A cura di Luciano Tamagnini e Silvio Costa
(ANAFI, Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione)
Di fumetto, in cento e più anni di vita, ne è
supereroi del presente, niente manga o fu-
stato prodotto tanto, tantissimo in tutte le
metti coreani: questo è un sentiero dedi-
parti del mondo.
cato interamente al fumetto italiano.
Non abbiamo inteso documentarne l’inte-
Un percorso che, ci auguriamo, vi permet-
ra storia, ma solo testimoniare come noi
terà di (ri)scoprire un mondo che ha accom-
italiani l’abbiamo realizzato, pubblicato e
pagnato la nostra vita, e che, soprattutto
letto.
nel passaggio tra l’infanzia e l’adoloscenza,
Ecco perchè niente grandi eroi classici del
ha lasciato tracce indelebili nella memoria
passato, da Mandrake a Phantom, niente
collettiva di intere generazioni di lettori.
• I materiali iconografici che illustrano i pannelli sono © degli Autori e/o degli aventi diritto • I testi sono © dell’Anafi, Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione
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materiale di consultazione e lettura per chi si occupa di fumetti anche dal punto di vista
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di critica - riservate ai soci, la gestione di un nutrito parco di arretrati dellʼassociazione
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Prima c’era...
I fumetti nascono sulle riviste umoristiche, quando i disegnatori, per far sorridere, cominciano ad affidarsi alle vignette e poco per volta fanno parlare i
loro personaggi. Il fumetto come lo intendiamo noi si sviluppa negli Stati Uniti sulle pagine dei giornali quotidiani e
sui supplementi regalati alla domenica.
Queste storie, da Felix/Mio Mao a Bibì
e Bibò gli eterni monelli, da Arcibaldo
e Petronilla, in continua guerra coniugale, al capriccioso Cirillino, che
urlava a squarciagola “Voio antola!”,
con le nuvolette eliminate e sostituite da rimette sottostanti, arrivano da noi attraverso il primo giornale per ragazzi che apre
veramente all’immagine: il Corriere dei Piccoli
(1909). Su queste pagine nasceranno anche tanti
personaggi italiani che i lettori dell’epoca conoscevano benissimo, dal Signor Bonaventura di
Sto a Quadratino di Rubino. Chi invece punta il
suo obbiettivo sul fumetto inglese è l’editore mila-
nese Vecchi che, utilizzando creazioni d’oltremanica, come la tribù
di animali parlanti dei Bruyn Boys
o Rin Tin Tin, l’eroico cane, dà vita
a tutta una lunga serie di settimanali come Jumbo, Rin Tin Tin,
Bombolo, Tigre Tino, …; nel 1932
l’editore fiorentino Nerbini, scegliendo come testata, senza averne
il permesso, un eroe di grande successo dei cartoni animati creato da
Walt Disney, fa uscire il settimanale Topolino, nel quale immetterà, dopo essersi chiarito con il suo
creatore americano, le storie originali di Mickey
Mouse e di tanti altri personaggi, sia statunitensi che italiani. La testata passerà poi all’ed. A.P.I.
di Arnoldo Mondadori, perché, con la nascita dei
grandi eroi americani (Flash Gordon, Mandrake,
Agente Segreto X9, Cino e Franco…) Nerbini lancerà una nuova testata di grandissimo successo, L’Avventuroso (1934), a cui affiancherà tutta
una serie di altri giornali per ragazzi: Pisellino, Il
Giornale di Cino e Franco, Il Piccolo Avventuroso,
Pinocchio… Caratteristica di queste pubblicazioni
era la presentazione dei racconti a puntate con il
classico “continua alla prossima settimana”, che
venivano poi raccolte
in albi completi solo in
tempi successivi.
La produzione italiana
di storie fece leva sul
cattolico Il Vittorioso, che lanciò talenti destinati a grande
fama come Jacovitti,
Caesar, Caprioli, Craveri…
La guerra se ne è andata
Quando la guerra cessa, molti editori tentano di riagganciare il successo legato ai grandi personaggi americani
d’avventura: l’ed. Capriotti di
Roma pubblica vari giornali come L’Avventura o Contastorie e dà vita anche a testate rifornite da materiali italiani
(come Giramondo, in cui nasce
un eroe italiano, che lotta contro i marziani: Raff disegnato da
V. Cossio) oppure il fiorentino Tedeschi dà vita ad una linea di albi che
mischiano i grandi eroi del passato ad altri
del tutto nuovi, come l’aviatrice Jenny la Volante.
L’ed. Nerbini punta molto sulle riedizioni dei
propri materiali d’anteguerra, ma spesso si vede
costretto non a utilizzare i disegni originali, perché non disponibili, ma delle “lucidature” (cioè
dei disegni ripassati da altra mano): comunque i
suoi Mandrake, Uomo Mascherato,
Cino e Franco, Agente Segreto
X9 riescono a rimanere abbastanza a lungo sulla breccia.
I giornali per ragazzi si presentano nelle edicole dopo
la Liberazione come se non
ci fosse stata la parentesi
bellica e non riescono ad
ammodernare la propria formula, per cui il Corriere dei
Piccoli, Il Vittorioso o Topolino
continuano la loro vita a puntate
come se niente fosse accaduto. Accanto a questi giornali sino alla metà degli anni cinquanta c’é una lunga serie di albi che presentano
le avventure dei personaggi americani in collane
il cui successo va sempre più rarefacendosi con
il passare degli anni: ormai sono nuove formule
editoriali quelle vincenti!
I GRANDI EROI DELLA PRATERIA
Con la stella di sceriffo…
1948: per l’ed. Torelli nasce Il Piccolo Sceriffo.
Lo sceriffo di un paesino del lontano ovest, Prairetown, viene ucciso a tradimento e gli abitanti
eleggono come suo successore, il figlio Kit (un
ragazzino di una decina di anni), affidandogli la
stella di garante della legge, grazie al suo talentocon le armi, al coraggio e all’onestà. Al di là della
evidente assurdità della partenza (tanto che Kit si
troverà a dimostrare una quindicina di anni molto
rapidamente) l’abilità dei realizzatori (Torelli ai
testi e Zuffi ai disegni) sta nel dare al Far West
di questa serie una sorta di dimensione paesana
all’italiana, con fattorie che sembrano prese pari
pari dalle nostre campagne e con vicende anche
piuttosto dure, al di fuori degli standard narrativi delle pubblicazioni per ragazzi dell’epoca: una
certa dose di violenza inconsueta, un qualche accenno a elementi legati alla sessualità, un modo
di raccontare piuttosto adulto…; accanto a Kit
ci sono la sorella Lizzie, che ha la vocazione
della zitellina e che gli fa un po’ da madre, il
lupo Rocky, che spesso lo caverà d’impaccio,
e l’ambiguo Garrett, un po’ suo aiutante ed un
po’ gaglioffo; quest’ultimo è il padre di Flossie,
una ragazzina spigliata che diverrà prima la fidanzatina di Kit e, alla fine della serie, sua moglie.
