Anno III - Numero 12 - Mercoledì 15 gennaio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Economia Politica Esteri Debito pubblico: è nuovo record Grillini senza pace, spaccatura vicina Hollande: la vita privata è solo mia Sarra a pag. 4 Musumeci a pag. 5 Capasso a pag. 7 I PARTITI SI FREGANO LE MANI DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA E GIÀ GUARDANO AL 2015 di Francesco Storace apidamente. Tutti quelli che sperano di perpetuare le losche intese - quelle di ieri, di oggi, di domani… - benedicono la Corte Costituzionale per la sentenza sulla legge elettorale. Dicono esattamente il contrario di quello che pensano e sognano di tornare al bel tempo andato quando le elezioni erano su base rigidamente proporzionale e le alleanze si facevano dopo il voto nascondendo le volontà fino al giorno prima della pronuncia degli elettori. Ora dicono “rapidamente” tutti quelli che invece non vedono l’ora di votare più tardi possibile e con una legge meno maggioritaria che si possa. Col proporzionale puro, un gruzzolo di voti superiore al 4 per cento alla Camera eccita quanti hanno ambizioni ministeriali. C’è poi un trio che da 36 ore sta festeggiando: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il suo vice Angelino Alfano. Hanno preso già il calendario in mano e hanno stracciato il foglio riguardante il 2014 e già si sentono proiettati al prossimo anno. L’hanno sfangata, dicono a Roma. Matteo Renzi avrà meno armi per minacciare la crisi di governo. Ormai nemmeno Alfano ne sarà più spaventato. Dirà “si accomodi, andiamo pure al voto”, che una legge migliore non poteva ricevere come regalino dalla Consulta. Il prezzo lo pagheranno gli italiani, che dovranno sopportare almeno altri dodici mesi di tortura fiscale, un debito pubblico sempre più alto, la crescita della disoccupazione. Mentre alle porte c’è un fiscal compact europeo che minaccia di sotterrarci definitivamente. A lorsignori non gliene frega proprio nulla. Anche se il popolo diserta le urne con percentuali ogni volta maggiori, i campioni di questa democrazia fasulla pretendono di R LA SFANGANO Proposta de La Destra alla Regione Lazio per rappresentare anche chi non vota andare avanti lo stesso. E tutto questo è davvero inaccettabile. Noi non intendiamo restare insensibili alla protesta popolare che si esprime anche col non voto. Ci sta bene tutto: per fortuna torna la preferenza e chissenefrega se c’è il quattro per cento di sbarramento, che può preoccupare solo qualche prepotente. A noi preoccupa il non voto e vogliamo dargli NOMINATO DA RENZI NELLA SEGRETERIA NAZIONALE Sicilia, uso illecito dei fondi ai gruppi: il responsabile Welfare del Pd è indagato è anche Davide Faraone, deputato Pd e nominato responsabile Welfare della nuova segreteria nazionale voluta da Matteo Renzi, tra le decine di indagati per l’uso illecito dei fondi per i gruppi parlamentari della Regione Siciliana. L’inchiesta è della Procura di Palermo e l’accusa è quella di peculato. In totale gli indagati sono 97, fra deputati (dell’attuale e della scorsa legislatura siciliana) e funzionari dell'Assemblea regionale. La procura palermitana ha in- C’ tanto notificato 13 inviti a comparire a ex parlamentari della passata legislatura. Oltre agli 83 parlamentari regionali, sono inquisiti 14 tra consulenti e dipendenti dei gruppi. L'inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza e ha preso il via nel 2012. Le Fiamme Gialle hanno ora depositato in procura un'informativa con i risultati degli accertamenti. Spese pazze in Liguria: arrestato l’ex vice-presidente Idv Servizio a pag 9 rappresentanza visiva. Se i partiti non sono capaci di convincere le persone a tornare alle urne, devono pagare pegno. Sarebbe molto bello, ad esempio, se a fronte di un astensionismo alle politiche - quando si decideranno a farle svolgere - di dimensioni massicce, corrispondesse un calo di seggi da attribuire. Visto che ora si parla di riforme e Movimento per An si punta al 2015 sfidiamo la partitocrazia di ritorno ad agire seriamente. Introducete per Camera e Senato la “clausola di rappresentatività”: meno gente vota, meno deputati e senatori si eleggono. Ieri abbiamo depositato per la Regione Lazio una proposta simile di riforma dello Statuto, che illustriamo all’interno del Giornale d’Italia. Sarebbe una rivoluzione. Vota meno del 50 per cento? Stop all’elezione diretta del governatore, perché davvero non si possono regalare potere e seggi a chi non ha voti per rappresentare un intero territorio.Vota poco più del 50 per cento? Comunque, si tagliano i seggi. Una politica così, forse convincerebbe il popolo che si fa sul serio. Ma bisogna avere il coraggio di mettersi, tutti, in discussione. MISSIONE PARLAMENTARE IN INDIA E RICORSO PER EVITARE LA CONDANNA A MORTE Class action contro i governi Monti e Letta Marò: prima che sia troppo tardi l Movimento per Alleanza nazionale, con un pool di avvocati, sta promuovendo una class action contro il governo Letta e quello Monti per istigazione al suicidio”. Lo annuncia la portavoce Adriana Poli Bortone. “Hanno sulla coscienza troppe morti di piccoli imprenditori, commercianti e cittadini, soffocati dalla morsa delle tasse. Un fatto inaccettabile che più volte abbiamo messo in evidenza. Non si vede nessuno sbocco, per i lavoratori e il governo attualmente è più impegnato a districarsi tra cognomi di padre e madre piuttosto che su altre faccende più serie e urgenti”. presidenti delle commissioni Affari esteri e Difesa di Camera e Senato hanno deciso ieri di promuovere una missione istituzionale in India, con l’invio di una delegazione, rappresentativa di tutti i Gruppi parlamentari, per visitare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i marò italiani da 700 giorni nel Paese asiatico e ancora in attesa di un processo, all’esito del quale rischiano addirittura la condanna a morte. Ma la giornata di ieri ha portato un’altra novità, che pure potrebbe finalmente avere ripercussioni positive: di fronte al- “I di Igor Traboni I l’ennesimo rinvio del governo indiano della presentazione dei capi di accusa per i due marò, e quindi all’ulteriore slittamento del processo, l'Italia ha deciso di presentare un ricorso alla Corte Suprema indiana. Una 'petition' che ha lo scopo di scongiurare l'uso di una legge antiterrorismo che l’India intende ora adottare e che potrebbe per l’appunto portare alla condanna a morte per i due militari. Con questo ricorso si vuole sollecitare una presa di posizione della Corte Suprema per ricordare agli investigatori ed al governo indiani che la legge che New Delhi utilizza per re- primere la pirateria marittima non è fra gli strumenti (codici, leggi e convenzioni) specificate dallo stesso massimo tribunale nelle sue sentenze del 18 giugno e 26 aprile 2013. L’eventuale introduzione di questa legge cambierebbe invece di molto gli scenari. Intanto ci si muove anche in Europa: l'appello a Barroso e alla Ashton perché l'Europa tratti con fermezza la vicenda dei marò, anche con una revisione degli accordi commerciali che penalizzino il Paese asiatico, è già stato sottoscritto da 58 eurodeputati italiani, compresi i capi di tutte le delegazioni politiche. 2 Mercoledì 15 gennaio 2014 Primo piano IL SONDAGGIO DI IPR CALCOLA GLI EFFETTI DELLA SENTENZA DELLA CONSULTA SUL PARLAMENTO. ALLA CAMERA SOLO 4 PARTITI Senza Porcellum Letta non avrebbe una maggioranza Le forze politiche divise dopo il pronunciamento dei giudici. Calderoli: “La toppa è peggio del buco” di Federico Colosimo amera dei deputati limitata a quattro forze politiche Pd, M5S, Fi e Ncd - e governo Letta senza maggioranza: sarebbero questi gli effetti della applicazione della legge elettorale come modificata dalla Consulta all’ultimo sondaggio fatto da Ipr per Ansa sul consenso ai partiti. Se si fosse andati al voto col Porcellum “rivisto”, ecco cosa sarebbe accaduto: al pd sarebbero andati 261 seggi, 167 a M5S, 159 a Forza Italia, 43 al Nuovo Centrodestra. La soglia di sbarramento avrebbe quindi concesso l’ingresso al Parlamento solo a questi partiti (almeno per quel che riguarda la composizione della Camera, applicando la legge elettorale come definita dalla Corte Costituzionale). Pd e Ncd, che al momento sostengono il governo Letta, non avrebbero dunque la maggioranza di 316 deputati su 630. Insieme, infatti, potrebbero contare solo su 304 onorevoli. Quei politici che speravano che fosse la Corte Costituzionale a levare le castagne della legge elettorale dal fuoco, risolvendo quindi molti problemi, sono rimasti delusi. I giudici della Consulta, astuti, se ne sono guardati bene dal farlo. Ed è giusto che sia andata così. Tantissime, le reazioni dopo che le motivazioni della sentenza contro il Porcellum sono state rese pubbliche. Tra i primi a pronunciarsi, il grande sconfitto, Roberto Calderoli:“La toppa – le prime parole del vicepresidente del Senato (Lega Nord) – è peggio del buco. Il pronunciamento della corte è C tardivo e ampiamente discutibile: 8 anni ha atteso colpevolmente il Parlamento, ma 8 anni ha atteso anche la Consulta per dare una risposta visto che aveva già avuto modo di occuparsi del porcellum in due precedenti occasioni senza fare nulla. In passato – ha aggiunto - fui io il primo a contestare il porcellum definendolo una ‘porcata’, ma la legge esitata dalle motivazioni è la mamma di tutti i porcelli; ovvero una porcata all’ennesima potenza visto che reintroduce il modello elettorale di più di vent’anni fa. Ossia la legge che ha partorito e mantenuto in vita la prima Repubblica e il più alto debito pubblico a livello europeo. Con una norma del genere di fatto si rende impossibile andare al voto nella primavera di quest’anno proprio come auspicato dal presidente Napolitano”. Forza Italia – Francesco Paolo Sisto, deputato azzurro e relatore della legge elettorale, ha invece espresso parole al miele per i giudici della Consulta: “Hanno avuto il garbo di non intervenire sulle scelte del Parlamento. Ora – ha continuato – dopo questa sentenza non invasiva, che costituisce il primo presupposto per procedere speditamente verso una nuova legge, è necessario che si realizzi anche il secondo: un accordo fra i partiti rapido, ampio, senza vincoli di maggioranza, da costruire con libertà (di posizione) culturale e (di azione) politica. Renziani – Dario Nardella, molto vicino al segretario Pd, ha affidato al noto social network “facebook” le sue reazioni: “La sentenza – si legge - è stata chiara. L’odioso porcellum va in soffitta una volta per tutte, ma il Parlamento è legittimo. Se non vogliamo morire proporzionalisti rivivendo tutti i limiti della Prima Repubblica è arrivato il momento di preparare la nuova legge. La parola ora passa alla Camera”. “Non ci sono più alibi”, ha