n. 10 – ottobre 2009
INDICE
- Lettera semiseria ad una matricola in Cattolica...
a cura di IRENE SAONARA
- Un’estate all’insegna della cooperazione internazionale
a cura di SIMONE TAGLIAPIETRA
- Green days
a cura di ANNALISA CARAMIA
- Specialistica in Sociologia: due anni in Cattolica
a cura di GIACOMO BALDUZZI
Presentazione della Facoltà di Sociologia
a cura di BEATRICE MARCHISIO
- Opportunità e rischi dei nuovi mezzi di comunicazione. Intervista al prof. Fausto Colombo
a cura di BENEDETTA STELLA
Lettera semiseria
ad una matricola in Cattolica...
a cura di Irene Saonara*
Carissima matricola (credimi, so quanto sia odioso sentirsi apostrofare in questo modo, ma dovrai
farci l'abitudine...),
non ti preoccupare... questa lettera sarà molto semi e poco seria, o meglio, seria quanto basta per
esserti utile... Non ci troverai consigli sui massimi sistemi, ma piccole informazioni che spero ti
aiuteranno a vivere meglio quest'anno. Che sarà, se possibile, più intenso di quello che hai appena
trascorso. Vado quindi ad illustrarti il decalogo della matricola!
COME SOPRAVVIVERE IN LARGO GEMELLI 1
1. Orientamento
La sede centrale della nostra Università all'inizio può sembrare un labirinto, un gigantesco castello
od un monastero da Nome della Rosa (e questo, in effetti, lo è stata): le aule sono infinite e
identificabili sia con nomi di santi sconosciuti sia con codici apparentemente senza senso; alle scale
piace cambiare, come a quelle di Hogwarts, e non sai mai cosa troverai dietro l'angolo... questo
produrrà in te sensazioni di disorientamento, nausea come sulle giostre e panico da smarrimento...
Rassegnati, conoscerne tutti i segreti non è cosa per matricole, però esistono alcuni accorgimenti
che col tempo ti aiuteranno ad uscirne indenne...
Le mappe sono più comprensibili di quanto sembrino: fattene dare una in portineria all'ingresso
principale e cerca di usarla da sola (vedi voce “fauna”). Le aule si imparano in fretta. Altro
consiglio utile: prova a localizzarle prima del giorno di inizio del corso: sono indicate vicino
all'orario delle lezioni (vedi voce “sito”). Conoscere l'itinerario giusto ti eviterà figuracce e ti aiuterà
a fare amicizia subito. Quanto scritto sopra non vale per le scale che rimangono anche per me ed il
mio senso di orientamento scout un rebus senza soluzione... l'unica possibilità è fare sempre la
stessa strada.
2. Fauna locale 1
Come imparerai presto, tante meravigliose specie popolano Largo Gemelli 1... Un'analisi
approfondita richiederebbe molto tempo e quindi condenso qui lo stretto indispensabile:
- insegnanti: la prima cosa da sapere è che non tutti quelli che vedrete dietro una cattedra sono
professori. Nella carriera universitaria esistono tre step: ricercatore, professore associato e
professore ordinario. Solitamente il corso è tenuto da un professore associato od ordinario mentre le
esercitazioni da un ricercatore/assistente del professore. Praticamente questo per te non vuol dire
nulla (rivolgiti comunque a loro chiamandoli “professore”, senza abbreviazioni da liceo che non si
sbaglia mai!) fino al momento in cui non dovrai scrivere una mail (... e succederà prima di quanto
credi): in questo caso il professore va apostrofato con Chiarissimo Tal dei tali (non ridere... va
scritto anche se le sue spiegazioni sono tutto tranne che chiare); il ricercatore solo Egregio Dottor...
Usare correttamente questi appellativi è più importante di quanto sembri (siamo in università e la
forma in alcuni casi è tutto!!!) per il giudizio che il professore si farà di voi e quindi per la
tempestività della sua risposta. Per il resto frequentate e (in molti casi) vi sarà dato... cosa? La
conoscenza e spesso anche la stima del docente, la possibilità di partecipare ai pre-appelli per i
frequentanti e di conoscere il professore, le sue fissazioni e gli argomenti che lo entusiasmano, ergo
quelli che chiederà all'esame);
- bidelli: indossano un’uniforme da vigilantes, qualcuno li chiama anche “genitors” come quelli
delle università americane. Al contrario di quanto suggerirebbe l'uniforme non sono lì per
sorvegliarvi (nessuno vi sorveglierà più... sì, il liceo è davvero finito) ma per aiutarvi. Nella
maggior parte dei casi sono gentili, ma dipende dalle giornate... conoscono ogni meandro della
Cattolica ma non abusate della loro disponibilità, perché nessuno di loro è candidato alla santità.
