Il Giardino delle Erbe Aromatiche e Officinali
Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione Giuseppe Cipriani - Adria
Il Giardino delle
Erbe Aromatiche e Officinali
Pubblicato dall’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della
Ristorazione Giuseppe Cipriani
Anno scolastico 2008/2009
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A cura delle classi 5^A e 5^B Tecnico dei Servizi Turistici
Il Giardino delle Erbe Aromatiche e Officinali
Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione Giuseppe Cipriani - Adria
Indice
Premessa
Gli Orti Botanici non sono musei
La storia degli Orti Botanici;
Il viaggio di Alexander Von Humboldt
La storia delle spezie e delle Erbe Aromatiche.
La rotta delle spezie
Alcuni Orti Botanici del Veneto
I percorsi sensoriali-olfattivi nel Giardino delle Erbe Aromatiche e Officinali
dell’Istituto Giuseppi Cipriani
Piantina del Giardino delle Erbe Aromatiche e Officinali dell’Istituto
Indice delle schede delle Erbe Aromatiche e Officinali
Bibliografia
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A cura delle classi 5^A e 5^B Tecnico dei Servizi Turistici
Il Giardino delle Erbe Aromatiche e Officinali
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Premessa del Dirigente Scolastico
L'Istituto per i Servizi Turistici e Alberghieri Giuseppe Cipriani di Adria, grazie
alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la Provincia di Rovigo,
la Regione Veneto, l'Azienda Agricola del Bosco e con la collaborazione del
Comune di Adria, ha realizzato, nell’area attigua all’edificio scolastico, il Giardino
delle Erbe Aromatiche e Officinali.
E' uno spazio che offre ai ragazzi l'opportunità di entrare in contatto diretto
con la natura e i suoi ritmi, sensibilizzandoli al rispetto e alla conservazione delle
tradizioni e del territorio.
Il Giardino è costituito da parcelle, cioè aiuole rettangolari leggermente
sopraelevate rispetto al sentiero, con vari tipi di erbe, un piccolo frutteto e un
piccolo vigneto di uve autoctone quali la Basegana.
Le Erbe, durante il periodo estivo, vengono consegnate alla Corte Guazzo,
struttura dell'ASL 19, che le essicca e le confeziona per la vendita e il consumo
invernale.
Gli studenti hanno seguito percorsi formativi tenuti dagli insegnanti dell’Istituto
e da esperti esterni, che li hanno guidati nel mondo culturale, storico, turistico,
gastronomico delle erbe aromatiche e officinali.
Didatticamente il Progetto ha consentito il coinvolgimento di tutti gli studenti,
che hanno partecipato con vivo interesse, arrivando a costruire percorsi guidati
sensoriali, emotivi e gastronomici che potranno diventare un vero e proprio
prodotto turistico da inserire nell’offerta del Territorio.
Questa pubblicazione ha l’obiettivo di raccogliere i materiali prodotti dagli
studenti nell’anno scolastico 2008.09 e costituisce la prima fase del Progetto che
verrà integrato, completato e migliorato ogni anno con l'intento di formare una
guida per quanti vorranno avvicinarsi al mondo affascinante delle erbe
aromatiche e officinali.
Ringraziamo quanti hanno collaborato alla buona riuscita del Progetto.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
DOTT. DANIELE STOPPA
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Premessa degli Studenti
Il progetto “Il Giardino delle Erbe Aromatiche e Officinali” è stato sviluppato
nelle lezioni del corso professionalizzante denominato “Terza Area”, coordinato
didatticamente dai professori Monica Mainardi e Alberto Scarazzati che hanno
trasmesso originalità, innovazione e vitalità al Progetto.
Il Giardino delle Erbe Aromatiche e Officinali ci ha consentito di scoprire stimoli
e interessi a noi completamente nuovi.
Inizialmente, lo sviluppo tematico ha messo in risalto difficoltà di carattere
culturale e scientifico, essendo un argomento lontano dal percorso di studi,
quindi, all’inizio, i professori hanno lavorato con due classi scettiche e
preoccupate alla realizzazione di tale progetto un po’ alla volta, però, la grande
fiducia che ci hanno trasmesso e la conseguente libertà nelle scelte e nelle idee
circa l’impostazione di questo lavoro, hanno svegliato il nostro entusiasmo
permettendoci di sviluppare l’operatività e di stimolare la fantasia che distingue
noi giovani.
L’intensa collaborazione tra le due classi, ha permesso di raggiungere un
traguardo all’inizio impensabile che ha richiesto un intenso lavoro ma ha creato
una sinergia costruttiva.
Non possiamo dimenticare l’importante collaborazione avuta dal Dottor Fabrizio
Barbieri e dal Sig. Adriano Rubiero che, grazie alla loro conoscenza scientifica,
hanno permesso la pianificazione della catalogazione delle piante presenti nel
Giardino della nostra Scuola.
Un ulteriore ringraziamento lo dobbiamo all’Azienda Agricola “Del Bosco” di
Bicego Antonio, che attraverso vari incontri, ci ha permesso di conoscere il
percorso sensoriale e olfattivo legato ai profumi delle piante aromatiche
presenti nel nostro Giardino.
La professionalità dei tecnici informatici, Nicoletta Destro, Alessandro Boccato
e Ivan Buzzoni, ha risolto molti problemi operativi e grafici del progetto; la
stampa di questo quaderno e ci ha insegnato molti accorgimenti tecnici che hanno
arricchito le nostre competenze.
Un grazie di cuore inoltre al dirigente scolastico, al vicepreside, alle
professoresse Annalisa Miotto e Barbara Giunta e ai nostri Consigli di Classe che
hanno supportato il nostro lavoro.
Ringraziamo con affetto per la preziosa collaborazione.
GLI STUDENTI DELLE CLASSI 5^A E 5^B TST
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Gli orti botanici non sono musei
Gli Orti Botanici sono nati come luoghi di crescita, allevamento, studio e mostra
di piante vive per instaurare un rapporto privilegiato con la natura che, partendo
dalle Università, potesse poi estendersi alle città e ai cittadini.
Dalla prima raccolta dei “Semplici”, le finalità degli Orti si sono via via allargate
all’accoglienza di nuove specie esotiche, importate dai colonizzatori.
Più dei Parchi, gli Orti Botanici adempiono alla insostituibile funzione di
permettere incontri, esperienze e riflessioni, in contatto diretto e prolungato
con inesauribili e rare forme della Natura.
Un modo di aprire gli occhi, le narici, i polmoni, e anche la mente.
I benefici: piacere, gioia, armonia, relax, e un’ottima tisana mentale contro i ritmi
stressanti delle caotiche metropoli.
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La storia degli orti botanici
La storia dei più antichi Orti Botanici presenta ancora dei
misteri, ma si pensa che i primi orti siano stati i giardini
dei templi, come quello di Karnak in Egitto.
L’idea di un Orto Botanico, per lo studio delle piante, è
attribuita ad Aristotele.
Giardino di Karnak
Aristotele, (384-322 a.C), fu allievo di Platone
e ne frequentò l’Accademia; dopo la morte del
maestro, lasciò Atene e fondò una propria
scuola ad Asso. Fu il maestro di Alessandro
Magno, e quando quest’ultimo salì al trono,
Aristotele ritornò ad Atene e fondò il suo
Liceo. Alla morte di Alessandro Magno venne
costretto all’esilio nella Calcide, dove morì
pochi mesi dopo.
Le prime raccolte di Aristotele erano di
sapere logico, fisico e biologico; grande
osservatore della natura, non dimenticò di
cimentarsi in importanti studi sull’etica e sulla
Aristotele
retorica. Il suo metodo di indagine venne
preso a modello dalla Scolastica.
La creazione del primo Orto è attribuita a Teofrasto, (371-287 a.C.)
Teofrasto, dopo essere stato avviato alla filosofia da
Leucippo di Alcippo, si trasferì ad Atene, dove si unì alla
scuola platonica. Alla morte di Platone si unì ad Aristotele.
L’affetto e la stima fra i due fu tanto grande che Aristotele,
nel suo testamento, affidò a lui i suoi figli, la sua biblioteca e
le sue opere originali, e lo designò come successore alla guida
del Liceo.
Teofrasto
Tra le sue opere rivestono grande importanza i due ampi trattati botanici.
Nel primo, “Storia delle piante”, in nove libri, classifica oltre cinquecento piante,
dividendole in alberi, frutici, suffrutici, erbe e, per la prima volta, droghe e
medicinali con il loro annesso valore terapeutico.
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Nel secondo Trattato, “Cause delle piante”, descrive la generazione spontanea e
la vegetazione delle piante.
Proprio per le sue ricerche, alcuni studiosi lo hanno soprannominato “Padre della
Tassonomia”, scienza che si occupa genericamente dei modi di classificazione dei
viventi e non.
Anche nell’epoca romana si hanno notizie di
Orti per la coltivazione di Erbe
medicamentose.
Nel medioevo continua la tradizione di
coltivare piante soprattutto a scopo
medicinale e nel XVI secolo questo tipo di
Orti, chiamati Orti dei Semplici, divennero
sempre più diffusi.
Nascono in questo periodo i principali Orti
Botanici italiani, che raccoglievano e
Giardino dell'Antica Roma
coltivavano
piante
utili
anche
provenienti da regioni molto lontane, grazie alle grandi scoperte geografiche.
Gli Orti sorti nelle zone tropicali, sono opera dei colonizzatori europei che
svolgevano ricerche sulle nuove piante di interesse alimentare e tessile.
Anche i primi Orti avevano un loro piano architettonico che nel tempo si è evoluto
seguendo i mutamenti sociali.
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Il viaggio di Alexander Von Humboldt
Alexander Von Humboldt, in compagnia del medico
francese Aimé Bonpland, si imbarca per il Sud America
nel 1799. E’ l’inizio di un’esplorazione che in cinque anni
lo porterà a coprire 9650 chilometri tra Cuba,
Venezuela, Perù, Colombia, Ecuador e Messico; risale il
Rio delle Amazzoni e l’Orinoco, affronta le Ande.
Raccoglie una quantità incredibile di osservazioni di
carattere zoologico, astronomico e vulcanologico. Per
restare alla botanica Von Humboldt e Bonpland
classificano 60.000 piante, scoprendone 6300 fino
allora sconosciute. Quando rientra nel vecchio continente, nel 1804, è già un
mito, che gli verrà dalla pubblicazione del resoconto delle sue esplorazioni:
“Viaggio nelle regioni equinoziali del Nuovo Mondo”, un’opera di 34 volumi che
vedrà la luce in Francia tra il 1807 e il 1833.
Muore a Berlino, nel 1859. Stava finendo di scrivere il quinto e ultimo volume di
Kosmos, un “progetto di descrizione fisica del mondo” che l’ha occupato per
venticinque anni e resta, forse, l’opera scientifica più ambiziosa del secolo.
La fine della guerre napoleoniche ha liberato e spinto le flotte verso nuovi
orizzonti: Oceania, Africa, il passaggio a Nord Ovest…esplorazioni, colonie,
traffici. Le piante del Nuovo mondo non sono più solo una curiosità per i giardini
dei nobili, ma assumono impreviste valenze commerciali e scientifiche.
Il suo grande contributo alla biologia è riconosciuto anche da numerose specie
animali e vegetali che riportano il suo nome, come:
ANIMALI
·
Speniscus Humboldti: lunghezza media di 65-72 cm peso:3.34.1 kg
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·
Conepatus Humboldtii: sette specie diffuse in Sud
America allo stretto di Magellano; lunghezza media 30-50
cm, pelliccia ruvida, solitari e notturni, si cibano di piccoli
animali e serpenti
PIANTE
·
·
Lilium Humboldtii: aiuta a superare l’egocentrismo per chi
ha difficoltà a lavorare in gruppo, essenza che può essere
usata nel trattamento di cani e gatti con comportamenti
aggressivi o ostili.
Pharagmipedium Humboldtii: pianta originaria del
Brasile.
·
·
Quercus Humboldtii: fa parte della biodiversità
della California.
Utricularia Humboldtii: si trova nella foreste tropicali
perchè richiede un terriccio molto areato (fango puro misto
a corteccia o perlite)
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La storia delle spezie e delle erbe aromatiche
Il termine “spezie” deriva dal latino “species”
che è una merce speciale e di valore che si
differenzia dalla merce ordinaria. Con il
tempo, il termine acquisisce il significato di
oggi, cioè di sostanze vegetali di origine
orientale usate soprattutto in cucina. Per
spezie intendiamo le radici, i fiori, i frutti, la
corteccia e i semi di piante annuali e biennali;
mentre per erbe aromatiche si intendono le
foglie e i germogli delle piante. Si distinguevano dalle spezie e si
caratterizzavano per il profumo particolare, tanto che si pensava fossero dotate
di poteri magici. Furono quindi chiamate “aromatiche”. La natura ci offre una
gamma quasi infinita di odori e sapori. Fin dall’antichità le spezie non venivano
usate solo per conferire sapore ai cibi e per conservarli, ma anche per rendere
efficaci e gradevoli i medicamenti e per onorare gli dei.
I fenici furono i primi uomini d’affari nel commercio delle
spezie tanto che alla fine del XVI secolo, il “prezioso bene”
era chiamato “merce fenicia”
In epoca egizia si faceva largo uso delle spezie, ma questi
prodotti erano riservati ai faraoni e a persone di alto
rango. Erbe e spezie erano utilizzati dagli egizi per
imbalsamare i corpi dei defunti perchè permettevano di
conservare l’aspetto carnale nella vita ultraterrena;
si affermava che i loro profumi favorissero la spiritualità
tra uomini e divinità.
In epoca greca il commercio delle spezie era florido,
affidato a carovane provenienti dall’India che
attraversavano il vicino Oriente Antico, verso l’Egitto
e le coste Libano-Siriane.
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I romani ereditarono dai greci l’uso delle spezie. La spezia più
diffusa e usata era il pepe. Nel 92 d.C. a Roma fu necessario
costruire particolari depositi detti “horrea pipearia” cioè granarie
del pepe. La spezia procurava, a colui che lo utilizzava, la fama di
lussurioso. Tra i banchetti più sfarzosi, gli eccessi alimentari erano
caratterizzati esclusivamente dalla varietà delle piante aromatiche
adoperate, mentre il dosaggio restava nei limiti di una gastronomia
equilibrata.
Nel Medioevo, alcune spezie furono usate per
tingere i panni, dipingere vetri, pelli e preparare
inchiostri. Sempre in questo periodo, il centro
italiano di smistamento delle spezie fu Pavia. A quel
tempo era diffusa l’usanza di pagare indennità di
carica a consoli e ufficiali in spezie pregiate come il
pepe, la cannella, lo zafferano, che venivano offerti
a principi e papi. A partire dal 1200 ci fu
l’introduzione di nuove spezie in cucina (chiodi di
garofano, noce moscata, cardamomo, galanga e
macis), sia per le loro virtù terapeutiche, sia per una
evoluzione del gusto e infine anche per coprire il
sapore forte della carne mal conservata.
Con la Repubblica Veneziana e con i viaggi di Marco Polo, il
commercio delle spezie divenne ancora più florido. La ricerca
delle spezie diminuì a partire dalla fine del XVI secolo e, da
allora, l’uso di queste droghe si è ridotto in modo notevole.
Marco Polo
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La rotta delle spezie
La rotta delle spezie era la via marittima dall’Europa all’India fino alle isole delle
Spezie (Isole Mollucche - Indonesia). La rotta venne aperta tra il XV e il XVI
secolo dai portoghesi. L’apertura della rotta delle spezie è il punto di partenza
dell’espansione europea nel mondo favorendo la nascita del colonialismo. Si
partiva da Lisbona, circumnavigando il Capo di Buona Speranza, si proseguiva
lungo le coste dell’Africa orientale e la costa sud orientale dell’India; da lì si
continuava fino alle Isole delle Spezie, Ambon, Timore e Ternate.
Venivano importate soprattutto spezie come il pepe, chiodi di garofano, noce
moscata e cannella; in Europa avevano un valore immenso.
La ricerca di una via marittima per l’India fu un’iniziativa di Enrico il Navigatore,
portoghese, Principe di Sagres (1394 - 1460), primo duca di Viseu e figura molto
importante dell’inizio dell’era delle scoperte, e fu completata nel 1498 da Vasco
da Gama, esploratore portoghese, primo europeo a navigare direttamente fino in
India. Il successo di questo progetto permise di superare il costo
dell’intermediazione di commercianti arabi, persiani, turchi e veneziani, che
gravava sul prezzo delle spezie orientali.
La rottura del monopolio rese più accessibili i prezzi e fece salire la domanda e
l’offerta di spezie.
L’apertura delle rotte marittime fece diminuire d’importanza le rotte via terra
come la Via della Seta e la Via dell’Incenso.
Le spezie provenienti dall’oriente vennero considerate merci preziose e il loro
possesso fu sinonimo di lusso e ricchezza fino alle soglie dell’età contemporanea.
La rotta delle spezie
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Alcuni Orti Botanici del Veneto
PADOVA
L'Orto Botanico di Padova, fondato nel 1545 su un terreno dei Monaci
Benedettini di Santa Giustina, è il più antico Orto Botanico Universitario del
mondo.
