, ad un nomadismo perenne o se c’è un “luogo”, una terra promessa, dove potersi fermare. «Venite e vedrete». Non dice: “venite a vedere”, vi indico un punto preciso spaziale dove avrà fine il vostro cammino; e neanche: “venite e vedete”, come se il cammino sia di per sé già una risposta; ma: «venite e vedrete»: il vedere è futuro rispetto al venire; è una promessa, di cui fidarsi, mettendo a rischio la propria vita. Per scoprire dove abita la speranza dell’uomo occorre certo “mettersi in cammino”, cioè progettare la vita sul campo, perché la vita la si impara vivendo, ma bisogna essere nel contempo capaci di “vedere”, cioè di trapassare con lo sguardo la superficie fenomenica delle cose. Discepoli contemplativi, semplici come le colombe, con nel cuore un grande sogno, ma anche astuti come i serpenti, col realismo concreto di chi è itinerante sulle strade polverose del terzo millennio. «Andarono e videro dove stava e quel giorno stettero presso di lui». L’evangelista non precisa il luogo. Se «il Figlio dell’uomo non ha dove reclinare il capo» (Mt 8, 20), chi vuole trovare la Casa dove sta Dio deve rinunciare ad una casa. È il paradosso evangelico del perdersi per ritrovarsi. Afferma M. Buber: «C’è qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo, eppure esiste un luogo in cui la puoi trovare». Il Vangelo di Giovanni indica questo luogo: «E venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). Ecco ciò che conta in ultima analisi: lasciar entrare Dio nella nostra casa. Se ci lasciamo trapassare dallo sguardo di Dio, prepariamo a Dio una dimora nel nostro luogo più intimo: in interiore homine habitat veritas. La nostra ricerca non avrà mai 8 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 11 fine, ma acquisterà un fine: l’ulteriorità di Dio verrà ad abitare la nostra interiorità. È questa la grande scommessa di Dio con l’uomo. Secondo quadro La ricerca fallimentare fine a se stessa (Gv 8, 13-30) C’è il rischio tuttavia che la ricerca non approdi ad alcunché. Perché, nella partnership con Dio, all’uomo spetta mettere in gioco la propria libertà. La ricerca allora può essere fallimentare. C’è difatti una ricerca che “giudica secondo la carne” che si ferma al dato fenomenico e non riesce ad andare “oltre”. In questo secondo quadro del trittico non vi sono mediatori, perché la ricerca che si chiude nel proprio soggettivismo autistico rifiuta la mediazione educativa. Si pongono delle domande («Dov’è tuo padre?», «Tu chi sei?»), ma le si lasciano cadere nel vuoto come domande insensate quando ci si accorge che la risposta non può essere data dall’evidenza empirica dei sensi. Ma Gesù è categorico: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove io vado, voi non potete venire». Se si vola basso, prigionieri della dimensione orizzontale-immanente, di un sapere autoreferenziale appiattito sulla propria fragilità come unico dato sperimentabile, se ci si accontenta dell’autenticità e veracità rinunziando alla verità, non si incontra l’Io sono di Dio. Si cerca senza sapere cosa cercare e perché. Senza avere il coraggio di andare oltre il dato sensibile. Si enfatizza la ricerca come valore a sé stante, senza uscire dal cerchio chiuso della morte, che impedisce di seguire il maestro. Non si trova Dio perché ci si ostina a volerlo vedere hic et nunc. Agli uomini prigionieri di un presente senza storia è precluso il futuro della scommessa della fede. La promessa di Dio: «Venite e vedrete», non sortisce alcun effetto. Tuttavia l’evangelista annota, a conclusione dell’episodio, che molti credettero in lui. Anche nel buio del pragmatismo e nichilismo moderno c’è spazio per l’incontro. 