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SEDUTA DEL
GERARDO SOGLIA. Si doveva dimettere !
FURIO COLOMBO. Credo, Presidente,
che lo abbia visto dalla partecipazione
appassionata che ha subito riscontrato,
credo che lo abbia visto dagli insulti disseminati praticamente in ogni intervento,
ed è la maggioranza (l’unica nei Parlamenti democratici nel mondo) ad assumersi il compito di fare violentemente
politica in modo da lasciare il segno e in
modo da stabilire la guida di questo Parlamento.
Mi rendo conto che tra poco arriverà il
provvedimento sulle intercettazioni, mi
rendo conto che siamo preparati ad essere
blindati, vuoi dal fatto che non deve essere
più discussa in quest’Aula la materia già
discussa in Senato (che è una bella umiliazione a proposito della quale avrei voluto una sua dichiarazione almeno altrettanto netta come quella a carico dell’onorevole Bindi), vuoi dalle dichiarazioni fatte
ieri dal Presidente del Consiglio, che ci fa
sapere che l’Italia è spaccata, che i giudici
sono indegni, che la Protezione civile non
andrà più a L’Aquila.
Siamo di fronte ad un’Italia spaccata.
Ieri, questa Italia era spaccata in quest’Aula, a causa del fatto che la maggioranza non ha accettato l’esito del suo voto.
Questo le è sfuggito, onorevole Presidente,
e, purtroppo, ha creato un precedente
drammatico che va annotato.
SANDRO BIASOTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANDRO BIASOTTI. Signor Presidente,
ho ascoltato la sua relazione, apprezzandola in modo particolare perché non era
scontata. Lei ha detto questo: sentiti i
Segretari di Presidenza, visti i filmati,
avrebbe ritenuto opportuno ripetere la
votazione. Anzi, lei ha aggiunto che sarebbe stato lecito e doveroso. Personalmente, ero uno di quelli che hanno votato
e, allora, mi dispiace di svolgere l’ultimo
intervento. Mi sarei aspettato l’intervento
della collega Bindi, che apprezzo, e aspetto
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che intervenga per chiedere scusa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della
Libertà). Ha sbagliato e deve chiedere
scusa, perché non solo ci sono i filmati e
non solo, signora Bindi, i 51 secondi credo
siano un record di velocità per la prima
votazione, ma lei, inoltre, non ha fatto
votare la collega Carlucci e la collega De
Girolamo che erano in questo spicchio di
Parlamento e, quindi, non ha fatto votare
dei deputati che erano al loro posto. E,
allora, delle due l’una – e lo chiedo a
titolo personale – o chiede scusa o lei si
dimette da Vicepresidente della Camera
dei deputati (Applausi dei deputati dei
gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord
Padania).
MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, vorrei solo chiedere se il termine
« fottuto » si possa dire in quest’Aula, dopodiché ne tragga le conseguenze sugli
interventi precedenti.
PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, approfondiremo la questione.
Seguito della discussione del disegno di
legge: Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica
Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l’emanazione della Carta dei doveri delle
amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo
stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del
disegno di legge n. 3209, disposto dal
Presidente della Camera, ai sensi dell’articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all’Assemblea il
2 marzo 2010) (A.C. 3209-bis-A/R) (ore
12,10).
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca
il seguito della discussione del disegno di
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DISCUSSIONI
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SEDUTA DEL
legge: Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e
delega al Governo per l’emanazione della
Carta dei doveri delle amministrazioni
pubbliche e per la codificazione in materia
di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e
27 del disegno di legge n. 3209, disposto
dal Presidente della Camera, ai sensi dell’articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all’Assemblea il 2
marzo 2010).
Ricordo che nella seduta di ieri è stato
da ultimo approvato l’articolo 7-quater.
(Esame dell’articolo 7-quinquies
– A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 7-quinquies e dell’unica proposta
emendativa ad esso presentata (vedi l’allegato A – A.C. 3209-bis-A/R).
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tullo.
Ne ha facoltà.
MARIO TULLO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei tranquillizzare il relatore, onorevole Orsini, che non abbiamo
nessuna intenzione di strumentalizzare i
fatti di cronaca che hanno riguardato il
signor Flavio Briatore, anche se non siamo
indifferenti ad un’indagine della guardia di
finanza che, ormai, ha certificato centinaia
di megayacht che sono intestati a società
di comodo quando sono usati da più o
meno le stesse persone. E non siamo
indifferenti anche – e dovremmo preoccuparci tutti – a quanto la Comunità
europea ci ha notificato con un’infrazione
rispetto a scelte di sostegno alla politica
della nautica da diporto, che ci ha visto
tutti protagonisti.
Tuttavia, l’emendamento, che tende a
sopprimere quanto proposto dal relatore,
è a nostro giudizio dovuto al fatto che qui
non si tratta di semplificazione burocratica. Per certi versi, cercherò, in questi
minuti, di cercar di far capire, secondo
noi, perché si genererà, invece, confusione
e complicazione. E, soprattutto, c’è anche
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della sostanza. Colleghi, potrei limitarmi a
questo. Già in sede di Comitato dei nove,
nell’ambito della I Commissione, erano
emerse problematicità rispetto ad una interpretazione confusa delle norme che
vengono messe in discussione. Il 25 maggio, i colleghi della maggioranza della
Commissione trasporti, hanno espresso
parere favorevole sul provvedimento che
stiamo discutendo condizionandolo alla
soppressione dell’articolo 7-quinquies. Ne
risulta – e vorrei avere risposte dal Governo – che vi sono documenti, sia degli
uffici del Ministero dello sviluppo economico, sia degli uffici del Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti, contrari a
questo articolo.
Di cosa si tratta ? Parliamo per un
attimo del registro internazionale. Con la
legge n. 30 del 1998 il Governo Prodi e il
Ministro Burlando hanno introdotto un
registro internazionale nel nostro Paese
che ha consentito uno sviluppo e uno
rilancio del sistema dell’armamento. Il
registro internazionale, che prevede sgravi
fiscali e aiuti allo sviluppo dell’armamento,
era rivolto tuttavia alla nautica mercantile,
alle grandi navi passeggeri, al cabotaggio e
alle autostrade del mare. In seguito con un
provvedimento del vostro Governo, nel
2003, la platea di questi benefici è stata
ampliata: sono stati introdotti anche i
cosiddetti charter, le grandi barche da
turismo nautico, regolando l’introduzione
dell’ampliamento di questa platea rispettando le norme rigorosissime e severissime
che riguardano tutti i beneficiati dalla
legge n. 30 del 1998. Tra l’altro, l’ampliamento della platea avrebbe consentito a
tutti gli evasori fiscali di fare rientrare le
loro barche in Italia e pagarci sopra le
tasse: ma questo non è avvenuto. Peraltro,
riguardo al fondo destinato al sostegno
della nautica e della cantieristica, attraverso il sostegno al registro internazionale,
è stato denunciato come avete ridotto
sensibilmente le risorse in questo campo
all’ultima assemblea di Confitarma non
dall’opposizione ma dal presidente uscente
di Confitarma.