continuato sulla stessa lunghezza d’onda Maria Elena Boschi, responsabile riforme Pd e fedelissima di Renzi. “Dobbiamo procedere spediti – ha aggiunto – per riformare la legge elettorale. Altro non resta che scegliere uno dei modelli già proposti”. Grillini – “Il Movimento a 5 stelle – ha dichiarato il nuovo capogruppo al Senato Maurizio Santangelo – terrà un referendum su internet per decidere quale tipo di legge elettorale appoggiare”. Ma c’è chi - sulla tanto amata Rete - non è d’accordo e chiede il ripristino del Mattarellum e poi lo scioglimento delle Camere. Nuovo Centrodestra – Per il leader di Ncd, Angelino Alfano,“il cittadino deve scegliere direttamente l’eletto e poter indicare il candidato premier. Sulla legge elettorale – ha continuato – diciamo no sia a candidati paracadutati nei collegi come nel Mattarellum, che a liste bloccate come nel Porcellum o per la Regione Toscana”. Scelta Civica – “I partiti – il commento di Linda Lanzillotta, vicepresidente al Senato – dovranno assumersi la responsabilità e trovare un accordo che faccia gli interessi del Paese.Va fatta una sintesi con Renzi”. Caduto anche l’ultimo alibi – l’attesa delle motivazioni – i diversi partiti adesso sono costretti a trovare una soluzione. Di questi tempi, impresa difficile. LA SCHEDA TECNICA Modello spagnolo e Mattarellum: i possibili scenari Italia è tornata ad essere una Repubblica fondata sul proporzionale (puro). Le Camere elette con il Porcellum sono legittime e non cessano di operare. Il principio della continuità degli organi dello Stato, Parlamento in testa, è sovrano e resta fondamento. Le ultime elezioni politiche rappresentano ormai solo un fatto concluso sul quale non si deve tornare. Una minoranza, per continuare, non può diventare maggioranza. Le tre proposte messe sul tavolo da Renzi – modello spagnolo, Mattarellum rivisto e modello dei sindaci – sono conformi a Costituzione e quindi restano in campo. Morale della favola, nel nostro Paese una legge elettorale c’è ed è quella della cosiddetta “Prima Repubblica”. Per tutti questi motivi, si potrebbe tornare a votare anche subito senza premio di maggioranza e con una preferenza. Questi, gli esiti dell’attesissima sentenza della Corte Costituzionale contro il Porcellum. I 15 giudici della Consulta lasciano aperte tutte le strade. Scorrendo tra le righe del dispositivo, non si trova un solo impedimento sui modelli di cui tanto si sta parlando in questi giorni. Se il segretario Pd volesse procedere come un treno sul sistema spagnolo, cioè quello che più convince il Cavaliere e terrorizza invece i piccoli partiti, non sarebbe certo l’argomentazione giuridica della Corte a impedirlo. La sentenza, di fatto, altro non è che una con- L’ danna senza possibilità di appello al sistema elettorale varato nel 2005 con la legge Calderoli. L’ipotesi delle liste corte – Per la Consulta, un tema da approfondire è quello di una possibile apertura alle liste bloccate corte. Un effetto che si ottiene pure con il Mattarellum, che è maggioritario per il 75%. “Premio di maggioranza distorsivo” – I giudici hanno poi stabilito che un premio di maggioranza senza una soglia “ragionevole” è “distorsivo” della volontà degli elettori e “non proporzionato” rispetto agli stessi obiettivi di governabilità che si prefigge. Per essere legittimo, deve essere ragionevole e prevedere una soglia minima di voti sotto il quale non scatta. Quale sia questo uscio da superare la Corte non lo spiega, a stabilirlo dovrà essere infatti il Parlamento. Ritorno al proporzionale – L’esito, quindi, per il momento, è quello di riconsegnare al Paese un sistema elettorale proporzionale, senza premio di maggioranza. Con l’elettore che avrà la possibilità di esprimere almeno una preferenza. Camere legittime – Ecco poi l’importante capitolo del Parlamento in essere. La Consulta ha chiarito, senza mezzi termini, che le Camere sono legittime – così come gli atti adottati - e destinate ad operare. Elezioni, fatto concluso – Per i 15 giudici, le elezioni sono poi un capitolo su cui non ritornare più, “posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti”. Il principio di retroattività della sentenza vale solo “per i rapporti tuttora pendenti, con conseguente esclusione di quelli esauriti, i quali rimangono regolati dalla legge dichiarata invalida”. Un fatto, quest’ultimo, che secondo molti potrebbe avere un peso rispetto alla vicenda dei circa 140 deputati per le quali le procedure di proclamazione non sono chiuse, così come per eventuali ricorsi pendenti di fronte alla giunta per le elezioni. Gli scenari – I giochi sono quindi ancora tutti aperti. Con Renzi e Berlusconi che preferiscono il modello spagnolo, un sistema che piace molto ai partiti più grandi (non escluso il M5S, che aveva presentato una bozza di questo tenore anche se poi derubricata ad iniziativa individuale). Il Mattarellum è d’altra parte il “meccanismo” che potrebbe mettere tutti d’accordo (più della legge dei sindaci col doppio turno, che ha il grosso problema di applicarsi ad un complesso che non è un premierato, non prevede cioè elezione diretta). Il vecchio sistema – in vigore per le politiche del 1994, 1996 e 2001 – ha due vantaggi: può entrare in funzione con una legge che si limita ad abolire il Porcellum e piace anche ai piccoli-medi partiti perché costringe quelli maggioritari a coalizzarsi per forza. In questo modo il rapporto eletto ed elettore sarebbe salvo, ma così facendo altro non avremo che un esecutivo a “larghe intese”. Errare è umano, ma perseverare sarebbe davvero diabolico. F.Co. 3 Mercoledì 15 gennaio 2014 Attualità RIVOLUZIONARIA PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA AL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO Scarsa affluenza? Meno poltrone… Storace lancia la sfida all’assemblea della Pisana sulla “clausola di rappresentatività” Taglio progressivo al numero degli eletti in caso di astensionismo superiore al 20% di Robert Vignola e i voti del cittadino non arrivano, le poltrone diminuiscono. Un’equazione inedita, una divisione in misura direttamente proporzionale, soprattutto una sottrazione di rappresentatività che rifletta la minore partecipazione al voto da parte di chi ne ha diritto. Qualcosa di rivoluzionario, insomma, se passa il concetto che la matematica del voto deve fare i conti anche con l’astensionismo: perché la proposta di legge presentata da Francesco Storace al consiglio regionale del Lazio inserisce il concetto della “meritocrazia”, riferita alla capacità di una classe politica nel suo complesso di convincere l’elettorato. Ed è una sfida nuova sia alla vecchia politica che alla nuova anti-politica. Anche perché, qualora neanche la metà degli aventi diritto al voto si recasse ai seggi, il presidente di Regione non sarà più automaticamente nominato dalle urne, per quanto vuote: sia i vertici dell’ente che la sua giunta, prevede il disegno di legge, dovranno essere eletti dal consiglio. E la cosa potrà essere “esportata” nelle altre istituzioni, Comuni compresi. La convinzione che qualcosa debba cambiare è ben illustrata nella relazione con la quale la proposta di legge è stata presentata. Non a caso cita cinque casi limite, che però sono avvenuti negli ultimi mesi. Altrettanti campanelli d’allarme suonati invano. Almeno sinora… “I dati delle ultime tornate elettorali sono significativi, e a titolo esemplificativo possiamo citare: Friuli Venezia Giulia, dove si è votato il 21 e 22 aprile 2013. Su 1.099.334 elettori aventi diritto, si sono recati alle urne in 554.947, pari al 50.48%. La Presidente eletta Debora Serracchiani, ha ottenuto 211.508 voti, pari al 39.39% dei votanti, e cioè al 19.5% del corpo elettorale di quella Regione. In Sicilia, si è votato per il Presidente e il rinnovo dell’Assemblea Il testo integrale S Art. 1 (Inserimento di una sezione nel Capo II del Titolo IV dello Statuto) 1. Nel Capo II, del Titolo IV, dello Statuto, dopo l’articolo 44, è inserita la seguente sezione: SEZIONE I CLAUSOLA DI RAPPRESENTATIVITÀ Art. 44bis (Elezione del Presidente della Regione e dei componenti della Giunta regionale) regionale, il 28 ottobre del 2012. Su 4.647.159 aventi diritto, si sono recati alle urne in 2.203.885, pari al 47.42%. Rosario Crocetta, è risultato eletto con 616.912 voti, pari al 30.9% dei votanti, e cioè al 14.65% del corpo elettorale. In Molise, nelle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013, su 332.379 aventi diritto, si sono recati alle urne in 204.812, il 61.62%. Paolo Frattura, eletto Governatore, ha ottenuto 85.881 voti, pari al 44.70% dei votanti, ovvero al 27.5% del corpo elettorale. In Basilicata, dove si è votato il 17 e 18 novembre scorso, su 575.160 aventi diritto, hanno votato in 273.891, pari al 47.62%. Marcello Pittella, eletto Governatore, ha totalizzato 148.696 voti, il 59.6% dei votanti, il 28.3% del corpo elettorale. Nelle elezioni per il Sindaco di Roma, nella tornata del 26 e 27 maggio 2013, al primo turno hanno votato il 52.81% degli aventi diritto, e al ballottaggio del 9 e 10 giugno il 45.05%. Su di un corpo di 2.358.963 elettori, significa che hanno votato in 1.062.713. Ignazio Marino, eletto Sindaco con il 63.93% dei consensi, è stato votato dal 28 per cento del corpo elettorale, te- nendo conto degli aventi diritto rimasti a casa”. E se si ha il favore (in media) di un elettore su quattro, si ha diritto a disporre di consigli intatti? “La proposta introduce una clausola di rappresentatività che consente l’elezione diretta del Presidente solo nell’ipotesi in cui si rechino alle urne più del 50% degli aventi diritto al voto. Di contro, qualora partecipino al voto un numero inferiore al 50% degli elettori, il Presidente della Regione è eletto dal Consiglio regionale, riprendendo il modello ante 1999”. Non solo: “La presente proposta mira a rendere la composizione del Consiglio regionale variabile, stabilendo un’ulteriore riduzione dei relativi componenti nel caso si verifichi nelle consultazioni elettorali un forte astensionismo. In particolare è previsto un meccanismo tale per cui, qualora partecipino al voto una percentuale di elettori inferiore al 80 per cento, il numero dei consiglieri è ridotto di una unità ogni cinque punti di percentuale di votanti al di sotto dell’80 per cento”. La sfida sarà accettata? PARLA SERGIO MARCHI, TRA GLI ESTENSORI DEL TESTO APPRODATO IN COMMISSIONE “Ci aspettiamo un’ampia convergenza” 1. Qualora partecipino all’elezione per il rinnovo del Consiglio e del Presidente della Regione una percentuale di elettori inferiore al 50 per cento, il Presidente della Regione non è eletto a suffragio universale e diretto ai sensi dell’articolo 40, ma è eletto, unitamente ai componenti della Giunta regionale, dal Consiglio regionale secondo le modalità di cui ai commi 2, 3 e 4. 