A cura dell’Ufficio di Pastorale familiare della Diocesi di TREVISO Vicariato di Spresiano Festa vicariale delle famiglie a san Bartolomeo Costruire relazioni e crescere nell’amore … a quelli dell’isola dei famosi Meglio soli che… Due note del contesto sia per quanto riguarda relazione e individualismo… minaccia alla comunione: analisi di alcuni film come indicatori di un clima Atmosfera retrò che rievoca i film muti degli anni venti, una chiesa gremita da un’orda di invitati e un elegantissimo Fiorello dinanzi all’altare a giurare amore eterno ad una misteriosa sposa coperta da uno spesso velo. E’ questo il nuovo teaser che circola in tv e che sancisce la nuova collaborazione fra il noto showman e l’operatore di telefonia Wind. …mai senza l’altro! Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te. (John Donne) Perché aprirsi agli altri? Una coppia può restare sola? Esercizio… Quando è stata l’ultima volta che ho detto “noi” parlando della coppia o della famiglia? Mi sento singolo o coppia nelle mie decisioni? Sappiamo usare lo sguardo plurale? Dal bisogno dell’uomo di pienezza in comunità alla relazione a mia misura e mai sufficiente. A cosa serve la chiesa? Il disegno di Dio per salvare l'uomo: per collocare l'uomo e le sue relazioni nella dimensione salvifica dentro cui si trova: senso della Chiesa. Il nostro Dio é relazione, é Trinità... parla (gli idoli sono muti e sordi). Gen 1-2 crea l'uomo a sua immagine, non solo, ma in relazione: - con Dio: "e inquieto é il nostro cuore finché non riposa in Te". - con la natura: affidata per un buon uso e a cui dà il nome: possesso e rispetto. - con l'altro: “non è bene che l’uomo sia solo”; "e vide che era cosa molto buona". …è una verità inconfutabile, l’uomo da solo non può vivere (il sogno di Dio) La famiglia si colloca proprio al centro della necessaria relazionalità dell’uomo: è nella famiglia che l’uomo fa originariamente esperienza di relazione, dentro la famiglia l’uomo non è solo e abbandonato a sé, ma al contrario comprende che non può restare da solo (Belletti) All’inizio era facile e immediato ma… • Gen 3: Il peccato divide da Dio, dai fratelli, dal creato (antropologia ferita); • Gen 11: Babele, una comunità ferita e divisa! la radice originale della solitudine > peccato > filautia > egoismo * Progetto di salvezza: Cristo > la morte e resurrezione >la Chiesa > i Sacramenti > il Regno. (Cristo lo incontri normalmente nella Chiesa e attraverso di essa: S. Paolo dopo la conversione, i 12, la vite e i tralci, il corpo...) La solitudine non è una buona premessa per innamorarsi di qualcuno. Chi non impara a star bene anche da solo non può condividere con un altro ciò che non ha e ciò che non è. L’amore non si costruisce su bisogni insoddisfatti ma su progetti condivisibili e perseguibili. Con le macerie non si costruisce alcun ponte. Corrado Piancastelli -”Elogio dell’Amore” Lo sguardo Con lo sguardo della Sposa: avverto originante, la necessità, la in coppia e plurale di Dio chiamata, in famiglia, in verso la sua comunità, nella società, nel Regno Sposa: noi! Etimologia di relazione: dal latino REFERO: A) Riportare - portare di nuovo: sforzo = farmi carico di nuovo, dice ripresa = novità continua. B) Rendere, restituire, reciprocità. C) Raccontare = svelare con semplicità la propria vita, togliere il velo > consegnare ad altri la propria vita (es.: la testimonianza..). Cfr. Dal Molin Nico, Itinerario all'amore. Per una maturazione psicoaffettiva, EP, Cinisello B. Mi, 1987. Immaginate che il mondo sia un cerchio, che al centro sia Dio, e che i raggi siano le differenti maniere di vivere degli uomini. Quando coloro che, desiderando avvicinarsi a Dio, camminano verso il centro del cerchio, essi si avvicinano anche gli uni agli altri oltre che verso Dio. Più si avvicinano a Dio, più si avvicinano gli uni agli altri. E più si avvicinano gli uni agli