BOLLETTIN O DI INF ORMAZIO NE DEGLI ITALIANI IN ISRAELE Anno XIV n. 55 Nove m bre 2013 - C hislev 5773 L’assemblea della Hevràt Yehudè Italia Quando arriva un invito a partecipare all’assemblea dei soci dell’Associazione a cui siamo iscritti in genere si pensa che sia una cosa burocratica a cui siamo moralmente obbligati a partecipare perchè al termine di lunghe relazioni (la più dif cile è quella che fa il resoconto del bilancio) viene eletto il nuovo consiglio. In genere i moralmente obbligati non sono poi tantissimi e la serata si conclude noiosamente e senza nessuna sorpresa. Tuttavia, per fortuna, non è sempre così e l’ultima assemblea della Hevràt Yehudè Italia si è dimostrata particolarmente vivace e movimentata. Il motivo alla base di tutto era l’insoddisfazione degli olim più anziani che in sostanza si sono visti portare via il Tempio dai romani, mentre d’altra parte i romani in gran parte nuovi olim, accusavano la vecchia guardia di occupare tutti i posti preminenti dell’Associazione senza lasciare a loro e alle loro esigenze alcuno spazio. Si pre gurava uno scontro frontale tra i due gruppi che faceva quasi pensare ad antiche quanto impossibili guerre di religione. La sala degli affreschi traboccava di gente che appare solo nelle grandi occasioni, i nuovi olim anche loro vivaci e presenti si sono cimentati, anche se era Segue a pagina 2 La casa degli Italkím Primo piano: Tempio, Museo e nuova ala Grazie a un’importante donazione dell’ing. Solo Dwek di Milano e della sua famiglia, e dopo una lunga trattativa con l’Autorità per i Beni Immobiliari dello Stato di Israele (Amidar), la Hevràt Yehudè Italia Lif’ulà Ruhanit è riuscita ad acquistare i locali nello storico edi cio di Rehov Hillel a Gerusalemme. La felice conclusione si è resa possibile dopo la rinuncia del Comune di Gerusalemme ai suoi diritti di inquilino principale, grazie all’intervento dell’Assessore Kobi Cahloun e con l’appoggio del Sindaco Nir Barkat. La Jerusalem Foundation, presieduta da Mark Sofer e con l’aiuto di Tamar Millo ha facilitato i contatti fra la Hevràt Yehudè Italia e i donatori. Inoltre, Solo Dwek e i suoi associati, con una seconda offerta, hanno coperto il costo principale dell’acquisto di un’altra ala dell’edi cio, adiacente alla Sinagoga di Conegliano e al Museo di Arte Ebraica Umberto Shlomo Nahon, e nora in possesso dell’Agenzia Ebraica. La Hevràt Yehudè Italia diviene così proprietaria di circa 400 mt2 dei locali del Museo al piano terra e al primo piano, ottiene dallo Stato il comodato gratuito di 203 mt2 della Sinagoga e delle sale ad essa connesse, e acquista altri 145 mt2 al primo piano. L’acquisto comprende inoltre anche nuovi locali di oltre 70 mt2 nel piano seminterrato dell’edi cio principale, ottenuti in cambio dei locali degli uf ci oggi situati in una palazzina destinata a essere demolita nei prossimi mesi. I vecchi e i nuovi locali dovranno ora essere ristrutturati. Lo stato sico dell’edi cio costruito nel 1875 impone lavori di adattamento delle sale, lo spostamento degli uf ci, e il trasferimento dei magazzini blindati Segue a pagina 2 Segue da pagina 1 Segue da pagina 1 L’assemblea della Hevràt Yehudè Italia < Piano seminterrato < ammesso parlare in italiano, con interventi in ebraico che hanno suscitato l’applauso della platea. Alla ne il confronto si è risolto con l’elezione di alcuni elementi della vecchia guardia e alcuni giovani da poco residenti in Israele che solleveranno all’interno del nuovo consiglio i problemi più importanti che devono affrontare coloro che arrivano dall’Italia per stabilirsi in questo paese. Tutto è bene quel che nisce bene con un solo rammarico: ha senso a Gerusalemme parlare di ebrei romani ed ebrei di altre città? dove sono custoditi i 2300 oggetti in dotazione al museo, di cui solo una minima parte viene attualmente esposta al pubblico per mancanza