Rivista trimestrale di Con.Solida. s.c.s. – Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1326 del 12/06/2007 – Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46 ) art. 1 comma 2 e 3 NE/TN – Costo singola copia: 3 € – Abbonamento annuale (4 numeri): 12 € – Contiene I.R.
P3
p6
il futuro degli anziani
life memory p8 la pelle
p11 risparmio p12 val di fiemme
p14 imu p17 MEDJUGORJE
n. 17
luglio 2012
editoriale
Nonni importanti, nonni necessari. La “nonnità” non è solo una situazione
esistenziale bensì una condizione affettiva che richiede responsabilità
e disponibilità al dialogo. I nonni sono ormai usciti da quel ruolo di
“testimoni di una saggezza da tramandare” – importante, ma non centrale
– nella vita della famiglia e vi sono entrati da protagonisti: come dei
veri e propri ammortizzatori sociali stanno salvando l’Italia dalla rovina
economica. Così ne parla – delineando un nuovo quadro sociale – la
pedagogista e psicologa Silvia Veggetti Finzi: “Dopo secoli in cui la
famiglia aveva una struttura verticale, e cioè quella dinastica, si è passati,
a seguito del ’68, ad una famiglia che possiamo chiamare orizzontale, e
cioè basata sull’affetto. Adesso siamo tornati ad una struttura verticalizzata
in cui i nonni sono la cima della piramide e soprattutto sono parte attiva
nel ménage familiare sia dal punto di vista finanziario, logistico, affettivo.”
I “nuovi nonni” godono di una condizione di benessere, sono in salute e
sono tanti: in Italia sono 12 milioni le persone over 65. Cresciuti per lo più
negli anni del boom economico hanno partecipato alla modernizzazione
della società, ma hanno anche assistito agli sconvolgimenti del periodo
della contestazione e al rovesciamento dei valori. In uno scenario
caratterizzato dalla precarietà del lavoro, dalla fragilità dei rapporti di
coppia e dall’eclisse degli ideali politici, nonne e nonni sembrano essere
l’unica architrave della famiglia. Spesso danno i loro risparmi ai figli, li
aiutano col mutuo, comperano loro la macchina e si prendono cura dei
nipoti. Assolti dalla responsabilità educativa diretta, possono sperimentare
il piacere di condividere con i bambini momenti di libertà e di gioco, in
cambio di affetto e complicità. La “nonnità” svolge quindi una funzione
importante, ma a volte, proprio per questo, è sottoposta a un carico di
aspettative, richieste, pressioni e ricatti affettivi difficile da governare.
La redazione
servizi
il futuro
degli anziani
Invecchiamento della popolazione, crisi economica, nuovi ritmi
e strutture famigliari richiedono un ripensamento delle politiche
per gli anziani. La parola a chi cura i servizi per la Terza età
di Silvia De Vogli
minciamo ora ad ascoltare il parere delle molte
organizzazioni che in Trentino operano a favore
degli anziani, partendo da Michele Tait direttore
di Con.Solida., consorzio a cui aderiscono tutte
le cooperative sociali che in Trentino realizzano
servizi nell’ambito socio-sanitario a favore della
Terza età.
Nello scorso numero, l’assessore Ugo Rossi ci
ha spiegato le importanti novità della riforma
sanitaria in riferimento ai servizi socio-sanitari
pensata per rispondere ai profondi mutamenti
di contesto – sociali, demografici ed economici
– che la nostra Provincia sta attraversando. CoSopra: Michele Tait
Già oggi le persone con più di 75 anni
sono più del 10% della popolazione
e nel 2020 saranno circa il 20%.
Si vive più a lungo quindi, ma come
si invecchia?
Molte “carte dei diritti degli anziani” annoverano tra i diritti imprescindibili quelli dell’indipendenza economica e di rimanere a vivere
nella propria abitazione. A prima vista sembrerebbero diritti acquisiti e certi in Trentino. E infatti è così, tuttavia i dati sull’invecchiamento
della popolazione nella nostra Provincia uniti
alla crisi della finanza pubblica ci costringeranno a pensare come mantenerli. Dobbiamo ripensare le politiche sociali nel loro complesso,
comprensive quindi delle attività promozionali
luglio 2012 T 3
Sotto: due immagini della struttura Spes di via Veneto
Nella pagina accanto: Cecilia Niccolini
e anche di quelle abitative, partendo proprio dai
diritti che ora ci sembrano più scontati.
Come la collettività si fa carico problemi
dell’invecchiamento?
Storicamente il nostro sistema di welfare, che
affonda le radici nei primi del novecento, “rifonde il danno” in denaro e non in servizi. Ancor
oggi si discute molto della quantificazione in
denaro: la pensione di anzianità, l’indennità di
accompagnamento e così via, mentre si presta
poca attenzione al fatto che il carico assistenziale, comprensivo di quello emotivo, risulta
molto più alto che in passato. Le ragioni sono
molteplici: si vive, fortunatamente, più a lungo;
le persone anziane hanno meno figli; si è ridotto
il lavoro domestico.
