Città di Mondragone Provincia di Caserta MEDAGLIA D’ORO AL MERITO CIVILE Settembre-Ottobre 1943 A CURA DELL’ASSESSORATO ALLA CULTURA DEL COMUNE DI MONDRAGONE OTTOBRE 2006 Copia del Decreto del Ministero dell’Interno della Repubblica Italiana, con il quale è stata conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile alla Città di Mondragone il 25 aprile 2006 presso il Palazzo del Quirinale in Roma. A tutte le vittime della ferocia scatenata dalla guerra è dedicato questo libretto, con il quale si è cercato di portare un contributo alla memoria storica di eventi che è fondamentale non dimenticare. Sono vicende in cui la nostra popolazione si trovò coinvolta, suo malgrado, quale vittima destinata a subire le azioni di rappresaglia da parte dell’esercito tedesco in ritirata e che hanno fatto della Città di Mondragone una delle più segnate e di quelle maggiormente tributarie di sangue sparso per la costruzione della Nuova Italia. La Medaglia d’Oro al Merito Civile assegnata alla nostra Città ha un alto valore ed un profondo significato, perché rappresenta un capitolo che non deve esaurirsi nella retorica dei discorsi ufficiali, ma deve essere un’occasione per una riflessione serena, necessaria per costruire una memoria e condividerla tutti insieme. Il dolore infatti ci accomuna e il legame con le nostre vittime è, ancora oggi, molto profondo. La lettura di queste pagine servirà a spiegare, soprattutto ai giovani, cosa è accaduto in quei drammatici momenti e la nostra speranza è che il riconoscimento della Medaglia sia utile per far conoscere loro la vera strada da seguire, se e quando, per costruire una società più giusta, saranno chiamati a fare la scelta tra il ricorso alla forza e la ricerca della convivenza civile. Giovanni Schiappa Assessore alla Cultura Ugo Alfredo Conte Sindaco di Mondragone MEDAGLIA D’ORO AL MERITO CIVILE Settembre-Ottobre 1943 Il periodo compreso tra l’8 settembre e il 1° novembre 1943 è certamente il più drammatico della storia della nostra Città. Testimonia ciò il notevole contributo di sangue versato dai nostri concittadini, trucidati dalla barbarie nazista. Molti sono stati vittime di brutali rappresaglie, altri sono stati uccisi mentre cercavano di sfuggire ai rastrellamenti ed alle deportazioni, altri sono periti sotto il bombardamento della notte dell’8 settembre ’43 a Via Napoli. Difficile è stata la ricostruzione di quei tragici episodi ma, volendo ripercorrere i momenti più drammatici vissuti dalla nostra Comunità, non si può ignorare l’eroico sacrificio del Colonnello Michele Ferraiolo, poi ricompensato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare, che il giorno dell’armistizio non volle arrendersi e consegnare le armi ai tedeschi, in Corso Umberto I, lì dove oggi vi è il Museo Civico Archeologico “Biagio Greco”. Per l’importanza strategica di Mondragone che poteva costituire la sede di un possibile sbarco alleato, i tedeschi avevano tentato di disarmare il 16° Reggimento costiero, la sera stessa dell’8 settembre. L’energico intervento del comandante, il Col. Ferraiolo, consentì di sventare quel primo tentativo dei tedeschi, trattenendoli in ostaggio. Più tardi, però, arrivarono altri tedeschi, guidati da un ufficiale superiore e questi gli intimò la resa. “Io non ricevo ordini che dai miei superiori” fu la risposta di Michele Ferraiolo e, così come si legge nelle motivazioni della Medaglia d’Oro al Valor Militare, “cadde falciato da una raffica di mitra, mentre aveva ingaggiato un furioso corpo a corpo con un soldato tedesco”. Tanto coraggio mosse all’ammirazione gli stessi tedeschi, i