9 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 12 Terzo quadro La ricerca presuntuosa che sa già le risposte (Gv 18, 3-9) La paura della propria fragilità umana, la fatica del cammino, possono indurre a cercare scorciatoie facili per sfuggire all’insicurezza morale e al debolismo del pensiero. La scoperta dell’insostenibile leggerezza dell’essere produce per contrasto la via dell’ideologizzazione della fede. La domanda «che cercate?» risuona simile nel Getsemani: «chi cercate?». Anche in questo caso Dio va incontro all’uomo e lo interpella, ma non si produce l’incontro. Là il precursore ha indicato la via; qui il traditore. La mediazione di Giuda non è quella dell’educatore che si fa da parte, ma quella di chi vuole consegnare Dio ai meschini desideri di potenza e grandezza dell’uomo. Nel terzo quadro del trittico l’uomo non fa domande: sa già le risposte, ha le sue certezze incrollabili. Non domandano a Gesù: «dove abiti?», perché sanno chi cercare: Gesù il Nazareno. Il Nazareno non può che abitare a Nazaret. La ricerca è finita in partenza. Non sono venuti a seguire il Maestro, sono venuti a catturarlo. Più che cercatori di Dio sono i suoi cacciatori. Vogliono prenderlo in trappola e portarlo dove vogliono. Li muove una fede ideologizzata, fanatica e fondamentalista, che ha già le risposte pronte, che cerca per prendere ma non si lascia cercare. Non ama la reciprocità dell’amore. Presuntuosa ed arrogante si illude di com-prendere Dio, fabbricandosene uno minore a misura dell’uomo e del suo egoismo, un dio che salva sé stesso, il suo gruppo, il suo partito, la sua razza, etc. Un dio padrino-padrone di una cricca di privilegiati. Non l’Emanuele, il Dio con noi biblico, ma il Gott mit uns, scritto come una bestemmia sulle fibbie dei cinturoni delle SS naziste. I talebani di ogni credo sono incapaci di incontrare Dio, perché pensano di ucciderlo e seppellirlo sotto la loro supponente ideologia. Così facendo, uccidono anche l’uomo. Per questo la rivelazione del nome di Dio: «Sono io!», li ricaccia indietro. Dio non si lascia assimilare ed addomesticare. E soprattutto respinge con forza ogni tentazione di ridurlo ad un fantoccio ideologico. 10 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 13 Dalla ricerca all’incontro: l’ora decima Sia per i “cercatori secondo la carne” sia per i “cacciatori di Dio” non scatta l’ora decima (e difatti l’evangelista non l’annota). L’ora decima nella Bibbia è l’ora della pienezza dei tempi, ora apocalittica dell’escaton e del compimento, quando il kairòs, il momento verticale della grazia divina, incrocia il kronos orizzontale umano. Senza l’ora decima, il tempo rimane un demone insensato che divora sé stesso, un assurdo passare dal non essere più al non essere ancora. Non avviene l’incontro con Gesù quando non ci si lascia trapassare dal suo sguardo. Ma laddove si ha l’incontro tra la verticalità e l’orizzontalità, la trascendenza e l’immanenza, Dio e l’uomo, si apre lo spazio al tempo liberato dalla morte, alla memoria ed alla speranza, all’esperienza ed al progetto, al ricordo ed alla promessa. L’Io sono di Dio non respinge l’uomo ma lo fa rinascere e lo solleva dalla sua precarietà, donandogli una vita piena di senso. Cristo è la Via che abita le nostre vie tortuose e ambigue; la Verità che abita le nostre verità parziali e deboli; la Vita che abita le nostre vite fragili e mortali. “Dove andiamo? - si chiede il poeta tedesco Novalis. E risponde: Tutti a casa!”. Tutta la più autentica cultura del Novecento, segnata profondamente dal nichilismo, anela al ritorno del Padre. Non sa più trovarlo, è vero; ma ha ricominciato a cercarlo. A tentoni, a fatica, ma lo cerca. Perché ha capito che senza un Padre il cielo è un buco nero che divora i valori e sulla terra c’è posto solo per gli idoli, si chiamino essi Politica, Stato, Profitto, Mercato, Progresso, Nazione, Razza. E gli idoli, si sa, esigono cruenti sacrifici umani. I loro templi si trovano ad Auschwitz, Hiroshima, Sarajevo. Delusi dalle ideologie forti o ingannati dalle mezze verità che ci hanno propinato, siamo orfani del Padre. Ne sentiamo la mancanza. É tempo per riaprire le pratiche per l’adozione a figli. Stanchi delle carrube rubate ai porci, avvertiamo l’urgenza, prima che il nulla ci divori, di rialzarci e riprendere la strada del ritorno a casa, spinti dal bisogno di ricominciare a cercare Dio e di farci cercare da Lui. Per scoprire, con gioia inaudita, che il Padre sta già scendendo da lassù per venirci incontro. 