Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2011 MARZO n. 3 La memoria dei martiri Di tutti coloro che hanno dato tutto... vado a Q uando Gerusalem- me e visito Yad Vashem, il museo dell’olocausto, rimango sempre impressionato dal giardino dei “giusti fra le nazioni”, nel quale a ogni albero corrisponde il nome di chi ha rischiato la vita per salvare gli ebrei dalla deportazione e dalla morte. E mi consola vedere che ci sono anche i nomi di vari cristiani e perfino qualcuno che ho avuto l’onore di conoscere personalmente. Li chiamano “giusti”, ed è… giusto! Tanti “giusti”, tanti “martiri” Non sono però gli unici “giusti”. Ce ne sono tanti anche altrove. Noi li chiamiamo “martiri”. Non solo chi ha salvato un ebreo, ma anche coloro che, per la giustizia e in difesa dei poveri, hanno perso tutto e perfino la vita, fino… a quelle persone oneste che, trovata una grossa somma di denaro smarrito, l’hanno consegnata alla polizia senza pretendere nulla in cambio. In questo mese in cui si celebra la memoria dei “martiri” o dei “giusti” del nostro tempo, p. GABRIELE FERRARI, sx è… giusto che ci ricordiamo di chi ha messo a repentaglio o ha addirittura perso la propria vita per la propria fede religiosa e per le proprie convinzioni, per una questione di lealtà verso se stessi, senza calcolare i rischi e i pericoli in cui incorreva. Gli onesti, gli oppositori alle varie dittature, i costruttori di pace, i riformatori sociali, i testimoni del vangelo, in una parola, i giusti di una giustizia più grande di quella degli scribi…, non devono passare di moda. Il nostro tempo ne ha grande bisogno. Le ragioni del cuore Le persone “giuste” testimoniano più di qualunque altra, con la bellezza disarmante di un’umanità semplice ed essenziale, la dignità dell’essere LA GRAZIA DELLA SANTITà Lettera ai saveriani e agli amici p. RINO BENZONI, sx Lunedì 21 febbraio, durante il “concistoro”, Benedetto XVI ha fissato la data per la canonizzazione di mons. Guido Conforti, don Luigi Guanella e suor Bonifacia R. de Castro, domenica 23 ottobre prossimo. Pubblichiamo una parte della lunga lettera della direzione generale dei saveriani in preparazione all’evento. C arissimi, è con grande gioia che vi comunichiamo che domenica 23 ottobre 2011, giornata missionaria mondiale, Benedetto XVI proclamerà santo il nostro fondatore mons. Guido Conforti. La canonizzazione ha un significato molto importante per tutta la chiesa, per noi saveriani e saveriane, per amici e benefattori, per i laici che trovano in mons. Conforti un punto di riferimento. Con la canonizzazione, infatti, la vicenda umana, cristiana e missionaria di mons. Conforti diventa un modello per ogni cristiano. Vedendo la santità del Conforti, anche noi siamo chiamati a riflettere sulla nostra vita e sulla missione che ci è stata affidata. Si può ora applicare a lui quanto egli stesso scriveva: “La chiesa, nel sollevare i suoi figli all’apoteosi degli altari, ci propone soprattutto dei modelli di santità da imitare” (Conforti, 1926). La canonizzazione diventa allora un monito: la famiglia saveriana è nata da un santo e potrà sussistere nella misura in cui in essa si trova la santità. Vi invitiamo a dare lode a Dio non solo per la santità del nostro fondatore, ma anche per il fatto che tanti altri confratelli lo hanno seguito sulla stessa via. Riteniamo che, nonostante tutti i problemi e tutte le infedeltà, a volte anche gravi, la santità è sempre stata presente nella nostra famiglia e continua a esserlo. Ringraziamo il Signore per i nostri martiri; per tutte le fatiche, per ogni bene seminato e irrorato dal sudore dei saveriani; per ogni parola, gesto e opera di pace e riconciliazione, di attenzione ai poveri, di annuncio del vangelo; per tutti coloro che, grazie all’apostolato e all’esempio dei missionari, sono stati condotti dallo Spirito di Dio alla fede cristiana; per tutti coloro che hanno consacrato la loro vita al Signore nella nostra famiglia e che continuano a donarla quotidianamente nel lavoro apostolico, nel servizio ai fratelli o nella malattia. Infine ringraziamo il Signore per coloro che, dopo una vita totalmente dedita alla missione, sono spirati nel Signore e ora festeggiano in cielo la canonizzazione del padre e maestro. Non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per averci chiamati a far parte della famiglia saveriana: “il Signore non poteva essere più buono con noi!”. Quale atteggiamento dobbiamo tenere di fronte a questo evento e come prepararci a celebrarlo? A partire dall’equilibrio che distingueva mons. Conforti, dall’amore che portava ai santi e anche dal suo fortissimo senso della chiesa, evitando ogni forma di trionfalismo, vi invitiamo ad accogliere in modo positivo e gioioso questo dono che la chiesa ci fa. Diventi occasione di crescita spirituale, una grazia da non perdere, un appello di Dio per ciascuno di noi, un momento privilegiato di formazione e di animazione missionaria e vocazionale. E vi invitiamo a pregare: una preghiera che esprime il desiderio di volersi bene, perché pregare è sinonimo di amare, gioire in Dio per i successi dei fratelli, soffrire con loro, desiderare che rispondano alla grazia della vocazione missionaria. ■ Contributo annuo € 10,00 Una copia € 1,00 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue umano, capace di andare al di là della propria debolezza, per una coerenza che si arrende alla coscienza e che corrisponde alle ragioni del cuore, più che alle ragioni della testa. Sono persone disarmanti: interrogate perché l’hanno fatto, offrono motivazioni tanto semplici quanto straordinarie: “Ho fatto solo il mio dovere di cristiano”; “Chi non lo avrebbe fatto?”; “Non ritengo d’aver fatto nulla di straordinario”... Persone convinte di aver messo in pratica solo la misura alta dell’amore: “Non c’è amore più grande che dare la vita per coloro che si amano”. Ma esse dicono che la persona umana porta in sé una misura d’infinito: è aperta al mistero di Dio. Una coscienza coerente Secondo Hannah Arendt (una dei più influenti filosofi politici del XX secolo, di origine ebraico-tedesca, 1906-1975), il pensiero è come un dialogo interiore dell’io con la propria coscienza, in cui risuona l’eco della Parola eterna. Lo dice anche un grande teologo che l’uomo, ogni uomo, è “uditore della Parola”, di quella Parola eterna che risuona nella coscienza di ognuno e gli rivela le questioni fondamentali, come: la ricerca della felicità, il desiderio del bene, l’amore per la vita e per i viventi, la bellezza della giustizia, della libertà, dell’armonia… Valori che lo rendono capace di “trascendere la propria materialità e ricercare la verità”, afferma Benedetto XVI. Questo spiega perché i dittatori sono visceralmente contrari alla libertà religiosa e cercano di spegnere le voci profetiche della verità. Ha fatto grande impressione la morte di Salman Taseer, governatore del Punjab (Pakistan), ucciso il 4 gennaio per aver chiesto l’abrogazione della legge contro la blasfemia. Anch’egli è un uomo “giusto”. Non solo perché ha difeso il diritto alla libertà religiosa per Asia Bibi e per la minoranza cristiana (e quindi per tutti), ma perché, da uomo autenticamente religioso, ha ascoltato le ragioni del cuore e si è opposto alla società totalitaria del suo Paese. Ne siamo promotori Chi ascolta la propria coscienza trova la vera libertà, tutta la libertà, anche quella religiosa. Per questo non si capisce perché certi politici, che dicono di cercare e favorire la convivenza dei popoli, sorvolino sull’appartenenza religiosa. Senza accorgersene (ma sarà poi vero?), essi dimenticano “il ruolo centrale del rispetto della libertà religiosa nella difesa e promozione dell’alta dignità dell’uomo”, che il Papa ha rivendicato nel suo discorso agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede (10 gennaio 2011). I veri “giusti” sono proprio quelli che difendono la libertà di coscienza, terreno comune aperto all’Assoluto, dove tutti possono ritrovarsi in libertà. Di questa libertà di coscienza noi missionari siamo i promotori e i difensori. ■ Nella foto, Salman Taseer, governatore del Punjab (Pakistan), assassinato il 4 gennaio per aver chiesto l’abrogazione della legge contro la blasfemia. 2011 marzo n. ANNO 64° 3 2 La quaresima in Sierra Leone 3 Cristiani, testimoni di speranza 4/5 Ancora non basta... 6 La corsia preferenziale dei santi Conforti, fondatore dei saveriani Padre Giuseppe Galli: dal Tanganika al cielo Volti e storie da ricordare e venerare Storia speciale: Mons. Ruiz, il vescovo degli indio 2011 MARZO m i s sione e spirito missione E CONFORTI La corsia preferenziale dei santi “Disponiti dunque a fare la volontà di Dio” sarebbe bello che Q uanto Guido Conforti tornasse a raccontare anche a noi i segreti della sua santità! Ci direbbe che la santità non è qualcosa che possiamo programmare e organizzare, perché è un dono. La santità è vocazione divina; una chiamata a conoscere la volontà di Dio, prima e meglio. Quanto sarebbe vantaggioso per la nostra vita sentirci assicurare da san Guido che la santità cresce quando Dio viene a scombussolare i nostri progetti, le nostre statistiche e previsioni... San Guido Conforti, infatti, fece un’esperienza forte della santità il giorno in cui s’incontrò faccia a faccia con la volontà di Dio. Faccia a faccia con Leone XIII Era il 16 maggio 1902. Mancavano 14 giorni al suo 37mo compleanno. Alle 18, papa Leone XIII riceveva in udienza privata il canonico Conforti: “Ti ho fatto venire di persona a Roma, perché sentissi dalla bocca del papa, quello che egli vuole da te. Disponiti dunque a fare la volontà di Dio, che ti sarà largo della sua grazia”. Leone XIII era al timone della chiesa da 24 anni. Aveva tenuto la rotta in un’epoca di importanti 2 cambiamenti sociali e politici. E aveva un particolare intuito nella scelta dei suoi collaboratori. San Guido invece era un giovane prete, cagionevole di salute. Lo storico don Manfredi nota che il giovane prete era stato preceduto a Roma da un dossier d’informazioni positive: zelo e limpidezza, equilibrio e capacità di gestire situazioni intricate. Nel braciere incandescente In quell’incontro, il nostro santo apprese dalla bocca del papa che nella “illustre e importante” sede cardinalizia di Ravenna i dati relativi alla fede e alla vita cristiana erano molto allarmanti e bisognava intervenire presto, dopo la morte improvvisa del card. Riboldi, evitandogli il consueto tirocinio in diocesi minori... Quella sera il nostro santo ebbe la sensazione di precipitare dentro un braciere incandescente. Lui stesso riferì in seguito il tono di quell’incontro, precisando: “Sono uscito dal Vaticano con l’animo profondamente agitato e una forte febbre mi travagliò per tutta la notte”. Parole inequivocabili, per dire l’impatto che quell’incontro ebbe sul futuro arcivescovo. Il trasferimento a Ravenna ebbe luogo il 5 gennaio 1903. p. LINO MAGGIONI, sx Il Conforti entrò nella sua diocesi la sera tardi, scendendo dal treno alla stazione di Godo, e percorrendo i 12 chilometri fino a Ravenna in carrozza, all’insaputa di tutti, per evitare possibili dimostrazioni anticlericali. Braccia tese: alla diocesi e al mondo Nei primi dodici mesi il nuovo vescovo elaborò un suo piano pastorale. E il giorno dell’Epifania del 1904 parlò ai fedeli riuniti in cattedrale: “Nel corso di quest’anno ho mirato solo a rinvigorire la vostra fede. Ma quanto cammino rimane ancora da percorrere. Più volte ho chiesto a me stesso, da cosa proceda questo deplorevole cambiamento di aspirazioni e di sentimenti nel generoso popolo di Ravenna, per il quale Dio e religione un tempo erano tutto”. Si percepisce in quel discorso che l’esperienza pastorale di vescovo ha impresso uno sviluppo all’incontro che san Guido aveva avuto con il Crocifisso della sua infanzia. L’incontro iniziale tra i due sembra ora trasformato nell’identificazione del vescovo con il Crocifisso. Braccia del Crocifisso tese a intercedere, braccia di san Guido in croce: Nel dipinto di Costalonga, quasi un’identificazione del Conforti con il Crocifisso una tesa a intercedere in favore della sua chiesa diocesana in Ravenna; l’altra tesa a intercedere per i suoi missionari a Parma, lasciati a crescere in altre mani. Il progetto appartiene a Dio Per la cronaca, san Guido rimase circa due anni (22 mesi) alla gui- da della diocesi di Ravenna: due anni di passione, esposto a tante situazioni invincibili; due anni di solitudine, tale da attentare alla sua salute: prima una grave inappetenza, poi la perdita del sonno e infine, lo sbocco di sangue. Dopo di che san Guido ritenne doveroso rassegnare le proprie dimissioni nella mani di san Pio X. Ma il nuovo Papa lo stimava troppo, e san Guido - tornato a Parma - divenne amministratore apostolico di quella che era stata la sua diocesi, per continuare a dirimere, da lontano, le vicende che lo avevano reso malato. È il caso di pensare che le vicende di Ravenna abbiano obbligato san Guido a un profondo ripensamento della sua consapevolezza circa il disegno di Dio. San Guido rispose comportandosi come Gesù che rimane in croce per svelare il disegno di Dio Padre su di noi. Ora sentiva di non essere lui il padrone della sua vocazione e, in fondo, nemmeno il protagonista: il progetto apparteneva a Dio e lui ne era il custode. Dio aveva aperto per lui strade dove solo i santi passano. ■ INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE • Lo Spirito Santo dia luce e forza alle comunità cristiane perseguitate o discriminate a causa del vangelo. • Le nazioni dell’America latina progrediscano nella fedeltà al vangelo, nella giustizia sociale e nella pace. Conforti: “Disponiti a fare la volontà di Dio, che ti elargirà la sua grazia”. 2011 MARZO V ITA S AV ERIA N A La quaresima in Sierra Leone A Makeni la semina ha dato buoni frutti L a Sierra Leone, piccola nazione dell’Africa Occidentale, celebra quest’anno 50 anni di indipendenza, dichiarata ufficialmente il 27 aprile 1961. Già prima, nel 1950, la diocesi di Makeni veniva affidata alla cura pastorale dei saveriani. La maggioranza della popolazione è musulmana e frequenta, più gli adulti che i giovani, le moschee presenti in tutti i villaggi. Durante il mese sacro del ramadan, la partecipazione alla preghiera è più numerosa. La pratica del digiuno, molto osservata dai musulmani, ha un’influenza notevole sul tenore di vita della gente che deve spendere di più per i cibi speciali la sera, quando viene “rotto” il digiuno. Anche il ritmo del lavoro è piuttosto ridotto, a causa del digiuno totale da cibo e acqua per tutto il giorno. Un forte impegno di vita In questa cornice religiosa è vissuta anche la quaresima cristiana in preparazione alla solenne celebrazione della Pasqua. In tutte le missioni c’è l’impegno a svolgere un programma intenso di preghiera, catechesi e celebrazioni liturgiche. Durante le cinque settimane, tutti i gruppi di preghiera - al centro e nei villaggi - si riuniscono con i loro catecumeni per un’ora di preghiera, lettura e riflessione sulla bibbia. Gli incontri terminano con la “preghiera della quaresima”, che viene recitata ogni giorno anche nelle scuole cattoliche all’inizio della giornata. Una speciale attenzione e cura è riservata ai catecumeni, giovani e adulti, che per oltre due anni si preparano al battesimo: preghiera personale e comunitaria, catechesi due volte la settimana, giornate di riflessione sui temi principali della fede cristiana. Nelle domeniche di quaresima si celebrano le tappe del cammino catecumenale con i riti che precedono l’iniziazione cristiana e preparano la celebrazione del battesimo per i catecumeni dell’ultimo anno. Genitori e padrini sono coinvolti per stare vicini ai loro figli, con consigli e soprattutto con l’esempio, incoraggiando la loro fedeltà con un’autentica vita cristiana. p. ANTONIO GUIOTTO, sx La missione “Beato Conforti” Nella missione di Makeni dedicata al “Beato Conforti”, i saveriani preparano un volantino in cui spiegano come vivere la quaresima in parrocchia, nei gruppi di preghiera, nelle piccole comunità cristiane sparse in 60 villaggi, con i ragazzi delle scuole e i giovani dell’università Cattolica, presenti nel vasto territorio della parrocchia. Quest’anno la quaresima acquista un’importanza ancora maggiore, perché inizia la lunga preparazione alla canonizzazione del fondatore dei saveriani, prevista a ottobre. In questi mesi ci sarà un maggiore impegno per conoscere meglio la vita e la spiritualità di mons. Conforti, come vescovo di Ravenna e di Parma e come fondatore di tanti missionari sparsi nel mondo. Inoltre, domenica 20 marzo viene consacrata la nuova chiesa parrocchiale di Makeni, santuario dedicato a “San Guido Conforti”, modello di vita pastorale e di impegno missionario per i saveriani suoi figli e La folla dei catecumeni “in albis” pronti al battesimo nella chiesa “Beato Conforti” a Makeni per i fedeli della chiesa intera. Se sboccia la Pasqua… Dal 1950 la diocesi di Makeni è stata guidata da due vescovi saveriani: mons. Augusto Azzolini fino al 1986, e da mons. Giorgio Biguzzi fino ai nostri giorni. Il nuovo santuario rimarrà memoria sacra del lavoro missionario di oltre cento saveriani che per 60 anni, fedeli all’ispirazione del loro fondatore, hanno seminato il buon seme della parola di Dio e lo hanno coltivato, fino a dare frutti abbondanti. Possiamo dire che la quaresi- ma, tempo di sacrificio e di semina a partire dagli anni ‘50, è già sbocciata oggi in una Pasqua di resurrezione. Ne sono prova le numerose parrocchie affidate al clero diocesano; le scuole elementari, secondarie e universitarie, fucine di formazione umana e cristiana di tanti giovani sierraleonesi; gli ospedali, i lebbrosari e gli ambulatori per la cura dei malati; e la buona novella di Cristo predicata in tanti villaggi, anche attraverso il prezioso servizio di “radio Maria”, che raggiunge le case di tanti cristiani e musulmani in tutto il Paese. ■ NUOVA BIOGRAFIA Guido Maria Conforti Vescovo e missionario per il mondo p. AUGUSTO LUCA, sx Esce a marzo, per le Edizioni Paoline, una nuova biografia del vescovo Guido Conforti. Un biografo, pur restando fedele alla storia, ritrae il suo personaggio in una luce speciale per farne rivivere lo spirito, mentre lo accompagna lungo i giorni della sua vicenda. Del vescovo Conforti ho scoperto l’amorevole paternità. In altre parole, mi sembra di aver conosciuto il cuore di Conforti, un cuore tenero e affettuoso, che si piega su tutti coloro che soffrono e sono nell’indigenza, i piccoli, i poveri, i deboli, non solo per la situazione economica o sociale, ma anche spirituale. Affermava: “i poveri più bisognosi sono quelli che non posseggono il bene inestimabile della fede”. Conforti ama tutto l’uomo, nel quale Dio ha impresso la sua somiglianza e per il quale ha inviato il suo Figlio sulla terra. La sua tenerezza paterna desidera il bene dell’anima e del corpo. Ma al suo cuore non bastano i fedeli delle diocesi di cui fu pastore (Ravenna e Parma); il suo cuore abbraccia il mondo intero. Segue con trepidazione il lavoro e le tribolazioni dei suoi figli missionari nella Cina e sente di amare i cristiani cinesi con lo stesso amore con cui ama i fedeli della diocesi che gli è affidata, e sospira per la conversione del mondo che ancora non conosce Cristo. Quest’amore gli derivava dalla sua intimità con Cristo, che egli riteneva vita della sua vita e dal cui esempio si lasciava condurre. Le persone che l’avvicinavano, vedevano in lui la riproduzione della bontà di Cristo, mite e umile di cuore. La vita del Conforti è intrecciata profondamente con gli avvenimenti del tempo. Vive il dramma del suo popolo che reclama miglioramenti sociali con lo sciopero del 1908; soffre durante la guerra del 1915-18 per la morte di tanti giovani e padri di famiglia; porta conforto alle vedove e agli orfani; si sacrifica per alleviare le sofferenze di tutti. Nelle lotte politiche del 1922, grida “Pace!” e non esita a farsi intermediario tra le parti avverse. Nell’epoca fascista insorge in difesa dei suoi figli perseguitati, fossero preti o giovani di Azione cattolica. Accoglie sempre amorevolmente coloro che lo vanno a visitare e lui stesso intraprende lunghi e faticosi viaggi per incontrare i suoi figli nelle città e nei paesi sparsi per la campagna o inerpicati sui monti. Nel 1928 ebbe la gioia di incontrare i suoi missionari in Cina, e tornò consolato dicendo: “Ho visto un giardino fiorito”. Dio lo chiamò al premio eterno il 5 novembre 1931. Venerato come santo dal popolo e dai missionari, ora la chiesa ne riconosce ufficialmente la santità e lo indica all’esempio dei fedeli di tutto il mondo. PADRE GIUSEPPE GALLI: DAL TANGANIKA AL CIELO Padre Giuseppe Galli: Arona 13.1.1941 - Bukavu 8.2.2011 Padre Giuseppe Galli, saveriano di Arona (Novara), 70 anni, è scomparso nelle acque del lago Tanganika, dove era sceso per un bagno, tra le 10 e le 11 di martedì 8 febbraio 2011. Probabilmente, un malore mentre nuotava, solo. Da alcuni mesi egli viveva nella casa saveriana sul lago, a Kilomoni, vicino alla città di Uvira. Sono subito iniziate le ricerche nel lago, grande e profondo come un mare, con l’aiuto di pescatori e di un battello di perlustrazione della Croce Rossa burundese. Il corpo è stato ritrovato solo venerdì mattina sulla spiaggia di Kavimvira, dove sorge il santuario mariano “Regina del Tanganika”; composto nella bara, è stato portato a Bukavu per essere sepolto nel piccolo cimitero saveriano a Panzi. Alla Messa di commiato erano presenti molti saveriani, sacerdoti della diocesi e suore missionarie. Padre Galli aveva studiato nel seminario di Novara; a 23 anni era entrato tra i saveriani ed era stato ordinato sacerdote nel 1967. Dopo alcuni anni di lavoro a Cremona e Ancona, dal 1974 aveva svolto la sua missione in Congo, in vari luoghi del Kivu. Un missionario felice e genuino: “Parlare di Cristo e annunciare il vangelo danno la soddisfazione che riempie il cuore; mi hanno sempre accolto come un fratello e, da parte mia, ho sempre goduto del successo altrui”. Continui ora la sua missione dal cielo. ■ CONCISTORO PER IL CONFORTI Una delegazione di 13 saveriani è stata invitata al “concistoro” del 21 febbraio, in cui Benedetto XVI ha chiesto ai 47 cardinali presenti il parere sulla canonizzazione del beato Conforti, insieme al beato Luigi Guanella e alla beata Bonifacia R. de Castro. Con il loro unanime consenso, il papa ha quindi fissato il giorno per la solenne liturgia: domenica 23 ottobre 2011. Insieme al vescovo di Parma mons. Solmi, erano presenti il superiore p. Rino Benzoni, la vice superiora delle saveriane sr. Giordana Bertacchini, il postulatore p. Guglielmo Camera, il superiore dei saveriani in Italia p. Carlo Pozzobon, altri saveriani e don Angelo Manfredi, sacerdote lodigiano e biografo del Conforti (vedi foto). I miracoli sono avvenuti nelle missioni saveriane: la guarigione dal tumore al pancreas di una mamma africana del Burundi, per la quale il Conforti è stato dichiarato “beato” (17 marzo 1996); la guarigione di Thiago, bambino brasiliano nato prematuro e con prolungato arresto cardiaco, ha permesso che il Conforti venga dichiarato “santo” (23 ottobre 2011). I nostri lettori hanno potuto seguire il cammino del Conforti verso la gloria attraverso “Parabole”, inserite in questo mensile. Coloro che desiderano unirsi al pellegrinaggio a Roma per la liturgia della canonizzazione, possono rivolgersi ai missionari saveriani della comunità più vicina, per telefono o e-mail (pagina 8, in alto). ■ La delegazione “saveriana” al concistoro del 21 febbraio 2011, all’entrata del palazzo apostolico in Vaticano 3 CRISTIANI, TESTIMONI DELLA SPERANZA LA DENUNCIA CRiSTIANI PIù PERSEGUITATI Alcune situazioni più preoccupanti p. MARCELLO STORGATO, sx B enedetto XVI ha avuto il merito e il coraggio di alzare la voce per chiedere il rispetto della libertà religiosa di tutti e, in particolare, di coloro che sono minoranze. Noi missionari siamo diretti testimoni delle difficoltà in cui vivono le piccole comunità cristiane, nel contesto delle nazioni in cui viviamo e lavoriamo. Una constatazione dolorosa Nel messaggio per la giornata mondiale per la pace il papa è molto esplicito: “È doloroso constatare che in alcune regioni del mondo non è possibile professare ed esprimere liberamente la propria religione, se non a rischio della vita e della libertà personale. In altre regioni vi sono forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti e i simboli religiosi. I cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede. Tanti subiscono quotidianamente offese e vivono spesso nella paura a causa della loro ricerca della verità, della loro fede in Gesù Cristo e del loro sincero appello perché sia riconosciuta la libertà religiosa. Tutto ciò non può essere accettato, perché costituisce un’offesa a Dio e alla dignità umana; inoltre, è una minaccia alla sicurezza e alla pace e impedisce la realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale” (n.1). Lo stesso richiamo il papa l’ha sollevato nel discorso al Corpo diplomatico (10 gennaio 2011), facendo un giro d’orizzonte nei tanti Paesi dei cinque continenti, dall’Oriente all’Occidente. Da una parte la persecuzione sulle minoranze religiose, dall’altra l’emarginazione di chi desidera esprimere la propria fede. Prendiamo in considerazione alcuni avvenimenti. Libertà religiosa nei paesi islamici I recenti attentati avvenuti nelle chiese dell’Iraq e dell’Egitto, che hanno provocato numerose vittime tra i fedeli in preghiera, sono noti a tutti e in tutti hanno suscitato sconcerto e dolore. Sarà mai possibile che i musulmani rispettino il diritto altrui alla preghiera e a vivere la propria fede? Molti Stati islamici hanno approvato la “Dichiarazione dei diritti umani nell’islam” (Cairo 1990, preceduta da quella di Parigi nel 1981). Vi si afferma che “non c’è costrizione nella religione; ogni persona ha diritto di pensare, credere ed esprimere quello che pensa e crede, senza intromissione”; ma poi precisa “fino a che rimane nei limiti generali che la legge islamica prevede a questo proposito”. Per i non-musulmani va applicato “il regime di minoranze protette (dhimma)”. In sostanza, non sembra esistere una vera uguaglianza nel pluralismo religioso e civile dei gruppi - maggioritari e minoritari - all’interno della società giuridica islamica, che fa riferimento alla shar’ia. Il regime di “protezione” non è il massimo auspicabile per una vita libera e dignitosa: è come una “libertà vigilata”, che lascia poco spazio alla creatività e all’autonomia. Insomma, non chiediamo “protezione” per i cristiani, bensì parità di diritti e doveri come concittadini; la stessa parità che chiediamo per i musulmani e gli altri credenti all’interno del nostro Paese. Il reato di blasfemia: cos’é? Molti hanno sentito parlare di Asia Bibi, la donna pakistana condannata a morte per “blasfemia” e tenuta in carcere sotto strette misure di sicurezza. Anche se fosse liberata, rischierebbe la vita per il furore di qualche dissennato. È stata accusata dalle sue colleghe di lavoro - di fede islamica - di aver insultato il profeta Maometto (pace a lui!). In questi giorni, anche Agnes Nuggo, altra donna cristiana del Pakistan è stata arrestata per la stessa accusa di blasfemia. Si tratta di accuse pretestuose, il più delle volte costruite ad arte, che rendono la vita un inferno e creano un clima di terrore per la famiglia e la comunità. Qualcuno cerca di reagire con grande coraggio, come il governatore musulmano Salman Taseer, che si è adoperato perché la legge pakistana contro la blasfemia venisse abrogata come legge ingiusta. È stato ucciso il 4 gennaio nel Punjub. Anche la parlamentare pakistana Sherry Rehman, che ha presentato una mozione per modificare la legge sulla blasfemia, è incriminata. Alcuni radicali sostengono che chiunque si oppone a questa legge “è da considerarsi blasfemo e nemico dell’islam”. Blasfemia è considerata ogni parola o gesto contro il profeta, contro il corano e la fede coranica. È certamente un male offendere i sentimenti religiosi altrui; ma quale religione può giustificare chi costruisce ad arte un’accusa di blasfemia per odio contro persone di altra fede? Peggio ancora quando ciò avviene con la connivenza degli agenti di sicurezza, Anche la comunità cristiana in Iraq è martire: l’ultimo episodio è la strage avvenuta il 31 dei magistrati e degli uomini di governo. ottobre 2010 nella chiesa “Nostra Signora del Perpetuo Soccorso” (foto AP/H. Mizban) SPEGNERE LA FIAMMA DELLA FOLLIA a cura di D. PIOVANI Il 3 giugno 2010 a Iskenderun, in Turchia, mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, veniva ucciso dal suo autista. Lo ricordiamo attraverso alcune testimonianze. “Auspico che per l’omicidio di mons. Padovese si celebri un vero processo, non perché abbiamo del rancore nel cuore, ma perché siano evitate modalità frettolose per chiudere il caso. Hanno ucciso il pastore buono, un pellegrino dello spirito e della mente. Per lui parlano il suo corpo spezzato e il sangue versato per tutti. Servono vocazioni e missionari per la Turchia: venite a vivere il vangelo, venite ad aiutarci a vivere, semplicemente” (mons. Ruggero Franceschini, vescovo di Smirne). “Mons. Padovese era un vescovo mite e sapiente, vero costruttore di riconciliazione e di pace, che ha stretto un’alleanza nel suo sangue, offrendo tutto se stesso per il vangelo e per chi gli era stato affidato. Il suo martirio, forse un po’ dimenticato, è offerta viva di sé, che padre Luigi ha vissuto ogni giorno della sua missione di vescovo, di amico della pace, di fratello d’ogni uomo” (card. Luigi Tettamanzi, vescovo di Milano). “Aveva voluto vestire il saio per seguire le orme di S. Francesco. E come lui aveva la passione per il Medio Oriente, l’interesse storico e archeologico, la determinazione per il dialogo con il mondo musulmano. A Iskenderun era felice e amato da tutti. Ogni giorno, faceva preparare il pranzo per una cinquantina di famiglie povere. Era sempre pieno di passione e voglia di fare” (il fratello Sandro). “Le comunità cristiane del Medio Oriente sono ancora chiamate al martirio. Non bisogna dimenticare che noi siamo la chiesa dei martiri e della risurrezione. La testimonianza più recente di tale realtà è proprio il tragico assassinio di mons. Padovese (Gregorios III Laham, patriarca di Antiochia). Un giovane imprenditore turco, Hakan Sentürk, dice: “I cristiani sono una minoranza, quasi non ci si accorge di loro. Ma alle feste musulmane li abbiamo sempre invitati; il dialogo esiste così come i fatti di sangue. Purtroppo, c’è sempre qualcuno che accende la fiamma della follia”. 