C hiese nel mondo | francia Dopo la legge sul matrimonio omosessuale P Nota della Commissione Famiglia e società della Conferenza dei vescovi di Francia Preso atto che l’approvazione del progetto di legge sull’apertura dell’istituto matrimoniale a coppie dello stesso sesso nell’aprile scorso non rifletteva la propria visione, la Conferenza dei vescovi di Francia «ha invitato i cattolici a comportarsi come cittadini che in democrazia assumono una posizione minoritaria». Nel documento, a firma della Commissione Famiglia e società, Continuiamo nel dialogo, reso noto in maggio, non solo ribadiscono la propria posizione, ma fanno il punto su come procedere. Essi prendono atto che continuando a riflettere «sulle nostre visioni del mondo e le loro conseguenze per la vita di tutti e particolarmente dei più vulnerabili fra di noi», si possono trovare nuovi spunti di convergenza con i tanti che, pur favorevoli alla nuova legge, hanno «espresso l’auspicio che si tenga in maggiore considerazione il superiore interesse della prole». I vescovi concludono il testo con l’invito ai cattolici di dare prova «di maturità spirituale» non solo pronunciando «parole per esprimere una convinzione» ma soprattutto mettendo in atto «la testimonianza e l’impegno di una vita al servizio del prossimo, nutrita dalla fede in Cristo». Stampa (15.9.2013) da sito web www.eglise.catholique.fr; nostra traduzione dal francese. Il Regno - 549-555.indd 549 documenti 17/2013 roseguiamo il dialogo! Le prospettive dopo l’approvazione della legge che apre il matrimonio alle persone dello stesso sesso I dibattiti e le manifestazioni che si sono avuti in relazione alla legge che apre il matrimonio alle persone dello stesso sesso hanno dato modo di constatare che questo progetto di riforma ha diviso la comunità nazionale. Si è prodotta un’incomprensione fra sostenitori e avversari della riforma e sono nate divergenze sul modo d’esprimere i disaccordi. Oggi è possibile notare una radicalizzazione delle posizioni, che ha riscontro anche all’interno delle comunità cattoliche, e i responsabili della pastorale delle famiglie, fra gli altri, hanno espresso la necessità di disporre di elementi per il discernimento e di piste di lavoro per proseguire la riflessione. La Commissione Famiglia e società della Conferenza dei vescovi di Francia propone dunque questo testo per aiutare le comunità cattoliche a superare le differenze d’approccio e ad approfondire il dialogo. Se la fede cristiana è una ricchezza che dà senso alla nostra vita, è possibile mettersi in ascolto e intendersi per presentare come, all’interno di una società pluralista e secolarizzata, essa sia oggi fonte d’orientamento e d’ispirazione etica. L’oggetto della riforma Il presente testo si pone in continuità con la nota pubblicata dalla Commissione Famiglia e società nel settembre 2012.1 Occorre ricordare che a quel tempo non era prevista e nemmeno possibile alcuna discussione. Il progetto di legge faceva parte del programma del candidato François Hollande, e dunque agli occhi del governo esso raccoglieva automaticamente l’adesione della maggioranza dei francesi. In quella nota la Commissione Famiglia e società aveva operato la scelta di porre il proprio intervento sul terreno giuridico e antropologico, per favorire il dialogo 549 03/10/13 17:58 C hiese nel mondo con il più vasto numero di persone possibile. Vi chiariva le ragioni che potevano condurre a contestare questa trasformazione del matrimonio civile. Spiegava altresì i motivi per cui tale trasformazione del matrimonio appariva una risposta inadeguata alla richiesta di riconoscimento da parte delle persone dello stesso sesso. Invitava il legislatore a non lasciarsi bloccare in una disputa sui diritti individuali, ma a cercare di salvaguardare il bene comune. Sottolineava infine che il matrimonio era una istituzione, non riducibile all’amore fra due persone, e come tale instaurava per la società un legame fra l’amore fedele di un uomo e di una donna e la nascita di un figlio. Questa istituzione palesava a tutti che la vita è un dono, che i due sessi sono uguali e indispensabili alla vita e che la comprensibilità della filiazione è essenziale per la prole. La riforma aveva per oggetto tutto questo, e non soltanto la questione dell’uguaglianza di trattamento fra coppie dello stesso sesso e le altre. La vastità della posta in gioco per l’insieme della società richiedeva che sul testo pubblicato nel settembre 2012 venisse aperto un ampio dibattito. Esso offriva anche ai cattolici elementi