L'Orto Botanico, che conserva tuttora l'originaria ubicazione e quasi inalterata
l’originaria struttura, è stato inserito nel 1997 dall'UNESCO nel “Patrimonio
Mondiale dell’Umanità” come sito culturale, con la seguente motivazione: ”L'Orto
Botanico di Padova è all'origine di tutti gli Orti Botanici del mondo e rappresenta
la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni
tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose
discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica,
l'ecologia e la farmacia.”
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Nell'Orto Botanico di Padova sono presenti, tra l'altro, anche collezioni di piante
con caratteristiche particolari che vengono coltivate all'aperto o in serra.
Nell’Arboretum si trovano alcuni alberi storici: la palma di San Pietro
(Chamaerops Humilis) che è attualmente la pianta più antica dell’orto in quanto
messa a dimora nel 1585; la Magnolia grandiflora probabilmente piantata nel
1786 e ritenuta la più antica d’Europa; il Platano Orientale (Platanus Orientalis)
del 1680 con il fusto cavo; il Cedro dell’Himalaya (Cedrus Deodora) importante
perché si tratta del primo esemplare di questa specie introdotto in Italia nel
1828 e il Cipressi Calvi (Taxodium Distichum) originario delle paludi della Florida
e della Lousiana del 1600, la Metasequoia (Metasequoia Glyptostroboides) specie
conosciuta solo come fossile fino al 1942, poi trovata vivente nella Cina
Occidentale; il Quercus Robur è un frammento di fusto subfossile di una grossa
quercia rinvenuta nel corso di scavi presso Padova e risultata risalente a 2650
anni fa. Essa costituisce un’importante testimonianza della vegetazione della
Pianura Padana.
Un itinerario studiato espressamente per non vedenti e ipovedenti è stato
creato, per la prima volta in Italia, nell'Orto Botanico padovano.
PORTO CALERI, ROSOLINA - RO
Il Giardino Botanico litoraneo di Porto Caleri, uno dei più significativi d’Italia, è
situato nella parte meridionale del litorale di Rosolina Mare. Il Giardino Botanico
è stato realizzato dalla Regione Veneto nel 1990 con lo scopo di conservare un
ambiente naturale unico. Nel Giardino litoraneo sono presenti i primi 5 habitat
previsti dalla direttiva CEE n. 43 del 21/5/1992 che prevede la costruzione della
rete “Natura 2000” in tutta Europa per la salvaguardia degli habitat più
minacciati.
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Si sviluppa per circa 40 ettari ed è formato da una decina di diversi ecosistemi
con circa 220 specie vegetali, sia erbacee che legnose, con delle rarità come le
Orchidee Spontanee, scomparse quasi ovunque. Con modesti interventi, sono
state piazzate una serie di passerelle di legno per non rovinare le dune e la
vegetazione, sono stati tracciati tre percorsi ad andamento circolare e contiguo
di 600, 1650, 2850 metri con tempi di percorrenza rispettivamente di 45, 120,
180 minuti, che attraversano e descrivono, anche con l’ausilio di numerosi
cartellini, gli ambienti naturali litoranei presenti nell’Alto Adriatico. L’elemento
più importante del Giardino Botanico è la pineta, ricca di pini marittimi e
domestici. Piantata tra il 1940 e 1950 dal Corpo Forestale dello Stato per
contrastare l’erosione, si è progressivamente arricchita spontaneamente di rare
orchidee, lecci e olmi. Il percorso si snoda su passerelle tra le zone di acqua
salmastra, attraversa barene (isolotti lagunari) ricoperte di piante, dove si
possono osservare sul fondo cataletti, granchi, novellame, alghe e vegetazione
tipica della salina; il sentiero si conclude sui terreni dunosi dove crescono altre
specie rare.
TAMBRE, BELLUNO
Giardino Botanico Alpino del Cansiglio Giangio
Lorenzoni. Istituito nel 1972 dal professore di
Botanica dell'Università di Padova, Giangio
Lorenzoni, e da Giovanni Zanardo, allora
ispettore dell'Azienda di Stato Foreste
Demaniali, il giardino ha come principale
obiettivo lo studio e la salvaguardia delle specie
botaniche del massiccio Cansiglio-Cavallo,
insieme allo sviluppo dell'attività didattica
conseguente alla sua apertura al pubblico. L'intera area del giardino si compone
di ambienti diversificati che si distinguono per estensione e origine, cosicché
accanto al fitto bosco naturale, che accoglie abete rosso, abete bianco e faggio,
tipici del Cansiglio, troviamo un'ampia zona fatta di prati e pascoli, e un percorso
carsico dal particolare interesse geomorfologico.
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VALEGGIO SUL MINCIO, VERONA
Parco Sigurtà di Valeggio sul Mincio. Scorci
pittoreschi,
panorami
indimenticabili,
numerose varietà floreali, il tutto su una
superficie che si estende per 600.000 mq.
A due passi dal Lago di Garda infatti, sorge
il Parco Giardino Sigurtà, perfetta fusione
di un parco (ovvero un'area boschiva
caratterizzata da alberi ad alto fusto) e di
un giardino (ossia uno spazio delimitato da
aiuole dove si coltivano fiori e piante ornamentali). Acquistato nel 1941 dal
Dottor Carlo Sigurtà, il Parco venne aperto per la prima volta al pubblico il 19
marzo del 1978: da allora quest'oasi naturale ha affascinato migliaia di visitatori
(tra cui ospiti illustri come Premi Nobel e autorità di Stato), tanto da essere
definito da botanici di fama internazionale uno tra i giardini più straordinari al
mondo.
GALZIGNANO TERME, PADOVA
Il Giardino Barbarigo Pizzoni Ardemani del
17° secolo, è uno dei maggiori e integri
giardini
storici
esistenti:
statue,
architetture, ruscelli, cascate, fontane,
laghetti, scherzi d'acqua, alberi ed arbusti, il
grande labirinto, simboleggiano il cammino
dell'uomo verso la perfezione e la salvezza.
Punti focali sono il Bagno di Diana, la Fontana
dell'Iride, la Peschiera dei Venti, il
Labirinto, l'Isola dei Conigli, la Statua del
Tempo fino a giungere alla Fontana della Rivelazione, traguardo del simbolico
percorso.
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STRA - VENEZIA
Parco della Villa Nazionale Pisani - Il Parco di Villa
Pisani occupa un’ansa del fiume Brenta di 10 ettari
di superficie e con un perimetro di 1500 metri. La
Villa è famosa soprattutto per il parco nel quale
appaiono fantasie architettoniche di fontane, di
cancellate, di portali di inesauribili trovate come il
celebre labirinto. Il labirinto vegetale è costituito
da un insieme di passaggi disposti in modo da intersecarsi per rendere difficile
l’uscita da esso. Nonostante lo sviluppo attuale della vegetazione, l’impianto
geometrico settecentesco è ancora evidente. Il Parco viene considerato “La
Versailles del Brenta” sia per la sua estensione sia per le norme classiche di
regolarità e geometria che lo contraddistinguono. In alcuni settori del parco,
tigli, platani, faggi e carpini vengono lasciati crescere liberamente.
IL GIARDINO BOTANICO ALPINO SAN MARCO
Nella parte Nord della Pianura Veneta si può
ammirare l’anfiteatro naturale delle Piccole
Dolomiti Venete. Si tratta di un paesaggio con una
notevole valenza ambientale con una ricchezza
floristica.
In questa zona sorge il Giardino Botanico Alpino
San Marco situato nel Comune di Valli del Pasubio,
in Provincia di Vicenza .
Sin dalla sua istituzione nel 1961 lo scopo è stato
prevalentemente
educativo-didattico,
di
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diffusione della conoscenza della flora veneta. L’area su cui si estende misura
circa 10.000 mq, ha un altitudine di 1150 metri sopra il livello del mare, è
attraversato da un percorso natura di 1 km lungo il quale sono disposti pannelli
illustrativi che descrivono le caratteristiche della vegetazione.
Il suo nome deriva dal Santo cui è dedicata la chiesetta poco lontano da esso. Nel
giardino vengono coltivate moltissime specie provenienti dal territorio limitrofo
delle Dolomiti Venete e in parte dalle Prealpi Venete o dalle Prealpi Meridionali
Orientali.
Attualmente vengono valorizzati gli ambienti naturali come la faggeta, il prato
montano e la zona umida.
Una parte del Giardino, presenta la tipologia della “roccera” ed è gestito dalla
Comunità Montana Leogra-Timochio, mediante collaborazioni esterne.
VENEZIA
ad una situazione in continuo vivere.
Giardino della Fondazione Quercini
Stampalia
Le specie botaniche come il papiro, sono
state scelte e associate ad altri elementi
naturali; l’acqua con il rumore che fa
gocciolando lungo il suo percorso, la luce e
le sue vibrazioni sono i materiali
costruttivi del giardino. Questa parte
dell’opera costituisce il suo aspetto
mutevole, porta il tempo, le stagioni, ad
operare modificando l’opera dando luogo
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I percorsi sensoriali-olfattivi nel Giardino Delle Erbe
Aromatiche e Officinali dell’Istituto Giuseppe Cipriani.
Nel Giardino delle Erbe Aromatiche dell’Istituto Giuseppe Cipriani, le classi
hanno ideato una visita guidata di tipo olfattivo-sensoriale.
Il percorso olfattivo-sensoriale è destinato a tutti coloro che desiderano avere
"un approccio polisensoriale all'ascolto dei sapori".
Il percorso è un'occasione per arricchire il nostro bagaglio culturale
privilegiando strumenti conoscitivi diversi da quelli tradizionali. La stimolazione
olfattiva, colpendo prevalentemente il mondo emozionale rispetto alla
componente razionale dell'individuo, è elaborata per fornire nuovi spunti di
riflessione, nuove curiosità e stimoli ai visitatori, contribuendo ad avvicinarli con
una modalità del tutto inconsueta e accattivante. Il naso è infatti una parte
integrante del sistema limbico, la parte più antica del nostro cervello, ove
risiedono le emozioni e si generano le sensazioni di simpatia, amore, sessualità e
si stratificano la creatività, l'umore e i ricordi. I neuroni interessati dagli stimoli
olfattivi terminano proprio nel sistema limbico.
Spesso un evento è legato a un particolare odore o sapore. Ogni volta che
risentiremo quell'odore, l'evento e gli stati emotivi di quel momento verranno
riportati nel presente. L'uomo, nel corso dell'evoluzione, ha perso l'abitudine ad
esercitare il senso dell'olfatto dato che dei circa 400.000 odori esistenti è in
grado di riconoscerne solo 10.000. L'effetto degli odori dipende soprattutto
dalla memoria a cui sono associati e, in particolar modo, a quelli rassicuranti che
ricordano la casa e la famiglia. A livello terapeutico è possibile agire, attraverso
l'uso dell'aromaterapia, sull'esperienza negativa per trasformarla e gestirla.
L'aromaterapia è conosciuta da circa 6000 anni: gli Egizi facevano gran uso di oli
essenziali per bagni e massaggi. Nell'antica Grecia, Ippocrate, padre della
medicina moderna, li utilizzò oltre che per bagni e massaggi, anche per
allontanare la pestilenza da Atene. I Romani impiegarono invece gli oli per cibi,
bevande e ricette terapeutiche che esportarono fino alla Gran Bretagna.
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Nell'antica Cina erano addirittura usati per curare disturbi psichici e stati
infiammatori.
Il Giardino Aromatico del nostro Istituto ci ha permesso di approfondire la
conoscenza su questo affascinante argomento e di creare una visita guidata che
esaurisce ogni tipo di curiosità rispettando le caratteristiche dei percorsi
sensoriali-olfattivi.
Durante la visita vengono presentate le proprietà terapeutiche di ogni pianta,
senza tralasciare la sua storia e il suo uso gastronomico; di ogni erba si possono
apprezzare i profumi e per alcune anche il sapore.
I percorsi sono strutturati in modo diverso a seconda del target di visitatori.
Abbiamo tenuto conto delle tecniche di comunicazione per rispondere
all’interesse di un visitatore adulto, alla curiosità di un visitatore giovane e alla
giocosità di un bambino nella costruzione di percorsi adatti a ogni età.
Con questa esperienza tutti possono avere un approccio diretto e alternativo con
il mondo della natura.
Nelle pagine seguenti è riportata la piantina del Giardino delle Erbe Aromatiche
ed Officinali del nostro Istituto, divisa in tre percorsi, e la descrizione
scientifica e tecnica di tutte le spezie, con le loro proprietà terapeutiche, il loro
utilizzo in cucina, con la storia e le leggende.
Le schede delle erbe sono numerate e disposte in ordine alfabetico per
facilitarne la lettura e la ricerca, secondo l’indice che troverete di seguito.
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INDICE SCHEDE ERBE AROMATICHE E OFFICINALI
1. ALKEKENGI
2. ALLORO
3. BASILICO
4. BORRAGINE
5. CAMOMILLA ROMANA
6. CERFOGLIO
7. DRAGONCELLO RUSSO, FRANCESE, MESSICANO
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8. ELICRISO ITALICO
9. ERBA CIPOLLINA
10. FINOCCHIO ROSSO, FINOCCHIO VERDE
11. ISSOPO
12. LAVANDA
13. LEVISTICO
14. LIPPIA
15. LUPPOLO
16. MAGGIORANA GENTILE, PERENNE, SIRIACA
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17. MELISSA
18. MENTA
19. NASTURZIO
20. NEPETA CATARIA
21. ORIGANO AUREO, COMPATTO, DICTAMO, GRECO
22. PIMPINELLA
23. PREZZEMOLO NORMALE, PREZZEMOLO RICCIO
24. RABARBARO
25. RAFANO
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26. ROSMARINO
27. RUCOLA
28. SALVIA SCLAREA, SALVIA
ANANAS
MAXIMA, SALVIA
29. SANTOLINA
30. SANTOREGGIA MONTANA
31. SEDANO
32. TIMO
ARANCIO
VOLGARE,
TIMO
AL
LIMONE,
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TIMO
ALKEKENGI
DESCRIZIONE:
Pianta erbacea perenne che può raggiungere dai 30 ai 60 centimetri d'altezza; molto
comune nei boschi di latifoglie e sui ruderi.
Fiorisce da maggio a giugno. L'alkekengi ha
una particolarità: il suo calice forma un involucro di color rosso-arancio dentro il quale
sta racchiusa la bacca. Questa, grande
quanto una piccola ciliegia, matura in settembre. Ha fusto eretto, foglie picciolate,
ovate e romboidali; i fiori sono di colore
bianco.
·
Nome comune: Alkekengi
·
Nome scientifico: Physalis
alkekengi L.
·
Famiglia: Solanaceae
·
Pianta: erbacea
·
Origine: .Europa e Asia
·
Può essere anche chiamato:
Inglese:WinterCherry,
Francese: Coqueret
alkékenge. Tedesco:
Blasenkirsche, Judenkirsche.
Origine del nome:
il nome è di origine araba e significa
«vescica», riportato dagli spagnoli con il
nome alquequenje
Proprietà terapeutiche:
I frutti dell’ Alkekengi hanno azione diuretica, febbrifuga, antigottosa e urolitica. Si
preparano in decotto.
Il frutto è ricco di Tannino, Fisarina
(Alcaloide) e Vitamina C. Possiede molte
proprietà terapeutiche tra le quali spiccano
azioni contro i calcoli renali e vescicali e
come forte diuretico.
Storia:
L'Alkekengi ha origini in Europa e in Asia.
Date le sue proprietà omeopatiche e medicinali è coltivata fin dall'antichità. È un'erbacea perenne e si riconosce facilmente
per i calici che avvolgono la bacca, simili a
piccoli lampioni arancioni. Al tatto il calice
ha consistenza quasi cartacea e spesso è
poroso. Ci si aspetta un petalo, ma se si
cerca di spezzarlo è molto più tenace e resistente .
Uso in cucina:
Le bacche, di sapore acidulo, sono commestibili e possono entrare nella composizione delle marmellate. Consigliato per fare
delle bevande dissentanti.
ALLORO
DESCRIZIONE:
L'alloro è una pianta aromatica diffusa in
tutti i territori dal clima temperato.
È una pianta perenne che si presenta proprio come un albero che può raggiungere i
10 metri. La corteccia è verde-nero e le foglie, ovate sono verde scuro, lucide nella
parte superiore e opache in quella inferiore.
Il loro profumo è inconfondibile.
L’alloro fiorisce a primavera, sbocciano piccoli fiori giallo chiaro.
·
Nome comune: Alloro
·
Nome scientifico: Laurus
Nobilis
·
Famiglia: Lauraceae
·
Pianta: Pianta Arborea
·
Origine: Paesi del
Mediterraneo
·
Può essere anche chiamato:
Lauro (Campania), Doraro
(Veneto)
Origine del nome:
Alcuni sostengono che sia una deformazione della radice “drau” che significherebbe legno, albero, diventata daurus e infine laurus.