I racconti del Piccolo Sceriffo sono spesso tinti
di giallo, con truffatori, ladri e simili, le cui azioni
sfociano spesso nell’omicidio. Col passare degli
anni al posto di Garrett arriverà un agente federale, Piggie, dalla forte stazza e dal notevole appetito, che però non diverrà mai una spalla comica
come avviene in altri fumetti dell’epoca.
Il successo del personaggio è vastissimo e i primi trenta numeri subiscono ristampe su ristampe
e, per bissare il successo di questo personaggio,
l’ed. Torelli lancia un eroe mascherato un po’
ricalcato su Zorro, El Bravo, che però, essendo più tradizionale come narrazione, non avrà lo
stesso impatto sui lettori.
I GRANDI EROI DELLA PRATERIA
Kinowa, Capitan Miki, Il Grande Blek
Nel 1950 nelle praterie (e nelle edicole italiane)
si aggira uno scout reso pazzo dal massacro della
propria famiglia da parte dei pellirossa e dal dolore provato per essere stato scalpato; egli è Sam
Boyle chiamato appunto Lo Scotennato, che
quando vede scendergli davanti agli occhi il
velo della pazzia che lo porta ad uccidere
spietatamente i pellerossa, si nasconde dietro la maschera verdastra e
terrorizzante di Kinowa. I creatori
di questa serie di grande successo,
nell’arco della quale Sam scoprirà
che suo figlio si è salvato ed è stato
allevato dai pellirossa come Silver Gek,
sono per l’ed. Dardo il geniale scrittore Andrea Lavezzolo e la esseGesse, sigla dietro
la quale si nascondono tre amici che provengono da esperienze diverse nel mondo del fumetto:
Sartoris, Guzzon e Sinchetto. Il trio, che avrebbe
preferito più lavorare su di un fumetto diretto ai
bambini che ad uno per adolescenti, abbandonano
il personaggio (che passa nelle mani di Gamba) e
tentano di crearne uno loro, puntando sulla moda
di quegli anni degli eroi giovanissimi. Capitan Miki
nasce nel 1951 ed è un piccolo orfano adottato da
una specie di milizia, i Rangers del
Nevada, che pattuglia il West per
renderlo più sicuro. Sprezzante del
pericolo, ma timoroso, come ogni
ragazzino, di fronte all’altro sesso (la lentigginosa Susy, figlia
del comandante del Forte
Coulver), dotato di una mira
prodigiosa e di un buon
acume rapidamente diviene capitano dei Rangers
e si trova come amici
due simpatici ubriaconi
che hanno il compito di creare i lato farsesco
delle storie: Doppio Rhum e il Dottor Salasso.
Le sue avventure lo portano a contatto con popolazioni strane e misteriose, in regni dove il tempo
sembra essersi fermato, a combattere i più feroci
criminali, tra i quali emerge una sorta di trasformista capace di assumere l’identità
di chiunque: Magic Face.
Il successo vastissimo del personaggio, che vanta edizioni di successo
anche in Francia ed in altri stati europei, porta la ed. Dardo a richiedere al
trio una nuova serie e nel 1954 nasce Il
Grande Blek, un trapper di corporatura
muscolosa che lotta contro le Giubbe Rosse
inglesi all’interno della guerra di affrancamento degli stati americani dal dominio inglese. Le avventure del personaggio si susseguono secondo lo stesso stile di Capitan Miki e a lui vengono affiancati
il piccolo Roddy, un ragazzino simpaticamente
pasticcione, e un divertente truffatore, come
il professor Occultis. Il successo è ancora una
volta dirompente e continua anche oltre le Alpi; in
Italia i due personaggi, disegnati nell’ultimo periodo da altre mani vivranno nuove avventure sino
al 1967, ma le loro storie sono state ristampate
più e più volte in tutti i formati possibili. La esseGesse ritenterà la formula con
altri due personaggi editi il primo in proprio per breve tempo,
Alan Mistero, un eroe muscoloso abilissimo nei travestimenti, e l’altro dall’ed. Bonelli, Il
Comandante Mark, che ritorna attraverso il gruppo
dei Lupi dell’Ontario alla
lotta per l’indipendenza
americana.
I GRANDI EROI DELLA PRATERIA
Tex, un successo lungo oltre 50 anni!
Una casa editrice come l’Audace piccola, ma capace di gestire al meglio, grazie alle capacità organizzative di Tea Bonelli, le proprie forze, dopo
aver sfruttato i materiali già in suo possesso dall’anteguerra, inizia una vasta produzione di materiali nuovi. A sostenerne il peso creativo c’è Gian
Luigi Bonelli, un narratore di razza, capace di fornire trame avvincenti in ogni settore della narrativa avventurosa, dalle storie di pirati
a quelle con i giustizieri mascherati.