Molti hanno storie incredibili da raccontare... imparerete a conoscerli e ad apprezzarli.
3. Flora locale
Come avrete anche modo di apprezzare i giardini della Cattolica sono tanto ben curati quanto
inaccessibili: non calpestate il prato!!! È concesso solo ai neo laureati che scalzi, con pioggia, neve,
vento o tempesta devono correre lungo tutto il perimetro, saltando le siepi come nel film Mary
Poppins... Particolarmente bello è il Giardino delle vergini (lo trovate sulle mappe come Giardino di
Santa Caterina). Leggenda vuole che ci possano entrare solo le studentesse (e solo in compagnia di
altre studentesse)... Certo, è uno dei posti più belli dove studiare o chiacchierare stando però attenti
a non parlare troppo forte: infatti le finestre del Rettorato (dove si trova il prof. Lorenzo Ornaghi, il
Magnifico Rettore) si affacciano proprio su questo bel giardino.
4. Cattolica Matrix
Il sistema informatico della Cattolica può essere il vostro migliore amico come il vostro più
acerrimo nemico. Il segreto è conoscerlo... pezzo forte di questo sistema è il sito web Unicatt.it...
dove trovate anche tutte le informazioni su esami e lezioni, comprese le aule dove questi si
svolgeranno... (le stesse informazioni sono reperibili anche sui pannelli stile aeroporto disseminati
per l'Università), generalmente utile e funzionale almeno quanto I-catt, sistema informatizzato che
controlla la nostra vita (universitaria). Ognuno di noi ha una pagina personale in cui può iscriversi
agli esami, stampare documenti e statini (ossia i certificati dei vostri voti, indispensabili per la
registrazione insieme al vostro libretto), consultare i bandi etc etc. Noi studenti possiamo infine
contare sulla rete wi fi gratuita (con you tube oscurato per evitare distrazioni): sembra tutto perfetto
vero??? ma non lo è... La falla, la gigantesca falla sono gli UC point, quei cosi grigi sparsi per
l'Università che – in teoria – servirebbero a rendere accessibile a tutti I-catt ma che di fatto
complicano solo la vita. Infatti se riuscite a trovare libero l'unico con la tastiera funzionante
sicuramente sarà senza carta per la stampante. Il mio consiglio è: stampate lo statino a casa e vi
eviterete un ulteriore motivo di stress...
5. Fauna locale 2
Al punto 2 non abbiamo trattato di quella particolare specie che costituisce la maggioranza degli
abitanti di questo ecosistema ovvero gli studenti. Imparerai presto che gli stereotipi sul tipico
studente della Cattolica (dal “tutti secchioni” al “tutti figli di papà”) sono falsi... Questi esemplari
esistono, ma la maggior parte dei vostri colleghi sono persone normali e siccome anche voi lo siete
non avete certo bisogno di consigli in merito... mi permetto solo un paio di dritte:
- gruppi studenteschi: la vita associativa della nostra università è molto intensa... Ci sono gruppi
per tutti i gusti: di ispirazione politica, religiosa, sportiva. Si può scegliere di entrarci accettando i
privilegi e i doveri connessi oppure no. Io personalmente ho fatto la prima scelta e ne sono davvero
felice. Partecipare ad un gruppo studentesco aiuta a vivere più intensamente la propria vita
universitaria, a trovare nuovi amici di ogni età e facoltà con cui condividere un pezzo di strada, ad
avere qualcuno di più esperto su cui contare nei momenti di difficoltà. Questa scelta comporta
anche qualche obbligo o qualche adesione ideale...