4 2011 MARZO I cristiani nel Paese della non-violenza Anche nell’India del Mahatma Gandhi, l’apostolo della non-violenza, ucciso da chi non sopportava il suo metodo persuasivo e pacifico, negli ultimi due anni si sono scatenate violente aggressioni contro la minoranza cristiana, in ben 18 regioni della nazione, specialmente in Orissa e Karnataka. Villaggi interi sono stati distrutti da incendi dolosi, costringendo gli abitanti a fuggire altrove o a vivere nella paura. Anche questi attacchi sono stati pretestuosi. All’inizio del 2011 è stato pubblicato un Rapporto sulle violenze contro i cristiani, elaborato da una commissione apposita. Tutti sono stati scagionati, nessun colpevole è stato individuato; i cristiani si sentono traditi e ancora più insicuri, mentre i gruppi estremisti hindu si sentono più protetti e rafforzati. Perciò i cristiani chiedono una “nuova indagine imparziale”, che stabilisca le responsabilità e consenta una vita di convivenza pacifica di tutti i cittadini della grande nazione. È anche la richiesta di 18 vescovi indiani di Karnataka, dopo un giorno di digiuno e di preghiera con i loro fedeli. ■ L’intervista “VI INSULTERANNO E PERSEGUITERANNO A CAUSA MIA” CRISTIANI NEL MIRINO... p. MARCELLO STORGATO, sx N el commemorare i 188 martiri giapponesi del XVII secolo, beatificati a Nagasaki il 24 novembre 2008, abbiamo ammirato il loro coraggio e la loro fermezza. Si erano preparati spiritualmente al martirio, per essere capaci di conservare la fede cristiana nel tempo dell’estrema persecuzione. Quando la fede diventa un pretesto p. MARCELLO STORGATO, sx P er la rivista “E venne tra i suoi” della comunità “Emmanuel” di Formia, Carmine Di Luglio ha intervistato p. Marcello Storgato sul ruolo delle minoranze cristiane nel mondo e sulle frequenti persecuzioni che subiscono. È un tema di grande attualità che proponiamo anche ai lettori di “Missionari Saveriani”. Nel mondo di oggi, vivere e testimoniare la fede cristiana con sincera convinzione, richiede anche a noi la fortezza dei martiri. Nel messaggio per la giornata della pace 2011, leggiamo: “Dinanzi alle presenti avversità, i discepoli di Cristo non si perdano d’animo, perché la testimonianza del vangelo è e sarà sempre segno di contraddizione... La violenza non si supera con la violenza. Il nostro grido di dolore sia sempre accompagnato dalla fede, dalla speranza e dalla testimonianza dell’amore di Dio” (n. 14). Tanti cristiani sono “sotto tiro”... Forse mai nella storia dell’umanità si è verificata una situazione di pacifica convivenza universale. In una o più parti del mondo c’è sempre qualcuno “sotto tiro”, a volte anche con pretesti a sfondo religioso. I cristiani sono stati sotto tiro dall’inizio della loro storia: basta ricordare lo zelo di Saulo nel perseguitare i discepoli di Cristo. In altri tempi, proprio i cristiani hanno messo “sotto tiro” non-credenti, eretici o credenti di altre religioni, dentro e fuori dai loro Paesi. Purtroppo la violenza e l’insofferenza sembrano essere un’eredità costante nel corso della storia. Oggi in modo particolare sono “sotto tiro” i cristiani. Non credo sia mai stato facile per nessuno vivere la propria fede con un minimo di coerenza. C’è sempre voluta una buona dose di coraggio e di grazia di Dio. Oggi ancor più, perché è come remare contro corrente, rimanere stabili sopra una frana, proseguire il cammino dentro un ciclone. Non è facile seguire Gesù e il suo vangelo. Ci aveva anche avvisati: “Vi insulteranno e vi perseguiteranno, ma non abbiate paura, io ho vinto il mondo; chi persevererà fino alla fine si salverà...”. La sorte dei milioni di cristiani perseguitati e maltrattati nel mondo dipende anche da noi: dalla nostra coerenza e dal nostro impegno per costruire, giorno dopo giorno, un mondo più libero per la fede nostra e altrui. ■ Icona insanguinata nella chiesa di Alessandria d’Egitto Foto archivio MS IL MARTIRIO I MARTIRI DELLA FEDE, ANNO 2010 Volti e storie da ricordare e venerare DIEGO PIOVANI I l 24 marzo, giorno dell’assassinio di mons. Oscar Romero, in Salvador nel 1980, la chiesa celebra la giornata di preghiera e digiuno facendo memoria dei missionari martiri. Il tema di quest’anno è: “Restare nella speranza”. Spiega don Gianni Cesena, direttore di Missio: “il martire è colui che vede interrompersi in maniera brusca una parabola di vita e porta con sé uno scandalo, una prova fatale che Dio propone a lui, ai suoi amici, alla comunità che assiste attonita alla sua eliminazione. In tal modo diventa segno e fonte di speranza: non ci istruisce tanto la sua morte, ma la vita che prima ha vissuto in nome e per conto del vangelo”. Un amore totale per Dio Come è consuetudine, l’agenzia di notizie Fides ha pubblicato l’elenco degli operatori pastorali che hanno perso la vita in modo violento nel corso dell’anno 2010. Ventitre martiri della fede: 1 vescovo, 15 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 2 seminaristi, 3 laici. Analizzando l’elenco per continente, anche nel 2010 al primo posto, con un numero estremamente elevato, c’è l’America, bagnata dal sangue di quindici martiri. Segue l’Asia, con sei e infine l’Africa con due. Il conteggio non riguarda solo i missionari in senso stretto, ma gli operatori pastorali morti in modo violento. Il martirio è “una forma d’amore totale a Dio”, si fonda “sul sacrificio supremo d’amore di Cristo, consumato sulla croce affinché noi potessimo avere la vita”. La forza per affrontarlo viene “dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta a un’iniziativa e a una chiamata di Dio, sono un dono della sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore di Cristo e della chiesa, e così del mondo” (Benedetto XVI, 11.8.2010). Annunciare e vivere il vangelo Le note biografiche arrivate su Gli attentati “religiosi” aumentano, quando la predicazione diventa istigazione all’odio (foto archivio MS / G. Diffidenti) questi nostri fratelli e sorelle ci fanno comprendere come abbiano offerto tutta la loro vita, quasi sempre nel silenzio e nell’umiltà del lavoro quotidiano. Il loro impegno era l’annuncio del vangelo, fatto non solo a parole ma con la testimonianza della propria vita; spesso in situazioni di sofferenza e povertà, di tensione e violenza; sempre per stare accanto e insieme all’umanità, che hanno amato e servito con il cuore di Dio. Alcuni sono stati vittime di quella violenza che combattevano, o della disponibilità ad aiutare gli altri nelle difficoltà quotidiane, mettendo in secondo piano la propria sicurezza. Vari sono stati uccisi in tentativi di rapina o di sequestro finiti male, sorpresi nelle loro abitazioni da banditi alla ricerca di tesori immaginari. Altri sono stati eliminati solo perché nel nome di Cristo opponevano l’amore all’odio, la speranza alla disperazione, il dialogo alla contrapposizione violenta, il diritto al sopruso. La nube dei “militi ignoti” “Il nostro mondo continua a essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo”, ha detto Benedetto XVI (Angelus, 26.12.2010), ricordando come “la terra si è macchiata di sangue” in diverse parti del mondo, colpendo persino le comunità cattoliche riunite in preghiera nei luoghi di culto. A questo elenco, deve quindi essere sempre aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano anche con la vita la loro fede in Cristo. Si tratta di quella “nube di militi ignoti della grande causa di Dio” - secondo l’espressione di Giovanni Paolo II - a cui guardiamo con gratitudine, pur senza conoscerne i volti. Senza di loro la chiesa e il mondo sarebbero enormemente più poveri. Ma quanto avremmo gradito che tutti e tutte fossero ancora con noi, vivi per amare e servire questa povera umanità! Per sapere meglio come celebrare bene la Giornata dei missionari martiri e per avere informazioni precise e materiale prezioso, consulta il sito:www.mgm.operemissionarie.it (clicca su “24 marzo volti di speranza”, oppure in basso a destra sul numero 1 e poi nel riquadro verde). ■ Perché? Come mai? Mi piacerebbe poter rispondere così: perché i cristiani sono coerenti con il vangelo dell’amore e del servizio, della tolleranza e della misericordia con tutti e verso tutti; perché si impegnano per la giustizia e l’equità; perché difendono i diritti di tutti, soprattutto dei più deboli e poveri. In questo caso, noi dovremmo solo “rallegrarci”, come ci ha invitato a fare Gesù, quando siamo “perseguitati a causa del suo nome”. E confermo che nella stragrande maggioranza dei luoghi dove oggi sono “sotto tiro”, i cristiani si comportano in modo esemplare ed eroico, con una capacità di sopportazione che rivela la potenza della grazia divina. Ma non è così? No, la violenza contro i cristiani, almeno per quanto riguarda i Paesi a maggioranza islamica, è spesso un modo di vendicarsi contro gli attacchi - più o meno giustificati - da parte di certi Stati occidentali. Non potendo giungere fino ai centri di potere dell’Occidente, che ordina e finanzia le guerre nei paesi islamici, tanti approfittano per colpire i “deboli” concittadini vicini, che condividono la religione dei “potenti”. Pur non essendoci alcuna connessione reale, tuttavia in questi fenomeni la “percezione” è importante. Sono attentati a carattere religioso? Gli attentati a carattere unicamente religioso ci sono, ma sono rari: sono quelli sferrati espressamente “in odio alla fede cristiana”. Questi possono aumentare quando la predicazione continuata “contro” i cristiani diventa istigazione all’odio. Le parole uccidono prima ancora dei sassi e delle armi. Questo è vero anche nel mondo cosiddetto cristiano, quando le parole contro i credenti di altre religioni sono tristemente pesanti. Allora esistono altre motivazioni? Non credo che ci siano “motivazioni” plausibili per gesti di violenza, discriminazione e odio. Si tratta piuttosto di “pretesti” coperti da patina religiosa. Poi, è bene osservare caso per caso: non tutte le situazioni sono identiche. A volte, dietro singoli o reiterati attacchi contro i cristiani, possono nascondersi interessi sulla terra o la casa, o anche sulle giovani donne e così via. O si vuole allontanare per sempre i cristiani da alcune nazioni… Laddove i cristiani oggi sono una minoranza, è abbastanza comune sentire frasi del genere: “Voi siete cristiani, dunque andate a vivere nei paesi cristiani”. Quasi a dire che i cristiani “locali” diventano “intrusi” solo perché seguono una fede che non è della maggioranza. È diffuso il pregiudizio di identificare “il suolo” con “la religione” (“cuius regio, eius et religio”, si diceva in latino). Sono frasi “tribali”, che si sentono anche in certi ambienti italiani verso immigrati di altra religione e cultura! Eppure a volte… In alcuni casi si è effettivamente verificata una “depurazione” della popolazione cristiana: è il caso evidente della Turchia verso gli armeni e verso i cristiani turchi. Da alcuni anni, lo stesso fenomeno si verifica anche in altri Paesi del Medio Oriente, come Siria e Iraq. Si può parlare di attacchi pianificati? Sì, in modo particolare là dove le autorità statali non impe- discono gli attacchi o non fanno giustizia su coloro che li sferrano, lasciando impuniti gli attentatori. Ogni governo ha il dovere di proteggere tutti i cittadini della nazione, a prescindere dalla loro religione o posizione sociale. Quando i trasgressori rimangono impuniti, solo perché seguaci della maggioranza religiosa del Paese, allora il governo è connivente con l’ingiustizia. Questo è vero non solo per gli attacchi religiosi, ma anche in ogni trasgressione dei diritti umani, dovunque. Come reagiscono i cristiani di fronte alle violenze? È difficile per una minoranza reagire con la stessa violenza di cui è fatta oggetto. Per ora, i cristiani hanno generalmente reagito con la sopportazione, con la richiesta di giustizia, di dialogo e pacifica convivenza. Anche i sacerdoti, religiosi e vescovi hanno generalmente richiesto maggiore giustizia e hanno offerto perdono e tolleranza. In questo modo, essi hanno cercato di seguire l’esempio di Cristo e testimoniare il vangelo. A volte, invece, anche i cristiani si sono lasciati andare a gesti di vendetta, bruciando moschee o segni religiosi. L’esasperazione di chi si sente continuamente sotto attacco è amara e profonda. Cosa deve fare la chiesa d’occidente? La chiesa in Europa e in Occidente, prima di tutto, non deve mai giustificare, né avallare o sostenere in alcun modo la guerra e gli attacchi armati contro altre nazioni o popoli. Su questo punto, la chiesa e le comunità cristiane non possono peccare di omissione, né far finta di non vedere. Chiesa e cristiani devono essere tolleranti verso tutti e credere fermamente nella convivenza pacifica dei popoli e delle religioni, in casa propria e nel mondo intero. Devono anche informarsi e documentarsi su ciò che avviene nel mondo, pregare per le varie situazioni, chiedere che i governi si impegnino per un clima di giusta convivenza nella propria nazione e nelle altre nazioni del mondo. ■ UN PIZZICO DI “BUONA VOLONTà” p. M. STORGATO, sx L’intervista a cura di Carmine Di Luglio a p. Marcello prosegue… Cosa invece è richiesto ai governi occidentali? Come possono fronteggiare queste nuove tragedie? Il primo dovere assoluto - come già detto - è fermare ogni guerra, specialmente le guerre che i governi occidentali conducono fuori dalla propria area geopolitica; guerre che non sono mai esenti da forti interessi dei grandi poteri finanziari. In secondo luogo, devono impegnarsi in una maggiore equità a livello commerciale internazionale, lottando efficacemente contro la miseria, investendo nella pace e nello sviluppo almeno l’equivalente di quanto investono nelle guerre, nei conflitti armati, negli armamenti. Terzo, devono mettere in azione tutti i canali della sana “diplomazia”, per avere informazioni esatte e per dare indicazioni precise su ogni settore dei diritti umani, tra i quali certamente deve trovare il giusto posto anche il diritto alla libertà religiosa per tutti, cristiani inclusi. Un diritto troppo spesso non tenuto in considerazione dalle diplomazie occidentali, come se fosse “normale” che i cristiani siano perseguitati e violentati... Dialogo, tolleranza, fermezza: qual è la ricetta più giusta per costruire una pace duratura che garantisca il diritto di professare la propria fede? Tutto serve, e chi più ne ha più ne metta. Non c’è limite di bene per resistere al male. Non c’è limite di investimento per costruire la pace durevole. Non c’è prezzo per difendere la vita e la fede, propria e altrui. Tutto si può e si deve fare. Ma prima di tutto, nella ricetta, ci vuole almeno un pizzico di... “buona volontà”: da parte di tutti, a cominciare da chi crede in un mondo migliore. foto archivio MS / G. Diffidenti 2011 MARZO 5 2011 MARZO il m ondo in casa SUD/NORD NOTIZIE Acque agitate Nepal: nuovo primo ministro. Dopo sette mesi di stallo, i partiti politici del Nepal hanno trovato l’accordo per eleggere il nuovo primo ministro. È Jhalanath Khanal, intellettuale e scrittore, capo del partito comunistaleninista, che deve portare il Paese sulla strada della democrazia e dei diritti. La nomina mette fine a un lungo periodo di incertezza politica. Si spera che anche le questioni riguardanti le minoranze cristiane, come quella della mancanza di cimiteri, potranno essere riesaminate, nel pieno rispetto della libertà religiosa sul territorio nazionale. ● Sud Sudan: primi problemi. I risultati ufficiali definitivi del referendum sull’indipendenza del sud Sudan dicono che il 98,83% dei votanti si è espresso a favore. L’annuncio è stato accolto con gioia da una folla festante a Juba, capitale del nuovo Stato, che nascerà a luglio. Il Sud Sudan dovrà però far fronte a diversi problemi: le continue violenze dell’esercito di resistenza del Signore (LRA), che ha ucciso, rapito e costretto alla fuga circa 500mila persone, e l’omicidio del ministro per lo sviluppo. Mons. Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, ha proposto un piano in 4 punti: maggiore protezione dei civili, l’arresto dei le● Ancora non basta... pagina a cura di DIEGO PIOVANI ader dell’LRA, l’aumento degli aiuti umanitari, il negoziato per arrivare a un accordo di pace. ■ Infanzia negata ● Nepal / 2: bambini lavoratori. Secondo un rapporto dell’Organismo internazionale per i lavoratori, in Nepal è stato registrato un calo di bambini lavoratori rispetto a dieci anni fa, ma non basta. Le ragazze lavorano in condizioni molto più pericolose rispetto ai loro coetanei maschi. Su circa otto milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni, più di un milione e mezzo lavora. Il violento scontro decennale tra l’esercito e i ribelli maoisti ha costretto le famiglie rurali a mandare i loro figli al sicuro nelle aree urbane, dove hanno dovuto lavorare per mantenersi. Questa pratica si è ridotta con la fine dei conflitti, nel 2006. Colombia: “Giornata delle mani rosse”. Il reclutamento di bambini per i conflitti armati è stato bandito il 12 febbraio 2002 dalle Nazioni Unite. Tuttavia, l’approvazione di questo protocollo non ha fermato i gruppi paramilitari che continuano ad attirare i bambini tra le loro fila. In Colombia sono tra gli 8 e 11 mila i ragazzi-soldato. Per sensibilizzare la popolazione e chiedere di mettere fine a questa pra- ● tica criminale, Amnesty International ha organizzato a Bogotà la “Giornata delle mani rosse”. I passanti hanno dipinto le loro mani di rosso e le hanno appoggiate su un foglio di carta come simbolo di rifiuto del reclutamento dei bambini-soldato. ■ Senza confronto ● Missione in Afghanistan. Lunedì 24 gennaio la Camera ha dato parere favorevole sul nuovo finanziamento alla missione militare dell’Italia in Afghanistan: 410 milioni di euro per il primo semestre 2011. In media sono più di due milioni al giorno. Fuori dalle spese militari, è sempre più ridotto il finanziamento alle iniziative di sviluppo: 16,5 milioni di euro che serviranno a pagare progetti di ricostruzione, assistenza umanitaria e anche a organizzare una conferenza regionale della società civile per l’Afghanistan. In nove anni e mezzo, la campagna militare è costata all’Italia più di 3 miliardi di euro. Il Ciad dispone di poca acqua potabile e la situazione sanitaria è grave; i casi di colera sono in aumento, ma la voglia di vivere è sempre forte (foto G. Arroyo) lo poche scuole hanno i gabinetti. Per cercare di far fronte a questa emergenza, l’Unicef si è impegnata a garantire acqua potabile e circoscrivere le emergenze MESSAGGIO DALLE CHIESE “LA QUESTIONE RIGUARDA TUTTI” Gesù ha ancora ragione ● Egitto: la testimonianza. Sono tanti i racconti dei missionari che lavorano in Egitto. Padre Renzo Mandirola, missionario della SMA (Società delle missioni africane), racconta: “Faceva impressione attraversare il Cairo domenica 5 febbraio e vedere un carro armato ogni dieci metri. Tutti coloro che erano sulla piazza Tahrir hanno sempre detto di essere uniti dalla volontà di creare uno Stato con una Costituzione laica, in grado di assicurare a ognuno la stessa dignità, gli stessi diritti-doveri e la possibilità di professare liberamente la propria fede. In questo contesto, anche i cristiani dovrebbero poter dire la loro, non per chiedere privilegi, ma per rivendicare come tutti la possibilità di avere un lavoro e di sentirsi finalmente a casa in un Paese dove il cristianesimo è sempre stato di casa, fin dai suoi inizi”. ● Nuovo Segretario. Mons. Savio Hon Tai-Fai è il nuovo Segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. “In questo mio nuovo delicato incarico vorrei essere un costruttore di ponti con la Cina 6 - ha detto mons. Tai-Fai -; sono molto emozionato e avverto la responsabilità di un incarico che abbraccia un campo così vasto. Spero che l’evangelizzazione della chiesa possa avere un nuovo slancio, soprattutto verso quei paesi di antiche tradizioni e culture, come la Cina e l’India”. Mons. Tai-Fai, salesiano nato a Hong Kong, è stato professore di ■ Teologia in seminario. Martiri e testimonianze ● Colombia: ucciso p. Orozco. Il sacerdote Luis Carlos O. Cardona, 26 anni, è stato ucciso a Rio Negro il 12 febbraio. Un giovane armato gli ha sparato tra la folla per motivi sconosciuti. Padre Orozco era vicario presso la cattedrale della diocesi ed era stato ordinato sacerdote un anno fa. Il vescovo mons. Marin ha detto: “Questo episodio dimostra ancora una volta la grave crisi di valori umani e cristiani che la nostra società soffre a causa dell’oblio di Dio e del disprezzo per la vita umana e la dignità della persona”. ● Ciad: serve acqua potabile. Il Paese vive una situazione difficile dal punto di vista sanitario. Il Ciad dispone d’acqua potabile solo per il 44% della popolazione e di strutture igieniche adeguate sufficienti per il 12%. Si utilizzano latrine all’aperto e so- India: tutti assolti! Governo e amministrazione civile sono stati assolti dalle accuse di ● Invitiamo i lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione) per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org Visitate anche il nostro sito www.saverianibrescia.com per leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com complicità nelle violenze anticristiane avvenute nello stato di Karnataka nel 2008. Un rapporto afferma che le aggressioni sono state iniziativa di singoli e non di movimenti organizzati, scagionando anche le organizzazioni integraliste hindu. I cristiani denunciano che il Rapporto offre elementi contraddittori e “non aiuta a individuare i colpevoli”. Alcuni hanno definito il documento “disonesto e pieno di pregiudizi”. Nel 2008, si contarono in Karnataka oltre 113 attacchi. Negli ultimi due anni, si sono registrati altri 138 attacchi contro persone, luoghi o istituzioni cristiane. Indonesia: armonia a singhiozzo. Tre chiese attaccate, un prete percosso, scontri fra dimostranti e polizia. È il bilancio di una giornata ad alta tensione a Temanggung, Giava centrale. Oltre 1.500 estremisti islamici hanno scatenato la violenza, in risposta a una sentenza, giudicata “troppo mite”, di un tribunale locale che ha condannato a 5 anni di carcere Antonius Bawengan, un cristiano di 58 anni, accusato di aver distribuito depliant offensivi verso l’islam. I dimostranti chiedevano la pena di morte. A Jakarta, invece, si è svolta tra messaggi di dialogo e pace, auspici di riconciliazione e inviti alla tolleranza, la settimana per l’armonia interreligiosa. Musulmani, cristiani, hindu e buddhisti hanno affollato le vie della capitale per celebrare l’iniziativa. ■ p. RINO BENZONI, sx Tornato in Italia dalla visita ai confratelli saveriani del nord Brasile, mi trovo immerso nelle vicende private, vere o inventate, di noti personaggi della politica e della società italiana. Sono troppi gli interessi in ballo per sbilanciarsi nel giudizio. Neppure credo che si tratti solo di vicende italiane: le sollevazioni popolari in vari paesi del nord Africa hanno come sottofondo gli stessi ingredienti, legati alla gestione dei soldi e del potere. Voglio riflettere su di noi, a partire da questa vicenda e dall’affermazione dei vescovi italiani che “la questione morale riguarda tutti”. “Tutti”, quindi anche noi! La prima riflessione che mi viene in mente è che le vicende in questione toccano, in una spirale infernale, le tre concupiscenze fondamentali dell’uomo: piacere sfrenato e nelle forme più abiette, sostenuto dalla ricchezza e dal legame strettissimo tra soldi e potere. Alcuni analisti fanno notare che il vero scandalo sta nel fatto che l’opinione pubblica non arriva più a scandalizzarsi; c’è una cultura che ha perso la bussola e non sa più definire cosa è bene o male. Oggi diventa bene ciò che mi procura piacere, mi dà soldi (meglio se tanti e facili), e mi permette di fare quello che voglio indipendentemente dagli altri. Altri criteri non esistono. Lo scandalo cioè sta nella società italiana in generale e nella perdita di punti di riferimento forti e condivisi. Sessualità, denaro e potere, sono tre realtà buone, ma ambigue e pericolose, se non vengono evangelizzate e se l’uomo è lasciato a se stesso. I voti religiosi sono testimonianza di valori diversi, un mondo alternativo che i missionari offrono ai loro contemporanei. Da qui, l’importanza e l’attualità della nostra testimonianza oggi, indipendentemente dal numero dei testimoni e dal fatto che essa sia accolta o meno. È questo il nostro compito in una società crepuscolare e piena di rumori assordanti. Gesù ha ancora ragione. Ciò che sta succedendo ci aiuta a spiegare le beatitudini, a partire dalla concretezza della vita: “Beati noi! Guai a noi!”