Egli, in coppia con un grande talento grafico come
quello di Aurelio Galleppini, in arte Galep, prova
nel 1948 a sfornare due serie nuove, una di prestigio, di largo formato con vignette più curate ed
un racconto a più largo respiro (e con un prezzo
più sostenuto), Occhio Cupo, che avrebbe dovuto
divenire il fiore all’occhiello dell’editrice, e l’altra
nel più normale formato a striscia, un western
inizialmente fatto di storie brevi con al centro la
figura di un fuorilegge che si trova spesso e volentieri a fare la parte del difensore dei deboli e degli
oppressi; questo personaggio è Tex Willer. Originariamente doveva chiamarsi Killer, nome che
venne eliminato per evitare che si pensasse ad un
racconto troppo violento. La serie, nata nel 1948 e
sostenuta in copertina da un gradevole colore rosso che la evidenzia in mezzo alle altre pubblicazioni,
surclassa nella vendite il più quotato Occhio Cupo
ed è quindi su questo personaggio che si metteranno al lavoro le forze dell’editrice. Rapidamente
si scopre che è un fuorilegge per caso, e, dopo il
matrimonio con la bella Lilith, che muore a causa
di una epidemia, diviene il capo bianco degli indiani Navajos; lo affiancano il famoso Kit Carson,
tratteggiato con baffi e chioma bianca, il pard
indiano Tiger Jack e, successivamente, quando
ne avrà l’età, il figlio Kit, che, nelle intenzioni di
Bonelli, doveva essere protagonista di una serie a
sé stante, che rimase però nell’armadio. Egli entra
nelle file dei Ranger e diviene un difensore dei diritti dei pellerossa e si imbarca contro un mare di
fuorilegge, tra i quali emerge il nemico eterno ovvero il mago Mefisto. A Galleppini si sono prima
affiancati e poi, alla sua morte, sostituiti un vasto
numero di disegnatori da Nicolò a Ticci, da Villa a
Letteri e, con la scomparsa di Gian Luigi Bonelli,
oggi i testi del personaggio sono principalmente
scritti dal modenese Claudio Nizzi.
I GRANDI EROI DELLA PRATERIA
La sua arma era il lazo...
L’editore Mondadori nel dopoguerra è divenuto
l’esclusivista del materiale Disney, con il quale
realizza testate come Topolino o gli Albi d’Oro;
proprio in quest’ultima collana di albi, dove vengono ripresentate le grandi storie sia italiane che
straniere apparse nell’anteguerra sui giornali dell’editore, il materiale comincia a scarseggiare e,
nel 1949, si pensa di creare un personaggio che
sia capace di occupare tutti gli spazi in cui non ci
sono Topolino e la sua banda. Nasce così l’Eroe
del Texas ovvero Pecos Bill; creato da Martina e
Paparella, presentato dapprima con una cadenza
piuttosto lenta, il personaggio a grande richiesta
deve apparire più spesso nella collana ed altri
disegnatori debbono essere chiamati al lavoro
da De Vita a D’Antonio, da
D’Amy a Battaglia.
A cavallo tra leggenda e realtà e, a detta degli autori, sostenuto da tutta una serie di ricerche riguardanti usi e costumi del vecchio west, Pecos Bill,
che cavalca uno splendido purosangue di nome
Turbine, è facilmente riconoscibile sia dal ciuffo
corvino che caratterizza la sua capigliatura bionda, sia dal costume sfrangiato che indossa; nella
sua lotta per il bene non usa le armi da fuoco: la
sua unica difesa è il lazo che usa con grandissima abilità. Con lui ci sono alcuni personaggi
caratteristici destinati a rimanere nella memoria dei lettori dal simpatico Cacciavite ad un
Davy Crockett più dedito al mangiare e al bere
che alle grandi gesta e molto distante dall’acqua
e dai bagni come dicono tutti coloro che lo avvicinano. Bill ha una fidanzatina dolce e casta, la piccola Sue, che, proprio perché così buona, finisce
per avere poca personalità, mentre la bruna Calamity Jane, che in più di un’occasione concupisce il nostro eroe, è decisamente più importante
nell’ottica delle storie, che sono a continuazione e
formano un ciclo veramente molto piacevole. Mentre Pecos Bill sta finendo la propria
saga avventurosa che lo porterà tra i “Cavalieri del Cielo”, la Mondatori tenta il lancio
di un altro eroe con lo stesso staff di realizzatori,
l’indianino Oklahoma sempre inserito fra gli Albi
d’Oro; questo simpaticissimo eroe, che cavalca
un cavallo da tiro gigantesco rispetto a lui, vive
il clima della Guerra di Secessione ed
aiuta la famiglia sudista De Soto a ritrovare l’onore perduto in battaglia. Il clima è ancora magico con comparse di personaggi leggendari come il mitico Mike Finn, il Re
del Fiume, però la serie dura molto meno rispetto
alla precedente. Anzi Pecos Bill tornerà a rivivere
in diverse altre edizioni, mentre di Oklahoma restano una trentina di albi unici.
DALLA REALTÀ PERSONAGGI NUOVI
Sciuscià - Nat del Santa Cruz
L’editrice Torelli accanto alle storie del Piccolo
Sceriffo ne realizza diverse altre con dei protagonisti adolescenti. Il primo e più importante personaggio nasce nel 1949 nel classico formato a striscia e vive le sue avventure nell’Italia divisa in
due durante la Seconda Guerra Mondiale; egli
pulendo le scarpe ai soldati americani finisce per
prendere il suo nome dalla storpiatura del termine
inglese “shoe shine” e viene chiamato Sciuscià.
È uno dei tanti orfani che la guerra ha lasciato a
difendersi da soli dai pericoli di una società da
ricostruire. Accanto a lui ci sono una ragazzina
nelle stesse condizioni, Fiammetta, e un simpaticissimo imbroglione sempre pronto a approfittare delle occasioni che si presentano, ma in
realtà di grande buon cuore, Pantera. Essi vivono i problemi della guerra, collegandosi con il
servizio segreto americano nella persona del Colonnello Wickers, che li utilizza per le proprie mis-
sioni di qua e di là dalla
linea di demarcazione
tra il nord e il sud dell’Italia. Incontrano traditori ed eroi, fascisti
e partigiani, prostitute e borsari neri,
dando al lettore un
quadro dell’Italia
di pochi anni prima decisamente
veritiero basandosi su testi incisivi, anche se
pieni di sentimento, scritti da
Tristano Torelli e
da Giana Anguissola. Ai disegni, dopo un primo
periodo realizzato da Curreli, troviamo un abile
Paludetti, che dà vigore al personaggio e lo porta
molto in alto nel gradimento del pubblico. Il trio
col passare del tempo affronterà anche i problemi dell’Italia da ricostruire, per poi passare piano
piano verso altri momenti narrativi; nella parte finale della loro carriera i personaggi saranno addirittura Giubbe Rosse in Canada e poi giornalisti a
Londra. Accanto a loro nel 1951 lo sceneggiatore
Gian Giacomo Dalmasso dà vita alle avventure
di un giovane mozzo, Nat del Santa Cruz, che
vive le sue storie su di un veliero dalle grandi vele.
Le sue avventure in giro per il globo sono frizzanti
ed originali ed hanno una caratteristica inusuale
rispetto alle pubblicazioni per ragazzi dell’epoca.