Ci sono quindi poche risorse e, se si
amplia la platea, a chi verranno in qualche
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modo distribuite queste risorse ? Qui poi si
apre il tema: l’articolo che voi proponete
di fatto modifica il primo articolo non
tanto della legge n. 172 del 2003 che
ampliava la platea ma modifica il codice
della navigazione da diporto. Vorrei citare
l’articolo che modificate, l’articolo 1, che
recita « le disposizioni del decreto legislativo si applicano alla nautica da diporto.
Al fine del presente codice si intende per
nautica da diporto quella effettuata in
acque marittime interne a scopi sportivi o
ricreativi e senza fine di lucro ».
È vero che poi l’articolo 2 parla anche
di attività commerciali ma voi utilizzate la
modifica dell’articolo 1, finite l’intervento
sull’articolo 2, modificate, di fatto, il terzo
comma dell’articolo 1 che prevede di limitare e di considerare nautica da diporto
navi fino al limite di 24 metri mentre,
invece, modificando in questo modo il
comma 1 dell’articolo 1 voi andate a dire
– è scritto nell’emendamento del relatore
– che si deve considerare valido e interpretabile l’articolo 3 della legge n. 172 che
è quello dell’ampliamento. Di fatto – cerco
di concludere – si cerca di far rientrare
ciò in un regime, voi dite meno burocratico e meno vincolante, ma, così facendo,
si apre la possibilità legittima di ampliare
la platea di coloro che possono beneficiare
del registro internazionale. Di fatto si
lasciano, ad esempio, le norme della sicurezza degli equipaggi legate al registro
nazionale, a quello della nautica da diporto entro i 24 metri. Si fanno errori di
confusione. Non credo – lo affermo in
questa sede – che ci sia uno scudo fiscale
per Briatore: non è questo il tema.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROSY BINDI (ore 12,15)
MARIO TULLO. Colleghi, non facciamo confusione sulle aziende nautiche
in questione; si tratta di aziende che
costruiscono grandi barche; parliamo cioè
di barche che costano da alcuni milioni
di euro ad alcune decine di milioni di
euro, non si tratta, quindi, della barca di
cinque o sei metri. Torno a ripetere: dal
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momento che abbiamo condiviso la legge
n. 172 del 2003, che avete approvato voi,
non c’è da parte nostra un atteggiamento
preventivo.
Se vogliamo discutere di misure a sostegno del settore nautico portateci un
progetto organico di sostegno a questi
cantieri che io, che vengo dalla Liguria, so
bene quanto soffrono. Ma in questo caso
si vanno a beneficiare non i cantieri ma gli
utilizzatori finali di quelle stupende navi
che le nostre aziende costruiscono. Quindi,
vi chiediamo di ritirare questo articolo
perché, come minimo, genera confusione
sia per quanto detto in sede di Comitato
dei nove in I Commissione, sia a detta del
giudizio espresso dai vostri colleghi in
Commissione trasporti: portateci un disegno organico sul sostegno della nautica e
noi lo sosterremo (Applausi dei deputati del
gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
l’onorevole Velo. Ne ha facoltà.
SILVIA VELO. Signor Presidente, colleghi, l’articolo in questione su cui noi oggi
proponiamo un emendamento soppressivo
è stato oggetto di discussioni, articoli di
stampa e un po’ di polemica su cui c’è
stata anche un po’ di forzatura evidentemente giornalistica.
Il tema è serio: stiamo parlando di un
settore trainante della nostra economia;
stiamo parlando di un settore – quello
della nautica da diporto – in cui l’Italia è
leader mondiale. Come ha detto il collega
Tullo, il Partito Democratico ha fortemente a cuore questo settore dell’economia italiana...
MASSIMO POLLEDRI. Anche D’Alema !
SILVIA VELO.... e lo ha non solo per le
passioni dei singoli, ma per le azioni di
Governo che il centrosinistra ha portato
avanti anche negli anni passati. La legge a
cui si fa riferimento è la n. 30 del 1998,
voluta dal Ministro Burlando; una norma
che ha permesso alla nautica italiana di
competere sul mercato internazionale a
parità di condizioni con gli altri Paesi.
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Perciò, con questa impostazione noi chiediamo al Governo di sopprimere l’articolo
in esame e glielo chiediamo, come ha detto
il collega Tullo, congiuntamente, maggioranza e opposizione, in qualità di membri
della Commissione trasporti, e lo chiediamo anche congiuntamente al Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti. Infatti,
sul provvedimento in esame vi è un parere
favorevole della IX Commissione, con parere favorevole del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che, però, pone,
come condizione, la soppressione dell’articolo 7-quinquies. Tale norma, infatti,
come minimo suscita perplessità interpretative. Si sono viste e discusse sulla stampa
motivazioni di membri del Governo e della
maggioranza che hanno usato argomentazioni diverse. Ripeto: vi è, lo ripeto, un
parere favorevole della Commissione trasporti (il relatore è un collega di maggioranza), con parere conforme del Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti, con la
condizione della soppressione dell’articolo
in esame.
Dunque vi sono ambiguità interpretative. L’idea che si possa leggere l’articolo
in esame come una norma con la quale si
amplia la platea di coloro che possono
beneficiare di agevolazioni fiscali sul costo
del lavoro a favore di soggetti che hanno
imbarcazioni superiori a 24 metri, utilizzate solo a fini turistici e di noleggio, deve
indurci a riflettere. Tale idea, crediamo,
deve essere fugata. La norma è mal scritta,
ed il problema è stato sollevato dal Comitato per la legislazione.
Noi crediamo che una norma così, se
approvata, possa danneggiare il settore,
perché male il Paese e male altre categorie
economiche prenderebbero una norma su
cui aleggia questo sospetto. Credo che una
norma su cui aleggi questo sospetto non
farebbe bene né al Governo né al Parlamento, nel momento in cui ci apprestiamo
a varare una manovra con la quale tanti
sacrifici si chiedono ai lavoratori dipendenti, a chi deve andare in pensione, ai
dirigenti e via dicendo.
Noi crediamo che la norma in esame,
così scritta, con questi difetti interpretativi, con la lettura che appunto se ne può
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dare di favorire una platea di privilegiati,
debba essere riscritta, nell’interesse di
tutti e nell’interesse soprattutto del settore.
Riscriviamola insieme, riscriviamola in
maniera più chiara, riscriviamola in
modo meno ambiguo, riscriviamola in
modo che sia chiara l’auspicata semplificazione amministrativa e sia cancellato
qualsiasi sospetto di favoritismi nei confronti dei soliti « furbetti ». Credo che
questo sospetto non se lo possa permettere la nautica italiana; credo che questo
sospetto non se lo può permettere né il
Governo né il Parlamento italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
l’onorevole Zunino. Ne ha facoltà.
MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente,
intervengo per riprendere alcune considerazioni già svolte dagli onorevoli Tullo e
Velo con gli interventi che mi hanno
preceduto, e per ribadire alcuni concetti
che riguardano il tema dei procedimenti e
delle iniziative rispetto alla nautica da
diporto.
Innanzitutto, iniziamo a sgombrare il
campo da un argomento che è stato
utilizzato anche in questi giorni: da parte
nostra non vi è alcuna demonizzazione
del settore. Siamo assolutamente favorevoli ad ogni iniziativa che possa intervenire per semplificare tutto ciò che riguarda la nautica da diporto, e – come
ha già ricordato l’onorevole Tullo – che
ci consenta di discutere e di affrontare
un progetto organico di rilancio di essa.
Dico ciò da ligure, ben consapevole del
peso che tale settore riveste nell’economia
del nostro Paese. Pertanto, non vi è
alcuna demonizzazione di questa realtà,
anzi, vi è piena disponibilità a discutere
in Commissione con gli operatori e con
i rappresentanti delle aziende, per porre
il tema del rilancio del settore al centro
di un’iniziativa comune di maggioranza
ed opposizione.
La preoccupazione da parte nostra nasce proprio dal fatto che si tratta di un
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settore delicato e che le risorse sono
poche; inoltre, riteniamo che la norma in
oggetto sia confusa e possa complicare,
anziché agevolare, le iniziative nei confronti del settore. Cari colleghi della maggioranza, tale preoccupazione non ci sembra infondata, perché se lo fosse non
capiremmo come mai la Commissione trasporti, il 25 maggio, nell’esprimere il parere sul provvedimento in esame, lo abbia
concordemente condizionato al fatto che
l’articolo in oggetto fosse soppresso. Se
queste preoccupazioni fossero solo nostre,
non si spiegherebbe perché la Commissione trasporti, il 25 maggio, avrebbe
espresso un parere favorevole al provvedimento, condizionandolo alla soppressione dell’articolo 7-quinquies.
Cari colleghi, credo che vi siano le
condizioni per ragionare ancora sulla questione e, a tale proposito, vorrei avanzare
anche una proposta operativa. Al Senato,
si discuterà la manovra economica: oggi, vi
sono le condizioni per sopprimere l’articolo in oggetto e, in quella sede, si potrà
discutere, riscrivendo un testo concordato
tra maggioranza ed opposizione, che possa
evitarci di correre rischi di confusione e di
cattiva interpretazione.
Se vi sarà un accordo su questo, a mio
avviso, faremo un favore alla categoria,
agli operatori e all’industria e risolveremo
un problema serio in direzione di questo
mondo (Applausi dei deputati del gruppo
Partito Democratico).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo
di parlare, do la parola al relatore, onorevole Orsini che ne ha fatto richiesta. Ne
ha facoltà.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che l’Assemblea debba avere ben chiaro di cosa si
sta parlando. L’articolo proposto non
tocca in alcun modo la legge n. 172 del
2003. Ciò significa che non tocca la sicurezza, né le caratteristiche tecniche, né le
norme che regolano il trattamento dell’equipaggio, né il regime fiscale.
La questione, ovviamente, è poco appassionante per i non addetti ai lavori,
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ma per gli addetti ai lavori è piuttosto
chiara ed evidente. Abbiamo una legge
sulla nautica da diporto e norme che
regolano la navigazione commerciale: le
barche per il noleggio – gli yacht o le
barche a vela – sono assimilabili alla
nautica da diporto oppure alla navigazione commerciale ? In altre parole, uno
yacht o una barca a vela sono assimilabili
ad una petroliera o ad un traghetto, ai
fini strettamente delle norme e delle
burocrazie necessarie per uscire ed entrare da un porto ? Possiamo affrontare
la questione in questo modo ? Credo di
no.
Ciò che proponiamo è semplicemente
di equiparare le barche a noleggio –
anche quelle di medie o grandi dimensioni – ai criteri della nautica da diporto,
ferma restando la legge n. 172 del 2003,
ma escludendo per alcune materie il
codice della navigazione commerciale che
– lo ripeto – è pensato per le grandi
navi da crociera e per le grandi navi da
trasporto, che appartengono a tutt’altra
tipologia.
Chi dice di avere a cuore la nautica da
diporto dovrebbe tenere conto di tutto
questo, dovrebbe tenere conto del fatto
che proprio nel settore degli yacht di
medie e grandi dimensioni il nostro Paese
ha una posizione di leadership mondiale: il
53 per cento dei grandi yacht prodotti nel
mondo sono, infatti, di fabbricazione italiana. Si tratta di una delle eccellenze del
made in Italy e noi tutti dovremmo avere
a cuore di supportarla e di favorirla attraverso una norma di semplificazione
come questa.
Non sono io ad avere sollevato la
questione della tutela del privilegio e non
sono io ad avere evocato coincidenze con
l’episodio Briatore e con altre cose che, in
realtà, non c’entrano assolutamente nulla
e non sono in alcun modo toccate da
questa norma. Sono io, invece, a preoccuparmi dei posti di lavoro di decine di
migliaia di persone che lavorano nella
cantieristica italiana e che avrebbero tutto
da guadagnare da una semplificazione
delle norme che agevoli e favorisca questo
settore. Sono io a farmene carico, ma con
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me è il Governo, con me è la Commissione, con me è il Comitato dei nove e mi
auguro che lo sia maggioranza dei colleghi
in quest’Aula.
PRESIDENTE. Onorevole Orsini, dalle
sue argomentazioni si evince che il parere
sull’emendamento Zaccaria 7-quinquies.1
è contrario.
ANDREA ORSINI, Relatore. Sì, naturalmente, il parere della Commissione è
contrario. Non lo avevo aggiunto perché si
trattava solo di un intervento.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ALDO BRANCHER, Sottosegretario di
Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del
Governo è conforme a quello espresso dal
relatore.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull’ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo rapidamente semplicemente perché ho la fortuna di far parte
della Commissione affari costituzionali e
desidero rivolgermi al Ministro Brunetta e
anche al Ministro Vito, oltre che al Presidente della Commissione e al relatore.