di discernimento per parteciparvi, e tante comunità cattoliche vi si sono riferite per organizzare incontri. Nel frattempo il progetto di legge è stato esaminato dall’Assemblea nazionale e dal Pagina Senato 1per essere infine R1f_Ferdinandi:Layout 1 4-09-2013 14:16 approvato in seconda lettura dall’Assemblea nazionale il 23 aprile 2013, in una versione vicina alla proposta iniziale del governo che apre alle coppie dello stesso sesso A CURA DI SALVATORE FERDINANDI Memoria e profezia per testimoniare la carità N el corso di un trentennio (1971-2001) alla guida di Caritas Italiana si sono succeduti tre direttori: G. Nervo, G. Pasini ed E. Damoli. Il DVD è una testimonianza della carità vissuta in modo profetico dentro eventi e cambiamenti che hanno fortemente segnato quel tempo. Accanto ai direttori vengono presentate sei figure che con loro hanno condiviso il servizio agli ultimi. «FEDE E ANNUNCIO» DVD + libretto pp. 16 - € 15,00 Edizioni Dehoniane Bologna 549-555.indd 550 Via Scipione dal Ferro, 4 - 40138 Bologna Tel. 051 3941511 - Fax 051 3941299 www.dehoniane.it 550 il matrimonio e l’adozione «plenière». Dopo l’approvazione da parte del Consiglio costituzionale, la legge è stata promulgata dal presidente della Repubblica il 18 maggio 2013. Numerose divergenze Durante tutto questo tempo, il dibattito che era stato sollecitato ha certamente avuto luogo ed è stato possibile esporre i contributi delle varie parti, religioni comprese. Resta tuttavia la sensazione che tali contributi non siano stati ascoltati o intesi. La vastità delle manifestazioni pubbliche è per gran parte conseguenza dell’idea che obiezioni di carattere fondamentale, che vanno oltre il campo della religione e toccano le basi della vita comune, siano state respinte o ignorate. In generale e per ragioni diverse in tanti hanno vissuto con malessere questo periodo di dibattito. Così, con qualche semplificazione, alcuni ritengono che la riforma non modifichi affatto il matrimonio in quanto questo riconosce l’amore fra due esseri, mentre altri pensano che essa svuoti il matrimonio della sua sostanza in quanto ignora la differenza sessuale. Alcuni considerano la riforma un progresso in riferimento alla parità dei diritti, altri temono il crollo della società incapace di riconoscere la differenza quale modalità d’identificazione umana. Alcuni negano alla Chiesa il diritto d’intervenire sulle questioni sociali, altri vorrebbero che essa guidasse la lotta politica. Alcuni invocano l’amore misericordioso di Dio a sostegno della legge, altri l’amore creatore di Dio per avversarla. Alcuni pensano che il dibattito politico sia stato eluso, altri che sia stato eluso il dibattito all’interno della Chiesa. Come andare oltre tali contrapposizioni? La complessità del giudizio etico In realtà sono tanti quelli che avevano colto i differenti aspetti che sembrano opporsi, e si sentivano lacerati fra la volontà di dare al matrimonio basato sull’alterità dei sessi tutto il senso che gli spetta e la volontà di non respingere le persone omosessuali. Il progetto di riforma li forzava a scegliere. Le controproposte che ricercavano una conciliazione fra i due aspetti non hanno avuto eco politica. Ma, al di là del problema della formulazione politica del progetto di riforma, questi divari, vissuti dolorosamente nell’intimo delle persone come all’interno delle comunità cristiane, rivelano anche la complessità del giudizio etico in una situazione pluralista e invitano ad approfondire la nostra riflessione. Segnalano che il giudizio etico stesso è divenuto pluralista. Ognuno invoca la propria coscienza e non si riesce più a cogliere se esistano ancora dei fondamenti comuni per pronunciarsi su queste grandi questioni nelle quali si disegna l’avvenire dell’uomo. Così si assiste all’emergere inquietante di nuovi modi di giudicare le situazioni. A seconda delle emozioni, della narrazione o del sentire individuale, questi lasciano poco spazio agli argomenti della ragione. È un dato di Il Regno - documenti 17/2013 03/10/13 17:58 fatto che deve essere tenuto presente da chiunque voglia praticare il dialogo: occorre prendere in considerazione anche la storia personale di ognuno e lì tentare di raggiungerlo, il che significa ugualmente assumere la propria storia. Questa complessità del giudizio etico in una società pluralista e secolarizzata non impedisce, da una parte, di trarre degli insegnamenti positivi da questo tempo di dibattito e, dall’altra parte, di elaborare delle piste di riflessione per approfondire il dialogo. 