In ogni paese dove Nat si reca incontra una ragazzina della sua età con cui ha un flirt; disegnato con
grande abilità espressiva da Ferdinando Tacconi egli termina le sue gesta nel 1956 dopo essere
entrato giovanetto nella marina da guerra.
Pantera Bionda va al rogo!
Il milanese editore Giurleo, titolare dell’ed. Giurma, poi chiamata Arc, ha la fortuna di trovarsi fra le
mani uno scrittore dalla vena fertile, come Gian
Giacomo Dalmasso, che gli permette di mettere
in cantiere molte testate, tutte di buona qualità
narrativa, ed un disegnatore abile, accattivante
e veloce, Enzo Magni (che si firma con il cognome invertito: Ingam). Da questo duo esce uno dei
più strepitosi successi dell’editoria italiana della
fine degli anni quaranta: Pantera Bionda. Con un
succinto due pezzi maculato, la bella Pantera è la
risposta italiana a Tarzan e alle tarzanelle americane come Sheena; ella vive con uno scimmione
chiamato Tao, di cui capisce il linguaggio, e con
una vecchia nutrice malese. Nella sua isola però
arrivano non solo il bell’esploratore Fred, spesso a torso nudo e che diverrà il suo boy friend,
ma anche bande di giapponesi che continuano
la loro guerra contro gli Stati Uniti nonché delinquenti di tutti i tipi che vogliono approfittare dei
tesori delle giungla. Il successo incredibile della
testata, che va ben oltre le 100.000 copie vendute a settimana, muove subito le parrocchie e
le associazioni cattoliche contro questa “regina
della giungla” scostumata facendola sequestrare
ad ogni piè sospinto e denunciando l’editore. Il
costume di Pantera Bionda si allunga tanto che
la bella bionda finirà per svolazzare da un albero
all’altro quasi in tailleur! Però tutto questo non
basta: l’editore non riesce a far fronte ai continui sequestri e con il n.108 si vede costretto alla
resa.
Akim, il Tarzan fatto in casa
Se Tarzan incontra difficoltà ad avere successo
nel mercato italiano per gli alti prezzi con cui vengono vendute dall’ed. Mondiali le sue avventure,
ecco che nel 1950 la coppia Roberto Renzi e Augusto Pedrazza, da tempo in azione nel fumetto
popolare del primo dopoguerra, coinvolge
lo stampatore Marino Tomasina nella
presentazione di un albetto a striscia che di fatto ricalca le avventure del re della
giungla statunitense. Allevato dalle scimmie è in
grado di capirne, oltre a quello degli altri animali
venendo considerato il re della foresta da tutti.
Akim si trova a combattere contro tutta una lunga serie di scienziati folli, di pazzoidi alla guida di
eserciti per conquistare la giungla, di civiltà scomparse nascoste nel folto della foresta, aiutato da
un gorilla amico Kar e poi dalla bella Rita, che
gli diviene partner, e dal giovane Jim. Le sue
storie resistono per oltre 700 numeri e trovano
grande successo anche in Francia
e in Germania, dove continuano
quando la Tomasina chiuderà la
testata in Italia. In tempi successivi il personaggio ritorna in
un formato alla Tex prendendo
spunto dalle storie pubblicate nei
paesi esteri.
NUOVE AVVENTURE NEL FUMETTO ITALIANO
Gim Toro - Amok
Gli editori milanesi Della Casa e Casarotti nel primi anni dopo la fine della guerra sono alla ricerca di personaggi avventurosi capaci di prendere
il posto di Fulmine, il gigante dal cazzotto facile,
che comincia a dare segni di stanchezza. Il primo
personaggio viene commissionato nel 1946 ad
Andrea Lavezzolo e punta sul basso prezzo per
farsi apprezzare dai lettori. E’ l’avventuriero Gim
Toro, che vive a San Francisco e che insieme
con due amici, uno forte, Bourianakis, e l’altro agile e intelligente, il Kid, affronta una gang
di cinesi che vivono negli Stati Uniti e che hanno
creato una base sotterranea sotto la città: la Hong
del Dragone. Le avventure inizialmente sembrano non aver successo, tanto che lo sceneggiatore
cambia registro ed inventa una banda di rapinatori che agiscono nei mari, la Banda Subacquea, ma
poi le vendite salgono in maniera inarrestabile,
complice anche la presenza di una eroina disinibita, la Vipera Bionda, che diverrà alla fina la moglie
di Gim Toro. La serie proseguirà a lungo e troverà
una sua appendice addirittura verso la fine degli
anni cinquanta con un nuovo scontro tra Gim e la
Hong. Con Amok invece nel 1947 ci tuffiamo nella
giungla malese dove il nostro eroe mascherato
e con un costume atto ad incutere terrore amministra la giustizia; egli viene chiamato in causa da una banda
di gangster che rapisce la sua fidanzata, la dolce Nikita, costringendolo,
accompagnato dal giornalista Bill
Anderson e dal leopardo Kyo, ad attraversare addirittura l’oceano per fare
giustizia. Questa magnifica serie di avventure di prezzo decisamente più alto
all’interno di albi eleganti e giganteschi viene firmato con pseudonimi americani dal duo Cesare Solini
(alias Phil Anderson) e Antonio Canale (alias Tony Chan).
SULL’ALPE SI… RIDE!
Cucciolo - Tiramolla - Pepito
L’ed. Alpe aveva già avuto tra i suoi personaggi di
successo di prima della guerra alcuni eroi della risata, che però erano stati presentati non con
le nuvolette, ma con le didascalie sottostanti. Nel corso del primo dopoguerra aveva ripresentato all’interno della
collana Gaie Fantasie quelle storie, poi
spinta da successo incredibile del Topolino libretto, decide di portare questi
personaggi in un contesto più moderno
e in un formato similare. Cucciolo e Beppe, che inizialmente erano una coppia di cagnolini umanizzati disegnati da Rino Anzi e che
solo successivamente hanno assunto vere sembianze umane, agiscono in un mondo che è una
sorta di mezza via tra i nostri paesi e le cittadine
americane; si scontrano con il perenne nemico
Bombarda ed hanno
tre nipotini, Tip, Tap
e Top. Partendo da
questa situazione
che è similare rispetto a quella di
Mickey Mouse piano piano se ne distaccano mettendo
insieme, grazie ad
autori di grande livello come
Giorgio Rebuffi, un parco di
personaggi di
contorno capace di rendere
originale e divertentissimo il prodotto: la cugina
Peppa, il suo ami-
co canguro, il cugino Giona portascalogna, e
su tutti il lupo della steppa Pugacioff, divenuto quasi proverbiale, formano un tessuto
narrativo divertentissimo ed originale,
a cui collaborano diversi scrittori e disegnatori. Lo stesso Rebuffi dà vita
nel 1953 al figlio della colla e della
gomma Tiramolla, capace di allungarsi e di assumere qualsiasi forma
elasticamente; inizialmente agirà come
partner del duo prima di avere una propria collana ed assumere una personalità particolare che mette in luce la sua ricerca dell’ozio
come forma piacevole di vita e che verrà illustrato a lungo da Manbert (Umberto Manfrin).