2. Il Presidente della Regione è eletto a scrutinio segreto tra i componenti del Consiglio regionale con la maggioranza dei due terzi dei componenti del Consiglio e qualora nei primi tre scrutini nessun candidato abbia raggiunto la maggioranza prevista, dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti. 3. I componenti della Giunta regionale sono eletti, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 45, comma 1, tra i componenti del Consiglio regionale, a scrutinio segreto, con separate votazioni in ciascuna delle quali ogni consigliere vota per un solo nominativo. 4. L’elezione del Presidente della Regione e dei componenti della Giunta regionale è preceduta da: a) da un dibattito politico; b) dalla presentazione di proposte politico programmatiche accompagnate dall’indicazione dei candidati alla Presidenza e alla Giunta regionale, con l’indicazione dei settori omogenei dei quali i membri della Giunta saranno incaricati; c) dalla votazione a scrutinio palese dei documenti proposti con l’intervento di almeno i due terzi dei consiglieri assegnati alla Regione e a maggioranza assoluta dei voti. 5. Il Presidente della Regione e la Giunta regionale rispondono del loro operato di fronte al Consiglio regionale. Art. 44ter a stella polare è restituire la gente alla politica. O viceversa, che è la stessa cosa. E ciò appare chiaro dalle parole di Sergio Marchi, avvocato e consigliere municipale a Roma, che ha contribuito ad estendere la proposta di legge a firma di Francesco Storace. Da quale convinzione muove i passi la proposta? “Da un dato di fatto: l’astensionismo è ormai elevatissimo, soprattutto nei turni di ballottaggio ma anche al primo turno. Spesso presidenti di enti e sindaci rappresentano ormai solo un’esigua minoranza del corpo elettorale”. E quindi? “Quindi i partiti, i candidati stessi, debbono essere chiamati a motivare l’elettorato, ad impegnarsi di più. Meno saranno rappresentativi, meno dovranno incidere nei cosiddetti costi della politica”. L Anche i candidati presidente… “Il doppio taglio della proposta è proprio quello. La clausola di rappresentatività reintroduce anche il voto del Consiglio, una sua espressione sulla Presidenza e anche sulla giunta, in caso di mancato quorum del 50%. Non solo: gli assessori, a quel punto, dovranno essere tutti interni al Consiglio, il che si produrrà in un ulteriore abbattimento dei costi”. Forze politiche “minori” rischiano di rimetterci parecchio, La Destra compresa… o no? “La nostra non è una proposta di legge per salvare qualcuno, tanto meno noi stessi. Le regole valgono per tutti, la gente non vota perché va al mare, secondo un’immagine sulla quale si insiste molto; ma perché così punisce la classe politica. Non possiamo far finta di nulla. Poi, magari, chi domani uscirà avvantaggiato dal nuovo sistema elettorale, dopodomani ne uscirà con le ossa rotte. Questo nessuno può dirlo oggi”. Che accoglienza vi aspettate una volta che la proposta approderà in aula? “Crediamo possa suscitare un grande interesse, d’altronde è un tema dibattuto a ogni livello compreso quello nazionale. La riduzione dei costi e il riavvicinamento della politica all’elettore non è più procrastinabile, altrimenti le discussioni sulla legge elettorale verranno vissute dalla gente come l’ennesima alchimia. Lo dico chiaramente: ci aspettiamo un interesse trasversale”. La prova del nove potrebbe non arrivare così tardi: la proposta si trova sul tavolo della commissione competente e inizierà il suo iter “che noi – conclude Marchi – ci auguriamo possa essere breve e soprattutto trovare un’ampia convergenza, per portarlo in aula al più presto”. R.V. (Cause di cessazione) 1. Le dimissioni volontarie, la rimozione, la decadenza, l’impedimento permanente e la morte del Presidente della Regione nonché l’approvazione della mozione di sfiducia di cui all’articolo 43, comportano le dimissioni della Giunta regionale ed il Consiglio regionale è convocato entro tre giorni per l’elezione del nuovo Presidente della Regione e della nuova Giunta regionale. 2. I componenti della Giunta regionale possono essere revocati anche individualmente su proposta motivata di un quinto dei consiglieri in carica, approvata per appello nominale, a maggioranza dei consiglieri eletti; per l’elezione dei nuovi componenti della Giunta, il Consiglio regionale è convocato entro tre giorni. Art. 44 quater (Composizione del Consiglio regionale) 1. Qualora partecipino all’elezione per il rinnovo del Consiglio regionale e del Presidente della Regione una percentuale di elettori inferiore al 80 per cento, il numero dei consiglieri di cui all’articolo 19, comma 1 è ridotto di una unità ogni cinque punti di percentuale di votanti al di sotto dell’80 per cento. 4 Mercoledì 15 gennaio 2014 Attualità MENTRE CROLLANO I CONSUMI E DIMINUISCE L’INFLAZIONE, LA POLITICA LOCALE FA AUMENTARE IL DEBITO PUBBLICO SEGNANDO COSÌ UN NUOVO RECORD NEGATIVO C’è chi scende e chi sale, ma la recessione continua di Giuseppe Sarra talia sempre più nei guai: il debito pubblico delle amministrazioni pubbliche è schizzato di altri 18,7 miliardi, segnando un nuovo record storico per il defict dello Stato, ovvero 2.104 miliardi di euro. A commisurare la mediocrità dei nostri amministratori è Bankitalia, nel suo supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”. L’incremento del debito, nei primi undici mesi del 2013, ha riflesso principalmente il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (90,2 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (24,6 miliardi). Sul fabbisogno, invece, ha inciso per 12,8 miliardi il sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro; in particolare, la quota di competenza dell’Italia dei prestiti erogati dall’European Financial Stability Facility (EFSF) è stata pari a 6,7 miliardi, mentre i versamenti della terza e quarta tranche della sottoscrizione del capitale dell’European Stability Mechanism (ESM), effettuati nei mesi di aprile e ottobre 2013, sono stati complessivamente pari a 5,7 miliardi. Il che tradotto fa più o meno così: noi stiamo male ma dobbiamo aiutare gli altri Stati dell’Ue (la Germania) a stare meglio. Dal 2010 il contributo italiano al sostegno finanziario ai paesi dell’Eurozona è stato pari a 55,1 miliardi, di cui 33,6 miliardi riguardanti la quota dell’Italia dei prestiti I dell’EFSF, 11,5 relativi alla sottoscrizione del capitale dell’ESM e 10,0 miliardi attinenti ai prestiti bilaterali in favore della Grecia (la cui erogazione è terminata alla fine del 2011). Nei primi undici mesi dell’anno appena trascorso, secondo quanto comunicato dall’Erario, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 339,1 miliardi (di cui 31,2 nel mese di novembre): l’ennesimo calo rispetto a quelle dello stesso periodo del 2012 (340,7 miliardi). Un altro dato che fotografa due fenomeni sempre più in evoluzione: l’evasione da una parte, la vessazione del governo nei confronti dei nostri imprenditori dall’altra. Il mancato gettito, infatti, è direttamente proporzionale alle attività cessate nel 2013. Meno lavoro, meno imprese, più disoccupazione. Queste le difficoltà per un Paese che alla base vede(va) nelle piccole e medie imprese lo zoccolo duro della ricchezza interna. A far balzare gli italiani dalla sedia – ancora – un altro triste indicatore economico: l’inflazione è crollata dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Eppure, c’è chi esulta: è vero che l’aumento dei prezzi di beni e servizi genera una diminuzione del potere d’acquisto, ma è altrettanto vero che se scende l’inflazione è dovuto anche alla scarsa richiesta dei consumi. I prezzi però salgono e i consumatori sono sul piede di guerra. A determinare il tasso di inflazione generale contribuiscono in primo luogo i prezzi dei prodotti alimentari e quello delle bevande analcoliche, seguiti da quelli dei trasporti e dai prezzi dei servizi ricettivi e di ristorazione. Insomma, la netta decelerazione dipende da un crollo dei consumi senza precedenti che ha riguardato anche beni di prima necessità. DAL 23 SETTEMBRE LA NUOVA BANCONOTA DA DIECI L’euro non funziona e la Bce rinnova la grafica estyling per la banconota da 10 euro. Dopo dodici anni dall’entrata in vigore della moneta unica, la Bce rinnova la grafica. Il via libera della cartamoneta, però, ci sarà soltanto il 23 settembre prossimo. A darne notizia è stato il componente del comitato esecutivo della banca europea, Yves Mersch. L’ex governatore della banca centrale del Lussemburgo, intervenendo alla presentazione della cartamoneta, ricorda che è ormai “facile per noi dare per scontato l’emissione delle banconote e monete in euro e dimenticare quale progetto ambizioso, persino audace, sia stata l’introduzione dell’euro”. Secondo Mersch, infatti, la moneta unica ha aiutato a “unire milioni di europei, in tutta la nostra diversità”. Non solo. “Le banconote e le monete - ha aggiunto - sono un simbolo tangibile della nostra determinazione a sostenere l’Ue”. La nuova banconota da 10 euro mostra una somiglianza con il biglietto della prima serie, entrato R in circolazione nel 2002, ma allo stesso tempo presenta una veste grafica rinnovata e caratteristiche di sicurezza nuove e più avanzate. Ad esempio, come il nuovo biglietto da 5 euro, reca nell’ologramma e nella filigrana il ritratto di Europa, figura della mitologia greca da cui il nostro continente prende il nome. Chissà se, ad oggi, i greci la penseranno così? Come la prima serie di banconote in euro, inoltre, il nuovo biglietto da 10 euro sarà molto facile da controllare con il tatto e la vista, applicando il noto metodo “toccare, guardare, muovere”. Oltre al ritratto di Europa presente nell’ologramma e nella filigrana, sulle banconote è apposto un numero verde smeraldo che quando viene mosso cambia colore passando al blu scuro. Infine, Mersch cerca di dare un significato speciale all’euro: “È la nostra moneta e crediamo in quello che affermiamo”. Una definizione che lascia più di G.S. qualche dubbio. BERLUSCONI SMENTISCE LE VOCI DELL’IMMINENTE DESIGNAZIONE Forza Italia: Giovanni Toti non sarà il nuovo coordinatore Il leader dichiara: “Nessuna nomina. Non è prevista dallo statuto” di Cristina Di Giorgi on c’è mai stata alcuna intenzione di procedere alla nomina di un coordinatore unico di Forza Italia, figura peraltro non prevista dallo statuto del movimento”. Queste le parole con cui Silvio Berlusconi chiarisce la questione sulle voci che davano per imminente la designazione di Giovanni Toti. L’ex premier aggiunge poi che l’intenzione è invece quella di “rilanciare Forza Italia, dotandoci di una nuova organizzazione e valorizzando tutta la classe dirigente, che ha dimostrato di saper