altri, più si avvicinano a Dio. (Doroteo di Gaza monaco) “Con vera saggezza pastorale e in docile obbedienza a Cristo Signore, nella comunità cristiana siano, innanzitutto, promossi, riconosciuti e valorizzati i gruppi familiari e ci si adoperi perché siano sempre più luogo di crescita nella fede e nella spiritualità propria dello stato coniugale; momento di apertura alla vita parrocchiale e comunitaria; stimolo al servizio pastorale nella Chiesa e all’impegno nella società civile”. (Cei, Direttorio di pastorale familiare, n. 126) Il gruppo-famiglie é uno strumento utile per la crescita delle coppie e della famiglia. E’ una piccola comunità di Chiesa in cammino all’interno della comunità parrocchiale. Gli obiettivi che vengono ad essa assegnati sono: 1) la riscoperta e la valorizzazione del sacramento del matrimonio; 2) il confronto con la parola di Dio e il Magistero della Chiesa; 3) il confronto e la solidarietà fra coppie; 4) la presa di coscienza della coppia nei confronti del proprio ministero e della propria missione; 5) il servizio nella comunità parrocchiale e civile di appartenenza. I gruppi-famiglie sono definiti dal Magistero: “Luoghi di crescita nella fede e nella spiritualità propria dello stato coniugale, momento di apertura alla vita parrocchiale e comunitaria, stimolo al servizio pastorale nella Chiesa e all’impegno nella società civile” (DPF 126). Il gruppo famigliare sostiene gli sposi nella ricerca della loro vocazione e missione affinché possano attuare giorno per giorno il loro essere piccola chiesa domestica attraverso un cammino di formazione che approfondisca i contenuti teologici del mistero nuziale, momenti di ascolto della Parola e preghiera, confronto spirituale nella condivisione della fede. Dal gruppo la famiglia impara a pregare insieme alimentando la comunione e le relazioni al suo interno. E’ indispensabile che le famiglie imparino a pregare insieme, perché la preghiera non si riduca ad un fatto individuale ma sia accompagnata da una vera comunicazione interpersonale, condizione per la comunione. Il gruppo promuove l’incontro con il Cristo sorgente dell’amore coniugale, favorendo anche la vita sacramentale (Messa e adorazione) perché le coppie imparino sempre più a mettere Dio al centro della loro vita. Aiuta a far verità: difficile per sé e per gli altri. Innanzitutto nella sua vita e nei suoi organismi (ad esempio nel consiglio pastorale) una dimensione familiare, cioè quello stile familiare che privilegia l'attenzione alle persone, la comunicazione reciproca, le relazioni interpersonali, prima che l'azione. Bisogna che la parrocchia promuova al suo interno una «cultura di famiglia», valorizzando l'esperienza di comunione familiare. Gli sposi, con le proprie caratteristiche di tenerezza, accoglienza e comprensione, danno anima e umanità alle relazioni e alle strutture di tutta la comunità cristiana e sollecitano maggiore attenzione alle sofferenze, ai bisogni e alle vicende delle singole persone. In secondo luogo, è opportuno che la parrocchia valorizzi le famiglie per costruire una rete di relazioni fraterne e solidali con tutte le famiglie e le persone sole, soprattutto quelle in difficoltà. Per moltiplicare le relazioni tra le famiglie si può suggerire, per esempio: La formazione di nuovi gruppi che radicati sempre più nel territorio della comunità, amplino la loro azione di evangelizzazione e promozione della vita cristiana, collegati tra loro in rete e in stretta collaborazione con i sacerdoti a capo della comunità. occasioni di incontro tra famiglie, valorizzando l'amicizia dei figli (compagni di scuola o di catechismo); o in vista della preparazione dei sacramenti dei figli; affiancamento delle coppie di fidanzati, durante il percorso di formazione, e le giovani coppie con coppie/sposi «accompagnatrici»; costituzione di gruppi di sposi giovani e affidarli