Un’altra colonna del successo editoriale dell’Alpe
è il corsaro Pepito creato da Luciano Bottaro,
che avrà vita ancor più lunga in Francia; egli è
in lotta contro il governatore di una regione caraibica, un “grande ladrone” come Hernandez detto per la sua stazza “sua
ventriponenza”. Accompagnato da un amante
delle libagioni e delle
mangiate come Ventoinpoppa, da Uncino il nostromo
e dal pappagallo
Beccodiferro, il
personaggio sarà
protagonista di
una serie di albi
che continua in
Francia per molti
anni con grande
successo di pubblico.
Trottolino e il mondo del sorriso Bianconi
Renato Bianconi era impiegato all’interno delle edizioni Alpe e aveva sotto mano le tirature dei
periodici umoristici da loro
pubblicati; da qui l’idea di
iniziare un’attività legata a
nuovi eroi della risata. Chi
aprì le ostilità nel 1952 fu
Trottolino, che nasce per
mano di Nicolino Del Principe e che parte come clone
di Topolino, ma che se ne differenzia alla svelta.
Egli agisce all’interno di racconti di
tipo giallo-comico, in cui il cattivo è il
mastodontico Jack Bull, mentre Trottolino, uno
scoiattolo umanizzato, era accompagnato da Papi
Papero, un pennuto pasticcione che avrà anche
una incarnazione come eroe del Far
West. Nella pubblicazione troviamo una miriade di personaggi, che spesso e volentieri diverranno protagonisti
di una loro testata come
il diavolo buono Geppo,
sempre alle prese con Satana che lo vuole cattivo,
il principe Soldino accompagnato dalla nonna forzuta Abelarda, Volpetto, Devy
Crock, parodia delle storie di
frontiera… A partire dagli anni sessanta l’impero editoriale di Bianconi si
basa anche su personaggi americani come Braccio di Ferro o Felix realizzati in Italia secondo i
gusti del pubblico di casa nostra.
Il re italiano della risata: Jac
Sulle pagine di un giornale come Il Vittorioso tutto
realizzato da autori italiani fin dall’anteguerra trova lo spazio per emergere un disegnatore umoristico del tutto originale come Benito Jacovitti. Egli
inventa, insieme ad altri personaggi come Cucù o
Alvaro il corsaro, un gruppo di amici, i famosi
3 P ovvero Pippo, Palla e Pertica, che inserisce
in avventure paesane simpatiche, ma è solo nel
dopoguerra che egli può dare fondo ad un suo
umorismo irriverente, fuori dalle righe e spassoso che lo porta ad essere uno dei maggiori talenti
della risata italiana. Accanto ai 3 P mette un antagonista che richiama il Macchia Nera di Topolino,
Zagar, l’arcipoliziotto Cip, la forzutissima signora
Carlomagno e tanti altri personaggi
che costruiscono
un mondo completo e unico. Negli anni quaranta
egli disegna anche
un personalissimo
Pinocchio per poi
inventare altre figurine di carta indimenticabili. Quando si
chiude l’esperienza con Il Vittorioso
per contrasti egli entra nell’equipe del Giorno e del suo inserto
Il Giorno dei ragazzi, per cui crea
il famosissimo cow boy Cocco
Bill, protagonista di innumerevoli avventure ed in azione anche oggi, Tom Ficcanaso, un
giornalista d’assalto, e tanti
altri personaggi che, uniti ai
paginoni per il quotidiano,
creano un percorso unico
indimenticabile.
Passato al Corriere dei
Piccoli, oltre a continuare le sue serie, fa nascere la comicissima parodia
di Zorro con il cavaliere
mascherato Zorry Kid.
Arriva il Re del Delitto, Diabolik
I fumetti sono sempre stati considerati prodotti
per ragazzi e quindi all’interno dei loro racconti
le cose che dovevano rifulgere come esempi erano l’onestà, la dirittura morale, l’eroismo…; ogni tanto però qualche personaggio si permetteva di essere un po’
fuori del coro come nel caso di
un ladro-giustiziere dal volto di teschio come Za La
Mort, nato nel 1947 con
i disegni di Carlo Cossio, o come un criminale dai mille volti
inventato da G.
L. Bonelli e Lino Jeva nel 1949, L’Uomo Ombra, figlio in un certo senso di Fantomas. Per avere un
vero controeroe bisogna attendere il 1962, quando dalla fantasia di due sorelle che lavorano dentro ad una piccola casa editrice gestita dal marito
di una delle due, Gino Sansoni, scaturisce l’idea
di un personaggio negativo, ma con una sua certa linea morale. Le sorelle sono Angela e Luciana Giussani e il loro parto è Diabolik, un ladro
imprendibile che non rifugge di fronte al delitto
pur di raggiungere i propri scopi. Partito con una
periodicità piuttosto barcollante e con dei disegni
veramente di livello piuttosto basso, spinto dal
pubblico che lo reclama in edicola, il personaggio si afferma rapidamente. Egli è in grado di
assumere le sembianze di chiunque grazie
ad una serie di maschere che indossa ed
alla sua capacità di imitare gestualità e
voci, ha una serie incredibile di gadget
e di stratagemmi tecnici con cui beffare
le forze della polizia e tutti coloro che
sono sulle sue tracce e cercano i suoi
covi e le fortune che vi ha nascosto. Al
suo fianco, innamoratissima e ricambiata da un amore monogamo, c’è la bionda
Eva Kant, che lo aiuterà nelle sue imprese,
mentre come avversario troviamo l’intelligente commissario Ginko, che più di una
volta sarà ad un passo dal consegnare alla
giustizia questo re del delitto che si nasconde dietro una tuta nera che gli lascia scoperti solo gli occhi. Ai disegni si sono succeduti
molti abili disegnatori; citiamo solo Facciolo,
Bozzi, Jeva, Paludetti; oggi la maggior parte
dei disegni è sulle spalle dei due Zaniboni,
padre e figlio, e del bravo Giorgio Montorio.