condurre straordinarie bat- “N taglie politiche, affiancandomi nelle fasi più drammatiche della vita politico-istituzionale del Paese”. Inoltre, prosegue il leader del rinato movimento politico, “non dobbiamo avere timore di aprire le porte alle risorse nuove che si affacciano e che vogliono dare il loro contributo al nostro rilancio in un momento di grande trasformazione della politica italiana”. Ed è proprio in quest’apertura che il fondatore di Forza Italia è convinto si trovi la migliore caratteristica della sua creatura: “Le nostre vittorie del futuro, come quelle del passato, stanno proprio nella capacità di Forza Italia di rimanere un movimento aperto – conclude Berlusconi – e determinato a riportare il centrodestra al governo del Paese”. Tale presa di posizione sarebbe la probabile risposta del leader ai dubbi di Raffaele Fitto sul possibile rinnovamento dirigenziale del partito, espressi in una sua recente intervista al Corriere della sera: “Rinnovare va bene – aveva detto – ma con equilibrio. Berlusconi è il mio leader e quello di milioni di italiani perché ha un grande consenso popolare. E a lui mi sento di dire che riterrei un errore politico grave quello di mortificare un intero gruppo dirigente, di issare alla testa del movimento un giornalista certamente perbene, certamente capace, ma che credo debba quantomeno dimostrare quale contributo possa dare a Fi". NOVITÀ PER IL MINISTRO E LEADER DEL NUOVO CENTRODESTRA DA ENTRAMBI I FRONTI Alfano al centro dei casi Ligresti e Shalabayeva Q L’ad Viola si dimette, poi ci ripensa A uella di ieri rischia di essere una giornata non certo indimenticabile per il vicepremier e ministro dell’Interno, nonché leader del Nuovo centrodestra, Angelino Alfano. Alcuni organi di informazione hanno infatti riportato la notizia secondo cui c'è anche una telefonata tra l'attuale ministro dell'Interno Angelino Alfano e Salvatore Ligresti, nell'ambito dell’inchiesta milanese relativa ai trust che sarebbero riconducibili all'ex patron di Fonsai. L'intercettazione, che emerge dopo la nuova chiusura del filone d'indagine del pm di Milano Luigi Orsi, è relativa al 28 maggio 2011 e nella breve conversazione tra Alfano e Ligresti si fa riferimento anche ad una cena a Roma. Ma Alfano continua ad essere anche uno degli attori principali della vicenda Shalabayeva: "Nei giorni scorsi l'ex prefetto Procaccini ha rilasciato un'intervista in cui, sostanzialmente, dice che il ministro Alfano gli ordinò di incontrare l''ambasciatore kazako. In base a tali dichiarazioni il ministro, che e'' anche vicepresidente del Consiglio, avrebbe mentito in Parlamento. Non ho sentito una dichiarazione di smentita su questo. Dunque Alfano o smentisce e querela Procaccini o viene a chiarire in Parlamento". Lo ha detto Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, ospite ieri della trasmissione Omnibus su La7. "Se Alfano continua a tacere- ha aggiunto Giachetti- vuol dire che conferma le parole di Procaccini e che quindi ha mentito. In qualsiasi Paese democratico un ministro che mente al Parlamento se ne va". DOPO IL CDA DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA lessandro Profumo e Fabrizio Viola restano alla guida del Monte dei Paschi di Siena. Il Cda dell'istituto senese ha rinnovato ieri la piena fiducia nei confronti del presidente e dell'amministratore delegato, per i quali nelle ultime settimane si era profilata l'ipotesi di dimissioni. Le azioni Mps hanno poi chiuso la seduta in Borsa in rialzo del 2,6% Ma quella di ieri è stata una giornata convulsa, segno dell’incertezza che ancora regna dalle parti di banca rossa: l'amministratore delegato del Monte dei Paschi Fabrizio Viola prima ha presentato le proprie dimissioni al cda della banca dopo l'esito dell'assemblea sulla rica- pitalizzazione, poi le ha ritirate dopo che il consiglio gli ha confermato all'unanimità la fiducia. Così una nota della banca nella quale si aggiunge che il cda, anche su richiesta Consob, avvierà approfondimenti «di natura tecnico legale riguardo agli eventuali effetti dannosi conseguenti allo slittamento» dell'aumento di capitale. L'avvio degli approfondimenti é stato comunicato con una lettera alla Fondazione Mps. Il Cda di Mps auspica inoltre che la Fondazione Mps «sia in grado di procedere alla dismissione della partecipazione in Mps in tempi rapidi, con un impatto positivo per realizzare l'aumento di capitale». Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] 5 Mercoledì 15 gennaio 2014 Attualità TENSIONE CRESCENTE NUOVA POLEMICA DEI PARLAMENTARI 5 STELLE SULL’USO DEL WEB: “TOGLIAMO QUESTA PISTOLA AL GURU” M5S, la base sconfessa i vertici di Giorgio Musumeci ruciano ancora le guance di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio dopo la sberla rumorosa e impietosa degli iscritti del Movimento 5 Stelle sul reato di clandestinità. La mossa del comico genovese e del suo socio di prendere in contropiede parlamentari e iscritti con un referendum “lampo” lanciato sul web senza alcun preavviso, non è piaciuta a molti. Fallito clamorosamente sul campo il tentativo di vincere una partita soprassedendo alle regole, il leader maximo è finito nuovamente sul patibolo. Il senatore Luis Orellana, in una intervista a Repubblica, non le manda certo a dire ai suoi vertici, definendo “sbagliato mettere ai voti un principio senza adeguato preavviso”, e bollando lo staff del movimento pentastellato come “inadeguato”. “Credo siano ragazzi –ha dichiarato Orellanascelti per altri tipi di mansioni poi messi da Casaleggio a seguire il Movimento. E così si improvvisano. Ne discendono scelte raffazzonate. Dilettanti allo sbaraglio”. Gli fa eco il collega Francesco Campanella, tra le voci più critiche del movimento, che accusa i vertici sul modo in cui è stata gestita la vicenda: “Non è così che va gestita la democrazia diretta. La vita delle persone non è un videogioco né una battuta da condividere sui social media. Il blog gestito così diventa un’arma nelle mani di qualcuno che si è convinto di poter gestire più di 150 parlamentari con strategie di organizzazione di rete aziendale. Togliamo quella pistola a Casaleggio! Il M5S è un fenomeno troppo Dopo il risultato del referendum blitz sul reato di clandestinità, gli iscritti decideranno sulla legge elettorale B opo il clamoroso risultato del referendum blitz di Grillo e Casaleggio sull’abrogazione del reato di clandestinità, una cosa è certa: il leader maximo del partito pentastellato e il suo guru sono in minoranza. Nonostante la chiara indicazione di Beppe Grillo, infatti, la schiacciante vittoria dei “sì” all’abrogazione del reato, offre una boccata d’ossigeno a militanti e soprattutto parlamentari del Movimento 5 Stelle, svincolati, almeno per ora, dall’assolutismo del loro leader. Adesso, i parlamentari rilanciano, e in un’intervista a Repubblica che lo stesso Grillo aveva invitato nei giorni scorsi a non acquistare più perché fazioso - il senatore Luis Orellana fa sapere di voler replicare l’esperienza del referendum online anche per la legge elettorale: “Non sono più così sicuro di essere in minoranza quando chiedo un’apertura di credito alle altre forze politiche” ha detto, stizzito, Orellana. Gli fa eco il capogruppo al Senato, Maurizio Santangelo, dichiarando a Radio Anch’io che “il Movimento 5 Stelle terrà un referendum su internet per decidere quale modello D serio per essere gestito in questo modo!”. “Penso sia giunto il momento di dire basta a questa gestione del blog/portale/sistema operativo (chiamatelo come vi piace) – incalza il senatore Lorenzo Battista -. Invito caldamente l’autore di questo ennesimo condizionamento esterno a rivedere insieme al gruppo parlamentare il modus operandi o lasciare a una rappresentanza più democratica e partecipativa la gestione dello strumento informatico/informativo del M5S”. E mentre le polemiche, non certo nuove, sul modo in cui viene utilizzata la rete continuano ad infiammare il dibattito, alcuni parlamentari del M5S vanno dritti al cuore della questione, lasciando emergere che Grillo e Casaleggio, alla fine, sono finiti con le spalle al muro, a dimostrazione che, aldilà dei proclami e delle dichiarazioni ad effetto, decide comunque la base. Quanto questa conclusione possa piacere al comico genovese, resta ancora da vedere. Già in passato il fondatore del Movimento aveva minacciato di mollare tutto qualora non si fosse fatto ciò che diceva. Adesso, contro di lui c’è pure l’aggravante del voto “supremo” della base. E il rischio di restare vittima della creatura da lui stesso inventata, è sempre più vicino NUOVI SVILUPPI NEL CASO DI DAVIDE VANNONI E DEI SUOI STUDI Stamina: storia di una grande truffa? Quali i colpevoli e gli errori? Indaga al riguardo la Procura di Torino uella che verrebbe definita una delle più grandi truffe ai danni dello Stato italiano: si parla di “Stamina”, lo pseudo prodigioso metodo di Davide Vannoni che tanto ha infiammato il paese in questi mesi. Una grave ingerenza di politica e mondo dell’informazione su uno dei valori più importanti per l’uomo: la ricerca scientifica e il diritto alla salute. Così l’inchiesta della Procura di Torino sui protagonisti del metodo Stamina si avvia agli sgoccioli: sul tavolo del procuratore Raffaele Guariniello, che indaga Davide Vannoni e soci per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di farmaci pericolosi, c’è anche l’indagine condotta dai Nas che suggeriscono la custodia in carcere per il patron. Tutto ancora da decidere anche se appare ormai evidente che il metodo Stamina sia solo un grande bluff. Dopo mesi di millantata prodigiosità a mettere il punto, a livello mediatico, il giornalista Riccardo Iacona che a Presadiretta ha mandato in onda un’inchiesta sul metodo Sta- Grillo e Casaleggio messi in minoranza Q mina. Un esempio di quanto la televisione possa incidere sull’opinione pubblica tanto da accecare tutti, sfruttando il dolore e la speranza di guarigione legata alla malattia. I primi a fare le spese di questa cattiva informazione i malati e le loro famiglie ai quali Vannoni aveva promesso la guarigione in cambio di cospicue somme di denaro: alcuni esempi? la famiglia De Matteis che paga 50 mila euro per il trattamento senza ottenere risultati per la figlia. Oppure Carmine Vona, ambulante di Cuneo parzialmente paralizzato da un ictus. Anche la politica ha avuto, ancora una volta, il peso nella vicenda: la Lombardia ad esempio, unica regione che ha introdotto la metodica in una struttura pubblica, precisamente allo Spedali Civili di Brescia. Proprio a tal riguardo l'azienda ospedaliera "si riserva di assumere ogni iniziativa a tutela della propria immagine" dopo l'affermazione "priva di qualsiasi fondamento" di Mario Andolina, vice- presidente di