Sappiamo che, per ragioni sulle quali
è inutile discutere, questo provvedimento
ha avuto in Commissione un iter abbastanza complesso; esso è arrivato in Aula
ed è stato rinviato per due volte in
Commissione perché la materia su cui
verte è, obiettivamente, complessa, come
spesso accade nella dinamica parlamentare. Accade, però, che sia nella prima
versione del provvedimento (quella che è
arrivata in Aula ed è poi tornata in
Commissione), sia nella seconda, oltre al
parere vincolante della Commissione bilancio, che ha imposto alla Commissione
affari costituzionali di recepire le condizioni che venivano poste in quell’ambito
– sappiamo, infatti, che esse sono vin-
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colanti ai sensi del Regolamento e della
Costituzione –, non dobbiamo dimenticare (mi rivolgo sommessamente a tutti i
membri della Commissione, al relatore e
al presidente Bruno) che vi sono stati
pareri con osservazioni, ma anche con
condizioni, posti da altre Commissioni di
merito le quali, non avendo la forza
impositiva che ha la Commissione bilancio, hanno però discusso il provvedimento, sono entrate nel merito e hanno
espresso la propria posizione.
Perché dico questo, signor Presidente,
signori Ministri, signor relatore e signor
presidente della Commissione ? Perché, al
di là delle considerazioni del relatore –
che, francamente, a me non sono parse
molto convincenti rispetto ai dubbi che
sono stati posti, ma questo può essere un
problema di valutazione politica –, è
bene che l’Assemblea sappia che, ancorché non vincolante sul piano materiale, la
Commissione trasporti ha posto quale
condizione per il proprio parere favorevole (alla quale anche il sottosegretario
competente e il Governo si sono adeguati)
che fosse soppresso esattamente questo
articolo.
Al di là dei dubbi che possono sollevare i deputati del Partito Democratico
riguardo alle conseguenze che potrebbe
portare questa interpretazione, mi chiedo:
se una Commissione nella quale la maggioranza è sempre la stessa (perché non
ve ne è un’altra) si riunisce e analizza il
testo e addirittura il Governo entra in
campo sostenendo di essere d’accordo
con il parere di quella Commissione,
quindi anche con la condizione che venga
soppresso questo articolo, spiegatemi per
quale ragione ci deve essere una posizione rigida e non si prenda, invece, in
considerazione l’ipotesi di venire incontro
non a un giudizio astratto, ma a un
giudizio di merito espresso dalla Commissione di merito con il Governo concorde. Davvero non lo capisco.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il
Presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Bruno. Ne ha facoltà.
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SEDUTA DEL
DONATO BRUNO, Presidente della I
Commissione. Signor Presidente, dispiace
ciò che ho sentito dire dal collega Giachetti. Noi abbiamo convocato il Comitato dei nove per due volte, proprio
perché vi era un dubbio relativamente
all’articolo 7-quinquies e all’articolo 10. È
stato convocato ulteriormente anche questa mattina, ed abbiamo discusso solo di
questi due articoli (nel prosieguo, se in
mattinata arriveremo all’esame dell’articolo 10, le chiederò l’accantonamento
dello stesso).
Sull’articolo 7-quinquies il Comitato dei
nove si è espresso – nonostante le considerazioni fatte dalla Commissione trasporti che abbiamo tenuto in debita considerazione – ritenendo che l’emendamento soppressivo, così come è stato proposto, andava bocciato in quanto il testo –
l’ha spiegato sapientemente il relatore –
esprime esattamente quella che era la
volontà del Governo.
PRESIDENTE. Poiché è stato presentato un unico emendamento, interamente
soppressivo dell’articolo 7-quinquies, sarà
posto ai voti il mantenimento dell’articolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione
di voto l’onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente,
penso che – per le cose che hanno già
detto i colleghi che mi hanno preceduto,
ma anche per le motivazioni che il relatore e il presidente della Commissione
hanno ulteriormente portato alla nostra
attenzione – sia chiaro il motivo per cui
noi voteremo contro il mantenimento di
questo articolo.
Il motivo nasce, chiaramente, dalle ragioni per cui abbiamo proposto un altro
percorso, il quale è stato proposto anche
dalla Commissione di merito (la Commissione trasporti) e dallo stesso Comitato per
la legislazione – lo si evince, infatti, leggendo i pareri allegati a questo disegno di
legge – il quale ha fatto un’osservazione
specifica sulla stessa chiarezza e proprietà
della formulazione, scrivendo che nel momento in cui si votasse questa norma
sarebbe necessario, poi, intervenire su al-
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tre disposizioni del codice sulle quali questa innovazione che noi produciamo va ad
incidere indirettamente.
Rischiamo, quindi, di votare una norma
di legge che rende più complicata e meno
chiara la formulazione complessiva del
provvedimento in esame, ottenendo così,
come risultato, la complicazione dello
stesso anziché la sua semplificazione: un
obiettivo, cioè, esattamente contrario.
Inoltre, questo obiettivo viene raggiunto
in un modo che non è affatto chiaro e
poco trasparente perché non è stata data
risposta ad una specifica questione sollevata dalla Commissione trasporti. La Commissione trasporti pone, nel suo parere
favorevole al provvedimento, una condizione in merito all’articolo 7-quinquies.
La Commissione scrive: « Le disposizioni di cui all’articolo 7-quinquies suscitano invece perplessità in quanto
l’estensione delle previsioni del codice
della nautica da diporto alle navi utilizzate per finalità commerciali e turistiche
potrebbe avere effetti negativi sia in termini di sicurezza, sia in termini di certezza della regolamentazione ». Mi pare
un’affermazione piuttosto chiara; fra l’altro in Commissione trasporti siamo arrivati a questa formulazione sulla base
dell’osservazione che il relatore ha fatto
in quell’occasione e sulla base di una
condivisione unanime da parte di tutti i
colleghi. Il Governo in quella sede ha
concordato con questo parere, quindi è
assolutamente incomprensibile il motivo
per cui venga invece in Aula un testo che
non prende in considerazione il parere
della Commissione di merito, formulato
oltretutto sulla base di una considerazione abbastanza evidente.
Noi stiamo affrontando con una
norma ad hoc – non so se ad personam
o ad navigium o non so cos’altro, una
questione che a livello legislativo è regolamentata dalla legge n. 30 del 1998,
quella generale sulla nautica che è stata
approvata tra l’altro nel contesto di una
politica coerente per il rilancio dell’armamento mercantile e per il sostegno al
settore. Tra l’altro voglio ricordare che
nella recente assemblea di Confitarma
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SEDUTA DEL
questo settore non ha chiesto norme
specifiche di tale natura, ha chiesto semmai che venisse promossa una politica
complessiva di sostegno e di promozione
di cui certamente uno dei temi è la
questione delle risorse disponibili per gli
investimenti di settore o la questione, ad
esempio, del rilancio delle autostrade del
mare. Insomma occorrono una serie di
misure che, proposte in modo organico e
puntuale, possono avere un effetto dal
punto di vista economico: possono sostenere un settore importante per la nostra
economia marittima e per la nostra economia in generale, ma non possono essere il frutto di una decisione presa in
modo non chiaro e non trasparente e che
sembra favorire solo gli interessi di qualcuno.