Dalla rapina alla… risata!
Il successo di Diabolik porta con sé nello
stesso formato libretto moltissimi imitatori che cercano di prendersi una fettina della torta. Tra le cose più originali ci sono due personaggi creati
insieme da Max Bunker (alias
Luciano Secchi) e da Magnus
(alias Roberto Raviola). I
due, che lavorano gomito a
gomito nell’editoriale Corno, creano nel 1964 prima
un ladro inglese che si nasconde dietro una tuta
con disegnato uno scheletro e che si fa chiamare Kriminal per l’efferatezza delle sue imprese.
Anche questo personaggio avrà, dopo la bionda
Gloria, una compagna fissa, Lola, che nel corso
delle avventure morirà e che verrà fatta resuscitare dal collaboratore cinese di Kriminal Shan-Tun;
nella ripresa attuale delle storie però Lola sembra
aver.. messo le corna al biondo Kriminal! Suo avversario è il commissario di Scotland Yard Milton, che più volte lo arresta, anche se con la sua
abilità e con la sua crudeltà Kriminal riuscirà
sempre a fuggire. Nello
stesso anno il duo darà
forma ad un altro eroe
del male al femminile, la
rossa Satanik, la brutta Marnie Bannister, che
ritorna bella e appetitosa grazie ad un intruglio
chimico da lei inventato
e che deve essere bevuto, almeno nella prima
parte delle sue avventu-
re (poi sarà sostituito da una sorta di raggio laser), pena il ritorno alle primitive
orrende fattezze. I due personaggi durano una decina di anni arrivando,
spinti dal successo, addirittura
ad una periodicità settimanale.
Nel 1969, probabilmente cominciando a sentire una certa stanchezza nel pubblico
dietro questa ondata di
delinquenti che ha travolto
le edicole, Bunker e Magnus danno il via ad una
saga ironica e divertente, che fa il verso sia alle
avventure alla James Bond sia a quelle degli eroi
neri: Alan Ford. Questi fa parte di un gruppo di
investigatori piuttosto scalcinati, il Gruppo T.N.T.,
che si nasconde dietro un negozio di fiori veramente scalcagnato e diretto da un vecchio paralitico
in carrozzella chiamato il Numero Uno. Accanto a loro troviamo il piccolo ed iracondo Bob
Rock, il nostalgico dell’antico regime Grunf, il
cane sbrodolone Cirano, il Conter Oliver, sempre pronto al furto con destrezza… Le loro divertentissime gesta, che li portano a scontrarsi
con personaggi molto
spassosi come colui che ruba ai
poveri per dare
ai ricchi, Superciuck, o il delinquente dalle mille
facce Gommaflex,
continuano
tuttora
dopo che ai disegni abbiamo avuto diversi disegnatori come Piffarerio o
l’attuale Perucca.
Si sveglia l’eros: Isabella - Goldrake
Il 1966 vuole dire per il fumetto italiano una grande rottura di schemi narrativi: se fino ad allora i
bambini nei fumetti li portava la cicogna improvvisamente ci si accorge che la donna è diversa dall’uomo. Non che prima il fumetto non avesse già
tentato queste strade, ma era stato bloccato dalla
censura; ora, complice il cinema che diviene un
poco più disinibito, anche il fumetto comincia a raccontare situazioni nuove, in cui fa capolino l’eros;
insomma nei racconti non c’è più solo
amore, matrimonio e
famiglia, ma spunta
anche la sessualità.
Grazie all’accoppiata di editori Barbieri/Cavedon nascono tutta una serie di
personaggi che, pur
senza andare troppo oltre i limiti della
decenza, cominciano a fare intravedere qualche nudo, qualche seno, qualche… letto!
La prima è la spadaccina Isabella, che prende
spunto dal successo letterario e cinematografico
di Angelica, la marchesa degli Angeli e che vive
per vendicare la violenza subita dal malvagio barone Von Nutter, divenendo anche agente segreto
del Cardinale Richelieu; i disegni sono di colui che
diverrà il mago del fumetto erotico italiano, Sandro Angiolini, che riesce a dare sostanza alle grazie della bella spadaccina senza mai cadere nella
volgarità; c’è poi Goldrake, un agente segreto
della C.I.A. con il volto di Jean Paul Belmondo,
figlio del successo di 007, che ne mette in luce le
componenti più erotiche; egli è accompagnato da
Ursula, la sosia dell’attrice Andress, e combatte
spesso contro una sadica avversaria come Madam Brutal; il suo disegnatore è Giuseppe Montanari, che oggi lavora presso le edizioni Bonelli.
A questi personaggi, che avranno successo per
ben una decina di anni, se ne accompagneranno
poi altri come Messalina, Bonnie, Jungla, Lucifera, Lucrezia…
Lo Spirito con la Scure
Nel 1961 nel classico formato a striscia Sergio
Bonelli riprende ed aggiorna le tipiche tematiche
avventurose del fumetto per ragazzi. Crea la figura di un giustiziere, Zagor, che agisce a volto
scoperto indossando un costume molto semplice
anche se evocativo ed utilizzando contro i nemici fondamentalmente una scure di pietra, da
cui viene il soprannome datogli dagli indiani Seneca di Spirito con la Scure. Egli vive all’interno
di una foresta, quella di Darkwood, che ricorda
quelle tropicali per il groviglio e di piante e di liane. È sempre pronto a difendere chi ne ha bisogno ed accanto si trova un partner un po’ particolare: il sempre affamato messicano Cico, che
nella sua carriera ha fatto, disastrosamente, un
po’ tutti i mestieri che la vita di frontiera permette. La narrazione di Bonelli riesce ad equilibrare
l’avventura fantastica di un personaggio classico
con il sorriso, spesso al limite della farsa, creato
dagli interventi del panciuto messicano. A sostegno c’è poi il disegno di uno degli autori più validi del racconto avventuroso italiano, Gallieno
Ferri, a cui già dovevamo eroi come il giustiziere
Maskar, l’indiano Tom Tom e la guardia a cavallo canadese Thunder Jack. Egli dà forma godibile
alle gesta dell’eroe, che spesso abbandona la foresta di Darkwood per andare nel resto del mondo,
effettuando viaggi avventurosi di grande impatto
come quello nel continente americano. Dopo alcuni anni il personaggio, che intanto ha incontrato tutta una serie di nemici fantasiosi, che hanno
immesso un po’ di horror e di fantascienza nelle
sue trame, ha abbandonato il formato striscia ed
ha abbracciato quello alla Tex, un formato con il
quale si ripresenta ancor oggi in edicola.