11 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 14 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 15 Un rinnovato impegno formativo Dall’incontro la speranza Il desiderio umano di Dio è il desiderio di ritorno del Padre. Non l’uomo alla ricerca di Dio, ma Dio alla ricerca dell’uomo. La prospettiva si capovolge. L’uomo come desiderio di Dio. Si capovolgono anche le certezze della civiltà moderna. Dio non è morto. È bensì alla ricerca dell’uomo. Non è morto ad Auschwitz. Lì ha confermato la sua estraneità all’agire dell’uomo contemporaneo. Il silenzio di Dio diviene la via della fede. Nell’atmosfera rarefatta della cultura odierna, è faticoso abitare il mondo. La leggerezza dell’essere, la debolezza del pensiero compiono oggi quello che de Lubac chiamò il dramma dell’umanesimo ateo. Un pensiero senza la capacità di leggere nella storia la parabola di Dio. Come le parabole di Gesù, la storia contiene un senso. Ma questo non è visibile a una prima lettura. Bisogna fermarsi, scavare, passare dal significante al significato, eludere la forza del factum per intenderne il faciendum ad esso implicito. Senza fede il mondo e la sua storia rimangono carichi di ambiguità e di incertezza. Nessuna speranza umana può sperarsi. La fede ci dice, invece, che Dio è Signore della storia. Signore dell’inizio e della fine. Signore del fine della vita. La signoria di Dio è la speranza del credente. «Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15) scriveva l’apostolo Pietro ad una comunità cristiana che era minoritaria nell’ambiente in cui viveva - un ambiente che oggi, in molti, non farebbero fatica a definire secolarizzato, ostile - ma che richiedeva, ai cristiani, la capacità profetica della speranza. Potremmo anche dire: pronti sempre a dimostrare la signoria di Dio nella storia. Questa è anche l’attualità della lettera di Pietro. 13 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 16 Per un pensare cristiano Una comunità che si sente straniera e pellegrina nel suo tempo è una comunità che rischia di immaginarsi come separata. L’identità cristiana non è, però, estraneità dal mondo. È, invece, capacità di abitarlo in modo differente. Rendere ragione della speranza, in quest’ottica, è il compito del cristiano nel proprio tempo. Rendere ragione, cioè, di una misura più alta ed ampia della ragione, una misura che si apre alla trascendenza. I laici cristiani, in particolare, vivono la loro scelta vocazionale nel mondo, indicando, nella compagnia degli uomini, il nesso escatologico fra il bisogno ed il futuro; il legame autentico fra l’uomo, la sua storia e Dio; la via profetica del perdono per un riconoscimento simmetrico fra uomini, pensieri e culture. Alla domanda che cosa possiamo sperare oggi? All’insistenza di una società che non sa rinnovare il proprio progetto sociale, il pensare cristiano indica una rivoluzione sociale ancora possibile, nell’amore e nella giustizia; un progresso civile ed economico ancora praticabile, nella solidarietà e nella libertà; una pace ancora realizzabile, nella verità e nel perdono. A tal fine è necessario che il cristiano sappia incontrare il mondo moderno, ascoltando la sua narrazione ed a sua volta narrando la sua esperienza di vita. A questo punto, avverte Benedetto XVI, se «è necessaria un’autocritica dell’età moderna in dialogo col cristianesimo e con la sua concezione della speranza [...] anche i cristiani, nel contesto delle loro conoscenze e delle loro esperienze, devono imparare nuovamente in che cosa consista veramente la loro speranza, che cosa abbiano da offrire al mondo e che cosa invece non possano offrire. Bisogna che nell’autocritica dell’età moderna confluisca anche un’autocritica del cristianesimo moderno, che deve sempre di nuovo imparare a comprendere se stesso a partire dalle proprie radici» (Spe salvi, 22). In altro modo, è indispensabile vivere la complessità e le poten14 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 17 zialità della relazione io-tu, della relazione, vale a dire, fra Chiesa e mondo contemporaneo, attingendo alle risorse che l’uno offre all’altro. Solo nel momento in cui l’altro diviene per me una possibilità-di-cambiamento, allora c’è autentico incontro, c’è amicizia, c’è relazione, c’è educazione. «Educare richiede un impegno nel tempo - affermano i Vescovi italiani negli Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo -, che non può ridursi a interventi puramente funzionali e frammentari; esige un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, che sono protagonisti della relazione educativa, prendono posizione e mettono