1. Gli insegnamenti positivi di questo tempo di dibattito Questi ultimi mesi hanno dimostrato quanto sia impegnativo vivere in democrazia. Hanno fatto emergere problematiche fondamentali riguardo al superiore interesse della prole, alla situazione della condizione omosessuale e al rifiuto dell’omofobia. Sono acquisizioni positive del dibattito. 1.1. Vivere l’impegno democratico L’esercizio della democrazia presuppone di accettare fin dall’inizio che le divergenze d’opinione siano legittime. Su questa base, i cittadini e le loro organizzazioni possono esprimere liberamente il proprio punto di vista, nel rispetto degli altri. Ognuno merita così d’essere ascoltato e rispettato nelle proprie convinzioni profonde. Il dibattito deve consentire il miglioramento di un progetto in modo da poter raccogliere l’adesione più ampia possibile. Il disprezzo, la violenza verbale o fisica non hanno spazio in ambito democratico. Sono, per i cristiani, in contraddizione con la libertà religiosa che essi invocano. Rispettare la laicità La laicità dello stato, così come si è sviluppata in Francia a partire dalla legge del 1905 che ne definisce le regole, non pone ostacolo all’espressione delle religioni nel pubblico dibattito. La laicità dello stato non implica una laicità della società. La laicità accoglie opinioni e contributi nello spazio pubblico alla ricerca dell’interesse generale, espressi in nome di una convinzione religiosa o spirituale, poiché essa riconosce la ricchezza del pluralismo. La Chiesa, come ogni associazione, può fare sentire le proprie ragioni; i cattolici come tutti i cittadini possono prendere la parola. Certamente non si tratta d’imporre la fede o un punto di vista religioso. La partecipazione dei cattolici al dibattito pubblico si dà a partire da una visione dell’uomo che trova la propria fonte nella ragione rischiarata dalla fede cristiana. Assumere una posizione minoritaria I cattolici oggi si rendono conto che tale visione non è più conosciuta né condivisa da tutti. Anche quando essa è condivisa, le conseguenze politiche da trarne possono divergere. All’interno della comunità cattolica tali divergenze non mettono in pericolo l’unità ecclesiale, così come il risultato di un voto democratico non pone i cattolici al di fuori della comunità nazionale. Durante l’ultima assemblea plenaria, per voce del proprio presidente, la Conferenza dei vescovi di Francia si è pronunciata sulla situazione che si è venuta a creare in seguito all’adozione del progetto di legge e del suo effetto sulla coesione nazionale. Ha inoltre invitato i cattolici a comportarsi come cittadini che in democrazia assumono una posizione minoritaria. È prova di maturità democratica accettare senza violenza che il proprio punto di vista non venga accolto. È prova di maturità sociale riconoscere che il dibattito politico non esaurisce il dibattito etico e antropologico sulle grandi questioni del senso dell’esistenza. È possibile continuare in molti modi a stimolare la riflessione sulle nostre visioni del mondo e le loro conseguenze per la vita di tutti e particolarmente dei più vulnerabili fra di noi. È prova di maturità spirituale credere che non sono importanti le parole per esprimere una convinzione, ma prima ancora vengono la testimonianza e l’impegno di una vita al servizio del prossimo, nutrita dalla fede in Cristo. A tal proposito le comunità cattoliche dovranno impegnarsi anche ad accompagnare i tanti giovani che spontaneamente e pacificamente hanno preso parte ai dibattiti e alle manifestazioni. Si tratta di riconoscere e insieme sostenere il loro impegno, assicurandone la formazione specialmente nel campo della dottrina sociale, per favorire questa testimonianza alla sequela di Cristo. 1.2. L’interesse superiore della prole Una corrente molto ampia, superando le divergenze riguardo al matrimonio aperto alle persone dello stesso sesso, ha espresso l’auspicio che si tenga in maggiore considerazione il superiore interesse della prole nel contesto della legge sull’allargamento del matrimonio, e in generale in quello delle riforme previste che vanno a toccare la vita familiare, la protezione dell’infanzia e della gioventù, la vita scolastica. Questo concetto di superiore interesse della prole ha il supporto a livello internazionale della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia del 20 novembre 1989, ratificata dal nostro paese, sulla quale veglia in Francia il «difensore dei diritti» (autorità amministrativa indipendente col compito di difendere i diritti dei cittadini