Cosa bisognerebbe fare?
Non credo che, nel medio periodo, basterà
aumentare le risorse a disposizione, piuttosto
occorrerà immaginare servizi che aiutino le
4 T luglio 2012
famiglie a sviluppare competenze assistenziali
ed emotive che in questa nostra società della
specializzazione forse abbiamo accantonato. In
questo senso la riforma promossa dalla Provincia autonoma di Trento in ambito socio-sanitario e la futura introduzione dell’assegno di cura
sono un interessante banco di prova rispetto alle
capacità del territorio di cogliere questa sfida.
Oggi però è cambiato anche il profilo
degli over 65.
Vero, nei prossimi anni ci saranno sempre più
nonni che, oltre ad accudire i nipoti dovranno
farsi carico dei loro stessi genitori. La figura dei
nonni “baby sitter” è ormai ricorrente e, fatta la
tara sulla fatica fisica nell’accudire e educare i
bambini, ha il pregio di mantenere il ruolo di
mentore proprio dell’età matura. Affiancare a
questo ruolo anche quello di badante risulterà
però alla lunga non sostenibile. Senza contare
poi che la riforma pensionistica porterà le persone a lavorare sempre più a lungo.
servizi
no sono più vecchi e con uno stato di salute
più compromesso. Questo aggravamento delle condizioni dipende anche dal fatto che il
punteggio assegnato dall’uvm (unità valutativa multidisciplinare) per l’accesso alle case di
riposo tiene conto della componente sociale,
ma anche di quella sanitaria e quindi da precedenza a chi ha maggiormente bisogno di cure.
Oggi arrivano nelle nostre residenze situazioni
che fino a qualche anno fa sarebbero state da
ospedale.
Abbiamo intervistato poi Cecilia Niccolini,
presidente del Gruppo Spes attivo dal 1975
nell’ambito dei servizi socio sanitari a favore
delle persone anziane gestendo residenze sanitarie assistenziali (RSA) e dai primi mesi del
2012 anche il servizio di assistenza domiciliare.
I bisogni degli anziani e delle loro
famiglie stanno cambiando?
Oggi si vive di più e non sempre questo periodo più lungo corrisponde ad uno stato ottimale,
ma richiede sostegno e aiuto. Dall’altro sono
cambiate le famiglie: strutture e ritmi della modernità non consentono più di accudire gli anziani come un tempo. Tutto questo fa sì che le
richieste di accesso nelle case di riposo siano
aumentate.
Oltre all’aumento del numero di anziani,
sono cambiati anche i loro bisogni?
In questi ultimi anni gli anziani che arriva-
In questo contesto cosa dovrebbero fare
le istituzioni?
Oggi c’è bisogno di estrema flessibilità nei servizi. Le situazioni, infatti, sono così diversificate
che diventa difficile dare risposte secondo modelli standardizzati. L’impressione però è che
nel predisporre le riforme non si sia valutato a
sufficienza che le famiglie oggi sono cambiate.
Non vorrei, ad esempio, che puntare sull’assistenza domiciliare anche per anziani che hanno
bisogni di cura considerevoli, significhi che parte del carico gravi sulla donna, magari costretta
lasciare la propria occupazione per accudire il
genitore, con le conseguenti difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro quando l’anziano viene a mancare.
E il privato sociale (cooperative sociali,
associazioni, fondazioni)?
Nel contesto attuale mi sembrano più attrezzate sul piano della creatività e della flessibilità
rispetto all’ente pubblico. Si tratta di organizzazioni che costituzionalmente si reinventano sui
bisogni delle persone. Proprio per questa maggiore duttilità dovrebbero essere in primo piano
rispetto alle istituzioni. Quindi il privato sociale
abituato ad andare a prendersi gli spazi di risulta dell’azione pubblica dovrebbe essere chiamato in causa sul cuore dei servizi. Deve però
ritrovare la capacità di progettualità concreta e
di innovazione che negli ultimi anni, anche per
effetto di un ente pubblico invasivo, si è un po’
smorzata.
luglio 2012 T 5
TI MOSTRO
UNA STORIA
Televisione, lavatrice, aspirapolvere:
le nuove tecnologie di una volta
di Silvia De Vogli e Miriam Branz
Curiosità e diffidenza. È con questi sentimenti ambivalenti che alcuni pensionati, uomini e
donne, di Trento e dintorni si sono avvicinati al
Laboratorio Life Memory, realizzato a maggio
dall’Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale, all’Università della Terza Età e del Tempo Disponibile di Trento.
Curiosità e diffidenza sia rispetto al tema oggetto del laboratorio (la memoria personale) sia
rispetto agli strumenti (le nuove tecnologie). Se
da un lato c’era voglia di raccontarsi, dall’altro
confidare pubblicamente i propri ricordi a degli
sconosciuti non era facile. Obiettivo del laboratorio era capire se le nuove tecnologie possano
essere strumenti per facilitare la partecipazione
attiva degli anziani alla comunità, l’apprendimento e la condivisione delle conoscenze con
i più giovani.