di spazio. Tutto ciò in ottemperanza alle norme di sicurezza per le persone e di tutela ambientale per gli oggetti del museo. La prima esigenza è quella di ampliare l’Ezrat Nashim della Sinagoga con l’aggiunta di posti a sedere più numerosi e comodi per le donne che oggi sono molto sacri cate, e possibilmente anche alcuni posti in più per gli uomini. Verranno creati nuovi spazi museali, allargando l’esposizione permanente e creando posto per esposizioni temporanee. Si ricaverà una sala di riunioni e di studio più ampia dell’attuale bella ma inadeguata sala degli affreschi, utilizzabile come aula di studio e come oratorio nei giorni di A conclusione dell’assemblea della Hevrat Yehudè Italia che si è tenuta nella sala dei dipinti il 10 ottobre 2013 è stato eletto il nuovo consiglio così composto: Angelo Piattelli: Presidente Cecilia Nizza: Vice Presidente e responsabile alla Cultura Ruhama Bon l: Segretaria e responsabile alle Attività Museali Viviana Di Segni: Tesoriere Angela Polacco Lazar: responsabile alle Attività Sociali Rav Pierpaolo Pinhas Punturello: responsabile alle Attività Giovanili Hanoch Cassuto: responsabile al Culto. 2 KOL HA-ITALKIM Piano terra e sala degli affreschi massima af uenza al tempio. L’acquisto dei vecchi e dei nuovi locali permetterà un notevole miglioramento e potenziamento nelle attività del Tempio Italiano, del Museo e della Hevràt Yehudè Italia. In particolare potranno essere migliorate le attività a bene cio dei giovani e dei nuovi immigrati che rappresentano una costante corrente di rinforzo della nostra comunità. Nel corso degli ultimi tre anni, quando esisteva un rischio reale di sfratto dai locali, la Hevràt Yehudè Italia ha svolto in Italia e in Israele una raccolta di fondi nalizzata all’acquisto dell’edi cio. L’iniziativa ha dato esiti positivi, anche se è stato decisivo l’apporto nale della famiglia Dwek. Va comunque dato atto ai molti generosi che hanno avuto ducia nella Casa degli Italkím a Gerusalemme. 16 ottobre 1943 16 ottobre 2013 Come ogni anno si è tenuta a Yad Vashem a Gerusalemme la cerimonia in ricordo della deportazione dall’Italia alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia Francesco Talò e di un’ampia rappresentanza dell’Ambasciata. Dopo la consueta cerimonia nell’Ohel Izkhor, il trasferimento nell’auditorium dove l’Ambasciatore Talò ha ricordato come soltanto attraverso l’educazione e un impegno quotidiano si può cercare di arginare il germe dell’odio e del razzismo. Anche Vito Anav e Eliahu Ben Zimrà rispettivamente per l’Irgun Olei Italia e per la Hevrat Yehudè Italia, hanno parlato di educazione dei giovani e di come mantenere vivo il ricordo di quello che accadde per le generazioni future. Quest’anno al centro della celebrazione è stato posto il ricordo di quel fatidico 16 ottobre a 70 anni di distanza, af dato a due romani da tanti anni in Israele, Jonathan Di Castro e Bruno Portaleone intervistati da Iael Nidam Orvieto. Nella ricostruzione commovente e appassionante dei due protagonisti, il ricordo di quella giornata terribile nella quale entrambi sopravvissero alla razzia, uno (Di Castro) salvandosi con il padre in un convento di suore di 3 KOL HA-ITALKIM clausura e l’altro (Portaleone) accolto come glio da una famiglia di amici non ebrei. A conclusione della serata è stato proiettato un interessante e originale lmato che è l’inizio di un progetto in cui le pronipoti di Virginia e Augusto Piperno, deportati ad Auschwitz e mai più ritornati, raccontano a ritroso, cioè dal campo di concentramento no a Roma la storia della famiglia, riunendo nipoti e pronipoti. Lo scopo è di recuperare tutta la memoria possibile sulla famiglia riportando in qualche modo “i Nonni a casa”. I Giusti italiani Recentemente sono stati dichiarati Giusti tra le Nazioni da Yad Vashem alcuni italiani che hanno salvato ebrei che oggi risiedono