Proprietà terapeutiche:
Masticare una foglia di Alloro prima dei pasti aiuta la digestione; le foglie sono ottime
anche come infuso per l’insonnia e i dolori;
le bacche sono eccellenti per l’affaticamento; l’Alloro vaporizzato in acqua calda,
calma la tosse.
Storia:
Nella mitologia greco-romana l'alloro era
una pianta sacra e simboleggiava la
sapienza e la gloria: una corona di alloro
cingeva la fronte dei vincitori nei giochi
olimpici e costituiva il massimo onore per
un poeta che diveniva un poeta laureato.
Da qui l'accezione figurativa di simbolo della vittoria, della fama, del trionfo e dell'onore.
Inoltre era un albero sacro poiché considerato l'albero del dio Apollo.
Leggende e Tradizioni:
Presso i Romani l’Alloro fu pianta divinatoria per trarre auspici: si bruciavano foglie di
Alloro e se queste bruciavano crepitando
segnavano buona fortuna, in caso contrario predicevano sorte avversa.
Negli antichi riti, i contadini romani legavano tre ramoscelli d’alloro con un cordoncino rosso: questo propiziava l’abbondanza
del raccolto, aiutava il grano a maturare e
donava benessere.
Uso in cucina:
L’Alloro viene utilizzato per insaporire stufati, brodi, marinate e minestre, adoperato in
piatti di carne e di pesce, nonché per
insaporire alcuni salumi, ma anche bevande e dolci.
ANETO
DESCRIZIONE:
L’Aneto presenta fusti eretti alti fino a 100
cm. I suoi piccoli fiori gialli sono riuniti in infiorescenze ad ombrelle. Le sue foglie si riconoscono perché presentano particolari
caratteristiche, sono alterne pinnate bluverdi e la lamina divisa in lacinie filiformi.
Le parti dell’Aneto che vengono più utilizzate
sono i frutti, che essendo molto aromatici
sono utilizzati come spezie aromatica.
·
Nome comune: Aneto
·
Nome scientifico: Anethum
graveolens L.
·
Famiglia: Umbrelliferae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Asia sud Occidentali
·
Può essere anche chiamato:
finocchio bastardo.
Origine del nome:
Il nome deriva dal greco « anethon » (Anice), il
quale deriva dall'antico egizio, mentre l'epiteto
specifico graveolens deriva dal latino « gravis
» (pesante, forte) et « olens » (sentore), in quanto ha un un odore forte.
Proprietà terapeutiche:
L’Aneto è utile in caso di gonfiori e coliche:
i suoi oli essenziali sono di sollievo al mal
di stomaco, alleviano dolori al fegato e all’intestino. Una tisana a base di semi d’aneto può aumentare la produzione di latte
nelle donne che allattano, ma attenzione:
un uso eccessivo può ridurre il funzionamento dei reni.
Storia:
Essendo originario dall’Asia, l’aneto era già
conosciuto ai tempi degli arabi e in seguito
dai greci. Secondo le scuole mediche aiutava a prevenire le crisi di epilessia. Per i gladiatori era l’ingrediente fondamentale in
ogni bevanda. In seguito venne utilizzato
dai romani soprattutto per il suo profumo e
come aroma in cucina.
Leggende e Tradizioni:
Uso in cucina:
Fin dai tempi dei greci, dell’aneto vennero
bruciati i semi perché si pensava che il profumo sprigionato potesse portare ricchezza e potere. In ogni casa benestante era
un elemento essenziale. In seguito i suoi
infusi vennero classificati come pozioni d’amore e afrodisiaci.
Oggi è più conosciuto come elisir di bellezza.
Le parti dell’Aneto che vengono più utilizzate in cucina sono: semi e foglie.
Viene usato soprattutto nelle insalate, sulle
patate lesse, nelle marinate e nella salsa
per i pesci.
I semi sono ideali per aromatizzare l’aceto
e le conserve.
ANICE
DESCRIZIONE:
L’Anice è una pianta con fusto rotondeggiante che può raggiungere un metro d’altezza.
Le foglie non sono numerose e appaiono differenti per forma a seconda della posizione
che occupano lungo i fusti. I fiori dell'anice
sono piccoli, biancastri, e disposti in infiorescenze a forma di ombrella.
·
Nome comune: Anice
·
Nome scientifico: Pimpinella
anisum L.
·
Famiglia: Ombrelliferae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Medioriente
·
Può essere anche chiamato:
anansu, anes, ends, zammu.
Origine del nome:
Il suo nome significa "foglie due volte pennate" (bis-pinella) per le foglie, mentre il termine anisum, significa "eccitare".
Proprietà terapeutiche:
L’Anice viene usata come rimedio digestivo
e contro la tosse. Il suo infuso invece si usa
contro i crampi di stomaco.
Questa pianta inibisce i processi fermentativi presenti nell’ intestino e ha un'azione
antispasmodica. Inoltre, tra i suoi effetti
benefici, riduce la flatulenza,nausea e vomito.
Storia:
L'anice è una delle spezie più antiche,
già conosciuta e utilizzata dai Greci, dagli
Egizi e dai Romani per dare gusto alle vivande a base di pollo,maiale, verdure e piccoli biscotti digestivi. Dal Medio Oriente antico si diffuse nel bacino del Mediterraneo
e da lì in Europa, tanto che nel Medioevo
era un ingrediente di numerose ricette in
quasi tutti i paesi. Luigi XIV, che pare andasse matto per il suo aroma, ne ordinò la
coltivazione nei giardini di Versailles.
Uso in cucina:
L'anice possiede una sostanza oleosa, l'anetolo. Viene usato in confetteria e liquoreLeggende e Tradizioni:
ria. La possiamo trovare infatti in numerosi
dolci e pani aromatici, caramelle,e varie
Caterina Sforza, signora di Forlì, realizzava bevande alcoliche, tra cui l'anisette e l'asun tonico distillando tre volte diverse pian- senzio.
te (rosmarino, salvia, basilico, garofano,
menta noce moscata, sambuco, ginepro
cannella,rose bianche e rose rosse e incenso) con l'anice per ottenere quella che lei
chiamava "Acqua celeste".
BASILICO
DESCRIZIONE:
Il Basilico è una pianta annuale erbacea che
presenta fusti eretti che possono raggiungere
un altezza di 60 cm. Le foglie sono ovali di
dimensioni molto variabili a seconda della
specie, così come il colore che varia dal verde
intenso al verde cupo al viola o porpora a
seconda delle varietà. I fiori sono normalmente bianchi o rosei, riuniti in spighe.
·
Nome comune: Basilico
·
Nome scientifico: Ocimum
Basilicum
·
Famiglia: Labiatae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Asia tropicale, India,
Bacino del Mediterraneo
·
Può essere anche chiamato:
Herbe royale (Francese) o
Pistou
Origine del nome:
Il nome Basilico deriva dal termine di lingua
greca basilikon = pianta reale, per la grande
rilevanza conferita a quest’ erba.
Proprietà terapeutiche:
Il Basilico si può utilizzare come infuso per
l’indigestione, il raffreddore, l’influenza, il
mal di testa, la nausea, i crampi
addominali, il nervosismo, la depressione.
Le foglie fresche ingerite aiutano la digestione, mentre usate come impacchi calmano le irritazioni cutanee.
Storia:
Fin dalle antichità i Galli coltivavano il
basilico a luglio/agosto finché è in fiore. I
raccoglitori di questa pianta sacra dovevano sottoporsi a rigidi rituali di purificazione:
lavarsi la mano usata per raccogliere, la
pianta nell'acqua di tre sorgenti diverse;
rivestirsi di abiti puliti; tenersi a distanza
dalle persone impure (ad esempio, le donne durante il periodo delle mestruazioni) e
non utilizzare attrezzi in metallo per tagliare i fusti.
Il basilico era considerato una pianta sacra
in quanto lo si riteneva capace di guarire le
ferite, soprattutto quelle di archibugio; era
quindi un ingrediente dell'acqua rossa vulneraria.
Uso in cucina:
Il Basilico assunse particolare importanza
gastronomica in qualità di ingrediente fondamentale del pesto alla genovese.
Non tutti nell’antichità potevano venire in
I grandi navigatori ne esportarono l’uso in
contatto con la pianta del Basilico: nel Metutto il Mediterraneo.
dioevo per raccoglierlo, si doveva essere
Come erba aromatica fresca si usa nelle
puri e astenersi da contatti con esseri
insalate con pomodori maturi e zucchine.
considerati impuri. Il Basilico si riteneva capace di guarire le ferite, soprattutto quelle
di archibugio; era quindi un ingrediente
dell'acqua rossa vulneraria.Elisabetta da
Messina, eroina del Decamerone di Boccaccio, seppellì la testa del suo amante in
un vaso di basilico annaffiandolo con le
sue lacrime.
Leggende e Tradizioni:
Altre varietà del basilico sono: Basilico Toscano, Basilico Genovese, Basili-
co Verde, Basico Cannella. Si tratta di Basilici che hanno caratteristiche molto
simili alla pianta originale del Basilico.
BASILICO TOSCANO
Il Basilico Toscano è una pianta dalle dimensioni simili a quella del più noto basilico genovese, è caratterizzata da foglie bollose di
grandi dimensioni ed un profumo con aroma
leggermente diverso che ricorda un po’ la
menta.
Il Basilico Toscano è originario dell’India, ma
oggi è prevalentemente coltivato nelle province di Arezzo e Firenze.
Questa pianta viene usata tradizionalmente
per piatti locali. La foglia viene usata nella panzanella, dopo averla spezzettata e
non tritata come si fa con il Basilico Genovese.Questa varietà viene anche utilizzata in salse come il pesto e per altri usi.
BASILICO GENOVESE
Il Basilico Genovese si presenta con altezza
da media a molto alta ed un portamento espanso o cilindrico.
Il Basilico Genovese è stato introdotto il Liguria dai Romani che gli attribuivano proprietà curative.
Coltivato soprattutto nel genovese, si è con
gli anni diffuso in tutta la fascia marittima
della regione.
Caratterizzato da un gusto e un profumo peculiare che lo distinguono da analoghe produzioni realizzate fuori regione, il Basilico
Genovese è venduto fresco soprattutto nel territorio di produzione.
BASILICO VERDE
Il basilico verde è originario delle Indie tropicali e si
trova già da secoli nei paesi mediterranei, cresce solo in luoghi soleggiati e protetti.
Questa pianta fa parte, come la maggiorana, dei legumi da condimento grazie alle loro foglie aromatiche, che diffondono un piacevole profumo di chiodi
di Garofano.
BASILICO CANNELLA
Il basilico cannella è una pianta annuale, dal portamento eretto e le foglie color verde violaceo. In fioritura produce bellissimi fiori violetti, di grandi dimensioni.
In cucina può essere usato in qualunque ricetta che
preveda la cannella, come cucina araba speziata o
ricette di dolci al cioccolato.
E' ottima la tisana, sia da sola che in aggiunta a the
nero.
BASILICO LIMONE
Il Basilico Limone è una pianta aromatica medio
alta e presenta foglie piccole molto simili al basilico ma che tendono ad essere più strette ed emanano un delicato profumo di limone. Fiorisce a tarda estate fino a inizio autunno e i fiori sono di colore bianco.
Le foglie e le sommità fiorite del Basilico Limone
vengono utilizzate per preparare degli infusi che
hanno azione sedativa, antispastica delle vie digerenti, stomachica e diuretica, antimicrobica, antinfiammatoria.
BASILICO ROSSO
Il Basilico Rosso è una pianta erbacea annuale con foglie ovali seghettate di 2-5 centimetri di lunghezza. Il colore delle foglie varia dal rosso cupo a viola.
I fusti eretti, ramificati, hanno una sezione quadrata come molte delle Lamiaceae, ed
hanno la tendenza a divenire legnosi e frondosi.
Il Basilico Rosso è utilizzato in casi di problemi digestivi, si presenta generalmente sotto forma di tisane (infusi) o oli essenziali.
Nelle miniature dei manoscritti del Medioevo, il Basilico è il simbolo dell'odio.
Gli antichi egizi lo consideravano una pianta sacra, usata per le offerte sacrificali: un’
usanza che sembra essere sopravissuta nella chiesa “copta”, cioè tra i cristiano d’Egitto, che si servono delle piantine di basilico come aspersori nei riti di benedizione.
BORRAGINE
DESCRIZIONE:
E’ un'erbacea annuale, le sue foglie sono rugose e ispide, se schiacciate emettono un
succo che ha l'aroma del cetriolo; il suo stelo
è ricoperto di peli pungenti, ma essa merita
di venire coltivata per le sue molte virtù e per
la bellezza della fioritura. Il cespo può facilmente superare il mezzo metro d'altezza e
venir coltivato anche in vaso, purché all'aperto.
·
Nome comune: Borragine
·
Nome scientifico: Borago
officinalis,
·
Famiglia: Boraginaceae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Paesi del Mediterraneo,
Spagna e Marocco
·
Può essere anche chiamato:
Borragine o Borrana
Origine del nome:
Il nome della Borragine deriva dal termine celtico borrach che significa
"coraggio".
Proprietà terapeutiche:
L'olio di borragine è la principale fonte conosciuta dell'acido grasso essenziale denominato acido gamma linolenico, sostanza
prodotta naturalmente anche dal nostro
organismo che viene trasformato poi in
Prostaglandina 1, essenziale per la salute
dell'apparato tegumentario poiché protegge dalle lesioni cutanee, regola la dispersione idrica e svolge azione antinfiammatoria.
Storia:
Era solitamente imbevuta nel vino o nel
brandy e veniva data ai viaggiatori prima di
un lungo viaggio, o ai soldati prima delle
battaglie a partire dall’età del Medioevo.
Essa era sinonimo infatti di coraggio:
“Boraggine porta coraggio”
Leggende e Tradizioni:
Gli antichi romani e i medici della Scuola
medica salernitana consideravano la
Borragine un eccellente rimedio contro la
malinconia.
I francesi e gli inglesi invece la coltivavano
come un ortaggio e ne ricavavano una bevanda fresca estiva.
La borragine è una pianta che fornisce un
nettare molto gradevole; è molto ricercata
dalle api che ne ricavano il miele con un
aroma particolarmente gradevole.
E' uno dei componenti fondamentali del
"preboggion" il mazzetto di erbe aromatiche tipico della cucina ligure.
Uso in cucina:
I fiori canditi si usano per la decorazione
delle torte, freschi si uniscono alle insalate;
le foglie giovani si tritano finemente e si
mescolano crude nelle insalate o nei formaggi freschi, mentre cotte si consumano
come spinaci. Durante la cottura non si deve aggiungere acqua, ma solo un poco d'olio e aglio, dato che il succo della pianta
sarà sufficiente a mantenere l'umidità necessaria.
CAMOMILLA ROMANA
DESCRIZIONE:
La Camomilla Romana è una pianta erbacea
poliennale con fusto ramificato, e raggiunge
un’altezza massima di 30-40 cm. Le foglie,
di forma appuntita, sono delle lacinie sottilissime e brevi. I fiori, riuniti in capolini di 2-3
cm di diametro sono di colore giallo e di forma tubolare al centro, di colore bianco e ligulati all’esterno con forte odore aromatico.
·
Nome comune: Camomilla
romana
·
Nome scientifico:
Chamaemelum nobile
·
Famiglia: Asteraceae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Europa meridionale
·
Può essere anche chiamato:
camomilla di boemia
Origine del nome:deriva dal greco
"khamaimelon" ed è formato da
"chamai = piccolo, nano" e da "mélon
= mela" quindi "piccola mela" a
ricordare il profumo che ricordano
Proprietà terapeutiche:
Tutti conoscono la Camomilla per i suoi effetti antispasmodici e sedativi. Meno note,
ma tutt'altro che trascurabili le altre sue
qualità come per esempio quelle contro il
nervosismo, inappetenza, emicrania, digestione difficile, anemie, febbri intermittenti,
depressione.
Storia:
Nella mitologia egiziana, il fiore della camomilla era dedicato a Ra, gran dio del sole. Gli antichi Greci la consideravano una
panacea pare per la sua fragranza, simile
al profumo delle mele mature. Nel Medioevo veniva coltivata non solo come uso medicinale, bensì per difendere l’orto da eventuali malattie, per rinvigorire le piante deperite o per aumentate la freschezza dei
fiori recisi. Una consuetudine in quei tempi
oscuri, funestati da malattie infettive, era
quella di cospargere quest’erba sul pavimento o di bruciarla lentamente sulla brace del camino come l’incenso.
Uso in cucina:
Leggende e Tradizioni:
La camomilla romana viene utilizzata per
vermuth, vini e liquori di erbe. L’infuso preparato con i fiori freschi o essiccati allevia
l’insonnia e i disturbi digestivi.
Una tradizione del medioevo era quella di
lavarsi con l’acqua di camomilla, un filtro
d’amore per le giovani innamorate, per attirare la persona amata, ma come molte erbe magiche, la raccomandazione era di
raccoglierla durante la notte di San Giovanni prima della mezzanotte, per evitare che
le streghe ci urinassero sopra. Nella simbologia dei fiori fin dall' antichità quest’erba è
la rappresentazione della forza nelle avversità.