Durante il corso i partecipanti si sono cimentati
nel racconto dell’arrivo, ormai diversi anni fa, di
alcune tecnologie oggi date per scontate, come
la lavatrice o la televisione.
Oggi mi racconto…
Raccontare storie è un’attività che affonda le
radici nell’essenza degli esseri umani. Lo si fa
per condividere esperienze, tramandare valori e
principi, comunicare agli altri emozioni e sentimenti.
Un tempo la narrazione era solo orale, raccontata dai grandi ai piccoli. Poi è arrivata la scrittura che ha sorpassato il racconto a voce, com6 T luglio 2012
plice anche tutta una serie di cambiamenti nel
modo di vivere le giornate: le distanze, il lavoro
sempre più lontano da casa, la frammentazione
delle famiglie e così le occasioni per “raccontare e raccontarsi” sono diventate sempre più rare.
Al laboratorio “Life Memory” le nuove tecnologie sono state inizialmente oggetto di severe
critiche da parte dei partecipanti per l’influenza negativa che possono avere sulla salute e sui
rapporti personali. Il loro uso diretto ne ha però
dimostrato i molti aspetti positivi. Con l’aiuto
del computer i partecipanti hanno sperimen-
tempo
libero
tato che è possibile unire la narrazione orale a
quella scritta, continuando a tramandare così la
conoscenza più preziosa – quella nata da un’esperienza – alle nuove generazioni. Il digital
storytelling è infatti un modo di narrare: la storia, raccontata direttamente dal protagonista,
viene registrata ed arricchita con foto personali
e la musica che più si desidera. L’insieme di più
linguaggi ne fa un piccolo film da guardare ogni
volta che si desidera.
Ricordo la prima volta che vidi la
lavatrice
Televisione, radio, lavatrice, automobile, telefono, computer e aspirapolvere. Sono queste le
vecchie e nuove tecnologie che i partecipanti hanno deciso di raccontare. A partire da un
semplice oggetto apparentemente “neutro” da
un punto di vista sentimentale, i ricordi hanno
iniziato a venire a galla piano piano.
Raccontandolo e condividendolo, il ricordo ha
preso forma e i partecipanti lo hanno piano piano impresso sui fogli di carta, riletto e condiviso con gli altri, lo hanno arricchito di dettagli,
qualche volta anche con vecchie foto.
I prodotti finali del laboratorio sono, quindi, stati due: un testo scritto, raccolto nella pubblicazione allegata a questo numero di Tracce ed un
video. Identico contenuto ma due diversi modi
di narrare il passato. Come ha detto Marco:
“leggerlo è ricordare, vederlo è riviverlo”.
Al termine del laboratorio sono stati gli stessi
partecipanti a chiedere di avere altre opportunità per imparare ad usare meglio i programmi
informatici e di poter mettere le proprie narrazioni a disposizione dei coetanei e anche di un
pubblico più giovane.
La diffidenza, insomma, alla fine è scomparsa,
sostituita da una generale soddisfazione e da un
rinnovato entusiasmo.
De Senectute 2.0
Le storie raccolte nella pubblicazione
“Life Memory” allegata a questo numero speciale, sono il risultato del Laboratorio Digital Storytelling, uno dei
quattro corsi organizzati all’Università
della Terza Età e del Tempo Disponibile di Trento all’interno del progetto
di ricerca DE SENECTUTE 2.0. Il
progetto, realizzato dall’Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale
con il contributo della Fondazione
Cassa Risparmio di Trento e Rovereto, è nato dalla volontà di capire
se e come la tecnologia, e nello specifico il web 2.0 (tutta quelle applicazioni internet dove le persone interagiscono con il computer come blog,
forum, facebook, etc. ) può supportare un’educazione permanente nella
Terza età e un processo di partecipazione attiva degli anziani sia nella creazione di relazioni con altre persone
sia nella valutazione dei servizi, e più
in generale delle politiche di welfare, a
loro dedicati.
È un dato di fatto che la società oggi
è sempre più pervasa dalle tecnologie informatiche e nell’immaginario
collettivo la popolazione anziana è ai
margini di questa rivoluzione tecnologica. Tuttavia, l’esperienza vissuta
nei laboratori dimostra che anche chi
ha qualche primavera alle spalle ha le
competenze, ma soprattutto il desiderio di imparare ad utilizzare il computer, cogliendo anche le opportunità del web 2.0 considerato sempre
più il mezzo non solo per rafforzare il
proprio bagaglio di conoscenze, ma
anche per stringere relazioni con le
nuove generazioni.
(Francesca Gennai, responsabile
progetto De Senectute 2.0)
luglio 2012 T 7
SALUTE
A FIOR
DI PELLE
Informazioni e consigli su come prendersi cura della pelle
di Laxmi Fumanelli
“Ciò che di più profondo esiste nell’uomo è la
pelle” scriveva lo scrittore francese Paul Valéry.
