RIFORMA PENSIONI, ALESSANDRUCCI E LA NUOVA PROPOSTA PER REVISIONARE LA FORNERO Ultime novità al 31/3 sulla Riforma pensioni, Alessandrucci risponde a Cazzola: ecco il mio piano per revisionare la Fornero. DI ERICA VENDITTI Come di consueto nel programma DiMartedì si è affrontato il delicato tema delle pensioni, tra gli ospiti presenti l'economista Cazzola e la Presidente del Colap Alessandrucci. Tra i due proseguono gli scontri sul tema Riforma Pensioni, l'economista infastidito dall'intervento dell'Alessandrucci "non ci interessa più di chi è la responsabilità, ora vogliamo una soluzione che dia dignità a tutte le persone" ha risposto lanciando una provocazione "ci indichi lei la soluzione". Abbiamo contattato la Presidente Colap che si è gentilmente prestata a rispondere alla provocazione dell'economista Cazzola e ha illustrarci la sua proposta di revisione della Legge Fornero. Cazzola a Dimartedì le ha lanciato una sorta di provocazione, Lei - dice l'economista - che si lamenta dell'attuale riforma Fornero e critica l'esecutivo, quale soluzione propone per revisionare la Fornero? Si sente di rispondere e dirci per punti quali modifiche principali, a suo avviso, andrebbero attuate? Intanto ci tengo a precisare che non critico l’esecutivo perché ancora non ho chiara la loro proposta quale sia. Rispetto alla Fornero non sono certo io a dire che non funziona visto che ogni anno ci troviamo a proporre ed approvare correttivi che indicano che il sistema non funziona L’opzione donna Il blocco dell’aliquota per le partite iva afferenti alla gestione separata La salvaguardia per gli esodati Il problema aperto dei lavoratori precoci La Fornero va rivista in un’ottica di: sostenibilità del sistema, ma anche sostenibilità del presente soglie di sopravvivenza riconoscimento di contributi figurativi per determinati periodi della vita personale e quindi contributiva. E soprattutto di una riforma delle pensioni che tenga conto delle caratteristiche reali e future del mercato del lavoro. Il contributivo è l’unico strumento valido se non vogliamo pesare sulle casse dello Stato. Intanto: trasferiamo l’assistenza sulla fiscalità generale (almeno in gran parte!), garantiamo pensioni minime a chi ha lavorato ma in maniera discontinua e con precarietà (contributo minimo da aggiungere al contributivo quando i versamenti non sono sufficienti alla sopravvivenza! Non è un reddito di cittadinanza, ma un diritto maturato lavorando) blocchiamo l’aliquota dei lavoratori autonomi alla stessa percentuale ed inseriremo l’obbligo di un 3% per fondo pensioni lavoriamo sui rendimenti che è il vero punto di riforma assegniamo ad ogni contribuente un proprio libretto previdenziale dove poter far confluire tutti i propri versamenti e avere una pensione capace di raccogliere tutti gli sforzi della vita lavorativa e non solo in parte (azzeriamo il fenomeno dei contributi silenti, della non riconducibilità) riconosciamo alle donne dei contributi figurativi per gli anni passati alla cura dei figli o dell’anziano, riconosciamo loro il valore sociale inestimabile, basta penalizzazioni! Rivediamo in due parametri anzianità contributiva e anagrafica secondo un’ottica di contributivo con soglia minima (per permettere un pensionamento anticipato senza gravare economicamente sul sistema). L’assenza di dati ci impedisce di rivedere le pensioni alte, ma allora procediamo con un contributo di solidarietà fisso e aboliamo tutti i vitalizi, ricalcolandoli solo sul contributivo, così vediamo se Cazzola dice ancora chi perde lavoro venga sotto casa mia! Si fanno bene queste provocazioni seduti su una bella poltrona con un bel vitalizio in banca ogni mese.