di fronte alle amministrazioni, con prerogative speciali in materia di promozione, fra l’altro, dei diritti dei bambini; ndt). Meglio spiegato e meglio compreso, questo concetto avrebbe permesso di chiarire i malintesi fra diversi punti di vista che invocano il bene dei bambini già nati o che ancora devono nascere. Avrebbe anche permesso a tante persone, favorevoli al «matrimonio per tutti» ma ostili all’adozione, di comprendere lo stretto legame fra l’accesso al matrimonio e l’accesso all’adozione. La richiesta di preservare una filiazione comprensibile per tutti 1 Commissione Famiglia e società della Conferenza dei vescovi di F rancia , Allargare il matrimonio alle persone dello stesso sesso? Apriamo il dibattito, 27.9.2012; Regno-doc. 19,2012,621. Il Regno - 549-555.indd 551 documenti 17/2013 551 03/10/13 17:58 C hiese nel mondo Carta della laicità a scuola i l 9 settembre il ministro per l’educazione nazionale francese, Vincent peillon, ha reso nota una circolare nella quale è contenuta la Carta della laicità a scuola. il documento è nato all’interno del programma di «rifondazione della scuola della Repubblica» che a partire dal luglio scorso si prefigge di ridare centralità alla «trasmissione del senso del bene comune e delle regole» all’interno del percorso scolastico. La Carta sarà da affiggere in ogni scuola perché genitori e allievi la conoscano. secondo la circolare ministeriale, infatti, «la laicità e gli altri principi e valori della repubblica» troppo spesso patiscono «una scarsa conoscenza o un’incomprensione». al contrario «la laicità deve essere compresa come un valore positivo d’emancipazione e non come una costrizione che vuole limitare le libertà individuali» (www.eduscol.education.fr; nostra traduzione dal francese). La nazione affida alla scuola la missione di condividere con gli allievi i valori della Repubblica. 1) La Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Essa assicura l’uguaglianza di fronte alla legge, sull’insieme del proprio territorio, di tutti i cittadini. Essa rispetta tutte le credenze. 2) La Repubblica laica organizza la separazione delle religioni dallo stato. Lo stato è neutrale nei confronti delle convinzioni religiose o spirituali. Non esiste religione di stato. 3) La laicità garantisce la libertà di coscienza per tutti. Ciascuno è libero di credere o di non credere. Essa consente la libera espressione delle proprie convinzioni, nel rispetto di quelle altrui nei limiti dell’ordine pubblico. 4) La laicità permette l’esercizio della cittadinanza, conciliando la libertà di ciascuno con l’uguaglianza e la fraternità di tutti avendo a cuore l’interesse generale. 5) La Repubblica assicura nelle proprie scuole il rispetto di ciascuno di questi principi. 6) La laicità della scuola offre agli allievi le condizioni per forgiare la loro personalità, per esercitare il loro libero arbitrio e per i bambini è stata chiaramente espressa, ma non è stata presa in considerazione dal legislatore. Nella delibera del 17 maggio 2013, il Consiglio costituzionale ha elevato «l’interesse del bambino» a esigenza costituzionale. Questo rafforza l’esigenza che qualunque procedimento d’adozione debba essere conforme all’interesse del minore. Il Consiglio ha inoltre ritenuto che la legge non abbia né per oggetto né per effetto il riconoscimento di un «diritto al figlio». Il rifiuto molto deciso di qualunque strumentalizzazione offre la speranza che questa cura nella protezione del minore, la figura del più debole fra di noi, permetterà di raccogliere una maggioranza per opporsi a un allargamento dei casi autorizzati per la procreazione medicalmente assistita e alla legalizzazione della maternità surrogata. 1.3. L’aCCoGLieNza NeLLa CHiesa DeLLe persoNe omosessuaLi Come denunciava il testo precedente della Commissione Famiglia e società, l’omofobia esiste ancora nella società e nelle nostre comunità cattoliche. Il dibattito 552 Il Regno - 549-555.indd 552 documentI compiere una prima formazione sul concetto di cittadinanza. Essa li protegge da ogni proselitismo e da ogni pressione che voglia impedire loro di fare le proprie scelte. 7) La laicità assicura agli allievi l’accesso a una cultura comune e condivisa. 8) La laicità permette l’esercizio della libertà d’espressione degli allievi nel limite del buon funzionamento della scuola come del rispetto dei valori repubblicani e del pluralismo delle convinzioni. 9) La laicità implica il rifiuto di ogni violenza e di ogni discriminazione, garantisce l’uguaglianza tra le ragazze e i ragazzi e poggia su una cultura del rispetto e della comprensione dell’altro. 