- collegiali: sono gli studenti che abitano nei quattro collegi della Cattolica: Augustinianum,
Marianum, Ludovicianum e Paolo VI. Nel mio precedente articolo ho intervistato un esemplare di
questa strana specie e spero di avervi dimostrato che, anche se arrivano sempre in anticipo alle
lezioni (mica è merito loro: abitano davanti all'università), se può capitare di vederli mentre
celebrano riti goliardici assolutamente insensati e se, nonostante ciò, hanno medie invidiabili,
agostini, marianne, ludovici e paoline sono persone normali, fuorisede come altri, motivati e
privilegiati, da un lato, ma, dall'altro, vincolati a regole a volte difficili da condividere e, tuttavia,
sempre da rispettare.
6. Approvvigionamenti
Per quanto riguarda il soddisfacimento dei vostri bisogni primari la Cattolica offre svariate
alternative, quasi tutte appetibili. La mensa centrale è sempre affollata – non a caso – ma le altre
due, situate all'interno dei collegi femminili, offrono, oltre ad una maggiore rapidità, un bel
panorama e la possibilità di fare nuove amicizie. Ciò è possibile anche mentre si fa la fila al Bar
Gnomo (rifugio accogliente ad ogni ora del giorno... grazie alle buonissime brioches ed all'ottimo
latte macchiato...), dove le piadine sono il non plus ultra per un pranzo al volo. Se è invece la fame
di cultura che volete soddisfare la libreria Vita e Pensiero offre quanto si possa desiderare...
comprese comode poltroncine... Un’unica avvertenza: anche i professori la frequentano (e
parecchio) perciò state attenti a non farvi beccare immersi nella lettura di libri di dubbio valore
letterario – tipo Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere – dal proprio prof. di storia
contemporanea (è successo e non è divertente...).
7. Equipaggiamento
ATTENZIONE AL BADGE!!!!!!! La tesserina magnetica ha altre funzioni oltre a quella di
ricordarvi la vostra faccia e la vostra matricola. Serve per mangiare in mensa, per prendere i libri in
biblioteca, per votare alle elezioni e per dimostrare al mondo intero (quindi anche al bigliettaio del
cinema che deve farvi lo sconto) che siete studenti della Cattolica. Non perdetela!!! Il duplicato
costa € 20 la prima volta e € 40 (sì, avete letto bene) la seconda volta... Non si sa quanto costi la
terza, perché nessuno l'ha persa ancora così tante volte (non siate i primi!): queste cifre equivalgono
a svariate migliaia di euro per grammo di plastica... matricola avvisata.
8. Teologia
Avete scelto la Cattolica per vostri motivi, ma volenti o nolenti dovrete affrontarlo tutti prima o
poi... L'esame di teologia sarà una costante del vostro piano di studi. Potete scegliere voi il docente
entro i termini stabiliti, altrimenti vi sarà assegnato d'ufficio. Affidatevi al passaparola più che al
conteggio di libri e pagine e non escludete a priori l'idea di frequentare: potrebbe essere
sorprendentemente interessante.
9. Compagni di corso
Come avrete modo di notare, le amicizie universitarie sono completamente diverse da quelle del
liceo, vanno e vengono e solo poche resistono all'estate o alla sessione. I compagni di corso sono
comunque figure fondamentali. Al liceo avrete sicuramente sperimentato che chi va con lo zoppo
impara a zoppicare, questo vale ancora di più qui: tenersi al passo con gli esami dipende solo da voi
e dalla vostra capacità di organizzarvi lo studio... Trovare un buon gruppo di lavoro è fondamentale
per riuscire a farcela ma l'aver preparato l'esame insieme non vuol dire farlo insieme e i professori
universitari sono inflessibili riguardo a scorciatoie e copiature. D'altronde non si è più alla scuola
dell'obbligo.
10. Superstizioni varie ed eventuali
Essere una sede antica e prestigiosa ha fatto sì che si sviluppassero numerose leggende e
superstizioni su Largo Gemelli 1: non voglio rovinarvi la sorpresa, ma solo mettervi in guardia.
Attenti a non attraversare i chiostri trasversalmente o a non passare in mezzo alle colonne vicino
all'aula Sant'Agostino, perché (si dice) non vi laureerete più...