CERFOGLIO
DESCRIZIONE:
Il Cerfoglio è una pianta annuale, può crescere sino a un’altezza che varia da 40 a 70
centimetri. Le sue foglie si presentano triforcute e possono arricciarsi ai lati. Sbocciano
piccoli fiori bianchi che creano una forma a
ombrello e i suoi frutti sono oblunghi e ovali.
È un lontano parente del prezzemolo.
·
Nome comune: Cerfoglio
·
Nome scientifico: Anthriscus
Cerefolium
·
Famiglia: Apiaceae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Sud est europeo
·
Può essere anche chiamato:
Anthriscus Cerefolium
Origine del nome:
Cerfoglio: dal latino caerefoliu(m),
greco chairephyllon, composto da
phyllon “foglia”, mentre il significato
del prima parte incerto.
Proprietà terapeutiche:
Una tisana di Cerfoglio stimola le funzioni
digestive e risulta benefico per il fegato e
per la circolazione. Le radici sono un vero
aiuto nella forma di depressione che colpisce talora le persone anziane.
Ha proprietà emollienti perciò è utilizzato
per curare contusioni, punture di insetto,
occhi infiammati dal sole e dal vento, blefariti, geloni e nella preparazione di cataplasmi. Il decotto era usato anche per lavare le parti arrossate dei neonati.
Storia:
E’ una pianta annuale importata in Europa
dai Romani dalla Russia meridionale, dal
Caucaso o dal Medio Oriente.
Nell’impero romano, successivamente nel
medioevo, il Cerfoglio veniva usato per le
sue proprietà terapeutiche.
Uso in cucina:
Leggende e Tradizioni:
Le foglie del Cerfoglio, ricche di vitamina C,
di ferro, magnesio e carotene, sono benefiLe tradizioni legate al Cerfoglio sono princi- che per la salute oltre che gradevoli per il
palmente legate alla cucina e alla tradizio- palato. Vanno aggiunte ai cibi a fine cottune danese. L’uso tradizionale di questa
ra, in modo che mantengano quasi inaltepianta è sicuramente, oltre che in campo rati profumo e poteri. Oltre che in minestre,
culinario,anche in campo salutistico con
verdure, pesci, uova e pollami, sono ottime
uso depurativo,diuretico,epatico.
anche nelle insalate.
Questa pianta viene di solito usata a crudo,
come il prezzemolo, per insaporire moltissime preparazioni: salse, minestre ecc.
CORIANDOLO
DESCRIZIONE:
Il Coriandolo presenta fusti eretti, alti fino a
50 cm. I suoi frutti aromatici e i suoi fiori si
riconoscono per il loro colore bianco, il fiore
inoltre si contraddistingue grazie ai suoi ciuffi che ricordano la forma di un ombrello.
È una pianta annuale che si alza per poco
più di mezzo metro. L’aroma emanato dalle
foglie e dai semi non è piacevole, ma piuttosto repellente e leggermente piccante che
ricorda quello delle cimici.
·
Nome comune: Coriandolo
·
Nome scientifico: Coriandrum
Sativum
·
Famiglia: Apiaceae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Paesi del
Mediterraneo e Oriente
·
Può essere anche chiamato:
Prezzemolo Cinese
Origine del nome:
Il Coriandolo prende il nome dai
suoi semi rivestiti di zucchero che
ricordano comunemente i coriandoli della festa di carnevale.
Proprietà terapeutiche:
Le foglie di coriandolo hanno proprietà stimolanti e tonificanti. Rinforzano lo stomaco e promuovono la relativa azione, alleviano la flatulenza, aumentano la secrezione
e lo scarico di urina e riducono la febbre.
La spremuta del coriandolo è altamente
favorevole nelle mancanze di vitamina A, di
B1, di B2, della C e del ferro.
Storia:
Il Coriandolo è una delle spezie più antiche, come testimoniano le prove del suo
utilizzo risalenti a 5.000 anni fa prima di
cristo.
Questa spezia veniva utilizzata principalmente come una pianta aromatica e medicinale.
Leggende e Tradizioni:
Le antiche notizie sull’ uso medicinale del
coriandolo sono contraddittorie: alcuni ritenevano che fosse velenoso, altri lo consideravano portentoso per guarire la peste, l’epilessia e per rendere indolore il parto.
Le leggende narrano che se si mettono alcuni semi di Coriandolo sotto il cuscino la
notte, aiutava a prevenire la febbre e il mal
di testa.
Gli egiziani in antichità usavano questa
Spezia come offerta in alcune tombe.
Uso in cucina:
Il Coriandolo come Spezia viene utilizzato
molto nelle preparazioni di alcuni salami,
insaporisce carne, pesce e verdure.
Ideale è per profumare funghi e verdure
sott’aceto.
CUMINO
DESCRIZIONE:
E’ una pianta con un fusto sottile e ramificato
alto 20-30 cm. Le foglie sono lunghe 5-10 cm,
disposte a pettine. I fiori sono piccoli, bianchi o
rosa, e disposti a ombrella. Il frutto è un achenio
ovoidale-fusiforme, lungo di 4-5 mm , contenente
un singolo seme. I semi del cumino sono simili a
quelli del finocchio e dell'anice, ma sono più piccoli e di colore scuro. Da non confondere con il
Carvi che presenta frutti simili ma con un aroma
completamente differente.
·
Nome comune: Cumino
·
Nome scientifico: Cuminum
cyminum
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Famiglia: Apiaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Paesi del
Mediterraneo
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Può essere anche chiamato:
Cumino romano
Origine del nome:
La parola "cumino" deriva dall'arabo
"‫ "ﻛﻤﻮن‬Kammon.
Proprietà terapeutiche:
Storia:
Il Cumino è stato usato fin dall'antichità.
Originariamente coltivato nell'Iran e nelle
regioni mediterranee.
Era conosciuto anche nell' antica Grecia e
nell' antica Roma. I greci tenevano il cumino a tavola, in un suo contenitore (più o
meno come si usa con il pepe oggi), e questa usanza è mantenuta a oggi in Marocco.
L'uso del cumino divenne sempre meno
frequente, in Europa (con l'eccezione di
Spagna e Malta) a partire dal Medioevo. Fu
introdotto nel continente americano da
parte dei coloni spagnoli.
I semi di cumino sono una buona fonte di
ferro. fondamentale per mantenere il sistema immunitario in efficienza. Il ferro è particolarmente importante per le donne nel
periodo mestruale, in quanto perdono ferro
ogni mese durante il ciclo. Infine, i bambini
nell'età della crescita, e gli adolescenti,
hanno un bisogno di ferro superiore alla
media, come pure le donne incinte o che
allattano. I semi di cumino potrebbero avere anche proprietà anti-cancerogene.
Leggende e Tradizioni:
il suo utilizzo in cucina è stato spesso associato ad improbabili proprietà magiche
della pianta: presso le popolazioni germaniche si riteneva che il cumino potesse tenere lontani i demoni della foresta e per
questo lo si spargeva sul pane appena cotto; nell’Italia Settentrionale del Medioevo
invece veniva fatto mangiare ai polli perché
si credeva che in questo modo non si sarebbero allontanati. Questa credenza si diffuse a tal punto che spesso le donne facevano ingerire del cumino ai loro mariti, pensando che avesse lo stesso effetto anche
sugli uomini.
Uso in cucina:
Il cumino può essere usato per condire
molti piatti, sia nella forma macinata, sia
con i semi interi Mentre per le salse può
essere aggiunto per dare un sapore in più,
per l'autentico guacamole alla messicana è
un ingrediente essenziale. Il cumino è inoltre stato usato sulla carne, in aggiunta ad
altri condimenti.
DRAGONCELLO RUSSO
DESCRIZIONE:
Il Dragoncello Russo è una pianta perenneha radici legnose che formano dei cespugli
alti fino a 60m. Le foglie sono verdi, sottile,
lunghe e lineari. Il suo aroma è leggermente
aspro anche se ricorda il dragoncello francese.
I fiori sono verdognoli o biancastri e profumati riuniti in pannocchie.
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Nome comune: Dragoncello
Russo
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Nome scientifico: Artemisia
Dracunculus
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Famiglia: Asteraceae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Asia Centrale e Russia
Meridionale
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Può essere anche chiamato:
Estragone
Origine del nome:
Il Dragoncello Russo deriva dalla parola araba tarkoum che significa piccolo serpente o piccolo dragone grazie alla forma delle sue radici.
Proprietà terapeutiche:
L’infuso di Dragoncello Russo può alleviare
l’insonnia e la costipazione. Può essere usato per combattere spasmi e contrazioni.
Masticando la foglie si può alleviare il mal
di denti e il singhiozzo.
È famoso anche per le sue proprietà contro
i reumatismi e per ristabilire il flusso mestruale.
Storia:
Il Dragoncello Russo veniva masticato dagli
antichi greci per alleviare il mal di denti e
anche come coadiuvante per la digestione.
Gli arabi invece credevano che questa erba
avesse il potere di immunizzarli dalla peste
e grazie a questo si diffuse subito in tutta
Europa.
Leggende e Tradizioni:
L’appellativo Dracunculus, portatore sano
di un immaginario magico e stregonesco,
significa “piccolo drago”, ed allude probabilmente alla forma del cespuglio della
pianta o alle radici molto ramificate. La tradizione toscana vuole che la pianta sia stata importata da Carlo Magno in Italia nel
774. Gli Arabi ne facevano grande uso per
prevenire la peste.
Uso in cucina:
Le foglie del Dragoncello Russo, dal gusto
quasi piccante e caratteristico, vengono
utilizzate per insaporire minestre, insalate,
salse, sottaceti o marinate. Particolarmente apprezzata nella cucina francese, la
pianta è indicata per arricchire pietanze di
pesce, carne e pollame.
Altra varietà del Dragoncello è: il Dragoncello Messicano. Si tratta di piante
che hanno caratteristiche molto simili alla pianta originale del Dragoncello.
DRAGONCELLO MESSICANO
Il Dragoncello Messicano è una pianta cespugliosa, presenta foglie lanceolate dal
verde chiaro al verde scuro.
I suoi fiori sono molto piccoli di color bianco
e giallo.
Questa pianta è originaria del Messico.
Masticare una foglia di Dragoncello Messicano è un rimedio contro il singhiozzo, ha il
sapore di anice ed è idea per minestre,
condire crostacei e per piatti a base di uova.
DRAGONCELLO FRANCESE
Il fusto del Dragoncello Francese può
raggiungere il metro e mezzo d’altezza, e
tende a formare cespugli. Le foglie sono,
quando basali, costituite da tre lobi allungati; quando superiori hanno forma lanceolata, apice acuto, margini interi e sono prive
di gambo. I fiori hanno colore bianco/
verdastro e sono raggruppati in pannocchie.
Il Dragoncello Francese ha numerose proprietà aromatiche e digestive: buon antisettico, stimolante e antispasmodico, è tuttavia utilizzato prevalentemente in ambito alimentare.
L’olio essenziale estratto dalla pianta contiene estragolo e occimene.
ELICRISO ITALICO
DESCRIZIONE:
Pianta erbacea con radice a fuso e numerose radichette. Presenta molti fusticini ramosi su cui si innestano le foglie lineari di color
cinerino. I fiori sono riuniti in capolini di colore giallo. Il frutto è un achenio, fiorisce in estate, inoltre il suo odore ricorda la liquirizia.
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Nome comune: Elicriso italico
Nome scientifico:
Helichrysum italicum
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Famiglia: Asteraceae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Italiana e Europa
mediterranea
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Può essere anche chiamato:
Immortale, tignamica.
Origine del nome:
etimologia del nome Elicriso deriva
da due vocaboli greci helios= sole,
krousos = oro e ricorda il brillante
colore dorato dei fiori.
Proprietà terapeutiche:
L’ Elicriso Italico contiene l’elicrisene, sostanza ad azione diaforetica. Infatti viene
utilizzata per sedare tosse, per attenuare
gli eccessi di asma e le infiammazioni di
origini allergica. Inoltre viene utilizzato per
sanare eczemi, ustioni, eritemi solari e geloni.
Storia:
L'Elicriso era già conosciuta dall'epoca più
antica e le sue proprietà mediche molto stimate. E' citato in antichi documenti ritrovati presso le rovine di Assur, capitale dell'antica Siria. Ippocrate inoltre curò con essa i
malati polmonari (soprattutto la tisi). Nel
medioevo, per opera degli arabi, ne vennero scoperte le interessanti applicazioni topiche, mentre nel periodo rinascimentale
venne ufficialmente introdotto nel prontuario farmaceutico come rimedio per l'asma,
per la trachea e per gli abbassamenti di
voce.
Uso in cucina:
Leggende e Tradizioni:
Le foglie dell’elicriso hanno un profumo
particolare, simile alla nota mistura di spezie orientali detta curry, ma decisamente
Nell’antichità veniva considerata un po’
più delicata. Inoltre tritando l’erba aromamagica per la sua proprietà di
rendere la pelle morbida e tonica. Per que- tica e mescolarla ad altre erbe si crea un
misto da grigliata eccellente. L’elicriso inolsta caratteristica veniva tenuta in
grande considerazione dalle signore di una tre, unito a risotti e frittate, dona un sapore
speciale “di sole”.
certa età, alla cui pelle dava un
aspetto decisamente più giovane. In Sardegna veniva utilizzato anche per fare
l’imbottitura dei sacconi usati come materassi. La tradizione narra che il profumo
conciliasse il sonno e, per contatto, alleviasse i dolori delle ossa.
ERBA CIPOLLINA
DESCRIZIONE:
L’Erba Cipollina è una pianta aromatica caratterizzata da un bulbo sottile e allungato
dal quale partono gli steli cavi della pianta
che si presentano con un colore verde brillante. La struttura degli steli è elastica e nella cima nascono piccoli fiori rosa-lilla a forma di giglio.
L’aroma ricorda la cipolla, ma essendo molto lieve si disperde facilmente.
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Nome comune: Erba cipollina
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Nome scientifico: Allium
schoenoprasum L.
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Famiglia: Liliaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Europa, America del
nord e Asia
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Può essere anche chiamato:
erba scigulina.
Origine del nome:
L’origine del nome deriva dal greco
"schoenos", giunco e "prasos", porro,
perché le foglie ricordano quelle di
piccoli giunchi ed il loro gusto
assomiglia a quello del porro.
Proprietà terapeutiche:
L’Erba Cipollina gode di proprietà digestive,
e stimolanti per l’appetito, inoltre i suoi
principi attivi combattono la tubercolosi, e
viene utilizzata sulle punture d’insetto per
alleviare il dolore e il prurito.
Storia:
L’Erba Cipollina è conosciuta fin dai tempi
dei Romani, ma iniziò ad essere coltivata
sistematicamente solo ai tempi del
medioevo.
Uso in cucina:
Leggende e Tradizioni:
L’Erba Cipollina è molto utilizzata in cucina,
per dare sapore alle insalate e per insapoLe antiche notizie sull’uso dell’Erba Cipolli- rire piatti di pesce e formaggi morbidi. Grana risalgono al tempo dei romani, ma iniziò zie all’Erba Cipollina si possono realizzare
delicate salse.
a essere utilizzata come erba aromatica
solo nel medioevo dove si utilizzavano le
foglie come rimedio contro le punture di
insetto.
FINOCCHIO VERDE
DESCRIZIONE:
Il Finocchio Verde è una pianta dalle caratteristiche foglie composte. Queste piante danno origine a un arbusto di forma arrotondata. Il Finocchio è di taglia piccola, può raggiungere i 70 cm di altezza; in inverno assume una colorazione verde. Si tratta di piante
sempreverdi, che quindi mantengono le foglie per tutto l'arco dell'anno. Tutte le parti
della pianta emanano un intenso odore.
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Nome comune: Finocchio
Verde
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Nome scientifico: Foeniculum
vulgare
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Famiglia: Apiaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Paesi dell’Asia Minore
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Può essere anche chiamato:
Finocchio selvatico
Origine del nome:
Il termine finocchio deriva da foenum =
fieno, per la sottigliezza delle foglie e per il
suo intenso odore aromatico o forse perché un tempo veniva impiegata come foraggio.
Proprietà terapeutiche:
Storia:
I semi di finocchio sono conosciuti fin dai
tempi dei Babilonesi per le loro proprietà
terapeutiche; i Greci utilizzavano invece la
pianta a scopo ornamentale e simbolico,
durante le feste per il culto di Dionisio. Nell'antica Roma, i medici prescrivevano il finocchio contro i disturbi mestruali e digestivi, la tosse e la debolezza visiva
Il Finocchio Verde è d'aiuto contro i disturbi
gastrointestinali, come i gonfiori e le coliche, in caso di stipsi, diarrea, gastriti, nausea e vomito. Grazie alle sostanze contenute, la pianta stimola l'appetito e la digestione, riscalda, aumenta la montata lattea e
lenisce il mal di testa. Utilizzato per bagni
oculari, il finocchio combatte la stanchezza
e le irritazioni. L'essenza estratta dalla
pianta scioglie i crampi e svolge un'azione
antibatterica.