. MISSIONI NOTIZIE Linea diretta di colera. Spesso, la gente non è in grado di acquistare regolarmente sapone e candeggina ed è difficile parlare di sanità non disponendo di servizi igienici. ■ ● Mons. Samuel Ruiz (foto M. Storgato) Una storia speciale Mons. Ruiz, il vescovo degli indio. Il 24 gennaio, a 86 anni, è morto mons. Samuel Ruiz Garcia, vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas, in Chiapas, dove ha lottato a fianco degli indigeni, sfruttati da proprietari terrieri che si servivano di bande criminali per seminare il terrore. In ● 40 anni mons. Ruiz ha visitato più di duemila comunità, percorrendo tutta la zona a piedi o a cavallo. Nel 1974 aveva organizzato un congresso per gli indigeni del sud del Messico e nel 1988 aveva fondato il Centro dei diritti umani “Fray Bartolomé del Las Casas”. Sarà ricordato come una delle figure religiose di maggior influenza nel denunciare le violazioni nei confronti degli indigeni, nella lotta contro le discriminazioni razziali e nel suo impegno per la pace tra governo e guerriglieri. Nel 1998, ospite a Ferrara, raccontava: “Un giorno ho visto due donne indio che camminavano su un marciapiede; d’un tratto dal secondo piano di un palazzo cadde dell’acqua fredda sopra di loro. Gli indigeni sono quasi obbligati a scendere dal marciapiede e a stare sulla strada… Ho duecento diaconi indigeni e quando diamo la comunione vi sono persone che cambiano fila per non ricevere la comunione dalle mani di un indio”. ■ 2011 MARZO D IA L O G O E SO LID A RIETÀ lettere al direttore p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale nOn si è mai “TrOppo vecchi” Caro direttore, mi presento con questa mia umile lettera, sperando che vi sia gradita. Da oltre ottant’anni sono stata legata ai missionari saveriani, dal tempo in cui essi abitavano a Massa, nel comune di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno. Ricordo bene padre Franco Teodori, padre Vincenzo Mitidieri, fratel Edoardo Palumbo e fratel Pompeo Di Spirito e tanti altri. Con tanta gioia ho letto sul giornale missionario e sul libretto “Parabole” che nel mese di ottobre prossimo il fondatore Guido Conforti sarà canonizzato, e dopo sarà il turno anche di p. Pietro Uccelli: a me sono persone tanto care per la loro bontà, santità e amore per le missioni. Sono ormai troppo vecchia, ma da giovane ho sempre amato e desiderato la vita missionaria. Anche ora sono in corrispondenza con p. Carmelo Sanfelice, saveriano che lavora in Africa da tanti anni. Anche lui mi ha dato la notizia della canonizzazione di mons. Conforti. Invio euro - - - per partecipare con la mia piccola offerta alle spese che dovrete sostenere per la grande festa. Prego sempre per i missionari e per le tante opere di bene che fanno e che faranno. Scusate questo mio scritto; ormai sono troppo vecchia. Una preghiera per me. Affettuosi saluti, Pina Luongo, Cuccaro Vetere (Sa) Veneranda signora Pina, non oso chiedervi quanti anni avete, perché so che alle signore non si chiede l’età. Ma se siete “legata” ai saveriani da oltre ottant’anni, posso immaginare che non manchi molto ai cento. Comunque, rallegramenti per la vostra bella vita, appassionata per le missioni e per i missionari, al punto da ricordare i loro nomi: saveriani che sono già da vari anni “diversamente vivi” nel regno dei cieli, compreso fratel Pompeo, vostro concittadino di Cuccaro Vetere, passato a miglior vita nel 1980... Lo si dice sempre: l’età anagrafica conta poco; contano il cuore e la mente, che sono giovanili e atletici! Si vede che voi siete ancora in buon allenamento, grazie a Dio. Continuate a restare affettuosamente “legata” ai saveriani e a coltivare il sogno della vita missionaria, che si può vivere dovunque e sempre, finché Dio ci dà vita, fino all’ultimo respiro. Non si è mai “troppo vecchi” per amare la missione. E continuate a tenere davanti a voi i grandi modelli da imitare e da invocare, come san Guido Conforti e il servo di Dio p. Pietro Uccelli. Sì, ormai è ufficiale: domenica 23 ottobre, nella giornata missionaria mondiale, la chiesa avrà un santo in più, come modello e patrono dell’evangelizzazione; un vescovo pastore del suo gregge in Italia (Ravenna e Parma), ma con l’anelito di formare dell’umanità intera “una sola famiglia cristiana”; un vescovo con la passione missionaria nel cuore, come ognuno di noi. Grazie dell’offerta per le spese della canonizzazione, che saranno comunque sobrie, perché non vogliamo il trionfo del consumismo religioso. So che i nostri superiori stanno pensando a tre progetti; ma ne parleremo in seguito. Ricambio i saluti e la preghiera, con tanto affetto, p. Marcello, sx STRUMENTI D'ANIMAZIONE PREGHIERA CON SAN GUIDO CONFORTI Dio, Padre di tutte le genti, che nello Spirito del tuo Figlio sei origine di tutto ciò che è buono e santo, Ti lodiamo per la vita del tuo servo Guido Conforti. Egli, contemplando nel tuo Figlio crocifisso il tuo amore per ogni creatura, ha dedicato tutto se stesso all’urgenza dell’annuncio del vangelo. Ti ringraziamo per averlo dato ai missionari saveriani come padre, alla chiesa come pastore e missionario, a tutti come esempio di virtù e modello di santità. Ti preghiamo per sua intercessione, accresci la nostra fede perché possiamo essere annunciatori del tuo amore, testimoni di speranza e costruttori del tuo regno. A te la lode e la gloria nei secoli. Amen. Per conoscere meglio san Guido Conforti, raccomandiamo il bel libro di p. Augusto Luca (vedi pagina 3), “Guido Conforti: vescovo e missionario per il mondo” (Ed. Paoline, € 16), e il dvd di p. Fiorenzo Raffaini “Guido Conforti” (Saveriani Brescia, € 12). I MISSIONARI SCRIVONO La comunità “San Sebastiano” di Manaus ringrazia per il centro comunitario La comunità cristiana di “San Sebastiano”, vicina alla città di Manaus in Amazzonia, ringrazia le lettrici e i lettori di “Missionari Saveriani” per la loro generosità, grazie alla quale è stato possibile realizzare il sogno di costruire il centro comunitario: la chiesa, funzionante anche come sala di incontri per le famiglie e di catechesi con i ragazzi e giovani (progetto 8/2010). La sala principale è stata abbellita con una bella pittura di san Sebastiano in stile “Amazzonico”, opera di un giovane artista locale, che si è redento dal problema della droga. Io stesso ho avuto la gioia di benedire la chiesa, affollata di cristiani riconoscenti ed esultanti. Poi, a metà gennaio, p. Alberto Panichella e io ci siamo congedati dalla missione “San Francesco”, un’area con oltre 100mila abitanti distribuiti in 16 comunità, che è stata riconsegnata nelle mani del vescovo di Manaus. La grande parrocchia è ora affidata alla cura pastorale di due sacerdoti diocesani brasiliani. Fa parte del nostro stile saveriano consegnare alla chiesa locale una zona da noi servita, quando la diocesi è in grado di seguirla. Dopo un breve periodo di risposo, ci dedicheremo all’attività missionaria là dove il bisogno è ancora grande. Seguiteci con la vostra preghiera. p. Arnaldo De Vidi, sx - Amazzonia Tra i musulmani che pregano per la pace nel mondo Vi racconto un’esperienza vissuta il 23 gennaio in Bangladesh. Ogni anno a Tonghi, a pochi chilometri dalla capitale Dhaka, migliaia di musulmani si radunano per la grande preghiera per la pace e unità nel mondo. Quel giorno dovevo raggiungere Uttara, una zona appena dopo l’aeroporto. Molti mi dicono: “Non metterti in strada perché rischi di rimanere bloccato”. Ignaro di tutto, esco di casa, salgo su un baby taxi e riesco ad arrivare fino a un passaggio a livello. Scendo e continuo a piedi: con lo zaino sulle spalle mi trovo a camminare insieme ai tanti musulmani che vanno verso Tonghi, al grande raduno. Oltrepasso l’aeroporto, dopo un’ora di cammino. La gente aumenta sempre più: alcuni camminano per strada con le mani aperte in segno di preghiera; altri sono fermi nello stesso atteggiamento; piccoli gruppi, sulla riva del fiume, ascoltano la preghiera islamica al cellulare, mentre le moschee amplificano la preghiera dai loro altoparlanti. Vedo una marea di gente, tutti con le mani aperte protese verso Allah. Il silenzio è intenso, le persone in un raccoglimento profondo. Camminando su questa grande strada diventata preghiera, mi sono sentito coinvolto e mi sono unito in questa preghiera universale che si innalzava ad Allah, perché ci sia pace nel mondo. Mi sentivo quasi fuori posto; ma dove si prega non si è mai fuori posto. Sì, anche noi missionari siamo chiamati a metterci in cammino con questa gente, che cerca quella pace che dia loro sollievo e speranza. Nel vedere tutti questi uomini e donne oranti, ho sentito nel cuore quella pace vera, con la speranza che si trasformi in gesti di rispetto dei diritti umani di tutti. Porto impressa negli occhi un’immagine captata mentre facevo ritorno verso casa, alle 18 e 15 circa. Fra la tanta folla per strada, due bambini accovacciati sul marciapiede rovistavano tra le cose, e li ho visti finire gli ultimi sorsi di due succhi di frutta che erano stati gettati lungo il cammino... Ho invocato la pace anche su di loro, perché possano vivere una vita umana e bella. Pace a tutti, p. Giovanni Gargano, sx - Bangladesh solidarietÀ BANGLADESH: DIALOGO TRA RELIGIONI Dal 1977 noi saveriani abbiamo cominciato a dare importanza al dialogo interreligioso in Bangladesh. Tenendo presente la cultura bengalese, che cerca di sottolineare quello che unisce più di ciò che divide, e l’impegno della chiesa a promuovere la fraternità con tutti gli uomini, abbiamo cominciato a incontrare esponenti delle altre religioni per instaurare una migliore conoscenza e creare amicizia. Così è nato il centro del dialogo a Khulna, dove partecipano cristiani, musulmani e hindu. Ci incontriamo regolarmente secondo un programma fissato all’inizio dell’anno, per condividere la nostra esperienza religiosa. Quando sorgono problemi, ne parliamo e cerchiamo la soluzione migliore per tutti. Abbiamo coinvolto i giovani universitari di Khulna, chiedendo la collaborazione anche dei professori, ed è stato creato un comitato coordinatore. Vogliamo stampare e diffondere un foglio di informazione e formazione per i giovani universitari. Il cammino è nuovo, ma speriamo in Dio, perché è la sua opera che noi tutti vogliamo realizzare. Il centro ha lo scopo di conoscerci e rispettarci e di favorire armonia e concordia fra tutti. Per sostenere questa nostra importante attività, chiedo la collaborazione dei lettori di “Missionari Saveriani”, per 10.000 euro annuali. Ringrazio tutti coloro che vorranno aiutarci. p. Mimmo Pietanza, sx piccoli progetti 3/2011 - BANGLADESH Centro del dialogo I saveriani in Bangladesh sono impegnati nel dialogo tra le religioni: cristiani, musulmani e hindu si incontrano al “centro del dialogo”di Khulna. Vogliono coinvolgere nel dialogo anche i giovani universitari, stampando e diffondendo informazioni utili. Chiedono un sostegno di 10.000 euro annuali. • Responsabile del progetto è il saveriano p. Mimmo Pietanza. 2/2011 - AMAZZONIA Una jeep per la foresta Due missionari a Tomé Açu, in Amazzonia, chiedono aiuto per acquistare un pick-up Toyota di fabbricazione brasiliana, per visitare regolarmente, almeno tre volte l’anno, le oltre cento comunità sparse nella foresta. Il costo per una macchina robusta e sicura è di 30.000 euro. • Responsabili del progetto sono i saveriani p. Ilario Trapletti e p. Celio Torresan. Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA oppure bonifico bancario su C/c 000072443526 Richiedere a: • Libreria dei popoli, Brescia Tel. 030 3772780 int. 2; E-mail: [email protected] CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 Giovani universitari di Khulna in dialogo tra religioni Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie. 2011 MARZO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 Dobbiamo formarci alla missione Il secondo venerdì del mese, dai saveriani I rappresentanti dei gruppi missionari parrocchiali si ritrovano il 2° venerdì di ogni mese a livello vicariale. Gli incontri del nostro vicariato di Alzano Lombardo (otto parrocchie in tutto) si svolgono presso la sede dei missionari saveriani di Alzano e seguono gli itinerari predisposti dai nostri animatori saveriani. L’incontro inizia con la preghiera, alla quale tutti partecipano attivamente con letture e canti. È un momento importante perché ci aiuta a metterci in comunione tra noi e ci introduce alla riflessione su temi dei nostri incontri. Missione che passione! Quest’anno la traccia che ci guida nel nostro cammino di formazione è frutto del lavoro dei direttori dei centri missionari diocesani della Lombardia. È un itinerario fatto proprio per dare vita e vitalizzare i gruppi missionari nelle parrocchie. È intitolato, “Missione: che passione”, e lo scopriamo anche con l’aiuto di un rappresentante del centro DANIELA FARNEDI missionario di Bergamo. Durante la serata, alcuni audiovisivi ci propongono gli spunti di riflessione. Si tratta di filmati riguardanti esperienze missionarie che ci permettono di gustare la varietà del mondo missionario e sollecitano la nostra riflessione. In seguito, un tempo adeguato è dedicato al confronto e alla discussione. I partecipanti hanno così la possibilità di riscoprire le proprie motivazioni, ritrovare gli stimoli, confrontare le diverse esperienze, condividere le fatiche del cammino. Anche in America latina le comunità cristiane cercano di diventare sempre più missionarie, per annunciare a tutti il vangelo di Cristo; nella foto un ritiro con p. Corinaldesi Un invito esteso a tutti Questi incontri mensili sono quindi momenti fondamentali di formazione. Grazie all’aiuto e alla guida dei nostri animatori, ci offrono la possibilità di Il saluto a mamma Luigina Per le colline, recitando il rosario La signora Luigina Marchesi, mamma di p. Filippo Rondi, è passata a miglior vita sabato 1° gennaio all’età di 79 anni, a Villa Serio. Ai funerali hanno partecipato numerosi saveriani provenienti da Alzano, Brescia, Cremona, Desio, Parma e Tavernerio. Padre Filippo, al termine della Messa, ha rivolto l’ultimo saluto alla mamma. C ara mamma, all’alba del primo giorno del nuovo anno, il Signore ha voluto chiamarti a sé. Ora tu sei con Lui, nella gioia che è donata ai figli di Dio, e dormi felicemente il sonno della pace. In questi ultimi anni la tua salute era molto cagionevole. Le cure dei medici e il grande affetto dei tuoi cari ti 8 hanno aiutato a superare molte battaglie. Molto spesso, mentre i medici ti consideravano in fin di vita, ti affidavi al sacramento dell’unzione degli infermi e alla preghiera del caro parroco don Franco. Dopo ogni celebrazione, stupendoci, riprendevi le forze e regalavi a tutti un sorriso felice. Fede, forza e laboriosità Come possiamo salutarti ora? Di certo, ti ringraziamo per il dono della vita, dell’amore e del grande affetto che con papà ci hai donato, ma pure custodendo le virtù umane e cristiane che tu hai vissuto. Tra quelle umane, la grande laboriosità, la forza e la tenacia, come pure la sopportazione di fronte alle molte prove della vita. E poi la tua fede in Dio, una reli- Mamma Luigina con i figli Carmen e p. Filippo Rondi; l’altro figlio, Renato, ha scattato la foto p. FILIPPO RONDI, sx giosità sobria e autentica, unita alla preghiera devota, espressa in famiglia, in parrocchia e presso il santuario. Queste virtù ti erano state trasmesse dai tuoi cari, in particolare da mons. Marchesi, che hai avuto la gioia di ospitare e servire nella tua casa. Avevi l’abitudine, nelle stagioni più belle, di alzarti presto il mattino per salire e camminare per le nostre colline, dove andavi per funghi, castagne o anche solo per fiori, mentre recitavi il rosario. Riti semplici e passioni vere, che ti hanno contraddistinto e che hanno rallegrato il tuo poco tempo libero. Tutti ti dicono “Grazie!” Cara mamma, grazie per quello che con il caro papà sei stata per i tuoi figli. Ci uniamo a te per esprimere la nostra gratitudine a chi ti è sempre stato vicino: sorelle e fratelli, parenti, conoscenti e amici, nipoti che coprivi di grande affetto. Grazie a don Franco, ai sacerdoti del paese, ai numerosi missionari salesiani e saveriani, in special modo a quelli di Alzano, Desio e ai missionari che lavorano in Bangladesh, che spesso venivano a visitarti… Diciamo grazie a tutti coloro che pregano per te, affinché il Signore ti conceda la gioia del paradiso. ■ continuare e sviluppare la nostra ricerca personale e di gruppo. È quindi importante che questa esperienza venga poi partecipata con il proprio gruppo e anche con i cristiani del territorio parrocchiale, attraverso incontri da organizzare nel corso dell’anno. Ci sono anche alcuni momenti speciali. Ad esempio, il 24 marzo, nell’anniversario dell’uccisione di mons. Oscar Romero, si celebra la veglia in memoria dei missionari martiri; nel mese di ottobre viene celebrata la veglia missionaria eccetera. In queste occasioni i gruppi missionari invitano l’intera comunità parrocchiale a partecipare alle iniziative. Siete i benvenuti! Infine, a chiusura delle attività dell’anno, si è soliti organizzare un ritiro spirituale; è una sorta di momento conclusivo nel quale ognuno, attraverso la preghiera e la meditazione del cammino fatto insieme, può fare un bilancio dell’anno trascorso. Il gruppo vicariale rappresenta anche l’occasione per ogni partecipante di parlare di attività significative, organizzate nella propria realtà parrocchiale, e di proporre eventuali testimonianze o attività da condividere. Per ognuno dei partecipanti l’ambito vicariale è certamente un’opportunità di arricchimento e di crescita. Allo stesso tempo, la testimonianza che ognuno porta contribuisce ad alimentare lo spirito missionario di tutti noi. Benvenuti, dunque, ogni mese il 2° venerdì dai saveriani in via Ponchielli, dalle ore 20,30 fino ■ alle 22. Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! Appuntamenti di aprile Dai saveriani di Alzano, in via Ponchielli 4 Messa missionaria martedì 5 aprile ore 15 Adorazione missionaria giovedì 14 aprile ore 20,30 Siete tutti invitati a unirvi spiritualmente con i missionari nel mondo. SAVERIANI “LOMBARDI” A CONVEGNO p. SANDRO PARMIGGIANI, sx Lunedì 24 gennaio i saveriani di Desio, Bergamo e Brescia si sono uniti a quelli di Cremona per un ritiro spirituale (vedi foto) in preparazione alla canonizzazione del loro fondatore, il beato Guido Conforti. Erano 24 missionari, tutti ancora pieni di entusiasmo, impegnati a portare avanti la missione in Lombardia, come ha fatto mons. Conforti nelle sue diocesi di Ravenna e Parma, povere di clero e di cristiani convinti. Ha guidato l’incontro mons. Carlo Pedretti che, nella sua veneranda età, ha conservato i molti doni ricevuti dalla natura, dalla grazia e dalla sua solida preparazione culturale, doni sempre corrisposti e alimentati con una ricchezza di vaste letture e molteplici impegni. Tutti i saveriani presenti, molti dei quali lo hanno conosciuto negli anni giovanili, sono rimasti gioiosamente sorpresi dalla sua “giovinezza spirituale”, dalla buona memoria e dalla sua felice oratoria. “Ogni vescovo, anche oggi in piena crisi vocazionale, dovrebbe essere con intensità un pastore missionario, esperto sia della chiesa locale sia della chiesa universale, come lo fu luminosamente Guido Conforti, vescovo di Ravenna e di Parma, ma anche apostolo della chiesa nel mondo”, ha affermato mons. Pedretti. 2011 MARZO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Giappone: armonia e dintorni Nel cuore e nella mente dei giapponesi 29 gennaio p. TiV enerdì ziano Tosolini, saveriano friulano da dieci anni missionario in Giappone, laureato in filosofia e autore di alcuni libri, ha presentato nella sala “Romanino” la sua ultima fatica, “Una lettura orientale del dialogo: il caso Giappone” (Pazzini editore 2010, € 15). Sollecitato dalle domande di p. Luigi Menegazzo, vicario generale dei saveriani, con stile semplice ed elegante p. Tiziano ha condotto i numerosi partecipanti all’interno della cultura del Sol Levante. L’armonia dei gesti, la gentilezza dei tratti nascondono un mondo sconosciuto, che il cittadino giapponese tiene segreto anche agli amici più intimi. La persona è cultura Padre Tiziano ha citato un’intervista di Kenzaburo Oe, premio Nobel per la letteratura: “Voi in Europa ammirate la tecnologia giapponese, siete al corrente del suo potere economico, conoscete tutto ciò che c’è da sapere sulla cerimonia del tè; ma questi aspetti sono solo immagini della forza del Giappone. In realtà, noi giapponesi rimaniamo imperscrutabili agli occhi di europei e americani; non esiste un gran desiderio di capire davvero le persone che producono le Honda e non so perché ciò succeda”. Il dovere dei missionari, invece, è quello di conoscere e amare le persone con cui viviamo. Lo studio della cultura non ha come scopo l’erudizione fine a se stessa, ma conoscere le persone per poter entrare in comunione con loro e trasmettere un messaggio. Alla domanda, “cos’è la vera cultura?”, p. Tiziano risponde: “È la persona concreta che incontria- p. FIORENZO RAFFAINI, sx mo e con cui ci confrontiamo”. Tre realtà, tre ricchezze Quella giapponese è una cultura che si differenzia in 127 milioni di modi, tanti quanti sono i giapponesi. Non è importante l’azione che si fa, ma chi la fa. Per cui, l’interesse del missionario è diretto a chi beve il tè, a chi veste il kimono, a chi fa l’ikebana... Il concetto di armonia, fondamentale per il giapponese, si può sintetizzare in tre punti. Essi fanno parte dei 17 articoli di un codice che dal 1600 è arrivato fino al 1868. Il primo dice, l’armonia deve essere sempre mantenuta; il secondo afferma il rispetto dei tre grandi tesori del buddhismo (Buddha, la sua legge e la comunità monacale); il terzo richiama l’obbedienza all’imperatore. In pratica, il primo principio è confuciano, il secondo è buddhi- Arte e poesia, incanto e cultura Alcune valutazioni della mostra sul Giappone Grazia è stata una delle guide alla mostra allestita dai saveriani a San Cristo. stagno! A ntico Salta dentro una rana: Il suono d’acqua. Questo haiku di Basho Matshu riecheggia nella mia mente, e mi fa pensare che sia solo uno dei tanti doni ricevuti nel corso della bellissima mostra su “Giappone, la ricerca dell’armonia”, terminata alla fine di febbraio, dopo un prolungamento di un mese, per dare la possibilità a tanti altri cittadini di visitarla. Emozioni e malinconia Per la nona volta i saveriani e i volontari hanno offerto ai visitatori un allestimento cu- 8 rato, reperti preziosi, cura dei particolari, guide preparate e laboratori divertenti, attraverso questa iniziativa delle “mostre didattiche”. Esse sono dedicate ogni volta a un popolo fra cui i missionari (saldi velieri nei mari di Dio) operano con fede e amore cristiano. Come ogni volta, la conclusione della mostra lascia emozioni e un po’ di malinconia, come quando si deve abbandonare un luogo in cui, per un lungo periodo, abbiamo respirato arte e poesia, incanto e cultura. Ricorderemo a lungo i pannelli dipinti da Giusi, la sala da tè, la spada samurai, il giardino zen. Personalmente non dimenticherò gli occhi attenti, la curio- La mostra sul Giappone, allestita dai saveriani di Brescia e chiusa il 27 febbraio, ha avuto un grande successo... Grazie a tutti i volontari che hanno lavorato, investendo tempo ed energie; nella foto Massimo, Rita e Piera Il “giapponese” p. Marco Vigolo presenta il collega p. Tiziano Tosolini, che a Brescia ha parlato del suo ultimo libro, nell’ambito della mostra sul Giappone, che ha chiuso i battenti il 27 febbraio GRAZIA DE GIULI sità e l’interesse dei numerosi bambini e giovani (dalla scuola materna all’università). Per me è stata una gioia stare con loro e guidarli in questo viaggio della mente e dello spirito, insieme ai loro insegnanti. Diamo i numeri In particolare, quest’anno abbiamo riscontrato che tanti docenti hanno volutamente scelto la nostra mostra fra le numerose offerte di “visite didattiche”. È la riprova che ormai le mostre dei saveriani sono diventate un appuntamento fisso per la serietà e l’importanza dei temi proposti. E ora “diamo i numeri”. Sono venuti oltre 8.000 visitatori, di cui 4.000 fra scuole e gruppi. Hanno usufruito dei laboratori circa 2.200 studenti. Molto numerosi anche i visitatori da fuori provincia e i turisti stranieri, fra cui alcuni giapponesi capitati per caso, dopo aver visto la locandina affissa all’inizio di via Piamarta. Il loro apprezzamento è stato particolarmente gratificante. E la mostra non è finita del tutto, perché il 20 maggio alle 9,30 nella chiesa di San Cristo si terrà la consueta esposizione e premiazione degli elaborati inviati dalle classi. Terminerà allora veramente questa bella passeggiata nel paese del Sol Levante e poi... tutti al lavoro per la prossima mostra! ■ sta, il terzo è scintoista. Si capisce, quindi, quanto sia stato importante lo sforzo di integrare tre realtà così differenti, ma che avevano ciascuna grandi ricchezze. Quattro aree di studio Nel suo libro p. Tiziano ha preso in considerazione quattro aree di studio. • Il rapporto tra fede e denaro: il giapponese s’interroga sul perché deve diventare ricco. • Le donne, come sono considerate all’interno della società e delle religioni: sono loro, di fatto, che portano avanti la religione cristiana. • Il rapporto tra missione e globalizzazione: cosa significa fare missione in un mondo globalizzato, dove il tempo è appiattito e lo spazio ristretto? • Le minoranze emarginate dalla società: cercare i deboli e i senza-voce nella società fa parte dell’azione missionaria. Non rimanere in superficie Gli interrogativi che l’autore si è posto alla fine del suo lavoro di ricerca sono le domande di un missionario serio: “Sarò stato attento alle persone che ho descritto? Avrò capito bene? Il mio lavoro potrà aiutare qualcuno?”. Infatti, afferma p. Tiziano, “la nostra missione è questa: conoscere la cultura per trasmettere un Messaggio, di cui noi stessi siamo stati ascoltatori”. In conclusione, il missionario ha citato Lafcadio Hearn, nato in Grecia nel 1850 e naturalizzato giapponese. Egli sosteneva che tra il migliaio di libri che sono stati scritti sul Giappone, solo pochi sono preziosi. Ciò è dato dalla difficoltà di riuscire a percepire e a comprendere quello che sta sotto la superficie della vita giapponese. ■ Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! VIAGGIO IN GIAPPONE DAI SAVERIANI EMMA BELLINI Volete fare un viaggio verso luoghi lontani, senza muovervi dalla città? Vi consiglio di non perdere la mostra allestita dai missionari saveriani a San Cristo. Da qualche anno ci fanno viaggiare in tutta comodità: l’anno scorso ho fatto un bel «viaggio» in Amazzonia, quest’anno ho raggiunto il lontano Giappone. L’esposizione sul Sol Levante, dove si possono ammirare immagini e oggetti, nonché vedere filmati riguardanti la cultura giapponese, sarà aperta ancora per alcune settimane. La mostra è molto frequentata dalle scolaresche, ma consiglio a tutti di visitarla, durante la settimana o nel weekend. Si può anche prenotare la visita guidata, che consiglio, perché i volontari che la curano sono ben preparati. La mostra è a ingresso gratuito, ma sono certa che gli organizzatori, viste le finalità benefiche dell’iniziativa, apprezzano il semplice acquisto di un prodotto del mercatino equo-solidale che vi accoglie al termine della visita. Esprimo un sincero grazie agli organizzatori per questa periodica opportunità offerta alla cittadinanza e per la capacità con la quale degli uomini di fede riescono a parlarci di popoli lontani con un atteggiamento laico. A proposito, il prossimo anno dove andremo in viaggio? Questa lettera è apparsa su “Il giornale di Brescia” di domenica 6 febbraio, nella rubrica “Lettere al direttore”. Ringraziamo la visitatrice per le parole belle e bene espresse. Purtroppo, la mostra sul Giappone si è chiusa domenica 27 febbraio. Speriamo di fare altrettanto bene alla prossima occasione. 