Detto questo non mi rimane che augurarvi buona fortuna per quest'anno... Se per caso ad un certo
punto l'entusiasmo che sicuramente ora avete dovesse abbandonarvi, date un'occhiata ai chiostri per
ricordarvi il privilegio di studiare in un luogo ricco di storia, fate una ricerca in internet per scoprire
quanti grandi italiani ed italiane hanno studiato dove ora studiate voi o scaricatevi il discorso di
Obama agli studenti, ricordando sempre che il domani che per anni avete sognato è già qui: lo state
costruendo in Cattolica... In bocca al lupo!!
[email protected]
Chi è
*Irene Saonara è nata a Camposampiero (Padova) nel 1989, è iscritta alla facoltà di Scienze Politiche delle
Relazioni Internazionali in Università Cattolica. È studentessa del collegio Marianum e segretaria del gruppo FUCI
in Cattolica.
Un’estate all’insegna della cooperazione internazionale
L’esperienza del Work Charity Program in India
a cura di Simone Tagliapietra*
Di cosa si tratta
Con l’estate 2009 ha preso avvio il Work Charity Program, un progetto di cooperazione
internazionale realizzato dal Centro d’Ateneo per la Solidarietà Internazionale e finanziato
dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, che prevedeva la promozione di 12 scholarship
per studenti residenti presso i Collegi della nostra università. I Paesi emergenti interessati dal
progetto sono stati la Repubblica Democratica del Congo, l’Honduras, il Sudafrica, l’Uganda e
l’India.
Destinazione India
Il Work Charity Program mi ha portato, insieme con altri due amici e colleghi, in una regione
meridionale dell’India, l’Andhra Pradesh. In quella zona opera un’organizzazione non governativa,
la Bala Vikasa Social Service Society, che da un ventennio realizza importanti progetti per lo
sviluppo della società e del territorio regionale. Progetti che vanno dalla costruzione di pozzi
d’acqua allo sviluppo delle tecniche agricole; da programmi educativi per le scuole a iniziative per
lo sviluppo dell’imprenditorialità femminile.
Negli anni Bala Vikasa è divenuta un punto di riferimento imprescindibile, in Andhra Pradesh, tanto
da essere invitata dal governo indiano a condividere il proprio bagaglio di esperienza con altre
organizzazioni e membri dello stesso governo. A questo fine è stato creato un training center, luogo
di incontro e scambio, nel quale si organizzano corsi mirati ad approfondire l’approccio allo
sviluppo di questa ONG.
Un’esperienza multiforme
Proprio in questo centro sono stati organizzati, durante le tre settimane del programma, due corsi di
formazione rivolti principalmente a membri di diverse ONG provenienti da tutto il Paese.
L’innovativo approccio allo sviluppo proprio del Bala Vikasa si fonda sul motto Help the people to
help themselves, ed è esattamente questo il punto: una strategia di medio-lungo termine richiede, per
usare una metafora, che non si regalino i pesci alla povera gente, ma che si insegni loro a pescare. A
ciò sono connesse tematiche, come la responsabilizzazione, la partecipazione e la solidarietà
reciproca tra i membri dei singoli villaggi. I villaggi, per l’appunto. Questi sono stati i veri
protagonisti del Work Charity Program indiano. L’esperienza più autentica, quella che difficilmente
si potrà mai cancellare dalla memoria, è stata infatti quella del contatto con la gente comune.
Visitando i villaggi, le campagne e le più povere periferie è possibile entrare in contatto con una
realtà a noi lontana e con una situazione che può stupire e commuovere allo stesso tempo. Ciò che
più colpisce di un villaggio è probabilmente l’autenticità, la mitezza e l’infinita magnanimità delle
persone, che, pur non avendo nulla, sono comunque sempre pronte a dare, sempre pronte ad offrire
una tazza di the o, se non altro, un sorriso sincero. In queste esperienze si impara come i poveri
siano capaci di dare molto più di ciò che noi possiamo dare loro. Pur lottando giorno per giorno per
la mera sopravvivenza, riescono ad essere forti e continuano a serbare dentro di sé un inesauribile
lume di speranza. Nella loro semplicità, sono in grado di dare lezioni a tutti coloro che, in virtù di
un elevato standard di vita, talvolta perdono di vista l’essenziale. Questi sono alcuni degli
insegnamenti tratti dal nostro Work Charity Program.
