Immaginario sociale 21/11/2006 1. che cos'e' l'immaginario sociale di Attilio Mangano L’immaginario sociale è la modalità specifica con cui una società riproduce la rappresentazione di se stessa e fonda in essa la sua identità. L’immaginario sociale si struttura dunque come un campo di significati che consente a una società di riconoscersi nell’immagine del mondo che essa stessa ha elaborato, ma esso permane nel tempo lungo come se non avesse una origine e fosse una costellazione di simboli senza tempo. a. Il problema dell’immaginario è tipicamente novecentesco − esso emerge infatti nella cultura occidentale come problema e tentativo di definizione del suo statuto teorico dopo che l’affermazione della psicanalisi e del freudismo ha messo in evidenza la funzione dei simboli e dei loro significati − la ricerca filosofica ha cominciato a mettere a fuoco con la fenomenologia husserliana il rapporto tra “percezione” e “immaginazione” la scuola sociologica francese di Durkheim ha introdotto − il concetto di rappresentazione sociale Al tempo stesso il problema “nuovo” dell’immaginario impone una rivisitazione di due concetti chiave della cultura occidentale, quello dell’immagine e quello dell’immaginazione, che sono poi a loro volta intrinsecamente connessi in un rapporto di inclusione/esclusione nei confronti del concetto di realtà (è casuale che- come ha notato Luisa Passerini- il vocabolario inglese non prevede la parola “ immaginario”come sostantivo? L’immaginario esiste solo come aggettivo, quasi a indicare qualcosa che non esiste e che sicontrappone al reale Il dualismo che contrappone il mondo reale e il mondo immaginario rinvia a una implicitadefinizione della realtà immaginaria come realtà puramente virtuale) b. Immagine e immaginazione hanno avuto una storia complessa e tormentata, intrisa di una vera e propria condanna pregiudiziale o svalutazione o ripudio L’immagine è stata infatti sottoposta a condanna pregiudiziale per ragioni di ordine teologico: è possibile immaginare Dio, rappresentarlo attraverso una immagine? Quando si arriva a “ venerare” l’immagine, esplode durissima la condanna della iconoclastia e ciò viene a riproporsi anche con la seconda iconoclastia di Calvino e Lutero. Al tempo stesso tutto il problema dell’arte come problema della rappresentazione del sacro impone all’opera d’arte un dibattito sul suo statuto e consente nei secoli lo sviluppo grandioso della rappresentazione artistica, con un passaggio dalla negazione dell’immagine al suo trionfo. Altrettanto è accaduto per la storia del concetto di immaginazione, che addirittura il filosofo Malebranche aveva definito come la matta di casa, la malattia nascosta di cui vergognarsi. La logica binaria vero-falso si è costituita presupponendo una sola e unica verità, ponendola originariamente 1 Immaginario sociale 21/11/2006 come verità religiosa o in seconda istanza come verità scientifica fondata sull’esperienza dei fatti. L’ immaginazione offusca e distorce la verità . Si può e si deve ripercorrere questa storia nel doppio versante delle resistenze: resistenze del sapere religioso da un lato e dei razionalismi dall’altro verso il terzo incomodo, resistenze dell’immaginario e dell’immaginazione, vero e proprio oggetto nascosto che riaffiora, dall’altro. c. L’immaginario come concetto-ponte tra diversi saperi o costellazione diversa che consente una connessione critica Nella sua breve storia dell’immaginario Evelyn Patlagean definisce il suo campo come “ insieme delle rappresentazioni che superano il limite posto dai dati dell’esperienza e dalle associazioni deduttive ad esse legate. Ciò significa che ogni cultura, quindi ogni società, e addirittura ciascun livello di una società complessa ha il proprio immaginario: In altri termini il limite tra il reale e l’immaginario si rivela variabile, mentre al contrario il territorio attraversato da questa linea di confine resta sempre e dovunque identico, poiché non è altro che l’intero mondo dell’esperienza umana, dagli aspetti più collettivi e sociali a quelli più intimi e personali”. Rientra pertanto nel territorio dell’immaginario, in quanto comprensivo dell’intero mondo dell’esperienza umana, la curiosità per l’ignoto e l’inconoscibile, la paura del futuro e del presente, la coscienza del corpo e del vissuto, l’interrogarsi sulla morte, l’alternarsi del desiderio e della sua repressione, l’evasione, l’utopia, la festa e il gioco. Con una definizione larga ed estensiva vengono a far parte della costellazione dell’immaginario le rappresentazioni simboliche e le produzioni oniriche, il folklore e i miti, le mentalità e le tradizioni: Certo il rischio del cattivo uso generico e indeterminato è possibile, oggi gran parte della stampa e dei media veicolano appunto un uso vago e onnicomprensivo del termine immaginario che sembra sostituire i miti di una volta con la molteplicità delle rappresentazioni contemporanee. Non si tratta di un uso illegittimo del termine, che è davvero “ imploso” e si è sparso in mille rivoli, semmai di prendere atto di come quest’uso trasversale esprima una domanda di significati che tende a oltrepassare la soglia delle significazioni normali riconoscendo appunto un’eccedenza che l’immagine apporta e una possibilità che l’immaginazione instaura. L’immaginario come concetto-ponte suggerisce a sua volta di allargare le piste interpretative: se è vero che si tratta di un concetto e di un problema tipicamente novecentesco è però importante riconoscere i prodromi e i processi culturali che lo sottendono nell’epoca romantica in particolare: − i materiali folklorici e le fiabe, − gli studi sul mito − la storia delle religioni − gli studi etnologici − le origini della psicologia sociale e la psicologia della folla Siamo di fronte insomma a un insieme di materiali che costituiscono il retroterra di una linea di ricerca che nasce spostando i confini e costruendo nuovi territori oppure riprendendo filoni che spaziano dalla mitologia classica ai viaggi moderni degli esploratori, mentre la letteratura ha a sua volta sfondato e rifondato il genere fantastico e il gotico coniugandoli con la riscoperta del magico e del diabolico. 2 Immaginario sociale 21/11/2006 L’immaginario è insieme il punto di partenza e di arrivo di una nuova rappresentazione. d. Tra psicanalisi e antropologia. La prima fase degli studi novecenteschi sull’immaginario Come è noto la scoperta del territorio dell’inconscio avvia una nuova rivoluzione copernicana nella misura in cui indica non solo tutta l’importanza dei materiali onirici ma soprattutto la continua ristrutturazione del codice simbolico della comunicazione, la consapevolezza che ogni comunicazione è simbolica. Cominciando con Freud a mostrare il ruolo decisivo dell’immagine nella costruzione simbolica del reale, proseguendo con Jung a dimostrare come la costruzione di immagini sia un modello dell’autocostruzione della psiche ( o individuazione), ha inizio ben più che una rivalutazione dell’immagine ( che comunque entra a pieno titolo nel campo degli studi psicologici attraverso il ricorso ai test sulle “ associazioni di immagini”). Ogni pensiero umano è rappresentazione, passa cioè attraverso delle articolazioni simboliche. Una particolarissima " complicazione", carica di stimoli e di suggestioni, è posta in Jung dal problema dei cosiddetti archetipi. E' noto che il fondatore della psicologia analitica definisce il pensiero come poggiante su immagini generali, gli archetipi appunto, " schemi o potenzialità funzionali" che plasmano inconsciamente il pensiero stesso. E' la nota tesi del carattere collettivo e innato delle immagini primordiali, con i diversi " sedimenti mnesici" accumulati nel corso della filogenesi. e. Gli anni trenta-quaranta e la cultura francese, la filosofia dell'immagine, la storia della mentalità, la sociologia del sacro, il tragitto antropologico Anche il giovane Sartre dedica la sua attenzione al binomio immaginazione-immaginario con due studi del 1936 e del 1940. La posizione del filosofo francese risente dell'antipsicologismo husserliano, per cui