Concludo, signor Presidente: è evidente
che la nostra posizione è che siamo contrari al mantenimento di questo articolo e
invitiamo ancora la maggioranza e il relatore a ritornare sulla questione e possibilmente a ripensarci, perché ci sembra
che stiamo facendo uno sbaglio veramente
grande.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
per dichiarazione di voto l’onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, non c’è dubbio che, come ha detto
il relatore Orsini, la nautica da diporto, sia
pur di grande o media dimensione, sia
diversa dall’ordinaria nautica commerciale, però queste distinzioni ci sono anche
nel codice della navigazione e qui stiamo
discutendo di altro. Stiamo discutendo di
una semplificazione molto drastica, di
un’equiparazione della nautica da diporto
alle imbarcazioni sottratte a quella disciplina. Insomma è una riforma che francamente andrebbe fatta non con un tratto
di penna, perché abbiamo bisogno di sostenere le aziende leader italiane e abbiamo bisogno di politiche sicuramente di
sostegno alla nautica da diporto e alle
autostrade del mare, come è stato sostenuto ora, ma anche di incentivi specifici ai
fini turistici.
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Tuttavia, non ci sembra che questa
norma – che è stata oggetto di seri rilievi
politici anche da parte della specifica
Commissione trasporti – sia ora la risposta giusta, quindi anche il gruppo dell’Unione di Centro voterà a favore della
sua soppressione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
per dichiarazione di voto l’onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, anche il gruppo dell’Italia dei Valori voterà a
favore dell’accoglimento della soppressione
e, quindi, contro l’articolo 7-quinquies. Per
la verità mi lascia molto perplesso questa
posizione di forzatura rispetto a due segnali che sono arrivati dalle Commissioni
competenti. Nel merito è stato già riferito
il parere della Commissione trasporti che
all’unanimità – e, quindi, anche su indicazione del relatore di maggioranza, piuttosto che del presidente Valducci – ha
ipotizzato un parere favorevole condizionato proprio alla soppressione di questo
articolo 7-quinquies che compie una sorta
di deregulation sotto l’egida della semplificazione e che va ad impattare sulla
sicurezza della navigazione, perché vengono applicate anche alle navi commerciali, sempre se utilizzate per finalità turistiche o per il noleggio, delle disposizioni
che, viceversa, sono tipiche della nautica
da diporto caratterizzata dall’assenza di
fini di lucro. Pertanto, vi è questa forzatura che non solo nel merito è stata
stigmatizzata dalla Commissione trasporti
ma che anche nella forma vede il Comitato
per la legislazione esprimere forti censure
sotto il profilo della chiarezza e della
proprietà della formulazione; si evidenzia,
infatti, come questa norma sostanzialmente non sia connotata da chiarezza e da
rispondenza al tessuto normativo, tant’è
che crea delle disarmonie e delle conflittualità all’interno dello stesso Testo unico
sulla nautica da diporto.
Pertanto, di fronte a queste criticità
vorrei capire qual è la ratio legis e l’obiettivo che si persegue con una forzatura di
questo tipo. Evidentemente, vi saranno
Atti Parlamentari
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DISCUSSIONI
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Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
degli interessi economici opachi che questa forzatura nasconde e per i quali il
nostro voto è certamente contrario e dissonante, perché vogliamo trasparenza
nelle scelte e non solo la certezza del
diritto ma anche la sua ragionevolezza e la
sua valenza nell’interesse di tutti i cittadini
e non solo di una parte (Applausi dei
deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Prendo atto che l’onorevole Realacci, che aveva chiesto di parlare, vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione
di voto, a titolo personale, l’onorevole
Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo solo per un chiarimento.
Giustamente, il presidente Bruno ha riferito sull’andamento dei lavori del Comitato
dei nove, in cui il relatore ha confermato
il suo parere favorevole. Era del tutto
ovvio, anche se non è apparso immediatamente dalle sue parole, che in sede di
Comitato dei nove abbiamo mantenuto la
posizione a favore della soppressione dell’articolo in quanto siamo del tutto convinti che la condizione posta dalla Commissione trasporti e le osservazioni svolte
dal Comitato per la legislazione siano, a
mio avviso, convincenti e, pertanto, intendiamo votare la soppressione di questo
articolo.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull’ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per capire. Deduco,
signor presidente della Commissione, perché anch’io sono stato portato un po’ fuori
dal suo intervento, che il Comitato dei
nove abbia semplicemente fotografato
quello che sapevamo anche prima, ossia
che permane una condizione posta dalla
Commissione trasporti che chiede la soppressione di questo articolo e che il Governo, intervenuto allora, era assolutamente d’accordo con questa posizione e
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che la Commissione, legittimamente, si
guarda bene dall’accettare questa condizione e assume una posizione opposta a
quella adottata in precedenza.
Pertanto, ora ci accingiamo a votare
sostanzialmente contro il parere della
Commissione trasporti. Questo mi sta bene
e basta che sia chiaro.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante
procedimento elettronico, sul mantenimento dell’articolo 7-quinquies.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Ascierto, La Loggia, Mondello, Pedoto... i colleghi hanno votato ?
Onorevole Romele... i colleghi hanno votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la
Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti ............................. 529
Votanti ............................... 527
Astenuti ..............................
2
Maggioranza ..................... 264
Hanno votato sì ...... 272
Hanno votato no .. 255).
Prendo atto che il deputato Giacomoni
ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell’articolo 8 – A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 8 e delle proposte emendative ad
esso presentate (vedi l’allegato A – A.C.
3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il
relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere
contrario su tutti gli emendamenti presentati all’articolo 8.
Atti Parlamentari
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DISCUSSIONI
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Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
PRESIDENTE. Il Governo ?
ALDO BRANCHER, Sottosegretario di
Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del
Governo è conforme a quello espresso dal
relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all’emendamento Scarpetti 8.1. Ha chiesto di parlare
per dichiarazione di voto l’onorevole Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente,
volevo motivare la richiesta del nostro
emendamento che punta a migliorare l’articolo 8. Per i lavoratori rientranti in
alcune categorie di cui si parla nell’articolo 3 del decreto legislativo n. 708 del
1947, così come modificato da ultimo dal
decreto del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali del 15 marzo 2005, si sono
verificati numerosi casi di contenzioso relativamente al corretto inquadramento
previdenziale degli stessi lavoratori, con
conseguente richiesta della contribuzione
pensionistica da parte sia dell’ENPALS, sia
dell’INPS.
Ferme restando le disposizioni relative
al pagamento della contribuzione previdenziale effettuata in buona fede ad un
ente previdenziale pubblico diverso dal
titolare, come prevede l’articolo 116,
comma 20, della legge n.388 del 2000, la
modifica che richiediamo si rende necessaria al fine di evitare l’insorgere di contenzioso relativo al corretto inquadramento previdenziale qualora vi siano pretese contributive da parte di entrambi gli
enti.