Stamina Foundation, secondo il quale "sarebbero state fatte pressioni su Stamina - ricorda l'ospedale - per ammettere al trattamento pazienti individuati dall'azienda stessa con priorità rispetto ai pazienti Stamina". Questi ultimi, assicura invece l'Ao, "sono stati i primi a essere sottoposti al trattamento medesimo". Puntuale il commento di una delle paladine della resistenza a Stamina, il ministro della salute Beatrice Lorenzin: “Se Vannoni ci ha dato un protocollo diverso da quello di Brescia è una truffa allo Stato”. Francesca Ceccarelli di legge elettorale appoggiare”. Ancora più esplicito, sul da farsi, è il vicepresidente M5S della Camera, Luigi di Maio che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, ricorre a Facebook per indicare la via da seguire: “La Sentenza dice anche che questo Parlamento (in queste condizioni!) resta in carica, perché “prevale il principio di continuità degli Organi di Stato”. “Prevale” infatti è il verbo giusto. Prevale sul buon senso e sulla responsabilità della politica che in un Paese normale vorrebbero il ripristino del “Mattarellum” e poi lo scioglimento delle Camere, invece di patti di Governo pluriennali”. Una lama a doppio taglio, dunque, quella del Movimento gestito dalla base. Se nei mesi scorsi era l’arma più pericolosa da mostrare contro gli altri partiti, adesso rischia di trasformarsi in una bomba pronta a esplodere nelle mani del suo stesso inventore. Il coltello dalla parte del manico ce l’hanno proprio gli iscritti, coperti e difesi dai 150 parlamentari, molti dei quali sono stanchi di assecondare i capricci del comico genovese e G.M. del suo socio. LA LEGGE DI STABILITÀ COLPISCE ANCHE GLI ISTITUTI DI ISTRUZIONE Tassa rifiuti più cara per le scuole paritarie Masi (CdO): “È una doppia, evidente e ingiusta discriminazione” hi inquina paga. Un principio di equa razionalità che commisura alla quantità dei rifiuti prodotti l’entità della tassa per la raccolta e lo smaltimento degli stessi. Un principio che, previsto normativamente anche a livello europeo, è (o dovrebbe essere) anche alla base delle leggi italiane in materia. Peccato che, stando a quanto si legge nel testo della legge di stabilità 2014 (n.147/2013), la nuova tassa sui rifiuti preveda alcune significative eccezioni. Come quella relativa alle scuole paritarie. “Siamo di fronte ad una doppia, evidente ed ingiusta discriminazione” scrive l’avvocato Marco Masi, presidente della Compagnia delle opere educative. Che spiega che la Legge di stabilità “ha confermato una deroga ormai in vigore da alcuni anni: le istituzioni scolastiche pagano la tassa rifiuti in base al numero degli alunni e non dei metri quadri dei locali occupati. Tale criterio permette agli istituti di pagare meno (considerando gli ampi spazi che devono garantire). Ma questa eccezione vale solo per le scuole statali e non anche per quelle C paritarie”. Esaminando nel dettaglio il testo della 147/2013, riguardo al punto contestato si parla di “istituzioni scolastiche” in genere, senza ulteriori specificazioni e con il rinvio ad una norma del 2007. Che però si riferisce soltanto alle scuole statali. “Lo Stato – continua Masi – paga ai Comuni la tassa sui rifiuti solo per le scuole statali e non anche per quelle paritarie, che pure fanno parte dello stesso sistema nazionale di istruzione. Ed è diverso addirittura il criterio con cui si valuta la capacità di produrre rifiuti: nel primo caso prevalgono le teste, nell’altro i metri quadri. Non si comprende – conclude l’avvocato – per quale ragione non si possa utilizzare lo stesso criterio per le scuole statali e quelle paritarie”. E se in passato alcuni Comuni avevano comunque preso la decisione di uniformare il calcolo della tassa sui rifiuti per tutte le scuole legandolo al criterio del numero degli alunni, con la nuova legge questo procedimento non sarà praticamente più possibile: dal 2014 infatti lo Stato non coprirà più eventuali riduzioni della tassa diverse da quelle espressamente previste. Se quindi i Comuni vogliono proseguire sulla strada della parificazione, dovranno mettere mano ai loro fondi. Cosa che, c’è da scommetterci, sarà quasi impossibile che si verifichi. Cristina Di Giorgi 6 Mercoledì 15 gennaio 2014 Storia AMBASCIATORE IN BRASILE, A MOSCA, POI A BERLINO INFINE PRESSO LA SANTA SEDE, È L’ARTEFICE DEL PATTO DI AMICIZIA ITALO-SOVIETICO DEL ’33 Bernardo Attolico, ambasciatore della pace Lontano dall’ideologia e per molti aspetti dalla politica, tende ogni sforzo alla risoluzione pacifica delle controversie di Emma Moriconi omini che hanno fatto la storia d’Italia. Ce ne sono moltissimi, a vario titolo, spesso dimenticati o semplicemente lasciati in un angolo. In un’epoca in cui tutto scorre rapido, i cosiddetti personaggi minori sembrano essere scomparsi. E invece costituiscono in molti casi un pezzo non trascurabile della storia e della società. E, molto spesso, non sono affatto minori. Accade per esempio nel caso di Bernardo Attolico, che - quando il Fascismo prende il potere - ha già maturato tantissima esperienza in campo internazionale al punto da divenire nel 1919, a soli 39 anni, ancor prima della Marcia su Roma dunque, inviato straordinario e ministro di seconda classe, entrando a pieno titolo nella carriera diplomatica con un rango elevato. Nel febbraio 1927, anno quinto dell’Era Fascista, Bernardo Attolico è ambasciatore a Rio de Janeiro. Resta in Brasile per tre anni, poi viene trasferito a Mosca. Siamo nel 1930, ed è là che Attolico riesce a concludere il noto Patto di amicizia italosovietico, datato 2 settembre 1933. Nel 1935 succede a Cerruti nella direzione dell’ambasciata italiana a Berlino, dove si occupa degli equilibri tra Italia e Germania giungendo alla sottoscrizione degli accordi dell’ottobre 1936. Bisogna ricordare che la Germania, in questi anni, è una potenza in fase ascendente. Attolico, più diplomatico che politico, e slegato da qualsivoglia U ideologia, arriva a immaginare anche un coinvolgimento, nell'accordo, dell’Inghilterra. Nel 1938, quando Mussolini partecipa alla Conferenza di Monaco, parla con cognizione di causa in merito alla crisi dei Sudeti proprio basandosi sulle informazioni che Attolico gli ha precedentemente fornito: in quella circostanza è Mussolini a riportare l’assemblea su una linea pacifica. Il Duce lo racconterà a Claretta Petacci, come lei stessa annota nel suo fittissimo diario del 1938: “Daladier? (il premier francese, ndr) simpatico, sì ... Chamberlain (quello inglese, ndr) è ammirevole”. E poi, nel dettaglio, annota ancora Claretta le parole di Mussolini sulla Conferenza di Monaco: “Avevo preparato tutto, loro non sapevano da che parte incominciare. Se non portavo un memorandum che loro hanno ascoltato e poi approvato come dicevo io, non avrebbero fatto nulla. Erano sprovvisti anche di idee. Non sanno le lingue, con il traduttore non si finiva mai. Così ho preso il comando, e ora all’uno, ora all’altro, domandavo e ripetevo. Sì, molto deferenti. Il bello è che mi si rivolgevano sempre con ‘Duce, duce’. Diceva Daladier: ‘Sa va bien comme dit le duce’. E Chamberlain: ‘Yes, duce’ ... [... ] La discussione ad un certo punto continuava, allora ho detto: ‘Signori, qui è quasi l’una. Siamo al primo di ottobre e non dimenticate che oggi devono entrare le truppe (si riferisce alle truppe tedesche in Cecoslovacchia, ndr). Non è ancora risolto nulla. Bisogna decidersi, rapidamente’. [...] Quando gli ho fatto sapere (a Hitler, ndr) che desideravo che rimandasse di 24 ore l’entrata delle truppe gliel’ho fatto dire dall’ambasciatore Attolico, non ho parlato io [...] ”. Quello che Mussolini riesce a ottenere alla Conferenza di Monaco, di rimandare cioè l’ingresso delle truppe, e dunque la guerra, tranquillizza non solo l’Italia, ma anche la Francia e l’Inghilterra: la situazione sembra stabilizzata. La storia, invece, in questo periodo, è ancora tutta da scrivere: quella pace, lo sappiamo, durerà ben poco. È ancora Bernardo Attolico a premere, nel 1939, per il mantenimento dello stato di non belligeranza per l’Italia. Che dura poco. Tende ogni suo sforzo alla risoluzione pacifica delle questioni internazionali, ed è il primo a comprendere le reali intenzioni di Hitler sulla Polonia, per cui cerca invano - di impedire lo scoppio del conflitto. Quando Mussolini scrive a Hitler di aver bisogno di molte materie prime, è Attolico ad aggiungere che occorrono “entro 24 ore”. Intende così “scoraggiare i tedeschi a venire incontro alle nostre proposte”. Nel 1940 Attolico diventa ambasciatore presso la Santa Sede, passando “dal diavolo all’acqua santa”, come dice egli stesso. È in quest’epoca che viene insignito del titolo di conte. Quando muore, il 9 febbraio 1942, il suo sogno di pace è ormai definitivamente naufragato. [email protected] 7 Mercoledì 15 gennaio 2014 Esteri CONFERENZA STAMPA ALL’ELISEO E 600 CRONISTI DELUSI: MOLTA POLITICA E POCO GOSSIP SPIFFERI DALLA CASA BIANCA PARLANO DI DIVORZIO François Hollande:“I miei sono solo affari privati” Aria di crisi per i coniugi Obama Il presidente ha glissato sulla love story: “È un momento molto doloroso” di Chantal Capasso l presidente François Hollande si è presentato con pochi minuti di ritardo davanti alla platea di giornalisti, ben 600 e provenienti da tutte le parti del mondo, ed ha cominciato a parlare – come nel tentativo di sviare il tema per cui i mass media si erano mossi - dell’ economia del suo Paese, del futuro della Francia e della sua crescita, che «nel 2014 dovrà essere vigorosa». Nessun accenno, nei primi passaggi, alla vicenda privata che lo vede coinvolto. All’Eliseo di Parigi, sono stati affrontati dal Presidente tre importanti temi: il taglio della spesa pubblica, la semplificazione amministrativa e l’impegno in Centrafrica. Altro tema, affrontato nella conferenza da Hollande è stato il suo famoso "Patto di responsabilità" che porterebbe alla I riduzione dei costi per le imprese. Grande fiducia per il Paese, per le organizzazioni professionali e per i sindacati. Intorno alle 17.15, il presidente ha terminato la sua “introduzione” e ha dato il via alle do- mande da parte dei giornalisti presenti. Ovviamente, la prima fra queste è stata, dopo un lungo preambolo “diplomatico”, diretta alla vita privata del presidente: «Valerie Trierweiler è ancora la premiere dame di Francia?». Il presidente, visibilmente seccato, si è difeso dietro lo scudo della vita privata, ha spiegato che « non risponderò ad alcuna domanda su questo argomento» e ha ripreso a parlare del futuro economico e politico della Francia, prima ricordando che questi sono «momenti dolorosi», ma «gli affari privati si trattano in privato, in un intimità rispettosa di ognuno» e che «ognuno nella sua vita personale può traversare