l'intenzionalità è trascendente gli stati della coscienza, in un certo senso un pensiero senza immagini. Sicché il potere "irrealizzante" che l'immaginazione esercita nei confronti delle cose consente alla coscienza di trascendere e manifestare la sua libertà. La coscienza che immagina pone il suo oggetto come un nulla, è il non-essere la categoria dell'immagine. Ne deriva inevitabilmente l'ennesima svalutazione dell'immagine e dell'immaginario stesso, che non viene riconosciuto nel suo essere anche produzione simbolica. Diverso l'approccio di Gaston Bachelard, che si occupa del percorso dell'immaginario, del suo tragitto antropologico, per cui l'unità del pensiero e delle sue espressioni simboliche è un continuum:l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco sono in questo senso gli elementi basilari della rappresentazione simbolica e operano al tempo stesso come degli utensili per l'immaginazione, il suo estendersi e prolungarsi in quanto gesto umano che agisce sull'ambiente e ne è agito ( che è ciò che sosterrà in seguito Jean Piaget). L'immaginario è definibile sulla base dell'incontro della rappresentazione soggettiva e dell'ambiente, il tragitto in cui le 3 Immaginario sociale 21/11/2006 rappresentazioni soggettive si esplicano attraverso gli accomodamenti anteriori del soggetto all'ambiente oggettivo". Un percorso del tutto originale è quello che intraprendono G. Bataille e R. Caillois promuovendo il Collegio di Sociologia per indagare le permanenze del sacro nel mondo contemporaneo attraverso una vera e propria sociologia delle passioni e degli eccessi. Coniugando insieme la lezione di Durkheim sulle effervescenze del sociale e la lezione di Marcel Mauss e della sua teoria del dono sul simbolismo del fatto sociale totale, la storia delle religioni di Dumezil, il dionisiaco nietzschiano e l'analisi antropologica delle feste, del rito e del mito,l'immaginario è individuato campo delle rappresentazioni umane inscindibile dal simbolico. La svolta in direzione dell'immaginario investe intanto la ricerca storica grazie alle suggestioni della scuola delle Annales che con estrema finezza metodologica e interpretativa mette a fuoco la formazione e la permanenza delle mentalità, che si rivela a sua volta una angolazione efficace di lettura delle rappresentazioni sociali . Con un 'opera come La società feudale ( 1939) Marc Bloch è l'iniziatore di una linea di ricerca sulle visioni del mondo e le rappresentazioni collettive, le credenze e le mentalità, che prosegue nel lavoro di Lucien Febvre su Rabelais e Il problema dell'incredulità nel secolo XVI ( 1942: La strada è aperta. f. Un altro modo per riproporre il classico problema della legittimazione del potere). Da Machiavelli a Weber attraverso Tocqueville e Marx. Anche se non è chiara la consapevolezza di fondo, occuparsi dell'immaginario significa- anche se non esclusivamente- riproporre in modo diverso e con altra angolazione quello che costituisce uno dei luoghi classici del pensiero politico. Lo ha notato acutamente B. Baczko. "nel cuore stesso dell'immaginario sociale si trova il problema del potere legittimo o piuttosto, per essere più precisi, il problema della legittimazione del potere. Ogni società deve immaginare e inventare la legittimità che essa accorda al potere". La famosa frase di Machiavelli " Governare è far credere"anticipa a suo modo un primo livello di individuazione del nesso tra immaginario e potere, sia pure posto ancora in termini strumentali con la spiegazione per cui un dominio simbolico si serve di apparenze create ad hoc. Baczko ricorda come Rousseau proponga attraverso i riti e le feste dell'educazione pubblica un vero e proprio immaginario politico. E durante la rivoluzione francese la posta in gioco del dominio simbolico è così netta ed esplicita- nella sua lotta ai simboli dell' ancien regime- da spingere Mirabeau a propugnare un nuovo potere che " si impadronisca dell'immaginazione", mentre in seguito la grande storiografia romantica con Michelet mette in risalto la continua produzione di immagini da parte del popolo e la dimensione simbolica stessa del fatto rivoluzionario. Tocqueville mette addirittura in risalto la funzione anticipante e preparatoria dell'immaginazione sociale, che si pone già come una società immaginaria che agisce sul contesto reale. Sarà Marx ad analizzare gli immaginari sociali come rappresentazioni essenziali che una classe si fa di se stessa, anche se il loro essere ideologie determina l'ambivalenza della rappresentazione stessa, che occulta e 4 Immaginario sociale 21/11/2006 deforma il reale piegandolo alle funzioni del dominio, per cui solo la presa coscienza della classe operaia potrà disoccultare le funzioni irreali e dar luogo a una rappresentazione di trasparenza. L'immaginario-ideologia esprimerebbe da un lato la rappresentazione di pratiche collettive e dall'altro la loro deformazione . Si è già visto come in Durkheim le rappresentazioni del sociale siano connesse alla produzione del consenso o del conflitto sociale, come infine in Mauss ci sia sempre un legame tra comportamento e rappresentazione collettiva. In Max Weber diviene a sua volta centrale il riconoscimento della produzione di significato che gli attori sociali conferiscono necessariamente alle loro azioni; per questo i tre tipi di dominio politico distinti da Weber ( il dominio tradizionale, quello carismatico e quello burocratico)" Si esercitano per il tramite di diversi sistemi di rappresentazioni collettive sulle quali si fonda la legittimità di questi rispettivi poteri". g. L'Immaginazione al potere del 1968 e la nuova stagione dell'immaginario Lo slogan del maggio francese 1968 sull'immaginazione al potere sintetizza molto bene il tipo di svolta e di rottura che la cultura del 68 introduce col suo richiamo all'utopia, al sogno sociale, alla forza creativa dell'immaginazione. Se è tuttavia vero che il tema dell'immaginario è anche un modo per girare attorno al classico problema della legittimazione del potere e della natura del suo stesso simbolismo sociale, non è fuori luogo osservare - come ha fatto lo stesso Baczko - che in fin de conti l'immaginazione è sempre stata al potere, o - per meglio dire - che ogni potere ha un suo immaginario. Quel che cambia o che viene comunque rimesso in discussione, grazie al 68, è però "una certa tradizione intellettuale", ovvero quel miscuglio potente di economicismo, funzionalismo, determinismo, che prevale nelle scienze umane e sociale, un vero e proprio riduttivismo dell'interpretazione, il rifiuto di riconoscere le funzioni multiple dell'immaginario e di comprendere la sua dimensione espansiva e complessa : l'immaginario è sempre aggettivo di qualcosa, di un mondo, di un polo, di un oggetto, è un reale meno reale, deformato, subordinato al principio di realtà. Dilatando la dimensione del possibile, esaltando l'invenzione e, la fantasia della creazione, moltiplicando le connessione del reale stesso, l'immaginario sfida sempre la spiegazione causale dell' ultima istanza che tutto spiega e da cui tutto dipende. L'immaginario acquista una sua legittimazione di fondo entrando a pieno titolo fra i nuovi concetti mentre il suo stesso statuto teorico si viene affinando. In campo psicanalitico fa discutere la distinzione sviluppata da Jacques Lacan tra immaginario e simbolico. Il primo è legato alla cosiddetta "fase dello specchio", in cui il bambino coglie nello specchio l'immagine totale di sé ma costruisce in tal modo un falso io-immaginario, distinto dal soggetto reale, andando incontro a una sorta di scacco continuo rispetto alla sua vera storia, che si costruisce a livello del simbolico. Questa condizione di impossibile trasparenza e immediatezza spinge Lacan a una ennesima svalutazione dell'immaginario (il primato del simbolico è paragonabile, sotto certi aspetti, alla falsa immediatezza della 5 Immaginario sociale 21/11/2006 coscienza "tradeunionista" rispetto alla coscienza politica di classe in Lenin, in cui la coscienza immediata - ancora" interna" al rapporto di produzione capitalistico- è