È vero. La pelle è molto più di una semplice
barriera; con i suoi tre chili e mezzo e i suoi due
metri quadrati si guadagna il titolo di organo
più pesante ed esteso del corpo umano. Costituita da tre strati sovrapposti – uno superficiale
(epidermide), uno connettivo (derma), uno adiposo (ipoderma) – la pelle, detta anche cute,
svolge diverse funzioni che non tutti conoscono. Oltre a difendere l’organismo da attacchi fisici o chimici esterni (come batteri o raggi solari), è anche direttamente coinvolta nei processi
di scambio tra corpo e ambiente. Ad esempio
reagisce agli stimoli della pressione e del dolore, regola la temperatura corporea mediante la
8 T luglio 2012
sudorazione oppure elimina le sostanze nocive. Sempre connessa con gli altri organi, la cute
rappresenta un vero e proprio specchio della
salute. Comunica quando il corpo sta bene o
sta male, trasmettendo informazioni sulle varie
disfunzioni epidermiche e non solo. Ma anche
la pelle ha un’età e, come tale, è sottoposta ad
invecchiamento che genera cambiamenti evidenti e spesso accentua imperfezioni e disturbi cutanei. Ne abbiamo parlato con il dottor
salute
Scarmigli. “Più secca e ruvida, perché il grasso
corporeo si riduce e anche la sudorazione, che
idrata la pelle, diminuisce; più sottile e meno
elastica, perché le proteine che servono a dare
elasticità (collagene ed elastina) vengono prodotte più lentamente; infine meno capace di
guarire, perché le cellule della pelle non si rigenerano più come prima”.
Franco Scarmigli, Specialista in Dermatologia
di Trento che ci spiega quali malattie possono
colpire la pelle delle persone anziane e ci fornisce qualche indicazione su come curarle o
evitarle.
La pelle è più vulnerabile con l’età
“Con il passare degli anni, la pelle diventa più
secca, più sottile, meno elastica e meno capace di guarire dopo una ferita”, spiega il dottor
Il sole: metà angelo, metà demone
“Nonostante sia indispensabile alla crescita
delle ossa e sia fonte di buon umore e bellezza – spiega il dottore – il sole nasconde delle
insidie per la pelle, alle quali bisogna prestare
attenzione. Gli effetti dei raggi UVB, che provocano le macchie scure, se associati a quelli dei
raggi UVA, responsabili delle rughe, diventano
molto pericolosi, soprattutto se colpiscono una
persona con più di 60 anni che, rispetto ad un
giovane, ha una cute più assottigliata e, quindi,
meno capace di schermare dai raggi”.
luglio 2012 T 9
Le malattie cutanee più comuni
tra gli anziani
Il processo di invecchiamento combinato ad
un’esposizione al sole, prolungata e senza adeguate creme protettive, aumenta il rischio di
ammalare la pelle e di innescare disturbi cutanei, come il fastidioso prurito per secchezza cutanea, o gli eczemi tipici degli anziani che compaiono sul volto e sul dorso delle mani, oppure
l’insufficienza venosa che provoca gonfiori e
pesantezza a piedi, caviglie e gambe. “Alcuni
di questi problemi – afferma il dott. Scarmigli –
sono di natura solo estetica e, dopo un consulto
da un dermatologo, si possono curare mediante
piccoli trattamenti o l’applicazione di creme
emollienti. Esistono però altri disturbi che fanno
da “campanello d’allarme” a malattie più serie
ed hanno bisogno di un intervento più specialistico, come laserterapia o congelamento con
azoto liquido. Tra queste patologie sono comprese la cheratosi attinica, una lesione cutanea
che richiede un trattamento immediato e il basalioma, molto diffuso tra gli uomini di età compresa tra i 60 e i 70 anni, somigliante ad una
grave “ulcera” che resiste e cresce nel tempo”.
La prevenzione è la miglior cura
Ricorrere ai diversi metodi di terapia e trattamento dermatologici, non è l’unico modo per
prendersi cura della pelle. Spesso promuovere
strategie corrette di prevenzione aiuta a ridurre
il rischio di disturbi e malattie cutanee. Il dermatologo consiglia innanzitutto di: proteggere
sempre la pelle dal sole, evitando esposizioni
dirette nelle ore più calde; tenere sotto controllo la salute della cute, monitorando soprattutto
quelle macchie e quei nei che tendono a modificarsi nel colore e nella forma; adottare stili di
vita più sani, evitando fumo, alcool, cibi grassi
e ipercalorici. Infatti, il fumo incide molto sulla
salute della pelle, perché toglie l’ossigeno alle
cellule e accentua i segni dell’invecchiamento
cutaneo. Anche l’abuso di alcool è una causa correlata alle patologie della pelle, come le
dermatiti. Invece un’alimentazione equilibrata,
ricca di fibre e anti-ossidanti (frutta e verdura) e
adatta all’età, mantiene una pelle più integra e
sana anche dopo i 60 anni.