in gioco la propria libertà; si verifica solo nelle relazioni personali e trova il suo fine adeguato nella loro maturazione» (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, 26). Sono diversi ed articolati i percorsi formativi che si pongono alla nostra attenzione. Non più domande di senso, ma domande sul senso e sul significato tracciano la mappa concettuale odierna. Ridare significato alle relazioni, alla realtà, alle cose, alle parole, per scoprirne il senso, è l’aspettativa più grande per la società, confusa ed illusa dalle promesse del tutto e subito. Le stesse domande sul senso e sul significato, interrogano anche i cristiani: il significato della fede, della speranza, dell’amore, della libertà. «L’opera educativa della Chiesa è strettamente legata al momento e al contesto in cui essa si trova a vivere, alle dinamiche culturali di cui è parte e che vuole contribuire a orientare. Il “mondo che cambia” è ben più di uno scenario in cui la comunità cristiana si muove: con le sue urgenze e le sue opportunità, provoca la fede e la responsabilità dei credenti. 15 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 18 È il Signore che, domandandoci di valutare il tempo, ci chiede di interpretare ciò che avviene in profondità nel mondo d’oggi, di cogliere le domande e i desideri dell’uomo» (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, 7). Teologia ed educazione. Interrogarsi sulla ragione della fede L’istanza teologica e quella educativa si incontrano proprio nell’uomo e partendo dall’uomo possono insieme sviluppare un progetto educativo integrale e capace di elaborazione culturale. Su tale questione si è soffermato mons. Mariano Crociata, Segretario generale della CEI, sostenendo che «Lo stretto rapporto che unisce la teologia, intesa come “interrogativo sulla ragione della fede”, secondo un’espressione di Benedetto XVI, e la vita della comunità cristiana è istituito dalla natura stessa della fede, inseparabilmente dono di Dio e risposta dell’uomo, con la quale questi “si abbandona tutto a Dio liberamente” (Dei Verbum, 5). […] Una fede pensata non è tuttavia operazione separata di un individuo isolato, poiché la fede è per definizione e indissolubilmente personale ed ecclesiale. […] La stessa attività pastorale, disancorata dal fondamento spirituale e teologico che la motiva, la giustifica, la indirizza, si insterilisce prima ancora di avviarsi. Contro ogni tentazione di perderne l’evidenza, sotto la pressione di preoccupazioni più immediate che inducono a ripiegare su visioni e prassi strumentali, il compito di una istituzione teologica è tenere viva la fiamma di un pensiero fondato e vigoroso» (M. Crociata, Saluto ai partecipanti, Convegno ISSR, Roma 10 marzo 2010). Nelle parole del Segretario generale della CEI riecheggiano le 16 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 19 idee-guida del documento CEI su La formazione teologica nella chiesa particolare del 1985. Ribadendo che la «dimensione teologica […] è connaturata all’essere stesso del credente, in quanto l’atto di fede comporta sempre un’adesione che coinvolge la razionalità» i Vescovi evidenziano, in quel documento, l’esigenza, in ogni credente, «di una riflessione sulla Parola accolta». «Ogni comunità ecclesiale, nel suo dialogo con gli uomini e nel suo progetto pastorale, non può fare a meno del riferimento ad un “pensare” cristiano, in cui i dati della fede costituiscono la sorgente di luce e di orientamento. [...] Ogni chiesa locale deve preoccuparsi della propria crescita teologica [...]. Questo comporta che si provveda in concreto a tempi e a spazi dedicati specificamente a tale impegni, così come si fa per la preghiera e la contemplazione» (CEI, La formazione teologica nella chiesa particolare, 3). Il compito della Scuola Teologica di Base L’Istituto “I. Marcinò” si pone a servizio della Chiesa diocesana per la formazione ministeriale e pastorale dei fedeli, in linea con quanto disposto in materia di riordino della formazione teologica e con quanto sollecitato dai Vescovi, in tema di formazione teologica nella Chiesa particolare. Sussiste, quindi, afferma mons. Crociata, «una specifica e fattiva responsabilità delle Chiese particolari circa la promozione e il sostegno degli