impossibilitata a divenire coscienza globale). L'immaginario è coscienza parziale, bloccata dalla rappresentazione che lo specchio restituisce. Ma al tempo stesso immaginario e simbolico procedono insieme, l'uno richiama l'altro o ne ha comunque bisogno. Lo statuto teorico dell'immaginario è costretto a "fare i conti" con la psicanalisi da un lato e col marxismo dall'altro, come si impegna a fare Cornelius Castoriadis nel corso degli anni sessanta e dei primi anni settanta: Castoriadis infatti è un ex militante trotzkista che partecipa all'esperienza del gruppo " Socialisme ou Barbarie" e va sottoponendo a critica( insieme a Claude Lefort, allievo di Maurice Merleau-Ponty) il marxismo rivoluzionario stesso sottoponendo a critica la sua incapacità di riconoscere l'autonomia dell'immaginario, che viene ancora e sempre - in quanto rappresentazione identificato con l'ideologia e ridotto a "falsa coscienza" Certo Marx si mostra in più occasioni consapevole dello spessore specifico dell'immaginario, egli sa che l'Apollo di Delfo è stato nella vita dei Greci" una potenza reale", così del resto la sua teoria del feticismo della merce può essere riconosciuta come un tentativo di approccio all'immaginario, e quando parla del ricordo delle generazioni passate che agisce come un fantasma più potente degli uomini in carne e ossa, ma alla fine questo momento del non-economico e della sovrastruttura torna a essere solo un fatto illusorio. Si tratta di riconoscere invece all'immaginario un ruolo attivo e creativo (Castoriadis parla di immaginario radicale ponendo la distinzione tra la fase istituente-creativa dell' immaginazione sociale e quella istituita, che torna a sovrapporsi alla società). Convogliando i suoi studi nel volume "L'istituzione immaginaria della società" (1975), egli produce una prima sistematizzazione d'insieme, ogni società ha un suo immaginario ed esso è insieme il risultato consolidato delle rappresentazioni e delle credenze che si istituzionalizzano e il momento di costruzione sociale dei significati. Quando esplode il movimento del ‘68 e sui muri di Parigi si esalta " l'immaginazione al potere" sembra proprio che il riconoscimento della creatività della funzione immaginativa sia arrivato al suo culmine. h. Il cinema o l'uomo immaginario di Edgar Morin Non va dimenticato che già nel corso degli anni cinquanta il sociologo francese Edgar Morin ( amico e sodale di Castoriadis. Insieme, dopo il maggio francese del 1968, scrivono un libro sul nuovo movimento) viene sviluppando una sua linea di ricerca che investe il cinema come veicolo di un immaginario di massa: E' lo stesso Morin che si occupa della società dei consumi e dei suoi nuovi riti e miti: adesso il tema di lavoro è il divismo, zona magica della nuova mitologia collettiva nella società della comunicazione di massa:Anche Morin intreccia teorie psicoanalitiche e riflessioni antropologiche sull'immagine a uno studio di sociologia dei consumi e dei comportamenti collettivi. L'uomo immaginario del cinema è il risultato di una serie di transfert e di spostamenti della coscienza. "Nel corso di questa incessante spola tra "l'io" che è un altro e gli altri che sono nell' "io", fra la coscienza soggettiva del mondo e la coscienza oggettiva dell'io, fra l'interiore e l'esteriore, l'io immediatamente oggettivo (doppio) si interiorizza, il doppio interiorizzato si atrofizza e si spiritualizza 6 Immaginario sociale 21/11/2006 in anima; il macrocosmo immediatamente soggettivo si oggettiva per costituire il mondo oggettivo sottoposto a delle leggi: Nel corso di tutti questi transfert immaginari l'uomo si arricchisce geneticamente, l'immaginario è il fermento del lavoro del sé di sé e sulla natura attraverso il quale si costruisce e si sviluppa la realtà dell'uomo". L'immaginario cinematografico di Morin è il punto di intersezione fra una lettura psicologica e una sociologica, lo studio della genesi dell'immagine si lega al riconoscimento freudiano dei processi di proiezione e identificazione, l'universo filmico è un fenomeno di psichismo totale:Al tempo stesso il rapporto fra tecnologia della pellicola, produzione e consumo di immagini, si collega ai processi di civilizzazione particolare che la società di massa innesca, per cui si può parlare in senso socioantropologico di una nuova e complessa civiltà dell'occhio che si mescola all'immagine-spettacolo. i. Tra archetipo, modello, struttura. Come definire l'immaginario? Collocandosi su una linea di ricerca che tende a conciliare la junghiana psicologia del profondo e Bachelard, Gilbert Durand si dedica fin dagli anni sessanta all'analisi delle Strutture antropologiche dell'immaginario come vere e proprie costanti universali, atemporali. Ma davvero il regime dell'immaginario non ha una storia e non subisce modificazioni? Il grande medioevalista francese Jacques Le Goff si sforza di dimostrare il contrario analizzando proprio l'immaginario medievale: se si arriva alla nascita di un nuovo immaginario - come nel caso dell'idea di Purgatorio - visto come anticamera del Paradiso, è per via di un insieme di trasformazioni culturali, di una crisi dei modelli e dei valori in un contesto di passaggio alla modernità che valorizza il concetto di responsabilità. Emerge insomma il problema di considerare o meno l'immaginario come una costellazione di significati e di simboli in cui conta di più la ripresa di una rappresentazione o il contesto storico culturale. Da un lato dunque l'immaginario è studiato come insieme di rappresentazioni che superano i limiti dell'esperienza, campo di quelle terrae incognitae del pensiero oscuro e confuso del sogno, dei fantasmi della malattia mentale, della trance religiosa, del simbolo, dei miti e delle utopie. Viene esaltato il suo carattere alogico, il suo alludere e rivelare altro, il suo essere un modo per guardare l'invisibile. Dall'altro si sviluppa una sociologia dell'immaginario che si occupa delle rappresentazioni e dei simboli operanti nella quotidianità, cogliendo dentro il quotidiano le possibilità di un re-incanto, accomunando miti e riti, mode collettive e stili di vita in una rappresentazione del quotidiano che si occupa delle zone d'ombra. La sociologia è il luogo di una nuova conoscenza ordinaria ( Maffesoli) in cui- nota lo stesso Gilbert Durand- " il soggetto e l'oggetto si fondono nell'atto di conoscere e il cui paradigma è lo statuto simbolico dell'immagine". Immaginario, mito e simbolico divengono quasi interscambiabili nella prima ipotesi, mentre nella seconda l'uso dei materiali della quotidianità è prevalente. 7 Immaginario sociale 21/11/2006 In entrambe l'immaginario è il luogo di attivazione dei significati e dei simboli. Nel 1966 Gilbert Durand fonda il Centro di ricerca sull'immaginario e richiama appunto Jung e Bachelard, ma non trascura nemmeno lo straordinario libretto di Roger Caillois, Il mito e l'uomo che parla insieme del sacro e del gioco, del mito e del sogno, del fantastico e dell'antropologico. Gli studi di mitoanalisi e di mitocritica fioriscono. l. Tra sociologia e psicologia: i " topoi" e l'immagine della società Ci sono spostamenti tra una disciplina e l'altra riguardo ai concetti. Mentre la ricerca storica si appropria delle indagini sulla "mentalità", la psicologia tende invece ad abbandonare questo concetto e inizia - connesso anche alle ricerche sociologiche- lo studio dei "modelli di orientamento" in modo duplice: come indagine sulle motivazioni e le aspettative di gruppo e come ricerca di tipo empirico su ciò che il marxismo chiamerebbe coscienza di classe ovvero sulla costituzione delle immagini dicotomiche della società in rapporto al lavoro nella società industriale. Se la sociologia della cultura ha già messo a fuoco con alcuni celebri studi di Williams il problema del permanere della cultura operaia - con la sua visione dicotomica del contrasto fra il " Noi" operaio e "Loro" (i borghesi) - è nel rapporto tra fabbrica e territorio che viene indicato il modo di riproduzione della visione del mondo. E' ciò che è chiamato topica sociale, ovvero un insieme di