Auspico di tutto cuore che tali esperienze si ripetano anche in futuro, affinché nella nostra università
un numero sempre maggiore di studenti possano maturare una sensibilità per le tematiche dello
sviluppo e della cooperazione internazionale, secondo quel principio di centralità della persona che
non rappresenta solo l’elemento caratterizzante l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ma il
principio guida di ogni attività umana.
[email protected]
Chi è
*Nato a Feltre nel 1988, Simone Tagliapietra è iscritto al corso di laurea in Scienze politiche e delle relazioni
internazionali, indirizzo Istituzioni e relazioni internazionali. È residente al Collegio Augustinianum.
Green days
a cura di Annalisa Caramia*
Volevamo raccontarvi di uno studente come noi, che vive in un Paese culturalmente diverso dal
nostro, ma il nostro omaggio e la nostra solidarietà vanno oggi a tutti gli studenti dell’Iran, in
particolare a coloro che in tempi di dittatura e censura, stanno provando in questi giorni a levare la
propria voce di protesta.
Ricordate le immagine passate in tv, nel giugno scorso, degli scontri
violenti tra studenti e forze armate? Alcuni di noi credono che l’Iran
sia nuova a tutte le violenze di questi mesi, a tutti i sabotaggi delle
linee telefoniche e degli accessi ad internet, a tutti i ‘fantasmi’ di
studenti sepolti senza nome o spariti nel nulla perché tentavano di
cambiare le cose.
Neda, uccisa a Teheran
I nomi di Ahmadinejad, dittatore insediatosi ufficialmente il 5 agosto in seguito alle elezioni
pilotate del 12 giugno, e Mussavi, attuale capo dell’opposizione riformista, sono tristemente famosi
già dagli anni ’80, una minaccia vivente per tutti i cittadini iraniani; eppure oggi più che mai, con
l’avvio del programma di armamento nucleare, l’Iran è diventata una minaccia per noi occidentali.
I tg, il termometro malato dell’attenzione di noi tutti su ciò che accade fuori da casa nostra, ci hanno
illuminato davvero solo negli scorsi mesi. È la dimostrazione del potere ipnotico che ha l’immagine
sugli spettatori: via l’immagine, ci si ridesta dall’incubo. È impresso, forse, nelle nostre menti il
fermo immagine del corpo straziato e ucciso di Neda, simbolo di una rivolta che, dopo la vittoria di
Ahmadinejad, ha avuto per teatro una piazza ma che, grazie all’impegno di molti studenti, continua
ad aver faticosamente spazio anche sul web.
Un caso ormai famoso è quello della pagina blog di Saeed Valadbaygi,
laureato in ingegneria, dipendente di una società che si occupa di progetti
industriali. Saeed, come molti suoi amici, ha capito che ciò che davvero
uccide un Paese è l’oblio dell’informazione, come le troupes del tg3
rapinate delle registrazioni degli scontri, come i giornalisti della emittente
spagnola Tve rimasti imprigionati in albergo perché non facessero il
proprio lavoro… Saeed ha inviato informazioni a noi occidentali su
quanto stesse accadendo in Iraq utilizzando, oltre al blog Revolutionary
Road, i network di Facebook e Twitter, nonostante le restrizioni
all’utilizzo di Internet.
A giugno i miliziani paramilitari stavano rastrellando una zona vicina a
casa sua e, molto probabilmente, Saeed è scappato per non fare la fine di
altri blogger diventati già ‘fantasmi’. Su Facebook i 10.000 contatti di
Saeed continuano a ricevere post sugli avvenimenti dell’Iran, ma non più
con lo stile di sempre. Sono in molti a ritenere che Saeed oggi non sia più
davanti al pc e che qualcuno gestisca il suo profilo per mascherarne il
rapimento, come sostiene il giornalista Pino Scaccia.
È Lara Cardarella, l’autrice del libro Volevo i pantaloni, a darci maggiori dettagli perché conosce
molto bene Saeed: da giugno la gestione dei suoi spazi nel web è molto strana, non più nello stile
che lo contrassegnava (il vero Saeed non chattava mai, non passava intere ore al pc, non cancellava
post, non interveniva nelle bacheche in lingua italiana perché non capisce la lingua; inoltre non ha
risposto alle domande di Sara riguardo la loro amicizia e il luogo in cui si sono conosciuti e non ha
voluto riprendersi con la webcam per dissipare i dubbi sulla sua vera identità). È questa la
‘semplice’ storia di un ragazzo che ama il proprio Paese, e che prova a dar seguito al motto che
campeggia su Revolutionary Road: «All we want is a better world».