2011 MARZO CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 340 0840200 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Ragazzi e ragazze dei “Tre giorni giovanissimi” ascoltano le suore clarisse di Oristano dietro alla grata Tre giorni... giovanissimi Intervista dei ragazzi alle suore di clausura del 3 gennaN elio,pomeriggio abbiamo accompagnato i ragazzi e le ragazze partecipanti ai “Tre giorni giovanissimi” fino al monastero delle clarisse di Oristano, per dialogare con le monache sulla loro vita. La loro presenza a Oristano risale alla seconda metà del 1200. Sono chiamate “clarisse urbaniste” perché, per la regola concessa da papa Urbano IV, esse potevano avere beni e rendite per la vita dei monasteri. Oggi vivono di Provvidenza e sono assistite dai frati minori conventuali per la vita spirituale. Le 4 parti del monastero Abbiamo visitato le quattro parti del monastero per capire la vita claustrale: la ruota, le grate, il chiostro e il coro. Entriamo nelle antiche mura al primo ingresso e lì vediamo la famosa ruota che serve a comunicare con il mondo esterno e a ricevere e a fare la carità. Poi, tornando fuori sulla strada, entriamo nel secondo ingresso che porta al parlatoio del monastero: un luogo di pace, silenzio e preghiera della spiritualità francescana, ricordata dall’immancabile presepio. Nei secoli passati, il monastero è stato più volte saccheggiato, profanato e chiuso, ma è sempre rinato fino alla fondazione del monastero di Alghero nel 1965. Nel 1894 era stato messo all’asta dal governo ed era stato riscattato da suor Teresa Selis. È un fatto curioso nella nostra storia nazionale: una suora che riscatta il dolce chiostro (così lo definisce Dante), che alcuni considerano “una prigione inutile”. Eppure, è sempre interessante parlare con le clarisse che qui vivono. Dentro la storia del mondo Due grandi grate, con inferiate alte come la parete, ci separano dalle nostre interlocutrici. Le do- p. DINO MARCONI, sx mande dei ragazzi accovacciati sui gradini della sala riguardano la vita del mondo, le motivazioni della scelta claustrale, le uscite dalla clausura, la solitudine affettiva… Le due monache cercano di spiegare che la vocazione claustrale è una vocazione personale e una missione che dipende da una risposta all’amore di Gesù, come insegna l’apostolo Giovanni: “Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi” (1 Gv. 4.16). Ma la vita claustrale ci ricorda i tempi passati, quando nella nostra società Dio era al vertice della piramide dei valori. A Oristano ci sono tre monasteri di clausura, ma oggi le vocazioni sono poche, ci dice la superiora. Tra le cause, lo spopolamento della Sardegna e l’emigrazione, le poche nascite e l’invecchiamento, il mancato sviluppo industriale. Forse bisogna tornare alle origini, quando Due sorelle, Gesuina e Sofia Uno scambio di lettere e poi l’incontro C aro padre Dino, abbiamo letto con gioia quanto ha scritto su “Missionari Saveriani”, che ci giunge puntualmente. Mi riferisco all’articolo “Dal cassetto dei ricordi”, relativo alla storia del nostro zio missionario p. Angelo Lampis (pubblicato a dicembre sulla pagina di Macomer e a gennaio sulla pagina di Cagliari - ndr). Io e Sofia siamo ormai vecchie e acciaccate ma serene, in attesa di raggiungere i nostri ca- 8 ri nella casa del Padre. Eravamo sette fratelli; ora siamo rimaste in due, nella giovane età di 88 anni per me e di 86 per Sofia. Pensiamo con gioia allo zio p. Angelo e a nostro fratello sacerdote “don Peppino” (don Giuseppe Murtas), che è morto a 70 anni nel 2000. L’anno scorso è venuto a mancare l’altro fratello Mario, vedovo, lasciando due figliole: una è sposata da due anni e ora attende una bimba. Le raccomando alle sue preghiere. Siamo sempre in contatto con le saveriane, dalle quali riceviamo spesso notizie dal Brasile, dal Ciad e dal Congo, in particolare da suor Gemma e suor Elena, due saveriane originarie di Ghilarza. Tutto a gloria di Dio. Le chiedo il favore di inviarmi l’agenda biblica del 2011. Grazie. Cordialmente nel Signore, Gesuina e Sofia Murtas (Oristano 11 gennaio 2011) Padre Dino Marconi con Sofia, in piedi, e Gesuina Murtas, nipoti del saveriano p. Angelo Lampis, nella loro casa di Oristano Risposta e consegna a… domicilio Care sorelle Murtas, fa sempre piacere leggere una lettera simile. È anche un invito a farvi visita per incontrarvi e consegnarvi personalmente l’agenda biblica, quando passeremo per Oristano nei nostri a cura di p. DINO MARCONI, sx viaggi tra Cagliari e Macomer in orario decente, che a volte non riusciamo ad avere. Anche il nipote Francesco di Arbus mi ha telefonato: desidera avere le pubblicazioni sullo zio p. Angelo. Cercherò di fotocopiare quello che di p. Angelo Lampis è stato pubblicato, e inviarlo ai nipoti e conoscenti, con l’augurio di unire questi ricordi con quelli dei parenti che hanno conservato memoria del loro missionario. Il Signore vi benedica, p. Dino Marconi, sx E qualche giorno dopo con p. Virginio ho avuto l’occasione di incontrare Gesuina. Stava tornando a casa dalla chiesa dove si era recata per la Messa. Durante la visita a lei (seconda persona laureata all’università Cattolica che incontro in Sardegna), e a sua sorella Sofia, abbiamo avuto la sorpresa di vedere una foto di p. Angelo Lampis accanto a due ragazzi cinesi e un’altra di p. Angelo con il nipote don Peppino, che Sofia tiene sul comodino. Abbiamo chiesto di avere la raccolta delle foto di p. Lampis, per scansionarle e conservarle nel nostro archivio, assieme alle sue lettere. Gesuina e Sofia ce le hanno consegnate volentieri e ci hanno invitato a visitarle ancora. ■ Lo faremo volentieri. nel 1345 il monastero era abitato da tredici suore pisane. Alla fine del colloquio, prima di visitare la chiesa di Santa Chiara con il coro, abbiamo pregato i salmi del breviario, anima della vita spirituale delle suore, che non esclude la preghiera per il mondo conosciuto attraverso i giornali e la televisione (arrivata alcuni anni fa). La superiora ci ripete che, anche se chiuse nel chiostro, le monache sono dentro la storia della città, della chiesa e del mondo. Sulle strade di ogni giorno Padre Roby, animatore e guida del gruppo giovani, parlando sul tema “Missionari sempre nella chiesa e nel mondo”, ha ricordato che la protettrice delle missioni è santa Teresa del Bambin Gesù, una suora di clausura. Le suore di vita contemplativa, infatti, sostengono i missionari con la loro preghiera. Al ritorno dal monastero, sulla salita della superstrada prima della chiesa campestre di Santa Cristina, vigili del fuoco e polizia ci hanno fatto rallentare a causa di un camion rovesciatosi in curva. Eravamo tornati tra i pericoli della nostra vita, sulle strade di ogni giorno… Forse il significato dei conventi di clausura sta anche qui: sono isole di pace nella fre■ netica vita moderna. Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! Vera animatrice della fede Ricordiamo la signora Assuntina Atzeni, di Uta (Cagliari), che si muoveva in carrozzina, accompagnata dalle sue amiche per fare la catechista. Veramente è stata un’animatrice della fede con spirito missionario. Il Signore la ricompensi con la gioia eterna. DIECI “MISSIONI” POSSIBILI p. DINO MARCONI, sx “Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci, che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale. 1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi. 2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale. 3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa. 4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città. 5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e sindacali dei lavoratori. 6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico, segno di lotta alla povertà. 7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli. 8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org 9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la rivista che ti propone. 10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia, risparmia sul consumo dell’acqua... E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima! 2011 MARZO CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Il beato Conforti e Cremona Parlando ai saveriani che vivono in Lombardia mons. CARLO PEDRETTI Mons. Pedretti ha parlato ai saveriani che attualmente vivono e lavorano in Lombardia, riuniti a Cremona per un ritiro spirituale. Pubblichiamo solo uno stralcio del suo lungo e interessante discorso. ultimi anni ‘40, già N egli seminarista, ero ospite a Grumone con il vicario don Oreste Manchi e alcuni amici di Casalbuttano. Volevamo incontrare i saveriani e abbracciare il grande platano della Riva Oleana. Il prefetto Augusto Luca mi disse: “Tu saresti un buon saveriano!”. Non ricordo cosa gli risposi, ma da quel giorno la mia stima per tutti i saveriani fu intensa e continua. Per anni sono stato insegnante del ginnasio superiore, diventando amico di molti saveriani nella nuova casa apostolica di Cremona (dal 1953), insieme all’indimenticabile mons. Vittorio Cominetti. La profezia del giovane Luca, dunque, si avvera- va ma per una strada parallela. Il vescovo Giovanni Cazzani Il mio primo vescovo è stato mons. Giovanni Cazzani, uno dei più profondi estimatori del Conforti, del quale egli ha tracciato la figura di santità nei solenni funerali a Parma, iniziando con la splendida domanda: “È un funerale questo, o un trionfo? Il funerale di un uomo caduto sotto la falce della morte, o il trionfo di un santo esaltato alla gloria del cielo?”. Il Conforti era morto il 5 novembre 1931. Più volte la vocazione missionar ia del seminario di Cremona era stata corrisposta da giovani d’avanguardia, con legittimo gaudio del vescovo Cazzani, il quale era solito dire: “Per una vocazione che si dona alle missioni, il Signore ne restituisce dieci alla diocesi”. Sulle orme del Conforti, contempliamo e imitiamo anzitutto le nobili figure dei cremonesi militanti nelle missioni saveriane nel mondo, specialmente due: il superiore generale p. Giovanni Castelli (1911-1975) e l’angelico vescovo Angelo Frosi, missionario ad Abaetetuba in Brasile. Il voto estremo di povertà Dei quattro voti religiosi che i saveriani professano, vorrei riflettere soprattutto sulla povertà. Il bravo p. Gianni Lazzari, altro saveriano cremonese, missionario in Indonesia, è scomparso il 27 gennaio 2010 dopo anni di sofferenza sopportata con il sorriso nel volto. Nella corrispondenza pubblicata sul settimanale diocesano “La Vita Cattolica” del 10 marzo 2005, troviamo la sua autentica confessione sulla vera povertà della chiesa missionaria. Scrive: “In Indonesia, essere cristiano significa non avere accesso al lavoro in uffici governativi, all’insegnamento della religione nelle scuole statali, non avere agevolazioni e luoghi Mi sono messo a servizio Pensionato cremonese in Amazzonia S in da piccolo la figura del missionario mi ha sempre attratto. Crescendo, i saveriani cremonesi p. Ernesto Luviè in Bangladesh, p. Claudio Marinoni in Brasile e poi p. Matteo Rebecchi in Indonesia, hanno rafforzato in me il desiderio di vedere e toccare con mano quanto sentivo attraverso i loro racconti. Poi gli anni sono passati... Un’accoglienza inaspettata Appena raggiunta l’età della pensione, sono sbarcato ad Abaetetuba in Amazzonia, anche se mio desiderio era raggiungere l’Africa. La prima esperienza è stata di tre mesi: da fine novembre 2005 a fine febbraio 2006. Questo viaggio mi ha subito messo di fronte a una lingua e a un clima per me nuovi; ma la sorpresa, che non mi aspettavo, è stata l’acco- 8 glienza e il calore della gente. Mi sono messo a disposizione di missionarie, missionari e volontari locali per qualsiasi lavoro. Ho conosciuto anche il cremonese Andrea Franzini e così ho potuto dare il mio aiuto nella pastorale dell’infanzia e dell’adolescenza e nelle altre attività pastorali, molto attive nella chiesa brasiliana. Ho avuto anche l’opportunità di recarmi in molte località della vasta diocesi fluviale di Abaetetuba, conoscendo le difficoltà delle strade dentro la foresta. Un’altra bella esperienza l’ho fatta con il “parroco delle isole”, vivendo tre giorni nell’arcipelago composto da una cinquantina di isole abitate sul fiume Tocantins. Insomma, sono stati tre mesi intensi, sia per l’aspetto umano che per la mia fede. Il cremonese Gabriele Zucca il giorno della prima Messa celebrata nella nuova chiesa nel rione Santa Clara, alla periferia di Abaetetuba in Amazzonia, costruita con il contributo degli amici di Pizzighettone e Roggione GABRIELE ZUCCA La gioia di riabbracciarci A gennaio 2007 sono tornato ad Abaetetuba con ancor più convinzione e vigore. Come la volta precedente, mi sono messo a servizio, cercando di svolgere gli incarichi che mi venivano assegnati. Questa volta mi sembrava di essere rientrato “a casa”, in ambienti conosciuti. Mi sono presentato in tante famiglie senza preavviso, cogliendole di sorpresa. Erano state gentili con me quando non mi conoscevano; figuratevi la gioia nel riabbracciarci! La loro reazione mi ha riempito di gioia. Ho stretto rapporti migliori con chi già conoscevo e ho conosciuto tante nuove persone. Ringrazio il vescovo mons. Flavio Giovenale, che mi ha accolto fraternamente in casa sua, i saveriani e le saveriane. Mi unisco con gioia a tutta la famiglia saveriana per l’ormai prossima canonizzazione del Conforti, loro fondatore e modello di santità. Grazie anche alla mia parrocchia di Roggione e Pizzighettone, e ai tanti amici che mi hanno sostenuto. Un grazie particolare alla mia famiglia e soprattutto a mia moglie, che mi ha permesso di arricchirmi nello spirito con queste nuove conoscenze. Sono partito con un piccolo bagaglio, ma sono tornato con bauli strapieni: è più ciò che ho ricevuto dalla gente brasiliana di ■ quanto io abbia dato loro. Mons. Pedretti ha parlato ai saveriani della Lombardia, riuniti a Cremona per un ritiro spirituale e ha celebrato la Messa con loro di culto autorizzati, non avere il diritto di esporre simboli religiosi e fare pubblicamente propaganda della propria religione. Significa, in sintesi, sottomettersi incondizionatamente alla loro cultura”. La prima povertà, dunque, è l’assenza della libertà. Conforti e saveriani cremonesi Oggi, il ritratto più bello di mons. Conforti è il coro dei suoi missionari, quelli oriundi cremonesi e quelli che nelle case apostoliche di Grumone, Corte de’ Frati e Cremona sono stati o sono tuttora oriundi di altre regioni e città. Attualmente la casa in Via Bonomelli accoglie pochi saverani, ma la diocesi Cremonese ne vanta ben 23 operanti nella “vigna” del mondo. Sono un raggio cospicuo nell’aureola del fondatore, accanto ad altri raggi che sono i saveriani provenienti da altre diocesi lombarde: in particolare Brescia, dove è operante il Centro saveriano di animazione missionaria, che anch’io conosco e stimo. Allo stesso modo conosco e stimo le generose terre di Bergamo e Milano. Quante belle figure di saveriani sono apparse nel “secolo breve” del Novecento, in questa Valpadana fraternamente unita alla terra di Parma, “patria” del Conforti! L’augurio che io, prete diocesano anziano ma sempre “giovanile”, presento a voi tutti, in questa vigilia di una festa attesa e desiderata: spargete il profumo delle virtù del vostro santo ■ fondatore. Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! SAVERIANI “LOMBARDI” A CONVEGNO p. SANDRO PARMIGGIANI, sx Lunedì 24 gennaio i saveriani di Desio, Bergamo e Brescia si sono uniti a quelli di Cremona per un ritiro spirituale in preparazione alla canonizzazione del loro fondatore, il beato Guido Conforti. Erano 24 missionari, tutti ancora pieni di entusiasmo, impegnati a portare avanti la missione in Lombardia, come ha fatto mons. Conforti nelle sue diocesi di Ravenna e Parma, povere di clero e di cristiani convinti. Ha guidato l’incontro mons. Carlo Pedretti che, nella sua veneranda età, ha conservato i molti doni ricevuti dalla natura, dalla grazia e dalla sua solida preparazione culturale, doni sempre corrisposti e alimentati con una ricchezza di vaste letture e molteplici impegni. Tutti i saveriani presenti, molti dei quali lo hanno conosciuto negli anni giovanili, sono rimasti gioiosamente sorpresi dalla sua “giovinezza spirituale”, dalla buona memoria e dalla sua felice oratoria. “Ogni vescovo, anche oggi in piena crisi vocazionale, dovrebbe essere con intensità un pastore missionario, esperto sia della chiesa locale sia della chiesa universale, come lo fu luminosamente Guido Conforti, vescovo di Ravenna e di Parma, ma anche apostolo della chiesa nel mondo”, ha affermato mons. Pedretti. I saveriani “lombardi” celebrano la Messa presieduta da mons. Pedretti 2011 MARZO DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 A Desio, mostra sull’Amazzonia “Vita e culture lungo il grande fiume” quest’anno i saveriani A nche di Desio organizzano una mostra, per la primavera 2011. È stata scelta l’Amazzonia. Il visitatore è invitato a intraprendere un lento viaggio controcorrente lungo i fiumi della grande foresta pluviale, dove potrà incontrare i vari popoli dell’Amazzonia, con le loro aspirazioni e i loro desideri, spesso in forte contrasto con la realtà di sfruttamento e di ingiustizia. Gli oggetti esposti aiutano a illustrare la vita degli indio, degli estrattori di caucciù, degli abitanti dei fiumi, dei cercatori d’oro e di diamanti, dei discendenti degli schiavi neri rifugiatisi nella foresta, degli agricoltori. La mostra vuole far riflettere sul diritto dei popoli a una vita sostenibile e sulla necessità di valorizzare le biodiversità dell’Amazzonia. Le guide, opportunatamente preparate, accompagneranno le classi o i gruppi attraverso un percorso didattico che mette in risalto le ricchezze culturali e il grande valore delle popolazioni locali. Laboratori d’ogni tipo Accanto alla mostra sono allestiti laboratori di “Artesania” amazzonica con diversi gradi di difficoltà: • per le classi della scuola primaria; • per le classi della scuola secondaria di primo grado; • per le classi della scuola secondaria di secondo grado. Le classi che interverranno alla mostra potranno anche chiedere la visita di un missionario per un incontro formativo sulle realtà dei popoli del sud America e sulla realtà socio-culturale di quest’area del mondo. La visita alla mostra è gratutita, mentre la partecipazione ai laboratori prevede un contributo di € 2 per partecipante. La mostra sarà aperta ai visitatori dal 18 marzo al 16 maggio (orari feriali: 9-12.30; 14.3017; sabato e domenica: 14.3018.30). È necessario che gruppi e scolaresche prenotino per tempo sia la visita che i laboratori. Per informazioni e prenotazioni, dalle 14.30 alle 19.30 (da lunedì a sabato): 345 8214264, fax p. STEFANO DELLA PIETRA, sx 0362 624274, e-mail [email protected] Un progetto da sostenere Con il ricavato dei laboratori verrà aiutato il centro di formazione a São Felix do Xingu, in Amazzonia. Scrive p. Paolo Andreolli, il missionario saveriano responsabile del centro: “La nostra missione ha 60mila abitanti, distribuiti nel raggio di 350 chilometri. Noi saveriani seguiamo 40 comunità cristiane al di là del fiume Xingu, oltre la città che da sola supera i 22mila abitanti e si sta allargando sempre più. Il centro di formazione, costruito tanti anni fa, è in uno stato pietoso: le assi di legno dei muri e del pavimento con il tempo sono marcite e consumate. Dobbiamo rifarlo completamente, salvando il salvabile. Pensiamo a un centro che possa ospitare 80 persone per volta, con il salone delle riunioni, un dormitorio maschile e uno femminile, il refettorio, le cucine e i servizi igienici. È un’importante opera di formazione religiosa e sociale per lo Xingu”. Il saluto a mamma Luigina Per le colline, recitando il rosario La signora Luigina Marchesi, mamma di p. Filippo Rondi, è passata a miglior vita sabato 1° gennaio all’età di 79 anni, a Villa Serio. Ai funerali hanno partecipato numerosi saveriani provenienti da Alzano, Brescia, Cremona, Desio, Parma e Tavernerio. Padre Filippo, al termine della Messa, ha rivolto l’ultimo saluto alla mamma. C Fede, forza e laboriosità Come possiamo salutarti ora? Di certo, ti ringraziamo per il dono della vita, dell’amore e del grande affetto che con papà ci hai donato, ma pure custodendo le virtù umane e cristiane che tu hai vissuto. Tra quelle umane, la grande laboriosità, la forza e la tenacia, come pure la sopportazione di fronte alle molte prove della vita. E poi la tua fede in Dio, una religiosità sobria e autentica, unita alla preghiera devota, espressa in famiglia, in parrocMamma Luigina con i figli chia e Carmen e p. Filippo Rondi; l’altro presso figlio, Renato, ha scattato la foto ara mamma, all’alba del primo giorno del nuovo anno, il Signore ha voluto chiamarti a sé. Ora tu sei con Lui, nella gioia che è donata ai figli di Dio, e dormi felicemente il sonno della pace. In questi ultimi anni la tua salute era molto cagionevole. Le cure dei medici e il 8 grande affetto dei tuoi cari ti hanno aiutato a superare molte battaglie. Molto spesso, mentre i medici ti consideravano in fin di vita, ti affidavi al sacramento dell’unzione degli infermi e alla preghiera del caro parroco don Franco. Dopo ogni celebrazione, stupendoci, riprendevi le forze e regalavi a tutti un sorriso felice. p. FILIPPO RONDI, sx il santuario. Queste virtù ti erano state trasmesse dai tuoi cari, in particolare da mons. Marchesi, che hai avuto la gioia di ospitare e servire nella tua casa. Avevi l’abitudine, nelle stagioni più belle, di alzarti presto il mattino per salire e camminare per le nostre colline, dove andavi per funghi, castagne o anche solo per fiori, mentre recitavi il rosario. Riti semplici e passioni vere, che ti hanno contraddistinto e che hanno rallegrato il tuo poco tempo libero. Tutti ti dicono “Grazie!” Cara mamma, grazie per quello che con papà sei stata per i tuoi figli. Ci uniamo a te per esprimere la nostra gratitudine a chi ti è sempre stato vicino: sorelle e fratelli, parenti, conoscenti e amici, nipoti che coprivi di grande affetto. Grazie a don Franco, ai sacerdoti del paese, ai numerosi missionari salesiani e saveriani, in special modo a quelli di Alzano, Desio e ai missionari che lavorano in Bangladesh, che spesso venivano a visitarti… Diciamo grazie a tutti coloro che pregano per te, affinché il Signore ti conceda la gioia del paradiso. ■ Uno scorcio della mostra sull’Amazzonia, allestita dai saveriani di Desio Eventi culturali alla mostra Venerdì 18 marzo, ore 20,45: inaugurazione della mostra con la conferenza dal titolo: “Amazzonia: vita e culture lungo il fiume”. Anna Casella Paltrinieri, docente all’università Cattolica di Milano, presenta la realtà sociale e culturale. Venerdì 13 maggio, ore 20,45: conferenza di p. Luigi Anzalone e sr. Cascaes de Costa Marlucia sul tema: “Esperienze di missione: laici e consacrati insieme”. Sabato 14 e domenica 15 maggio: festa dei popoli con un programma ricco e affascinante (musiche tipiche, degustazione di piatti brasiliani, presentazio- ne delle associazioni, banchetti equo solidali e tant’altro ancora). Come arrivare dai saveriani La mostra è allestita presso la casa dei saveriani di Desio in via don Milani 2. La casa si trova sulla strada provinciale che porta da Desio verso Binzago-Cesano, nelle vicinanze dell’ospedale di Desio. In auto: all’uscita n. 9 della statale Como-Meda, seguire le indicazioni Desio (via Binzago). Dopo la concessionaria auto “Zappa”, prima di superare la rotonda girare a destra. Vi aspettiamo numerosi, come sempre! ■ Appuntamenti di marzo Domenica 13 marzo - Terzo incontro di giovani musulmani e cristiani sul tema, “In ascolto dei testimoni…”. Ascoltiamo i testimoni che condividono con noi le loro esperienze di vita. Giovedì 24 marzo - Giornata dei missionari martiri. Preghiamo per le missionarie e i missionari che soffrono per la fede. Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! SAVERIANI “LOMBARDI” A CONVEGNO p. SANDRO PARMIGGIANI, sx Lunedì 24 gennaio i saveriani di Desio, Bergamo e Brescia si sono uniti a quelli di Cremona per un ritiro spirituale (vedi foto) in preparazione alla canonizzazione del loro fondatore, il beato Guido Conforti. Erano 24 missionari, tutti ancora pieni di entusiasmo, impegnati a portare avanti la missione in Lombardia, come ha fatto mons. Conforti nelle sue diocesi di Ravenna e Parma, povere di clero e di cristiani convinti. Ha guidato l’incontro mons. Carlo Pedretti che, nella sua veneranda età, ha conservato i molti doni ricevuti dalla natura, dalla grazia e dalla sua solida preparazione culturale, doni sempre corrisposti e alimentati con una ricchezza di vaste letture e molteplici impegni. Tutti i saveriani presenti, molti dei quali lo hanno conosciuto negli anni giovanili, sono rimasti gioiosamente sorpresi dalla sua “giovinezza spirituale”, dalla buona memoria e dalla sua felice oratoria. “Ogni vescovo, anche oggi in piena crisi vocazionale, dovrebbe essere con intensità un pastore missionario, esperto sia della chiesa locale sia della chiesa universale, come lo fu luminosamente Guido Conforti, vescovo di Ravenna e di Parma, ma anche apostolo della chiesa nel mondo”, ha affermato mons. Pedretti. 2011 MARZO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Il campionato per tutta la vita Dal Friuli alla Colombia, e ora verso gli Usa un uomo si ferU nmògiorno in mezzo a un grup- po di ragazzi che giocavano in cortile. Si mise a far capriole e buffonate per farli divertire. La madre di uno di loro osservava dalla finestra. Dopo un po’ scese in cortile e si avvicinò al figlio: “Quest’uomo è un santo, gli disse; figlio mio, va’ da lui”. L’uomo pose una mano sulla spalla del ragazzo e gli chiese: “Cosa vuoi fare?”. “Non lo so - rispose - cosa vuoi che faccia?”. “Devi essere tu a dirmi cosa avresti voglia di fare”. “A me piace giocare”. “E allora, vuoi giocare con il Signore?”. Il ragazzo rimase interdetto, non sapeva cosa rispondere. Allora il santo soggiunse: “Se tu riesci a giocare con il Signore, farai la cosa più bella che tu possa fare. Tutti prendono Dio talmente sul serio da renderlo noioso. Gioca con Dio, figliolo. È un compagno di gioco incomparabile!”