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glioramenti. Ma nella nostra ricerca abbiamo
ritenuto utile elencare quegli aspetti che sarebbe auspicabile studiare e approfondire.
Consideriamo pertinente, in primo luogo,
l’approfondimento della dimensione ispanoamericana del complesso della storia presente nei manuali: nel nostro caso in merito
a tutti gli aspetti relazionati ai processi di indipendenza. Tale approfondimento potrebbe
contribuire anche a una visione più contestualizzata dei cambiamenti intervenuti nel
mondo occidentale alla fine del XVIII secolo
e nei primi decenni del XIX secolo. Come evidenziato nelle varie analisi, entrambe le dimensioni e il loro contesto risultano essere
poco sviluppati nei manuali scolastici. Le
praticamente inesistenti differenze tra le storie narrate nei manuali dei diversi paesi studiati costituiscono un primo passo, molto
importante. Ma si può fare ancora di più mettendo in evidenza il fatto che la dimensione
ispanoamericana non è un ostacolo all’analisi razionale dei problemi e delle discordanze esistenti tra i diversi paesi.
Una situazione simile, quando si trattano i
protagonisti del processo indipendentista, si
nota a proposito della scarsa considerazione
di gruppi sociali distinti e delle donne. Negli
ultimi tempi, come abbiamo constatato, la
loro presenza è stata messa sempre più in rilievo, anche se in modo insufficiente, sia per
una valutazione più adeguata alla storiografia attuale, sia per l’apertura a considerazioni
socio-politiche e, più propriamente, didattiche. Una focalizzazione più sociale della storia insegnata, includendo la cosiddetta storia della vita quotidiana come prospettiva
più interculturale, rappresenterebbe una
possibilità molto conveniente, già sperimentata in alcuni paesi, per quanto parzialmente, con risultati positivi.
Osservati da una prospettiva educativa, i manuali analizzati continuano ad essere eccessivamente ancorati alla somministrazione di
informazioni storiche, che appaiono imprescindibili, e al tempo stesso poco interessati
alla dimensione problematica della conoscenza storica e alla diversità delle interpretazioni oggi esistenti intorno a determinati aspetti dei processi storici.
Lo scompenso tra le due facce della conoscenza storica può comportare un apprendimento sbilanciato sulla memorizzazione, e al
tempo stesso impedire la tensione verso la
riflessione storica, verso uno studio più approfondito e utile agli studenti, inteso come
approccio più intenso alla società in cui vivono, frutto del loro passato e base dei loro progetti per il futuro. Tale posizione di maggior apertura della storia insegnata, in conclusione, è anche una fonte poderosa di motivazioni per l’apprendimento degli studenti: allo
studio della storia come qualcosa di definitivamente concluso e superato dovrebbe opporsi un’impostazione più consapevole dell’interazione dei tempi, tra il passato, il presente e le prospettive dell’immediato futuro.
Queste raccomandazioni prendono spunto
dalla nostra analisi dei manuali scolastici,
tuttavia ogni proposta richiede anche una
sufficiente preparazione da parte dei docenti, tanto storicamente quanto didatticamente, considerando peraltro che un insegnamento adeguato della storia non deve discostarsi eccessivamente dagli standard stabiliti dagli odierni saperi scientifici nel campo
della conoscenza.
Rafael Valls
Valls (dir.), Los procesos
indipendentistas iberoamericanos en
los manuales de Historia, Fundación
Mapfre (Instituto de cultura), Madrid:
vol. I Países andinos y España, 2005;
vol. II Argentina, Chile, Paraguay,
Uruguay, 2006; vol. III Brazil e Portugal,
2007.
Rafael
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Mettiti in gioco
con l’archeologia
AUTORI: kit ideato dal MA_net, Rete dei musei archeologici delle province di Brescia,
Cremona e Mantova
CASA EDITRICE: Vannini Editrice
ANNO DI PRODUZIONE: 2010
DESTINATARI: adulti e bambini dagli 8 anni
in su
TIPOLOGIA DI GIOCO: gioco di percorso
er scoprire che l’archeologia non è solo
avventura, imprevisti e suspense, come
suggerito dalla fantasia cinematografica, ma
anche, e soprattutto, attenta ricostruzione
della storia attraverso i reperti, un ottimo
strumento è il gioco Missione archeologo!,
disponibile nel kit didattico Mettiti in gioco
con… l’archeologia.