quali ne trasportarono il cadavere con un autocarro all’Ospedale di Caserta, dove fu seppellito. A distanza di alcuni mesi, poi, nell’aprile del 1944, su richiesta della famiglia, la salma fu trasferita nel cimitero di Acerra (Na). “Il 9 settembre 1943, verso le ore 3.00, senza averne ricevuto motivo da questa pacifica popolazione”, così come si legge nel Memoriale del parroco Macera, “i tedeschi privarono il paese della corrente elettrica e, alle ore 03.15, alcuni loro apparecchi sorvolarono sull’abitato a bassissima quota lanciando una decina di bombe in Via Napoli e nel Rione San Nicola, provocando la morte di sedici persone, mentre altre otto furono gravemente ferite”. Le testimonianze dei sopravvissuti sono pagine struggenti che ancora oggi sconvolgono la mente e l’anima di chi le legge. Basta per tutte rileggere la testimonianza di Filomena Nardella, una donna che nativa del ’34, all’epoca aveva solo nove anni. “Era l’8 settembre del ’43, alla radio era stata data notizia dell’armistizio e, quindi, convinti che la guerra fosse finita, tornammo tutti a dormire nelle nostre case, invece di rifugiarci nei ricoveri dove normalmente ci nascondevamo per proteggerci dalle bombe. Alle tre di notte mia nonna paterna, Miraglia Giovannina, venne a svegliarci per avvertirci che stavano arrivando i caccia bombardieri. Allora ci alzammo e volevamo andare a nasconderci in un fosso che era stato scavato nell’orto dietro casa mia. Facemmo solo in tempo ad uscire in giardino: mia madre era inginocchiata davanti alla mia sorellina Angela di 4 anni e stava cercando di vestirla. In quel preciso momento una bomba cadde proprio sulla casa di fronte alla mia, uccidendo il proprietario che era il cugino di mio padre. Era ancora buio e non mi accorsi che una scheggia aveva colpito mia madre al volto, uccidendola. Provai a chiamarla e, non avendo risposta, cercai di scuoterla con la mano…così sentii il caldo del suo sangue. Insieme a mia sorella Giovannina, che aveva 11 anni, prendemmo Angela e cercammo di scappare. Poco più avanti trovammo il corpo senza vita di mio fratello Giuseppe, di 13 anni, mentre nel buio sentivamo la voce di Francesco, di 8 anni. Gli gridai di scappare, ma lui mi rispose che non sentiva più le gambe. Prese dal panico, non cercammo di aiutarlo ma riprendemmo a scappare. In strada trovammo i corpi senza vita di mio padre, mia nonna e mio zio. Sconvolti e pieni di paura, allora, trovammo rifugio nella casa della nonna. Intanto il fratello di mia madre, avvisato dell’accaduto, raggiunse casa dove trovò in una pozza di sangue, ma ancora in vita, mio fratello Francesco; lo caricò su un carretto e inutilmente cercò un medico. Francesco morì dissanguato davanti al portone del Convento delle Suore di San Nicola dove avevamo cercato rifugio. Quella notte morirono 16 persone e la mia famiglia fu distrutta... quante volte ho pensato che sarebbe stato meglio morire con loro”! I 16 morti furono: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. Antella Giuseppina di Domenico (nata il 13/09/1931); Bianchini Raffaele di Gennaro (nato il 06/11/1926); Miraglia Giovanna fu Rocco (nata il 27/12/1872); Nardella Antonio di Domenico (nato il 03/09/1908); Nardella Francesco di Salvatore (nato il 28/05/1925); Nardella Giuseppe fu Antonio (nato il 31/08/1895); Nardella Giuseppe di Salvatore (nato il 22/03/1930); Nardella Salvatore fu Antonio (nato il 22/10/1898); Pari Teresa fu Andrea (nata il 01/08/1902); Pacifico Virgilio fu Ferdinando (nato il 15/05/1897); Pero Concetta fu Nicola (nata il 07/12/1889); Riccardo Vincenzina fu Andrea (nata il 