alla guida di una coppia «matura»; Iniziare fin da subito con un'apertura alla comunità, col relazionarsi, col portare il bene di coppia Il futuro dell'evangelizzazione passa per la famiglia: formarsi al Sacramento e nel Sacramento, accogliere il Vangelo sponsale,lasciar circolare liberamente l’amore di Dio tra noi, la spiritualità del quotidiano Accanto alle ferite: accogliere con amore e aiutare Mostrare la bellezza del Matrimonio cristiano ai conviventi o sposati civilmente: convincere con la vita più che col giudizio e le parole, corteggiare in e per Cristo, per portare a Lui Per ridare bellezza e felicità alla vita di coppia: mostrare il volto buono, bello, vero del Matrimonio e della famiglia Con stile missionario In collegamento con la Diocesi e la Chiesa Giovani coppie: Visita alle giovani coppie; Vita liturgica parrocchiale; Sussidi semplici di preghiera per famiglie; Momenti aggregativi; Occasioni estive, gite, pellegrinaggi; Festa anniversari M.; Catechesi per gli adulti; film. Cammino di gruppo; esperienze forti ma che riconducono alla comunità; coinvolgere nella pastorale come soggetti; coinvolgimento nell’educazione dei figli; Scuole per genitori; Metodi naturali; promuovere la consapevolezza e valore sociale della famiglia; attenzione e ascolto per i conviventi, separati e risposati. Preparazione: cammino di fede e comunità; Itinerario diocesano Animatori di Pastorale Familiare; Aggiornamento diocesano e gruppi coppie (quest’anno su “I tempi del matrimonio: la notte, l’aurora e il giorno” sulle virtù teologali nel matrimonio. Aggiornamento e materiali); Festa della Famiglia. collegamento al vicariato e diocesi; curare il rapporto col presbitero. Conclusione di Thomas Merton L’uomo viene posto contro se stesso e contro Dio dal suo egoismo, dalla ferita del peccato, che lo separa dal fratello. E questa divisione non può essere sanata da un amore che rimanga da una parte dell'abisso; deve raggiungere tutte e due le parti e riunirle insieme. Non possiamo amare noi stessi se non amiamo gli altri, e non possiamo amare gli altri se non amiamo noi stessi. Ma un amore egoistico in noi ci rende incapaci di amare gli altri. Non esistiamo solo per noi e solamente quando ne siamo ben convinti incominciamo ad amarci nella giusta maniera (= guardare in faccia le nostre limitazioni e accettarle) e, facendolo amiamo anche gli altri ... Fino a quando ci adoriamo segretamente, tutte le nostre deficienze rimarranno a torturarci come una macchia che non si può nascondere. Se viviamo invece per gli altri scopriremo a poco a poco che nessuno si aspetta da noi che siamo "come dei". Ci vedremo creature umane come tutti gli altri; scopriremo di avere tutti debolezze e deficienze e che queste nostre limitazioni hanno una parte importantissima nella vita di ognuno di noi. Proprio per queste deficienze [e ferite] abbiamo bisogno degli altri e gli altri hanno bisogno di noi e poiché non abbiamo tutti le stesse debolezze possiamo aiutarci e completarci a vicenda, supplendo l'uno a quel che manca all'altro. Solo quando ci vediamo nel nostro vero contesto umano, come appartenenti ad una razza che é stata concepita come un unico organismo ed "un solo corpo", incominciamo a comprendere l'importanza positiva che hanno nella nostra vita non solo i successi, ma anche gli insuccessi e gli imprevisti. I miei successi non sono miei. Gli altri ne hanno preparato la via. Il frutto delle mie fatiche non mi appartiene: sto infatti preparando le vie al successo degli altri. ... niente ha senso se non lo si considera in funzione della realtà fondamentale dell'amore di Dio che vive ed agisce in quelli che sono da lui incorporati nel suo Cristo. Nulla, proprio nulla ha senso se non ammettiamo con John Donne, che: «Nessun uomo é un'isola, in sé completa: ognuno é un pezzo di un continente, una parte di un tutto» Buon cammino… Don Sandro