delle prove, e questo è il mio caso». Molti i delusi in sala, golosi di gossip. L’appuntamento, il terzo del genere da quando è presidente, è da tempo ritenuto cruciale da Hollande per un rilancio del suo mandato. Per questo, nonostante la bufera imprevedibile che si è abbattuta sull’Eliseo in questi ultimi giorni, il presidente non ha mai ipotizzato un annullamento della conferenza. Dopo il viaggio in Sud Africa P er un’altra coppia “presidenziale” pare ci sia maretta. Quella che sembrava una unione inossidabile, sembra infatti cedere. I coniugi in questione sono Barak e Michelle Obama. Secondo il tabloid americano National Enquirer , il motivo della crisi negli inquilini della Casa Bianca, sembrerebbe il viaggio in Sudafrica in occasione del funerale di Nelson Mandela, dove secondo la first lady ci sarebbe stata una conversazione molto coinvolgente tra il marito Barak e la premier danese Helle Thorning-Schmidt. Il tutto innescando una grande gelosia da parte di Michelle, come già trapelato, e che ora potrebbe sfociare nel divorzio. Questo quanto si sussurra per i corridoi della Casa Bianca. Ora i coniugi Obama dormirebbero in stanze se- parate. Ma ci sono questioni che non possono essere valutate così alla leggera, considerando il ruolo che ricopre Michelle, moglie di uno dei più potenti uomini del mondo. Per cui dovrà mandar giù le sue disapprovazioni coniugali per il bene del mandato presidenziale del marito, ed evitare scandali. Intanto può sempre consolarsi con i festeggiamenti del suo prossimo compleanno, venerdì 17 gennaio compirà infatti 50 anni. Pronto il party danzante con le sue amiche storiche alla Casa Bianca. Michelle sembra affrontare questa importante ricorrenza con molta disinvoltura e in una recente un’intervista risponde candidamente “Non mi sono mai sentita così sicura di me stessa”. Dura la vita da First Lady. C.C. PER LA NUOVA COSTITUZIONE L’Egitto torna alle urne tra violenze e proteste ono quasi cinquantatré milioni (a cui vanno aggiunti i quasi 700mila espatriati che hanno votato l’8 e 9 gennaio in ambasciate e consolati) gli egiziani chiamati alle urne per esprimersi in merito al referendum sulla nuova Costituzione, che mitigherebbe non poco la forte impronta islamista voluta da Mohamed Morsi nella precedente Carta C’è dunque attesa non solo per l’esito della votazione ma anche per l’affluenza alle urne, che se fosse importante confermerebbe che la popolazione sostiene l’operato dell’esercito che ha deposto Morsi lo scorso anno e significherebbe anche un segnale di approvazione del governo a interim di questi mesi. E, naturalmente, sarebbe il superamento del banco di prova per il generale Abdel Fattah al-Sisi, ministro della difesa e comandante dello stato maggiore interforze. Dagli umori sembra che la popolazione sostenga i militari, con una percentuale che arriverebbe addirittura al 90%. I seggi sono presidiati da polizia, truppe della sicurezza nazionale e combattenti, e sarebbe la stessa popolazione a richiedere sicurezza. Nonostante questo, poco pri- Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. S ma dell’apertura dei seggi, è scoppiata una bomba nei pressi di un edificio giudiziario di Imbaba, al Cairo, fortunatamente senza vittime, ma di chiaro intento destabilizzante. Non solo, a Beni Suef, a 115 km a sud della capitale, ci sono stati scontri tra militari e manifestanti filo-islamisti, che hanno provocato un morto Altre manifestazioni pro Morsi si sono verificate anche in altre zone e il bilancio sarebbe di altre 7 vittime. La costituzione sulla quale gli egiziani sono chiamati a votare ridimensiona gli articoli di stampo islamista, l’islam resta la religione di stato ma sono previste forme di tutela per le minoranze, come pure è previsto il concetto di uguaglianza tra i sessi, e mette nelle mani dell’esercito grande potere, ivi compresa la nomina del ministro della difesa, che resterebbe in carica per due mandati presidenziali. em Il relax ha una nuova casa. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 8 Mercoledì 15 gennaio 2014 Roma IL FACCIA A FACCIA MAGGIORANZA-SINDACO SECONDO ROUND DI INTERROGATORI. DAVANTI AI GIUDICI IL “RE DELLE DISCARICHE” E L’EX PRESIDENTE REGIONALE “Capigruppo in giunta” Marino commissariato È il turno di Cerroni e Landi gnazio Marino è già un sindaco col fiato corto. E di fiato, il primo cittadino di Roma, ne ha anche sul collo: è quello del Pd e degli altri partiti della sua maggioranza, che dietro la facciata di una rinnovata fiducia nei suoi confronti , ha deciso di commissariarne di fatto i poteri. La decisione è arrivata ieri al termine di un faccia a faccia avvenuto in Campidoglio tra il sindaco e i consiglieri comunali: la decisione scaturita dal confronto la dice lunga, perché i capigruppo di maggioranza avranno libero accesso alle riunioni di giunta. Un’evidente “extrema ratio” allo scollamento più che evidente tra la squadra di governo e l’aula Giulio Cesare, che ha avuto anche in questi ultimi giorni testimonianze piuttosto scottanti. Come quella del messaggio lasciato su un social network dal consigliere capitolino Antonio Stampete, del Pd, che dopo l’ormai nota vicenda dei maiali e comunque dei rifiuti che assediano Roma ha neanche troppo tra l righe chiesto la testa dell’assessore Estella Marino. “Sono arrabbiato nel vedere che l'assessorato all'Ambiente spende 5 milioni di euro per poi girare per la città e trovare i cassonetti I pieni di immondizia. Se non si è all'altezza di svolgere il proprio ruolo si va a casa!”, si è sfogato Stampete. Aggiungendo altre parole di fuoco: “Presenterò un'interrogazione al sindaco Ignazio Marino e all'assessore Estella Marino per chiedere come sono stati spesi i 5 milioni di euro per fronteggiare l'emergenza rifiuti sotto le festività natalizie. Vorrei capire quali sono state le procedure amministrative di affidamento di tutti questi soldi”. Certo, il Pd ha richiamato Stampete ma risulta quantomeno curioso che un consigliere comunale, per dipiù non uno qualsiasi giacché riveste il ruolo di presidente della commissione all’urbanistica, debba ricorrere a facebook per avere ragguagli sull’attività amministrativa. Il capogruppo Francesco D’Ausilio, nomen omen, ha cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte. “Siamo al fianco del sindaco Marino ma bisogna fare di più” ha detto, allontanando lo spettro del rimpasto e con esso i malumori. Malumori che però, c’è da giurarlo, ricompariranno alla prima occasione. E guardando i sei mesi finora trascorsi con sindaco Marino, di occasioni non ne mancheranno. R.V. Nuove ombre: l’arresto degli indagati fu ritardato perché qualcuno fece sparire dalla Procura il fascicolo contente le convalide di fermo S i infittisce di punti interrogativi e di lati oscuri lo scandalo sui rifiuti laziali. Il furto di un fascicolo avvenuto nell’ufficio del gip Massimo Battistini e contenente tra gli altri documenti la richiesta della Procura della Repubblica di arrestare Manlio Cerroni e gli altri sei indagati ritardò l’esecuzione del provvedimento. Questa la scoperta degli inquirenti che non fa altro che aumentare i sospetti sull’ingarbugliata vicenda sullo smaltimento dell’immondizia. Lo scippo avvenne il 16 luglio dello scorso anno, mentre la richiesta della Procura risaliva al 21 marzo precedente. A causa della sottrazione del faldone contenente i documenti e la richiesta dei pubblici ministeri, i giudici Alberto Galanti e Maria Cristina Palaia ribadirono una nuova richiesta di misure cautelari. Nella seconda richiesta di arresto i pm che si occupano della vicenda scrivono: “Non può non sottolinearsi come la sottrazione degli atti del fascicolo depositati presso il gip, dell’originale della richiesta di misura cautelare come da denuncia resa in data 16 luglio 2013 pur essendo allo stato commessa da soggetti ignoti deve considerarsi probabile che sia da ricongiungersi alla sfera di influenza esercitata oggi dagli odierni indagati la cui presenza all’interno della pubblica amministrazione è conclamata da una serie infinita di riscontri”. Insomma, secondo i magistrati, gli indagati si avvalevano di una talpa all’interno degli uffici giudiziari. Ieri, nel frattempo, è andata in scena la prima giornata di interrogatori di garanzia. Solo uno dei tre indagati convocati dal gip Battistini, Piero Giovi, socio e collaboratore da sempre del ‘patron’ dei rifiuti Manlio Cerroni, ha accettato di rispon- dere alle domande del magistrato. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, invece, Giuseppe Sicignano, già supervisore delle attività operative condotte presso gli impianti di Cecchina, e Francesco Rando, amministratore unico di molte imprese che fanno capo a Cerroni. I difensori di quest’ultimo hanno giustificato il silenzio del loro assistito con il fatto che ancora non sono riusciti a esaminare tutto il carteggio relativo alla posizione del loro cliente. Oggi, la parte clou dell’in- chiesta. Saranno sentiti infatti Cerroni, principale indagato, e l’ex presidente della Regione Lazio, Bruno Landi, peraltro amministratore delegato di Ecoambiente e Latina Ambiente. L'ex governatore del Psi non si è dimesso ma di fatto il cda di Latina Ambiente lo ha esautorato. Nei prossimi giorni, invece, si terrà anche il consiglio di amministrazione di Ecoambiente (la spa mista che gestisce la discarica) dove è sempre Landi l'amministratore delegato. Giuseppe Sarra 9 Mercoledì 15 gennaio 2014 LIGURIA - SOTTRATTI 70MILA EURO DAI FONDI DEL GRUPPO CONSILIARE ITALIA DEI VALORI Peculato: arrestato l’ex vicepresidente della giunta regionale Nicolò Scialfa Dall’Italia LIBERALIZZAZIONE DELLA CANNABIS IN ITALIA È a Torino la prima “fumata” bianca Le accuse mosse contro il politico sono di falso e truffa aggravata anette per Nicolò Scialfa ex vicepresidente della Regione Liguria. Accusato di aver sottratto 70 mila euro dai fondi del gruppo consiliare Italia dei Valori tra il 2010 e il 2012. Sotto il mirino della guardia di finanza, nell’ambito della stessa indagine, altri tre consiglieri regionali : Marilyn Fusco e Stefano Quaini, entrambi ex Idv, e Marusca Piredda attuale capogruppo in Regione del partito di Di Pietro, su di loro sono state effettuate perquisizioni. Con le accuse di peculato, falso e truffa aggravata è stato arrestato ieri mattina l’ex vice presidente della giunta regionale della Liguria, a cui è stato concesso il beneficio dei domiciliari. A Scialfa, in particolare, viene contestato dalla Procura di Genova per essersi appropriato di 70 mila euro, usciti dai fondi del gruppo senza giustificazioni. Per comprovare l’ammanco, l’ex vice presidente della Regione avrebbe falsificato le firme di alcuni consiglieri regionali e del tesoriere Giorgio De Lucchi, peraltro anche lui sotto