modelli di orientamento (topoi) radicati nell'esperienza collettiva del gruppo sociale. Il passaggio mirante a definire tutto questo come una riserva mentale che funge da indicatore o, perché no, come un vero e proprio immaginario collettivo è rapido. Ma già le nuove analisi sulle trasformazioni del capitalismo e sulla crescente destrutturazione della coscienza operaia nel neocapitalismo segnalano una crescente complessità del problema. I sociologi che si occupano delle modalità di formazione e di riproduzione delle immagini della società si dividono tra un modo quasi neutro e descrittivo di concepire la rappresentazione come un dato e un modo tutto politico di pre-supporre che l'antagonismo sociale dia luogo a rappresentazioni altrettanto antagoniste. Il passo avanti decisivo è formulato dagli studi di Berger e Luckmann con l'opera La realtà come costruzione sociale: c'è un processo di apprendimento, la realtà sociale è quella che i soggetti stessi producono e riproducono in primo luogo "istituzionalizzando" le azioni ripetute, che vengono apprese come azioni tipiche, di natura oggettiva; sono gli schemi dell' interazionismo simbolico di una psicologia sociale cognitivista, per cui la rappresentazione è un prodotto dell'attività mentale, che ri-costruisce e dà un significato alla realtà, a partire dalle informazioni che il soggetto ha e da quelle che ha ricavato dall'esperienza e dal contesto ambientale. Tramite gli stufi di S. Moscovici il concetto di rappresentazione sociale si viene qualificando come un sistema di conoscenze empiriche e di valori, una costellazione di significati e di relazioni. 8 Immaginario sociale 21/11/2006 m. La potenza del simbolico: mito,religione e politica come luoghi specifici dell'immaginario Dopo gli anni settanta l'uso e l'abuso del termine stesso di immaginario diviene fortemente massificato, se ne appropriano stampa e mass media, si parla di immaginario artistico e di immaginario poetico, di immaginario cinematografico e di immaginario architettonico, la musica leggera è presentata come veicolo e riproduzione dell'immaginario di un 'epoca. Naturalmente in questo insieme di sfondamenti c'è un limite, il ricorso insomma a un uso molteplice ma al tempo stesso generico, che riguarda la memoria storica e i sogni, le mentalità diffuse, i luoghi comuni, le tradizioni popolari, etc. Ma come non riconoscere che questa sorta di trionfo di schemi e stili derivabili grosso modo dall'antropologia culturale aiuta a sbarazzarsi di formule standardizzate come ideologia e visione del mondo- con quel tanto di normativo che sembra appartenere per statuto al loro codice- e reintroduce al tempo stesso una sorta di riscoperta di ciò che non trovava parole per essere " spiegato", un superamento del campo dei soli concetti , un riconoscimento di saperi fondati su rappresentazioni e simboli, emozioni e sentimenti, flussi di immagini appunto? Rispetto a una riduzione del sapere sociale a concetti e segni, a spiegazioni-interpretazioni da parte di una teoria che li comprende e li classifica, a un positivismo classificatorio che tutto spiega per il suo rapporto funzionale tra le parti, al vecchio errore della tradizione intellettualistica in cui ogni pensiero viene ricondotto a un sistema di idee di cui fa parte e al determinismo che spiega una cosa con la causa che ne ha determinato l'esistenza, la scoperta dell'immaginario torna a essere scoperta di ciò che non si spiega e non si riduce eppure esiste, dell' imprevisto, dell'altro, dell'invisibile, etc." Se il concetto è segno, l'immagine è simbolo. Questa è la vera differenza da custodire contro la svalutazione delle immagini " vaghe e imprecise" a favore dei concetti " rigorosi": Nell' " imprecisione" dell'immagine si nasconde la potenza del simbolico da cui è escluso il concetto che, proprio per la sua precisione, è immediatamente sottratto a qualsiasi fluttuazione di significati" (U. Galimberti) Non si tratta tanto di recuperare una tradizione che vorrebbe riconoscere nel simbolo il significato indicibile e invisibile perché in ogni rinvio all'arcano inaccessibile e al mistero si ripropone di fatto il sapere superiore di qualcuno che sa, vede, indovina, secondo una logica " iniziatica". Si tratta più semplicemente di sbarazzarsi dell'equivalenza tra immagine e illusione. L'Immagine è produttrice di senso essa stessa. Come osserva Castoriadis occorre chiedersi perché al centro di un immaginario troviamo " sempre qualcosa di irriducibile al funzionale. Un qualcosa che è come un'attribuzione primordiale di senso al mondo ed a se stessa da parte della società". La lunga trama di svalutazione dell'immagine ha accompagnato il processo di affermazione del pensiero moderno con la certezza di possesso del dato reale e ha sistemato il campo delle rappresentazioni nel limbo del non reale, non chiaro ,non certo, non razionale. Il processo di secolarizzazione ha eliminato ogni trascendenza come immagine illusoria e falsa credenza, la desacralizzazione ha rigettato nel sacro, di cui sbarazzarsi, anche il bisogno di oltrepassare la realtà e la domanda di senso. Ma in realtà il mito e la religione non vivono di immagini in quanto luoghi dell'illusione e dell'inganno, esse si nutrono di un immaginario che 9 Immaginario sociale 21/11/2006 opera come un codice di significati e questo codice - il campo delle rappresentazioni umane- riproduce il molteplice, continua a operare, si sottrae alla riduzione binaria di vero e falso. E per quanto possa sembrare in prima istanza che mito, religione e politica appartengano a campi diversi e quest'ultima, scienza dei rapporti reali (di forza, di potere), disponga di uno statuto "realistico" che può essere opposto a quello delle immagini "illusorie", è possibile riconoscere il luogo di incontro e di scambio, il processo di simbolizzazione." Forse che tutta la mitologia dello Stato- ha scritto Bronislaw Baczko- non si radica in quella lontana eredità di rappresentazioni del potere che si esprime in emblemi e leggende,immagini e concetti?" Proprio per queste ragioni, al di là della moda recente di usare in modo multiplo e perfino convenzionale il termine di immaginario, non va commesso un errore analogo facendo dell'immaginario il luogo di ogni scibile e abusandone in modo generico e indifferenziato. Si fa più pressante la domanda di una sintesi teorica. Mito, religione e politica sono tre modalità di esistenza sociale dell'immaginario, ne costituiscono anzi- ha scritto Pierre Ansart- la dimensione preliminare, vale a dire " l'immanenza dei significati alla pratica sociale e l'esigenza della fondazione e dell'interiorizzazione di una struttura significante ai fini della pratica di un'attività comune". n. Immaginario e immaginario sociale, unità e differenza La rivisitazione di alcuni momenti del dibattito novecentesco ha permesso di identificare il problema dell'immaginario come segnale di emergenza di un nuovo paradigma - per citare l'esempio della riflessione di Kuhn sulle rivoluzioni scientifiche che maturano quando il vecchio paradigma, che unificava la comunità degli scienziati ,comincia a scricchiolare e ad entrare in crisi. Ogni volta che l'immaginario è emerso come problema in uno specifico campo esso ha suggerito da un lato l'urgenza di un nuovo statuto teorico e dall'altro quali sinonimi comprendesse o quale costellazione di concetti instaurasse. Sicché, è in un certo senso relativamente più semplice, prima ancora di definire cos'è l'immaginario, sottolineare cosa esso non è, ricordare insomma i modi diversi di ridurne la portata riconducendolo a modelli interpretativi più sicuri. Ci sono in sintesi tre interpretazioni dell'immaginario che danno luogo allo stesso tipo di errore: − l'interpretazione dell'immaginario come ideologia illusoria, riflesso, falsa coscienza − l'interpretazione dell'immaginario come sistema di rappresentazione falso o ingannevole, in ogni caso da demistificare, attraverso la sua riduzione a concetto o a segno − l'interpretazione dell'immaginario come mito-rito, riproduzione di un sistema di credenze, fenomeno