26/02/1903); Sorrentino Giovanni di Carlo (nato l’11/7/1901); Spatrisano Armando di Bonifacio (nato il 25/09/1933); Spatrisano Bonifacio di Raffaele (nato il 15/07/1877); Taglialatela Rosa di Luigi (nata il 06/02/1987). Il 19 settembre con la direttiva del XIV Panzer Korps che imponeva di assicurare l’approvvigionamento ai reparti tedeschi esclusivamente con le risorse locali, cominciarono ad essere effettuate, così come avveniva in tutta l’area del Volturno, sistematiche requisizioni di derrate alimentari e di animali, condannando di fatto alla fame la popolazione, già provata dai bassi consumi alimentari di 3 anni di guerra. A ciò si aggiunga che a Mondragone, come in tutta Terra di Lavoro, i tedeschi, non disponendo di un numero adeguato di uomini per presidiare le retrovie e non potendo rinunciare a sfruttare le risorse umane ed economiche dei territori occupati, senza alcun riguardo per la popolazione, cominciarono ad imporre un regime di terrore, mettendo in pratica spietate rappresaglie per ogni minimo gesto d’opposizione, in modo da dissuadere la popolazione dal tentare di ribellarsi. Tra le misure da loro adottate per realizzare la politica di terra bruciata, quella che maggiormente colpiva la popolazione era la deportazione dei giovani o comunque degli uomini in grado di lavorare. Essi avevano bisogno di disporre, senza limitazioni, di tutti gli uomini abili per poterli impiegare come manodopera coatta per i lavori di fortificazione che freneticamente si stavano realizzando per le linee difensive predisposte a nord del Volturno (la Barbara, la Bernhard e la Gustav) o per deportarli in Germania e impiegarli nelle fabbriche e nelle fattorie. Per ottenere l’arruolamento forzato dei lavoratori, fu impartito da Kesserling l’ordine di predisporre un’azione di rastrellamento ad ampio raggio, dapprima nella sola Napoli, poi in tutta la Campania, facendo ricorso anche alla forza. Infatti era precisato che “era vietato qualunque atto di riguardo nei confronti della popolazione”. Nei rastrellamenti i tedeschi non esitavano a fare uso delle armi, se non ci si fermava al loro “alt” e diversi civili inermi, per questo, rimasero uccisi. E’ il caso di Pietro Macera che, una sera, mentre percorreva il Corso Umberto I, s’imbatté in una pattuglia tedesca. Gli intimarono di fermarsi, ma il giovane (aveva appena 28 anni ed era padre di una bambina di 21 mesi), resosi conto del pericolo, istintivamente tentò la fuga. Una raffica di mitra partì e la sua giovane vita fu stroncata senza pietà. Furono catturate migliaia di uomini in tutta la Campania e a Mondragone i deportati furono circa 400. Fortunatamente il numero dei prigionieri e dei morti fu contenuto perché alcuni riuscirono a sottrarsi ai rastrellamenti nascondendosi in rifugi di fortuna (basti pensare che in Via Corradino di Svevia, sette giovani, per sottrarsi alla cattura dei tedeschi, si fecero murare in una stanzetta lasciando solo una piccola finestra per l’aria coperta da un armadio e vi rimasero per molto tempo) mentre una buona parte, soprattutto i vecchi e i bambini, aveva già abbandonato il paese ed era sfollata nei comuni vicini come Falciano, Casanova, Carinola. Qui avevano trovato un sicuro rifugio presso amici o parenti, ubbidendo al Comando tedesco che imponeva di evacuare il paese perché si riteneva che esso potesse essere teatro di operazioni o probabile zona di sbarco da parte delle truppe alleate. L’ordine che era stato impartito il 24 agosto e reso noto dal banditore Salvatore Jaione, era il seguente: “Per ordine del Comando tedesco dovete immediatamente abbandonare il