Istituti, ma ciò che più risalta è il dono insostituibile 17 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 20 che le comunità ecclesiali ricevono nella direzione del “pensare la fede” e del dialogo tra fede e cultura nel territorio, da cui dipende in larga parte l’evangelizzazione. […] Si tratta del positivo compito - aggiunge - di “mostrare come la libertà del credente può e sa contribuire alla fisionomia culturale del proprio tempo”, all’elaborazione di un pieno umanesimo offerto a tutti» (M. Crociata, Saluto ai partecipanti, Convegno ISSR, Roma 10 marzo 2010). L’istituzione di una Scuola di formazione teologica di base, nella Diocesi di Caltagirone, si pone, pertanto, come luogo di speranza per un apostolato laico maturo e responsabile che sappia animare cristianamente l’ordine temporale (cf. Apostolicam actuositatem, 7) È questo, in ultimo, il fine al quale mirava il Concilio Vaticano II nel definire «desiderabile che molti laici acquistino una conveniente formazione nelle scienze sacre e che non pochi tra loro si diano di proposito a questi studi e li approfondiscano con mezzi scientifici adeguati» (Gaudium et spes, 62). Tale livello formativo, nel disegno conciliare, diviene un pre-requisito al multiforme apostolato laicale tanto nella Chiesa che nel mondo (cf. Apostolicam actuositatem, 9), e quindi un agire nel quale apprendere la speranza. Mentre la Chiesa italiana si prepara al decennio sull’educazione, e la Chiesa calatina al secondo centenario dell’istituzione della Diocesi ed alla celebrazione del III Sinodo diocesano, tutto ciò assume un risalto ed una valenza del tutto particolari. 18 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 21 Una nuova offerta formativa per la Diocesi In questa nuova visione, la Scuola Teologica di Base “I.Marcinò” si propone d’essere un soggetto di formazione per i formatori, offrendo una opportunità che, se non pretende di esaurire tutta la ricchezza della riflessione teologica, risulti comunque organicamente e sufficientemente completa. Destinatari della proposta sono laici, religiosi e religiose che intendono maturare ed approfondire la propria fede in modo serio e scientifico; ed in particolare tutti coloro che si preparano ad assumere ministeri ecclesiali o di servizio alla comunità, specie nell’ambito della catechesi e della scuola (candidati ai Ministeri istituiti e al Diaconato permanente; Ministri straordinari dell’Eucarestia; catechisti ed animatori di gruppi per ragazzi, giovani, adulti, famiglie; responsabili di gruppi, associazioni e movimenti; insegnanti ed educatori; formatori alla Dottrina sociale della Chiesa; membri dei gruppi liturgici). Piano degli Studi Il Piano degli Studi, triennale, è pensato per far acquisire ai partecipanti una competenza pastorale teorica ed operativa. Prevede 300 ore di lezione frontale (100 ore per ciascun anno), integrate da incontri seminariali. La ratio degli studi è la seguente: I anno 1. Introduzione alla Scrittura (9 ore) 2. Introduzione alla Teologia (9 ore) 3. Introduzione alla Liturgia (6 ore) 4. Introduzione alla Morale (6 ore) 5. I Documenti del Concilio Vat. II (9 ore) 6. Teologia Fondamentale (16 ore) 7. Anno liturgico (12 ore) 8. Cristologia (21 ore) 9. Morale Fondamentale (12 ore) 19 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 22 II anno 1. Sacra Scrittura: Antico Testamento (15 ore) 2. Teologia e Liturgia Sacramentaria (21 ore) 3. Morale matrimoniale (15 ore) 4. Escatologia (9 ore) 5. Antropologia teologica (16 ore) 6. Elementi di Storia della Chiesa (12 ore) 7. Elementi di Diritto canonico (12 ore) III anno 1. Sacra Scrittura: Sinottici e Atti (18 ore) 2. Sacra Scrittura: Giovanni e Paolo (16 ore) 3. Ecclesiologia (18 ore) 4. Teologia trinitaria (21 ore) 5. Morale speciale: Bioetica (15 ore) 6. Morale e Magistero sociale (12 ore) Per consolidare la Scuola di formazione teologica nella realtà diocesana e favorire la massima partecipazione possibile sono individuate tre sedi decentrate: • Caltagirone • Grammichele • Scordia 20 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 23 Statuto Art. 1 Natura e finalità della Scuola Teologica di Base La Scuola Teologica di Base “Innocenzo Marcinò” è un servizio pastorale della diocesi di Caltagirone ordinato a