Marigold Hotel
Evelyn una vedova in cerca di
libertà, Graham un giudice disincantato, Douglas e Jean una
coppia litigiosa, Muriel una casalinga bisbetica e “zoppicante”,
10 T luglio 2012
Madge una divorziata a caccia del
prossimo consorte e dell’amore,
Norman un single impenitente
col vizio delle donne. Sono i protagonisti di Marigold Hotel, la
commedia di John Madden: un
gruppo di inglesi pensionati che,
in barba all’età, decide di dare
una svolta alla propria vita, affittando un hotel nel cuore del Rajasthan, il Marigold appunto. Ma
quello che sulla brochure dovrebbe essere un lussuoso residence
appena ristrutturato, in realtà si
rivela una pensione decadente,
gestita dal giovane stravagante
Sonny Kapoor. Nonostante ciò,
i nuovi ospiti, affascinati dall’India, troveranno di più di ciò che
stanno cercando e scopriranno la
bellezza del cambiamento, anche
quando la vita sembra ormai al
tramonto.
(Laxmi Fumanellii)
servizi
bancari
IL RISPARMIO
Un valore da tramandare
A cura dell’ufficio stampa delle Casse Rurali Trentine
Il risparmio è un’attività che i nonni di oggi hanno imparato a fare bene, sulla base di insegnamenti che a loro volta hanno ricevuto dai più
anziani. Anche oggi quello del risparmio è un
argomento che i nonni possono affrontare con i
più piccoli. Un modo per farlo è Risparmiolandia, un vero e proprio mondo fatto di giochi, fiabe ed iniziative per parlare ai bambini di denaro
e parsimonia. Un progetto sempre più distintivo
nel panorama bancario perché trasforma il gioco in uno strumento educativo per trasmettere i
valori del risparmio e far conoscere al contempo anche il territorio trentino.
A raccontare ai piccoli questi concetti c’è un
narratore speciale: Gellindo Ghiandedoro, lo
scoiattolo testimonial di Risparmiolandia. Gellindo, ideato dallo scrittore e giornalista Mauro Neri, è il protagonista delle numerose fiabe
che trattano in modo divertente e semplice temi
molto importanti quali il risparmio, il denaro, il
lavoro e la cooperazione.
Le fiabe sono raccontate ed illustrate in una raccolta di libri distribuiti dalle Casse Rurali alla
sottoscrizione di un libretto a risparmio e pubblicate settimanalmente su www.risparmiolandia.it.
Il sito internet dedicato ai piccoli, ma anche a
nonni e genitori, contiene quasi 200 fiabe scritte da Mauro Neri che raccontano ai piccoli in
modo semplice e divertente il risparmio consapevole attraverso le avventure di Gellindo e
dei suoi amici come Tisana La Dolce, Posticcio,
Palo sghembo e molti altri. Navigando nel sito
è possibile scaricare le immagini da colorare
dei vari personaggi delle fiabe, trovare giochi
educativi o andare alla scoperta del Trentino
con la cartina Geomagica. Infine, nella sezione
“news”, sono segnalate tutte le iniziative trentine dove trovare lo scoiattolo di Risparmiolandia. Accanto alle fiabe, infatti, ci sono una serie
di altre iniziative ed eventi sul territorio rivolti
ai più piccoli con l’obiettivo di coniugare divertimento, educazione e risparmio consapevole.
Fra queste, ad esempio, il Trofeo Topolino, il
Carnevale di Trento, la Fiera dell’Agricoltura, le
Feste Vigiliane.
Alla sala Baby Mart, inoltre, presso l’omonimo
museo di Rovereto, grandi e piccoli possono
giocare e ascoltare in compagnia le fiabe di
Gellindo o scoprire il nuovo volume ideato da
Mauro Neri dedicato alla mostra “Alice in Wonderland”.
luglio 2012 T 11
NONNI…
DEL BOSCO
Per imparare ad ascoltare anche le storie senza parole
di Miriam Branz
12 T luglio 2012
Riscoprire
il trentino
Gli alberi che ci circondano non forniscono solo
l’ossigeno per vivere, ma ci parlano del passato testimoniandolo con le loro forme – a volte
strane – con i tronchi o la corteccia. Ad ospitare i boschi più estesi e fra i più belli dell’arco
alpino è la Val di Fiemme: 60 milioni di alberi
che aumentano di anno in anno al ritmo di circa 100 ettari. Fra questi ce ne sono alcuni monumentali, 14 per la precisione, chiamati per
nome e fotografati affinchè la loro storia possa
essere conosciuta e tramandata di generazione
in generazione. Alcuni facilmente raggiungibili
anche in auto, altri nascosti, verso le cime, o nel
cuore del bosco. Fra i 14 monumenti vegetali: il
più grosso e il più vecchio, Re Leone, con una
circonferenza di 7,10 metri e 800 anni alle spalle; il più alto le Colonne della Casaia, 52 metri e
quello con volume maggiore il Maestro dei Pertegari, alto e ritto nonostante i suoi 300 quintali
di peso e 50 m di altezza. Ma non meno importanti tutti gli altri: L’Eterno, un pino cembro ormai secco che si erge ad oltre 2.000 m di quota;
La torre di Pisa, che pende a bordo della strada
del passo Manghen; il Zirmo dei Zochi Alti, che
si divide in ben 13 tronchi per accogliere, come
comode panchine, chi ha bisogno di riposo. Ci
sono poi il Pezo del Gazolin, facilmente raggiungibile a piedi camminando per 300 metri,
El Pecio del Cuco, duecentenario abete “promettente” che ogni anno cresce di oltre 30 cm
pur essendo alto già più di 40 metri. Protettivi
e accoglienti la Regina del Feudo ed il Rifugio
che con le fitte chiome difendono dalle intemperie animali, escursionisti ed alberi vicini. Nel
Comune di Daiano, camminando solo per 800
metri, si possono ammirare i colossi del Doss,
due larici di 200 anni che spuntano dal terreno
separati e uniscono in alto le loro chiome, mentre a metà strada fra Passo Lavazè e Passo Oclini,
si erge un abete che è per metà cipresso. Fra
San Lugano e Anterivo, camminando su strada
pianeggiante per circa 1 km, delimita il confine fra Trento e Bolzano un grosso larice dalla
forma di un candelabro. Seguendo un percorso
leggermente più lungo nella stessa zona si può
far visita al Pec del Bosnia, il più grande abete bianco del versante destro della vallata: un
mistero della natura, visto il terreno non molto
fertile dove normalmente crescono solo larici,
pini o abeti rossi.
