GLICEMIA, COLESTEROLO E RISCHIO CARDIOVASCOLARE ADOLFO PACIFICO U.O. Diabetologia e Malattie metaboliche AOU di Sassari 2 FREQUENZA DELLE COMPLICANZE CRONICHE NELLA POPOLAZIONE DIABETICA COMPLICANZA PREVALENZA Cardiopatia ischemica 45% Disfunzione erettile 35,8% Retinopatia 23-35% Polineuropatia periferica 28,5% Nefropatia 22-23% Vasculopatia periferica 8-16% Cerebrovasculopatie 9,3% Ulcere diabetiche 2% Fonte: Gruppo di studio sul rischio cardiovascolare nel diabete, 2001 Principali fattori di rischio coronarico suscettibili di intervento (modificabili) e non modificabili Fattori non modificabili Fattori modificabili Età Dislipidemia Sesso maschile Ipertensione Razza Fumo Predisposizione genetica Diabete mellito Obesità Sedentarietà Il cuore diabetico rischia di più INCIDENZA Prevalenza degli accidenti cardiaci nei soggetti con diabete o senza diabete durante un follow-up di 7 anni 454035302520151050- Persone senza diabete senza precedenti episodi Persone con diabete con precedenti episodi STANDARD ITALIANI PER LA CURA DEL DIABETE MELLITO 2009-2010 VALUTAZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE GLOBALE • I pazienti diabetici con evidenza clinica o strumentale di complicanze CV sono da considerare a rischio CV elevato • I pazienti diabetici senza evidenza clinica o strumentale di complicanze CV sono da considerare a rischio CV elevato in base all’età (> 40) e alla presenza di uno o più fattori di rischio CV • I pazienti diabetici senza fattori di rischio aggiuntivi né evidenza clinica o strumentale di complicanze CV possono essere considerati a rischio CV moderato FATTORI DA CONSIDERARE NELLA VALUTAZIONE CLINICA GLOBALE DEL RISCHIO CV IN DIABETICI TIPO 2 • • • • • • • Età, sesso, familiarità per malattie CV Attività fisica, fumo Peso corporeo e distribuzione del grasso Compenso glicemico Pressione arteriosa Assetto lipidico Microalbuminuria STANDARD ITALIANI PER LA CURA DEL DIABETE MELLITO 2009-2010 IPERGLICEMIA Raccomandazioni: • L’ottimizzazione del compenso glicemico con il raggiungimento di valori di HbA1c <7% è da considerarsi l’obiettivo da raggiungere per la riduzione del rischio CV VARIABILITA’ GLICEMICA E RISCHIO CARDIOVASCOLARE • Pur in assenza di una dimostrazione definitiva da studi clinici randomizzati e controllati, un crescente livello di evidenza suggerisce che la variabilità glicemica, unitamente alla predisposizione genetica e ai livelli di HbA1c, possa rappresentare un fattore di rischio significativo per lo sviluppo delle complicanze CV nel diabete OBIETTIVI GLICEMICI (Standard Italiani per la cura del diabete, 2007) • HBA1c < 7 % (6.5 % in singoli pazienti) • Glicemia a digiuno e preprandiale: 90-130 • Glicemia post-prandiale (2h) < 180 mg/dl (valori a digiuno < 110 e post-prandiali < 145 sono perseguibili in pazienti con diabete tipo 2) PROFILO LIPIDICO COMPLETO • COLESTEROLO TOTALE • COLESTEROLO HDL • COLESTEROLO LDL (Colesterolo totale – Colesterolo HDL – 1/5 Trigliceridi) • TRIGLICERIDI Tipi di particelle lipoproteiche • Lipoproteine ricche in trigliceridi – Chilomicroni – Lipoproteine a densità molto bassa (VLDL) • Lipoproteine ricche in colesterolo – Lipoproteine a bassa densità (LDL) – Lipoproteine ad alta densità (HDL) Colesterolo LDL • Fortemente associato con l’aterosclerosi e gli eventi cardiovascolari • Le particelle LDL contengono la maggior parte del colesterolo plasmatico • Tra le particelle LDL, quelle più piccole e dense