È questo il vero West?
Gino D’Antonio aveva già lavorato per Sergio Bonelli negli anni cinquanta con due serie western
come Gordon Jim e El Kid e quando presentò nel
1967 un nuovo progetto per sviluppare un racconto legato al mondo della prateria più documentato
e reale del solito, pur senza dimenticare la fantasia dell’avventura, trovò vivo e vivace l’interesse
dell’editore. Questa Storia del West inizialmente
doveva essere un albetto settimanale, ma poi se
ne fece una proposta di maggior numero di pagine nel classico formato alla Tex. L’idea
era di narrare le vicende storiche della frontiera americana attraverso le
vicissitudini di una famiglia di
coloni, i McDonald, seguendola
nel corso degli anni; la grande storia quindi veniva vista
attraverso i fatti personali, simpatici o drammatici,
di un gruppo di personaggi seguiti attraverso il loro
mutare, sia fisico che come
carattere, con il susseguirsi delle generazioni e con
personaggi che si sostituiscono piano piano a quelli
iniziali. Il progetto era stato
sviluppato con il contributo di un altro grande disegnatore di storie western,
Renzo Calegari; alla fine D’Antonio si assunse l’onere di tutti i soggetti e ai disegni troveremo poi, accanto ai primi interventi
di Giorgio Trevisan, uno splendido Sergio Tarquinio, che sarà una
delle colonne del racconto. Questa
serie, più volte ristampata ed ancora oggi in edicola, è stata una vera svolta all’interno della narrativa di frontiera, spostando l’asse da storie di
pura fantasia sostenute da nessuna documentazione verso racconti più veri e quindi bisognosi di
dati e di elementi storicamente documentati. Un
altro scossone alla narrativa western tradizionale D’Antonio l’ha dato sempre per Sergio Bonelli
nel 1984 con una coppia piuttosto disinibita, Bella
e Bronco, che vive con allegria i problemi di una
avventurosa “convivenza” e che si trova a
cavalcare criteri morali molto più liberi rispetto a quelli degli eroi del West
del passato tutti etica e giustizia.
Un uomo chiamato Ken Parker
Mentre il grande schermo stava compiendo una
rivisitazione della figura dell’eroe della frontiera
americana con film come Un uomo chiamato Cavallo, Il piccolo grande Uomo e Corvo Rosso non
avrai il mio scalpo, anche nel mondo del racconto disegnato si cominciava ad abbandonare la tipologia dell’eroe tutto d’un pezzo,
senza dubbi o problemi, cominciando a tratteggiare figure molto più
complesse e con una vita dietro le
spalle fatta anche di fame, di miseria, di sessualità e di altri momenti
più realisticamente umani. Uno dei
capisaldi di questa svolta sulla carta è stato nel 1977 Ken Parker, un
uomo che, dopo la morte del fratello si arruola nell’esercito e diviene
scout, anche se questa professione
con le sue rigide regole gli creerà
più di un problema. Spirito libero
che si sposta in tutte le regioni della frontiera accompagnato dal suo
fucile dalla lunga canna, conoscendo sia i colonizzatori che gli indiani
colonizzati da altri punti di vista rispetto a quelli tradizionali, vivendo
insieme a loro, entrando nei loro
problemi ed arrivando nella parte
finale della sua storia a toccare con
mano i primi scioperi e le provocazioni dei padroni, finendo anche
in carcere, dove è rimasto, lasciato
lì dalla conclusione della sua vita
editoriale. Scritto con efficacia,
con senso dell’humour e con grande capacità di mischiare i generi e
di effettuare citazioni ricavate sia
da letture che da visioni cinematografiche da un
ottimo Giancarlo Berardi e disegnato con uno
stile raffinato ed evocativo da Ivo Milazzo, la
sua saga è stata ristampata molte volte e trova
ancora oggi un suo degno spazio in edicola.
In Brasile volando su di un Piper…
Un tempo quando le conoscenze dei paesi lontani
dal nostro erano più limitate e le comunicazioni
erano più difficili, era molto semplice utilizzare
i panorami di zone poco note come fossero l’ultima frontiera, ma con tutto ciò che ci si è trovati davanti nella seconda metà degli anni sessanta rimangono poche zone oggi che riescono
a divenire ambientazioni ideali per un racconto
d’avventura che può sconfinare nell’esotismo; divenuta l’Africa meta dei turisti sotto casa, ecco
apparire la giungla amazzonica con i suoi uomini
e i suoi animali come possibile cornice per una
serie di racconti. Sergio Bonelli, che agiva sotto
lo pseudonimo di Guido Nolitta, innamorato del
Brasile, dei suoi usi e costumi e della sua gente,
nel 1975 pensa ad un personaggio che porti con
sé anche le disillusioni di una generazione ferita
da guerre come quella del Vietnam. Il suo pilota
Jerry Drake, dopo aver combattuto nella Seconda
Guerra Mondiale su vari fronti, si rifugiava a fare
il pilota di un aeroplano ad elica, un Piper, in zone
fuori dal normale giro del turismo. Disilluso, ma
ancora innamorato della vita, della giustizia e delle
belle cose che ci sono al mondo, dalle bevute con
gli amici alle belle ragazze, egli, soprannominato
Mister No per il suo perenne essere “contro”,
atterra nei piccoli aeroporti del Sertao e da lì parte
alla scoperta del Brasile più nascosto, meno folcloristico e delle sue contraddizioni. Aiutato da
un tedesco chiamato Esse Esse e adorato dalle
ragazze, egli vive da quasi trenta anni un’avventura diversa, più adulta; inventato inizialmente sul
piano grafico da Gallieno Ferri, il personaggio
trova la sua piena valorizzazione nel segno di
Franco Bignotti e di Roberto Diso, due tra le decine di disegnatori che hanno collaborato alle sue
storie.