paese e dirigervi verso Falciano. Le porte delle case dovranno rimanere aperte altrimenti saranno abbattute. Una volta lasciata la propria casa, è fatto divieto a chiunque di ritornarvi per qualsiasi motivo, pena la fucilazione”. L’ordine fu eseguito dalla maggioranza dei mondragonesi, ma alcuni preferirono rimanere in paese per difendere i propri averi anche dagli sciacalli locali, nascondendosi nelle proprie abitazioni. Più tardi tentarono di raggiungere le proprie famiglie sfollate e, in molti casi, vi riuscirono, superando mille difficoltà e adottando gli stratagemmi più impensati. Infatti si travestivano da donne e spesso si nascondevano, mimetizzandosi, nei carichi di masserizie o di foraggio che venivano trasportati o da qualche vecchio contadino o da Blacetto, l’unico trasportatore autorizzato con lasciapassare a fare viaggi nei paesi vicini. Il pericolo maggiore era quello di oltrepassare il posto di blocco rappresentato dalla contraerea tedesca che era posta sotto un uliveto e sovrastava la strada che collega Mondragone con Falciano. Quanto più si avvicinava il momento della ritirata, tanto più si accentuava il clima di violenza imposto dai soldati tedeschi. Agli effetti della violenza “istituzionalizzata” della Wehrmacht, però, bisogna aggiungere anche quelli della violenza “privata”, di cui si resero protagonisti singoli soldati tedeschi. In paese, infatti, fu registrato un caso di stupro consumato ed altri di tentata violenza a danno di alcune donne. Ne abbiamo notizie dai verbali del Comandante dei Carabinieri Maresciallo Maggiore Gioacchino Magherini - del 16 dicembre 1944. “Il 16 ottobre del 1943, verso le ore 15.00, due giovani donne furono catturate da due militari tedeschi, in giro per saccheggio nelle abitazioni e, col pretesto di condurle, per poche ore, a sbucciare delle patate per la truppa, le condussero in un fabbricato situato in Viale Margherita. Qui le obbligarono di entrare in una stanza al primo piano e, sotto la minaccia delle armi, tentarono di violentarle. Subito la più giovane delle due riuscì a svincolarsi e, per mettersi in salvo, si gettò dalla finestra procurandosi la frattura del polso e del piede destro, mentre l’altra, approfittando della disattenzione dei due tedeschi rimasti disorientati dal gesto della compagna, riuscì ad aprire la porta e a fuggire per le scale. I soldati, furiosi, esplosero verso le due alcuni colpi d’arma da fuoco, ma queste riuscirono a dileguarsi. Il 23 ottobre 1943, verso le ore 16.00, in un’abitazione di Mondragone, arrivarono due soldati tedeschi che, bussando alla porta con il calcio dei fucili, riuscirono a farsi aprire. Prelevarono una giovane donna che abitava colà e sotto la minaccia delle armi, nonostante il padre li scongiurasse di lasciarla libera, la trascinarono in un’abitazione poco distante. Così, mentre uno aspettava sulla porta, l’altro cercò di violentarla. Ma ecco che il padre della ragazza, che li aveva seguiti imbracciando un fucile, esplose alcuni colpi contro il tedesco di guardia, uccidendolo. La ragazza, allora, approfittando dell’attimo di smarrimento del suo attentatore, lo aggredì con violenza e riuscì a disarmarlo. Poi scappò in compagnia del padre. L’indomani, mentre i due erano in casa, arrivarono di nuovo i tedeschi che li condussero al Comando, per incriminarli di omicidio. Qui però la furbizia contadina ebbe la meglio perché la ragazza e il padre riuscirono a convincere il Colonnello incaricato delle indagini che i due soldati in realtà si erano sparati tra loro ed uno aveva ammazzato l’altro. Infatti essi non si erano messi d’accordo su