Leggende e Tradizioni:
Gli antichi Romani apprezzavano molto il
Finocchio, e lo mangiavano sia per il buon
sapore che per la credenza tradizionale
che fosse utile nel controllare l'obesità. Anche il nome orginario greco per il Finocchio
derivava dalla parola "maraino," che significa dimagrire. Il Finocchio era considerato
una delle nove erbe sacre per curare le
malattie, nel Medioevo. Si credeva anche
che tenesse lontani gli spiriti maligni, motivo per il quale veniva infilato nelle serrature e appeso alle porte, soprattutto alla vigilia di Ferragosto. Carlo Magno era un grande estimatore delle proprietà curative del
Finocchio, che anche oggi è usato come
rimedio per le coliche, come rinfrescante
dell'alito e come digestivo. Nel 1800 si riteneva che il Finocchio era essenziale in ogni
giardino imperiale.
Uso in cucina:
In cucina si possono usare tutte le parti del
finocchio. Il bulbo si può mangiare crudo
nelle insalate oppure lessato e gratinato e
si può aggiungere agli stufati o soffritti in
padella. Le foglie s’usano fresche e sminuzzate per insaporire minestre, insalate e
formaggi. I semi invece si accompagnano
bene a tutte le carni grasse, in particolare
a quelle di maiale e hanno la proprietà di
renderle più digeribili. Si usano inoltre per
aromatizzare l'acqua in cui si lessano le castagne, per profumare le olive nere o i fichi
secchi. Ottimo per irrorare il pesce arrosto
è l'aromatico olio al finocchio, ottenuto lasciando macerare alcuni gambi essiccati.
Un’altra varietà del Finocchio Rosso è il Finocchio Rosso.
Si tratta di semilavorati che hanno caratteristiche molto simili alla pianta originale del
Finocchio.
FINOCCHIO ROSSO
Il Finocchio Rosso è una pianta biennale o perenne
rustica che può superare il metro di altezza. Presenta foglie filiformi deliziosamente aromatiche che una
volta mature assumono un colore viola che tende al
marrone. Il Finocchio Rosso può resistere anche a
temperature molto rigide ma teme i ristagni d’acqua.
I semi di Finocchio Rosso, come quelli del finocchio
comune, favoriscono la digestione riducendo le flatulenze e combattono l’alitosi. Le foglie, se tritate e aggiunte a yogurt bianco magro, aiutano a detergere le
pelli grasse.
Il Finocchio rosso viene utilizzato in cucina come accompagnamento per tutte le carni grasse, in particolare a quelle di maiale che rende più digeribili. Viene
utilizzato inoltre per aromatizzare l'acqua in cui si
lessano le castagne, per profumare le olive nere o i
fichi secchi. Ottimo per annaffiare il pesce arrosto è l'aromatico olio al finocchio, che
viene preparato lasciando macerare i gambi essiccati.
ISSOPO
DESCRIZIONE:
E’ un suffrutice, con portamento cespuglioso
ed altezza variabile dai 50 agli 80 cm. Le
foglie lunghe circa 3 cm, sono lanceolate,
opposte, sessili, unite all’ascella da un fascetto di foglie più piccole. I fiori compaiono
in estate, ravvicinati nella parte alta dei rametti formanti una infiorescenza a spiga unilaterale; hanno colorazione variabile dal
blu al violetto. Tutta la pianta ha odore forte,
aromatico e sapore pungente. Il frutto è
composto da quattro acheni racchiudenti il
seme.
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Nome comune: Issopo
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Nome scientifico: Officinalis
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Famiglia: Labiatae
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Pianta: Suffruttrice
·
Origine: originaria dell'Europa
del sud e dell'Asia occidentale
cresce spontaneamente in
prevalenza nelle zone
montane dell'Italia del nord
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Può essere anche chiamato:
Hyssopus angustifolius
Origine del nome:
Dal latino hyssopu(m), greco hyssopos,
di origine semitica. Alcuni autori fanno
risalire l’origine del nome all’antico ebraico esob o ezob, con il significato di
“erba santa”.
Proprietà terapeutiche:
L'Issopo contiene olio essenziale, tannino,
colina, glucosidi, flavonoidi.Le sue proprietà sono: caminativo, antispasmodico, depurativo, stomachico, stimolante, cicatrizzante.
Storia:
Nel passato possedeva significati
simbolici che sono popolare testimonianza
delle sue virtù benefiche non solo per il
corpo, ma anche per lo spirito.Nella religione ebraica,la pianta è in qualche modo collegata alla simbologia della Pasqua: infatti
con i rami di issopo gli ebrei spruzzarono di
sangue di agnello le porte delle loro case,
come riconoscimento per l'angelo del Signore che seminò la morte tra gli egiziani,
prima dell'esodo dall'Egitto. Gli antichi conoscevano dell'issopo anche impieghi pratici: a esempio, succedeva spesso che la
carne fosse troppo frollata: l'aggiunta di alcune foglioline di issopo nella cottura garantiva un ottimo aroma e nello stesso
tempo evitava il rischio di avvelenamento
da cibi avariati.
Leggende e Tradizioni:
L’issopo è un potente strumento esorcistico. Infatti se volete tenere lontane influenze negative ricordate di seguire il comportamento delle antiche donne ebree e tenete in casa un rametto di issopo.
Uso in cucina:
L'issopo viene utilizzato per profumare liquori, ad esempio il Chartreuse. Sommità
fiorite raccomandate come condimento di
minestre (zuppa di castagne al'Issopo) e
ragù, salse ripiene ed intingoli.
LAVANDA
DESCRIZIONE:
La Lavanda è una pianta annuale sempreverde. Le sue foglie sono verde argenteo con
forma stretta allungata. Crescono molto rapidamente fino a formare un cespuglio che
può superare il metro di altezza.
In estate fiorisce con piccoli fiori molto profumati di colore viola raggruppati in spighe
che emanano un buon profumo.
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Nome comune: Lavanda
angustifolia
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Nome scientifico: Lavandula
officinalis
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Famiglia: Labiateae
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Pianta: Cespugliosa
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Origine: Paesi del Mediterraneo
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Può essere anche chiamato: Nardo,
Spica
Origine del nome:
Lavanda: dal latino lavanda, gerundio
di lavare,
perché usata per profumare l’acqua
per i lavaggi e le abluzioni.
Proprietà terapeutiche:
La tisana a base di fiori di lavanda cura
stati ansiosi, mal di testa, flatulenza, nausea, capogiri e alitosi. Proprietà terapeutiche: antisettiche, antispasmodiche, sedative, aromatiche, bechiche.
Storia:
La lavanda è stata ed è l'elemento base
per la preparazione dei pot-pourri per profumare la casa fin dal lontano 1700.
Nell'antichità la lavanda era usata non solo
per il suo profumo e per l'igiene personale
Uso in cucina:
ma anche come disinfettante: nel Medioevo e fino al 1700 si cospargevano e si stro- Nonostante le virtù della Lavanda siano esfinavano i pavimenti utilizzando la lavanda senzialmente legate alla sua profumaziocome disinfettante.
ne, alcuni autori ne indicano utilizzi culinari
per insaporire, con altre erbe aromatiche,
piatti di carne; per profumare delicatamente le marmellate; per candirne i fiori; per
preparare vino ed aceto aromatizzati.
Leggende e Tradizioni:
Esiste anche una ricetta per il pollo alla
La spiga è considerata un amuleto contro Lavanda.
le disgrazie ed i demoni e si dice che sia
anche un talismano per portare prosperità
e fecondità. La lavanda è l'essenza astrale
del segno zodiacale dell'Ariete.
LEVISTICO
DESCRIZIONE:
E’ una pianta erbacea perenne vigorosa che
può raggiungere i 2 metri di altezza. Ha un
lungo fusto a stelo, tondo, cavo, fistoloso,
che si ramifica verso la cima e presenta sfumature rossastre. Le foglie grandi, incise e
dentate nella parte superiore, intere nella
metà inferiore, lucide, quelle giovani sono
molto simili a quelle del sedano da coste coltivato negli orti e sono inserite alterne sullo
stelo, con un lungo picciolo cilindrico rosso.
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Nome comune: Levistico
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Nome scientifico:Levisticum
officinalis
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Famiglia: Apiaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Persia
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Può essere anche chiamato:
sedano di montagna,
prezzemolo dell’amore
Origine del nome:
il suo nome deriva dal termine latino “Levare”, cioè togliere o alleviare
poiché ha proprietà di lenire i piccoli
mali.
Proprietà terapeutiche:
La radice di Levistico manifesta attività
Diuretica, in particolare determina una diuresi con eliminazione di acqua e non di Sali. L’azione è dovuta all’olio essenziale. La
pianta viene utilizzata per trattare rigonfiamenti di tipo edematoso, come ad esempio
l’edema ai piedi, la renella, la ritenzione
idrica.
Storia:
Denominazione comune di una specie perenne appartenente alla famiglia delle
ombrellifere, originaria delle regioni meridionali dell'Europa e naturalizzata anche
negli Stati Uniti.
Uso in cucina:
Leggende e Tradizioni:
Il Levistico viene coltivato sia a scopo ornamentale, sia per i semi le foglie e i frutti utilizzati in cucina come aromatizzanti in virtù
del loro aroma simile a quello del sedano;
nelle radici è, invece, contenuto un olio impiegato nella produzione di liquori e di profumi.
In cucina le foglie e i gambi tritati vengono
usati per insaporire minestre, stufati, bolliti, insalate, brasati, con le patate, i legumi,
frittate, nelle preparazioni di dadi per brodo, per aromatizzare i distillati e digestivi.
La radice viene grattugiata cruda o ridotta
in polvere e utilizzata come condimento. I
semi aromatici possono essere aggiunti al
riso o alla pasta di pane per preparare
focaccine, biscotti ecc.
LIPPIA
DESCRIZIONE:
Pianta cespugliosa perenne dal portamento
eretto.
Normalmente raggiunge l’altezza di circa un
metro, ma in condizioni climatiche favorevoli
può arrivare a tre metri, teme il gelo e predilige esposizioni soleggiate e protette dal vento. Fiorisce in agosto-settembre con piccoli
fiori bianchi sfumati di rosa, raccolti in spighe che formano una pannocchia alla sommità dei rami.
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Nome comune: Lippia
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Nome scientifico:Aloysia
Triphylla
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Famiglia: Verbenaceae
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Pianta: cespugliosa
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Origine: America del Sud
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Può essere anche chiamato:
Cedrina, Citronella, Eloisa,
Erba Luigia.
Origine del nome:
La Lippia prende il nome dal naturalista italiano Augusto Lippi, noto per
i suoi viaggi in Egitto alla fine del
Seicento, dove si riteneva ne fosse
stato lo scopritore.
Proprietà terapeutiche:
La Lippia presenta proprietà antinevralgiche, antispasmodiche, eupeptiche e stomachiche. La Lippia è una della poche
piante con le quali si possono ottenere tisane che, oltre ai principi curativi, abbiano
anche un gradevole sapore.
Per chi soffre di cefalea si consiglia di preparare un sacchettino di stoffa da mettere
sotto il cuscino, contenente Lippia, lavanda
e maggiorana.
Storia:
La Lippia è una pianta originaria dell’America meridionale e in Europa è stata importata verso la fine del 700 dagli Spagnoli
che ne apprezzarono le proprietà odorose,
cominciando ad utilizzarla in profumeria
per la sua delicate fragranza di limone.
Uso in cucina:
In cucina si usano le foglie della Lippia per
aromatizzare olio e aceto, bevande, dolci e
Leggende e Tradizioni:
ogni piatto che richiede l’aroma del limone.
Macerate in alcool, secondo diverse ricette
Questa pianta considerata sacra non pote- gelosamente custodite e tramandate di
va venire a contatto con il ferro e quindi,
famiglia in famiglia, le foglie di Lippia offriper la sua raccolta, si utilizzavano attrezzi vano, in tempi trascorsi, casalinghi liquori,
d’oro. I Galli e i Bretoni ne utilizzavano l’in- aperitivi, stimolanti e digestivi.
fuso per lavare gli altari sacrificali. Gli ambasciatori di pace si definivano
“verbenari”, in quanto si presentavano con
un rametto di questa pianta in mano.
LUPPOLO
DESCRIZIONE:
Il luppolo presenta foglie cuoriformi,
picciolate, opposte, munite di 3-5 lobi
seghettati. La parte superiore della foglia è
ruvida al tatto, la parte inferiore è invece
resinosa.
La fioritura avviene in estate. Il luppolo
predilige ambienti freschi e terreni fertili e
ben lavorati. Cresce spontaneamente sulle
rive dei corsi d'acqua, lungo le siepi, ai
margini dei boschi, dalla pianura fino ad
un’ altitudine di 1.200 metri se il clima non
è troppo ventoso ed umido.
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Nome comune: Luppolo
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Nome scientifico: Humulus
Lupulus
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Famiglia: Cannabaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Paesi del Oriente
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Può essere anche chiamato:
Vite nera, lupola, orticaccio,,
livertizio
Origine del nome:
Dal latino humus: terra, per la posizione prostrata dei fusti, ma c’è chi
dice che derivi dal latino lupus =
lupo, perché arrampicandosi sui
ramoscelli li soffoca. .
Proprietà terapeutiche:
Le proprietà terapeutiche del Luppolo sono
presenti solo nei 'coni' (infiorescenza femminile); si essiccano all'ombra e si conservano in vasi di vetro al riparo dalla luce e
dall'umidità. Le proprietà dei coni del luppolo sono: sedative del sistema nervoso
centrale, toniche, depurative, eupeptiche e
ipnotiche. Sono indicati nell'ipereccitabilità
nervosa (nervosismo), insonnia, dispepsie
atoniche (cattiva digestione) e anoressia
infantile.
Storia:
Fin dall’antichità furono i monaci del Medioevo a introdurre l’uso del luppolo per la
produzione della birra e ad avere il monopolio produttivo per molti decenni, nonché
la libertà di sperimentare le ricette più varie e fantasiose. Dal 1516 con l’editto Reinhetsgebot, stabilì in Bavaria l’obbligo di utilizzare nella formulazione soltanto malto
d’orzo, luppolo e acqua.
Leggende e Tradizioni:
Si narra che nell'antico Egitto i bambini facevano sacrifici di birra, frutta e focacce al
dio della scrittura Thout mentre bevevano
una ciotola di birra dopo essersene bagnati
gli occhi e la bocca.
La birra a bassa gradazione o diluita con
acqua e miele veniva data ai bambini durante lo svezzamento, quando le madri non
avevano più latte.
Si narra che la nascita del popolo irlandese
sia dovuta ai Fomoriani, creature mostruose dal becco aguzzo con gambe umane
che avevano l'immortalità e la potenza grazie al segreto della fabbricazione della birra che fu loro sottratto dall'eroe di Mag
Meld, una specie di Prometeo irlandese.
Uso in cucina:
In cucina i getti apicali della pianta di luppolo selvatico vengono raccolti in primavera (marzo-maggio) e utilizzati come il più
comune asparago. Da notare come, a differenza della maggior parte dei germogli utilizzati per uso culinario, i getti di luppolo
selvatico siano più gustosi quanto più sono
grossi.
MAGGIORANA GENTILE
DESCRIZIONE:
Il fusto della Maggiorana Gentile è eretto,
quadrangolare, alto fino a 60 cm, ramificato
e nella parte superiore di colore rossastro è
ricoperta da una fitta peluria. Le foglie sono
piccole a margini lisci, provviste di un corto
picciolo, ricoperte da una densa peluria che
le danno un aspetto molto vellutato. I fiori di
colore bianco-rosato sono raccolti in spighe.
Il frutto è una capsula ovale che a maturità
ha una colorazione scura. Tutta la pianta di
Maggiorana emana un forte profumo aromatico caratteristico.
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Nome comune: Maggiorana
Gentile
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Nome scientifico: Origanum
majorana
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Famiglia: Labiatae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Africa nord-orientale e
dell'Asia centrale.
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Può essere anche chiamato:
Majorana hortensis
Origine del nome:
Maggiorana: di etimologia incerta;
forse dal latino amaracus, greco
amàrakos, con significato di pianta
odorosa.
Proprietà terapeutiche:
La maggiorana è un'erba molto ricca di vitamina C, di oli essenziali, tannini e acido
rosmarinico. Le sue proprietà sono: antispasmodica, espettorante, sedativa, antisettica, tonica, stimolante, carminativa.
Storia:
La Maggiorana Gentile fu nota fin dall’antichità perché veniva considerata il simbolo
della felicità.
Molto in voga erano le terme dove si potevano fare bagni e saune nelle cui acque
erano versati profumi e vini speziati.
Dopo la sauna che inaridiva la pelle, gli antichi si trasferivano negli “Unctoria”, dove si
facevano frizioni con ungenti a base di erbe aromatiche tra cui la maggiorana.
Leggende e Tradizioni:
I Greci ritenevano la maggiorana un dono
di Afrodite e quindi la associavano all'idea
di felicità. Dal Medioevo essa fu sempre
coltivata negli orti europei; pare che le sue
foglie strofinate sui mobili e sui pavimenti
di legno li rendano particolarmente lucenti;
le foglie e fiori racchiusi in sacchetti odorosi profumano delicatamente la biancheria.