Tutto il mondo è mistero e paura!
Il successo a livello giovanile sia di esploratori-avventurieri come Indiana Jones, che si gettano a capofitto nel ricercare manufatti di una archeologia
fantastica che può ancora far sognare lo spettatore oppure del filone del cinema horror che spesso
gronda sangue e morte, apre le strade anche nel
fumetto all’esplorazione di terreni diversi dal solito. Il primo eroe ad apparire, inventato da Alfredo
Castelli, uno dei più validi sceneggiatori del fumetto italiano, è nel 1982 Martin Mystere che inizialmente doveva chiamarsi Doc Robinson e che viene
creato graficamente da Giancarlo Alessandrini.
Egli è un archeologo ed antropologo che tiene una
trasmissione televisiva dedicata ai fatti misteriosi
del passato e del presente della storia dell’uomo.
Bibliofilo accanito, egli, che abita a New York, ma
che ha a lungo vissuto a Firenze, è accompagnato nelle sue gesta da un uomo di Neanderthal
sopravissuto ai suoi tempi, Java, e dalla bionda Diana Lombard, che scopriremo con il tempo
essere sua moglie. Contro di lui agisce una setta,
quella degli Uomini in Nero, che vuole nascondere
tutte le cose che potrebbero far leggere la storia
dell’uomo in chiave diversa rispetto a quella ormai da tutti accettata. Mystere trova le tracce di
Atlantide e
del suo potere, si imbatte
in scienziati criminali
come Jinx,
che utilizza la scienza per realizzare, traendone
profitto, i più strambi sogni dell’uomo (anche se
spesso i malcapitati che si affidano a lui fanno una
brutta fine!) ed è supportato nelle sue ricerche da
una struttura governativa segreta, Altrove, che
nasconde in sé magia e scienza ben mischiate e a
cui hanno partecipato uomini come E. A. Poe, M.
Twain… Dylan Dog è invece il detective dell’incubo, che a partire dal 1986 si interessa con la sua
agenzia dei fatti più strani e spaventosi che capitano alle persone. Se ne aveste bisogno, la sua sede
è a Londra. Piuttosto incredulo sull’esistenza degli stessi fatti in cui spesso si trova coinvolto, egli
è comunque sempre pronto a mettere al servizio
del gentil sesso la sua abilità. Lo accompagna un
segretario, Groucho, sosia dell’omonimo fratello
Marx e che spara freddure su freddure riducendo
a mal partito gli interlocutori. Scritto da Tiziano
Sclavi, il personaggio, affidato per la creazione
grafica a Claudio Villa e ad Angelo Stano, affronta mostri, fantasmi e le situazioni più incredibili,
ma è pieno di insicurezze che esorcizza un po’ attraverso il montaggio di un galeone che non sarà
mai finito e un po’ suonando il clarinetto; nello
stesso tempo riesce a conquistare tutte le belle
ragazze che gli gironzolano vicino: come a
dire che paura
e mistero pagano alla fin
fine!
In un mondo nuovo, dopo la grande crisi
Nathan Never nasce nel 1991 scritto da un gruppo di 3 autori provenienti dalla Sardegna ed approdati presso l’editore Sergio Bonelli (Michele
Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna) ed affidato
per la prima volta a Claudio Castellini; è un poliziotto legato all’Agenzia Alfa, che ha molto potere nella vita di una Terra che è stata sconvolta
da una guerra che ha rovesciato molti degli schemi di vita precedenti lasciandone poche tracce;
egli lavora con un gruppo di agenti estremamente
selezionati come la longilinea Legs Weaver, la
prosperosa May o il genio informatico Baginov,
a cui nel corso d’opera se ne aggiungeranno diversi altri. Il suo compito è di intervenire quando
ci sono da affrontare problemi che travalicano le
normali procedure poliziesche, quando è necessario qualcosa che altri reputano troppo pericoloso.
È il capo Reiser a stabilire i compiti a cui come
bravi soldatini i vari agenti si adeguano. Dietro le
spalle però Nathan ha un grosso problema. Una
figlia resa autistica da una grave vicenda familiare avvenuta quando l’agente era in missione. Con
il passare degli anni molte vicende, come molti
disegnatori, si sono succedute in questo mondo;
ultimamente c’è stata anche una feroce lotta tra
la Terra e le stazioni orbitanti che ha di nuovo
sconvolto la vita della popolazione. Nathan è un
tentativo di fondere insieme la fantascienza fredda degli anni Ottanta con quella avventurosa tenendo presenti anche gli elementi della detective
story.
Il marinaio con l’orecchino
Nel 1967 arriva sulle pagine della rivista Sgt. Kirk
legato ad una zattera e mandato a morire sulle
onde il marinaio gitano Corto Maltese; l’avventura è La ballata del mare salato e l’autore è
Hugo Pratt.
Quest’ultimo aveva già dietro le spalle una carriera decisamente lunga iniziata nel 1946 con l’invenzione a Venezia di un giustiziere in calzamaglia,
l’Asso di Picche, e poi, trasferitosi in Argentina,
in collaborazione con il grande Oesterheld, di
personaggi decisamente inusuali per il mondo del
fumetto d’allora da Sgt. Kirk, un bianco ribelle
rispetto alle regole dell’esercito e schierato dalla
parte dei pellerossa, o Ernie Pyke, la figura di un
corrispondente di guerra che racconta gli
episodi della Seconda Guerra Mondiale
in maniera del tutto diversa dal solito.
Corto Maltese è un marinaio “vagabondo”, che si muove ad ogni latitudine lasciando dietro si di sé cuori
infranti, romanticismo e nemici, come
Rasputin, che non sanno se apprezzarlo
o odiarlo, un eroe che colpirà la fantasia
di milioni di lettori che lo seguiranno nelle
sue peregrinazioni tra i Caraibi e la Russia
zarista. Divenuto di fatto uno dei più grandi simboli romantici dell’ultimo Novecento, Corto, che avrebbe dovuto concludere la
sua esistenza lottando per la Repubblica nella
guerra civile spagnola, non ha visto finire la sua
vita di carta causa la morte dell’autore. Famosissimo in Francia, in Italia è apparso anche sul Corriere dei Piccoli e su molti volumi dedicati alle
sue imprese.
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WOW! L`Italia a nuvolette 2005