sociale di moda o fenomeno di tradizione popolare. Quel che è sbagliato o che " non funziona" in queste tre interpretazioni è proprio la sua riduzione a qualcos'altro, il fatto che esso non si spieghi in sé; l'immaginario-ideologia è un modo di manipolazione delle masse da parte del potere, una sorta di propaganda, una grande narrazione 10 Immaginario sociale 21/11/2006 addomesticante; l'immaginario- segno va ricondotto al codice di significati, il che è ovvio, per smascherarne il messaggio; l'immaginario-credenza collettiva è a sua volta un rito del passato,una memoria, una sopravvivenza. Si tratti di un sistema ideologico, di un codice di significati, di un comportamento collettivo rituale, in ogni caso l'immaginario esisterebbe in funzione del suo rivelarsi come illusorio anziché del suo essere una rappresentazione autonoma. Se esso infatti partecipa alla costruzione delle immagini del mondo in cui la gente si riconosce, alla mobilitazione di energie cui la gente concorre perché finalizzate, alla regolazione dei comportamenti in quanto fattore di stabilizzazione,l'immaginario ha una funzione attiva e non è solo una rappresentazione a comando, un fantasma nato per sviare e portare fuori strada. Valgono a tale proposito i rilievi che la scuola francese del Mauss (movimento antiutilitarista delle scienze sociali) e gli studi di Alain Caillè in particolare hanno mosso al funzionalismo sociologico, all'utilitarismo, al convenzionalismo, alla spiegazione di una cosa tramite un'altra: la rappresentazione di una cosa non è la cosa con un di più che la spiega, occorre riprendere la grande lezione di Marcel Mauss del fatto sociale totale. Ma occorre anche fare i conti una volta per tutte con il dualismo di immagine e realtà di tutta una tradizione di pensiero, riconoscendo alla psiche la sua funzione creativa di forme ." l'Immaginario di cui parlo non è immagine di. E 'creazione incessante ed essenzialmente indeterminata (sociale-storica e psichica) di figure-forme /immagini, a partire da cui soltanto si può parlare di "qualche cosa" ( C.Castoriadis) Parlare di immaginario e/o di immaginario sociale significa riferirsi allo stesso oggetto teorico e può configurarsi come ingenua una qualche lettura che poggiasse la sua distinzione separando un campo di rappresentazioni " senza storia", archetipale, e uno del tutto e solamente storico-sociale, anche se nei fatti le diverse scuole e correnti operano come se questa separazione esistesse davvero o comunque presupponendola. Se si riconosce ( ma forse è questo il vero luogo del discrimine, la creatività, rispetto a presupposte leggi eterne ) come fondamento ultimo di individuo e società la creatività, intesa come capacità di creare forme e figure che non esistevano precedentemente e si ammette che sia le società che tutti i prodotti del soggetto psichico e dell'individuo sociale sono creazioni immaginarie, non ha valore separare le strutture antropologiche dell'immaginario e le rappresentazioni collettive di una società o. Tempo e spazio dell'immaginario Tra coloro che han lavorato più a lungo all'impresa di dar luogo a una teoria generale dell'immaginario si segnala in modo particolarissimo Gilbert Durand, che si è occupato di definire anzitutto la logica dell'immaginario definendola, per la sua differenza e alterità nei confronti della logica tradizionale, come una vera e propria Alogica. Perché, giochi di parole a parte, ciò che sembrerebbe caratterizzarne il movimento è una sorta di ambiguità di fondo e una specifica ridondanza, che autorizza Durand stesso a parlare di una vera e propria metonimia generalizzata, intesa come designazione di un oggetto mediante la relazione semantica che ha con un altro oggetto. La ripetizione della relazione si compie coniugando tutte le sue varianti, con una sorta di ridondanza persuasiva del tema, come nella musica 11 Immaginario sociale 21/11/2006 (ritornello, sonata, fuga, leit motiv etc.) In pratica, come in un ologramma in cui ogni parte racchiude la totalità dell'oggetto, l'immagine del mondo è immagine al tempo stesso della "natura", del cosmo e della società in un gioco di rimandi e di ritorni, secondo quella legge del tragitto antropologico che aveva già segnalato Bachelard. Durand arriva a delineare una vera e propria topica socioculturale dell'immaginario modellandola come terreno di confronto con la topica freudiana Es-Io-Super Io: nel tracciare un cerchio lo si divide in tre sezioni che corrispondono alle tre istanze freudiane. La zona profonda o lo junghiano inconscio collettivo con le immagini archetipe che si rapprendono con le immagini simboliche portate dall'ambiente; la zona centrale della stratificazione sociale in cui le immagini di ruoli si istituzionalizzano o in cui emerge il conflitto e il mutamento; la zona superiore delle ideologie e dei programmi. L'immaginario latente e rimosso,underground, interagisce con gli immaginari istituiti e con i codici simbolici. "E' dunque in un percorso temporale che nascono, in un flusso confuso ma importante, i contenuti immaginari( sogni, desideri, miti etc)di una società, poi si consolidano "teatralizzandosi" ( Jean Duvignaud, Michel Maffesoli) in usi "attanziali" (Algirdas Greimas, Yves Durand) positivi o negativi, che ricevono le loro strutture e il loro valore da " conflluenze" sociali diverse (appoggi politici,economici,militari etc.) e infine si razionalizzano, perdendo la loro spontaneità mitogenica, in edifici filosofici, ideologie e codificazioni". Il "tragitto antropologico" afferma che, perché un simbolismo possa emergere, esso deve partecipare indissolubilmente, in una sorta di " andirivieni" continuo, alle radici innate nella rappresentazione del sapiens e , all'altra estremità, alle varie intimazioni dell'ambiente cosmico-sociale. La legge del " tragitto antropologico", esempio di una legge sistemica, mostra bene la complementarietà, nella formazione dell'immaginario, tra lo statuto delle attitudini innate del sapiens, la ripartizione degli archetipi verbali in grandi strutture "dominanti" e i loro complementi pedagogici che la neotenia umana esige. Per esempio, la struttura di posizione, data dal riflesso dominante del raddrizzamento verticale,ha bisogno, per formarsi a simbolo, dell'apporto immaginario cosmico ( la montagna, il precipizio, l'ascensione…) e soprattutto socio-culturale (tutte le pedagogie dell'elevazione, della caduta, dell'inferno…): Viceversa, precipizio,ascensione,inferno o cielo acquistano il loro significato solo grazie alla struttura di posizione innata del bambino" (Gilbert Durand). Il quadro temporale dell'immaginario non comporta la simmetria di passato e presente, il loro succedersi lineare, ma la reversibilità stessa degli eventi che possono ritornare e ripetersi: come nel mito agisce l'allusione a un tempo altro, all'illud tempus o al tempo delle origini (M. Eliade fonda su questa alterità il suo riferimento al " sacro"), così lo spazio del non-dove ( Corbin) inaugura uno svolgimento in cui il percorso dell'immaginario è orientato da una pluralità di forme che si relazionano tra loro acquisendo una particolare "coerenza". Durand arriva a configurare una vera e propria topica socioculturale dell'immaginario usando come base di confronto la topica freudiana con la sua tripartizione es-io-super io.In modo analogo raffigurando in un cerchio le tre sezioni dell'immaginario si passa dalla fase profonda, lo junghiano inconscio collettivo, coi suoi archetipi, alla fase della strutturazione e 12 Immaginario sociale 21/11/2006 istituzionalizzazione dell'immaginario in ruoli sociali alla fase delle ideologie, delle padagogie e dei programmi: il tragitto tra le zone profonde e quelle istituzionali è la zona in cui emergono i conflitti, i mutamenti. " E' dunque in un percorso immaginario che nascono, in un flusso confuso ma importante, i contenuti immaginari ( sogni,desideri,miti etc.) di una società, poi si consolidano "teatralizzandosi" (Jean Duvignaud, Michel Maffesoli) in usi "attanziali"( Algirdas Greimas, Yves Durand) positivi o negativi, che ricevono le