La differente interpretazione del disposto normativo da parte di ENPALS ed
INPS espone invece l’impresa al rischio di
dover sostenere i costi e l’incertezza dell’esito di un contenzioso prima in sede
amministrativa, e poi in sede giudiziale.
Invito, quindi, a rivedere il parere e a
votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante
procedimento elettronico, sull’emenda-
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mento Scarpetti 8.1, non accettato dalla
Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca, onorevole Maggioni, onorevole Cicchitto, onorevole Follegot.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la
Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti .......... 529
Maggioranza ..................... 265
Hanno votato sì ...... 255
Hanno votato no .. 274).
Prendo atto che il deputato Giacomoni
ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo agli identici emendamenti
Madia 8.2 e Favia 8.3. Ha chiesto di
parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, con
questo emendamento chiediamo la soppressione della lettera d) del primo
comma dell’articolo 8 in quanto la normativa, come prevista, abroga il libretto
personale del lavoratore dello spettacolo
che, come è noto, viene rilasciato annualmente dall’ENPALS ad ogni iscritto e
che è essenziale per prestare la propria
opera professionale nel settore dello spettacolo.
Il testo del Governo ne prevede l’abrogazione sic et simpliciter e non vi è una
sostituzione con altro strumento, magari
semplificato, né un’indicazione diversa.
Com’è noto il libretto ricostruisce la posizione lavorativa ed assicurativa del lavoratore e vi sono annotati da parte
dell’impresa con aggiornamento settimanale, e sempre comunque alla fine di
ogni prestazione del lavoratore, i periodi
di occupazione, la retribuzione e i contributi.
Da parte dell’ENPALS vengono invece
trascritte le indennità e le altre prestazioni
concesse agli iscritti alla fine di ogni anno
assieme agli importi totali dei contributi
assicurativi.
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DISCUSSIONI
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Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
Ci sembra quindi che l’abrogazione di
questo strumento incida in maniera
troppo netta su un diritto essenziale del
lavoratore, che è quello di conoscere senza
difficoltà, cioè senza doversi rivolgere all’ente, la propria posizione assicurativa.
Altra cosa è che insieme al libretto personale sono soppresse le sanzioni previste
per il datore di lavoro dalla normativa
vigente nei casi di sua mancanza o non
trascrizione delle prestazioni professionali.
Questa francamente non ci sembra una
semplificazione, ma un attacco ai diritti
fondamentali. Quindi, insistiamo per la
soppressione della lettera d) peraltro nell’ambito di un articolo che potrebbe essere
ritenuto positivo anche dall’opposizione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante
procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Madia 8.2 e Favia 8.3, non
accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... onorevole Vico...
onorevole Veltroni... onorevole Villecco
Calipari... onorevole Lo Monte... onorevole
Marchignoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la
Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti ............................. 530
Votanti ............................... 489
Astenuti ..............................
41
Maggioranza ..................... 245
Hanno votato sì ...... 214
Hanno votato no .. 275).
Prendo atto che il deputato Giacomoni
ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante
procedimento elettronico, sull’articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Vico... onorevole Mazzuca...
onorevole Gatti... onorevole Bosi... onorevole Migliori... onorevole Pedoto... onorevole Damiano...
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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la
Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti ............................. 529
Votanti ............................... 509
Astenuti ..............................
20
Maggioranza ..................... 255
Hanno votato sì ... 509).
(Esame dell’articolo 8-bis
– A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 8-bis (vedi l’allegato A – A.C.
3209-bis-A/R), al quale non sono state
presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione
di voto l’onorevole Velo. Ne ha facoltà.
SILVIA VELO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del
Partito Democratico su questo articolo
perché si tratta effettivamente di una
semplificazione per le attività di autotrasporto che riguardano trasporti eccezionali. Si introduce infatti una modifica al
Codice della strada prevedendo che per i
trasporti di beni della medesima tipologia,
ripetuti nel tempo, sia necessaria un’autorizzazione periodica con modalità semplificate, non un’autorizzazione da rinnovare di volta in volta.
Siamo favorevoli a questo intervento di
semplificazione di norme relative al settore dell’autotrasporto, un settore fortemente in difficoltà e in crisi, ma cogliamo
l’occasione quest’oggi, con riguardo a questa norma, per ricordare che, da una
parte, c’è un settore dell’autotrasporto che
è fortemente in crisi, su cui il Governo
ancora non è in grado di intervenire in
maniera strutturale favorendo l’emersione
della legalità e un rapporto equilibrato tra
autotrasportatori e committenza, dall’altra, c’è un Governo che anche attraverso
risposte a interpellanze che noi abbiamo
avanzato dichiara la sua inerzia, la sua
mancanza di interventi e di investimenti
sul trasporto merci su ferro, senza puntare
a una politica di strategia di riequilibrio
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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DISCUSSIONI
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28
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
intermodale, accettando la logica aziendale delle ferrovie di una dismissione del
settore cargo in quanto questo settore è in
perdita. Si tratta di una dismissione che
viene seguita passivamente dal socio unico
delle ferrovie, che è il Ministero dell’economia e delle finanze, e che di fatto sta
favorendo l’uscita del nostro Paese dal
trasporto merci su ferro, con un danno
ambientale e competitivo di cui sentiremmo il peso anche nel futuro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante
procedimento
elettronico,
sull’articolo
8-bis.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Vico... Onorevole Veltroni...
Onorevole Barbaro... Onorevole Stanca...
Onorevole Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la
Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti .......... 532
Maggioranza ..................... 267
Hanno votato sì ... 532).
(Esame dell’articolo 9 – A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 9 e delle proposte emendative ad
esso presentate (vedi l’allegato A – A.C.
3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il
relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere
contrario sull’emendamento Giovanelli 9.1,
nonché sugli identici emendamenti Scarpetti 9.2 e Tassone 9.3.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di
Stato alla Presidenza del Consiglio dei mi-
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nistri. Signor Presidente, il parere del
Governo è conforme a quello espresso dal
relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione
dell’emendamento Giovanelli 9.1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante
procedimento elettronico, sull’emendamento Giovanelli 9.1, non accettato dalla
Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Martino... Onorevole Ceroni... Onorevole Casini... Onorevole Madia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la
Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti .......... 532
Maggioranza ..................... 267
Hanno votato sì ...... 257
Hanno votato no .. 275).
Passiamo alla votazione degli identici
emendamenti Scarpetti 9.2 e Tassone 9.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione
di voto l’onorevole Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente,
come sappiamo, con l’articolo 9 di questo
disegno di legge si estende l’attività di
misurazione e riduzione degli oneri amministrativi alle regioni e alle autorità
amministrative indipendenti e si introduce
la previsione dell’obiettivo di riduzione
degli oneri per una quota pari al 25 per
cento entro il 2012 anche per queste
amministrazioni.
