Politiche sociali Lavinia Bifulco Modello lombardo: problemi • La governance – Secondo recenti rilevazioni Istat [2008] sulle cooperative sociali, in Lombardia si concentra il 19,5% del valore della produzione relativo a tutte le organizzazioni di questo tipo operanti nel territorio nazionale (1.248.136 euro su 6.381.275). – Meno della metà dei distretti lombardi ha attivato un tavolo di rappresentanza del terzo settore [Irer, 2010]. Pur non mancando casi di co-pro-grammazione fra amministrazione e terzo settore, i Piani sociali di zona sono stati attivati prioritariamente come strumento per ristrutturare e razionalizzare la rete dei servizi, portando così al centro dell’attenzione aspetti che riguardano l’organizzazione economica del sistema di offerta. Come viene sottolineato dallo stesso Irer: «In alcuni ambiti la sussidiarietà è stata intesa come concorrenza fra erogatori paritetici in un mercato regolato» [Irer, 2010: 293]. Modello lombardo: problemi • Integrazione sociosanitaria? • Il rapporto fra la spesa sanitaria e la spesa sociale è sperequato, più del 68% del bilancio regionale assorbito dalla spesa per i servizi sanitari, contro il 7,37% dei servizi sociali [Colombo, 2008]. LEGGE REGIONALE 12 marzo 2008, n. 3 Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e socio-sanitario. • • • • • • • • • • • • • • • • CAPO I Disposizioni generali Art. 2. Principi ed obiettivi 1. Il governo della rete delle unita' d'offerta sociali e socio-sanitarie si informa ai seguenti principi: a) rispetto della dignita' della persona e tutela del diritto alla riservatezza; b) universalita' del diritto di accesso e uguaglianza di trattamento nel rispetto della specificita' delle esigenze; c) liberta' di scelta, nel rispetto dell'appropriatezza delle prestazioni; d) personalizzazione delle prestazioni, ai fini di una effettiva e globale presa in carico della persona; e) promozione dell'autonomia della persona e sostegno delle esperienze tese a favorire la vita indipendente; f) sussidiarieta' verticale e orizzontale; g) riconoscimento, valorizzazione e sostegno del ruolo della famiglia, quale nucleo fondamentale per la crescita, lo sviluppo e la cura della persona; h) promozione degli interventi a favore dei soggetti in difficolta', anche al fine di favorire la permanenza e il reinserimento nel proprio ambiente familiare e sociale; i) solidarieta' sociale, ai sensi degli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione; j) effettivita' ed efficacia delle prestazioni erogate. Modello lombardo: problemi • I titoli: buoni e vouchers (sociali e socio-sanitari) LEGGE REGIONALE 12 marzo 2008, n. 3 Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e socio-sanitario. • • • • • • • • • Art. 10. Titoli sociali e socio-sanitari 1. I titoli sociali e socio-sanitari, nell'ambito della programmazione regionale e zonale e ad integrazione dei servizi resi dalla rete, sono volti a sostenere la permanenza a domicilio delle persone in condizioni di disagio e a riconoscere l'impegno diretto delle reti familiari o di solidarieta' nell'assistenza continuativa, nonche' ad agevolare l'esercizio della liberta' di scelta dei cittadini nell'acquisizione di prestazioni sociali e socio-sanitarie. 2. I titoli sociali e socio-sanitari sono rispettivamente rilasciati dai comuni singoli o associati e dalle ASL competenti per territorio. 3. La giunta regionale, previa consultazione dei soggetti di cui all'art. 3, comma 1, lettera a) ed informativa alla competente commissione consiliare, definisce i criteri, le modalita' per la concessione dei titoli sociali e le modalita' di gestione ed erogazione dei titoli socio-sanitari. Buoni e Vouchers – Titoli di acquisto per interventi di ‘care’ per persone con fragilità (anziani, disabili, ecc.) • Buoni: care givers • Vouchers: organizzazioni formali Concorrenza fra organizzazioni fornitrici di servizi • Accreditamento • Ruolo regolatore del soggetto pubblico Vouchers socio-sanitari in Lombardia • Assistenza domiciliare persone con problemi di autosufficienza (dal 2002) • Obiettivo: alternativa al ricovero in strutture • Ruolo delle Aziende Sanitarie Locali: Programmazione, acquisto/accreditamento, controllo • Competizione basata su tariffa fissa, le organizzazioni competono per attrarre il consumatore in base alla qualità Alcuni dati • Il valore del voucher socio-sanitario è collegato alla complessità e all'intensità degli interventi di assistenza necessari. Tre livelli di assistenza: 619 euro, 464 euro, 362 euro. Vouchers in Lombardia • La prima sperimentazione viene realizzata fra il 1999 e il 2000 in tre Asl (Milano, Legnano, Monza): assegno di cura per l’assistenza domiciliare di