Uso in cucina:
Quest'erba è strettamente affine all'origano. Perché mantenga intatte le sue proprietà va consumata cruda, dopo averla ben
tritata, va aggiunta alle pietanze negli ultimi momenti della cottura. È ottima per le
carni, nei ripieni e negli umidi.
Altre varietà della Maggiorana Gentile sono: Maggiorana Perenne e Maggiora-
na Siriaca. Si tratta di semilavorati che hanno caratteristiche molto simili alla pianta
originale della Maggiorana.
MAGGIORANA PERENNE
La Maggiorana è una pianta perenne, originaria dell’Africa del nord e dell’Asia centrale, è
una specie del genere Origanum; la pianta si
presenta legnosa alla base, con fusti eretti alti
25-90 cm. Le foglie sono piccole, munite di
picciolo e di una leggera peluria, verdi su tutte
e due le facce, intere e a margine liscio. I fiori
sono bianco rosati, odorosi. La fioritura avviene nei mesi più caldi. Viene impiegata come
aromatica in cucina per l'odore ed il gusto delicato. L’olio esenziale della Maggiorana Perenne, viene utilizzato come un ottimo antisettico, anche per il meteorismo e la flatulenza. La Maggiorana, migliora i processi di digestione, alleggerendo così il distretto epatico, come coadiuvante, nel trattamento degli stati depressivi e ansiosi, dell'emicrania e della cefalea di origine nervosa. Può essere utilizzata in caso di naso chiuso, raffreddore, così come per l'igiene della bocca e come collutorio per gargarismi
contro l'infiammazione della mucosa orofaringea.
MAGGIORANA SIRIACA
La Maggiorana Siriaca è una pianta erbacea a fusto
lungo, con fiori di colore bianco; la fioritura di questa
pianta avviene nel periodo che va da aprile a settembre.
Il suo habitat naturale è la macchia mediterranea,
ma è presente anche nelle foreste e nella vegetazione montana.
La Maggiorana Siriaca è un ottimo elemento curativo
grazie al pregiato olio volatile che accoglie. Con dei
suffumigi, l’olio essenziale viene inspirato per placare tosse, molto utile per le malattie da raffreddamento.
In aromaterapia l’impiego è vasto: buon stimolante
per i nervi, placa gli stati d’ansia, stress emotivo,
eccellente per la concentrazione; tonifica i muscoli,
placa i dolori articolari da reumatismi, regola la pressione sanguigna.
MELISSA
DESCRIZIONE:
La Melissa è una pianta erbacea spontanea,
perenne. Può raggiungere dai 40 ai 100 cm
di altezza, ha foglie di un colore verde intenso in superficie e verde chiaro nella parte
inferiore. Il loro aspetto ricorda quello dell’ortica e il profumo ricorda l’aroma di limone.
I fiori sbocciano a Giugno e sono di colore
bianco con lievi sfumature rosa a forma di
calice.
·
Nome comune: Melissa
·
Nome scientifico: Melissa
Officinalis
·
Famiglia: Labiateae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Europa meridionale e
Asia occidentale
·
Può essere anche chiamato:
Cedronella, Erba cedrina
Origine del nome:
Il nome Melissa deriva dalla radice indoeuropea "Mel", che significa “miele”. In
greco significa pianta delle api, a dimostrare la predilezione che questi insetti
hanno per la pianta.
Proprietà terapeutiche:
In fitoterapia, della melissa sono utilizzati
soprattutto le foglie ma anche i fiori e gli
steli. Attualmente la Melissa officinalis viene impiegata come sedativo negli stati
d'ansia.
Storia:
Per la popolazione greca era ritenuta sacra
ad Artemide, ed è sempre stata usata come pianta medicinale capace di risolvere
qualsiasi problema.
Nel X secolo gli arabi la utilizzano contro la
malinconia.
Nel medioevo era usata per evitare la calvizia, come ingrediente per gli incantesimi
d’amore e per curare morsi di cani rabbiosi.
Uso in cucina:
Stimola la digestione. Si abbina con tutte
le insalate, le zuppe, le marinate ed è adatLeggende e Tradizioni:
ta per preparare bevande con menta e sucLa Melissa è una pianta nota nella tradizio- co d'arancio.
ne erboristica per la spiccata proprietà di
agire favorevolmente sulle funzioni fisiologiche espletate dagli organi dell'apparato
gastro-intestinale e concorre al mantenimento del naturale sviluppo di gas da cui
dipendono l'assenza di gonfiori e tensioni.
Svolge anche un'apprezzabile azione rilassante.
La Melissa in epoca antica veniva tradizionalmente piantata dinanzi alla porta di casa per allontanare gli spiriti maligni.
MENTA GLACIALE
DESCRIZIONE:
La menta glaciale è una pianta erbacea perenne. Le sue foglie si presentano con un
colorito verde intenso ed emanano un forte
odore dolciastro che però non permette largo uso in cucina.
La sua forma ricorda quella dell’ortica con
foglie appuntite e leggermente seghettate
con sfumature violacee.
·
Nome comune: Menta glaciale
·
Nome scientifico: Mentha
acquatica
·
Famiglia: Lamiaceae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Zona mediterranea
·
Può essere anche chiamato:
Menta d’acqua, Mentastro,
Menta bianca, Mentone.
Origine del nome:
Il nome del genere è quello greco,
quello specifico deriva dall’habitat
dove cresce.
Proprietà terapeutiche:
La Menta Glaciale viene utilizzata come infuso (tisana) o tintura (alcolica o vinosa)
per favorire la digestione e bloccare le fermentazioni intestinali, stimolare le secrezioni biliari, eliminare la nausea, singhiozzo
e gli spasmi in genere.
Ma attenzione: le preparazioni bevibili se
usate a lungo ed in quantità eccessiva,
possono dar luogo a fenomeni ipnotici e di
intolleranza gastrica.
Storia:
Questa pianta era molto apprezzata dagli
antichi per le sue proprietà curative tanto
che nel papiro Ebers viene menzionata tra
le erbe più preziose. Non è quindi un caso
che per gli Egizi, la Menta fosse sacra, sia
ad Iside che al Dio della medicina Thot: solo ai sacerdoti veniva concesso di utilizzarla. Anche Greci e Romani la tenevano in
grande considerazione.
Leggende e Tradizioni:
Una leggenda greca narra che Proserpina
regina dell’ Ade, sorprese il marito Plutone
in amorosi colloqui con una giovane fanciulla di nome Menthes della quale il dio
degli inferi si era perdutamente innamorato. Infuriata Proserpina, per vendicarsi, trasformò la bella giovane in una pianta, la
Menta che da allora è simbolo del freddo,
del timore e dell’ardore dell’amore.
Uso in cucina:
Le foglie e i fiori freschi vengono usati nella
preparazione di insalate miste, salse e marinature per carni e pesce, giardiniere di
legumi e fagioli, per insaporire macedonie,
gelatine, confetture, pasticceria, bevande
analcoliche, sciroppi, succhi, grappe, liquori, amari, e la preparazione di caramelle e
gomme da masticare.
Altre varietà della menta sono: Menta Fruttata, Menta Romana, Menta Fragola, Menta Valdostana, Menta Melaverde. Si tratta di semilavorati che hanno caratteristiche molto simili alla pianta originale della Menta.
MENTA FRUTTATA
La menta fruttata ha graziose foglie arrotondate e un aroma di frutta con una leggera
predominanza di profumo di mela. Aromatizza
qualsiasi piatto a base di frutta, intensificando specialmente il sapore di quelli che vedono protagonista le mele (torte, crostate,
mousse, frittelle) e dà una nota fruttata alle
bibite estive.
Le menta fruttata è una pianta vivace che
cresce nelle zone calde e soleggiate. Queste
nuove varietà di menta non danno più germogli e non si riproducono in modo vegetativo.
MENTA ROMANA
La Menta Romana presenta steli rossastri, foglie lunghe e i fiori rosati si presentano a forma di spiga allungata. È una varietà della
"longifoglia" ha foglie ovali allungate, dentateQuesta pianta aiuta la digestione e la respirazione. Cura i raffreddamenti e il prurito della
pelle, aumenta la forza fisica, allontana le preoccupazioni. È il simbolo dell'ospitalità.
MENTA FRAGOLA
La Menta Fragola presenta foglie allungate e appuntite. Cresce in terreni caldi e soleggiati.
Il suo retro-profumo ricorda quello della fragola.
MENTA VALDOSTANA
La Menta Valdostana si presenta con piccole foglie rotonde e anch’essa cresce in terreni caldi e
soleggiati. Ha un profumo molto intenso che ricorda quello della classica menta.
MENTA MELA VERDE
La menta Mela Verde presenta, come la Menta
Fragola, foglie appuntite, lunghe e ruvide al tatto.
Il suo sapore è quello della menta con un retrogusto di mela.
Il suo profumo è molto simile a quello della classica menta, però è meno intenso .
MENTA INDIANA
La cosiddetta menta indiana è una pianta perenne che, in base all’esposizione solare, assume una colorazione rosa-rossastra.
Fiorisce principalmente in estate, ma può sopravvivere anche a temperature di –15°.
Tutte le specie di menta hanno praticamente le
stesse proprietà terapeutiche. Il loro principio
attivo è il mentolo, ottimo stimolante per lo stomaco e come antispasmodico per lo stomaco.
Il mentolo è anche un analgesico, da usare però con moderazione, in quanto un uso eccessivo può avere effetti collaterali.
La menta indiana come dice il nome stesso, è apprezzata in cucina soprattutto in
Medio Oriente, India e Nord Africa.
MENTA MAROCCHINA
La Menta Marocchina si distingue dalle altre
mente per il suo portamento più eretto, per il
maggiore spessore delle sue foglie e la grande
quantità di mentolo presente.
Le sue foglie sono allungate e strette, mentre i
suoi fiori sono molto piccoli e assumono un colore bianco; sbocciati hanno una forma sferica.
La Menta Marocchina è tra le mente più profumate e ricche di mentolo. L’essenza è usata come anestetico delle mucose, favorisce il sonno,
riduce i crampi e lo stress. E’ un calmante tonico
e rinfrescante. Può essere usata come collutorio,
in caso di raffreddore e mal di gola. Le foglie fresche di menta, strofinate sulle punture di insetti,
calmano il bruciore e favoriscono la fuoriuscita
del pungiglione.
Le foglie fresche sminuzzate possono essere utilizzate come condimento di pizze e carciofi. Questa varietà in particolare è molto
adatta per essere utilizzata fresca, nella preparazione di cocktail.
NASTURZIO
DESCRIZIONE:
Se ne distinguono due varietà: "Majus" con
steli lunghi fino a 2 m e "Majus Nanum" oppure "Tom Thumb" che formano fitti cespugli
alti 25-30 cm.
I fiori possono essere semplici o doppi. I colori variano dal giallo all'arancio, rosa salmone, rosso e scarlatto, spesso i fiori sono
macchiati o striati di rosso aranciato. Le foglie sono di colore verde scuro e sono a forma di scudo.
·
Nome comune: Nasturzio
·
Nome scientifico: Nasturtium
officinale
·
Famiglia: Crucifere
·
Pianta: Erbacea perenne
·
Origine: Perù, Colombia,
Ecuador
·
Può essere anche chiamato:
Crescione
Origine del nome:
Dal latino nasturcium, che secondo
Plinio deriva da “narium tormentum” o da “nasus e tortus”: torto (da
torquere, cioè voltare, torcere).
Proprietà terapeutiche:
Il Nasturzio viene usato come depurativo
del sangue, assai indicato nelle cure primaverili, nelle anemie, nella scrofola, negli eczemi.
Modifica beneficamente le secrezioni bronchiali con espettorazioni muco-purulenti
abbondanti. Sembra abbassare il tasso di
zucchero nei diabetici. È un rimedio contro
i disturbi del tabagismo. Giova contro la
dermatosi. Si è rivelato efficace nell’acne
sebacea, adiposità, anasarca, cellulite, cloStoria:
rosi, convalescenze, dermatosi pruriginose,
foruncolosi, gravidanza, idropisia, ipertiroiIl nasturzio è originario del Perù, e come
molte piante native del Sud America, arrivò dismo, ipovitaminosi, scorbuto, stati di dein Europa attraverso la Spagna, spedito da bolezza, turbe dell’apparato digestivo, beriberi, febbri biliari, pirosi, ipotonia digestiva,
Nicholas Monardes, che lo introdusse in
insufficienza epatica, ipercrinia gastrointeFrancia e nei Paesi Bassi, infine in Inghilstinale, linfatismo, allattamento, impotenza
terra, dove pervenne a John Gerard.
sessuale.
Leggende e Tradizioni:
Linneo lo battezzò prendendo spunto dalla
parola greca “tropaion”, che significa
"trofeo". Anticamente questo era infatti un
palo sulla cui cima si legavano elmi e spade dei nemici uccisi. Linneo probabilmente
pensava alle foglie rotonde come a degli
scudi, ed agli speroni del fiore come elmi
insanguinati. Non a caso Parkinson in Inghilterra lo chiamò "Yellow Larkes Spurr",
cioè "speronella gialla". Anche il termine
comune francese, "capucine", rimanda ad
un copricapo.
.
Uso in cucina:
Tutta la pianta è commestibile e di ottimo
sapore, agro e piccante.
I fiori possono venire uniti alle insalate fresche, e i semi non maturi vengono usati in
salamoia o sotto sale come i capperi. Le
foglie contengono molta vitamina C.
NEPETA CATARIA
DESCRIZIONE:
La Nepeta Cataria è una pianta erbacea vivace e abbastanza ramificata. Le foglie sono
verdastre nella parte superiore e quasi bianche in quella inferiore per la presenza di uno
strato di peli, quelle lungo il fusto sono gradatamente più piccole. La Nepeta può essere
anche una pianta ornamentale e i suoi cespi,
per il profumo deciso che emanano, sono
molto amati dalle api e dai gatti.
·
Nome comune: Nepeta
Cataria
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Nome scientifico: Calamintha
Nepeta
·
Famiglia: Lamiaceae
·
Pianta: Erbacea perenne
·
Origine: Europa, Asia, Medio
Oriente
·
Può essere anche chiamato:
Erba gattaia
Origine del nome:
Dal latino “nepeta”, di origine preindoeuropea, il nome deriva dalla città etrusca
di Nepet dove pare fosse coltivata. E “
catus”, gatto, per la forte predilezione di
questi animali per la pianta.
Proprietà terapeutiche:
La Nepeta è un’efficace pianta medicinale.
Il suo infuso costituisce un blando sedativo, simile alla valeriana che viene bevuto
per favorire il sonno. Risulta utile nella cura
delle coliche infantili, del mal di testa, dei
raffreddori, è inoltre utile assunto per placare la tosse e negli stati febbrili.
Storia:
È una pianta originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale e si è acclimatata nel Nord
America. Abbastanza frequente nell’Italia
del nord, nelle zone collinari e nella bassa
montagna, la si può trovare lungo le siepi,
nelle scarpate, fra le macerie e nei luoghi
incolti. È rara nell’Italia centrale e meridionale ed è assente in Sicilia e in Sardegna.
Uso in cucina:
I germogli più teneri si possono unire alle
insalate miste. Con le foglie della cataria si
Leggende e Tradizioni:
insaporiscono le carni, in particolar modo
In passato era considerata particolarmente quelle di maiale, i piatti a base di pesce e
verdure.
valida per tutte le affezioni a carico
dell’utero. In particolare si riteneva che fosse propizia alla fecondità, stimolante ed
emmenagoga. Per il suo effetto calmante
si usava appendere in un sacchettino con
della nepeta al collo dei neonati per alleviare il dolore delle coliche.
ORIGANO AUREO
DESCRIZIONE:
Questa varietà di origano, oltre ad essere
coltivata per le sue proprietà aromatiche,
viene spesso utilizzata come pianta
ornamentale. Infatti, quando la pianta è
giovane, le foglie hanno un colore verde
chiaro che ingiallisce a partire dalla primavera.
I suoi fiori tendono al rosa ed è per questo
che è considerata una pianta molto decorativa.
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Nome comune: Origano Aureo
·
Nome scientifico: Origanum
Vulgare Aureum
·
Famiglia: Lamiaceae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Paesi del
Mediterraneo
·
Può essere anche chiamato:
vulgare aureus
Origine del nome:
Il nome di questa pianta deriva dalla lingua greca ove "oros ganos" significa "gioia della montagna",
Proprietà terapeutiche:
Con l'origano, le cui proprietà terapeutiche
erano conosciute e apprezzate già dagli Egizi, si fanno infusi per curare la tosse, le
emicranie di origine nervosa, i disturbi dello stomaco, la depressione malinconica e il
mal di mare. Un impiastro di origano allevia
i dolori del torcicollo e esercita un'azione
antinfiammatoria
Storia:
Già conosciuto nelle mondo antico l’origano aureo veniva soprattutto usato dai
Greci che incoronavano gli sposi con ghirlande di origano, in quanto esso era ritenuto simbolo di felicità.