L’introduzione di tale disposizione risulta quanto mai opportuna, in considerazione del fatto che moltissimi adempimenti a carico delle imprese sono dettati
dalle regioni sulla base delle competenze
loro attribuite dalla Carta costituzionale. È
il caso dell’artigianato, del commercio e di
molte altre materie che investono direttamente aspetti fondamentali dell’attività
imprenditoriale. L’introduzione, anche a
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DISCUSSIONI
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SEDUTA DEL
livello regionale, del sistema di misurazione degli oneri amministrativi consentirebbe, oltre alla loro mappatura, di concorrere al raggiungimento dell’obiettivo di
riduzione del 25 per cento degli oneri
amministrativi entro il 2012 fissato dall’Unione europea.
Si tratterebbe, quindi, di creare le condizioni per procedere alla riduzione degli
oneri amministrativi mediante l’eliminazione di norme o di parti di esse. Il
misuratore degli oneri amministrativi si è
rivelato sicuramente uno strumento efficace, anche se non sempre all’impegno
profuso in sede di rilevazione dei dati,
anche con il coinvolgimento diretto delle
associazioni di rappresentanza, è corrisposta un’azione incisiva e tempestiva da
parte delle amministrazioni competenti
per materia. È bene ricordare che proprio
grazie alle attività del MOA sono state
adottate significative misure di semplificazione, come ad esempio l’unificazione dei
libri riguardanti il lavoro e la definizione
degli oneri a carico delle imprese per il
rispetto alle norme antincendio.
In linea di massima, da tutte le attività
di misurazione effettuate e da quelle in
corso è corrisposta, ad eccezione dell’ambiente, l’effettiva riduzione di buona parte
degli oneri rilevati.
Allo stesso tempo, sarà essenziale poter
procedere alla valutazione di impatto sulle
micro e piccole imprese e semplificare le
procedure in base ai principi di gradualità
e proporzionalità nell’applicazione, in
quanto appare evidente che non tutti gli
oneri possono essere applicati alle imprese
indifferentemente per dimensione, per
struttura o per settore di attività.
Ecco quindi che, con questo emendamento, proponiamo di stabilire che le
misure normative, amministrative, organizzative e tecnologiche definite nei piani
e nei programmi di intervento, sia a livello
statale sia con riguardo alle regioni e agli
enti locali, volte al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione degli oneri amministrativi derivanti dagli obblighi informativi, debbano essere definite secondo criteri di gradualità e di proporzionalità
Camera dei Deputati
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rispetto alle dimensioni, ai requisiti strutturali e alle specificità settoriali delle micro e piccole imprese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
per dichiarazione di voto l’onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l’emendamento dell’UdC è di identico contenuto, quindi non ripeterò cose
già dette. Però, certamente, nel sostenere
questo emendamento, richiamo il fatto che
anche questo obiettivo della riduzione del
25 per cento degli oneri informativi, affinché non resti un grido, deve essere
sostenuto da un principio di adeguatezza
e di sostenibilità, quale quello che indichiamo.
Soprattutto – qui introduco un tema
che riprenderemo nell’esame della seconda parte di questo provvedimento di
legge – dovrebbe essere sostenuto da un
principio di legge nazionale, che guidi
anche le regioni e gli enti locali, ossia da
un principio ordinamentale di quelli stabiliti dalla legge n. 241 del 1990, altrimenti rischiamo di inseguire le politiche di
semplificazione degli oneri informativi settore per settore, amministrazione per amministrazione, materia per materia, rischiando davvero di scrivere dei proclami
e degli obiettivi, magari lodevoli, ma di
scarsissima efficacia pratica.
Dunque, occorre un principio più
forte, un principio di legge nazionale, che
regoli le modalità di quelli che ora chiamiamo oneri informativi, ma che spesso
sono informazioni del tutto normali, se
prodotte con autocertificazioni e per via
telematica.
Dunque, più che porsi obiettivi di « maxisforbiciate », queste ultime si ottengono
implementando le misure organizzative e
le regole sulle autodichiarazioni e sulle
autocertificazioni, e facendolo con una
norma che abbia efficacia per tutte le
amministrazioni nazionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
per dichiarazione di voto, a titolo personale, l’onorevole Scarpetti. Ne ha facoltà.
Atti Parlamentari
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DISCUSSIONI
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30
SEDUTA DEL
LIDO SCARPETTI. Signor Presidente, il
mio emendamento 9.2 è rivolto soprattutto
alla micro e piccola impresa. Dubito che si
riveda il parere, comunque è bene che sia
chiara una cosa: non si può un giorno dire
che si avviano attività senza autorizzazione, addirittura si vuole modificare la
Costituzione, e, come ieri, respingere ragionamenti sull’autocertificazione attraverso l’assunzione di responsabilità dei
professionisti; oppure, come in questo
caso, parlare sempre di attenzione e sostegno alla piccola e alla microimpresa, e
poi, quando si vuole introdurre un criterio
di gradualità e proporzionalità rispetto
alle dimensioni, alla struttura e alla qualità dell’impresa, che sarebbe un segnale
rispetto alla piccola e alla microimpresa, si
respingono gli emendamenti e le proposte
che vanno in questa direzione. Ci vorrebbe
coerenza tra quello che si dice e quello
che si fa (Applausi dei deputati del gruppo
Partito Democratico) !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante
procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Scarpetti 9.2 e Tassone 9.3,
non accettati dalla Commissione né dal
Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Vico, Papa, Mondello e Roccella.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la
Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti ............................. 529
Votanti ............................... 528
Astenuti ..............................
1
Maggioranza ..................... 265
Hanno votato sì ...... 256
Hanno votato no .. 272).
Passiamo alla votazione dell’articolo 9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione
di voto l’onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.
Camera dei Deputati
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LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei preannunziare che ci asterremo in sede di votazione dell’articolo in
esame, non perché non sia condivisibile
l’obiettivo della riduzione del 25 per cento
degli oneri amministrativi, ma perché tale
obiettivo si continua a prevedere da molti
anni, con molte leggi: ricordo semplicemente la legge finanziaria per il 2007, poi
il decreto-legge n. 112 del 2008 ed ora il
provvedimento in discussione nel 2010.
Inoltre, un accordo interistituzionale,
identico a quello che si vuole adottare
nell’articolo che stiamo per votare, è stato
adottato in sede di Conferenza unificata
Stato-regioni, città e autonomie locali esattamente nel 2007, a seguito della legge
finanziaria di quell’anno.