loro strutture e il loro valore da " confluenze" sociali diverse (appoggi politici,economici,militari etc.) e infine si razionalizzano, perdendo la loro spontaneità mitogenica, in edifici filosofici,ideologie e codificazioni". Le modalità del tragitto antropologico dell'immaginario, il suo percorso spazio temporale sono definite da altri studiosi affini con accostamenti analoghi. Ad esempio Lucian Boia, nel suo libro Per una storia dell'immaginario (1998) riprende il riferimento all'archetipo junghiano, ai quattro elementi -acqua,aria,terra,fuoco- che Bachelard definì come dei veri e propri ormoni dell'immaginazione, fino a Gilbert Durand e alla sua distinzione fra regime notturno e regime diurno dell'immaginario e alla tripartizione di archetipo a matrice universale, simbolo individualizzato e fluttuante e schema, generalizzazione dinamica e affettiva dell'immagine ( tale per cui all'archetipo cielo corrisponde lo schema ascensionale e una molteplicità di simboli come la scala, la freccia in volo, l'aereo supersonico, il campione di salto). E prova a sua volta a connettere in insiemi o in strutture archetipe i luoghi che costituiscono il lato essenziale di un immaginario applicato ai processi storici. Boia distingue così otto strutture archetipali: − la coscienza di una realtà trascendente ( il sovrannaturale, il sacro, il numinoso) − il doppio, la morte e l'al di là − l'alterità ( da quella minimale a quella radicale) − l'unità o la sintesi primordiale ( il mito dell'androgino) − la decifrazione del futuro ( divinazioni, profezia,futurologia) − l'evasione-rifiuto della condizione umana e della storia (età dell'oro,millenarismi,utopie) − l'attualizzazione delle origini ( i miti fondatori) − la lotta ( e la complementarità) dei contrari p. La dinamica dell'immaginario e la metafora del fiume La spinta di Durand a elaborare schemi classificatori si manifesta di nuovo nell'analisi delle dinamiche dell'immaginario. Pur dichiarandosi consapevole dei limiti da un lato e degli eccessi dall'altro in cui può precipitare una logica classificatoria , egli adotta la metafora del fiume e del suo bacino semantico Poiché "un immaginario sociale, mitologico, religioso,etico, artistico non è mai senza padre né madre e nemmeno senza figli". Se l'immaginario è definibile come una sorta di bacino semantico è possibile riconoscere al suo interno sei distinte fasi: − il ruscellamento (la formazione di correnti sotterranee non coordinate rispetto ai movimenti istituzionalizzati) 13 Immaginario sociale 21/11/2006 − lo spartiacque (il sorgere di un'opposizione da parte di immaginari prima sotterranei, la fase delle " dispute di scuola") − le confluenze (quando una corrente costituisce ormai una nuova immagine − affermata e si avvale di riconoscimenti e appoggi per confluire appunto in − una nuova legittimazione) − il nome del fiume (quando un personaggio reale o fittizio viene a tipicizzare il bacino semantico nella sua interezza) − la sistemazione delle rive (il consolidamento teorico dei flussi dell'immaginario) − i delta e i meandri (quando la corrente mitogenica dei figli contro padri si presenta come troppo breve per coprire l'intero bacino semantico) Anche se gli esempi segnalati da Durand, dal francescanesimo all'immaginario barocco, sono persuasivi, l'eccesso classificatorio tende a nuocere allo schema interpretativo stesso. L'efficacia e il fascino della metafora del fiume, il dato centrale del bacino, delle affluenze, delle correnti sotterranee e delle confluenze si segnala per gli stimoli molteplici che suggerisce e soprattutto per la giusta insistenza sul rapporto tra correnti informali e forza dell'istituzionalizzazione, sulla frattura che si apre e quindi sulle differenze tra ciò che - proseguendo nella metafora- si presenta come aggregante di correnti fredde e l'apparizione sulla scena di altre correnti calde. Che ci sia insomma una dinamica dell'immaginario e che si debba distinguere tra la memoria - che opera nel tempo lungo- e la irruzione creativa della nuova immagine, tra un immaginario istituente e un immaginario istituito, per dirla con Castoriadis: la metafora del fiume andrebbe accettata dunque tenendo fermo il ruolo istituente dell'immaginario-fiume, quello per cui nessuno si bagna due volte nella stessa acqua ovvero- in questo caso- che l'insorgenza creativa dell'immaginario è l'insorgenza stessa della società istituente. Non bisogna commettere l'errore di leggere le stesse istituzioni sociali come meri reticoli simbolici, molteplici combinazioni di un già dato, dimenticando o non vedendo che l'insorgere stesso del simbolismo istituzionale è nella società che si autoistituisce. L'istituzione di una società ha sempre il valore di una creazione immaginaria, il valore cioè di autodispiegamento dell'immaginario radicale .Sebbene ogni istituzione e creazione sociali si appoggino all'esser-così-del mondo o al "primo strato naturale" dell'essere, allo strato che si presta a una conoscenza logico-scientifica ( basata sui principi di non contraddizione e di identità) sono le istituzioni a dotare di senso il mondo. Riconoscere alle origini delle istituzioni sociali o della società istituita la stessa società istituente significa, per Castoriadis, riconoscere che ogni società è autonoma, all'origine delle proprie istituzioni. Se è essa stessa che crea le proprie istituzioni , allora queste ultime non possono mai essere considerate come date una volta e per tutte, immodificabili, imperiture. Anzi,esse si prestano alla loro perpetua riconsiderazione e alterazione. Un lavoro di ricognizione e di individuazione dello statuto teorico dell'immaginario sociale è in questo senso la prosecuzione di un riconoscimento dell'autonomia del sociale e del suo farsi. 14 Immaginario sociale 21/11/2006 q. La dinamica dell'immaginario. Stabilizzazione e rottura: le fasi calde La tesi centrale dell'opera di Castoriadis è quella per cui " l'istituzione della società è ogni volta istituzione di un magma di significati immaginari che possiamo e dobbiamo chiamare mondo dei significati" trova un suo punto di convergenza con il riconoscimento dell'azione stessa del fantasma sociale sviluppato da B. Baczko, secondo cui l'immaginazione sociale è quella attività immaginaria orientata al sociale che produce immagini di noi stessi, degli altri e della società " considerata come un tutto unico". Da un lato dunque l'immaginario sociale può essere individuato come un insieme di fantasmi, relativi alla coesione o alla disgregazione di una società, alla sua stabilità e ai suoi conflitti , dall'altro esso opera come modalità peculiare della riproduzione sociale che si nutre di uno scambio continuo, lo scambio tra i fantasmi e il reale. Baczko riconosce una doppia funzione nell'immaginario, quella di essere veicolo di stabilizzazione e quella di consentire una prefigurazione del sociale, quella di rappresentare il mondo e quella di oltrepassarlo creando il mondo possibile. "L'immaginazione sociale svolge un ruolo di stabilizzazione - essa contribuisce alla legittimazione di un potere o all'elaborazione di un consenso sociale che richiedono simboli e miti, modelli dominanti di comportamento, sistemi di valori e di divieti. Essa opera nella comprensione della vita sociale come nel mascheramento dei suoi meccanismi: Elemento regolatore e stabilizzatore, l'immaginazione sociale è tuttavia anche la facoltà che consente di non considerare i modi di sociabilità esistenti come definitivi e come i soli possibili, ma di ideare altre forme e altri modelli". Per tornare alla metafora del fiume e del bacino proposta da Durand si tratta di pensare all'intreccio e allo scambio di correnti e però anche al loro disaggregarsi e ricompattarsi, al manifestarsi non prevedibile dell' eventocaldo (a fasi di " accelerazione" nella formazione delle rappresentazioni del sociale) e a fasi in cui la corrente del fiume rallenta, sembra stagnare. Non è forse possibile classificare questi percorsi caldi e freddi come dei cicli che si ripetono, delle "leggi" di movimento con una periodicità particolare ma è invece possibile identificare uno scenario e un'azione ovvero l'intervento stesso del fantasma sociale. In quanto luogo della legittimazione politica e della stabilizzazione il fantasma sociale entra sulla scena come fantasmatizzazione del potere, in quanto luogo dell'instabile e della crisi, del mutamento e della rottura,il fantasma sociale entra sulla scena come immaginazione Altra, possibilità stessa dell'immaginazione di dar luogo all'altro e di riconoscerlo. In quanto teatralizzazione della partecipazione sociale nel suo rapporto di identificazione col potere lo spettacolo - rappresentazione è il luogo in cui il potere è stregato-.stregante, in grado cioè di dar luogo a una identità per appartenenza e fusione. Come rappresentazione del conflitto e irruzione del sogno sociale come attore il fantasma sociale riemerge invece come evento ( nascita, morte.) 