promuovere la conoscenza della dottrina della fede presso i fedeli, religiosi e laici, e alla migliore formazione degli operatori pastorali secondo le modalità proprie della scienza teologica, in conformità alle direttive della Conferenza Episcopale Italiana. A tal fine, la Scuola organizza un corso di Studi teologici e una serie di attività per la formazione permanente. La Scuola rilascia ai Corsisti, che hanno concluso positivamente gli studi, un Attestato di Merito, riconosciuto come unico in tutta la Diocesi, valido per l’accesso ai percorsi dei Ministeri ecclesiali promossi dagli Uffici della Pastorale Diocesana. La Scuola ha sede presso l’Istituto di Scienze religiose “I. Marcinò”. Art. 2 Organi della Scuola Sono organi della Scuola: - il Consiglio Direttivo - il Direttore - il Segretario - il Collegio dei Docenti Art. 3 Il Consiglio Direttivo La Scuola è retta da un Consiglio Direttivo, composto dai Docenti stabili, che elegge al suo interno il Direttore, nominato “ad triennium” dal Vescovo, ed un Segretario, anch’esso nominato “ad triennium” dal Vescovo. 21 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 24 Art. 4 Il Direttore Il Direttore ha la diretta responsabilità della Scuola e garantisce le sue finalità. Compete al Direttore della Scuola: a. curare il migliore svolgimento dell’intero servizio; b. mantenere i rapporti con i singoli Docenti ed in particolare con i Coordinatori dei Centri c. coordinare il funzionamento dei singoli Centri; d. programmare le iniziative concernenti la preparazione didattica e l’aggiornamento dei Docenti; e. promuovere le iniziative attinenti alla formazione permanente; f. gestire l’amministrazione ordinaria e straordinaria della Scuola; g. curare la costituzione di un adeguato archivio; h. curare i rapporti con gli Uffici pastorali diocesani. Art. 5 Il Segretario Il Segretario è il diretto collaboratore del Direttore e lo coadiuva negli incarichi che dal medesimo gli vengono affidati. Il Segretario svolge le seguenti attività: a. prepara l’organigramma annuale dei vari Centri; b. vigila sulla preparazione dei calendari locali, predisposti dai Coordinatori; c. cura l’iscrizione degli alunni e predispone le liste delle verifiche, dei tesari e le équipe delle commissioni esaminatrici; d. ha la custodia dei registri dei singoli Centri e le schede degli iscritti; e. prepara le convocazioni collegiali dei Docenti e verbalizza le medesime; f. provvede a supplire le assenze dei Docenti; g. tiene aggiornato il loro schedario e li assiste a livello tecnicoamministrativo; h. coordina a livello tecnico, i Seminari di Studio, gli incontri formativi e gli eventi della Scuola. 22 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 25 Art. 6 Collegio dei Docenti Il Collegio dei Docenti, costituito dai Docenti Stabili e dagli Invitati, è chiamato a coadiuvare il Direttore nel compito di gestione ordinaria e straordinaria della Scuola. Art. 7 Docenti La nomina dei Docenti è fatta dal Vescovo su proposta del Consiglio Direttivo della Scuola. I Docenti sono distinti in Stabili, con nomina a tempo indeterminato, e Invitati, con nomina annuale. I Docenti si impegnano nell’insegnamento con spirito di collaborazione, coscienti del difficile compito della diffusione delle scienze teologiche per la promozione della fede e della vita della Chiesa locale. Accettando l’incarico si impegnano ad assolverlo con competenza e con fedeltà al Magistero della Chiesa. La loro prestazione è fondamentalmente gratuita Art. 8 Centri di insegnamento dislocati La Scuola prevede la costituzione di Centri di insegnamento dislocati, sulla base delle esigenze, delle risorse e in relazione al territorio. Spetta al Consiglio Direttivo l’istituzione e la promozione di tali Centri, la cui conduzione e amministrazione è gestita dalla stessa Scuola. L’insegnamento nei vari Centri è affidato a singole équipe di Docenti, ad essi assegnati dal Direttore, le quali devono tendere a un insegnamento interdisciplinare e di formazione cristiana, in attuazione del piano formativo della Scuola. 