in Israele. Il più famoso di tutti è Gino Bartali campione di ciclismo indimenticato che alla luce di nuove testimonianze emerse in tempi recenti è stato inserito nella lista dei Giusti. Adam Shmulevich su Pagine ebraiche aveva raccolto e pubblicato la testimonianza inedita di Giorgio Goldenberg ebreo umano che gli aveva raccontato di essere stato ospitato in una casa di proprietà del ciclista e di suo cugino. “Sono vivo perchè Bartali ci nascose in cantina” ha dichia- rato Goldenberg che oggi vive a Kfar Saba. Il glio del campione Andrea è venuto in Israele per scoprire a Yad Vashem la targa dedicata a suo padre. La notizia ha suscitato grande emozione in Italia, Matteo Renzi sindaco di Firenze ha affermato: ”La decisione di Yad Vashem di dichiarare Gino Bartali Giusto tra le Nazioni è una scelta che commuove Firenze”. Circa nello stesso periodo sono stati riconosciuti Giusti anche altri due italiani meno famosi di Bartali ma non meno coraggiosi, Antonio Gigli e don Ugo Corsini di Borgo San Lorenzo. Costoro salvarono la vita alla famiglia di Guido Spiegel il primo approntando documenti falsi (lavorava BOTTICELLI a Gerusalemme Fino all’ultimo col ato sospeso, nessuno poteva prevedere se l’Annunciazione di San Martino alla Scala del Botticelli, del 1481, sarebbe veramente arrivata al Museo Israel dagli Uf zi. Le palpitazioni erano legate alla guerra in Siria, alla instabilità politica nella zona e alle minacce di attacco della Siria da parte dell’America, poi tramontate. Ma non solo. L’affresco che in origine si trovava all’ospedale San Martino alla Scala di Firenze aveva subito gravi danni quando la loggia in cui si trovava fu trasformata L’Annunciazione di Sandro Botticelli, esposta al Museo Israel a Gerusalemme nell’atrio di una chiesa nel 1624. Per questo erano necessari attenti controlli ma alla ne ecco sbarcare con tutti gli onori, per la prima volta in Israele, l’Annunciazione del Botticelli uno dei più grandi pittori del Rinascimento italiano. Si tratta di un dipinto murale imponente di quasi 6 metri per 2.50, arrivato diviso in due pan- 4 KOL HA-ITALKIM all’anagrafe) il secondo accogliendoli a casa sua. La famiglia Spiegel arrivò stremata da Trieste a Borgo San Lorenzo dove chiese e ottenne l’aiuto del parroco don Corsini. Renato Spiegel scriveva al glio di Antonio Gigli: ”Nel momento della disperazione trovammo le mani tese del signor Antonio Gigli e di don Ugo Corsini, dobbiamo a loro e al loro coraggio se la mia famiglia ed io siamo rimasti in vita e ci siamo salvati dall’orribile destino della deportazione”. Ad ottobre a Borgo San Lorenzo la commovente cerimonia di consegna dell’onori cenza ai discendenti di Corsini e Gigli alla presenza dei fratelli Dina e Renato Spiegel (vedi foto) e delle loro famiglie giunti da Israele. nelli con un cargo proveniente da Liegi, accompagnato da esperti incaricati dagli Uf zi di vegliare sul prezioso affresco. Per quattro mesi gli israeliani avranno l’occasione di ammirare un esempio eccezionale di arte rinascimentale con i suoi importanti principi di estetica e prospettiva. Appunti di una INSEGNANTE L’auto di Lello sale lenta e sobbalza ad ogni buca improvvisa verso la meta: un luogo introvabile, dif cile da raggiungere, su una collina a venti minuti da Gerusalemme. Ora, lungo la strada non asfaltata, stiamo inseguendo un’altra auto, nascosta dalla polvere che alza, condotta da una guida del Keren Kayemeth che a giugno 2005 ha piantato un piccolo “bosco dedicato alla memoria degli italiani caduti in Iraq”. La mia prima esperienza a Gerusalemme, nel dicembre del 2011, era stata un ottimo biglietto da visita per ampli care la mia voglia di andare oltre il viaggio religioso; questa volta, infatti, sto vivendo il mio desiderio all’interno del cuore stesso d’Israele, allo Yad Vashem. Durante il primo viaggio in Terra Santa, la visita all’Istituto