15 Immaginario sociale 21/11/2006 r. Il fantasma sociale. La teoria freudiana del fantasma. Castoriadis e la creatività della psiche La ricerca teorica di Castoriadis sull'immaginario sociale rappresenta il tentativo radicale di " fare i conti" col marxismo e di recuperare in pari tempo l'apporto della psicanalisi a una teoria critica. Per questo egli sottopone a critica la teoria freudiana del fantasma, cui viene in sostanza rimproverato di essere un prodotto derivato dell'immaginazione, di cui non si riconosce la funzione autonoma e attiva. La psicanalisi, a partire da Freud, ha l'indubbio merito di aver riconosciuto il ruolo primario dell'immaginazione, che viene appunto colta all'opera attraverso la teoria del fantasma. Per fantasma della psiche si intende infatti "lo scenario cui è presente il soggetto e che raffigura, in modo più o meno deformato dai processi difensivi, l'appagamento di un desiderio e in ultima istanza di un desiderio inconscio", secondo la spiegazione da manuale che ne danno Laplanche e Pontalis (Enciclopedia della Psicanalisi,1980). Il rapporto che Freud coglie tra fantasma-fantasia e desiderio è particolare: il desiderio è il motore che fa entrare in campo il fantasma come rappresentazione interrotta, rappresentazione di un vissuto di soddisfacimento che è stato interrotto dall'insorgenza del bisogno. Il fantasma è dunque da un lato la riproduzione di una rappresentazione in quanto memoria di un precedente reale e dall'altro l'occultamento di una mancanza. "Così Freud scriverà che il fantasmare si riduce agli eventi successivi all'instaurazione del principio di realtà, e che precedentemente vi è sempre stata realizzazione "in guisa allucinatoria del pensato (desiderato), cioè del rappresentato". Castoriadis riepiloga, in pagine dense e complesse, alcuni aspetti cruciali della Metapsicologia di Freud : la rottura dello stato monadico, imposta dall'oggetto, avvia nella psiche il momento in cui l'oggetto è messo in immagine, fonda la facoltà immaginativa stessa. "Questo stato primigenio, in quanto stato psichico, esiste necessariamente come rappresentazione, dove rappresentazione non significa ri-presentazione di uno stato effettivamente accaduto e precedente, bensì posizione inaugurale di una immagine, di una rappresentazione a partire da una fondamentale inexistentia del "percetto", di una fondamentale assenza di ciò che è percepito". In definitiva è la psiche, come formazione e immaginazione, a presiedere ad ogni organizzazione della pulsione, anche della più primitiva. IL ritorno a sé sarà ciò a cui mirerà la psiche a partire dalla rottura del suo essere monade, sottraendosi ad una totale alterazione/deformazione ad opera della società e attraverso ciò che essa istituisce. Ciò,ancora una volta, pone l'accento sulla polarità non componibile di psiche e società. L'immagine di un'originaria pienezza mitica, da cui il desiderio della psiche presume di provenire e che il desiderio assume come proprio paradigma, modello a cui conformarsi,impedisce al desiderio stesso di aprirsi del tutto al tessuto dei valori istituiti, mettendo a repentaglio la sua stessa sopravvivenza. "Radicalmente inadatta alla vita,la specie umana sopravvive creando la società e l'istituzione: E' quest'ultima che permette alla psiche di sopravvivere imponendole un'altra fonte e un 'altra modalità del senso: la significazione immaginaria sociale, l'identificazione mediata ad 16 Immaginario sociale 21/11/2006 essa (e alle sue articolazioni), la possibilità di ricondurre tutto a tale significazione". La socializzazione della psiche, la sua trasformazione in individuo sociale, si compie nel processo di sublimazione, che consiste in una ripresa di forme socialmente istituite e dei significati che esse implicano. Ciò implica che da un lato la psiche esista e si ponga come immaginazione, possibilità di porre/vedere questo al posto di quello, dall'altro il sociale-storico esista come immaginario sociale, posizione di forme e significati. Psiche e società rimangono comunque irriducibili l'una all'altra, l'istituzione non può assorbire la psiche come immaginazione radicale: psiche e società sono in rapporto di interdipendenza, la creazione di un mondo di cose esiste perché c'è creatività nella psiche,e poiché tutti siamo immersi nel sociale-storico possiamo mirare a una verità altra rispetto a quella fissata istituzionalmente. s. Le teorie del capitale totale e della società dello spettacolo ovvero un'ennesima incomprensione-riduzione dell'immaginario Questa possibilità di un altrove e di immaginare ex novo configura la radicalità dell'immaginario come qualcosa di difficilmente accettabile per il suo stesso porsi senza limite. Si è già sottolineato l'esplodere e il rifluire del concetto, il suo carattere multiuso, la retorica di una banalizzazione massmediologica. Il passaggio da una lettura dell'immaginario come rappresentazione sociale ad opera del sociale stesso a una lettura che invece torna ad evidenziare il suo carattere illusorio,fittizio,ingannavo le, è in un certo senso intrinseco allo sviluppo di teorie critiche della cultura e comunicazione di massa. Si mescolano due piani di analisi, uno più tipicamente legato al dibattito sul capitalismo da parte marxista, l'altro più sociologico ed estetico inerente l'industria culturale e i suoi prodotti. La nuova "grande trasformazione" del capitalismo viene individuata in prima istanza nell'integrazione sociale dell'antagonismo innescata dall'estendersi del dominio capitalistico dalla fabbrica alla società, dalla produzione alla circolazione. I documenti dell'Internazionale Situazionista, che raggruppa artisti d'avanguardia e filosofi, sono espliciti nel denunziare una forma di alienazione generalizzata che non dipende più dallo sfruttamento della forza-lavoro ma i servizi dello stato sociale, il consumismo che porta al dominio estremo del feticismo della merce e a una forma di società " stregata" e capovolta in cui l'apparenza domina i soggetti. Il testo più celebre in proposito è del francese Guy Debord, il cui titolo suggestivo La società dello spettacolo condensa il tipo di metamorfosi in corso: il dominio del capitale è in questa stessa metamorfosi, il processo di produzione si smaterializza perché l'immane produzione di merci diviene produzione sociale di immagini. E' insomma un capitalismo che esteriorizza nelle immagini la forma di relazione in modo tale che i corpi e le menti sono padroneggiati dal dominio della comunicazione simbolica e quindi il dominio viene interiorizzato estendendosi alle fantasie. Lo spettacolo è il rito di riproduzione della smaterializzazione, dell'essere dominati da un immaginario che sostituisce la realtà con la copia, col simulacro. 