chi dovesse per primo abusare della ragazza e di conseguenza era sorta la lite. Così ebbero salva la vita”. Qualche giorno più tardi, il 21 ottobre 1943, in località Còrsole e precisamente nella zona Canniti, alcuni contadini stavano raccogliendo dei pomodori per portarli alle proprie famiglie che erano sfollate a Nocelleto, quando si imbatterono in una pattuglia di tedeschi. Questi, minacciandoli con le armi, li obbligarono a scavare una grande fossa e subito dopo li fucilarono. Non morirono tutti sul colpo e allora i tedeschi, con una ferocia inaudita, trafissero quelli ancora in vita (per l’esattezza due) a colpi di baionetta, così come raccontò un testimone oculare che era riuscito a sfuggire alla cattura, nascondendosi in un fossato vicino. I nomi delle vittime sono: 1) Albano Giovanbattista fu Pasquale, nato a Mondragone il 04/10/1885 e domiciliato in Via Boccucci n. 23; 2) Albano Salvatore di Giovanbattista, nato a Mondragone il 04/01/1921 e domiciliato in via Boccucci n. 23; 3) Barbato Silvio di Francesco, nato a Mondragone il 02/05/1925 e domiciliato in via Boccucci n. 15; 4) Corrente Michele fu Pasquale, nato a Mondragone il 14/08/1924 e domiciliato al Corso Vittorio Emanuele n. 288. 5) Grammatico Domenico di Francesco, nato a Carinola il 03/11/1924 e domiciliato a Mondragone in Via Roma n. 4; 6) Pierri Pasquale (soldato sbandato, di transito a Mondragone) nato a Fisciano il 25/04/1913; 7) Strozzi Cosimo di Francesco, nato il 12/03/1903 e domiciliato al Corso Umberto n. 139. I corpi furono trovati, dopo alcuni giorni, dai loro parenti che, con l’aiuto di alcuni militari inglesi di stanza a Mondragone, riuscirono a costruire delle bare con legni di fortuna e a dare loro degna sepoltura. Ma la ferocia nazista raggiunse il suo culmine il 28 ottobre 1943, in località Cementara. All’imbrunire, i tedeschi catturarono diciassette persone che giravano per la campagna con la speranza di racimolare un po’ di cibo e, sotto la minaccia delle armi, li condussero presso la masseria di Nunzio Taglialatela. Qui, poco distante dalla masseria, costrinsero gli uomini a scavare un’enorme fossa nella cava detta della Cementara e subito dopo li fucilarono. Successivamente minarono la cava di tufo e ne fecero crollare una parete sui corpi delle vittime, seppellendoli. Dopo qualche giorno, i cadaveri, tutti allineati, furono rinvenuti in avanzato stato di decomposizione ed identificati con grande difficoltà (chi per un dente d’oro, chi per i bottoni del vestito e chi perché stringeva ancora al petto, anch’essa morta, una cagnetta da cui non si divideva mai). Le vittime furono: 1) 2) 3) 4) 5) 6) Basciotti Luca di Angelo, nato il 07/10/1922; Bencivenga Vincenzo di Erminio, nato il 04/08/1928; Brodella Vincenzo di Giuseppe, nato il 24/01/1928; Ceraldi Emilio di Giuseppe, nato il 14/05/1927; Crocco Antonio fu Pasquale, nato il 25/01/1924; Degli Schiavi Michele di Stefano, nato il 06/01/1926; 7) Falcone Angelo di Bernardo, nato il il 01/01/1924; 8) Gallo Francesco di Antonio, nato il 11/10/1924; 9) Manzillo Salvatore di Angelo, nato il 24/04/1927; 10) Nerone Valentino di Giuseppe, nato il 20/10/1911; 11) Razza Giuseppe fu Donato, nato il 30/08/1923; 12) Sorrentino Giovanni di Mattia, nato il 31/01/1914; 13) Taglialatela Michele fu Francesco, nato il 28/01/1887; 14) Tartaglia Antonio di Michele, nato il 21/02/1924; 15) Tortolano Carmine fu Giuseppe, nato il 31/08/1905. Insieme ai quindici elencati, furono rinvenuti i cadaveri di due giovani dell’apparente età di 20 e 22 anni, che non furono identificati. La lista delle vittime della barbarie nazista non