Non è possibile continuare a porre
obiettivi, senza effettuare un bilancio di
tale attività e capire cosa è stato realizzato
e soprattutto qual è il rapporto costibenefici di un’attività, come quella descritta dall’articolo in esame, che comporta degli oneri per le amministrazioni
ed aumenta il carico burocratico, senza
che sia certo che si producano effetti di
semplificazione. Questi sono dei manifesti,
a cui non corrisponde una verifica dell’azione amministrativa ! E questo è il
primo criterio e metodo che le amministrazioni devono adottare per semplificare
effettivamente la loro vita. Noi non possiamo quindi accettare che si continui a
fare propaganda sulla semplificazione,
quando poi vediamo sotto i nostri occhi
norme che non fanno che introdurre nuovi
carichi burocratici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
per dichiarazione di voto l’onorevole
Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che condividiamo le osservazioni avanzate dalla
collega Lanzillotta e anche noi ci asterremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
per dichiarazione di voto l’onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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DISCUSSIONI
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31
Camera dei Deputati
—
SEDUTA DEL
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, parlerò brevemente. Ci asteniamo,
naturalmente con qualche rimpianto, perché non vi è dubbio che l’articolo è
finalizzato alla riduzione degli oneri amministrativi, che è obiettivo comune; i
rilievi svolti poc’anzi dalla collega Lanzillotta, e anche quelli che avevo introdotto,
ci inducono però a non ritenere soddisfacente questa tecnica.
Torno sul tema delle amministrazioni
sul territorio nazionale, perché è chiaro
che chi è maggiormente a ridosso delle
imprese commerciali, produttive, delle attività economiche e via seguitando sono
proprio le amministrazioni locali; dunque, il fatto di perdere il senso di una
legge di principi unitari, come sarà più
chiaro, analizzando gli articoli 29 e 30
del provvedimento, è un errore gravissimo: ci costringe ad un inseguimento
che, francamente, lascia molto perplessi
quanto ad effettività. D’altra parte, un
osservatorio qualificato proprio in questi
giorni notava che abbiamo avuto negli
ultimi anni ben 6.380 norme di semplificazione, a fronte di circa 7.300 norme
di complicazione. In ogni caso è evidente
che le politiche di semplificazione non si
fanno così, in modo « interstiziale » e
senza una linea guida.
Dell’articolo 9, dovremmo per certi
versi accontentarci della norma che impone alle regioni, alle province e ai comuni
di adottare politiche volte alla progressiva
riduzione degli oneri amministrativi fino
al raggiungimento del 25 per cento.
Siamo anche in questo caso ad un
invito generico che potrebbe anche non
essere del tutto accolto, siamo insomma al
caos della giungla amministrativa e questa
impostazione non ci piace.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante
procedimento elettronico, sull’articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Vico, Reguzzoni, Cesaro, Pedoto, Boccuzzi... i colleghi hanno votato ?
9
GIUGNO
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N.
334
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la
Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti ............................. 527
Votanti ............................... 272
Astenuti .............................. 255
Maggioranza ..................... 137
Hanno votato sì ... 272).
(Esame dell’articolo 9-bis
– A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 9-bis e degli articoli aggiuntivi ad
esso presentati (vedi l’allegato A – A.C.
3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il
relatore ad esprimere il parere.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere
favorevole sull’articolo aggiuntivo Bressa
9-bis.02, a condizione che venga accolta
una riformulazione consistente nella soppressione del comma 2, mentre esprime
parere contrario sugli identici articoli aggiuntivi Sanga 9-bis.03 e Tassone 9-bis.04,
per la parte ammissibile.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di
Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del
Governo è conforme a quello espresso dal
relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante
procedimento
elettronico,
sull’articolo
9-bis.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Vico, Nola, Cicchitto, Gnecchi, Bernardini... I colleghi hanno votato ?
Onorevoli Versace, Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
—
—
DISCUSSIONI
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32
SEDUTA DEL
Comunico il risultato della votazione: la
Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti ............................. 523
Votanti ............................... 521
Astenuti ..............................
2
Maggioranza ..................... 261
Hanno votato sì ... 521).
Passiamo alla votazione dell’articolo aggiuntivo Bressa 9-bis.02.
Onorevole Bressa, accetta la riformulazione del suo articolo aggiuntivo 9-bis.02
proposta dal relatore ?
GIANCLAUDIO BRESSA. Sì, signor
Presidente, accetto la riformulazione proposta dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante
procedimento elettronico, sull’articolo aggiuntivo Bressa 9-bis.02, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal
Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Bernardini, Lo
Monte, Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la
Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti .......... 525
Maggioranza ..................... 263
Hanno votato sì ... 525).
Passiamo alla votazione degli identici
articoli aggiuntivi Sanga 9-bis.03 e Tassone
9-bis.04, per la parte ammissibile.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione
di voto l’onorevole Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente,
vorrei richiamare di nuovo l’attenzione su
questo articolo aggiuntivo che mi sembra
estremamente di buon senso. La situazione critica in cui versa l’attuazione delle
politiche di semplificazione ci induce non
Camera dei Deputati
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9
GIUGNO
2010 —
N.
334
solo a ritenere necessario incidere sulle
norme in essere, ma anche a evitare
l’introduzione di nuovi e inutili adempimenti a carico delle imprese.
È una necessità che viene resa evidente
anche da casi recenti ed eclatanti, quali
l’istituzione del sistema di tracciabilità dei
rifiuti, il cosiddetto SISTRI. Proprio in tal
caso, sebbene le nuove norme siano state
introdotte al fine di semplificare le procedure, si è verificato l’effetto di una
maggiore burocratizzazione degli adempimenti e di un aumento dei costi per le
imprese. Si stima infatti che i costi per
adempiere al SISTRI siano addirittura
superiori a quelli necessari per gestire i
formulari cartacei del modello unico di
dichiarazione ambientale.
Al fine di evitare il verificarsi di tali
paradossi, occorrerà quindi dare applicazione al principio dello small business
impact, attraverso la stima dell’impatto
sulle imprese delle nuove norme. Si tratterebbe di applicare, anche in fase preventiva, lo strumento della ricognizione
degli oneri amministrativi sulle norme esistenti. Si tratta di uno strumento che è
stato testato in questi anni e che in alcuni
casi ha dato buoni frutti. Basti pensare
che le misurazioni avviate nel 2007 sulla
privacy, sull’ambiente, sulla prevenzione
incendi, sulla previdenza e sul lavoro,
hanno stimato oneri a carico delle imprese
per 16 miliardi di euro, andando ad individuare gli adempimenti più onerosi sui
quali sarebbe prioritario intervenire.
In altri termini, ogni provvedimento,
per poter essere approvato dal Governo,
necessiterebbe di una valutazione di invarianza dei costi per l’impresa, ovvero dovrebbe contenere l’elenco di tutti gli oneri
introdotti, con i relativi costi, e l’elenco
degli oneri soppressi; la sommatoria dei
costi dei due elenchi non dovrebbe comportare alcun adempimento aggiuntivo né
costi maggiori per le imprese.
Si propone, infine, di estendere questo
principio a tutti i livelli di governo, con
riferimento agli atti amministrativi a contenuto generale, attinenti alla disciplina
dell’azione amministrativa (Applausi dei
deputati del gruppo Partito Democratico).
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