10) È compito di tutto il personale trasmettere agli allievi il senso e il valore della laicità così come degli altri principi fondamentali della Repubblica. Esso vigila sulla loro applicazione nell’ambito scolastico. Spetta a esso far conoscere la presente Carta ai genitori degli alunni. 11) Il personale ha il dovere di rigorosa neutralità: non deve manifestare le proprie convinzioni politiche o religiose nell’esercizio delle proprie funzioni. 12) Gli insegnamenti sono laici. Al fine di garantire agli allievi una presentazione più obiettiva possibile rispetto alla diversità delle visioni del mondo così come all’estensione e alla precisione dei saperi, nessuna materia è esclusa a priori dalla discussione scientifica e pedagogica. Nessun allievo può invocare una convinzione religiosa o politica per contestare a un insegnante il diritto di trattare una questione in programma. 13) Nessuno può approfittare della propria appartenenza religiosa per rifiutare di adeguarsi alle regole applicabili nelle scuole della Repubblica. 14) Nelle scuole pubbliche le regole di vita dei diversi spazi, precisate nel regolamento interno, sono rispettose della laicità. È vietato portare segni o un abbigliamento tramite i quali gli allievi manifestino ostensibilmente un’appartenenza religiosa. 15) Attraverso le loro riflessioni e le loro attività gli allievi contribuiscono a far vivere la laicità all’interno della propria scuola. riguardo al progetto di legge ha avuto un duplice effetto. Da un lato, un’omofobia fino allora latente si è manifestata con una violenza soprattutto di tipo verbale ma in alcuni casi anche fisica. Ciò è inammissibile e deve essere fermamente condannato. Tali espressioni omofobe hanno ferito e turbato tanti. Dall’altro lato, le accuse ripetute e generalizzate di omofobia all’indirizzo di quanti si opponevano al progetto di legge hanno ingiustamente squalificato le motivazioni profonde che li animavano. accoglienza incondizionata L’omofobia, come ogni forma di discriminazione, è inaccettabile. Per le comunità cattoliche l’accoglienza incondizionata di ogni persona viene prima di qualunque altra cosa. Ogni persona, indipendentemente dal suo percorso di vita, è innanzitutto un fratello o una sorella in Cristo, un figlio di Dio. Questa filiazione divina trascende qualsiasi legame umano familiare. Ogni persona ha diritto a un’amorevole accoglienza, così com’è, senza dover nascondere questo o quell’altro 17/2013 03/10/13 17:58 aspetto della propria personalità. L’accoglienza incondizionata della persona non comporta assolutamente l’approvazione di tutte le sue azioni, ma costituisce la prima condizione di qualunque relazione, secondo l’esempio dato da Cristo stesso. La misericordia e la legge Le comunità cristiane non devono scegliere fra legge e misericordia per accogliere. È la misericordia che apre la strada sulla quale ogni persona, restituita alla propria dignità e alla propria libertà, può impegnarsi liberamente con un cammino esigente di conversione e di crescita. Ciò che la fede indica come legge non è un diktat morale, ma il segno che, con un atteggiamento d’umiltà, diventa possibile l’incontro con l’amore divino. È l’incontro con Cristo che condurrà la persona a operare dei cambiamenti nella propria vita. Le comunità cristiane, anche se consapevoli che si tratta di qualcosa che sfugge loro, devono favorire questo incontro, testimoniare l’azione di Dio nella vita di ciascuno e accompagnare i cammini, senza mai giudicare i cuori. Da questo punto di vista, la Commissione Famiglia e società riconosce che molto ancora può essere fatto per accogliere e accompagnare meglio le persone omosessuali e le loro famiglie. Le incomprensioni sorte a proposito della legge in seno alle comunità cattoliche rivelano questa situazione ma allo stesso tempo possono anche portare a prendere maggiore consapevolezza di questa responsabilità da parte delle comunità che sono invitate ad approfondire il dibattito sui diversi aspetti. 2. Nuovi argomenti d’approfondimento La riflessione sulla riforma del diritto di famiglia ha portato tanti cattolici a interrogarsi sulle proprie prese di posizione e sulle loro motivazioni. Essere cattolici implica essere sempre «contro» le riforme della società che altri presentano come progressi? Dopo aver fugato le accuse di omofobia, come riuscire a spiegare la peculiare ricchezza del matrimonio cristiano, che merita essere perseguita e che si vorrebbe condividere? Sono interrogativi più lontani dal dibattito politico, per i quali il Consiglio famiglia e società propone alcuni elementi di discernimento. Le piste che vengono presentate qui di seguito vogliono incoraggiare i cattolici ad approfondire insieme queste tematiche e a dibatterne con tutte le persone di buona volontà. 