Hana Makhmalbaf,
regista di Green days
Lasciatemi chiudere questo articolo consigliandovi la visione di un
film sfuggito alle maglie della censura: Green days, un instant movie
sulla cosiddetta protesta verde iraniana, inserito all’ultimo minuto
nel cartellone dei film fuori concorso alla Mostra del Cinema di
Venezia. La regista è Hana Makhmalbaf, 21 anni, figlia di Mohsen
Makhmalbaf, portavoce del riformista Mir Hossein Moussavi. Il film
vi racconterà l’Iran attraversato dalla rivoluzione, attraverso lo
sguardo di Ava, una ragazza iraniana in cura da uno psicologo per
superare la tragedia della guerra civile. Il medico le consiglia di fare
lavori faticosi come pulire le scale; intanto il suo lavoro teatrale
ispirato ai fatti dell’Iran viene proibito. Ormai si avverte nell’aria il
profumo della rivolta e Ava riacquista le speranze perdute: decide di
votare alle elezioni contro Ahmadinejad, comincia a parlare alla
gente per strada e a credere che le cose potrebbero cambiare…
[email protected]
Per saperne di più: blog di Saeed Valadbaygi Revolutionary Road
(http://shooresh1917.blogspot.com); www.peacereporter.net
Chi è
*Annalisa Caramia, nata a Mesagne (BR), è laureanda in filologia moderna presso la facoltà di Lettere e filosofia e
collabora col Servizio Integrazione Studenti Disabili dell'Università Cattolica. È stata membro del collegio
femminile Paolo VI, collabora con l’Associazione Amici dell’Università Cattolica e con la FUCI (Federazione
Universitaria Cattolica Italiana).
Specialistica in Sociologia:
due anni in Cattolica
a cura di Giacomo Balduzzi*
Ho maturato la scelta di iscrivermi alla facoltà di Sociologia dopo aver frequentato il corso di
orientamento a Folgarida, promosso dall’Associazione Amici dell’Università Cattolica. In quella
occasione ho avuto modo di riflettere, partendo dagli interessi e dalla curiosità che già allora
manifestavo rispetto alle varie forme della vita collettiva: dalle realtà organizzate come le imprese, i
partiti, le scuole e i vari servizi sociali alle altre forme più spontanee, ad esempio le reti sociali su
base amicale o parentale, i movimenti, i rapporti di vicinato.
Sono approdato alla specialistica in Scienze Sociali Applicate (curriculum in “Ricerca sociale”)
dopo aver conseguito la laurea triennale in Scienze sociologiche presso la facoltà di Scienze
Politiche dell’Università del Piemonte Orientale ad Alessandria. Pur avendo avuto un’ottima
esperienza sia da un punto di vista formativo sia da un punto di vista umano nella mia università di
origine, per la laurea specialistica sentivo l’esigenza di frequentare un’università più grande, con
un’offerta formativa più vasta e approfondita. Conoscevo già la Cattolica grazie al corso di
orientamento e perché collaboro da molti anni con il Centro di Cultura - Gruppo di operatori
culturali dell’Università Cattolica di Alessandria. Ho scelto così di iscrivermi dopo la triennale alla
facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano, scegliendo il percorso che mi sembrava
più adatto agli interessi personali e di studio che avevo coltivato fino a quel momento: la ricerca
sociale applicata alle diverse dimensioni e ai diversi processi della vita collettiva.
La facoltà di Sociologia prevede nei piano di studi anche degli stage curriculari, opportunità
importanti per misurarsi con il mondo del lavoro, per applicare le conoscenze acquisite nel corso dei
propri studi e misurare le proprie capacità, inclinazioni e interessi. Ho terminato a marzo di
quest’anno il mio stage, che ho svolto presso la categoria telecomunicazioni della Cisl insieme con
un collega, nell’ambito di un progetto di ricerca sui lavoratori dei call center nella provincia di
Milano.