. Mi piaceva giocare a calcio Da piccolo mi piaceva il calcio e avrei voluto continuare a giocare con la squadra del mio paese anche da grande. Entrato tra i missionari saveriani a Udine in prima media, mi sono reso conto che non dovevo rinunciare al calcio. Ogni settimana c’era la possibilità di giocare con i miei compagni e quelli delle altre classi. Allo stesso tempo ho imparato a “giocare” con Dio. C’erano sempre delle novità, per cui non avevo tempo di annoiarmi. Ogni giorno c’era - e c’è ancora - qualcosa da migliorare. Ogni settimana una nuova partita, con possibilità di risultati che andavano dal sufficiente all’ottimo. Dipendeva solo da me: non tanto dal Signore, ma dalla mia risposta generosa e gioiosa a Lui. Quello con il Signore è un campionato che non termina con l’età matura, ma dura tutta la vi- p. MARCO MARANGONE, sx ta. Se ci sono incidenti durante il cammino, basta solo rimettersi in piedi e ricominciare. Lui può rinnovarci ogni volta. Vita in parrocchia a Bogotá Gli ultimi tredici anni li ho giocati in Colombia, a Bogotá. Dal 2001, insieme ad altri tre saveriani, abbiamo accompagnato la comunità parrocchiale de “La Encarnación” in un cammino di crescita cristiana e missionaria, per farne una famiglia più unita nell’amore scambievole e nella misericordia, seguendo il progetto della diocesi di Engativà, alla quale appartiene. Per me è stata una “sfida” interessante: imparare ad essere pastore responsabile della comunità cristiana, cercando di promuovere ciò che poteva aiutare ogni membro a sentirsi parte di una “famiglia”, i cui confini raggiungono il mondo intero. Così facendo, abbiamo favorito Tanti piccoli gesti d’amore La nostra “preghiera dell’accoglienza” C i vorrà più tempo perché la comunità cresca nella qualità della vita cristiana e missionaria, ma si notano già segni positivi in questa direzione. Ringraziamo il Signore per tanti piccoli gesti che non fanno rumore, ma che rivelano la presenza di Dio e la sua opera in mezzo a noi e nella nostra vita. 8 Tanti “fioretti” graditi a Gesù Un gesto di perdono da parte di chi era stato offeso o gli era stato ucciso un famigliare; una parola d’incoraggiamento a chi stava attraversando un momento delicato nella vita; un’ora insieme a una persona anziana e sola; una merendina regalata a un’amichetta che non ce l’ha; una tazza di cioccolato a chi sentiva freddo; un panino a chi aveva fame... Qualche ora insieme ai bambini per tenerli lontani dalla strada; una mattinata per accompagnare un malato dal medico; una visita al vicino in ospedale. Una confessione a domicilio; la Comunione a un anziano scoraggiato e dimenticato; l’unzione a un malato alla fine del suo “santo viaggio” qui in terra... Sono piccole azioni che non si leggono sui giornali, ma che aiutano a “far crescere” la comunità e il senso di famiglia. Sono piccoli “fioretti” che attirano la presenza di Gesù e ci dicono ad alta voce che il Signore è vivo in mezzo a noi e ci ama immensamente. Sono piccoli “miracoli” che rivelano un cuore aperto e permettono di allargare la nostra famiglia missionaria; piccoli atti d’amore che lasciano trasparire un cammino insieme verso la santità. Ritorno negli Stati Uniti Per qualche mese ancora resto in Italia, in attesa del “visto” per tornare negli Stati Uniti, do- Padre Marco, appassionato di calcio, continua a “giocare” per la missione di Cristo Padre Marco Marangone e gli altri saveriani che lavorano in Colombia l’animazione missionaria e vocazionale, con la speranza che qualche giovane potesse rispondere all’invito di consacrarsi alla missione. Qualcosa sembra si stia muovendo, anche se i risultati è meglio lasciarli nelle mani del Signore, responsabile ultimo della “chiamata a lavorare nella sua vigna”. La comunità è cresciuta bene Certamente in questi anni la comunità è cresciuta di numero: alle sei Messe domenicali che celebriamo partecipano circa 1.800 persone. Sono aumentati i membri impegnati in qualche servizio in parrocchia. Sono una quindicina i gruppi che lavorano nella comunità. Ho visto un aumento anche nella qualità della vita cristiana, pur essendoci sempre spazio per migliorare ancora. Da quel 17 novembre del 2001, quando ci è stata affidata la parrocchia, ci ha sorpreso la risposta positiva e generosa della gente alle attività che poco a poco sono state proposte e incoraggiate: iniziative che spesso venivano dalle stesse persone attorno a noi. Questo ci ha certamente facilitato il lavoro per completare la costruzione della chiesa e delle sale parrocchiali, iniziato alla fine del 1998 dal parroco che ci aveva preceduto. Attraverso lotterie e vendite varie, gite e pellegrinaggi, forse si potrà completare il progetto entro il 2011. ■ (continua a lato) Sostenete il vostro mensile p. M. MARANGONE, sx ve con altri confratelli saveriani ho vissuto già 12 anni, prima dell’esperienza missionaria in Colombia. Cari amici, noi saveriani vi siamo riconoscenti per l’amore generoso e le preghiere. A voi e ai vostri cari auguriamo ogni bene: salute e grazia, gioia e benedizione. Continuiamo a pregare insieme e a darci da fare, perché non manchino mai giovani generosi che rispondano prontamente e con gioia all’invito di Gesù di donarsi alla missione. Facciamo nostra la preghiera dell’accoglienza: “Signore, aiutami a essere per tutti un amico, che attende senza stancarsi, che accoglie con bontà, che dà con amore, che ascolta senza fatica, che ringrazia con gioia. Aiutami a essere una presenza sicura, a cui rivolgersi quando lo si desidera; a offrire un’amicizia riposante, a irradiare una pace gioiosa, la tua pace, o Signore. Fa’ che sia disponibile e accogliente, soprattutto verso i più deboli e indifesi. Così senza compiere opere straordinarie, io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino, Signore della tenerezza. Amen”. Vi saluto con un Mandi, anche da parte dei missionari saveriani: in Friuli, in Colombia, negli ■ USA e nel mondo intero. Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! IL GRAN LIBRO DEI SANTI Pensieri e parole del beato Conforti Il Crocifisso è il gran libro sul quale si sono formati i santi e sul quale noi pure dobbiamo formarci. Tutti gli insegnamenti contenuti nel santo vangelo sono compendiati nel Crocifisso. Esso ci parla con un’eloquenza che non ha eguale: con l’eloquenza del sangue. Ci inculca l’umiltà, la purezza, la mansuetudine, il distacco da tutte le cose della terra, l’uniformità ai divini voleri e soprattutto la carità per Dio e per i fratelli. Sant’Alfonso poteva ben scrivere ai piedi del Crocifisso queste parole: “Così si ama!”. Ma il Crocifisso ci offre altri tre grandi insegnamenti. Ci dice quanto sia potente la grazia santificante riconquistata a prezzo della sua immolazione; quanto sia preziosa l’anima nostra ricomprata con il suo sangue divino; e quanto gran male sia il peccato, causa della morte dell’Uomo-Dio. Nel mondo soprannaturale il Crocifisso è il punto più elevato che dischiude allo sguardo immensi infiniti orizzonti. È il libro più sublime sul quale dobbiamo meditare di continuo, per trovare la ragione sufficiente di tutte le questioni dell’ordine morale. Nessun altro libro può parlare con maggiore efficacia alla nostra mente e al nostro cuore; nessun altro libro può farci concepire propositi più generosi e ridestare in noi tutte le energie necessarie per attuarli. Per questo al missionario che parte per annunciare la buona novella, non viene fornita altra arma all’infuori del Crocifisso, perché questa possiede la potenza di Dio e per essa, dopo aver trionfato di se stesso, egli trionferà di tutto e di tutti. (Parma, gennaio 1925) 2011 MARZO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Tre giorni... giovanissimi Intervista dei ragazzi alle suore di clausura del 3 gennaN elio,pomeriggio abbiamo accompagnato i ragazzi e le ragazze partecipanti ai “Tre giorni giovanissimi” fino al monastero delle clarisse di Oristano, per dialogare con le monache sulla loro vita. La loro presenza a Oristano risale alla seconda metà del 1200. Sono chiamate “clarisse urbaniste” perché, per la regola concessa da papa Urbano IV, esse potevano avere beni e rendite per la vita dei monasteri. Oggi vivono di Provvidenza e sono assistite dai frati minori conventuali per la vita spirituale. Le 4 parti del monastero Abbiamo visitato le quattro parti del monastero per capire la vita claustrale: la ruota, le grate, il chiostro e il coro. Entriamo nelle antiche mura al primo ingresso e lì vediamo la famosa ruota che serve a comunicare con il mondo esterno e a ricevere e a fare la carità. Poi, tornando fuori sulla strada, entriamo nel secondo ingresso che porta al parlatoio del monastero: un luogo di pace, silenzio e preghiera della spiritualità francescana, ricordata dall’immancabile presepio. Nei secoli passati, il monastero è stato più volte saccheggiato, profanato e chiuso, ma è sempre rinato fino alla fondazione del monastero di Alghero nel 1965. Nel 1894 era stato messo all’asta dal governo ed era stato riscattato da suor Teresa Selis. È un fatto curioso nella nostra storia nazionale: una suora che riscatta il dolce chiostro (così lo definisce Dante), che alcuni considerano “una prigione inutile”. Eppure, è sempre interessante parlare con le clarisse che qui vivono. Dentro la storia del mondo Due grandi grate, con inferiate alte come la parete, ci separano dalle nostre interlocutrici. Le do- p. DINO MARCONI, sx mande dei ragazzi accovacciati sui gradini della sala riguardano la vita del mondo, le motivazioni della scelta claustrale, le uscite dalla clausura, la solitudine affettiva… Le due monache cercano di spiegare che la vocazione claustrale è una vocazione personale e una missione che dipende da una risposta all’amore di Gesù, come insegna l’apostolo Giovanni: “Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi” (1 Gv. 4.16). Ma la vita claustrale ci ricorda i tempi passati, quando nella nostra società Dio era al vertice della piramide dei valori. A Oristano ci sono tre monasteri di clausura, ma oggi le vocazioni sono poche, ci dice la superiora. Tra le cause, lo spopolamento della Sardegna e l’emigrazione, le poche nascite e l’invecchiamento, il mancato sviluppo industriale. Forse bisogna tornare alle origini, quando nel 1345 il monastero era abita- Due sorelle, Gesuina e Sofia Uno scambio di lettere e poi l’incontro C aro padre Dino, abbiamo letto con gioia quanto ha scritto su “Missionari Saveriani”, che ci giunge puntualmente. Mi riferisco all’articolo “Dal cassetto dei ricordi”, relativo alla storia del nostro zio missionario p. Angelo Lampis (pubblicato a dicembre sulla pagina di Macomer e a gennaio sulla pagina di Cagliari - ndr). Io e Sofia siamo ormai vecchie e acciaccate ma serene, in attesa di raggiungere i nostri ca- 8 ri nella casa del Padre. Eravamo sette fratelli; ora siamo rimaste in due, nella giovane età di 88 anni per me e di 86 per Sofia. Pensiamo con gioia allo zio p. Angelo e a nostro fratello sacerdote “don Peppino” (don Giuseppe Murtas), che è morto a 70 anni nel 2000. L’anno scorso è venuto a mancare l’altro fratello Mario, vedovo, lasciando due figliole: una è sposata da due anni e ora attende una bimba. Le raccomando alle sue preghiere. Siamo sempre in contatto con le saveriane, dalle quali riceviamo spesso notizie dal Brasile, dal Ciad e dal Congo, in particolare da suor Gemma e suor Elena, due saveriane originarie di Ghilarza. Tutto a gloria di Dio. Le chiedo il favore di inviarmi l’agenda biblica del 2011. Grazie. Cordialmente nel Signore, Gesuina e Sofia Murtas (Oristano 11 gennaio 2011) Padre Dino Marconi con Sofia, in piedi, e Gesuina Murtas, nipoti del saveriano p. Angelo Lampis, nella loro casa di Oristano Risposta e consegna a… domicilio Care sorelle Murtas, fa sempre piacere leggere una lettera simile. È anche un invito a farvi visita per incontrarvi e consegnarvi personalmente l’agenda biblica, quando passeremo per Oristano nei nostri Ragazzi e ragazze dei “Tre giorni giovanissimi” ascoltano le suore clarisse di Oristano dietro alla grata to da tredici suore pisane. Alla fine del colloquio, prima di visitare la chiesa di Santa Chiara con il coro, abbiamo pregato i salmi del breviario, anima della vita spirituale delle suore, che non esclude la preghiera per il mondo conosciuto attraverso i giornali e la televisione (arrivata alcuni anni fa). La superiora ci ripete che, anche se chiuse nel chiostro, le monache sono dentro la storia della città, della chiesa e del mondo. Sulle strade di ogni giorno Padre Roby, animatore e guida del gruppo giovani, parlando sul tema “Missionari sempre nella chiesa e nel mondo”, ha ricordato che la protettrice delle missioni è santa Teresa del Bambin Gesù, una suora di clausura. Le suore di vita contemplativa, infatti, sostengono i missionari con la loro preghiera. Al ritorno dal monastero, sulla salita della superstrada prima della chiesa campestre di Santa Cristina, vigili del fuoco e polizia ci hanno fatto rallentare a causa di un camion rovesciatosi in curva. Eravamo tornati tra i pericoli della nostra vita, sulle strade di ogni giorno… Forse il significato dei conventi di clausura sta anche qui: sono isole di pace nella fre■ netica vita moderna. a cura di p. DINO MARCONI, sx viaggi tra Cagliari e Macomer in orario decente, che a volte non riusciamo ad avere. Anche il nipote Francesco di Arbus mi ha telefonato: desidera avere le pubblicazioni sullo zio p. Angelo. Cercherò di fotocopiare quello che di p. Angelo Lampis è stato pubblicato, e inviarlo ai nipoti e conoscenti, con l’augurio di unire questi ricordi con quelli dei parenti che hanno conservato memoria del loro missionario. Il Signore vi benedica, p. Dino Marconi, sx E qualche giorno dopo con p. Virginio ho avuto l’occasione di incontrare Gesuina. Stava tornando a casa dalla chiesa dove si era recata per la Messa. Durante la visita a lei (seconda persona laureata all’università Cattolica che incontro in Sardegna), e a sua sorella Sofia, abbiamo avuto la sorpresa di vedere una foto di p. Angelo Lampis accanto a due ragazzi cinesi e un’altra di p. Angelo con il nipote don Peppino, che Sofia tiene sul comodino. Abbiamo chiesto di avere la raccolta delle foto di p. Lampis, per scansionarle e conservarle nel nostro archivio, assieme alle sue lettere. Gesuina e Sofia ce le hanno consegnate volentieri e ci hanno invitato a visitarle ancora. ■ Lo faremo volentieri. Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! DIECI “MISSIONI” POSSIBILI p. DINO MARCONI, sx “Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci, che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale. 1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi. 2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale. 3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa. 4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città. 5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e sindacali dei lavoratori. 6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico, segno di lotta alla povertà. 7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli. 8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org 9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la rivista che ti propone. 10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia, risparmia sul consumo dell’acqua... E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima! 2011 MARZO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 SPAZIO GIOVANI Tabor: chi sale e chi scende Tre giovani raccontano la loro esperienza a cura di p. SERGE TCHATCHE, sx il percorso missioD urante nario chiamato “Tabor”, i giovani riflettono sulla propria vocazione. L’esperienza è guidata da saveriani, saveriane e laici saveriani. Dal 2 al 6 gennaio si è tenuta ad Ancona la prima con- vivenza del 2011. Riportiamo i pensieri di Annalisa ed Emiliano, che hanno concluso il percorso, e la riflessione di Maria Elena che l’ha iniziato. Annalisa: “pronta a ripartire” Mi sentivo satura di campi-scuola e di incontri. Avvertivo l’esigenza di una nuova tappa che mi portasse a dare una svolta alla mia vita; una tappa che avesse un limite di tempo, un inizio e una fine. L’esperienza del Tabor mi ha attratta e soddisfatta. Per come vedo ora la mia vita, Annalisa ed Emiliano hanno concluso l’esperienza del “Tabor”, credo sia il momento con i saveriani di Ancona giusto per iniziare un nuovo cammino con il bagaglio che mi porto dentro. Ho completato il puzzle della mia vita e ora riesco a far tornare i conti lasciati in sospeso. Sono riuscita a guardarmi dentro, ad accettare che l’abbraccio di Cristo crocifisso è anche per me, così da poter abbracciare anch’io! Mi porto a casa l’abbraccio, il perdono, la voglia d’amare e parto con l’obiettivo della semplicità, per scoprire ogni giorno l’essenziale. Il Tabor mi ha fornito molti strumenti per crescere… A voi che avete iniziato il cammino, dico di non scoraggiarvi quando vi sembra di non trovare alcun motivo per venire in questo posto così silenzioso. Ricordate di “stare svegli” e non Da Fano per dialogare insieme! Il dialogo ci rende uomini veri al 29 dicembre 2010, D alsono27 venuti a trovarci tren- ta giovani del centro missionario diocesano di Fano, per riposare e riflettere su vari aspetti della vita, in amicizia. Ne abbiamo affrontato uno in particolare, che ci riempie di speranza nonostante le difficoltà per realizzarlo concretamente: il dialogo. La vita non sia monologo Il modello del dialogo è cominciato da Dio nella creazione - “non è bene che l’uomo sia solo” -, ma è abbastanza sconosciuto oggi. Molto più conosciuto è il modello contrario, il monologo, che sembra imperare! Chi parla bene, fa ridere e s’impone, magari sfottendo o offendendo gli altri, oggi sembra essere il modello di uomo da diffondere con successo. Ovviamente non deve essere contraddetto: chi si azzarda a esprimere un altro punto di vista è “nemico”. Il monologo sa di 8 terrorismo, che vuole eliminare l’altro che pensa in modo differente. Terroristi non sono solo quelli che mettono bombe o si fanno esplodere, ma anche chi non lascia all’altro la possibilità di esprimersi o di analizzare più in profondità il dissenso. Capiamo l’attualità e l’esigenza del dialogo in un mondo pieno di individui e di gruppi che si stanno chiudendo nel loro “monologo”, dichiarando “guerra santa” a tutti coloro che pensano diversamente. Il dialogo non è solo importante per l’incontro tra le religioni, ma per l’incontro tra le persone. Altrimenti manchiamo di umanità e cadiamo nella bestialità. Il processo alla missione Con i giovani abbiamo analizzato un gruppo di adolescenti in cui ciascuno narra lo stesso fatto. Sono affiorate evidenti le differenze di vedute e di interpretazione. Poi ci siamo messi a meditare davanti al principale esponente p. ENZO TONINI, sx del dialogo: Gesù Cristo. L’abbiamo anche invocato perché ci inviasse il suo Spirito, che apre i cuori e allarga gli orizzonti tanto limitati di ogni essere umano. Dopo aver gustato la testimonianza di p. Giovanni Gargano, saveriano in Bangladesh, ci siamo tuffati in un dibattito aprendo una specie di “processo alla missione”. Il capo d’accusa era: “È ancora valido annunciare Cristo, o questo significa imporre la nostra fede ad altri?”. Una domanda che, cari lettori, v’invitiamo a discutere con altre persone, magari in un gruppo parrocchiale. Se volete sapere le nostre risposte, potete inviarci un’e-mail [email protected]. I tre giorni si sono conclusi con la Messa presieduta da p. Serge e accompagnata da una banda musicale da far invidia al coro degli angeli e dei santi! Ci siamo lasciati con il desiderio di poter rivivere un’altra esperienza come ■ questa. I giovani di Fano hanno trascorso tre giorni di ritiro con i saveriani di Ancona, riflettendo sul dialogo e sulla missione esitate a fare i biglietti, perché già nel piazzale della casa saveriana di Ancona sentirete d’aver ricevuto un’enorme grazia. Emiliano: “Mi sento pieno di...” Sono arrivato qui come un vaso vuoto che voleva essere riempito della grazia di Dio. E vado via un po’ più pieno. Non completamente, però. Il “gomitolo” deve essere dipanato con la vita, scendendo dal Tabor. Mi sento più pieno anche di domande e di risposte: sono consapevole che Dio mi ama e che l’opera buona che lui ha iniziato in me la porterà a compimento. So di essere “Emiliano Tesi” e non voglio essere altro. Torno a casa con molti strumenti in più per conoscere Dio e me stesso. Torno con il ricordo dei volti di coloro che ho incontrato in questi due anni. Volti in cui mi è stato semplice vedere il volto di Cristo. Torno a casa con più serenità e fiducia, con meno paure e ansie. L’augurio per chi comincia è quello di venire al Tabor come vasi vuoti, senza troppe attese, aperti a tutto, ad avere risposte come a non averle, sempre con la fiducia e la consapevolezza dell’amore di Dio. Maria Elena: “la tela da tessere” La prima tappa del Tabor è stata una scoperta piacevole e sconvolgente. Ho “sniffato” un profumo nuovo, autentico, magico, che a tratti mi ha lasciata senza for- za, a tratti mi ha fatto arrabbiare perché dirompeva nel mio cuore con un’energia potente, sconvolgendo le mie certezze di sempre, facendomi ripercorrere la vita, le scelte intraprese e i sogni... Non ho dubbi: a casa porto il profumo di nuove amicizie, che nel tempo potranno crescere; porto i volti di quanti hanno condiviso con me questa bella esperienza: i volti rassicuranti di Enzo, Lidia, Carmine e Nuccia; porto anche le domande pungenti di Serge, che mi hanno messo con le spalle al muro. Soprattutto, però, porto la certezza che non siamo noi a decidere della nostra vita. È Dio che ci sceglie e conduce. La tela della nostra esistenza non è perfetta; si può bucare da un momento all’altro, per crearne una nuova e ancora più bella. E allora devo accettare con gioia il dipinto pensato per me, per poi essere io stessa, in piena serenità, dolce ■ profumo per gli altri. Maria Elena ha iniziato l’esperienza del “Tabor”: una riflessione sulla propria vocazione nella vita Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! CHIEDIaMOCI “CHI SIAMO” Per vivere bene la quaresima p. SERGE TCHATCHE, sx Dal mercoledì delle ceneri, ci prepariamo a celebrare il mistero senza il quale la nostra fede sarebbe vana: la Pasqua. Dalla cenere, segno di contrizione e caducità, inizia il tempo della quaresima; quaranta giorni in cui siamo chiamati a farci le domande essenziali: chi sono? Perché sto al mondo? Quaresima non è solo il tempo per fare qualche sacrificio o “fioretto” in più, ma per entrare nell’interiorità, per trovare la strada che ci riporta alla luce della parola di Dio. È il tempo per chiederci dove ci siamo smarriti, perché abbiamo perso il senso della nostra esistenza... La quaresima torna ogni anno per sussurrare ai nostri cuori le domande sul senso della vita e della nostra fede; torna a dirci: “il nostro sguardo sull’uomo si misuri sullo sguardo di Cristo”. Non abbiamo più abbastanza tempo per nessuno. Abbiamo ribaltato l’ordine della vita: non sono più le cose che sono fatte per l’uomo e la donna, ma siamo noi diventati schiavi delle cose. Ci riempiamo di materialismo per colmare il vuoto interiore, evitando di creare rapporti significativi con coloro che ci sono cari. Quaresima è tempo per ascoltare l’appello alla conversione, a guardare con occhi diversi agli altri, soprattutto ai più vicini, e mettere amore in tutti gli incontri: tra sposi e fidanzati, tra genitori e figli, tra compagni di scuola e colleghi di lavoro. Chiediamoci: cosa posso fare per chi incontro e ha bisogno? Come avere cura di chi è solo e sofferente? A volte basta una telefonata. 2011 MARZO PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Il desiderio di una “vita nuova” Storia di una vocazione famigliare in Congo P enso che nel mio cammino vocazionale, anche la mia famiglia abbia fatto con me un proprio percorso di crescita. Soprattutto mamma Pelagie Bora, dall’iniziale paura per un figlio che stava per abbracciare una strada tutta da scoprire, è giunta pian piano a riconoscere i valori tipici della famiglia saveriana. Le sue paure si sono sciolte progressivamente. Il 9 settembre 2001, giorno del mio ingresso alla scuola dei saveriani, c’era lei a capo di un piccolo gruppo di parenti che mi accompagnavano fino a Panzi, vicino alla città di Bukavu, in Congo. Le è bastata la calorosa accoglienza di quella comunità per tornare a casa soddisfatta di avermi lasciato in buone mani. Una confidenza particolare Negli anni trascorsi a Vamaro per lo studio della filosofia, si sono instaurati rapporti di vera fraternità tra la comunità saveriana e la mia famiglia. Ogni volta che qualche missionario, anche senza preavviso, andava a far visita alla mia famiglia, la mamma ne rimaneva emozionata. Anche dopo alcune settimane me ne parlava al telefono. Due anni fa sono stato in vacanza in Congo, dopo i miei primi tre anni in Italia. Avevamo tante cose da dirci. Fra tante confidenze, la mamma mi ha espresso il profondo desiderio che da anni nutriva nel suo cuore: sentiva che era giunto per lei il momento di sistemare la sua situazione riguardo ai sacramenti. Essendo la seconda moglie del papà, sentiva il desiderio di fare più chiarezza nella sua vita cristiana con l’aiuto che i sacramenti possono dare. Gli eventi della vita non ci appartengono. Mamma Pelagie Bora desiderava che la mia ordinazione sacerdotale coincidesse per lei con l’inizio di una “nuova vita”. Prima del mio rientro in Italia avevo avuto modo di parlare di “Siano una cosa sola” Preghiera per l’unità dei cristiani C inque sere di ascolto della Parola, canti e riflessioni, di cristiana fraternità: la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani vissuta a Parma ha offerto tutto questo e il desiderio di trovare durante l’anno altri momenti, non solo liturgici ma di impegno in ambito sociale e di condivisione del tempo libero. Un coro ecumenico È un’esigenza manifestata dai pastori e anche dai giovani che hanno contribuito al formarsi di un clima entusiasta e affettivo. Sono i giovani delle diverse chiese cristiane che fanno parte del “coro ecumenico” di Parma, nato dopo che alcuni di loro hanno partecipato, cinque anni fa, alla sessione di formazione ecumenica a Chianciano. 8 Il gruppo è aperto a tutti e conta sull’ospitalità e sullo spirito dei giovani studenti saveriani che partecipano cantando, suonando e dirigendo il coro a fianco di altri giovani avventisti, cattolici e metodisti. Ritorno alla chiesa primitiva La settimana 2011 ha avuto una particolare tonalità perché è stata preparata da un gruppo interconfessionale di Gerusalemme, che ha proposto alla meditazione e alla preghiera il brano degli Atti: “Uniti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera” (At 2, 42). È stato un tornare alla chiesa delle origini, unita nella diversità, composta da giudei cristiani e cristiani convertiti dalle gen- Il coro ecumenico durante le celebrazioni della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a Parma con i saveriani Petrus, Thiago e altri giovani della città BERNARD CIBAMBO, sx questo suo desiderio con qualche saveriano che vive nella zona e con il parroco francescano. La scoperta della malattia Dopo un anno circa, si è fatta presente la malattia. Nonostante tutti i tentativi di curarla da parte dei medici, la malattia ha costretto mia mamma a letto, circondata dalla famiglia e sostenuta dalle continue e ininterrotte visite dei saveriani. Nel momento in cui le varie cure si sono rivelate inefficaci, i confratelli del Congo hanno voluto che io tornassi a casa, e sono rimasto un mese intero ad assistere la mamma. Sembrava potesse riprendersi. In quei giorni abbiamo parlato di tante cose, anche di qualche progetto per un futuro non lontano. Tra i miracoli avvenuti durante il breve soggiorno in famiglia, ricordo con gioia la sera in cui è venuto il parroco a celebrare la Messa. Dopo tanti anni, mamma ha avuto la gioia di ri- LAURA CAFFAGNINI ti, per ritrovare gli elementi di unione profonda: la parola, la comunione, il pane e la preghiera. Abbiamo pregato per l’unità della chiesa e per la pace in quella regione duramente provata, in cui la presenza cristiana sta riducendosi al minimo. Quattro chiese insieme Nelle celebrazioni abbiamo utilizzato letture e preghiere proposte dalla società biblica in Italia, ma abbiamo attinto anche alle modalità di culto e ai canti di ciascuna chiesa: salmi e inni (tropari) ortodossi, corali e spiritual della chiesa metodista, il canto dell’alleluia della chiesa cattolica, gli inni del risveglio della chiesa avventista. Abbiamo usato anche i canti ecumenici che sono ormai patrimonio di tutte le comunità. Hanno guidato gli incontri i pastori delle quattro chiese cristiane: avventista, cattolica, metodista e ortodossa. La loro predicazione ha spaziato dall’ascolto della Parola alla testimonianza nella società, dall’impegno per la pace alla docilità allo Spirito Santo. Con questa intensa settimana di preghiera, è ripartito il cammino ecumenico nel territorio Parmense: una realtà trasversale che arricchisce la fede di persone e comunità e la loro missione ■ nel mondo. Pelagie Bora (prima a sinistra), mamma del saveriano congolese Bernard Cibambo, con una parte della sua numerosa famiglia; mamma Pelagie è morta il 7 gennaio 2011 cevere la Comunione. Noi tutti eravamo emozionati al vedere il suo viso raggiante: il Signore si era servito di un momento d’estrema fragilità per sciogliere tutti gli ostacoli. Mamma di due famiglie Così per mamma è iniziata una nuova stagione. Oltre all’evidente miglioramento esteriore, godeva della gioia interiore di ricevere regolarmente la Comunione. Nelle visite dei saveriani si sentiva madre di tanti figli uniti tra loro da legami ben più forti di quelli del sangue. Questa gioia l’ha accompagnata fino alla fine, nonostante l’intenso dolore fisico. Il 7 gennaio mamma Pelagie si è addormentata nel Signore, dopo aver visto realizzarsi il so- gno della sua vita. Quante volte si era raccomandata alla materna protezione di Maria “ora e nell’ora della nostra morte”! Dei suoi sette figli, io ero l’unico assente al funerale, per un motivo che non era solo mio, ma anche suo: portare a compimento quel sogno iniziato dieci anni prima, ovvero fare della mia vita un’offerta gradita a Dio per l’annuncio del vangelo. Quel giorno ho telefonato a mia sorella: mi ha detto che tanti saveriani erano stati al funerale e questo è stato per loro un grande sostegno. Ora, mamma veglia dall’alto su due famiglie: quella naturale di Nyantende e quella dei missionari saveriani sparsa nel mondo ad annunciare il van■ gelo. Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! PER AMORE DI CRISTO E DEL POPOLO BENJAMIN MUGISHO, sx Ogni anno a ottobre, la chiesa congolese celebra la memoria di tre suoi pastori: Christophe Munzihirwa, Emmanuel Kataliko e Charles M. Kambale, arcivescovi di Bukavu, morti nello stesso mese, in anni diversi. A Bukavu il ricordo si concretizza in un pellegrinaggio dei cristiani alle tombe dei loro vescovi. Mons. Munzihirwa, si considerava un pellegrino alla ricerca di Cristo. Aveva fatto una scelta radicale di povertà e d’amore per i deboli, condividendo la vita del popolo. Difendeva la verità lottando contro l’ipocrisia, unendo il coraggio della denuncia all’amore del nemico. Attingeva la forza nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio e della storia del suo popolo. A chi lo metteva in guardia dal pericolo, rispondeva: “Non c’è che un prezzo da pagare per la libertà, il prezzo del sangue”. Muore martire il 29 ottobre 1996. Mons. Kataliko aveva continuato sullo stesso cammino, ma era stato costretto a un esilio di sette mesi a Butembo, sua città natale. Tornato a Bukavu, dopo una settimana era andato a Roma per una riunione. Qui muore all’improvviso il 4 ottobre 2000. Mons. Kambale era stato colpito da malattia proprio all’inizio del suo episcopato. Aiutato da mons. Rusengo, attuale vescovo di Bukavu, ha portato la sua croce pregando per la pace e la riconciliazione dell’intero Paese. Ha raggiunto il cielo il 9 ottobre 2005. In memoria dei tre vescovi, lo scorso 29 ottobre nel santuario “Conforti” dei saveriani a Parma, un buon gruppo di cristiani si è unito alla chiesa di Bukavu. Abbiamo celebrato il loro ricordo e quello di tanti altri martiri noti e ignoti, chiedendo di intercedere presso i potenti della terra, affinché il Congo trovi una pace duratura. Rinnoviamo l’invito alla preghiera per il 24 marzo, giornata dei missionari martiri. 2011 MARZO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 La personalità del beato Conforti Religiosi, autorità e fedeli, tutti d’accordo hanno espresso viva M olti compiacenza perché fi- nalmente anche il beato Guido Conforti sarà proclamato “santo”, durante l’anno in corso. Dipendeva da lui decidersi a compiere il miracolo necessario per la sua elevazione agli altari. Un santo poco conosciuto, ma un modello eloquente per la chiesa universale: vescovo della diocesi di Parma e fondatore dell’istituto missionario saveriano; pastore di una chiesa locale, ma con la passione evangelica per il mondo intero. Della sua santità, basata sull’amore a Cristo e alle anime, si è scritto e parlato molto. Meno della sua personalità, oggetto della mia ricerca nei due volumi pubblicati e che molti amici han- no letto: “Guido M. Conforti, suo coinvolgimento politico-sociale nella storia e rapporti con il clero (1887-1906)”, e Guido M. Conforti, studio storico critico sul pensiero, cultura e attività di fondatore e di vescovo (18981930)”. In questa pagina, desidero lasciare ai cari lettori il succo della mia ricerca sulla personalità del Conforti. Il parere dei “religiosi” Padre Vanzan, presentando i miei due volumi su “Civiltà Cattolica”, ha scritto: “Sugli aspetti della personalità del Conforti gettano ora nuova luce due ponderosi volumi, che hanno il taglio di un’accurata ricerca critico-storica, per far conoscere il p. FRANCO BERTAZZA, sx vero Conforti, proprio esaminando i vari aspetti della sua personalità… Da quest’opera, infatti, emerge un Conforti con una personalità forte e mite insieme, la cui fede è pari allo spessore culturale, ricco di pazienza e soavità, ma insieme tenace e battagliero” (Civiltà Cattolica, 5 aprile 2003, pag. 37). Fratel Giusepe Faron, delle Scuole cristiane, scrive al Conforti riportando le parole del card. Parochi, vicario del Papa: “Sua Eminenza con aria sorridente, manifestante il piacere che ne provava, mi fece un vero panegirico dell’Ecc. Vostra chiamandola: «Angelo di bontà, martire di pazienza, prudenza consumata, anima santa»”. Madre Zileri scrive nel suo Soave, tenace, battagliero “Insorgete, protestate, reclamate...!” C ari amici, questo nostro “santo” mi piace molto, non solo perché io appartengo alla famiglia religiosa da lui voluta e fondata, ma perché risponde anche alle mie idealità sulla santità. E anche perché, insieme alla mitezza e alla gentilezza, Conforti mostrava chiarezza, determinazione e coraggio. Qualche esempio. Soavità e chiarezza Il giornale parmense La Realtà, commenta il discorso del Conforti prima di andare a Ravenna: “Parole dolci, soavi, commoventi che scendevano lente nei cuori, uscivano da quel labbro puro e mite dell’amabile pastore. Erano parole di confusione di un cuore umile, parole di ringraziamento di un cuore grato, parole di mestizia di un animo che sente, parole di spe- 8 ranza di un animo che vive in Dio… E si videro molti volti bagnati di lacrime”. L’Eco, giornale ravennate, nel numero “straordinario” dedicato al Conforti al suo arrivo in diocesi, termina la presentazione biografica così: “Mons. Conforti ha un carattere dolce e gentile che rivela la candida semplicità del cuore; egli attira facilmente la simpatia e l’ammirazione di tutti. Fornito di dottrina vasta e moderna, egli possiede il dono di una parola calda, fluida, attraente, con la quale sa colorire il pensiero sempre limpido e vario. La sua pietà è pari alla sua modestia; questa s’accompagna a un’attività esuberante di opere che la pietà indirizza ai fini supremi della civiltà e della fede”. Determinazione e coraggio Nel difendere i diritti dei geni- Mons. Conforti, “beato” tra i bambini p. F. BERTAZZA, sx tori in difesa della scuola cattolica contro il decreto governativo del ministro Credaro del 1912, il Conforti si mostra tenace e battagliero. Ecco cosa scrive ai fedeli: “Insorgete e protestate di voler rispettata la vostra fede al cospetto dei vostri figli. Il denaro con cui viene retribuito il personale insegnante è denaro pubblico e non deve essere impiegato a rovina morale dei figli… Dobbiamo reclamare l’insegnamento religioso nelle scuole primarie come cattolici e come italiani. Insorgiamo dunque per reclamare il rispetto dovuto alla religione dei padri, per ottenere nella scuola il ruolo che le compete…” (Circolare del 24.10.1912). Nel campo della politica, rivolto ai cristiani di Ravenna diceva: “È tempo di uscire di sacristia perché il lavoro degli avversari nella nostra diocesi è molto vasto... Come loro sono assidui in quest’azione di sovvertimento, così noi dobbiamo crescere e istituire nuovi comitati, nuove casse rurali, nuove cooperative senza dar tregua…”. Per la riforma della catechesi ai suoi sacerdoti chiedeva: “Come in ogni Comune esiste una scuola elementare, così ogni parrocchia deve avere una vera scuola di religione… Vale a dire, ambienti destinati a tale uso, con gli arredi necessari allo scopo”. Dove era impossibile trovare catechisti, la soluzione prospettata da Conforti era semplice: “La ■ faccia il parroco”. Diario: “Mons. Guido Conforti, vicario generale, uomo pieno di spirito di Dio, di moderazione e di prudenza...”. Anche su Cronaca dei benedettini di Torrechiara si legge: “Va data una parola di lode e d’encomio a quell’amabile e santa persona di mons. Guido M. Conforti, vicario generale...”. Giudizio delle autorità civili È importante anche il giudizio di alcune persone, che erano a servizio di un governo di tendenza massone e anticlericale. Il prefetto, scrivendo al pretore di Parma, esprime questo apprezzamento: “Alieno da intrighi politici, riservatamente benefico, di carattere mite e affabile con tutti, non intransigente, mons. Conforti sa anche mantenere buoni rapporti con le autorità governative” (Parma, 23.12.1907). Il procuratore del re, il 28 dicembre 1907 scriveva al guardasigilli di Roma: “Mons. Conforti è dotato di soda cultura laica ed ecclesiastica. Di carattere mite, molto benefico, di molto ingegno; di modi affabili, non intransigente d’idee, di condotta morale ineccepibile e soprattutto alieno da intrighi politici, egli ha saputo mantenere sempre ottimi rapporti con l’autorità governativa. La sua nomina a vescovo La copertina del primo volume di p. Franco Bertazza su mons. Conforti della diocesi di Parma ha prodotto ottima impressione in ogni classe sociale e specialmente nel clero della diocesi stessa, che grandemente lo apprezza e lo ama”. Tutti conoscono il significato politico di intransigente, e benissimo lo conosceva colui che scrisse di Conforti: “non intransigente d’idee”. È una definizione! Le idee non si cambiano come i vestiti; sono parte integrante della personalità di un individuo. ■ Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! DIECI “MISSIONI” POSSIBILI p. DINO MARCONI, sx “Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci, che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale. 1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi. 2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale. 3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa. 4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città. 5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e sindacali dei lavoratori. 6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico, segno di lotta alla povertà. 7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli. 8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org 9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la rivista che ti propone. 10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia, risparmia sul consumo dell’acqua... E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima! 2011 MARZO PIEMONTE e liguria 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Dal lago Maggiore al Tanganika P. Giuseppe Galli, missionario nuotatore E ra appassionato di nuoto e non perdeva facilmente il suo appuntamento con il lago. Padre Giuseppe Galli, nato ad Arona (Novara) sul lago Maggiore, aveva molta dimestichezza con l’acqua. Anche quel martedì 8 febbraio 2011, alle dieci del mattino, era lì sulla spiaggia di Kilomoni per la sua nuotatina quotidiana. Ma non è più tornato in casa saveriana, a pochi metri dalla riva. Aveva settant’anni. Tanti amici in tante missioni Il lago Tanganika è lungo 700 chilometri e largo fino a 40. Quando c’è vento e tira aria di tempesta, le onde sono alte e pericolose. Quel giorno le acque erano calme, eppure il corpo del missionario è stato trovato solo al mattino del terzo giorno, venerdì 11 febbraio, e nel pomeriggio è stato sepolto nel piccolo cimitero dei saveriani a Bukavu. Durante la Messa di commiato lo abbiamo ricordato in tanti con affetto e amicizia, perché p. Giuseppe aveva un rapporto personale con tante persone e spendeva tempo nell’ascolto della gente e nella corrispondenza. Dal 1974 aveva lavorato in molte missioni del Congo. Muovendosi da un posto all’altro si portava dietro amici e fedeli che continuava a incoraggiare e consigliare. Quattro caratteristiche Padre Carmelo Sanfelice, parroco nella missione di Cahi-Bukavu e suo compagno di classe, ha messo in evidenza quattro sue caratteristiche. Padre Giuseppe Galli è stato l’uomo del silenzio - come Giuseppe di Nazareth con poche parole, anche negli incontri comunitari, ma scriveva sempre le sue note e, convinto, le metteva in pratica. È stato l’uomo dell’obbedienza, secondo i bisogni e le urgenze, e negli ultimi anni i saveriani in Congo ne hanno avute molte. Disponibile e fedele ai suoi impegni, ha accet- p. nicola colasuonno, sx tato con spirito di fede le destinazioni, con tutte le novità e i cambiamenti che esse comportano. Ancora, p. Giuseppe Galli si è realizzato nel lavoro: non nei grandi progetti, ma nel lavoro pastorale di tutti i giorni, con le visite ai malati e l’ascolto, i safari apostolici e i sacramenti. È stato un uomo di sacrificio: da vari anni p. Giuseppe si portava dietro la sua malattia (leggere crisi epilettiche) con la quale aveva imparato a convivere. Questa accettazione è stata di esempio a molti, dando frutti di pace e fiducia nella grazia di Dio. Alla Regina del Tanganika Nell’omelia p. Carmelo ha sottolineato un particolare. Il corpo di p. Giuseppe è stato trovato sulla spiaggia di Kavimvira, a quattro chilometri da Kilomoni, dove sorge un santuario mariano molto caro ai saveriani. Infatti nel 1964, durante gli anni turbolenti dei mulelisti, mons. Danilo MISSIONE E PREGHIERA / 12 Il cristiano vive per gli altri Tre date e un unico invito per tutti noi calendario liturgico di N elmarzo, tre date spiccano in modo particolare: mercoledì 9 ha inizio la quaresima; il 24 la chiesa fa memoria dei missionari martiri nel 2010; il 25 celebriamo l’Annunciazione del Signore. Tre date che sono un pressante invito a vivere con radicalità e rinnovato slancio la nostra vocazione cristiana di “testimoni del vangelo”. 8 L’impegno della condivisione Si tratta di coltivare una premurosa attenzione verso gli altri, soprattutto verso le persone e le popolazioni più povere. Il bisogno di coloro che hanno meno possibilità deve diventare per noi tutti un’occasione di carità più grande, di generosità senza calcoli, di gratuità piena d’amore. La condivisione è un impegno fondamentale per noi cristiani, perché riconosciamo che in Cristo tutti gli uomini sono fratelli e figli dell’unico Padre. Gesù stesso ci ha dato l’esempio: dopo aver condiviso con noi la fatica del lavoro, ha condiviso i beni spirituali annunciando il vangelo della salvezza, fino ad accettare la morte di Croce per liberare l’intera umanità dal- la schiavitù del peccato e della morte. Seguendo le sue orme, i martiri di tutti i tempi hanno saputo dare la vita per rendere testimonianza al vangelo. Il loro esempio e le loro parole ci sono di stimolo. Un “sì”, giorno dopo giorno Ignazio di Antiochia - l’anziano vescovo che desiderava diventare egli stesso “frumento” macinato - nella sua Lettera ai romani ci ha lasciato un’esortazione: “Non abbiate Gesù sulle labbra e il mondo nel cuore!”. Quando avviene così? Quando Mons. Luigi Padovese, vescovo e martire ucciso in Turchia il 3 giugno 2010 M. ANNA MARIA CàNOPI, osb [email protected] viviamo nella contraddizione: quando parliamo di croce, di rinuncia, di obbedienza, ma poi ci difendiamo da tutto ciò che è sacrificio e facciamo le scelte secondo la mentalità del mondo. Non sia così! Questa quaresima ci trovi generosi e veramente impegnati nel seguire Cristo, secondo le belle parole di un martire dei nostri giorni, mons. Luigi Padovese, nunzio apostolico in Anatolia, assassinato il 3 giugno 2010. “In caritate veritas - verità nella carità: sono parole che esprimono il mio programma di ricercare la verità nella stima e nel reciproco volersi bene. Se è vero che chi ama di più, più si avvicina a Dio, è anche vero che per questa strada ci avviciniamo al senso vero della nostra esistenza, che è vivere per gli altri”. Per essere fedeli a questo programma, affidiamoci a Maria che all’annuncio dell’angelo pronunciò il suo sì - “si compia in me quello che hai detto” - e ha poi ripetuto quel sì giorno dopo giorno. E quando, morendo sulla croce, Gesù disse “tutto è compiuto”, si compì anche il sì di Maria, la madre e serva fedele del Signore nell’opera della re■ denzione. Padre Franco Bordignon benedice la bara del compianto p. Giuseppe Galli, Bukavu - venerdì 11 febbraio Catarzi, vescovo di Uvira, vedendo i suoi missionari e se stesso in pericolo, aveva fatto voto alla Madonna di costruirle un santuario, implorando la sua protezione materna su tutti i missionari. Portando il feretro verso il piccolo cimitero saveriano, abbiamo pregato Maria “Regina del Tanganika” di accompagnare lo spirito del nostro confratello missionario davanti al Signore della vita e della pace eterna, per ricevere l’abbraccio di Cristo Salvatore, che l’aveva scelto come suo missionario. Testimone dell’amore evangelico “Era un missionario esemplare, vero testimone dell’amore evangelico per i più poveri e i più umili della terra”, dice mons. Mario Bandera, direttore del centro missionario di Novara. “Spesso lo abbiamo avuto ospite nelle veglie missionarie celebrate in diocesi e le sue parole sulla situazione del Congo lasciavano tutti ammutoliti”. “Padre Galli - prosegue mons. Bandera - operava in una zona al confine con il Burundi e molto vicina al Rwanda, dedicando gli ultimi anni del suo impegno di missionario all’assistenza e all’accoglienza dei profughi, vittime della guerra civile che ha piagato quel pezzo di Africa a metà degli anni ‘90”. Padre Giuseppe tornava spesso ad Arona, dove vivono due sue sorelle e una nipote: nella cittadina di san Carlo è stata celebrata una santa Messa in suf■ fragio e ricordo. Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! DIECI “MISSIONI” POSSIBILI p. DINO MARCONI, sx “Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci, che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale. 1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi. 2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale. 3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa. 4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città. 5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e sindacali dei lavoratori. 6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico, segno di lotta alla povertà. 7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli. 8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org 9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la rivista che ti propone. 10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia, risparmia sul consumo dell’acqua... E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima! 2011 MARZO PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 Per un carnevale autentico Il sogno di un mondo alla rovescia I n questi giorni, all’inizio di marzo, si conclude il tempo di carnevale per entrare subito nella quaresima. Nel mondo il carnevale più famoso è quello di Rio, in Brasile; in Italia i più noti sono quelli di Viareggio, Venezia e Putignano in Puglia. In molte parti si organizzano manifestazioni e sfilate di carri allegorici che, in genere, “mettono alla berlina” i grandi e i potenti di turno attraverso maschere e caricature. “Tutto finisce mercoledì” Nei tempi antichi, il carnevale era la festa del “mondo alla rovescia”. Un mondo dove, almeno per un giorno, il povero si mascherava e sognava di essere ricco, lo schiavo giocava a fare da padrone, il semplice cittadino si vestiva da re... Questo scambio di ruoli era un modo per fuggire una realtà triste, spesso fatta di sofferenza e oppressione. E così, per qualche ora, tutti i problemi venivano messi da parte per far festa. Il bellissimo testo di una canzone brasiliana - “A felicitade”, di A.C. Jobim e V. De Moraes -, parlando della fuggevolezza della felicità, la paragona appunto al carnevale: “La felicità del povero somiglia alla grande illusione del carnevale: la gente lavora un anno intero per un momento di sogno, per fare un costume di re o di pirata o di giardiniere; poi tutto finisce mercoledì”. Infatti, finiti i festeggiamenti, inizia subito la quaresima, tradizionalmente tempo di digiuno e astinenza. La parola stessa carnevale - da “carnem levare” - significa “eliminare la carne”, atteggiamento tipico del tempo della penitenza. Buone notizie e belle azioni Il carnevale, festa del “mondo alla rovescia”! Ci penso e mi chiedo: perché anche noi, oggi, soprattutto noi discepoli di Gesù, p. PIERO PIEROBON, sx non possiamo sognare un “mondo alla rovescia”? Un mondo dove il bene fa più rumore del male: dove la radio e la televisione danno spazio innanzitutto alle buone notizie e alle belle azioni; dove si porta l’attenzione non sempre e solo sui grandi potenti e sulle loro scelte più o meno condivisibili, ma piuttosto sulle persone semplici e umili, sui piccoli che con il loro lavoro ordinario portano avanti con impegno e sudore questa nostra storia. Quante persone nell’impegno di ogni giorno rendono servizi essenziali alla nostra umanità: quante mamme di famiglia a cui nessuno farà un monumento; quanti genitori che non saranno mai invitati nei talk-show televisivi; quanti giovani che prendono sul serio i loro studi in vista di un servizio qualificato alla società e al mondo! Una festa vera Penso anche a tanti missiona- Un safari nella miniera d’oro A Kitutu, sfruttamento e nostalgia P rima di accedere alla miniera dell’oro, per comprendere meglio gli episodi di cronaca che accadono tutt’intorno, occorre che vi presenti subito per sommi capi l’ambiente della miniera stessa, che si trova nella regione del Kivu, in Congo. L’esclusiva della proprietà della miniera si estende per una superficie pari a circa 200 chilometri quadrati. Qui l’oro è rintracciabile in superficie, all’oscuro riparo della fitta vegetazione. La manodopera è composta da 700 operai africani, dislocati con le proprie famiglie in dieci villaggi, all’interno della concessione stessa. La responsabilità di tutte le attività, che prima gravava su una decina di europei, attualmente fa capo a un solo tecnico “bianco”. La proprietà della miniera appartiene alla Somenki, società parastatale di una multinazionale belga, operante sul territorio fin dai tempi coloniali. 8 Cercatori d’oro clandestini L’estrazione dell’oro avviene a mano ed è organizzata in superficie da piccoli gruppi, distribuiti lungo i corsi dei fiumiciattoli e nelle valli. Avviene con l’uso di semplici badili e setacci, proprio come nei film del “Far West”. A dispetto della società che lavora all’interno della miniera con settecento operai salariati, la polizia mineraria calcola che siano oltre tremila i cercatori d’oro che ronzano, come api, attorno alla concessione. Una parte di questi scava sul terreno circostante, libero per tutti, senza correre alcun rischio personale. L’altra metà di abusivi, inve- Bambino al lavoro in una miniera d'oro a Mongbwalu, Congo RD (foto Matt Moyer - Getty Images) p. ANGELO BERTON, sx ce, sconfina quotidianamente nel terreno interdetto, pur sapendo di finire, se scoperti, in una prigione lager. Qui vengono malmenati e colpiti a sangue persino con i bastoni… (Avrò cura di descrivervi nel prossimo numero la cronaca di un gruppo rinchiuso in una di queste prigioni). Il carnevale è festeggiato in tutto il mondo; nelle foto due maschere e due modi diversi di vivere il carnevale: Australia e Bolivia (foto P. Pierobon) ri, sacerdoti, suore, laici, che in tanti angoli sperduti della terra portano avanti il sogno di un mondo alla rovescia: un mondo dove tutti trovano spazio perché, grazie a Gesù e alla sua Buona Notizia, si riconoscono fratelli e sorelle, importanti gli uni per gli altri, e amati da Dio. Anche noi, con l’impegno nelle scelte della vita quotidiana, abbiamo in mano lo strumento per costruire questo “mondo alla rovescia”. Il carnevale continuerà a essere una festa, ma sarà una festa vera, non il regno dell’illusione! E le maschere sorridenti e beffarde lasceranno il posto ai volti reali e ai sorrisi veri della gente, tante persone che si sentono a casa loro in questo nostro mondo. ■ Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! DIECI “MISSIONI” POSSIBILI p. DINO MARCONI, sx La gabbia d’oro Noi missionari che viviamo a Kitutu, per incontrare i cristiani di Lugushwa, risaliamo la montagna quattro o cinque volte l’anno e vi rimaniamo circa una settimana. Gli operai che incontriamo, in genere, sono uomini giunti alla miniera per necessità di lavoro e di sopravvivenza, provenienti da lontano e da differenti tribù - almeno una decina. Tutti questi lavoratori soffrono molto la nostalgia del loro ambiente d’origine e l’isolamento, imposto dalla foresta che si dilata a perdita d’occhio, in direzione del tramonto, per ben 1.500 chilometri. Pur vivendo in capanne costruite sull’oro, restano persone povere, obbligate a vivere in condizioni al limite di una dignitosa sopravvivenza. Basta pensare che il salario giornaliero medio, in questa miniera, è di appena 350 lire italiane. ■ (continua) “Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci, che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale. 1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi. 2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale. 3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa. 4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città. 5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e sindacali dei lavoratori. 6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico, segno di lotta alla povertà. 7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli. 8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org 9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la rivista che ti propone. 