persone anziane con problemi di autosufficienza, finalizzato a evitare il ricovero in strutture residenziali. • Nel 2001 in tutte le Asl regionali viene avviata una sperimentazione che prevede l’erogazione di un buono socio-sanitario (l’importo è di 413 euro mensili) per l’assistenza domiciliare, utilizzabile a scelta come assegno o come voucher Vouchers in Lombardia • Nel 2002 due Asl (Monza e Lecco) sperimentano il voucher sociosanitario per l’assistenza domiciliare integrata. Nel 2003 il voucher sociosanitario viene esteso a tutto il territorio lombardo. • Il voucher sociosanitario prevede prestazioni domiciliari di tipo medico, riabilitativo e infermieristico per persone in condizioni di fragilità (anziani con problemi di autosufficienza, disabili e minori) che possono accedere senza limiti di età e di reddito. Gli erogatori, pubblici e privati, sono accreditati dalle Asl sulla base di requisiti indicati dalla Regione e remunerati in base a tariffe prefissate. Vouchers in Lombardia • Il modello è quello del cosiddetto Pac: le Asl programmano, acquistano e controllano, esternalizzando invece le loro funzioni di produzione. • I voucher sociali riguardano anch’essi prevalentemente l’assistenza domiciliare fornita a persone anziane e/o disabili, in misura ridotta a minori, includendo talvolta anche servizi come il trasporto e i pasti. La durata dell’intervento va dalla mensilità all’annualità Vouchers in Lombardia • Buoni e voucher sono entrambi finalizzati alla domiciliarità e all’obiettivo di evitare l’istituzionalizzazione di persone fragili. • I voucher, sia sociali sia sociosanitari, sono basati su un meccanismo essenziale del mercato: la concorrenza tra fornitori (accreditati). • I buoni non creano un mercato ma si limitano a «mercificare» l’attività di assistenza normalmente erogata secondo modalità informali, facendola passare dall’ambito non retribuito a quello retribuito. • Vouchers: scelta da parte del fruitore in merito all’erogatore dell’intervento nell’ambito delle organizzazioni accreditate. Nel caso si sia insoddisfatti del servizio ricevuto, è possibile cambiare fornitore anche ogni mese. Voucher in Lombardia • Apprezzamento da parte dei fruitori, in particolare in relazione alla maggiore copertura oraria del servizio di assistenza e alla possibilità di differenziare le prestazioni [Pasquinelli e Ielasi, 2006]. Più limitato è l’apprezzamento manifestato nei confronti della libertà di scelta, da molti considerata come un onere aggiuntivo (ibid.). Vouchers in Lombardia • Problemi – Selezione dei casi meno ‘attraenti’ – Quale coordinamento degli interventi? – Quali risorse per la libertà di scelta? – Asimmetria informativa – Quale libertà: • Libertà negativa, non positiva o sostanziale • Exit non voice Vouchers in Lombardia • Limiti insiti nei meccanismi di mercato su cui è imperniato il voucher lombardo: scrematura nei confronti degli interventi meno remunerativi, asimmetria informativa fra fornitori e cittadini/consumatori e difficoltà che l’esercizio della libertà incontra quando le persone in questione sono in uno stato di bisogno e fragilità. Questi problemi sono più marcati quando la funzione di governo svolta dal soggetto pubblico è debole e manca un ruolo di orientamento e di coordinamento tra fruitori/famiglie ed erogatori. Vouchers in Lombardia • Un’altra questione è la portata concreta della libertà di scelta in situazioni in cui le opzioni dell’offerta sono predefinite e non è possibile entrare nel merito degli interventi per concorrere alla loro definizione, discuterli o cambiarli. Stando alle direttive regionali, fruitori e/o famiglie si limitano a sottoscrivere il progetto di assistenza prestabilito dai servizi, godendo comunque della facoltà di cambiare fornitore. Nei classici termini di Albert Hirschman [1970], la loro libertà implica potere di exit ma non di voice Vouchers socio-sanitari • I criteri di scelta: il caso, la posizione dell’erogatore nella lista o il passa-parola • In molti casi non c’è funzione di accompagnamento, in ossequio al principio della separazione delle funzioni. In pochi casi gli operatori accompagnano le famiglie e mediano con gli erogatori e gli altri attori della rete. (Giunco 2011) Vouchers socio-sanitari • • • • Il desiderio di autonomia delle famiglie riguarda meno la scelta dell’erogatore e più aspetti quali orari, intensita, durata, professionalita, qualita degli operatori. “In effetti, legislatore e Asl hanno prestato molta attenzione alla liberta di scelta dell’erogatore;molto meno a quella delle modalita assistenziali, che pure rappresenta uno degliobiettivi primari della riforma. A questo livello, la liberta di scelta delle