inchiesta. Scialfa, nelle more dell’indagine dirette dal procuratore capo di Genova Michele Di Lecce, ha cambiato partito passando al gruppo consiliare di Diritti e Libertà. Con le stesse accuse sono indagati anche Maruska Piredda l’attuale capogruppo e segretario regionale del partito di Di Pietro e altri due consiglieri che a fine 2012 erano passati in altri partiti: Stefano Quaini (Sel)e Marilyn Fusco (Diritti e Libertà). Al momento della notifica dell’avviso di garanzia M utto è lecito, purché non leda gli altri. Nascosti sotto questa scusante i promotori della liberalizzazione della cannabis hanno ottenuto vittoria a Torino. Così il capoluogo piemontese è la prima città d’Italia ad aver votato un documento in tal senso. Il provvedimento (un ordine del giorno) è stato approvato dal Consiglio comunale di stretta misura: 15 voti a favore (Sel, mezzo Pd, Idv, 5 Stelle) 13 contrari e 6 astenuti, fra cui il sindaco Fassino. Contrari, nemmeno a dirlo l’opposizione di centrodestra e l’ala cattolica del Pd. Una svolta che nel concreto necessità ancora di tempo, ma che politicamente segna un momento decisivo. Due le proposte: la prima per un “sì” all’utilizzo della cannabis a fini terapeutici, come già accade in Toscana, Liguria e Veneto; la seconda, invece, più T le dichiarazioni, di un anno fa, di Nicolò Scialfa sono state: “Mi sento come in un tritacarne. Ma sono sereno riguardo a quello che ho fatto. Si parla di uso disinvolto dei soldi dei gruppi? In passato certe spese erano legittime e opportune, poi le stesse spese sono diventate legittime ma inopportune”. Il periodo contestato sottoposto alle analisi dei magistrati è quello fra 2010 e il 2012. Le spese fatte dal gruppo regionale ligure dell’Idv nel 2012 erano finite sotto inchiesta della Procura di Genova nell’autunno dello stesso anno. La Procura ligure indagava su voci di spesa molto lontane da quelle che potevano rientrare nelle cosiddette “spese di rappresentanza“: migliaia di euro per viaggi, frigoriferi, divani, casse di vino, oltre che per tablet, computer, capi di abbigliamento, cravatte, parrucchieri, giochi e modellini di auto. Era emerso che il gruppo aveva già speso a ottobre l’intera somma a disposizione per il 2012, pari a 230mila euro. Le spese erano state così esose che ci furono problemi per pagare i compensi dei cinque dipendenti del gruppo. Maruska Piredda, uno dei consiglieri indagati, lo fece poi di tasca propria. Chantal Capasso drastica con la fine della legge Fini-Giovanardi, e via libera alla produzione diretta di marijuana e alla sua vendita. Un’approvazione davvero sui generis visto che, oltre al sindaco, anche parte della maggioranza si è astenuta o ha votato contro. La differenza, ancora una volta cavalcando la cresta dell’ovvietà, l’hanno fatta i due consiglieri del Movimento 5 Stelle, che si sono espressi entrambi favorevoli. Una città, Torino, da sempre portatrice di novità, seppur molto discutibile come stavolta. Dopo il registro delle unioni civili, il testamento biologico e la richiesta di concedere il voto agli immigrati per le amministrative ora apre le La Mole anche a reggae party e al rastafarianesimo. Il prossimo passo quale sarà? C’è da temere. F.Ce 10 Mercoledì 15 gennaio 2014 Dall’Italia PALERMO - DECISIONE DESTINATA A FAR DISCUTERE NAPOLI - IL FALLIMENTO NELLA GESTIONE Sedicenne affidato a coppia gay Violenza sui bus, straniero aggredisce un autista L’“adozione di fatto” è avvenuta per effetto di una sentenza del Tribunale Voleva salire con il materasso. È solo l’ultimo di una serie di casi spiacevoli on si possono sposare ma possono ottenere in affidamento bambini, o ragazzi. È l’ennesima decisione che rema contro la famiglia quella che arriva da Palermo, dove il tribunale dei minori ha deciso di affidare un 16enne, ad una coppia gay. La notizia è stata “significativamente” resa nota dal Comune di Palermo che prima ha annunciato, poi successivamente annullato, una conferenza stampa in programma proprio per oggi. Tant’è, qualcosa riguardo questa storia è già emerso. La coppia, secondo quanto è stato reso noto, è formata da due uomini: si erano rivolti all'ufficio affidi del Comune che ha segnalato loro la vicenda del ragazzo che proviene da una famiglia che vive un grave “disagio sociale'”. L'affidamento sarebbe avvenuto qualche mese fa. Nel novembre scorso il tribunale di Bologna aveva preso un'analoga decisione, affidando una bimba di tre anni a due uomini, suscitando reazioni e polemiche. Nel gennaio dello scorso anno inoltre la Cassazione sentenziò che ''un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia gay''. Né vi sono ''certezze N scientifiche o dati di esperienza'' che provino il contrario. Questo dice ora la giustizia, dissacrando così la famiglia naturale, quella composta da uomo e donna. Ormai all’alba del 2014 gli omosessuali pretendono un trattamento paritario: una matrimonio e dei figli. E ci stanno riuscendo. Mentre Renzi fa annunci e Alfano veste i panni della “sentinella”, oggi Comuni e Regioni si stanno già dotando di statuti per le coppie di fatto. Solo alcuni giorni fa l’Assemblea regionale siciliana, ha ap- provato con 48 voti a favore e 24 contrari l’articolo 26 della finanziaria regionale che prevede facilitazioni nell’accesso ai mutui per l'acquisto della prima casa anche alle coppie di fatto, cioè iscritte da almeno un anno nel registro delle unioni civili dei Comuni, quindi anche alle coppie omosessuali. Tale norma, che Crocetta ha definito di “civiltà”, dovrà ora passare l’esame del Commissario dello Stato. Ora sull’isola si permettono anche adozioni ai gay: se nessuno può consentirsi di giudicare la vita di due persone adulte, pare una follia permettere a omosessuali di crescere minori, il tutto senza aver minimamente riguardo di come possano crescere i pargoli inconsapevoli delle differenze di genere. Insomma, la vita non nasce né da due uomini e neppure da due donne. Tanto meno in provetta! Barbara Fruch ncora episodi di violenza a Napoli. Questa volta a denunciare una situazione divenuta ormai insopportabile sono gli autisti dell’Anp, Azienda napoletana mobilità. Il numero delle aggressioni sui bus è infatti aumentato in maniera considerevole tanto da farne registrare nel 2013 una media di una ogni due giorni. L’ultima, some riporta il quotidiano locale ‘Il Mattino’, lunedì sera in via Galileo Ferraris. Un extracomunitario ha cercato di salire sul 116 con il materasso al seguito. L’autista si è rifiutato e l'immigrato ha dato in escandescenza. Ha rotto il tergicristallo ed ha iniziato a colpire, lesionandolo, il paraprezza anteriore. Paralizzato dalla paura il conducente. Preoccupati i sindacati denunciano la situazione ricordando come ormai gli autisti siano costantemente esposti alla criminalità, in particolare durante il turno di notte. “Sono mesi spiega Adolfo Vallini dell’Usb - A che denunciamo la mancanza di sicurezza alla guida dei mezzi, non ultima la sassaiola avvenuta sabato contro la linea R5 a Scampia che ha letteralmente frantumato il parabrezza della vettura. I conducenti hanno sempre più paura non si può andare avanti in questo modo”. A preoccupare è anche il fatto che non tutti i mezzi hanno le telecamere a bordo, non sempre, quindi, si può individuare l’aggressore. Episodi che dimostrano l’ennesimo fallimento nella città guidata dal sindaco Luigi De Magistris, il quale proprio come il collega Giuliano Pisapia di Miano pare troppo impegnato a scaldare la poltrona per preoccuparsi della gestione della metropoli. Fatti che comunque mettono in luce anche il continuo decadere di uno stato ormai incapace di garantire ai proprio cittadini quella sicurezza di cui ogni governo dovrebbe farsi portatore. B.F. TOSCANA - DISAGI DEL MALTEMPO Bomba d’acqua a Massa frana isola due paesi l maltempo torna a flagellare l’Italia. Una bomba d’acqua ieri si è abbattuta sulla Toscana provocando una frana di grosse dimensioni in provincia di Massa Carrara sulla strada che collega la città ai paesi di Casette e Caieglia, con circa mille abitanti, che risultano isolati. Alcune persone, tra cui anziani che necessitavano di medicine, sono rimaste bloccate su un autobus di linea e solo dopo un'ora è stato consentito loro di passare percorrendo una strada alternativa, scortate da vigili del fuoco e forze dell'ordine. Sul posto sono infatti interventi i mezzi di soccorso che hanno reso agibile una strada sterrata e costeggiata da folta vegetazione per assicurare almeno il passaggio dei mezzi di soccorso. Dietro lo smottamento ci sarebbe un'infiltrazione di acqua su una porzione di mon- I tagna che negli anni Ottanta fu messa in sicurezza solo con reti di contenimento che sono state sfondate dalla roccia. La preoccupazione dei tecnici e della protezione civile è che la frana possa allargarsi arrivando al tornante inferiore: non si esclude infatti la possibilità di chiudere anche la strada provinciale che porta ad altri paesi di montagna. Ancora una volta a provocare disagi è l’allarme maltempo che si sta abbattendo sulla Penisola: piogge e rovesci di forte intensità si sono registrati soprattutto al Nord, fra Toscana, Emilia e Lombardia. Oggi, prima di abbandonare la Penisola, la perturbazione porterà pioggia ancora sulle regioni meridionali. Giovedì giornata di pausa, nuvolosa ma non piovosa, anche se tra sera e notte al Nordovest arriverà ancora acqua. Carlotta Bravo Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. La parte migliore è quando si torna a casa Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. 