23 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 26 Art. 9 Responsabile di Centro La gestione ordinaria di ogni Centro, la interdisciplinarietà dell’insegnamento e la messa in atto di ogni altra attività didattica locale sono affidate a un Responsabile coordinatore nominato dal Direttore. È compito del Responsabile coordinatore provvedere al corretto svolgimento delle lezioni, relazionando al Direttore sull’andamento del Centro stesso, evidenziandone efficienze e carenze, informando di qualsiasi variazione intervenuta. 24 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 27 Regolamento docenti 1. La Scuola Teologica di Base si articola in tre anni di Corso lineare, così come indicato alle pagine 19 e 20 del presente vademecum. 2. I Docenti si articolano in Stabili e Invitati in base all’art. 9 dello Statuto. I Docenti devono essere in possesso di un titolo accademico (Dottorato, Licenza, Baccellierato, Magistero, Laurea) rilasciato da una Facoltà Teologica, da Istituto Superiore di Scienze Religiose o da Università Statale. 3. I docenti Invitati possono diventare Stabili dopo almeno un triennio di insegnamento continuativo nella STB. 4. Il passaggio a docente Stabile viene deciso dal Consiglio Direttivo della Scuola e deve essere ratificato dal Vescovo mediante Nomina. 5. I Docenti Stabili che intendessero recedere dal loro impegno nella STB, devono far pervenire domanda scritta al Direttore. I Docenti Stabili possono, in seguito a manifesto e immotivato disimpegno, essere riportati alla condizione di Invitati sentito il parere del Vescovo. 6. I Docenti, sia Stabili che Invitati, sono tenuti al corretto svolgimento delle lezioni loro affidate in corrispondenza al piano contenutistico e didattico della Scuola. Sono tenuti al rispetto del monte ore di lezioni loro assegnato. È fatto divieto di diminuire le ore di lezione a propria discrezione. Nel caso di qualsiasi problema è necessario avvertire, fatti salvi i casi di emergenza, il Responsabile coordinatore del Centro. 25 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 28 7. Il Docente dovrà chiamare, personalmente, l’appello e segnare sull’apposito Registro le presenze dei singoli allievi. Sarà cura dello stesso Docente aggiungere in calce all’elenco ricevuto i nominativi di coloro che devono eventualmente recuperare la disciplina annotando che si tratta di recupero. 8. I Docenti non accettino nessuno che non sia iscritto regolarmente nel Centro, eccetto coloro che devono recuperare dopo averne accertato per iscritto il bisogno: in questo caso, terminata la sua disciplina, il Docente dovrà annotare e firmare l’avvenuto recupero sul libretto personale dell’allievo. 9. La prestazione di ogni singolo Docente, a norma dell’art. 6 dello Statuto è volontaria e gratuita. Viene assicurato un rimborso per le spese effettivamente sostenute. 10. I Docenti sono tenuti alla partecipazione ai momenti collegiali della Scuola. Le eventuali assenze devono essere motivate e comunicate al Direttore. 11. I Docenti ricevono ufficialmente l’incarico nella celebrazione eucaristica d’inizio anno accademico, durante la quale rinnovano pubblicamente la loro professione di fede. 12. I Docenti sono tenuti a partecipare attivamente alle Verifiche effettuate dalla Scuola. 13. I Docenti sono tenuti a osservare il Testo e a non sostituirlo con dispense personali. Ogni Docente può e deve integrare, compatibilmente con il tempo a disposizione, la disciplina ma senza sostituire con le proprie dispense quelle fornite dalla Scuola. 14. I Docenti conoscano il Testo perché è il principale punto di riferimento degli alunni anche per le Verifiche. 15. Le Commissioni per le verifiche saranno composte da due Docenti di cui uno, possibilmente, Stabile. 26 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 29 Regolamento alunni 1. La Scuola Teologica di Base si articola in tre anni di Corso lineare, così come indicato alle pagine 19 e 20 del presente vademecum. 2. L’iscrizione alla STB deve essere effettuata presso l’Istituto “Innocenzo Marcinò”, indicando il Centro dove si intende frequentare. Di norma è richiesto il Diploma di Scuola media superiore. La domanda di iscrizione al Primo Anno deve essere controfirmata dal Parroco di residenza o dove si svolge la propria attività pastorale. Ogni altra eventualità verrà sottoposta al Direttore. 