10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia, risparmia sul consumo dell’acqua... E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima! 2011 MARZO REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 Una vita spesa per l’Africa Non tramonta il ricordo di p. Lanaro “Sii coraggioso e libero, persegui sempre il sapere e lentamente impara a conoscere ciò che la scienza non può vedere, sforzati e lotta per apprendere. Sii temperato e saggio, perché solo abilità e sapienza ci aiuteranno a sopravvivere” (M. Hocke, “Il regno dei gufi”). S olo una frase, tratta da uno dei milioni di libri passati per le mani, per gli occhi e per la bocca di p. Piergiorgio Lanaro. Per noi del gruppo scout lui era semplicemente “PG”. Sono parole che disegnano ciò che lui continua a essere per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. “Acerrimo nemico della mediocrità intellettuale”: così l’hanno descritto i suoi “moretti” durante il saluto di commiato a Vicenza. Difficile perderne il ricordo. Una vita, la sua, che ha pervaso anzi talvolta invaso la vita, assorbendo l’assorbibile presente nel Creato. Un tramonto, il mare calmo e invitante in una calda giornata estiva, un bosco fitto, un concerto, l’ultimo libro di vattelapesca di appena 2.500 pagine, diventavano per lui occasioni da non perdere per goderne e pregare, per alzare il freno a mano, indossare le pinne e tuffarsi nella lettura, come nel mare. Una vita donata a Cristo e vissuta per Lui. La verità paga sempre Nato a Santorso nel 1934, orgoglioso figlio di bottegai, entra presto nel seminario dei saveriani e nel 1958 diviene sacerdote. Dal 1967 è missionario in Burundi, e dal 1983 è impegnato in Zaire. Dopo un breve periodo in Italia, raggiunge la regione più martoriata del Congo e dell’Africa intera, nella missione di Kasongo, nel Kivu. Per la sua missione è stato anche ingiustamente accusato dall’Onu. “Finanziatore di ANTONELLO PRATICò guerriglieri, distrattore di fondi, complice di chi ha massacrato”, si legge in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, che anticipa un rapporto dell’Onu. Ma la verità parla per mezzo di ciò che PG ha fatto per la gente congolese in un dossier scritto da lui stesso dal titolo, “Tappe nell’esodo di un popolo crocifisso nel Kivu”. L’incontro con i “vinti” Il missionario racconta la storia del FDLR (Fronte democratico per la liberazione del Ruanda), spesso confuso con i famigerati “Rasta”, che da anni terrorizzano con rapine e stupri di massa il Kivu meridionale, nella regione dei Grandi Laghi. I mass media ne parlano come di sbandati fuori legge, evasi dal Ruanda nel 1994, all’arrivo dei “liberatori” giunti a interrompere le uccisioni che in quegli anni avevano insanguinato il Paese. Ma di loro PG scrive: “Sono Nuove ali per il Gruppo RC7 Gli scout amici di p. Piergiorgio Lanaro è stata una vita travolgente quella di p. Piergiorgio Lanaro, retta da rare virtù. Dal seminario di Kasongo, l’abbé Pierre Dunia ha scritto: “Padre Piergiorgio era disponibile, coraggioso, caritatevole, forte nella fede e nella speranza. Amava il lavoro e invitava gli altri a lavorare. Sulla strada da Ngene verso il seminario, non esitava a fermarsi per dire agli uomini seduti di darsi da fare, perché il lavoro è l’unico mezzo per risollevare la popolazione”. Uno scout vero e fiero Vital Balowa, professore dell’istituto superiore di scienze religiose a Bukavu, ha ricordato: “Era sempre puntuale e affrontava senza paura le intemperie di Bukavu. Pioggia e fango non potevano impedirgli di essere presente in classe. Era un gran camminatore: un giorno arrivò all’istituto tutto bagnato e infan- gato, perché era scivolato e si era trovato... per terra”. In una parola, possiamo dire che padre Piergiorgio era uno scout: uno scout come dovrebbe essere. Ed è proprio sulla strada dello scoutismo che il gruppo scout RC7 ha avuto l’onore di incontrarlo. Entusiasta della missione dello scoutismo, aveva aderito alla promessa scout con fierezza. E con fierezza ci ha accompagnato in ogni dove, portando al collo i colori del nostro gruppo per celebrare insieme l’Eucarestia e per raccontarci ancora di Gesù. La morte nel suo stile È stato sorprendente in tutto, anche nella morte, avvenuta in una situazione spiazzante, come da suo stile. PG non era estraneo agli incidenti. In una lettera scriveva: “Eccomi qui, dopo aver superato anche l’incidente automobilistico che ho vissuto oggi con la mia jeep. Sono qui 8 Un gruppetto di scout, ospiti del parco della mondialità a Gallico A. PRATICò quasi indenne. Beh, una manciata di costole incrinate continua a brontolare quando mi rigiro a letto, e mi ostacolano nel respiro in salita... Per il resto sono in piena forma!”. Ma lo scorso 22 settembre, l’ultimo incidente gli è stato fatale. Non è avvenuto in Africa, ma nella sua tranquilla Vicenza. Come un arzillo vecchietto, un po’ distratto, è stato travolto da un camion mentre pedalava sulla bici. Via originale verso la santità La comunità capi scout di “Reggio Calabria 7” ha deciso di intitolare il gruppo con il suo nome. Non è solo fare memoria di un brav’uomo, ma indicare uno stile da desiderare e da seguire, perché chi è stato contaminato da PG non può negare di aver saggiato una visione nuova della vita, con una sola regola: “se ami la vita non puoi non amare Cristo; se ami Cristo non puoi sprecare la vita”. Perciò questa vita va tenuta stretta con forza, e non ci è concesso ignorare nulla: una buona lettura, un buon concerto e tante cose buone. Questa è l’eredità che PG ci ha lasciato: una via originale verso la santità. A noi ■ l’impegno di seguirla. L’indimenticato p. Piergiorgio Lanaro tra il fratello p. Alberto e la sorella Marilena braccati, accusati, dimenticati, ignorati..., ma viventi. Sono i «vinti» della guerra civile di 15 anni fa, i superstiti di massacri avvenuti nelle foreste e nelle savane equatoriali e da tempo scomparsi dalla memoria, insieme agli innumerevoli cadaveri trasportati dai grandi fiumi o divorati dalle iene. Uno dei tanti gruppi di sbandati che pullulano nell’Africa subsahariana. In questi anni li ho incontrati, ho cominciato a conoscerli e ad amarli”. Una scoperta meravigliosa E ancora: “Vi ho parlato degli interrogativi e delle accuse che anch’io volevo scagliare contro di loro. Pensavo a loro come ad antichi carnefici che, dopo aver insanguinato il loro paese, erano fuggiti davanti alle forze avversarie: crudeli e vigliacchi, divenuti predoni indesiderati in un territorio straniero. Ho incontrato invece gente normale, che conviveva pacificamente con gli abitanti del luogo, frequentava il mercato e partecipava alla vita quotidiana”. “È stato emozionante accoglierli per la confessione. Per molti di loro ero il primo prete a cui potevano rivolgersi anche nella loro lingua natale, dopo dodici anni. Ho scoperto cose meravigliose, gente che nella loro vita errabonda avevano custodito o ritrovato la gioia della fede. Alcuni fra loro avevano conservato l’innocenza battesimale, nonostante l’imperversare della bufera e l’abbandono in cui ■ avevano sopravvissuto”. (continua a lato) Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! DIECI “MISSIONI” POSSIBILI p. DINO MARCONI, sx “Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci, che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale. 1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi. 2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale. 3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa. 4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città. 5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e sindacali dei lavoratori. 6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico, segno di lotta alla povertà. 7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli. 8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org 9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la rivista che ti propone. 10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia, risparmia sul consumo dell’acqua... E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima! 2011 MARZO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 La personalità del beato Conforti Religiosi, autorità e fedeli, tutti d’accordo hanno espresso viva M olti compiacenza perché fi- nalmente anche il beato Guido Conforti sarà proclamato “santo”, durante l’anno in corso. Dipendeva da lui decidersi a compiere il miracolo necessario per la sua elevazione agli altari. Un santo poco conosciuto, ma un modello eloquente per la chiesa universale: vescovo della diocesi di Parma e fondatore dell’istituto missionario saveriano; pastore di una chiesa locale, ma con la passione evangelica per il mondo intero. Della sua santità, basata sull’amore a Cristo e alle anime, si è scritto e parlato molto. Meno della sua personalità, oggetto della mia ricerca nei due volumi pubblicati e che molti amici han- no letto: “Guido M. Conforti, suo coinvolgimento politico-sociale nella storia e rapporti con il clero (1887-1906)”, e Guido M. Conforti, studio storico critico sul pensiero, cultura e attività di fondatore e di vescovo (18981930)”. In questa pagina, desidero lasciare ai cari lettori il succo della mia ricerca sulla personalità del Conforti. Il parere dei “religiosi” Padre Vanzan, presentando i miei due volumi su “Civiltà Cattolica”, ha scritto: “Sugli aspetti della personalità del Conforti gettano ora nuova luce due ponderosi volumi, che hanno il taglio di un’accurata ricerca critico-storica, per far conoscere il p. FRANCO BERTAZZA, sx vero Conforti, proprio esaminando i vari aspetti della sua personalità… Da quest’opera, infatti, emerge un Conforti con una personalità forte e mite insieme, la cui fede è pari allo spessore culturale, ricco di pazienza e soavità, ma insieme tenace e battagliero” (Civiltà Cattolica, 5 aprile 2003, pag. 37). Fratel Giusepe Faron, delle Scuole cristiane, scrive al Conforti riportando le parole del card. Parochi, vicario del Papa: “Sua Eminenza con aria sorridente, manifestante il piacere che ne provava, mi fece un vero panegirico dell’Ecc. Vostra chiamandola: «Angelo di bontà, martire di pazienza, prudenza consumata, anima santa»”. Madre Zileri scrive nel suo Soave, tenace, battagliero “Insorgete, protestate, reclamate...!” C ari amici, questo nostro “santo” mi piace molto, non solo perché io appartengo alla famiglia religiosa da lui voluta e fondata, ma perché risponde anche alle mie idealità sulla santità. E anche perché, insieme alla mitezza e alla gentilezza, Conforti mostrava chiarezza, determinazione e coraggio. Qualche esempio. Soavità e chiarezza Il giornale parmense La Realtà, commenta il discorso del Conforti prima di andare a Ravenna: “Parole dolci, soavi, commoventi che scendevano lente nei cuori, uscivano da quel labbro puro e mite dell’amabile pastore. Erano parole di confusione di un cuore umile, parole di ringraziamento di un cuore grato, parole di mestizia di un animo che sente, parole di spe- 8 ranza di un animo che vive in Dio… E si videro molti volti bagnati di lacrime”. L’Eco, giornale ravennate, nel numero “straordinario” dedicato al Conforti al suo arrivo in diocesi, termina la presentazione biografica così: “Mons. Conforti ha un carattere dolce e gentile che rivela la candida semplicità del cuore; egli attira facilmente la simpatia e l’ammirazione di tutti. Fornito di dottrina vasta e moderna, egli possiede il dono di una parola calda, fluida, attraente, con la quale sa colorire il pensiero sempre limpido e vario. La sua pietà è pari alla sua modestia; questa s’accompagna a un’attività esuberante di opere che la pietà indirizza ai fini supremi della civiltà e della fede”. Determinazione e coraggio Nel difendere i diritti dei geni- Mons. Conforti, “beato” tra i bambini p. F. BERTAZZA, sx tori in difesa della scuola cattolica contro il decreto governativo del ministro Credaro del 1912, il Conforti si mostra tenace e battagliero. Ecco cosa scrive ai fedeli: “Insorgete e protestate di voler rispettata la vostra fede al cospetto dei vostri figli. Il denaro con cui viene retribuito il personale insegnante è denaro pubblico e non deve essere impiegato a rovina morale dei figli… Dobbiamo reclamare l’insegnamento religioso nelle scuole primarie come cattolici e come italiani. Insorgiamo dunque per reclamare il rispetto dovuto alla religione dei padri, per ottenere nella scuola il ruolo che le compete…” (Circolare del 24.10.1912). Nel campo della politica, rivolto ai cristiani di Ravenna diceva: “È tempo di uscire di sacristia perché il lavoro degli avversari nella nostra diocesi è molto vasto... Come loro sono assidui in quest’azione di sovvertimento, così noi dobbiamo crescere e istituire nuovi comitati, nuove casse rurali, nuove cooperative senza dar tregua…”. Per la riforma della catechesi ai suoi sacerdoti chiedeva: “Come in ogni Comune esiste una scuola elementare, così ogni parrocchia deve avere una vera scuola di religione… Vale a dire, ambienti destinati a tale uso, con gli arredi necessari allo scopo”. Dove era impossibile trovare catechisti, la soluzione prospettata da Conforti era semplice: “La ■ faccia il parroco”. Diario: “Mons. Guido Conforti, vicario generale, uomo pieno di spirito di Dio, di moderazione e di prudenza...”. Anche su Cronaca dei benedettini di Torrechiara si legge: “Va data una parola di lode e d’encomio a quell’amabile e santa persona di mons. Guido M. Conforti, vicario generale...”. Giudizio delle autorità civili È importante anche il giudizio di alcune persone, che erano a servizio di un governo di tendenza massone e anticlericale. Il prefetto, scrivendo al pretore di Parma, esprime questo apprezzamento: “Alieno da intrighi politici, riservatamente benefico, di carattere mite e affabile con tutti, non intransigente, mons. Conforti sa anche mantenere buoni rapporti con le autorità governative” (Parma, 23.12.1907). Il procuratore del re, il 28 dicembre 1907 scriveva al guardasigilli di Roma: “Mons. Conforti è dotato di soda cultura laica ed ecclesiastica. Di carattere mite, molto benefico, di molto ingegno; di modi affabili, non intransigente d’idee, di condotta morale ineccepibile e soprattutto alieno da intrighi politici, egli ha saputo mantenere sempre ottimi rapporti con l’autorità governativa. La sua nomina a vescovo La copertina del primo volume di p. Franco Bertazza su mons. Conforti della diocesi di Parma ha prodotto ottima impressione in ogni classe sociale e specialmente nel clero della diocesi stessa, che grandemente lo apprezza e lo ama”. Tutti conoscono il significato politico di intransigente, e benissimo lo conosceva colui che scrisse di Conforti: “non intransigente d’idee”. È una definizione! Le idee non si cambiano come i vestiti; sono parte integrante della personalità di un individuo. ■ Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! DIECI “MISSIONI” POSSIBILI p. DINO MARCONI, sx “Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci, che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale. 1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi. 2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale. 3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa. 4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città. 5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e sindacali dei lavoratori. 6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico, segno di lotta alla povertà. 7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli. 8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org 9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la rivista che ti propone. 10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia, risparmia sul consumo dell’acqua... E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima! 2011 MARZO ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 “Sarò missionario saveriano” La sorella ricorda p. Aldo Guarniero Suor Carla ci ha inviato alcuni ricordi personali sul fratello Aldo, saveriano di Conselice, che è passato alla vita eterna il 17 ottobre 2010. era solito andare con A ldo la mamma a zappare nel campo per preparare il terreno alla semina del grano o delle barbabietole. Portava sempre qualcosa da leggere e, quando un compagno glielo regalava, il “Corriere dello sport”. Ma era pronto a scappare a gambe levate al suono delle campane della chiesa: “doveva andare alla recita del rosario”. La mamma era contenta. La chiamata del Signore Il parroco, don Gianstefani gli voleva bene e vedendo in lui la possibilità di una vocazione, un pomeriggio in bicicletta lo accompagnò al seminario di Imola. Al ritorno, gli chiese se gli era piaciuto. “No! - rispose - perché sembra una prigione, ha le inferiate alle finestre”. Il parroco rimase male e non gli accennò più niente. In un suo quaderno trovai scritte queste parole: “Era primavera. Il Signore passeggiando per la campagna conselicese, vide un fiore e lo colse, l’osservò attentamente e disse: «Questo fiore è bello, è mio; lo prendo e lo trapianto nel mio giardino». Quel fiorellino ero io, Aldo. Sentii in me una grande gioia: Gesù mi amava e mi chiamava”. La partenza tra le lacrime In estate, arrivò un sacerdote dicendo che era un missionario di Parma. Portava un sacchetto per la raccolta del grano per i poveri. Fu grande la nostra gioia, poiché andavamo con mamma a spigolare nei campi e aspettavamo da un giorno all’altro che quel padre venisse a ri- sr. M. CARLA GUARNIERO tirarlo. Dopo 15 giorni tornò, in compagnia di un altro. Aldo parlò a lungo con loro, rideva, parlava e anche scherzava, come se li avesse sempre conosciuti. Poi chiamarono la mamma. Mi misi anch’io in mezzo a loro, ma non capii niente: era un discorso troppo difficile da capire per me. Forse decisero tutto, anche il giorno della partenza. Mamma era preoccupata, non sapeva come fare a preparare tutto per tre: tre camicie, tre calzoni… Eravamo poveri. Dopo un mese, venne il primo padre a prenderlo. Aldo era felice; mamma piangeva e se lo stringeva forte al petto; io pure piangevo e gli tenevo stretta la mano. “Per carità, lo lasci dov’è!” Aldo veniva a casa di rado e per pochi giorni. A Parma noi non eravamo mai andati, sembrava in capo al mondo. Forse per questo il parroco o i superio- Dal lago Maggiore al Tanganika P. Giuseppe Galli, missionario nuotatore E ra appassionato di nuoto e non perdeva facilmente il suo appuntamento con il lago. Padre Giuseppe Galli, nato ad Arona (Novara) sul lago Maggiore, anche quel martedì 8 febbraio 2011 era lì sulla spiaggia di Kilomoni per la sua nuotatina quotidiana. Ma non è più tornato in casa. Aveva settant’anni. Tanti amici in tante missioni Il lago Tanganika è lungo 700 chilometri e largo fino a 40. Quando c’è vento, le onde sono alte e pericolose. Quel giorno le acque erano calme, eppure il corpo del missionario è stato trovato solo al mattino del terzo giorno, venerdì 11 febbraio, e nel pomeriggio è stato sepolto nel piccolo cimitero dei saveriani a Bukavu. 8 p. NICOLA COLASUONNO, sx Durante la Messa di commiato lo abbiamo ricordato con affetto e amicizia, perché p. Giuseppe aveva un rapporto personale con tante persone e spendeva tempo nell’ascolto della gente e nella corrispondenza. Dal 1974 aveva lavorato in molte missioni del Congo. Muovendosi da un posto all’altro si portava dietro amici e fedeli che continuava a incoraggiare e consigliare. to nel lavoro: non nei grandi progetti, ma nel lavoro pastorale di tutti i giorni, con le visite ai malati e l’ascolto, i safari apostolici e i sacramenti. È stato un uomo di sacrificio: da vari anni si portava dietro la sua malattia (leggere crisi epilettiche) con la quale aveva imparato a convivere. Questa accettazione è stata di esempio a molti, dando frutti di pace e fiducia nella grazia di Dio. Quattro caratteristiche Padre Carmelo Sanfelice, parroco nella missione di Cahi-Bukavu e suo compagno di classe, ha messo in evidenza quattro sue caratteristiche. Padre Giuseppe è stato l’uomo del silenzio - come Giuseppe di Nazareth - con poche parole, anche negli incontri comunitari, ma scriveva le sue note e le metteva in pratica. È stato l’uomo dell’obbedienza, secondo i bisogni e le urgenze. Disponibile e fedele ai suoi impegni, ha accettato con spirito di fede le varie destinazioni, con tutti i cambiamenti che esse comportano. Ancora, p. Giuseppe si è realizza- Testimone d’amore “Era un missionario esemplare, vero testimone dell’amore evangelico per i più poveri e i più umili della terra”, dice mons. Mario Bandera, direttore del centro missionario di Novara. “Padre Galli ha dedicato gli ultimi anni del suo impegno missionario all’assistenza e all’accoglienza dei profughi, vittime della guerra civile. Spesso lo abbiamo avuto ospite nelle veglie missionarie e le sue parole sulla situazione del Congo lasciavano tutti ammutoliti”. Portando il feretro verso il piccolo cimitero saveriano, abbiamo pregato Maria “Regina del Tanganika” di accompagnare lo spirito del nostro fratello davanti al Signore della vita, per ricevere l’abbraccio di Cristo Salvatore, che l’aveva scelto come suo ■ missionario. Padre Franco Bordignon benedice la bara del compianto p. Giuseppe Galli, Bukavu - venerdì 11 febbraio Il preside p. Aldo Guarniero torna studente con alcuni piccoli allievi bengalesi ri decisero che la sua ordinazione sacerdotale venisse celebrata nella chiesa di Conselice dal vescovo mons. Trebbioli. Mamma Elisa non c’era più, era morta un mese prima. Misero me vicino a papà. Due mesi prima, don Gianstefani era venuto dalla mamma dicendole: “Ho deciso di andare a Parma a dire ad Aldo che diventi sacerdote diocesano; lo faccio venire a Imola così potrà aiutare la vostra famiglia; avete tanto bisogno, ma se diventa missionario non può darvi niente”. La mamma alzò le braccia al cielo e disse piangendo: “Signor parroco, mai, mai dirò questo. Per carità, lo lasci là dov’è!”. Il parroco andò ugualmente a Parma, espose il suo progetto, ma la risposta di Aldo fu questa: “Mai e poi mai tradirò l’istituto che mi ha accolto. Sarò prete missionario! Missionario saveriano!”. Gli occhi parlavano Lo scorso anno sono stata a Parma 24 giorni per assisterlo: poche parole, ma ci guardavamo e gli occhi parlavano, dicevano parole che uscivano dal cuore. Indimenticabile è stato l’ultimo suo momento: ha iniziato con il segno della croce e ha fatto tutti i gesti della Messa; al momento della pace mi ha stretto forte forte e a lungo le mani, dicendomi: “tutto è fatto”. Poi salutandomi con il gesto delle mani: “ciao, ciao, parto”. Alcuni giorni prima ero andata a prendere l’altro fratello don Marcello, che ora è nella casa del clero a Bologna. Insieme, abbiamo recitato l’Ave Maria e gli ha dato la benedizione. Avevamo ■ tutti e tre gli occhi lucidi. Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! SONO TORNATO IN AFRICA p. NICOLA COLASUONNO, sx Cari amici della Romagna, qui in Africa a Natale la chiesa era strapiena di bambini e giovani, adulti e anziani. E il parroco p. Carmelo Sanfelice mi sorprende: “Solo un terzo è venuto a Messa; il quartiere di Cahi conta 100mila abitanti”. È vero, c’è un’infinità di case e un’urbanizzazione crescente a causa degli eventi violenti di questi ultimi dieci anni. La sorpresa è arrivata a Capodanno: alla Messa delle 11 e 30, la chiesa era strapiena con ben 318 bambini da battezzare. La commozione è stata grande, tanto da non poter dire ad alta voce la formula del battesimo. Ho visto fede e fiducia sui volti dei cristiani di Cahi, ho sentito accoglienza nei miei riguardi, ho chiesto pazienza per il mio kiswahili ancora impreciso, e perdono per essere diventato subito maestro e predicatore, senza aver condiviso gli eventi che hanno segnato la vita di tanta gente. Il desiderio di ricominciare, la fiducia nel futuro misericordioso di Dio, le danze con il canto e le preghiere sono autentiche: qui tutto fa celebrazione. C’è solo da lasciarsi trascinare dal ritmo del tamburo e muovere il corpo lodando Dio, assieme. Tante persone sono venute a salutarmi: “Padre, questo è il mio shukrani - ringraziamento a Dio - perché sono ancora in salute, perché i miei figli vanno bene a scuola, perché ho ricevuto tante benedizioni da Dio...”. E mi hanno dato la loro offerta. Anch’io ogni giorno offro a Dio il mio “shukrani”: essere qui a Cahi è un dono che solo Dio poteva inventare per me. 2011 MARZO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 Dentro un volto, cento storie Guardiamo i volti e raccontiamo le storie S iamo alla VI mostra interculturale, organizzata dai missionari saveriani di Salerno in collaborazione con i laici saveriani e il gruppo dei giovani. C’è un tema che ci guida in questo nostro intento di far entrare nel cuore di tante persone il desiderio di conoscere di più il mondo in cui viviamo e le persone che ne sono i tesori più preziosi. I volti e le storie sono i punti cardinali di questo percorso nella vita della gente. Incontrare e conoscere Perché il volto? Lo sguardo rivolto al volto è l’atto che costituisce l’incontro con l’altro. Guardando l’altro, noi ci sentiamo interpellati ed entriamo in relazione con lui. Il volto che ci guarda non deve determinare in noi paura e fuga, ma attenzione, rispetto e responsabilità. Perché la storia? Il volto non è portatore di una, ma di cento sto- rie, e mai sarà esaurito da esse. La storia ci permette di passare da una relazione di attenzione e rispetto alla conoscenza dell’altro: l’ascolto della sua vita ci aiuta a entrare più profondamente dentro di lui. La ricchezza della sua storia ci aiuta a capire cosa c’è dietro a un volto, ben oltre quella prima impressione che io posso avere di lui. E il cuore si arricchisce In questo modo noi vogliamo realizzare il sogno del fondatore dei saveriani (presto “santo”) mons. Guido Conforti: “fare del mondo un’unica famiglia”. Così possiamo cominciare il nostro cammino che ci porterà a vedere dietro a ogni volto tante storie, e a sentire l’altro come nostro fratello. Tutto questo viene realizzato nell’incontro dei volti e delle storie di bambini e giovani, adulti e anziani. Attraverso l’incontro, possia- p. OLIVIERO FERRO, sx mo arricchire di più il nostro cuore e rendere il nostro sguardo più trasparente. Possiamo fare nostri i valori che i volti ci presentano. I bambini ci parlano di meraviglia e semplicità; i giovani di speranza e amicizia; gli adulti di responsabilità e maturità; gli anziani di saggezza e prudenza. Per un mondo migliore Molto importanti sono i volti da cui sorgono le storie che ci fanno entrare più profondamente nel cuore di ogni uomo e di ogni cultura. Le guide ci aiutano a capire le storie e le testimonianze, con dinamiche interattive. Certo, non possiamo limitarci a visitare la mostra. Ma essa ci aiuta a continuare nella vita di ogni giorno questa ricerca di un mondo nascosto, ma vicino a noi. A noi il piacere di partecipare a questo gioco e di metterci in ricerca. Non basta scoprire l’al- tro. Bisogna mettersi nei panni dell’altro e raccontarlo, lasciandosi raccontare. Un proverbio africano dice: “un solo dito non può legare un pacchetto”. Ma mettendoci insieme, ascoltandoci, guardandoci negli occhi, potremo cominciare a costruire insieme un mondo migliore, più trasparente e ricco della vita di ciascuno, nessuno escluso. Tanti appuntamenti La mostra è stata preceduta da uno spettacolo inaugurale al teatro “Augusteo” di Salerno (vicino al Comune), giovedì 24 febbraio 2011. La mostra vera e propria, nei locali della casa dei missionari in via Fra’ G. Acquaviva (rione Petrosino), è stata inaugurata sabato 26 febbraio. Essa è collegata a tante altre attività di cui vi diamo qualche esempio. Il 12 marzo è in programma una serata culturale per confrontarsi sul tema: “Volti e storie”. Il 3 aprile c’è una giornata di festa e di giochi con le famiglie. A giugno, poi, la festa dei popoli, in piazza della Concordia è un’ulteriore occasione per conoscere altri volti e altre storie. La mostra resta aperta fino al 7 maggio 2011. Per ogni informazione, telefonare al numero 089 792051. Vi aspettiamo numerosi e... portateci i vostri volti e le vostre storie. ■ Preghiera, comunione e gioco La due giorni dei ragazzi con i saveriani All’incontro formativo del 4-5 gennaio hanno partecipato una novantina di ragazzi e ragazze del Salernitano, tra i 13 e i 17 anni. Chiara ne è stata entusiasta. S ono state due giornate fantastiche e costruttive quelle passate in casa saveriana. È la prima volta che partecipo e non mi aspettavo di vedere tanti ragazzi e ragazze da tutta la provincia di Salerno! Sono state due giornate costruttive perché, in una società in cui i rapporti interpersonali si stanno modificando e peggiorando, anche a causa dei network e degli sms, due giorni in cui i ragazzi parlano e si conoscono senza un dispositivo elettronico che li separi, ci hanno fatto comprendere che le persone, per conoscersi, devono vedersi. 