2.1. Una visione dell’uomo… Nella visione cristiana, l’uomo è un essere relazionale. Creato a immagine e somiglianza del Dio trinitario, nasce da una relazione e si costruisce in quanto persona attraverso molteplici relazioni, in primo luogo quelle familiari. L’essere umano non è dunque un individuo isolato, un isolotto in mezzo al mare. È una persona, sempre in rapporto con altre persone. La sua libertà e la sua indipendenza non esistono al di fuori degli altri o facendo astrazione dagli altri. Esse esistono solamente nella retta relazione con gli altri. Cristo, mediante la sua vita, morte e risurrezione, ci mostra lo stretto legame che lo unisce al Padre. Ci insegna così che essere, è essere in relazione. Tutti responsabili di tutti Se le relazioni sono dunque costitutive del nostro essere, non possiamo rimanere indifferenti davanti alle persone con le quali siamo in rapporto. La nostra interdipendenza chiama alla solidarietà fra di noi. Questa solidarietà non è «un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti».2 Da questa interdipendenza, da questa responsabilità per gli altri, deriva un’attenzione particolare per i più piccoli, i più deboli fra di noi, che si ritrova nel comandamento evangelico di nutrire e vestire i bisognosi, d’accogliere lo straniero, di visitare i malati e i prigionieri (cf. Mt 25). Un’attenzione ai più vulnerabili È questa convinzione fondamentale che ispira i cattolici in prima persona a mettersi al servizio dei poveri per accogliere in essi Cristo e a opporsi a quanto presenta il rischio di privare il minore dei suoi diritti, della sua iscrizione in una storia e in una genealogia. A partire da questa visione dell’uomo, e da questa attenzione al più vulnerabile, la Chiesa chiederà tanto di accogliere lo straniero quanto d’accogliere il figlio che deve nascere. Entrambi possono annunciarsi in modo imprevisto, in un momento che giudichiamo scelto male. Ma Cristo ci chiede d’accogliere ogni persona come accoglieremmo lui stesso... È sempre a partire da questa visione che la Chiesa condanna il licenziamento dei dipendenti senza concertazione o la brutale espulsione dei rom. Nelle decisioni economiche o politiche, deve rimanere primaria l’attenzione all’uomo, e la sua dignità deve essere rispettata. È ancora questa visione che spinge la Chiesa nei suoi interventi per il rispetto delle persone indebolite dall’età o dall’handicap. È sulla base di questa visione dell’uomo, e di questa attenzione a dare ai più bisognosi in mezzo a noi tutto il posto che loro spetta, che 12.000 persone si sono riunite a Lourdes all’inizio di maggio nel quadro di Diaconia 2013 attorno al tema «Serviamo la fraternità». Allora sì che questa preoccupazione per il più debole si può tradurre in un’opposizione a dei progetti di riforma, ma non è per un riflesso conservatore, bensì per la preoccupazione che la dignità dell’uomo resti bene al centro dell’attenzione di un mondo in piena evoluzione. 2 Giovanni Paolo II, lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 30.12.1987, n. 38; EV 10/2650. Il Regno - 549-555.indd 553 documenti 17/2013 553 03/10/13 17:58 R1f_Caspani:Layout 1 12-09-2013 15:09 Pagina 1 C hiese nel mondo PIERPAOLO CASPANI Una dignità che per il cristiano non è legata a un elenco di qualità fisiche, intellettuali o morali e nemmeno alla nostra stessa capacità di comunicare o di porci in relazione con gli altri. La dignità è fondata sul fatto che ogni creatura è creata a immagine di Dio. In colui che non ha ancora sviluppato un linguaggio o in colui che l’ha perduto, in colui la cui libertà è ostacolata o ridotta da una causa psichica o fisiologica, in colui che, vulnerabile, è abbandonato interamente nelle nostre mani, il cristiano riconoscerà un fratello in umanità che deve essere rispettato senza alcuna condizione. Chi è Gesù I l messaggio e l’opera di Gesù si riducono solo a un insegnamento morale? A uno stile di vita affascinante, ma irraggiungibile? Il libro si propone di mettere a fuoco il cuore del suo messaggio, cioè l’annuncio del Regno, per considerare poi il centro della sua storia, il mistero della croce e risurrezione, e concludere con alcune riflessioni circa la sua identità profonda. «CAMMINI DI CHIESA» 