3. La tassa di iscrizione, stabilita annualmente dal Consiglio Direttivo della Scuola, non comprende i sussidi didattici dell’anno di riferimento. Non viene richiesto il pagamento di ulteriore tassa per coloro che frequentano per il recupero delle discipline, sia che tale recupero avvenga negli stessi anni di Corso sia che avvenga dopo avere terminato la frequenza a tutti e tre gli anni. 4. Espletato proficuamente il Triennio, gli iscritti riceveranno un Attestato di Merito. 5. Gli Alunni sono tenuti a sostenere le verifiche previste dal piano di studi e precisamente: alla fine di ogni anno: Verifica scritta sulle singole discipline, la cui valutazione sarà espressa in trentesimi; al termine del triennio: Verifica Orale su Tesario proposto, da sostenere davanti ad una commissione di professori presieduta dal Direttore o da un suo delegato. Concorrono alla valutazione del triennio la media degli esami annuali per il 70% e la valutazione dell'esame finale per il 30%. La formulazione del giudizio finale (in centesimi) sarà espressa 27 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 30 con le qualifiche di: probatus (da 60 a 65/100), bene probatus (da 66 a 75/100), cum laude probatus (da 76 a 85/100), magna cum laude probatus (da 86 a 95/100), summa cum laude probatus (da 96 a 100/100). 6. La frequenza alle lezioni è obbligatoria per tutti. Se viene superato il massimo di 1/3 di assenze per ogni singola disciplina, rimane l’obbligo di recuperare l'intero monte ore delle medesime discipline; detta frequenza può essere recuperata nello stesso anno di frequenza presso un altro Centro, oppure in un anno successivo. Ove la somma delle assenze totali dell’intero anno superasse il 50% delle ore di lezione totali, non sarà possibile convalidare l’intero Anno. 7. Tutti gli iscritti sono obbligati alla partecipazione a Seminari e Incontri promossi e proposti dalla stessa STB. 8. Tutti gli iscritti sono tenuti a regolarizzare la loro iscrizione, sia con la presentazione della scheda sia con il pagamento della quota, entro il mese di Ottobre. 9. Ogni Centro si avvale della collaborazione di un Responsabile coordinatore. Egli è il riferimento immediato della vita ordinaria del Centro. 10. Le Verifiche annuali vengono stabilite nei mesi di Giugno e Settembre; straordinariamente viene tenuta una sessione di Verifiche nel mese di Febbraio. Sarà regolarmente data tempestiva comunicazione dei giorni. 11. Possono accedere alle Verifiche annuali tutti coloro che hanno terminato regolarmente l’Anno. Coloro che devono, per le assenze, recuperare una o più discipline potranno accedere alle Verifiche solo dopo avere recuperato. 12. Tutti gli studenti per sostenere le Verifiche o il Tesario devono essere in possesso di regolare Libretto Personale rilasciato dalla STB aggiornato, per le presenze, dai Responsabili coordinatori dei Centri. 28 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 31 13. Gli studenti che avessero sostenuto la Verifica finale per tre volte non possono più sostenerla e riceveranno d’ufficio un Attestato di Frequenza. 14. Le Verifiche, annuali e finale, devono essere sostenute entro cinque anni a decorrere dall’ultimo anno di frequenza. Trascorso tale tempo sarà obbligatorio frequentare nuovamente l’intero Corso triennale. 15. Gli studenti che hanno ricevuto l'Attestato di Merito non possono iscriversi ai Corsi triennali, ma ai Corsi di Approfondimento. 16. Gli studenti che hanno ricevuto l'Attestato di Frequenza, anche dopo che siano trascorsi i cinque anni, possono iscriversi nuovamente ma con l’impegno delle Verifiche per l’Attestato di Merito. 17. Per iscriversi all’anno successivo non è obbligatorio sostenere la Verifica relativa all’Anno frequentato. 18. La frequenza non continuativa, se interrotta per un numero di anni pari a tre, avrà come conseguenza la ripresa del Corso di studi dal Primo anno. 19. Gli studenti hanno facoltà di sostenere le Verifiche, annuali e finale, in quella formulazione che hanno ricevuto anche se fosse, nel frattempo, intervenuta variazione. La decadenza dei formulari di domande avviene con il decadere dei cinque anni previsti dal presente Regolamento per completare il Corso di Studi. 29 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 32 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 33 vademecum stb d:Layout 1 17/06/2011 10.07 Pagina 34