famiglie e oggi molto limitata. … La stessa durata dei programmi e la frequenza degli accessi non rientrano nell’autonomia della persona: e sempre il distretto che li decide; piu raramente l’erogatore. Anche se la famiglia lo desidera, raramente puo avvalersi di prestazioni di aiuto infermieristico o di tipo tutelare : piu spesso, e il sistema dei servizi nel suo complesso che condiziona la scelta.. Infine, pazienti e famiglie non sono davvero libere di scegliere fra assistenza domiciliare e ricovero in Rsa. In assenza di servizi particolarmente efficaci, il ricorso all’istituzionalizzazione e condizionato da variabili solo in parte dipendenti dalla loro volonta e influenzate in minima parte dalle possibilita attuali del sistema Adi/Voucher” . (Giunco 2011) Vouchers sociali • • • • Dagli intervistati “ emerge un riscontro unanime: quando un anziano si rivolge ai Servizi per richiedere assistenza, la sua priorita non e quella di poter decidere quale cooperativa se ne fara carico bensi quella di ricevere un servizio che funzioni, qualunque sia il fornitore. Se gli viene chiesto d’individuare un erogatore, l’anziano e in difficolta Quanto ai criteri di scelta, …; la maggioranza indica un nome a caso, oppure si basa sul passaparola, sull’ubicazione della cooperativa o sul consiglio dell’Assistente Sociale. .. Ne sono ben consapevoli gli erogatori, che non di rado focalizzano le proprie le strategie comunicative piu verso gli operatori comunali che verso gli utenti. Piu che per i beneficiari anziani o i loro coniugi, la possibilita di scelta sembra rivestire maggior interesse per i caregivers giovani, che apprezzano soprattutto il fatto di poter cambiare fornitore in caso d’insoddisfazione.… . All’Ente pubblico gli anziani e i familiari chiedono per prima cosa interventi in grado di rispondere alle loro esigenze; in parallelo, chiedono anche di essere consigliati, affiancati e, quando occorre, tutelati dagli operatori dei Servizi. Se questo avviene, la possibilita di scegliere viene ritenuta un elemento positivo in linea di principio, ma non cosi importante nei fatti per ottenere un miglior servizio”. Tidoli Marotta 2011 Criticità • Un’altra serie di criticità riguarda il modo in cui si attuano i meccanismi di mercato. Secondo le rilevazioni effettuate [Pasquinelli e Ielasi, 2006], la concorrenza fra fornitori è scarsa. La libertà di scelta, da questo punto di vista, è un riconoscimento formale più che una prerogativa realmente esercitata. Inoltre, i costi di gestione elevati rendono il sistema dei titoli nel suo insieme abbastanza oneroso. Ruolo regolativo • Ruolo regolativo pubblico. Orientamento minimalistico che fissa abbastanza in basso la soglia per la selezione. Si richiede infatti che il rappresentante legale dell’organizzazione non abbia condanne penali, che la missione sociale sia coerente con le specificità del settore, che il personale sia qualificato, che l’idoneità professionale e organizzativa sia accertata dall’Asl. • Difficoltà del distretto a funzionare come scala di governo complessivo, in grado di assicurare il coordinamento (Pasquinelli e Ielasi, 2006) • Nel 2005, alla fine della prima triennalità, i buoni sono presenti in tutta la regione, con circa 20.000 fruitori (di cui il 54% anziani) mentre per i voucher si contano solo 3.580 fruitori (di cui il 56% anziani). Prima che le scelte dei cittadini consumatori, pesano gli orientamenti assunti dai distretti, molti dei quali privilegiano i buoni. Spesa • Il Fondo per le politiche sociali è passato dai 584 milioni del 2009 ai 435 del 2010 e arriverà nel 2013 a 44 milioni. Il Fondo per la famiglia è passato dai 346,5 milioni del 2008 ai 52,5 milioni attuali (il taglio è del 71,3%). Il Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati, finanziato nel 2007 con 100 milioni, è sparito. Sparito anche il "piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi per la prima infanzia", che aveva avuto 446 milioni nel triennio 2007-2209. Scomparso anche il "Fondo per la non autosufficienza". Spesa • Secondo Eurostat 2011, l’ufficio statistico dell’Europa, l’Italia spende per la protezione sociale ( pensioni, sanità, disoccupazione, disabilità, famiglia e minori, esclusione sociale e casa), il 26,7% del Pil (era il 24,7% nell’anno 2000). Per la stessa voce i 15 Paesi europei dell’euro investono il 27% del Pil (che diventa il 26,2% nell’Europa a 27 Paesi). • Per le pensioni l’Italia spende il 14,6% del Pil, mentre la media nei Paesi dell’euro è del 12,3% e nell’intera Unione Europea (UE) dell’11,8%. Spesa • http://www3.istat.it/dati/catalogo/2011 0523_00/grafici/4_5.html • http://www3.istat.it/dati/catalogo/2011 0523_00/grafici/4_4.html