Nel trasferirmi a Milano per il nuovo corso di studi ho avuto la fortuna di entrare in uno dei Collegi
dell’Università Cattolica: il Collegio Augustinianum, che è stato per me, in questi due anni appena
trascorsi, un luogo di studio, di impegno e di vita comunitaria. All’interno del Collegio non
eravamo in molti a studiare Sociologia: prevalgono in Augustinianum, così come in Università, gli
studenti di Giurisprudenza, Economia e Scienze Politiche ma uno degli aspetti positivi della vita in
Collegio è proprio lo scambio e il confronto tra tanti studenti, diversi non solo per la facoltà
frequentata, ma anche per idee, esperienze, provenienza geografica e così via.
Un’ultima annotazione riguarda le innumerevoli opportunità di approfondimento culturali e
formative extracurriculari che mi si sono presentate in questi anni. Convegni, conferenze, dibattiti,
presentazioni di libri promossi sia dai Dipartimenti (quello di Sociologia è molto attivo in questo
senso), sia dall’Ateneo, sia dai Collegi e dalle Associazioni studentesche. Se è vero, come si sente
spesso dire, che l’Università italiana rischia di diventare un semplice “esamificio”, dove gli studenti
vanno solo per frequentare le lezioni e dare gli esami, certamente gli sforzi e le scelte della Cattolica
vanno in senso contrario: fare dell’Università un luogo di formazione e cultura che ha come fine la
crescita e la maturazione umana dello studente, oltre che la sua preparazione tecnica, di studio e
professionale.
[email protected]
Chi è
* Giacomo Balduzzi ha 25 anni, è nato a Voghera (PV) è laureato in Servizi alle imprese e alle organizzazioni
presso l’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”. Attualmente è laureando in Scienze sociali
applicate presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Collabora con il Centro di Cultura - Gruppo di
operatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Alessandria.
La facoltà di Sociologia
In Università Cattolica la Facoltà di Sociologia, presieduta dal professor Mauro Magatti, è stata istituita di
recente, nel 2002. Si inserisce, tuttavia, in una lunga e consolidata tradizione dell’Ateneo milanese nel
campo delle scienze sociali, che lo stesso Padre Agostino Gemelli, suo fondatore, coltivò e promosse fin
dalle origini.
Oggi la facoltà ha circa mille studenti e dispone di un’offerta formativa assai vasta sia per quanto riguarda
le lauree triennali che specialistiche: la laurea triennale in “Scienze del servizio sociale” (valida per
l’accesso all’esame di Stato per assistenti sociali); la laurea triennale “Scienze dei fenomeni sociali e dei
processi organizzativi” che comprende tre curricula: “Criminalità e sicurezza”, “Lavoro, impresa,
organizzazione”, “Ricerca sociale e organizzativa”. Ed infine il corso interfacoltà tra Lettere e Filosofia e
Sociologia in “Linguaggi dei media”. Per ciascuno di questi percorsi di studio è prevista una laurea
specialistica, in tutto tre corsi di laurea: il primo in “Scienze per il lavoro sociale e le politiche di
welfare”, il secondo in “Scienze sociali applicate” con i tre curricula: “Scienze della criminalità e
tecnologie per la sicurezza”, “Scienze del lavoro e per la direzione d’impresa”, “Scienze per la ricerca
sociale e organizzativa”; infine il corso interfacoltà tra Lettere e Filosofia, Economia e Sociologia in
“Comunicazione per l’impresa, i media e le organizzazioni complesse”.
Sono inoltre presenti diversi master universitari sia di primo che di secondo livello:
Master di I livello
Comunicare il lavoro (ALMED) (interfacoltà con Lettere e filosofia)
Persone disabili e progetto di vita. Il lavoro sociale con la famiglia e le istituzioni (in
collaborazione con la Fondazione Istituto Sacra Famiglia e con la Fondazione Moneta)
Risorse umane e organizzazione (in collaborazione con ISTUD) (interfacoltà con Scienze
politiche)
Master di II livello
Migrazione, cultura e psicopatologia (in collaborazione con l'azienda USL Roma) (interfacoltà
con Medicina e chirurgia).
La facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano è una delle poche presenti in
Italia, oltre l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, La Sapienza di Roma, Federico II di Napoli,
Trento e Urbino.
Per maggiori informazioni rimando alla pagina web della Facoltà: http://www.unicatt.it/sociologia/.