2.2. …CoereNte CoN uNa VisioNe DeL matrimoNio Se l’uomo è un essere relazionale, l’unione di un uomo e di una donna nel matrimonio, come la famiglia che nasce da tale istituzione, sono luoghi privilegiati per fare esperienza di questa relazione. La fede cristiana ci conduce a una determinata visione tanto dell’uomo e della donna quanto del matrimonio. pp. 80 - € 6,90 una crescente distanza fra matrimonio civile e matrimonio religioso DELLO STESSO AUTORE VIVIAMO LA MESSA COMMENTO ALLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA pp. 64 - € 5,50 R1f_Donatello:Layout 1 27-09-2013 Edizioni Dehoniane Bologna A CURA DI 8:26 I quattro pilastri del matrimonio cristiano sono l’unità, l’indissolubilità, la fedeltà e l’apertura alla vita. Per lungo tempo il matrimonio civile ha rispecchiato questa medesima concezione di matrimonio. Con l’apparire del divorzio, e più particolarmente dopo l’introduzione della separazione consensuale nel 1975, il pilastro dell’indissolubilità è venuto meno nel matrimonio civile aprendo un divario rispetto al matrimonio religioso. Questo divario si è allargato con la scomparsa dell’apertura alla vita come elemento essenziale del matrimonio civile. Esso si aggrava ancora di più in quanto la differenza sessuale tra uomo e donna, elemento fondamentale per pensare l’alleanza feconda a immagine di Dio, viene espulsa o relativizzata nella definizione del matrimonio civile. Occorre dunque prendere atto del fatto che matrimonio civile e matrimonio religioso non comportano più lo stesso tipo di impegno. Pagina 1 Via Scipione dal Ferro, 4 - 40138 Bologna Tel. 051 3941511 - Fax 051 3941299 www.dehoniane.it VERONICA DONATELLO Una fede per tutti Persone disabili nella comunità cristiana Le conseguenze – Gli sposi cattolici, contraendo il matrimonio civile, continuano a rispettare i doveri civili ed etici di solidarietà e d’impegno nei confronti dei figli e dei terzi che il matrimonio civile, in quanto istituzione, continua a stabilire. L’apertura alle persone dello stesso sesso non modifica i doveri giuridici del matrimonio fissati dal Codice civile. – Scegliere di sposarsi religiosamente significa consentire liberamente a una serie di doveri che completano e oltrepassano quelli che continuano a essere richiesti dal matrimonio civile. Questi doveri conservano oggi tutto il loro senso, un senso che rafforza ulteriormente il carattere di una scelta minoritaria e liberamente compiuta. L a presenza dei disabili nelle comunità cristiane esige cura particolare, soprattutto in ordine alla catechesi e alla vita sacramentale. Il testo costituisce uno strumento per un’accoglienza vera e arricchente. In appendice il documento dell’Ufficio Catechistico Nazionale L’iniziazione cristiana alle persone disabili (2004). «FORMAZIONE CATECHISTI» Edizioni Dehoniane Bologna 549-555.indd 554 Gustare la vita di Dio Tale scelta corrisponde al gusto dell’assoluto che abita spontaneamente il cuore dei giovani innamorati, che vorrebbero amare per sempre. Esprime anche una pp. 136 - € 10,00 Via Scipione dal Ferro, 4 - 40138 Bologna Tel. 051 3941511 - Fax 051 3941299 www.dehoniane.it 554 Il Regno - documentI 17/2013 03/10/13 17:58 risposta personale all’invito a gustare in qualche misura la vita di Dio. La fedeltà e l’indissolubilità sono esigenze forti, che possono sembrare irrealistiche allo sguardo umano, ma che ci invitano a nutrirci della straordinaria fedeltà di Dio che si estende di generazione in generazione per rispecchiarne qualcosa nelle nostre vite. L’apertura alla vita vuol dire che le nostre relazioni amorose non sono destinate a chiuderci in un a tu per tu egoista, ma ci spingono ad accogliere gli altri. La Bibbia ci mostra il volto di Dio, infinitamente fedele, che perdona sempre e continuamente gli errori del suo popolo. Cristo ci mostra una dinamica relazionale d’amore capace di accogliere tutti e ciascuno. Anche se i nostri matrimoni non sono sempre all’altezza di questa sovrabbondanza d’amore di cui ci gratifica Dio, si tratta ugualmente di un’avventura che vale la pena vivere ed è una felicità per coloro che arrivano a percorrere il cammino insieme. Così, questo matrimonio con i suoi doveri è importante per noi, non perché ci può proteggere da incertezze e rischi – che non ci sono risparmiati –, ma perché permette di vivere nella verità dell’amore un’esperienza umana unica ove possiamo presentire un gusto d’eternità. 