luglio 2012 T 13
l’esperto
IMU:
ISTRUZIONI
PER L’USO
di Alessandra Cattani
14 T luglio 2012
l’esperto
Che cos’è l’IMU? Come si calcola? Dove e quando si paga? Che cosa cambia rispetto al passato? L’introduzione da parte del Governo Monti
dell’Imposta Municipale Unica ha generato non
solo un fervente dibatto ma anche confusione.
Ne abbiamo parlato con Luca Oliver, vicepresidente delle ACLI Trentine.
Che cos’è l’IMU e quali cambiamenti
ha introdotto?
L’IMU è l’imposta che colpisce la proprietà o
comunque la disponibilità di immobili, cioè
fabbricati e terreni edificabili. La metodologia
di applicazione è molto simile a quella dell’ICI,
ma dal momento che l’imposta è stata introdotta
per raccogliere risorse pubbliche sia statali che
locali ha necessariamente dovuto passare per la
cancellazione di una serie di benefici che erano
stati introdotti con l’ICI. Un esempio tra tanti è
il caso degli anziani che devono lasciare la propria abitazione per essere ricoverati in casa di
riposo: queste persone si trovano a pagare una
cifra molto elevata perché l’abitazione lasciata
vuota viene considerata una seconda casa.
Come si calcola l’IMU e quali sono
le modalità di pagamento?
Il calcolo parte dal valore della rendita catastale
dell’immobile sul quale si vuole calcolare l’imposta. Questa rendita deve essere aggiornata del
5% e moltiplicata per 160 nel caso di abitazioni
(per altri moltiplicatori nel caso di altre tipologie
di immobili o beni). Fatta questa operazione si
ottiene la base imponibile. L’imposta si calcola
moltiplicando la base imponibile per l’aliquota corrispondente che nel caso dell’abitazione
principale è dello 0,4%, mentre per qualsiasi altro fabbricato normale è dello 0,76%.
L’IMU si paga attraverso il modello F24 in banca
o alla posta e lo si fa in due rate: la prima che
è scaduta il 18 giugno e la seconda che scadrà
invece il 16 dicembre.
Le modalità di calcolo tuttavia cambieranno per
la seconda rata perché verranno seguite le norme locali e dunque le aliquote stabilite da ogni
comune. A dicembre dunque il conguaglio non
sarà solo la seconda metà dell’imposta – così
come era previsto dalle norme nazionali – ma
si dovrà fare un calcolo preciso e pagare la differenza.
Ci sono delle detrazioni?
L’unica differenza sostanziale nell’IMU è tra
abitazione principale e gli altri fabbricati che si
possiedono. Nel caso dell’abitazione principale
è prevista un’aliquota inferiore – circa la metà
rispetto all’aliquota normale – oltre ad una detrazione dell’imposta che parte dai 200 euro e sale
in base al numero di figli che si hanno e che sono
conviventi all’interno del nucleo famigliare.
Questa imposta grava in particolare
su qualche categoria di persone?
Il problema è legato al possesso di fabbricati e
luglio 2012 T 15
l’esperto
quindi chi possiede solo la propria abitazione
principale e le pertinenze paga delle cifre che
sono in linea con quella che era l’ICI, prima che
questa fosse esclusa per i titolari di abitazione
principale. Quelle che invece sono state molto penalizzate sono tutte le case diverse dall’abitazione principale. È tuttavia difficile dire se
chi ha più case sia una persona ricca, o sia una
persona che per i fatti della vita si è ritrovata
ad avere più immobili, che magari non riesce a
vendere perché si trovano in zone periferiche.