Leggende e Tradizioni:
Il nome di questa pianta deriva dal greco:
"oros"=monte e "genos"=splendore, splendore delle montagne. La conoscenza delle
proprietà dell’origano risalgono addirittura
all’antico Egitto, i Greci usavano incoronare
gli sposi con ghirlande di origano ritenendolo simbolo di felicità, veniva utilizzato sin
dall’antichità nella cucina romana anche
se il suo uso nei secoli era limitato per lo
più alle regioni del sud. Utilizzato come
pianta aromatica per aromatizzare i cibi,
era il suo profumo caratteristico, fortemente penetrante a far sì che venisse usato in
medicina come disinfettante di ambienti
durante le epidemie. Insieme a timo e
menta veniva bruciato a tal fine in appositi
bracieri.
Uso in cucina:
Il sapore dell'origano è tipico della cucina
mediterranea: si usa, mescolato spesso
con l'aglio, per insaporire pizze, pomodori,
uova, carni e formaggi. Se si desidera comunicare ai cibi arrostiti solo un leggero
profumo si possono bruciare rametti di origano sul barbecue.
Altre varietà del Origano Aureo sono: Origano Compatto, Origano Dictamo e
Origano Greco. Si tratta di semilavorati che hanno caratteristiche molto simili alla pianta originale dell’Origano.
ORIGANO COMPATTO
L’Origano Compatto è una specie cespugliosa perenne sempreverde. Le foglie
hanno un corto picciolo, sono ovaliallungate con la massima larghezza verso la base dove sono arrotondate. Inconfondibile è la sua fioritura, non tanto per i
sui fiori che anzi sono poco appariscenti
( sono bianchi o appena rosati ), ma
quanto per la presenza attorno alla sua
infiorescenza di vistose brattee, violacee
o rossicce.
Con l'origano, le cui proprietà terapeutiche erano conosciute e apprezzate già
dagli Egizi, si fanno infusi per curare la tosse, le emicranie di origine nervosa, i
disturbi dello stomaco, la depressione malinconica e il mal di mare. Un impiastro
di origano allevia i dolori del torcicollo ed esercita un'azione antinfiammatoria.
ORIGANO DICTAMO
L’Origano Dictamo è una pianta erbacea
perenne che crescendo raggiunge i 4 metri di diametro. I suoi fiori bianchi sbocciano nei primi mesi estivi.
La pianta è un ibrido tra due tipi di origano, ovvero raccoglie la dolcezza dell’origano maggiorana con delle caratteristiche
dell’origano greco.
L’Origano Dictamo è uno stimolante generale, ha proprietà disinfettanti polmonari,
serve come antireumatico. È un buon cicatrizzante delle piaghe e delle scottature. Può essere utile in caso di debolezza
generale, vertigini, disturbi nervosi, digestione difficile, bronchite e asma.
ORIGANO GRECO
L’Origano Greco è caratterizzato da foglie ovali, da fiori bianchi o rosa che fioriscono in
estate, lo stelo è legnoso e può raggiungere
il mezzo metro di altezza.
Questa erba può essere utilizzata per il trattamento di raffreddori, febbre, influenza, dolori di stomaco, crampi e anche come calmante, antispasmodico, sedativo e diuretico.
Esternamente è utilizzato per alleviare il dolore di reumatismi, artriti, e gonfiori.
PIMPINELLA
DESCRIZIONE:
La Pimpinella è una pianta sempreverde
perenne alta fino a 50 cm, con rizoma legnoso e fusto eretto e striato, a volte peloso in
basso, foglie con sapore di cetriolo; fiorisce
tra maggio e agosto, con fiori riuniti in spighe corte all'apice dei rami di colore verde o
porporino.
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Nome comune: Pimpinella
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Nome scientifico: Sanguisorba
minor
·
Famiglia: Rosaceae
·
Pianta: Erbacea
·
Origine: Europa Centrale e
Meridionale
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Può essere anche chiamato:
Salvastrella minore
Origine del nome:
Il nome deriva dai vocaboli latini
sanguis e sorbeo, con riferimento
alla capacità che si pensava avesse
questa pianta di frenare le emorragie.
Proprietà terapeutiche:
Tutta la pianta contiene importanti quantità di tannino, olio essenziale e Vitamina C
ed ha proprietà: diaforetiche, astringenti,
emostatiche, stiptiche, antiemorroidali, aromatizzanti e digestive.
Storia:
Un tempo si seminava la Pimpinella per arricchire i pascoli, allo scopo di incrementare la produzione del latte e conservare il
bestiame in buona salute.
L'origine della Pimpinella è abbastanza
oscura. Si pensa che provenga dall'Asia ma
non si conosce il luogo dove cresce spontaneo da sempre. Caterina Sforza, signora di
Forlì, realizzava un tonico distillando tre
volte diverse piante (rosmarino, salvia, basilico, garofano, menta, noce moscata,
sambuco, ginepro, cannella, rose bianche,
rose rosse e incenso) con la Pimpinella per
ottenere quella che lei chiamava "Acqua
celeste".
Leggende e Tradizioni:
Gaio Plinio Secondo nella sua “Storia Naturale” consigliava di salutar la Pimpinella
prima di coglierla.
Un detto popolare dice che: “L’insalata non
è buona e non è bella se non c’è la Pimpinella”.
Uso in cucina:
Le foglie fresche di questa pianta si possono usare per insaporire insalate, minestre,
formaggi e verdure cotte, a cui conferiscono un leggero sapore di cetriolo, e
risultano ottime anche cotte insieme ad altre erbe di campo nelle cosiddette
“misticanze”.
PREZZEMOLO
DESCRIZIONE:
Il Prezzemolo è una pianta biennale provvista di fusti eretti, tubolari, che possono raggiungere i 70 cm di altezza e possiede una
radice a fittone, ingrossata e carnosa.
Le foglie sono dentate e suddivise in tre segmenti di forma leggermente triangolare.
I fiori sono riuniti in ombrelle, piuttosto piccoli e di colore bianco - verde, compaiono
d’estate e producono piccoli semi ovali, appiattiti di colore grigio - bruno.
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Nome comune: Prezzemolo
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Nome scientifico: Petro
selinum hortense
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Famiglia: Ombrelliferae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Regioni mediterranee
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Può essere anche chiamato:
Petroselinum Hortense
Origine del nome:
Il nome prezzemolo deriva dal greco
“petroseliun” che significa “sedano
delle pietre”, “sativum” invece adatto ad essere coltivato.
Proprietà terapeutiche:
Il Prezzemolo è molto ricco di sali minerali,
tra cui ferro, calcio, sodio, magnesio.
Stimola l’appetito e la digestione e gli vengono attribuite proprietà mediche come antianemico, febbrifugo, diuretico e depurativo. Tuttavia nel suo interno sono presenti
sostanze che possono essere pericolose se
assunte in grandi quantità, soprattutto durante una gravidanza.
Storia:
Il Prezzemolo veniva usato in antichità da
Greci e Romani per decorare tombe e aiuole ma soprattutto per i suoi attributi terapeutici. Tuttavia il suo uso in cucina come
pianta aromatica iniziò solo a partire dal
Medioevo.
Leggende e Tradizioni:
Il Prezzemolo è da sempre considerato una
pianta magica. Gli antichi greci pensavano
che fosse legato alla morte e durante le cerimonie funebri lo utilizzavano in grandi
quantità. Tra i romani girava voce che causasse l’aborto e che trapiantarlo portasse
malasorte.
Uso in cucina:
Il suo aroma leggermente amarognolo è
molto usato nella preparazione di aperitivi
e per aromatizzare creme, insalate, zuppe,
arrosti e grigliate.
Un’altra varietà del Prezzemolo è il Prezzemolo Riccio. Si tratta di semilavo-
rati che hanno caratteristiche molto simili alla pianta originale del Prezzemolo.
PREZZEMOLO RICCIO
Il Prezzemolo Riccio è una pianta erbacea
rustica che nel suo primo anno di vita produce un bel ciuffo di foglie decorative, profumate e commestibili, sorrette da robusti
steli alti anche dai 50-80 centimetri; quest'erba è perenne quando è spontanea,
biennale se coltivata.
L'impacco di foglie pestate è usato per lenire punture di insetti, contusioni e mal di
denti. La polpa delle foglie applicata sulle
mammelle fa regredire il latte.
Il Prezzemolo ha proprietà diuretiche e sudorifere, dovute principalmente ad una
sostanza flavonica: l'apioside. Nell'erboristeria cinese è utilizzato anche come
rimedio per la pressione alta. Anticamente era utilizzato anche come emmenagogo e abortivo a causa dell'anetolo, un componente principale che contrae la
muscolatura liscia dell'intestino, vescica e utero.
RABARBARO
DESCRIZIONE:
Il Rabarbaro è una pianta robusta perenne,
forma vigorosi cespi con foglie giganti e profonde radici.
I fiori sono bisessuali, riuniti in pannocchie
terminali che possono raggiungere alcuni
decimetri di lunghezza.
Il frutto è un achenio a sezione trigonale con
spigoli prolungati in un'ala membranosa.
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Nome comune: Rabarbaro
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Nome scientifico: Rheum
Palmatum
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Famiglia: Polygonaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Originaria del Tibet e
della Cina
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Può essere anche chiamato:
Rheum Officinale
Origine del nome:
Da Raa (radice) e l’aggettivo ponticum, da Pontus (il Ponto Eusino =
Mar nero, la regione compresa fra il
Tanais, l’odierno Don, e il Rha
(Volga) regione ove gli antichi raccoglievano il Repontico).
Proprietà terapeutiche:
Storia:
Il Rabarbaro ha proprietà toniche e lassative, astringenti, depurative e aromatizzanti.
È per quest’ultima caratteristica che ne
viene sconsigliato l’uso alle gestanti e alle
neo mamme, perché conferisce al latte un
sapore poco gradevole per il neonato.
È particolarmente utile in fitoterapia perché normalizza le mucose intestinali neutralizzando gli agenti infettivi e riequilibrando la flora ed è utile anche nei trattamenti
epatici.
Il Rabarbaro è conosciuto da oltre 3000
anni in Cina e in Russia, in particolare per
le sue virtù curative.
L’impiego del Rabarbaro in Cucina risale
soltanto al XIX secolo.
.
Uso in cucina:
Qualche gambo di Rabarbaro aggiunto alle
fragole con cui si prepara la marmellata,
ne esalta il sapore che tende a risultare
troppo dolce.
RAFANO
DESCRIZIONE:
Il Rafano è un erba perenne, facilmente infestante, le cui grandi foglie si innalzano fino a
un metro d'altezza e formano in un paio
d'anni un grosso cespuglio. Le radici della
pianta, dall’aspetto bianco giallastro, corpose, e allungate, hanno sapore molto pungente, simile a quello della senape, e costituiscono un condimento molto sano.
I fiori hanno quattro sepali verdastri e quattro petali bianchi e ovali con l'apice arrotondato e gradatamente ristretto alla base.
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Nome comune: Rafano
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Nome scientifico: Armoracia
rusticana
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Famiglia: Brassicaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Penisola Balcanica
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Può essere anche chiamato:
Cren
Origine del nome:
Il nome scentifico deriva dal latino ”armoricus”
ovvero “bretone”, infatti Armorica è una zona
della Bretagna, dove la pianta veniva coltivata.
Proprietà Terapeutiche:
Il Rafano contiene oli di senape che combattono la proliferazione di virus e di batteri e sono coadiuvanti nella cura di malattie
delle vie aeree, dell'apparato digestivo e di
quello urinario. Questa radice, inoltre, favorisce la circolazione sanguigna e ha un effetto diuretico e sudorifero. Infine, grazie
alla sua azione stimolante sulla circolazione, è d'aiuto per eliminare la stanchezza.
Storia:
ll Rafano è una pianta originaria dell'Europa sudorientale, diffusa in Europa Orientale a partire dall'anno 1100. Da sempre la
sua radice è utilizzata come aroma, medicinale e ingrediente per pietanze; nei libri di
cucina di un tempo, infatti, si trovavano ricette di piatti con il rafano.
Uso in cucina:
Leggende e Tradizioni:
La radice di Rafano appena grattugiata è
un condimento da abbinare a diversi piatti
Il Rafano è uno degli ingredienti più utiliz- di carne e pesce. Le salse arricchite e rese
più delicate dall’aggiunta di questa radice
zati nelle antiche ricette della tradizione
contadina. Infatti le massaie lo utilizzavano aromatica si abbinano bene soprattutto al
per insaporire le carni, soprattutto le carni pesce affumicato o al roastbeef. Il rafano è
appropriato come contorno per i piatti di
bollite. Il Rafano infatti viene da sempre
carne e salumi pesanti e ricchi di grasso. I
chiamato tartufo dei poveri per il gusto
simile, ma molto meno ricercato e prezio- piatti e le salse al rafano vanno riscaldati
solo leggermente, dato che col calore la
so.
radice perde facilmente il suo aroma.
ROSMARINO
DESCRIZIONE:
E' una pianta arbustiva, perenne con portamento cespuglioso che può raggiungere di
tre metri d’altezza. Il fusto all'inizio è prostrato, poi eretto e molto ramificato con radici
molto profonde e tenacemente ancorate al
terreno. Le foglie sono piccole, prive di picciolo, un po' coriacee, di un bel colore verde
scuro sulla pagina superiore e verdeargentate-bianche in quella inferiore, strette,
lineari e molto fitte sui rami e ricche di
ghiandole oleifere.
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Nome comune: Rosmarino
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Nome scientifico: Rosmarinus
officinalis
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Famiglia: Lamiaceae
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Pianta: Arbusto
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Origine: Europa, Africa e Asia
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Può essere anche chiamato:
Ramerimo o Ramerrino
Origine del nome:
Secondo alcuni il nome latino rosmarinus deriverebbe da "ros marinus", rugiada del mare, secondo
altri da "rosa maris" rosa del mare.
Proprietà terapeutiche:
Le sue foglie, i suoi rami e la sua essenza
vengono utilizzati a scopo terapeutico
sottoforma di tisane o di estratto fluido. Le
sue proprietà antispastiche facilitano i processi digestivi e stimolano l'attività epatica.
Una tisana assunta prima dei pasti si rivela
utile anche per aumentare la produzione
Storia:
della bile ed è un efficace stimolante nelle
astenie. Si utilizza anche l'olio a scopo sedativo contro dolori reumatici, muscolari ed
I Romani fecero del Rosmarino il simbolo
dell'amore e della morte, Orazio infatti di- articolari: è sufficiente diluirne cinque gocce in due cucchiai di olio di mandorle e
ceva: " Se vuoi guadagnarti la stima dei
morti, porta loro corone di rosmarino e di praticare un massaggio direttamente sulle
mirto".Nell'antica Grecia veniva bruciato al parti dolenti.
posto dell'incenso per fare sacrifici agli dei.
Gli egiziani lo utilizzavano per curare i vizi
di stomaco, le congestioni epatiche ed il
vomito. Nei Capitolati di Carlo Magno la
specie è presente nell'elenco delle piante
che non devono mancare mai negli orti del
regno.
Leggende e Tradizioni:
Pianta governata dal sole, il rosmarino, ha
ispirato antiche leggende.
Ovidio, nelle Metamorfosi, racconta la storia della principessa Leucotoe, figlia del re
di Persia, che sedotta da Apollo, intrufolatosi furtivamente nelle sue stanze, dovette
subire l'ira del padre, che la uccise per la
sua debolezza. Sulla tomba della principessa i raggi del sole penetrarono fino a
raggiungere le spoglie della fanciulla, che
lentamente si trasformò in una pianta dalla
fragranza intensa, dalle esili foglie e dai fiori viola-azzurro pallido. Da questa leggenda
deriva l'usanza degli antichi Greci e Romani di coltivare il rosmarino come simbolo
d'immortalità dell'anima; i rami venivano
adagiati fra le mani dei defunti e bruciati
come incenso durante i riti funebri.
Uso in cucina:
Viene utilizzato il fiore del Rosmarino per
aromatizzare l’insalata, le foglie fresche o
essiccate in aggiunta a numerosi piatti,
specie carni di maiale o vitello e verdure
miste al forno. I rametti, bruciati nel barbecue, tengono lontani gli insetti. Viene utilizzato anche come dessert: candito, polverizzato di zucchero e con crema, in aggiunta
alla macedonia di frutta, o per la preparazione di liquori.
RUCOLA
DESCRIZIONE:
La Rucola è una pianta erbacea annuale alta circa 50cm, presenta fusti ascendenti o
eretti da cui si dipartono le foglie a forma di
lancia riunite in una rosetta basale. Fiorisce
in primavera e presenta fiori molto piccoli
riuniti in racemi con corona gialla o raramente bianca, con venature violette composta
da quattro petali.
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Nome comune: Rucola o
Rughetta
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Nome scientifico: Eruca Sativa
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Famiglia: Brassicaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Italia Mediterranea
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Può essere anche chiamato:
Erba Ruga, Aruca , Ruchetta.
Origine del nome:
In nome Rucola deriva dal diminutivo di
Ruca, dal latin “ieruca”, di etimologia
incerta.
Alcuni ritengono che risalga dal latino
“urere”, che significa “bruciare”.