si esaurisce qua, poiché altri morti furono rinvenuti nelle località Macello, Pineta Vecchia e Carrarola. L’elenco è il seguente: 1) Alfieri Anna Maria fu Antonio, nata a Mondragone il 25/09/1929; 2) Ambrisi Antonio fu Angelo, nato a Mondragone il 12/07/1915; 3) Ceraldi Mario di Vincenzo, nato a Mondragone il 17/06/1945; 4) Correggia Giovanni fu Giuseppe, nato a Mondragone il 22/01/1932; 5) Corrente Mario di Vincenzo, nato a Mondragone il 13/07/1917; 6) Criscuolo Gennaro fu Raffaele, nato a Mondragone il 01/01/1908; 7) Di Leone Achille di Michele, nato a Mondragone il 04/06/1908; 8) Di Santo Pasquale di Armando, nato a Mondragone il 27/12/1940; 9) Di Toro Michele fu Salvatore, nato a Mondragone il 08/07/1900; 10) Doria Grazia Maria fu Vincenzo, nata a Tripuzzi il 01/12/1904; 11) Esposito Amalia Maria fu Luigi, nata a San Paolo del Brasile 12/12/1908; 12) Federico Giuseppe fu Angelo, nato a Mondragone il 03/01/1858; 13) Gallinaro Leone fu Giuseppe, nato a Mondragone il 20/01/1900; 14) Gallo Beniamino fu Vincenzo, nato a Falciano il 05/02/1908; 15) Graziano Antonio fu Paride, nato a Fisciano il 20/12/1868; 16) Lanzieri Angela fu Francesco, nata a Nocelleto il 04/03/1920; 17) La Torre Antonio fu Pietro, nato a Mondragone il 18/10/1889; 18) Macera Pietro Epifanio di Carmine, nato a Mondragone il 29/06/1915; 19) Mele Giuseppe di Giacomo, nato a Mondragone il 30/08/1913; 20) Merenda Francesco di Enrico, nato a Mondragone il 03/03/1921; 21) Miraglia Luigi fu Vincenzo, nato a Mondragone il 25/06/1914; 22) Montesano Pasquale fu Donato, nato a Mondragone il 22/09/1889; 23) Pagliuca Giuseppe fu Donato, nato a Mondragone il 25/07/1903; 24) Palladino Brigida fu Giuseppe, nata a Grazzanise il 12/08/1882; 25) Palmieri Ambruana fu Paolo, nata a Mondragone il 14/04/1910; 26) Palmieri Marta Maria di Giovanni, nata a Mondragone il 07/07/1920; 27) Palmieri Michele fu Salvatore, nato a Mondragone il 18/11/1919; 28) Palmieri Salvatore fu Antonio, nato a Mondragone il 28/12/1872; 29) Pascaretti Vincenzo fu Francesco, nato a Falciano il 02/06/1907; 30) Piazza Raffaele fu Angelo, nato ad Aversa il 02/06/1863; 31) Santamaria Angelo fu Giacomo, nato a Mondragone il 06/05/1883; 32) Simeone Carmela fu Antonio, nata a Mondragone il 26/05/1892; 33) Simeone Maria di Rocco, nata a Mondragone il 12/10/1921; 34) Simeone Michele fu Antonio, nato a Mondragone il 17/09/1878; 35) Taglialatela Biagio fu Crescenzo, nato a Mondragone il 04/03/1872; 36) Taglialatela Erminio fu Lorenzo, nato a Mondragone il 28/10/1896; 37) Tartaglia Michele fu Francesco, nato a Mondragone il 29/01/1887; 38) Toscano Salvatore di Michele, nato a Mondragone il 18/06/1924; 39) Vigliotti Antonio fu Alfonso, nato a Mondragone il 06/12/1900; 40) Vigliotti Domenico fu Alfonso, nato a Mondragone il 22/06/1903; 41) Zolfo Pasquale di Filippo, nato a Grazzanise il 06/08/1901. Alcuni corpi non furono identificati poiché furono trovati sprovvisti di documenti ed in evidente stato di putrefazione. Per questo motivo sono risultati dispersi per diversi anni. Per completare il quadro dei caduti, bisogna precisare che furono circa settanta i militari morti al fronte e trentuno i dispersi sul fronte russo. I militari morti al fronte furono: 1. Afragola Vincenzo 2. Alighieri Silvio Luigi 3. Baudi Antonio 4. Beatrice Giuseppe 5. Bevilacqua Vincenzo 6. Boccolato Pasquale 7. Bovone Simone 03/10/11 20/06/21 05/10/21 15/12/19 04/09/16 05/11/14 16/03/18 8. Cacace Oliviero 9. Capuano Francesco 10. Cattolico Stefano 11. Corrente Domenico 12. Corrente Rocco 13. Crocco Antonio 14. D’Addio Italo 02/11/21 22/04/20 22/01/19 