sono più aterogene di quelle più larghe e meno dense • Il rischio associato al C-LDL è aumentato da altri fattori di rischio Colesterolo HDL • Il C-HDL ha un effetto protettivo verso il rischio di aterosclerosi e coronaropatia • Studi epidemiologici dimostrano che il rischio di aterosclerosi e coronaropatia è tanto più alto quanto più basso è il livello di C-HDL • Il C-HDL tende ad avere un basso livello se i trigliceridi sono alti • Il C-HDL è ridotto da fumo, sedentarietà e obesità TRIGLICERIDI E RISCHIO CARDIOVASCOLARE Un recente studio osservazionale di portata nazionale mirato a valutare l’incidenza e i fattori di rischio di patologie cardiovascolari ricorrenti nel diabete tipo 2, ha mostrato che un importante fattore metabolico predittivo per recidiva di eventi cardiovascolari è dato da elevati livelli di trigliceridi (> 169 mg/dl) Giorda C.B. et al., Diab.Care 31: 2154-59, 2008 Principali cause di dislipidemie secondarie IPERCOLESTEROLEMIA Epatopatie Ostruttive - Farmaci Sindrome nefrosica - Ipotiroidismo IPERTRIGLICERIDEMIA Alcool – Diabete Mellito – LES – Farmaci – Gravidanza – Obesità – Insufficienza Renale Cronica Epatite Acuta – By pass ileale – Mieloma Multiplo – Linfomi HDL RIDOTTE Farmaci - Fumo di Tabacco – Obesità - Malnutrizione 20 22 23 IMPLICAZIONI CLINICHE DEL PROFILO LIPIDICO • Colesterolo totale: utile nello screening iniziale del rischio cardiovascolare e come parte dell’assetto lipidico • Colesterolo LDL: dato essenziale nella valutazione del rischio cardiovascolare. Obiettivo terapeutico n.1 in tutte le linee guida • Colesterolo HDL: fondamentale per una corretta valutazione iniziale del rischio e per orientare l’approccio terapeutico con i farmaci(soprattutto nei casi ad alto rischio) INTERVENTI TERAPEUTICI • Ridurre C-LDL resta l’intervento prioritario per prevenire la malattia cardiovascolare • Tanto più si riduce C-LDL tanto maggiori sono i benefici clinici, specie nei soggetti a a rischio elevato e nei coronaropatici (THE LOWER THE BETTER) • Le statine rappresentano i farmaci di prima scelta nella terapia delle dislipidemie allo scopo di ridurre il rischio cardiovascolare OBIETTIVI TERAPEUTICI PER RIDURRE IL RISCHIO CV NEL DIABETE TIPO 2 • • • • • • • • HB A1c < 7 % COLESTEROLO LDL < 100 mg/dl COLESTEROLO HDL > 40 (M) o 50 (F) TRIGLICERIDI < 150 mg/dl PRESSIONE ARTERIOSA < 130/80 RIDUZIONE DELL’OBESITA’ VISCERALE ABOLIZIONE DEL FUMO MIGLIORAMENTO FORMA FISICA Controllo del DM2 in Italia: 56,2% sopra il target ottimale di HbA1c (Annali AMD 2010 43,8% Pazienti diabetici tipo 2 con livelli di colesterolo LDL < o > 100 mg/dl (annali AMD 2010) In Italia ci sono quasi 3 milioni di diabetici e un altro milione non sa di averlo MODELLO INTEGRATO DI ASSISTENZA PER LA GESTIONE AMBULATORIALE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE NEL PAZIENTE DIABETICO (linee guida SID, 2002) MEDICO DI MEDICINA GENERALE (soggetto di 1° coordinamento) PAZIENTE DIABETOLOGO CARDIOLOGO (soggetto di coordinamento principale) La componente più importante di tale sistema integrato di assistenza è proprio il paziente, che ha la responsabilità di una gestione consapevole del problema e di sottoporre la propria condizione clinica ad un monitoraggio continuo. Particolare importanza assume la costituzione di un team di lavoro coordinato, con protocolli comuni, database omogenei e comportamenti comuni, ognuno secondo il ruolo assegnato nel sistema. Grazie per l’attenzione