Proprietà terapeutiche:
Quest'erba, ricca di vitamina C, presenta
valide proprietà antiscorbutiche, inoltre stimola l'appetito, favorisce la digestione, risulta benefica per il fegato e combatte la
presenza di gas nell'intestino. Un pugno di
foglie di rucola, un pizzico di foglie di menta e poche cime fiorite di santoreggia, poste in infusione in una tazza d'acqua bollente, forniscono una bevanda tonificante e
rasserenante.
Storia:
La Rucola era molto cara agli antichi soprattutto per le sue proprietà curative.
I romani, che ne consumavano anche i semi, le attribuivano qualità magiche e la utilizzavano nei filtri amorosi, ritenendola il
più potente tra gli afrodisiaci.
Leggende e Tradizioni:
La coltivazione della Rucola era spesso effettuata nei terreni che ospitavano le statue falliche erette in onore di Priapo, Dio
della Virilità.
Anche durante il Rinascimento si scrisse
sugli effetti afrodisiaci della Rucola e l’erborista Matthias De Lobel narrava di certi
monaci che eccitati da un cordiale a base
di Rucola, abbandonarono il voto di castità.
Uso in cucina:
La Rucola appena lessata si unisce alla pastasciutta, al riso, alle uova sode, ai ripieni
di carne e alle minestre di verdura.
La Rucola apprezzata fin dai tempi antichi
per il suo aroma speziato e piccante, viene
usata cruda nelle insalate e nelle salse; arricchisce di sapore i tramezzini, le pizze,
esalta alcuni formaggi molli e può anche
essere cotta a vapore.
SALVIA SCLAREA
DESCRIZIONE:
La bellezza di questa pianta è dovuta al suo
fogliame. Alla maturità può raggiungere 1 m
di altezza. Il fusto è eretto, di diametro 5-9
mm, con peli crespi di 1-2 mm. Le foglie inferiori sono grandi (fino a 20 cm.), ricoperte
da uno strato uniforme di peluria e appaiono
vellutate; le foglie cauline sono minori. Sboccia a giugno con piccoli fiori di colore rosalilla.
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Nome comune: Salvia Sclarea
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Nome scientifico: Salvia
Sclarea
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Famiglia: Lamiaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Paesi del
Mediterraneo , Siria
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Può essere anche chiamato:
Erba Moscatella
Origine del nome:
Il nome di questa pianta deriva
dall’epoca natica romana nella quale la pianta era usata con scopi medici.
Proprietà terapeutiche:
La Salvia Sclarea detiene buone proprietà
tonico-stimolanti nei confronti dell'apparato digerente, antisteriche, battericide e
contro l'eccessiva sudorazione, inoltre regola il flusso mestruale.
Viene usato per la pulizia della bocca e
denti, e facendo frizioni sul cuoio capelluto
aiuta la crescita dei capelli
L’olio essenziale di Salvia Sclarea
è rilassante, ha potenti proprietà antidepressive e aiuta ad alleviare i dolori muscolari.
Storia:
La Salvia Sclarea è stata usata anche per
aromatizzare il vino, per intesificare l'aroma di Moscato, e per dare vitalità all'organismo. Prima che l’uso del luppolo venisse
comune la Salvia Sclarea e’ stata usata
per dare aroma alle prime forme di birra
non che come aromatizzante del tabacco.
Leggende e Tradizioni:
I semi della Salvia Sclarea hanno un rivestimento mucillaginoso, e secondo i vecchi
erboristi, disporre un seme nell'occhio di
qualcuno che avesse un corpo estraneo in
esso, in modo da aderire all'oggetto e renderne facile la rimozione.
Uso in cucina:
Le foglie di Salvia Sclarea sono una delle
principali spezie della cucina mediterranea. Il loro principale ruolo e’ nella’accompagnamento di piatti a base di carne e formaggi o nelle focaccie grazie ai molti tipi di
farciture con a base questa pianta.
La Salvia Sclarea trova impiego anche nei
piatti di frittate di vario tipo oltre a tisane
purificanti.
Altre varietà della Salvia Sclarea sono: Salvia Massima e Salvia Ananas. Si
tratta di semilavorati che hanno caratteristiche molto simili alla pianta originale
della Salvia.
SALVIA MAXIMA
La Salvia Maxima viene considerata la regina
delle piante aromatiche. E' una perenne erbacea con radice fusiforme e con fusto eretto a
sezione quadrangolare dal quale si diramano
numerose ramificazioni. Le foglie opposte si
presentano sovente con aspetti diversi, più o
meno di forma allungata,con margini più arrotondati, consistenza più spessa, più tormentosa e colore più verde.
Oltre al rinomato potere antisettico, questa
erba ha un notevole effetto antisudorifero,
digestivo ed espettorante.
Strofinare delle foglie sui denti è un ottimo modo per avere dei bei denti
bianchi e per purificare l'alito.
Per il suo aroma forte, la Salvia Ananas è uno dei principali protagonisti della
cucina italiana e mediterranea in genere.
SALVIA ANANAS
La Salvia Ananas è una pianta aromatica
intensamente profumata, l’aroma è fruttato
e ricorda l’ananas. Fiorisce a giugno con fiori scarlatti e leggeri.
Le sue foglie sono di colore verde chiaro, ovali, appuntite e tormentose.
Può svilupparsi sino a 60 cm sia di altezza
che di larghezza.
Le proprietà della Salvia Ananas sono: antisettiche, antibatteriche, stimolante, digestiva, emmenagoga, espettorante, cicatrizzante, tonica del sistema nervoso, antispasmodica, antisudorifera, carminativa, ipoglicemizzante.
SANTOLINA
DESCRIZIONE:
La Santolina è un’erba aromatica che forma
cespi ben composti, fitti di piccole foglie grigie o verdi a seconda della specie. I fiori e le
foglie delle Santolina emanano un profumo
intenso che ne fa una delle piante aromatiche più apprezzate. I fiori della Santolina si
presentano come capolini solitari di un giallo
intenso .
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Nome comune: Santolina
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Nome scientifico: Santolina
chamaecyparissus (S. incana)
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Famiglia: Asteraceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Macchia
Meditteranea
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Può essere anche chiamato:
Santolina Crespolina
Origine del nome:
Il nome generico deriva dal latino
Sanctus =santo e Linum =lino,forse in
riferimento alle proprietà terapeutiche.
Proprietà terapeutiche:
La Santolina fin dai tempi antichi gode di
proprietà digestive, che grazie agli infusi
delle sue foglie può essere utilizzate per
curare la spasmosi, ma ha anche un beneficio perché ha proprietà stimolanti e tonificanti, inoltre può essere utilizzata come
antipruriginoso sulle punture di insetto.
Storia:
Da secoli in tutta l'area mediterranea la
Santolina è stata impiegata per profumare
l'aria. Essa svolge anche una funzione insetticida: può venir posta in cassette sui
davanzali per tener lontane le zanzare. Una
volta essiccata si può porre negli armadi,
nei cassetti e nei libri al fine di allontanare
tarme ed altri insetti.
Uso in cucina:
Leggende e Tradizioni:
Le antiche notizie sull’uso della Santolina
risalgono al tempo dei Greci e degli Egizi
che vivendo in una posizione ottimale per
la crescite dell’ erba aromatica veniva utilizzata non solo come spezia ma anche come medicinale e insetticida .
La Santolina viene utilizzata principalmente nei piatti a base di pesce come decorazione.
SANTOREGGIA MONTANA
DESCRIZIONE:
La Santoreggia Montana presenta fusti legnosi alla base, eretti o ascendenti, ramificati, alti fino a 50 cm. Le foglie sono lineari,
scure, cigliate al margine e molto aromatiche. I fiori sono bianchi o rosei. Questa pianta perenne è sempreverde.
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Nome comune: Santoreggia
Montana
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Nome scientifico: Satureja
Montana
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Famiglia: Lamiaceae
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Pianta: Suffruttrice
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Origine: Paesi dell’Europa
centro meridionale.
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Può essere anche chiamato:
Erba Acciuga
Origine del nome:
Il nome trae origine dal latino Satura, che significa ciottola per legumi,
probabilmente perché venivano isaporiti con questa pianta.
Proprietà terapeutiche:
Storia:
Già nell’antica Roma la santoreggia era
spesso scelta come ingrediente per insaporire le vivande: i romani amavano a tal
punto il sapore speziato di questa pianta,
che la usavano in ogni piatto e in particolar
modo con la carne e i legumi. I popoli germanici non consumavano mai fagioli senza
prima insaporirli con le foglie di questa
pianta, tanto che essa venne denominata
“erba dei fagioli”. Addirittura i Sassoni ne
diffusero l’utilizzo nella Britannia, dopo averla conquistata.
Leggende e Tradizioni:
La tradizione magica ricorda, oltre al suo
utilizzo in rituali di magia rossa, per i celebri “legamenti d’amore“.
La Santoreggia era conosciuta dagli antichi
romani col nome di Satureia = Erba dei satiri per la sua pelosità che richiamava quella dei satiri, ma anche per le sue notevoli
proprietà afrodisiache, tanto che gli antichi,
raccomandavano la moderazione nel suo
consumo, per non scatenare una sessualità smodata ed incontrollabile.
Il potere curativo della santoreggia si manifesta in modo molto favorevole su tutto il
tratto gastrico e intestinale. Essa favorisce
la digestione, e si usa anche per curare la
dissenteria. Viene somministrata per stimolare l’appetito e calma sia la tosse che
le ostruzioni mucose delle vie respiratorie.
Ai bambini affetti da pertosse e agli asmatici un tempo si prescrivevano spesso bagni curativi alla santoreggia.
L’erba con virtù terapeutiche è spesso
somministrata sotto forma di tisana.
Uso in cucina:
Le foglie, fortemente aromatiche, vengono
usate per dare sapore a piatti di carne e
pesce. Anche nella cucina dietetica si utilizza la santoreggia, che insieme al basilico
può sostituire benissimo sale e pepe. Insieme al sale marino e altre erbe aromatiche
che vengono finemente tritate nel mortaio
è possibile comporre dei sali aromatici
molto digeribili.
La santoreggia, questa preziosa pianta aromatica e curativa, si trova come ingrediente in molte miscele di spezie.
SEDANO
DESCRIZIONE:
Il Sedano è una pianta molto comune in tutti
gli orti e molto coltivata.E' una pianta biennale, ma resta sul terreno per pochi mesi.
Presenta fusti angolosi che possono raggiungere il metro d’altezza. Le foglie sono pennate, divise in segmenti ovato-lobati e seghettate ai margini. I fiori sono bianchi e riuniti in
ombrelle a 6-12 raggi. Il frutto, detto seme, è
formato da due acheni con costole. verticali.
La radice è fittonante.
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Nome comune: Sedano
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Nome scientifico: Apium
graveolens
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Famiglia: Apiaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Europa, Asia, Africa e
America del Sud
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Può essere anche chiamato:
Celeri, Celery.
Origine del nome:
Il nome scientifico del Sedano è Apium graveolens, “Apium” deriva dal
celtico “Apon” che significa acqua o
pianta delle paludi.
Proprietà terapeutiche:
La parte più attiva del Sedano sono i frutti
per la loro ricchezza di olio essenziale. Svariate sono le proprietà terapeutiche come:
digestive, carminative, diuretiche. La radice fa parte degli ingredienti dello “Sciroppo
delle cinque radici” che serve come depurativo nel trattamento della gotta, delle forme reumatiche e nei disturbi dell’apparato
urinario.
Storia:
Il Sedano è arrivato in Italia nel XVII secolo
fu utilizzato in origine anche da Egiziani,
Greci, Romani e Cinesi come pianta officinale, da ornamento e da condimento.
Il Sedano fu domesticato in Italia come ortaggio tra la fine del XVI sec. e l’inizio del
XVII sec. Poi passò rapidamente in Francia
e più tardi in Inghilterra.
Leggende e Tradizioni:
Il Sedano era utilizzato nel Medioevo per
scacciare la melanconia.
Era considerato un mezzo infallibile per conoscere il sesso del nascituro: «Se si mette
in testa della donna incinta, senza che
questa se ne accorga, una pianta di Sedano con la sua radice, se il primo nome che
pronuncia è maschile, sarà un maschio,
altrimenti una femmina».
Uso in cucina:
Le foglie e gli steli di sedano vengono ampiamente impiegati nella preparazione di
minestre e carni. Possono essere consumati anche freschi, aggiunti alle insalate
miste oppure soffritto insieme a carota e
cipolla nel classico soffritto all’italiana.
TIMO VOLGARE
DESCRIZIONE:
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Nome comune: Timo Volgare
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Nome scientifico: Thymus
Vulgaris
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Famiglia: Lamiaceae
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Pianta: Erbacea
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Origine: Francese
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Può essere anche chiamato:
Popolino, Semirino, Thyme.
Origine del nome:
Il nome Timo proviene dal greco e
significa “profumare”.
Proprietà terapeutiche:
Nel Timo Volgare le foglie e le cime fiorite
forniscono i principali componenti chimici.
Le proprietà più comuni di questa pianta
sono: disifettanti, antiossidanti, antibatteriche, antivirali.
Molto diffuso è l’ olio essenziale estratto
dal timo usato per stimolare l’appetito, aiutare la digestione, combattere i parassiti
intestinali, calmare a tosse e infiammazioni genitali.
Storia:
Il Timo Volgare viene conosciuto in Europa
dal tempo delle Crociate. I crociati lo portavano addosso come simbolo di forza e coraggio.
Questa Spezia, come diceva Plinio, veniva
utilizzata principalmente per il mal di testa
e le morsicature.
Leggende e Tradizioni:
Le leggende narrano che, grazie al suo profumo, il fiore del timo volgare sia il preferito
dalle fate, e la realtà afferma che, per la
stessa caratteristica, è molto amato dalle
api.
Nell’antica questa pianta era usata per sedare alcune affezioni delle vie respiratorie .
Uso in cucina:
Il Timo Volgare è una componente del famoso liquore "dell’amore perfetto" insieme
a limone, cannella, vaniglia, macis
(involucro esterno della noce moscata),
coriandolo ed acquavite.
Altre varietà del Timo Volgare sono: Timo Limone e Timo Arancio. Si tratta
di semilavorati che hanno caratteristiche molto simili alla pianta originale del Timo.
TIMO LIMONE
Il Timo Limone è una pianta a portamento
arbustivo, perenne, alta fino a 40-50 cm,
con un fusto legnoso nella parte inferiore e
molto ramificato che forma dei cespugli molto compatti. Le foglie sono ovali con il caratteristico profumo di limone, ricoperte da una
fitta peluria in quasi tutte le specie. I fiori sono di colore lilla.
Il Timo Limone presenta proprietà quali: antisettiche, antispasmodiche, cicatrizzanti,
deodoranti e diuretiche.
Altrettanto importante è l’azione stimolante generale su tutto l’organismo che si
realizza attraverso il sistema immunitario.Il sapore del Timo Limone è aromatico,piccante e nella cucina europea ha un posto importantissimo: viene utilizzato
per aromatizzare pastasciutte, ripieni, carni arrosto e grigliate, pesci, liquori e aceti. Il Timo Limone è un ingrediente che si può unire al vino, all’aglio, alla cipolla
e al brandy per realizzare salse per piatti di carne.
TIMO ARANCIO
Il Timo Arancio è una pianta aromatica
compatta e profumata di arancio. È una
pianta annuale perennemente verde che
sboccia a inizio estate con fiori rosa tendenti al bianco.
La particolare fragranza rilasciata dalle foglie è fonte di attrazione per api, farfalle e
uccelli. Necessita di sole per la sua crescita ma non è particolarmente delicata.
Le proprietà del Timo Arancio, sono molto
simili a quelle del timo. Il Timo Arancio viene utilizzato come antisettico, antispasmodico, digestivo e viene utilizzato anche
per migliorare la memoria. Nell’uso cosmetico inoltre è indicato per le pelli grasse e per curare i capelli.
Il Giardino delle Erbe Aromatiche e Officinali
Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione Giuseppe Cipriani - Adria
Bibliografia
“Tisane delle erbe officinali” di Luigi Spolaore Ed. G.B.
“Il giardino degli aromi” di Magda Schiff Ed. Gribaudo tempo libero
“Piante aromatiche” di Deni Bown Ed. Dorling Kindersley Handbook
“Enciclopedia del giardiniere “ Fratelli Melita Editori
“Il grande libro dell’orto biologico” di Marie Luise Kreoter Ed. Giunti
“Conquistadores, pirati, mercanti” di Carlo M Cipolla Ed. Il mulino
“I signori degli orizzonti” di Jason Goodwin Ed. Einaudi
“Esploratori. Dai popoli cacciatori alla civiltà globale” di Felipe FernandezArmesto Ed. B. Mondadori
“Geografia e beni culturali” di Giuliano Bellezza Ed. Franco Angeli
SITI INTERNET CONSULTATI:
alberghieroadria.it; bitculturali.it; comuni-italiani.it; discover-en.com\tambre;
forma-mentis.net; icostanti-verona.it; ips.it; ortobotanico.unipd.it;
querinistampalia.it; rosolina.it; scienzaneimusei.it; sigurta.it; unicam.it;
villapisani.beniculturali.it
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A cura delle classi 5^A e 5^B Tecnico dei Servizi Turistici
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