Beatrice Marchisio
[email protected]
Beatrice Marchisio è nata a Borgosesia (VC) nel 1986. È iscritta al primo anno di laurea specialistica in Lingue
per le relazioni internazionali ed è presidente dell’assemblea studentesca del Collegio “Paolo VI”.
Opportunità e rischi dei nuovi mezzi di comunicazione.
Intervista al prof. Fausto Colombo
a cura di Benedetta Stella*
Proprio in questa newsletter, cui si potrà accedere per la prima volta anche attraverso il gruppo
Facebook "Corso estivo di orientamento 2009", abbiamo chiesto un commento sul tema del
rapporto tra giovani e “mondo virtuale” al professor Fausto Colombo, Direttore dell’OssCom
(Centro di Ricerca sui media e la comunicazione), professore ordinario presso la facoltà di Scienze
Politiche dell'Università Cattolica di Milano e docente di Teoria e tecnica dei media e di Media e
politica.
Quali pensa possano essere i rischi che i giovani corrono di fronte a mezzi di comunicazione così
differenti dalle solite e, fino a qualche tempo fa anche uniche, modalità di conoscenza e di
intrattenimento dei rapporti?
Innanzitutto, bisogna ricordare che porre una domanda sui rischi delle novità è… rischioso, se non
se ne ricordano anche le opportunità. Non è un caso che anche la millenaria saggezza della Chiesa si
esprima proprio in questo senso nei vari pronunciamenti sui media e le novità tecnologiche.
Certo, la funzione di mediazione tipica di tutti gli strumenti di comunicazione rende possibile un
isolamento dalla realtà, o una riduzione dei rapporti a una dimensione per così dire totalmente
virtuale e disincarnata. Ma si tratta dell’altra faccia di una medaglia che ha anche possibilità
positive: più contatti possono essere utilizzati per discussioni serie, amicizie vere, solidarietà, e così
via.
C'è il rischio di perdere il valore della dimensione dell'alterità, dovuto all'impossibilità dello
scontro/incontro con il volto dell'altro?
Penso che la dimensione dell’alterità sia in effetti la più difficile da comprendere. Accettare
l’alterità dell’altro significa uscire dall’egoismo e dall’egocentrismo, aprirsi al mondo. Il problema è
capire se le tecnologie che mediano il nostro rapporto con gli altri ci aiutano ad avvicinarci o ci
allontanano. Mi verrebbe da dire che possono avvicinare persone prima lontane, in modo anche
sorprendente (vecchi amici, parenti lontani, persone che la pensano come me su certi importanti
argomenti), ma anche allontanare i vicini, interferendo con l’arte del guardarsi negli occhi,
interrogarsi e comprendersi faccia a faccia e senza mediazioni, finzioni e coperture. Però mi pare
che l’importante in un caso e nell’altro siano le intenzioni relazionali, più che le tecnologie…
Parlando in termini più specifici, Facebook è il più attuale social network tra i giovani di tutto il
mondo: semplicemente aprendo una pagina in internet possiamo metterci in contatto con persone
provenienti dall'altro capo del pianeta; molto spesso gli adulti tendono a sottolineare gli eccessi
negativi che questo "nuovo mondo" virtuale porta con sé. Ma ci sono dei lati positivi in questa
nuova moda informatica? E soprattutto in che modo potremmo evitare gli eccessi che molto spesso
rendono negativo anche il migliore dei presupposti?
Dobbiamo imparare a interrogarci sulle nostre motivazioni. Perché cerco nuove persone? Per
rispondere ad alcuni bisogni? Quali bisogni? Ho solo necessità di palliativi alla mia solitudine e alla
mia incapacità di relazionarmi nel mondo? Oppure ho davvero voglia di dare e di ricevere, in uno
scambio proficuo, fatto di vicinanza e solidarietà? E in nome di che cosa? Questa mi pare la
discriminante fondamentale. Come si vede, le tecniche e le tecnologie contano poco, senza l’onestà
e l’autoriflessività delle intenzioni.
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Chi è
*Benedetta Stella, nata a Terni nel 1988, è iscritta al corso di laurea in Filosofia. È responsabile della
Commissione liturgica del Collegio Paolo VI.
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Newsletter n. 10 - Giuseppe Toniolo Beato