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Ad incastrarlo sono state le telecamere, disposte dai Carabinieri e dalla Procura di Bologna che hanno filmato l’usciere dell’Università mentre era in azione, da lì, una volta scoperto, sono scattate le manette. Le accuse contro di lui, ora agli arresti domiciliari sono per stalking e tentate lesioni gravi. È la stessa donna vittima dello stalking a denunciare il fatto. Impiegata 31 enne dell’ufficio di segreteria dell’Università , era solita lasciare la bottiglietta d’acqua sulla propria scrivania, ma aveva notato che il liquido all’interno era torbido. Ma non era la prima volta che accadeva e noncurante della situazione gettava l’acqua senza berla. Ma all’ennesimo simile episodio ha deciso di portare la bottiglia ai Carabinieri, ed i Nas hanno scoperto, facendo analizzare il liquido nel laboratorio di tossicologia forense, tracce di morfina. La donna ha poi aggiunto che oltre al- MILANO - PEDOFILIA U Catechista accusato di aver violentato quattro ragazzi fra i 13 e i 16 anni accusato di aver violentato quattro ragazzini, tra i 13 e i 16 ani. Per questo ieri mattina un educatore parrocchiale quarantenne è stato arrestato, e posto ai domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico, dalla Squadra mobile di Milano. Le violenze sono avvenute tutte nell’hinterland di Milano e risalirebbero al 2011, anche se la denuncia dei genitori delle vittime è stata presentata nel 2013 quando i ragazzini hanno cominciato a parlarne. Secondo quanto trapelato dalle indagini il pedofilo frequentava da anni la parrocchia, crescendo all’interno della cerchia dei frequentatori assumendo nel È l’episodio dell’acqua, tempo addietro aveva trovato sempre sulla sua scrivania anche una rosa e dei cioccolatini. Valutata la pericolosità della vicenda, il Pm Massimiliano Rossi con la collaborazione dell’Ateneo ha fatto installare le telecamere. Il giorno dopo, alla chiusura degli uffici amministrativi, è stato riconosciuto l’usciere nell’uomo filmato, che lasciandosi la porta chiusa alle sue spalle si avvicinava alla bottiglia e iniettava qualcosa con la siringa, trattasi di cloroformio e etere etilico. La volta dopo, i carabinieri che seguivano la vicenda direttamente attraverso il video, non appena hanno visto estrarre la siringa sono intervenuti, cogliendo lo stalker in piena flagranza di reato. Nell’armadietto dell’arrestato sono state trovate le bottigliette e le siringhe da analizzare e del veleno per topi. Durante la convalida dell’arresto si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il procuratore aggiunto e portavoce della procura di Bologna, Valter Giovanni, ha confermato l’immediata collaborazione del rettorato dell’Alma Mater, per incastrare l’uomo. Il reato contestato dagli inquirenti è lo stalking, perché il comportamento del 45enne percepito come minaccia dalla donna ha indotto la stessa in uno stato d’ansia, che riconoscendolo in video ha raccontato che mesi fa aveva rifiutato un suo invito ad uscire. tempo il ruolo di educatore. Le quattro violenze, ai danni di ragazzini dai 13 ai 16 anni, si sarebbero consumate all’esterno della struttura, in luoghi dove l’uomo, che non è sposato e non ha precedenti, ha attirato le giovani vittime. Importanti ai fini dell'ordinanza di custodia, emesso dal gip Luigi Gargiulo, le dichiarazioni dei ragazzi e dei conoscenti, incrociate con delle intercettazioni. L’uomo dovrà tenere il braccialetto elettronico: gli investigatori, che mantengono il massimo riserbo per tutelare le vittime, hanno spiegato che è la prima volta che utilizzano lo strumento. Barbara Fruch 12 Mercoledì 15 gennaio 2014 Teatro LUNEDÌ AL GHIONE DI ROMA, PIER FRANCESCO PINGITORE PORTA IN SCENA LA LIBERAZIONE DI MUSSOLINI DEL 12 SETTEMBRE 1943, CON LUCA BIAGINI NEL RUOLO DEL DUCE Torna “Operazione Quercia” Dopo il tutto esaurito della scorsa estate a Campo Imperatore, i prossimi 25 e 26 gennaio l’appuntamento a Chieti di Emma Moriconi orna ‘Operazione Quercia – Mussolini a Campo Imperatore’ di Pier Francesco Pingitore. Dopo il successo registrato con i quindici giorni di tutto esaurito della scorsa estate, ecco che lo spettacolo approda al Ghione di Roma, in via delle Fornaci 37, il prossimo lunedì 20 gennaio. Prodotto dalla Fondazione Cantiere Abruzzo-Italia, è stato presentato in anteprima proprio nello storico albergo che fu teatro della liberazione del Duce ad opera dei tedeschi, riscuotendo grande partecipazione di pubblico e successo di critica. Pingitore non è nuovo a questo genere di ap- T proccio artistico: già nel 2010 ottenne un grande successo con il suo ‘Quel 25 luglio a Villa Torlonia’, messo in scena anche questa volta in un luogo simbolo, il palcoscenico naturale della villa, storica residenza di Mussolini. Il merito di questo percorso artistico e storico di Pingitore è di rilievo, perché per la prima volta si apre il sipario sul Mussolini non solo Duce ma anche uomo, con i suoi timori, i suoi dubbi, le sue riflessioni, in un’analisi scevra da condizionamenti di sorta. Protagonista nel ruolo di Benito Mussolini, ancora una volta l’attore Luca Biagini: la somiglianza fisica con il Duce è molto forte, l’interpretazione estremamente sentita ed aderente al personaggio. In questo lavoro Pingitore sofferma l’attenzione sulle ore convulse che precedettero la rischiosa operazione di Otto Skorzeny, i giorni tra il 2 e il 12 settembre 1943, quando gli alianti tedeschi atterrarono sul pendio scosceso di Campo Imperatore. Ore strane, tese. ‘Sono le dieci del mattino. È terribile questo silenzio gravido di eventi. Eppure sento, Ben, che tra non molto sarai libero…’ scriveva Claretta Petacci alle 10 del 12 settembre 1943. Poche ore dopo Mussolini, raccolte le sue carte, usciva dall’albergo dove la ‘Cicogna’ lo attendeva per portarlo a Pratica di Mare, poi a Vienna, infine a Berlino, da dove porrà le basi della Repubblica Sociale:‘con il mio fardello sono ormai costretto ad andare fino in fondo’ dirà alla moglie Rachele. Pingitore, insomma, porta sul palcoscenico un altro momento cruciale della vita di Mussolini, in uno spettacolo da non perdere a Roma, poi a Chieti dove l’appuntamento è per i prossimi 25 e 26 gennaio al Teatro Marrucino. NUOVO CARTELLONE PER LA STORICA STRUTTURA DELLA CITTÀ DI PALERMO Emma Dante inaugura il Teatro Massimo Dal 18 al 26 gennaio l’estrosa regista ospite del grande palcoscenico siciliano di Francesca Ceccarelli onto alla rovescia per la stagione di Opere e Balletti del 2014 targata Teatro Massimo di Palermo: un inizio davvero intrigante e innovativo visto he a inaugurare il nuovo cartellone sarà la stimata regista Emma Dante con l'opera straussiana Feuersnot, eseguita pochissime volte in Italia e che sarà in scena dal 18 al 26 gennaio, diretta dall’importante bacchetta del maestro Gabriele Ferro. Su libretto del poeta satirico Ernst von Wolzogen di Baviera, l'opera racconta, inquadrandola all'interno di una cornice leggera e quasi boccaccesca, una storia d'amore e di magia, che sceglie come luogo ideale per slegare le proprie vicissitudini una Monaco di Baviera medievale durante C la festa di mezza estate, la tanto attesa festa dei fuochi di San Giovanni. Un’opera molto intensa, dove ogni nota rappresenta una drammaturgia quasi a se stante, sicuramente non facile e costruita su misura per la Dante, artista residente del Teatro Biondo Stabile. Tre i blocchi che complessivamente costituiscono questo evento di teatro a Palermo: uno iniziale, che presenta lo scenario e i numerosi personaggi; uno centrale, dedicato al grande duetto d’amore, anche se forse l’innamorato della situazione è solo un lui perdutamente invaghito di una lei emancipata e libertina; la conclusione riserverà, infine, delle scenografie sorprendenti. Una partitura complessa che inevitabilmente rivela il confusionale conflitto interiore provato dall’autore e legato alla figura di Wagner. Ritenuta una delle partiture più belle scritte da Richard Strauss, il Feuersnot rivela un’attenzione ossessiva per il particolare, sprigionando una struttura fortemente dinamica e continuamente frammentaria. Attenzione “verticale” per il dosaggio strumentale dell’Orchestra del Teatro di Piazza Verdi. Questa nuova versione diretta da Emma Dante si presenterà al pubblico attraverso una lettura registica del tutto asettica; d’altronde sarebbe stato eccessivamente semplicistico e riduttivo renderla nella classica chiave sentimentale, mentre risulta più impegnativo portarvi dentro il rigore massimo. L’ambientazione scelta sarà contemporanea e molto vicina all’attualità, mettendo da parte lo scenario medievale descritto nel libretto originario, e incentrando la storia di questo amore tra una giovane donna e un mago in un lontano paese straniero dai tratti indefiniti. Una festa durante la quale avrà un ruolo d’eccezione la presenza dei bambini e del Coro di voci bianche del Teatro Massimo, diretto dal maestro Salvatore Punturo. Uno degli spettacoli a Palermo più nuovi e che vede il Teatro Massimo mettere coraggiosamente in scena per la prima volta in assoluto un’opera poco rappresentata, in lingua originale con sopratitoli in italiano. Inoltre, fino a febbraio sarà possibile ammirare fotografie e video del backstage. L’opera, infine, verrà anche registrata dal un importante canale digitale (che trasmette in tutta la parte occidentale), con la speranza che possa uscirne fuori anche un dvd. ANTONIO REZZA INFIAMMA IL TEATRO VASCELLO Fratto_X, l’esistenza semplificata all’ennesima potenza U n’esperienza catartica che fa venir voglia di abbandonare tutto e tutti e fuggire via verso una terra di nessuno. Questo l’effetto postumo di Fratto_X, lo spettacolo messo in scena dalla collaudata coppia Antonio Rezza - Flavia Mastrella. Si tratta dell’ultimo capitolo dell’Antologia di cui fanno parte anche Fotofinish, Bahamut e 7-14-21-28. Uno spettacolo a cui lo spettatore deve recarsi preparato a tutto e il contrario di tutto, cioè abbandonando qualsiasi preconcetto o schematicità legata al teatro convenzionale. Chi inizierebbe lasciando il pubblico solo con l’unica compagnia di un eco proveniente da dietro le quinte? Antonio Rezza, che sceglie l’assenza per spiazzare immediatamente chi lo sta guardando e costringendolo a stare, molto volentieri, più di un‘ora in preda all’incertezza e all’attesa. Proprio l’ansia è una delle protago- niste indiscusse dello spettacolo: sezionata e parodiata in tutte le sue forme viene ridotta a pure psicosi a totale appannaggio dell’uomo moderno. “Peppe, peppe, peppe”: tutti si immedesimano nel povero aiutante, Ivan Bellavista, vittima inerte dell’energia straripante animale da palcoscenico quale Rezza si dimostra saltando, urlando e coprendo ogni spazio con un’agilità degna di un atleta circense. Momento cult dello spettacolo potrebbe essere quello del nudo, quando l’attore protagonista mostra a intermittenza i genitali, provocando l’ilarità del pubblico che in realtà non ne resta sconvolto ma bensì rassicurato: Rezza è uno di noi, non un extra-terrestre. Luci e scenografia, apparentemente semplici, che si rivelano estremamente funzionali allo svolgimento dello spettacolo: ogni cosa si trova lì per un motivo, illuminata magistralmente da Mattia Vigo. Pochi costumi per attori che si vestono della loro pelle e di quella del pubblico, terzo protagonista con le sue scro- scianti risate che accompagnano gli sketch vincenti. La Chiesa, la famiglia e l’amore: nessuno sfugge all’invettiva anti convenzioni e stereotipi che lancia Rezza nei suoi pseudomonologhi a senso unico. Una voce e una fisicità che spaventano poiché per una volta non è la forma a fare la differenza ma ii contenuti, pilastro fondante di Fratto_X. Per fare fronte al caos della società l’uomo odierno sceglie di semplificare sé stesso e tutto ciò che a intorno senza rendersi conto di una cosa: sotto il segno della frazione potrebbe non restare nulla, se non tracce di stupidità e vana autocommiserazione. F.Ce. .