Quindi in questo senso, il fatto che non ci siano
elementi che consentono di considerare le differenze tra i cittadini, di per sé genera iniquità,
perché questa imposta non ha un meccanismo
in grado di compensare eventuali situazioni
soggettive particolari.
ne non è possibile tenere conto delle considerazioni e delle obiezioni – seppur corrette – dei
cittadini, come ad esempio le agevolazioni, l’attenzione alle categorie svantaggiate, l’utilizzo
di immobili a fini sociali, ecc. La critica quindi
è legata a questo tipo di ragionamento, che invece – spero in tempi brevi – dovrà tornare ad
essere razionale, oggettivo e quindi a prendere
in considerazione tutte le idee che tra l’altro erano alla base dell’imposta.
Quali sono gli aspetti critici
dell’introduzione dell’IMU?
Il problema principale è che l’imposta nasce da
una forte necessità di racimolare in tempi brevi
i soldi per il bilancio statale e degli gli enti locali che negli ultimi anni si sono visti togliere
progressivamente risorse. In una simile situazio-
Giovani e anziani: quale relazione?
Quest’anno il Festival dell’Economia ha chiamato a Trento esperti
da tutto il mondo per parlare di
come la crisi stia modificando il
ciclo di vita di intere generazioni.
Giovani ed anziani sono e saranno sempre legati: le pensioni oggi
sono pagate da chi lavora. Se il
numero di chi paga si assottiglia
perché nascono meno figli e quello di chi riceve si allarga perché si
vive più a lungo senza lavorare,
questo patto intergenerazionale
rischia di venir meno.
Ma quanto conta in economia il
rapporto tra generazioni? Ha risposto Innocenzo Cipolletta,
16 TT gennaio
luglio 2012
2012
presidente dell’Università di
Trento, nonché membro del
comitato editoriale del festival.
In Italia ha sempre contato molto
perchè si tende ad accumulare risparmio durante la vita lavorativa
anche per la presenza di formule
legislative come il TFR che integra
le pensioni e dà capitale alla famiglia nel momento in cui si smette
di lavorare. Per questo le persone
anziane hanno maggiore disponibilità di capitale e patrimonio di
quella dei giovani. La situazione si
sta accentuando non tanto per il
precariato, ma per un calo demografico. Le generazioni degli anni
’50/’70 erano demograficamente
ampie, i figli avevano poco patrimonio dai genitori che lo dovevano dividere tra un numero elevato
di figli. Oggi il patrimonio accumulato viene diviso tra un numero di
figli inferiore e questo fornisce un
maggior patrimonio alle nuove generazioni. Le conseguenze da un
lato sono positive perchè si aiutano le nuove generazioni dall’altra,
però, anche negative perchè i giovani non hanno stimolo a cercare
sbocchi di lavoro.
(Miriam Branz)
storie
di vita
MEDJUGORJE
Passione di una vita insieme
di Marco e Francesca Bassetti
testimonianza raccolta da Miriam Branz
storie
di vita
Sono passati 32 anni dal primo viaggio. Da allora tante cose sono cambiate – le strutture di
accoglienza, la strada per arrivarci – ma non
sono cambiati l’entusiasmo e la passione con
cui, mia moglie ed io andiamo a Medjugorje.
Non solo continuiamo ad andarci, ma quattro o
cinque volte all’anno organizziamo pellegrinaggi per portare là quante più persone possiamo
da Trento. Nel 1987 abbiamo vissuto il periodo
più intenso: più di 800 persone hanno aderito
alla nostra iniziativa.
Quando abbiamo cominciato io avevo 54 anni
e mia moglie 47. Avevo smesso di lavorare da
alcuni mesi, dopo essermi licenziato dalla Cassa di Risparmio dove lavoravo, per poter pagare
con la liquidazione di 30 anni di lavoro i debiti
dell’azienda della mia famiglia, purtroppo fallita dopo 3 generazioni. Ho deciso che il tempo
che mi si era “liberato” lo avrei dedicato interamente al rinnovamento dello spirito e ho iniziato così ad andare a Medjugorje e ad organizzare
i pellegrinaggi. Non ho mai smesso, nemmeno
durante la guerra, scoppiata nel 1991. Una
guerra scoppiata proprio mentre eravamo lì; per
fortuna, nonostante i blocchi, siamo riusciti ad
uscire dal Paese e a rientrare in Italia.
I primi anni – subito dopo le apparizioni che
Le apparizioni di Medjugorje
Međugorje è una piccola località
del comune di Čitluk della Federazione di Bosnia ed Erzegovina. È
diventata celebre nel mondo perché, il 24 giugno del 1981, Vicka Ivanković, Miriana Dragičević,
Marija Pavlović, Ivan Dragičević,
Ivanka Ivanković e Jakov Čolo
(che allora avevano tra 10 e 16
anni, oggi sono tutti adulti, padri
e madri di famiglia) affermano di
vedere apparire la Vergine Maria,
che si presenterebbe con il titolo di “Regina della Pace” (Kraljica
Mira). Da allora è divenuta oggi
18 T gennaio 2012
una famosa meta di numerosi
pellegrinaggi.