8 In dialogo con Dio La cosa più bella è stato pregare e riflettere insieme, farci delle domande e darci delle risposte, dialogando. Il dialogo non è stato solo con gli altri ragazzi, ma anche con Dio e con noi stessi. Ad esempio, la prima sera abbiamo fatto la veglia a Cristo Eucaristia: il silenzio ci ha avvicinato a nostro Signore, e la preghiera ci ha aiutato a vivere la comunione. Infatti, pregare insieme davanti all’Eucaristia ci ha uniti in un’unica fede. I temi affrontati nei due giorni sono stati la preghiera e la comunione. Mi ha colpito molto la visione del film “Una settimana da Dio”. Non l’avevo mai visto e non pensavo che, sotto la comicità, si celasse un messaggio tanto profondo: pregare Dio solo per il nostro bene, in modo egoistico, Alcuni dei giovanissimi che hanno partecipato all’incontro formativo di inizio gennaio dai saveriani di Salerno CHIARA MACI è sbagliato; come se Dio fosse lì pronto a esaudire le nostre richieste. Preghiera non è sinonimo di richiesta; è un dialogo con Dio. Genitori, Messa e rinfresco Sul tema della comunione, abbiamo ascoltato la testimonianza di suor Alberta. Le sue parole sono state per me un grande insegnamento. Inoltre, vedere quanta passione ci mette nel raccontare il suo operato, è stata la conferma che vive la sua vocazione con amore. Ci siamo anche divertiti con tanti giochi interessanti. È stato anche organizzato un piccolo “talent show karaoke” in cui noi ragazze e ragazzi abbiamo sfoggiato le nostre qualità canore e siamo stati giudicati da una severa giuria! Il secondo giorno sono stati coinvolti anche i genitori, che hanno parlato dell’educazione dei figli. Ognuno ha portato la propria esperienza. Ci siamo poi ritrovati in chiesa per la Messa. Infine, con un piccolo rinfresco, ci siamo salutati dopo due meravigliosi giorni passati insieme. Per questa esperienza devo ringraziare i missionari saveriani per la loro ospitalità, gli animatori per la loro simpatia, le cuoche che ci hanno deliziato con le loro pietanze; ma soprattutto devo ringraziare le ragazze e i ragazzi per la loro accoglienza. ■ Tre saveriani salernitani si sono ritrovati in vacanza nello stesso periodo; nella foto in casa saveriana si abbracciano come tre giocatori all’inno nazionale; da sinistra, p. Alfonso Apicella (in Messico), p. Rocco Viviano (in Gran Bretagna) e p. Giuà Gargano (in Bangladesh). Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! RICORDANDO MAMMA FILOMENA p. ALFONSO APICELLA, sx Filomena Piano in Apicella è passata a miglior vita il 19 novembre 2010. Il figlio p. Alfonso le ha dedicato una poesia, che mettiamo in... prosa. Squisita e semplice umanità, che rivelava dimestichezza con il Signore amato, capace di svelarle i nostri cuori, quantunque la parola non uscisse a volte dalla bocca: penetrava lo sguardo suo materno, riportando la sospirata pace! Tu rimani per noi colei che seppe sempre conservare la fragranza della fede. Una mamma non va in cielo da sola. Siamo famiglia, siamo in cordata, e il capo cordata è sempre lui: Gesù. Ricordando di te Le tue parole di fede risento nei pensieri di sempre; il tuo sguardo sereno afferro nel tempo ormai passato; il tuo sorriso immortala nel mio cuore ricordi vivi, e il cuore sussulta; ad ascoltarti, il pensiero s’illumina nelle tue parole di speranza. L’aria mi avvolge nel tuo abbraccio che mai dimenticherò; le mie dita scrivono per te; il mio pennello dipinge, attingendo ai colori bellissimi che mi hai lasciato della tua vita; nei “miei bambini”, che amavi tanto, rivivrò nel tempo il ricordo di te. Filomena Piano in Apicella, mamma di p. Alfonso: riposi nella pace 2011 MARZO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO La personalità del beato Conforti Religiosi, autorità e fedeli, tutti d’accordo hanno espresso viva M olti compiacenza perché fi- nalmente anche il beato Guido Conforti sarà proclamato “santo”, durante l’anno in corso. Dipendeva da lui decidersi a compiere il miracolo necessario per la sua elevazione agli altari. Un santo poco conosciuto, ma un modello eloquente per la chiesa universale: vescovo della diocesi di Parma e fondatore dell’istituto missionario saveriano; pastore di una chiesa locale, ma con la passione evangelica per il mondo intero. Della sua santità, basata sull’amore a Cristo e alle anime, si è scritto e parlato molto. Meno della sua personalità, oggetto della mia ricerca nei due volumi pubblicati e che molti amici han- no letto: “Guido M. Conforti, suo coinvolgimento politico-sociale nella storia e rapporti con il clero (1887-1906)”, e Guido M. Conforti, studio storico critico sul pensiero, cultura e attività di fondatore e di vescovo (18981930)”. In questa pagina, desidero lasciare ai cari lettori il succo della mia ricerca sulla personalità del Conforti. Il parere dei “religiosi” Padre Vanzan, presentando i miei due volumi su “Civiltà Cattolica”, ha scritto: “Sugli aspetti della personalità del Conforti gettano ora nuova luce due ponderosi volumi, che hanno il taglio di un’accurata ricerca critico-storica, per far conoscere il p. FRANCO BERTAZZA, sx vero Conforti, proprio esaminando i vari aspetti della sua personalità… Da quest’opera, infatti, emerge un Conforti con una personalità forte e mite insieme, la cui fede è pari allo spessore culturale, ricco di pazienza e soavità, ma insieme tenace e battagliero” (Civiltà Cattolica, 5 aprile 2003, pag. 37). Fratel Giusepe Faron, delle Scuole cristiane, scrive al Conforti riportando le parole del card. Parochi, vicario del Papa: “Sua Eminenza con aria sorridente, manifestante il piacere che ne provava, mi fece un vero panegirico dell’Ecc. Vostra chiamandola: «Angelo di bontà, martire di pazienza, prudenza consumata, anima santa»”. Madre Zileri scrive nel suo Soave, tenace, battagliero “Insorgete, protestate, reclamate...!” C ari amici, questo nostro “santo” mi piace molto, non solo perché io appartengo alla famiglia religiosa da lui voluta e fondata, ma perché risponde anche alle mie idealità sulla santità. E anche perché, insieme alla mitezza e alla gentilezza, Conforti mostrava chiarezza, determinazione e coraggio. Qualche esempio. Soavità e chiarezza Il giornale parmense La Realtà, commenta il discorso del Conforti prima di andare a Ravenna: “Parole dolci, soavi, commoventi che scendevano lente nei cuori, uscivano da quel labbro puro e mite dell’amabile pastore. Erano parole di confusione di un cuore umile, parole di ringraziamento di un cuore grato, parole di mestizia di un animo che sente, parole di spe- 8 ranza di un animo che vive in Dio… E si videro molti volti bagnati di lacrime”. L’Eco, giornale ravennate, nel numero “straordinario” dedicato al Conforti al suo arrivo in diocesi, termina la presentazione biografica così: “Mons. Conforti ha un carattere dolce e gentile che rivela la candida semplicità del cuore; egli attira facilmente la simpatia e l’ammirazione di tutti. Fornito di dottrina vasta e moderna, egli possiede il dono di una parola calda, fluida, attraente, con la quale sa colorire il pensiero sempre limpido e vario. La sua pietà è pari alla sua modestia; questa s’accompagna a un’attività esuberante di opere che la pietà indirizza ai fini supremi della civiltà e della fede”. Determinazione e coraggio Nel difendere i diritti dei geni- Mons. Conforti, “beato” tra i bambini p. F. BERTAZZA, sx tori in difesa della scuola cattolica contro il decreto governativo del ministro Credaro del 1912, il Conforti si mostra tenace e battagliero. Ecco cosa scrive ai fedeli: “Insorgete e protestate di voler rispettata la vostra fede al cospetto dei vostri figli. Il denaro con cui viene retribuito il personale insegnante è denaro pubblico e non deve essere impiegato a rovina morale dei figli… Dobbiamo reclamare l’insegnamento religioso nelle scuole primarie come cattolici e come italiani. Insorgiamo dunque per reclamare il rispetto dovuto alla religione dei padri, per ottenere nella scuola il ruolo che le compete…” (Circolare del 24.10.1912). Nel campo della politica, rivolto ai cristiani di Ravenna diceva: “È tempo di uscire di sacristia perché il lavoro degli avversari nella nostra diocesi è molto vasto... Come loro sono assidui in quest’azione di sovvertimento, così noi dobbiamo crescere e istituire nuovi comitati, nuove casse rurali, nuove cooperative senza dar tregua…”. Per la riforma della catechesi ai suoi sacerdoti chiedeva: “Come in ogni Comune esiste una scuola elementare, così ogni parrocchia deve avere una vera scuola di religione… Vale a dire, ambienti destinati a tale uso, con gli arredi necessari allo scopo”. Dove era impossibile trovare catechisti, la soluzione prospettata da Conforti era semplice: “La ■ faccia il parroco”. Diario: “Mons. Guido Conforti, vicario generale, uomo pieno di spirito di Dio, di moderazione e di prudenza...”. Anche su Cronaca dei benedettini di Torrechiara si legge: “Va data una parola di lode e d’encomio a quell’amabile e santa persona di mons. Guido M. Conforti, vicario generale...”. Giudizio delle autorità civili È importante anche il giudizio di alcune persone, che erano a servizio di un governo di tendenza massone e anticlericale. Il prefetto, scrivendo al pretore di Parma, esprime questo apprezzamento: “Alieno da intrighi politici, riservatamente benefico, di carattere mite e affabile con tutti, non intransigente, mons. Conforti sa anche mantenere buoni rapporti con le autorità governative” (Parma, 23.12.1907). Il procuratore del re, il 28 dicembre 1907 scriveva al guardasigilli di Roma: “Mons. Conforti è dotato di soda cultura laica ed ecclesiastica. Di carattere mite, molto benefico, di molto ingegno; di modi affabili, non intransigente d’idee, di condotta morale ineccepibile e soprattutto alieno da intrighi politici, egli ha saputo mantenere sempre ottimi rapporti con l’autorità governa- La copertina del primo volume di p. Franco Bertazza su mons. Conforti tiva. La sua nomina a vescovo della diocesi di Parma ha prodotto ottima impressione in ogni classe sociale e specialmente nel clero della diocesi stessa, che grandemente lo apprezza e lo ama”. Tutti conoscono il significato politico di intransigente, e benissimo lo conosceva colui che scrisse di Conforti: “non intransigente d’idee”. È una definizione! Le idee non si cambiano come i vestiti; sono parte integrante della personalità di un individuo. ■ Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! GRAZIE P. FRANCO, BENVENUTO P. LINO p. MARCELLO STORGATO, sx Scrive p. Franco Bertazza: “Carissimi, questa è l’ultima pagina che ho preparato per “Missionari Saveriani”. Dopo oltre dodici anni, passo la palla a p. Lino Maggioni. Avrei piacere se pubblicaste questo mio ultimo articolo sul beato Conforti. Molti lettori hanno letto i miei due volumi dedicati al fondatore della famiglia religiosa saveriana. Il primo è completamente esaurito; del secondo rimangono poche decine di copie. È un modo per lasciare ai cari lettori il succo della mia indagine. Vi ringrazio tutti di cuore, e scusatemi per ciò di cui non posso elogiarmi. Grazie!”. Caro p. Franco, desidero ringraziarti - personalmente e a nome dei numerosi e fedeli lettori / lettrici - per la fatica ben sopportata per un periodo così lungo: oltre 12 anni di collaborazione, attenta e continua. Non ho “medaglie” da offrirti; ma sono certo che il Signore ha già messo in conto tutte le parole che hai scritto, tutte le fotografie che hai scattato, e tutto l’affetto - vissuto e trasmesso - verso la famiglia saveriana e verso i lettori - benefattori italiani e svizzeri. Sono certo che p. Lino Maggioni - a cui do il “benvenuto!” - seguirà a portare il “testimone” altrettanto bene, e che tu non ti negherai alla collaborazione con lui e con noi anche in futuro, per questa attività di collegamento e testimonianza tra i missionari e gli amici, in cui hai tanto creduto. 2011 MARZO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 Padre Uccelli, uomo di Dio Il missionario, figlio di Conforti, e la sua città I l servo di Dio Pietro Uccelli fa parte - per così dire - del paesaggio della città di Vicenza. Quasi non si pensa che sia nato altrove, tanto si era “incarnato” in quella città e diocesi. Era nato a Barco di Reggio Emilia ed era stato ordinato prete dal vescovo della diocesi il 18 settembre 1897, a 23 anni e cinque mesi. L’anno seguente era stato mandato a fare il cappellano a San Terenziano di Cavriago, poco lontano dal paese natale. Agli inizi di ottobre del 1900, don Uccelli ha “il colpo di fulmine”. Sentendo raccontare il martirio del vescovo san Francesco Fogolla e di altri missionari, avvenuto in Cina nel luglio del 1900, gli pare che una voce dentro - quella di Gesù gli dica: “Va’ tu al loro posto”. Era come il comando di Dio ad Abramo: “Esci dalla tua terra e va’ dove ti mostrerò”. Il vescovo non ne vuol sapere Don Pietro non ci pensa due volte. Risoluto, va dal suo vescovo. “Figlio mio - gli avrebbe risposto il vescovo - ti abbiamo mantenuto in seminario con una borsa di studio e ora vuoi andartene?”. In breve, il vescovo gli chiede di attendere “un po’ di tempo”, e lo manda a Piolo, un paesino di 150 anime sperduto nella montagna, a fare il parroco, anzi l’arciprete. Con un grosso titolo si suppliva alla minuscola realtà del paese e allo scarso reddito di quella parrocchia, che era di fame, per cui nessuno ci voleva andare. “Attendere un po’ di tempo…”. Passano due anni e alle reiterate insistenze di don Pietro, il vescovo risponde trasferendolo a Poviglio, un grosso paese della campagna. Ancora “un po’ di tempo”: altri due anni. Poi finalmente, all’uccello viene reciso il p. AUGUSTO LUCA, sx filo che gli impediva il volo. L’incontro con un “santo” Il 3 novembre 1904, don Uccelli arriva a Parma nell’istituto dei missionari saveriani, che era chiamato il “Nido degli aquilotti”. Strana coincidenza con il suo nome: “Tutti uccelli”, avrà scherzato don Pietro. A Parma, don Pietro incontra mons. Guido Conforti, ora beato e fra poco santo. L’impressione è sconvolgente. Scrive: “Se in terra, con una persona santamente amata e venerata, tanto si gode, chi potrà esprimere a parole la gioia che si proverà in cielo, nella compagnia di Dio, della Vergine e di santi? ...Egli (mons. Conforti) è veramente un santo, un secondo don Bosco”. Don Pietro racconta che una volta alla settimana e anche più spesso, il vescovo lo riceveva in stanza e gli diceva parole che uscivano da un cuore acceso d’amore Padre Uccelli, uomo di Dio / 2 A Vicenza, amato e ammirato per 33 anni 14 anni di vita missioD opo naria in Cina, padre Uccel- li è richiamato in Italia. A metà agosto del 1921, arriva a Vicenza con l’incarico di sostituire per alcuni giorni padre Antonio Sartori, superiore della casa apostolica, appena fondata. Da provvisorio, p. Uccelli finisce per rimanere a Vicenza ben 33 anni, fino alla morte, amato e venerato dal vescovo mons. Rodolfi, dai preti della città e dei paesi vicini e lontani, e soprattutto dalla buona gente del popolo. Avanti con san Giuseppe! Egli forma generazioni di missionari. È più padre spirituale che rettore. La sua parola convincente entra nei cuori e la sua vita di preghiera lo fa ap- 8 Padre Pietro Uccelli, primo a destra, al funerale di mons. Conforti parire un vero “uomo di Dio”. Padre Uccelli si trova spesso in difficoltà a mantenere i suoi giovani alunni e a procurare loro un buon piatto quotidiano. È qui che entra in scena il suo san Giuseppe. Il santo non manca mai di rispondere alla fede del suo devoto. Intanto la fama di santità del padre Uccelli si diffonde in città e fuori. Si ammira il suo zelo e la sua bontà con tutti, specialmente con i poveri e i malati. Si parla di miracoli che egli ottiene dal suo san Giuseppe e le guarigioni per le sue benedizioni con l’acqua santa. L’affetto degli “uomini di Dio” Padre Uccelli si mantiene in p. A. LUCA, sx contatto epistolare con mons. Conforti e ne riceve consigli e incoraggiamenti. Quando il santo vescovo si reca in visita alla casa saveriana, è una gioia vicendevole. Un particolare interessante: quando mons. Conforti torna dal suo viaggio in Cina nel 1928, attraverso la Russia con la Transiberiana, vuole far tappa a Vicenza e salutare il suo buon discepolo. Possiamo immaginare la gioia dell’incontro! Mons. Conforti è colpito dall’ultima malattia nel novembre 1931. Padre Uccelli accorre al suo capezzale e non lo abbandona, finché non lo vede rendere l’ultimo respiro. Poi torna a Vicenza e ci racconta le ultime ore del santo vescovo. E noi, giovani aspiranti missionari, lo vedemmo piangere. Padre Uccelli muore il 29 ottobre 1954. Vicenza ha celebrato il “processo” sulle virtù eroiche del missionario. Ora il “servo di Dio” attende che gli “atti” siano esaminati per una proclamazione ufficiale a venerabile, a beato, a santo… Tutto questo noi speriamo, a gloria di Dio, mirabile nei suoi ■ santi. Il giovane p. Pietro Uccelli, a sinistra, con il “suo” amato vescovo, mons. Guido Maria Conforti, fondatore dei missionari saveriani celeste. Don Pietro non dimentica più quegli incontri e quelle parole e diviene, forse, il discepolo che più ha fatto tesoro dell’insegnamento e dell’esempio del “padre”. In Cina, la gioia e la paura Poi padre Pietro parte per la Cina e vive una vita di fatiche e sofferenze, ma anche di consolazioni interiori. In una lettera a suo padre, parla della Cina “sua nuova patria”: una scelta, dunque, definitiva. E ai confratelli di Parma scrive: “Non vi so esprimere a parole la gioia tutta celeste di cui è inondato il mio cuore, nel trovarmi in queste lontane contrade, sempre nell’occasione di strappare anime al demonio e confermare nella fede coloro che l’hanno già abbracciata”. Prova anche la paura della morte, quando dieci briganti entrano nella casa dove si trova con altri due missionari. Gridano minacciosi con i fucili puntati. Sono salvati all’ultimo minuto per l’intervento di un “buon ladrone”: uno della banda che si oppone alla loro uccisione. Qualche mese dopo, padre Uccelli scrive che la banda era stata sterminata e che solo il brigante che li aveva soccorsi si è salvato. ■ (continua a lato) Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! IL FIGLIO RICORDA PAPà VALENTINO p. GIUSEPPE SARTORI, sx Il Signore ha chiamato a sé papà Valentino, all’età di quasi 90 anni, di Arzignano (Vicenza). Difficile parlare di lui in poche parole, in questi giorni di commosso dolore. Cosa posso dire di mio padre? È stato un uomo che ha conosciuto il sacrificio: una vita di sacrifici e di lavoro per la famiglia; un uomo che ha lavorato tutta la vita. Nato in una famiglia contadina povera, con tanti figli e poca terra, cinque anni di guerra (di cui tre in Germania in un campo di prigionia), poi 11 anni in Francia come immigrato, lavorando nelle campagne per raccogliere barbabietole da zucchero e tutto il resto, solo e sempre lavorando per la famiglia. Mi ha insegnato che la vita è dura: quello che uno vuole se lo devo guadagnare con le sue forze, con il suo lavoro, senza scorciatoie e senza dare la colpa agli altri. Mi ha insegnato che quello che conta nella vita è quello che ti guadagni tu, che devi lavorare. Mi ha insegnato a essere forte. Mi ha insegnato a credere senza tanti discorsi. Mi ha insegnato a vedere Dio in tutte le cose. È stato un uomo dalla fede semplice: una fede senza troppi giri di parole o dubbi, una fede “contadina”. Una fede serena e profonda, sicura come la natura in mezzo alla quale ha vissuto tutta la sua vita. È stato catechista, membro dell’Azione cattolica tutta la vita, attivo in parrocchia, anche nel consiglio per gli affari economici e nel consiglio pastorale. Grazie, caro papà Valentino. Ora segui dal cielo la tua famiglia, la tua parrocchia e tutti i missionari sparsi nel mondo, che per te pregano perché tu possa ricevere dalla misericordia del Signore quel salario garantito a chi ha tanto lavorato per la vigna di Dio. Valentino Sartori, 9 agosto 1921 - 29 gennaio 2011 2011 MARZO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 San Giuseppe e i benefattori Un grazie e una preghiera per voi tutti I l 19 marzo si sente già profumo di primavera. È la solennità di san Giuseppe, nel mese a lui dedicato. San Giuseppe ha introdotto il ragazzo Gesù alla vita della sinagoga e ha provveduto alle necessità materiali della santa famiglia. Per questo, la sua figura ci richiama i numerosi benefattori che ci aiutano, da quando nel 1947 è stata aperta la casa saveriana a Zelarino. In particolare, ne ricordiamo tre. Sono coloro che di recente hanno trasferito la loro residenza presso “il Padre”. Questo non vuole essere un necrologio, ma un segno di vicinanza alle famiglie di Teresa, di Giulia e di Ampelio, e a tutti i nostri amici e benefattori che raccomandiamo al Signore per intercessione della Madonna, di san Giuseppe e del beato Conforti. I ferri di Teresa Barzan La sera del 25 dicembre scorso, la signora Teresa Barzan, di Trivignano (VE), completava il suo 96° Natale in paradiso, dopo aver pregato e aver salutato il figlio Lorenzo. p. FRANCO LIZZIT, sx Quanto aveva pregato Teresa per la sua parrocchia e per le missioni! Quante maglie, sciarpe, calze aveva sferruzzato per l’assistenza in parrocchia, per i missionari, per la san Vincenzo, perché tutti sentissero praticamente il calore del suo affetto! Teresa merita il nostro affettuoso e riconoscente ricordo. Giulia Antonello e il rosario Il 19 gennaio a 88 anni se n’è andata la signora Giulia Antonello, anche lei di Trivignano (VE). Se n’è andata dopo aver recitato chiaramente Teresa Barzan e Giulia Antonello Buoni cristiani si diventa La quaresima è un tempo di verifica anno siamo invitati a O gni vivere un itinerario spiri- tuale di quaranta giorni, in preparazione alla passione, morte e risurrezione di Gesù. Siamo invitati a renderci conto di chi siamo agli occhi di Dio, che ci ha chiamati alla vita perché diventassimo segno visibile di novità. Ogni anno lo facciamo per verificare se cresciamo nella consapevolezza di questa nostra identità. È un compito da condividere con tutta la comunità cristiana: sacerdoti, catechisti, missionari... Non è una conoscenza teorica, ma un’esperienza di relazioni concrete. L’identità cristiana passa dalla famiglia e dalla comunità, che generano alla fede. Gli adulti, con i loro stili di vita, mostrano ai più giovani cosa significa diventare cristiani. La Quaresima si presenta quindi come percorso di iniziazione cristiana centrata sulla Parola di Dio e sulla carità. 8 Dio sempre per primo I vangeli delle cinque domeniche della quaresima suscitano in noi domande importanti: “cosa implica seguire Gesù?”. La preghiera iniziale ci rende più consapevoli di come donare ciò che abbiamo ricevuto da Dio e dai fratelli. Essere tentati è l’esperienza di chiunque vive confrontandosi con la presenza del male: le scelte egoistiche, i sogni di grandezza, i compromessi... E la risposta da dare è sempre una: “Dio per primo e la sua Parola”. Il monte è il luogo biblico dove Dio si manifesta, con lo splendore della sua presenza misericordiosa. L’ascolto obbediente delle sue indicazioni fornisce il coraggio per ripartire, anche nelle difficoltà. Gesù è la risposta alla sete d’amore di ogni uomo e donna. Gesù crea un uomo nuovo, capace di vedere ed esere illuminato. Il percorso è lungo e progressivo; richiede libertà, coraggio, sincerità, semplicità, resistenza alle pressioni. Chi è cosciente della propria cecità, passo dopo passo viene condotto a credere in Gesù uomo e profeta, inviato di Dio Padre e, infine, Signore dell’umanità e del creato. Il Signore della vita Gesù è il Signore della vita. Della vita fa parte anSulle cassettine di che l’esperienquaresima della za sconcertandiocesi di Venezia sono raffigurati una te della morte. chiave, un cuore, le Gesù non inmani e lo slogan: “Diterferisce con giunare per aprire”… il decorso nala mente al pensiero di Cristo, il cuore turale della viall’amore per Dio ta. Ma la morte e i fratelli, le mani non è un evenalla condivisione to distruttivo; generosa anzi, è l’inizio di una condizione migliore della precedente. Il disce- p. AMEDEO GHIZZO, sx polo nasce a una nuova forma di vita senza fine: una sorpresa che Dio fa a chi si fida di Gesù. Eppure perfino Gesù soffre e piange, perché la separazione è sempre dolore. Davanti a Lazzaro che esce dalla tomba, noi crediamo che Gesù ha il potere di sconfiggere la morte: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà e chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”. Ecco come noi possiamo diventare “buoni cristiani” insieme alle sorelle e ai fratelli, ai giovani e agli anziani. E dobbiamo essere capaci di dimostrarlo nella vita quotidiana, perché tutti siamo chiamati in missione, anche in questa quaresima. ■ l’Ave Maria e aver aspettato il ritorno del figlio Alessandro, che si era recato a casa per la cena. Voleva salutarlo e ringraziarlo per l’amorosa assistenza ricevuta, giorno e notte, in questi ultimi anni di sofferenza. Giulia aveva collaborato in tante feste dei saveriani; ultimamente si prendeva cura, perfino con una certa gelosia, del capitello della Madonna della Speranza, proprietà della famiglia Olia. Là ci riuniamo spesso per la recita del rosario; e la cara Giulia vi ha partecipato finché le forze lo hanno permesso. Ora prega per noi tutti in cielo. Il fedele Ampelio Bonetto Il signor Ampelio Bonetto, 88 anni, ci ha lasciato il 20 gennaio. A Ca’ Savio (VE) aveva conosciuto i missionari saveriani tantissimi anni fa, e non ha mai lasciato mancare la sua offerta mensile e la preghiera per le missioni. Da qualche anno viveva con la figlia Diana a Catene Marghera. A inizio gennaio Diana mi aveva informato che il papà era all’ospedale in cura intensiva. Sono andato subito a trovarlo. Mi ha riconosciuto e si era illuminato in volto. Sentendo- Ampelio Bonetto con i pronipoti Elena e Andrea si prossimo alla fine aveva già chiesto e ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi. Per oltre un’ora abbiamo parlato delle missioni e della sua famiglia; abbiamo recitato lentamente, ma con grande devozione e sollievo, il rosario un po’ abbreviato. Era la preghiera che più gli piaceva. Riportato nella sua stanzetta, fissava costantemente il Crocefisso appeso alla parete di fronte al letto. L’ultima sera, suo genero Paolo mi aveva detto che Ampelio sembrava un po’ assente. Ho iniziato sottovoce la preghiera: “Gesù, Giuseppe e Maria…”. Ampelio mi aveva sorpreso dicendo con voce ferma: “Avanti, avanti!”. Ormai aspettava solo l’incontro con il Signore. La fede vissuta e il bene compiuto sono l’eredità più preziosa che papà Ampelio lascia a Diana e Paolo, ai nipoti e pronipoti Elena e Andrea, e a quanti lo hanno conosciuto, compresi i missionari.■ Sostenete il vostro mensile Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”. Invitiamo gli altri a farlo. Basta un contributo minimo annuale di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie! CONFORTI, MODELLO DI SANTITà p. GIANCARLO LAZZARINI, sx Quest’anno per noi saveriani è un anno speciale, perché il nostro fondatore mons. Conforti sta per essere dichiarato “santo”. Con gioia e riconoscenza al Signore ci prepariamo a celebrare questo importante evento, che ci coinvolge e ci impegna a essere fedeli alla vocazione che abbiamo ricevuto e che il fondatore definiva “la più nobile e santa”, perché ci orienta al primo annuncio del vangelo ai non cristiani e ai più poveri. In questo periodo non facile per la chiesa in Italia e in Europa, c’è la tentazione di guardare soprattutto ai problemi interni: il clero diminuisce e invecchia, le chiese si svuotano, i giovani si allontanano dalla pratica religiosa... Mons. Conforti ricorda che l’impegno per l’evangelizzazione fino ai confini del mondo rinvigorisce la fede dei nostri cristiani, dando loro nuovo slancio. Già accogliere tanti fratelli di altre culture, razze e religioni che vengono tra noi, è un modo per riscoprire l’impegno di mostrare e annunciare loro la nostra fede. Scrivendo al cardinale Ledòchowski, mons. Conforti dichiarava la sua intenzione di spendere tutto se stesso e i suoi beni per l’opera che stava per intraprendere. Negli anni del dopoguerra, molti seminaristi lasciavano il seminario diocesano per entrare negli istituti missionari. Si diceva che i vescovi lasciassero partire i loro seminaristi, convinti che per ogni seminarista donato alle missioni, altri li avrebbero sostituiti nei seminari. Il nostro santo fondatore si presenta perciò come modello di pastore che non ha pensato solo al suo gregge, ma si è sentito responsabile dell’evangelizzazione del mondo intero. Vi invitiamo a ringraziare insieme con noi il Signore, per il dono che la chiesa ci sta facendo, riconoscendo la santità di colui che, ancora oggi, anima e orienta i suoi figli missionari.