17 Immaginario sociale 21/11/2006 Qui l'analisi dell'immaginario come veicolo della società stregata e l'analisi della spettacolarizzazione permanente e infinita che il sistema dei media riproducono convergono, l'omologazione delle culture e delle merci induce un sistema di valori passivizzanti in cui tutti sono omologati dallo stesso consumo di produzione spettacolarizzata. La televisione si costituisce come moderno panottico, meccanismo spettacolarizzato di controllo sociale, sulla scia del racconto orwelliano del Grande Fratello (con una singolare inversione, Orwell scrive 1984 per denunziare il controllo totale del modello " comunista", qui invece è il capitalismo del libero mercato e della concorrenza a divenire veicolo del totalitarismo nella misura in cui la rappresentazione che il Capitale produce si fa pervasiva dell'intera rappresentazione sociale). Tende a riprodursi quel modello bipolare che già Umberto Eco aveva individuato, il contrasto fra una visione apocalittica degli effetti devastanti della cultura di massa spettacolarizzata e una visione apologetica e integrata. E, come allora, lo spazio per una terza posizione , critica, tende a essere annullato o a comparire come una variante della tesi integrazionista. L'introduzione del computer e delle tecnologie elettroniche è presentata come una conferma ulteriore del nesso causale che si instaura tra tecnologia e contenuto del sapere sociale: una tecnologia incorpora al suo interno i modelli cognitivi che la orientano, l'attività immaginativa è essa stessa una parte del tutto. Ma in questo modo lo schema globalizzante torna a ridurre l'immaginazione a predicato di qualcosa e a disconoscere la sua dinamica creativa, il suo stesso essere soggetto. L'immaginario sociale non è un continuum lineare e omogeneo dei flussi di rappresentazione che il sistema dell'informazione-merce riproduce, la sua frontiera è mobile, reagisce con altri codici nel senso di interagire e rielaborare i codici ufficiali t. La globalizzazione o il nuovo immaginario di fine secolo Anche il nuovo immaginario della fine secolo e degli inizi del duemila, la globalizzazione, sembra riprodurre e ripresentare i problemi fin qui segnalati, una sorta di cristallizzazione ideologica che risente sia degli effetti di uno scontro politico reale sia delle grandi paure collettive dell'apocalisse. Il concetto e la formula della globalizzazione nascono infatti dentro un dibattito sul capitalismo di fine millennio e gli effetti della tendenza alla globalizzazione economica che il mercato mondiale induce. Poiché tra i molteplici effetti della globalizzazione viene colto e individuato con attenzione crescente quello allo svuotamento dei poteri di decisione nazionali e statali da parte di poteri più complessi, multinazionali e sovranazionali, lo scontro delle decisioni tende a configurarsi come scontro fra la tendenza a un vero e proprio impero sovranazionale e le singole potenze e poiché la logica della decisione "in tempo reale" del mercato sembra orientata da una filosofia generale che marchia di sé le rappresentazioni del mondo, poiché il moltiplicarsi dei meccanismi di conflitto e di decisionismo accelerato si contrappone ai tempi della mediazione e del progetto, poiché la fine dell'organizzazione fordista della produzione ha dato a luogo a fenomeni di decentramento, flessibilizzazione dei ritmi e dei modi di lavorare, nuova mobilità del lavoro etc. lo scenario interpretativo che si viene costituendo è basato sull'accentuazione da un lato dei fenomeni di insicurezza e di rischio sociale e dall'altro su processi e 18 Immaginario sociale 21/11/2006 movimenti di nuova omologazione, uniformizzati dalla globalità della logica economica, nascono le teorie del cosiddetto pensiero unico, dell'appiattimento della rappresentazione sociale sulla logica del mercato. Siamo dunque in presenza di un immaginario politico che condensa la transizione in atto unificandone il processo e le forme e che va incontro in tal senso alle stesse obiezioni sollevate a proposito della società dello spettacolo. Ciò conferma in ogni caso la straordinaria potenza simbolica che il nuovo immaginario delinea e fa comprendere una volta di più come la produzione e l'uso dell'immaginario sia oggi il nodo centrale delle società contemporanee, che concorrono alla sua stessa elaborazione e alle forme della sua istituzionalizzazione come codice simbolico dominante e come non si tratti solo di demistificarne gli aspetti più vistosamente propagandistici e unidimensionali ma di riconoscere la portata stessa della simbolizzazione politica ripercorrendo l'intreccio di vecchio e nuovo, gli aspetti archetipi e quelli nuovi di un immaginario, il fiume di simboli in cui scorrono i significati e convergono le domande di senso. u. La molteplicità degli immaginari, unità e differenza Sempre più frequentemente si parla di immaginari, al plurale: immaginario artistico, immaginario storico, immaginario letterario, immaginario scientifico, immaginario erotico etc. con un privilegiamento quasi obbligato per la cultura di massa e le comunicazioni di massa, per cui il cinema è ad esempio "la fabbrica dell'immaginario". Se dunque è lecito intendere i diversi immaginari come la molteplice forma di rappresentazione che ha l'immaginario sociale, ciò non significa che gli immaginari-plurale siano dei sottogruppi derivanti da un'unica categoria generale ma semmai che alcuni di essi mettano a fuoco una centralità specifica e una angolazione: l'immaginario erotico è il campo di rappresentazioni delle molteplici forme dell'eros e quindi anche una angolazione specifica per porre al centrale il rapporto tra maschile e femminile, l'immaginario storico e/o storiografico ha come oggetto le rappresentazioni della storia (come civilizzazione, progresso, conflitto) e le grandi rappresentazioni sistemiche (il totalitarismo, la libertà, l'eguaglianza, la sociabilità etc.) e via discorrendo, nel riconoscimento di quel bacino semantico di cui G. Durand metteva in evidenza la centralità segnalando gli altri processi interni, (il ruscellamento, lo spartiacque, le confluenze, il nome del fiume, la sistemazione delle rive). Ciò vale per la molteplicità degli immaginari, che possono essere singolarmente studiati nel loro codice e nel loro mutamento storico, nel loro tratto più universalistico e nei loro passaggi interni, come del resto accade ormai da tempo. C’è semmai una maggiore resistenza a riconoscere la specificità degli immaginari politici tanto che un testo fra i più famosi come quello di Edelmann è intitolato Gli usi simbolici della politica, come se la simbolizzazione non fosse un dato immanente alla politica ma qualcosa che viene usata in particolari congiunture. Certo la formulazione di una vera e propria teoria generale dell'immaginario rischia di essere, con troppa ambizione, una summa di grande ampiezza e sistematicità per il suo molteplice e continuo attraversamento di saperi da ricondurre a un insieme, ma non soddisfa nemmeno la scelta del ritaglio di una parte per il tutto, occorre una capacità di rinvio e di connessione che dia luogo anche alla 19 Immaginario sociale 21/11/2006 capacità di studiare uno specifico campo di rappresentazioni. Per fare un esempio occuparsi- in rapporto al pensiero filosofico- di immagine e immaginazione non sfocia di per sé in una elaborata filosofia dell'immaginario che racchiuda tutta la filosofia, ma è in pari tempo inaccettabile che chi si occupa di immaginario cinematografico o di immaginario letterario non si misuri col retroterra filosofico. Altro esempio è quello del dibattito filosofico su moderno e post-moderno, in cui la tesi post-moderna secondo cui la rappresentazione della modernità è essa stessa una grande narrazione, quasi una leggenda, impegna gli studiosi a cogliere gli elementi di verità e di critica e a superare lo schema interpretativo di una secolarizzazione che abolisce e cancella gli elementi mitici e religiosi, come se la stessa concezione lineare del tempo che si impone col moderno non raccolga e riclassifichi ,laicizzi, la concezione escatologica del tempo. Ed è proprio questo continuo spostamento del confine dei saperi, questo sforzo di riclassificare le rappresentazioni cogliendo le loro permanenze di lungo periodo e/o il loro sfondamento innovativo che dà luogo ad un'altra forma, che il lavoro sull'immaginario consente, operando insieme sul terreno storico e su quello degli archetipi, sul rapporto tra mito e rito, sul rapporto tra correnti fredde e correnti calde del pensiero sociale. 20