2.3. Ritrovare il senso dell’amicizia Infine, il dibattito riguardo all’omosessualità ci invita anche a riscoprire la forza e il senso dell’amicizia e della castità. Le amicizie forti sono sempre esistite ed esistono ancora, fra uomini, fra donne o fra uomo e donna. Oggi le amicizie caste sono svalutate di fronte a una sorta d’ingiunzione mediatica del «tutto e subito». In una società fortemente erotizzata, ove la trasgressione è talvolta presentata come un atto di coraggio senza riguardi per il senso comunitario dell’esistenza, l’amicizia casta passa per essere impossibile o ingannevole. Così viene inventato di sana pianta uno schema culturale che di fatto impoverisce le relazioni interpersonali, e su ogni legame forte d’amicizia viene gettato il sospetto di prendere una piega sessuale. L’attrazione fisica o anche il desiderio sessuale possono esistere in una relazione d’amicizia, ma le persone possono anche scegliere di non cedervi, proprio per preservare e coltivare un legame d’amicizia che è un bene in sé. L’amicizia si poggia su una distanza benefica dei corpi. Essa non è né possessiva né esclusiva. Essa si nutre della presenza gratuita dell’altro, della ricchezza del suo essere. Non tutte le persone eterosessuali riescono a vivere una relazione di amicizia casta con una persona dell’altro sesso. Non tutte le persone omosessuali riescono a vivere una relazione d’amicizia casta con una persona dello stesso sesso. Ma il fatto che non tutti vi riescano non sminuisce questa esperienza. Quelle e quelli che vivono un simile legame d’amicizia testimoniano volentieri la ricchezza che rappresenta e l’importanza che esso riveste nella loro vita. I legami d’amicizia comportano inoltre un’apertura agli altri e possiedono un’autentica fecondità so- ciale. Le persone celibi o nubili, le persone che vivono la castità consacrata possono testimoniare di una fecondità su un piano diverso da quello della procreazione. Queste ricche esperienze umane rischiano di essere spazzate via da un certo libertarismo. Vi è dunque l’urgenza di lavorare all’educazione relazionale, affettiva e sessuale dei giovani. I cristiani sono chiamati a testimoniare che altri modi di vivere le relazioni umane sono possibili. In conclusione La comunione ecclesiale non è cosa evidente. Fin dalle origini, i cristiani sono invitati all’unità, segno di quella che esiste nel seno stesso del Dio trinità nel quale credono. Fin dalle origini, conflitti e strappi vengono a indebolire la testimonianza dei cristiani e a straziare il corpo di Cristo nel quale ognuno è stato battezzato. Fin dalle origini, nelle nostre comunità vi è stato bisogno di perdono e di carità. Ciò significa che la nostra lotta è prima di tutto quella di una conversione personale affinché la nostra vita sia una vera buona novella coerente con il Vangelo e mostri agli altri il gusto di viverla. La nostra parola più convincente prende prima di tutto la forma di un impegno e di un servizio. A questa condizione non dobbiamo aver timore che i nostri modi di vivere entrino in contraddizione con le norme della società. L’importante è che le nostre vite siano regolate sul sole di Cristo e che si possa affermare che la nostra testimonianza non è giudizio sull’altro, ma semplicemente coerenza fra la nostra fede e le nostre azioni. Seguendo Cristo, venuto in questo mondo portatovi dall’amore del Padre per il mondo, non siamo soli sul cammino. Solidali con tutti coloro che ci circondano, possiamo mettere in pratica azioni che diano testimonianza di un rispetto senza condizioni per ogni essere umano e garanzia di un avvenire per i più vulnerabili. Spetta a ognuno coltivare sempre meglio l’attenzione alla vita comune che rispetta la dignità della persona umana, attenzione alla vita comune sociale e politica, sempre meglio orientata verso la giustizia, la pace e la solidarietà. Maggio 2013. La Commissione Famiglia e società* * La Commissione è composta da mons. Jean-Luc Brunin, vescovo di Le Havre, presidente; mons. Yves Boivineau, vescovo di Annecy; mons. Gérard Coliche, vescovo ausiliario di Lille; mons. François Jacolin, vescovo di Mende; mons. Christian Kratz, vescovo ausiliare di Strasbourg; mons. Dominique Lebrun, vescovo di SaintEtienne; mons. Armand Maillard, arcivescovo di Bourges; Monique Baujard, direttrice del Servizio nazionale Famiglia e società; Françoise Dekeuwer-Défossez, docente di diritto; P. Gildas Kerhuel, segretario generale aggiunto della Conferenza dei vescovi di Francia; suor Geneviève Médevielle, docente di teologia morale; Jérôme Vignon, presidente delle Settimane sociali di Francia. Il Regno - 549-555.indd 555 documenti 17/2013 555 03/10/13 17:58