La posizione attuale della Chiesa
sulle apparizioni è di “non constat de supernaturalitate” (non
c’è evidenza di soprannaturale),
non volendo escludere a priori che ci siano davvero apparizioni mariane a Medjugorje. Nel
2010, la Santa Sede ha formato
una commissione, composta da
vescovi, teologie ed altri esperti,
per indagare in assoluto riserbo
sui fatti.
(Miriam Branz)
sono state nel 1981 – abbiamo fatto tanti sacrifici. Eravamo solo noi, io e mia moglie, ad organizzare i pellegrinaggi da Trento, oggi invece
siamo in molti. Ai tempi andavamo attraverso
l’Austria perché a Trieste ci voleva il passaporto.
Per guadagnare tempo si partiva la sera e si viaggiava la notte: più di 20 ore di pullman. Oggi,
invece, grazie all’autostrada, bastano 13-14 ore.
Nonostante il viaggio sia ancora lungo ed impegnativo non molliamo, perché la gente che
desidera andarci è sempre tanta e i cambiamenti che vediamo nelle persone che ritornano da
Medjugorje sono per noi confortanti: conversioni, famiglie che si riuniscono e giovani che trovano la propria strada. I primi tempi non c’erano
strutture alberghiere che ci potessero accoglie-
re, perciò andavamo ospiti nelle case di privati:
lì abbiamo visto una povertà enorme, al limite
della sopravvivenza. Il comunismo di Tito, infatti, ha provato in ogni modo a distruggere Medjugorje e il poco tabacco che i contadini coltivavano per lo Stato veniva pagato miseramente.
Così abbiamo cominciato a portare caffè, camomilla per i bambini, medicinali, vestiario. Noi
per loro siamo stati l’America: allora la paga di
un operaio era 80 mila lire al mese e quando
arrivavamo noi lasciavamo circa un milione e
mezzo. Ospiti degli abitanti del paese abbiamo
costruito un legame forte con la comunità, ci si
aiutava a vicenda: lì le donne producevano e
cucinavano tutto in casa, dal latte al burro. Erano loro a prendersi cura di tutto – l’abitazione,
la stalla, le bestie – perché mariti e fratelli andavano a lavorare in Germania.
Una cosa di cui siamo molto orgogliosi è la
costruzione di una Chiesa che siamo riusciti a
finanziare attraverso una raccolta fondi. Una
Chiesa tanto voluta, ma mai avuta, da un piccolo paese di circa 500 abitanti della valle del
Neretta, il fiume dove sono morti molti alpini,
anche trentini, mandati da Mussolini durante la seconda guerra mondiale ad occupare la
Grecia. Già da molti anni i frati di lì volevano
costruire una Chiesa, ma nessuno, pur essendo
tutti cattolici, voleva vendere alla Parrocchia
il proprio terreno, perché portava buoni frutti.
Finché un giorno l’appezzamento di terra arrivò
da un musulmano, che decise di venderlo. La
Chiesa fu così costruita e santificata nel 2002
con una grande festa. Proprio in quell’occasione, ero seduto su una panchina all’esterno della Chiesa, mi si sono avvicinati due ragazzini
– là ormai parlano tutti l’italiano – e mi hanno
chiesto: “Sei tu Marco, quello che ci ha fatto la
Chiesa?” “Sì” – risposi. Mi dissero un grazie così
sentito e profondo che mi ha riempito il cuore di
gioia. Io e mia moglie quest’anno festeggiamo
i 60 anni di matrimonio; continueremo ancora
per un po’ ad organizzare pellegrinaggi, anche
se siamo un po’ stanchi e passeremmo volentieri
“la palla” a qualcun altro.
luglio 2012 T 19
TRACCE
Rivista trimestrale di proprietà del consorzio Con.Solida.
realizzata in collaborazione con le cooperative sociali Delfino,
Spes, Assistenza e Stella Montis.
Comitato di redazione
Direttore responsabile: Walter Liber
Comitato di redazione: Silvia De Vogli (coordinatore), Miriam Branz,
Alessandra Cattani, Laxmi Fumanelli, Paola Pedergnana, Soma Visintainer
Fotografie: archivio Designfabrik, archivio Cavagna, Flickr
Progetto grafico e impaginazione: Designfabrik – Rovereto
Stampa: Tipografia Grafiche Futura Srl – Mattarello
Per informazioni e suggerimenti:
Silvia De Vogli, Con.Solida.
c/o Tridente 4 via Brennero 246 – 248
38121 Trento
e-mail [email protected]
Tel. 0461 235723
In collaborazione con:
Con.Solida.
c/o Tridente 4
via Brennero 246 – 248
38121 Trento
Tel. 0461 235723
Delfino
via Aldo Schmid 22
38121 Trento
Tel. 0461 230000
Spes
via del Commercio 78
38121 Trento
Tel. 0461 402080
Assistenza
via Damiano Chiesa 2/a
38079 Tione (Tn)
Tel. 0465 322222
Stella Montis
via Santa Lucia 11
38013 Fondo (Tn)
Tel. 0463 832664
Scarica

Tracce - luglio 2012