01/02/18 02/01/18 25/01/24 16/10/16 15. D’Ambrosio Pasquale 16. D’Angelo Ernesto 17. D’Angelo Felice 18. D’Orta Rufino 19. De Filippo Giuseppe 20. De Rosa Nicola 21. De Tommaso Silvio 22. Di Lorenzo Salvatore 23. Di Tucci Antonio 24. Di Vincenzo Vincenzo 25. Esposito Giuseppe 26. Ferraro Antonio 27. Franchino Luigi 28. Fusco Amato 29. Fusco Salvatore 30. Gallo Francesco 31. Gravano Michelangelo 32. Griffi Giuseppe 33. Iacobucci Vito 34. Mammola Pasquale 35. Maratta Luigi 36. Marta Michele 37. Merenda Francesco 38. Merenda Giuseppe 39. Migliore Antonio 10/07/22 25/07/17 07/04/27 20/10/13 06/07/15 02/01/21 16/11/21 04/01/14 11/02/18 22/02/21 27/09/16 13/04/21 11/10/19 13/11/16 03/03/18 11/10/24 14/03/18 18/11/13 12/10/10 12/11/17 24/09/18 18/02/21 03/03/21 04/09/18 21/11/17 40. Miraglia Emilio 41. Morra Domenico 42. Nerone Alfonso 43. Pacifico Antonio 44. Pagliaro Achille 45. Pagliaro Emilio 46. Pagliaro Francesco 47. Pagliuca Donato 48. Palmieri Michele 49. Palmieri Raffaele 50. Papa Alessandro 51. Papa Mario 52. Pennino Antonio 53. Piccirillo Pietro 54. Pompei Salvatore 55. Racioppi Antonio 56. Razzano Emilio 57. Razzino Emilio 58. Rivetti Mario 59. Rota Angelo 60. Santamaria Giuseppe 61. Sciaudone Giovanni 62. Spinosa Luigi 63. Tagliatatela Pietro 64. Tartaglia Antonio 03/11/19 08/04/23 11/03/09 26/08/18 14/06/22 27/07/14 03/03/18 07/03/11 13/02/19 01/06/16 14/01/19 01/10/19 02/02/13 04/01/13 02/12/22 03/09/14 09/02/10 25/04/24 14/10/20 11/04/23 26/06/14 29/08/09 25/04/19 29/06/15 22/02/24 I militari appartenenti al C.S.I.R. dispersi sul fronte russo furono: 1. Baudo Nicola 2. Bavosa Cosimo 3. Cattolico Giovanni 4. Corso Antonio 5. Crimaldi Pasquale 6. D’Alessandro Salvatore 7. D’Ambrosio Francesco 8. De Cesare Delfino 9. Falconetti Francesco 10. Fusaro Angelo Secondo 19/08/19 22/09/11 01/11/14 24/04/19 01/01/23 31/05/23 10/10/12 01/11/11 03/01/23 03/03/17 Viale Margherita n. 128 Via Revel n. 9 Via Baracca n. 17 Via Boccucci n. 14 Via Duca Abruzzi n. 49 Via Elena n. 41 Viale Margherita n. 36 Via Duca Abruzzi n. 94 Via Giardini n. 10 Rione Amedeo n. 2 11. Fusco Alfredo 12. Imparato Angelo 13. Iovine Francesco 14. Lombari Giovanni 15. Marta Paolo 16. Martella Alfonso 17. Mezzo Pasquale 18. Miraglia Luigi 19. Morrone Andrea 20. Palmieri Bonifacio 21. Palmieri Michele 22. Palmieri Raffaele 23. Palumbo Vincenzo 24. Piglialarmi Giovanni 25. Pompeo Salvatore 26. Russo Giuseppe 27. Santoro Raffaele 28. Sassonia Angelo 29. Scialdone Giuseppe 30. Veccia Michele 31. Zona Domenico 17/11/09 11/02/16 09/01/21 09/12/11 05/03/23 18/08/21 01/10/21 25/06/14 19/10/12 15/01/11 13/02/19 01/06/16 02/04/14 01/11/19 08/02/16 11/07/14 06/09/23 06/07/20 17/11/14 02/01/20 04/12/09 Via Campanile n. 17 Corso Umberto n. 26 Via Sementini n. 16 Via XI Febbraio n. 54 Via Elena n. 78 Viale Margherita n. 103 Via Duca Abruzzi n. 8 Via Sementini n. 19 Corso Umberto n. 107 Via Duca Abruzzi n. 252 Via Cadorna n. 46 Via Duca Abruzzi n. 126 Via Cadorna n. 15 Via Duca Abruzzi n. 211 Via Venezia n. 45 Via Vitt. Emanuele n. 145 Via Boccucci n. 23 Via XI Febbraio n. 64 Via Roma n. 4 Via Duca Abruzzi n. 53 Via A. Diaz n. 29 Il paese, poi, era stato quasi completamente distrutto (circa il 70% dell’abitato). Infatti dal prospetto riassuntivo dei danni bellici, giacente presso l’Archivio Comunale, si rileva che: abitazioni civili 1) vani distrutti n.1192; 2) vani danneggiati n.1271; fabbriche distrutte o danneggiate gravemente 1) distilleria di alcool in Via Gaeta: distrutta; 2) distilleria di alcool in Via Vittorio Emanuele: danneggiata; 3) officina per automobili in Via Venezia: danneggiata; 4) fabbrica conserve alimentari “CIRIO”: distrutta; 5) molino Di Landa in Via Duca Abruzzi: danneggiato; 6) molino Beatrice in Corso Vittorio Emanuele: danneggiato; 7) molino Granieri in Via Campanile: danneggiato; edifici pubblici distrutti o danneggiati 1) casa comunale in Via Roma: quasi distrutta; 2) scuola magistrale in Via Boccucci: completamente distrutta; 3) scuola elementare al Corso Umberto: danneggiata; 4) scuola elementare in Viale Margherita: quasi distrutta; 5) macello comunale in Via Venezia: danneggiato; opere d’arte distrutte dai tedeschi 1) acquedotto: gravemente danneggiato alla sorgente (camera di captazione); 2) fognature: danneggiate gravemente; 3) cimitero: danneggiato; 4) ponti danneggiati: Ponte Alveo della Piana, Ponte Pennatone, Ponte Canale; dei Cani, Ponte Fiumarella, Ponte sulla Regia Agnena, Ponte Macello; 5) opere di bonifica: Idrovoro “Mazzafarro”, Idrovoro “Pantano Vecchio”; 6) torre Municipale con orologio e fontana; 7) torre a Mare (Caserma R. Guardia di Finanza); 8) torre Pescopagano; numero delle violenze carnali commesse dai tedeschi 1) violenze carnali consumate: n. 1; 2) violenze carnali tentate n. 3; deportazione uomini 1) uomini deportati nel primo momento della razzia: n. 300; 2) uomini deportati e non ancora rientrati a tutto il 01-11-43: n. 100; razzia bestiame e derrate alimentari 1) capi di bestiame vaccino portati via o uccisi: circa 3.000; 2) asini: n. 1.000; 3) bufale: n. 3.000; 4) pecore: n. 1.000; 5) cavalli: n. 1.000; 6) suini: n. 3.000; 7) grano asportato: circa 2.000 q.li; 8) granturco asportato: circa 1.000 q.li; 9) olio asportato: circa 20 q.li; 10) fagioli asportati: circa 350 q.li; 11) vino asportato: 10.000 hl.; danni alla mobilia e masserizie di casa rilevanti danni furono riscontrati nei pubblici esercizi con l’asportazione di tutti i generi alimentari. Poi vi fu la distruzione di moltissimo mobilio e la razzia di biancheria e masserizie casalinghe. Quando il 1° novembre del ’43 arrivarono gli alleati, i Mondragonesi cominciarono a far rientro nelle loro abitazioni e subito si resero conto che il paese era stato completamente distrutto. Era un quadro desolante e penoso che non dava scampo alla speranza ma, come per miracolo, si istaurò un forte senso di solidarietà umana e sociale e, con la forza della disperazione, potè cominciare l’opera di ricostruzione. Sono trascorsi più di sessant’anni da quei tragici momenti e, volendo tentare oggi di analizzarli, possiamo dire che quelli compiuti dai tedeschi furono veri e propri atti criminali perché nessuna legge di guerra giustifica le esecuzioni di inermi cittadini, specie quando tra i trucidati si trovano persone anziani o giovani adolescenti. Terrore è infatti quello che emerge dalla storia delle varie esecuzioni: episodi raccapriccianti compiuti senza una ragione ed in forme brutali. Si, senza una ragione. Noi non sapremo mai perché i tedeschi massacrarono sette persone ai Canniti, così come non si saprà mai perché 17 persone inermi furono uccise in località Cementara o 16 in Via Napoli. Non c’è umana ragione che possa giustificarlo. Qualunque definizione può essere data a questi episodi, ma non certo quella di “follia collettiva”. Sarebbe una squallida giustificazione che offenderebbe la memoria dei caduti, al pari di quella dello stato di necessità, adoperata per assolvere i criminali di guerra. Oggi la Medaglia d’Oro ci rende giustizia, finalmente, perché la storia di un popolo non può essere cancellata. Gli episodi narrati, così, riemergono e rivendicano che mai più la barbarie potrà trionfare sull’umanità.