Il kit comprende anche i libretti Da grande
farò l’archeologo e Avventure nel tempo, su
cui riflettere per capire cos’è l’archeologia e
come lavora l’archeologo, nonché tre poster
raffiguranti un villaggio di palafitte, un foro
romano e una rocca medievale.
I due libretti si sfogliano piacevolmente: i viaggi fantastici tra epoche diverse compiuti dai
P
tabellone del gioco Missione archeologo! Vi sono raffigurate 25 caselle numerate
disposte a circuito e una postazione centrale, le cinque carte di identità e le relative
pedine, le “carte missione”, i gettoni corrispondenti agli “strumenti dell’archeologo”,
suddivisi nei cinque colori corrispondenti ai cinque capitoli del libro, le schede
“reperto archeologico”, le “regole del gioco” e il dado a sei facce.
Il
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mb
Alcuni
dei materiali del gioco, nel dettaglio.
protagonisti, nonno Ulisse, nonna Lucia e i tre
nipoti (Silvia, Davide e la piccola Linda), e le
storie divertenti e coinvolgenti, corredate da illustrazioni scientifiche ma dai tratti accattivanti, offrono indicazioni fondamentali per
scoprire le tecniche e i luoghi dell’archeologia,
insieme a interessanti spunti per attività di-
dattiche da proporre come supporto e integrazione al gioco. I libretti, infatti, sono propedeutici allo svolgimento dell’attività ludica.
L’obiettivo di Missione archeologo! è far
compiere ai giocatori, insieme ai cinque protagonisti del kit, un percorso che li porti a diventare “veri archeologi”.
Il gioco prevede dai 2 ai 5 giocatori, ma può
essere adattato a gruppi più estesi, come ad
esempio una classe, dando vita a squadre al
cui interno affidare ruoli differenti. In questo
modo, coinvolgendo tutti, si crea un clima ludico maggiormente dinamico e competitivo.
Per raggiungere lo scopo gli aspiranti archeologi devono compiere missioni, recuperare
gli strumenti dell’archeologo, rispondere a
varie domande.
Per superare la prova finale e vincere la partita il giocatore (o la squadra) deve riconoscere l’età e le caratteristiche di un reperto.
Il gioco educativo, ideato da Emanuele Pessi,
si avvale delle competenze specifiche di diversi archeologi. Ogni elemento di cui è composto è studiato con cura, con immagini e testi chiari e immediati: le carte missione, per
esempio, riguardano eventi a sfondo archeologico e richiedono l’individuazione degli
strumenti di lavoro necessari per portare a
termine il proprio compito. Altre componenti
sono i gettoni “reperto archeologico” e “strumenti dell’archeologo”, con le relative raffigurazioni; le domande, pensate in base all’età dei giocatori e suddivise secondo gli argomenti trattati nel primo libretto; la plancia,
strutturata in modo tale da risultare utile e
funzionale grazie alla presenza della linea
del tempo.
Il gioco non richiede agli studenti un’eccessiva preparazione e nemmeno approfondite
conoscenze di base.
Per la varietà di applicazioni e gli spunti e le
suggestioni offerti, può essere utilizzato come
strumento ludico nell’ambito di un percorso
educativo dinamico a scuola, in museo, in biblioteca, in un centro culturale.
Connotato da una forte valenza didattica,
consente di acquisire, in maniera appassionante e coinvolgente, conoscenze specifiche
e appropriate sul mestiere dell’archeologo:
dalla conduzione di uno scavo alla schedatura dei reperti, fino al restauro e all’esposizione
degli stessi in un museo, in viaggio tra le diverse epoche storiche e suggestivi luoghi archeologici.
Capacità di osservazione, creatività e abilità
strategiche del giocatore, protagonista attivo
del gioco, sono le qualità maggiormente sollecitate in questa divertente esperienza educativa nell’affascinante mondo dell’archeologia.
Serena Petrone
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Mettiti in gioco con l`archeologia