Internazionale di Studi sull’Olocausto non faceva parte del programma. La richiesta mia e di una compagna di viaggio e cara amica, di religione ebraica, aveva convinto la guida a fare un’eccezione e a concederci, alla ne, un breve transito di appena un paio d’ore. Un sobbalzo dell’auto mi riporta alla realtà e stringo tra le mani il badge con il logo dello Yad Vashem e il mio nome di ospite e, con un brivido, mi rendo conto dell’opportunità che sto vivendo dal 19 luglio. L’Istituto non è solo il cuore d’Israele, ora che lo vivo lo so. Gli insegnanti e i testimoni sempre più anziani e rari che fanno parte del nostro programma di studi e che, con i miei colleghi italiani, incontriamo in classe e nei luoghi simbolici all’interno dell’Istituto, ci stanno facendo vivere e assorbire la forza delle tradizioni culturali di questa nazione in rapporto all’Olocausto e al ripascere continuo dell’antisemitismo nel mondo. È lo scopo per cui siamo qui a trascorrere un pezzo d’estate della nostra vita, per ritrasmettere cioè queste testimonianze, opportunamente ltrate, ai nostri scolari e ai nostri studenti. Questo per me è un privilegio oltre che un dovere di essere umano. Ringrazio in cuor mio l’IRASE della UIL Scuola e lo Yad Vashem che hanno lavorato e lavorano per realizzare al meglio questa esperienza e le altre che verranno per formare altri testimoni. Come ringrazierò Lello, che questa sera ha fatto in modo che alcune famiglie della comunità italo– israeliana di Gerusalemme aprano le porte delle loro case per ospitare noi del gruppo di insegnanti e condividere con noi la cena e alcuni momenti del loro quotidiano. Siamo arrivati. Scendiamo dalle auto. Il posto è brullo: fa veramente caldo con il sole che colpisce allo Zenith. Mi guardo intorno e poco distante, nascosta tra gli alberi, scorgo una tenda di nomadi e qualcuno seduto in solitudine. Poi Lello mi fa notare la lapide e mi spiega che in un territorio così aspro come quello d’Israele, piantare alberi e rimboscare è più importante di un monumento in piazza a ricordo di caduti. Lo so che non c’è giardino in Israele che non sia stato realizzato in memoria di qualcuno. Mi lasciano da sola. Unisco idealmente quella lapide, che un po’ mi appartiene, ad Israele, a 5 KOL HA-ITALKIM cui vorrei appartenere, a cui probabilmente sono appartenuta, e mi accorgo che entrambe sono con ccate come un diamante in una terra ostile, ognuno di esse alla ricerca di una esistenza apparentemente “normale”. Non so perchè io ami così tanto Israele e perchè così tanto mi emozioni! Ma da questa esperienza già sento che per esso crescerà anche la mia preoccupazione, ogni qualvolta se ne parlerà in TV o sui giornali. Come potrei non amare una terra in cui si dà ospitalità e si piantano alberi in memoria dei nostri gli e dei nostri mariti caduti in Iraq? Monica Cabiddu ESAME PSICOMETRICO IN ITALIANO L’Unione delle Comunità ebraiche italiane è riuscita ad ottenere che gli studenti italiani possano sostenere l’esame psicometrico per l’ammissione alle università israeliane nella lingua italiana. Fino ad oggi l’esame era particolarmente temuto dagli studenti italiani perchè poteva essere sostenuto in tante lingue ma non in italiano. Questo ovviamente costituiva una discriminante per gli italiani che no ad oggi dovevano superare l’ostacolo di un esame lungo e complesso e per di piu’ in una lingua non propria. Negli ultimi anni il numero degli studenti provenienti dall’Italia che vogliono studiare in Israele è in aumento e questo spiega il fatto che soltanto ora si sia arrivati all’accordo (si devono iscrivere almeno 100 candidati). L’automobile - Storie di ordinaria Il Dott. Bediùk si accomodò soddisfatto sulla poltrona della sua auto ed accese il motore. Era nalmente riuscito a portare la sua auto dall’Italia in Israele. Quando aveva deciso di trasferirsi aveva cominciato con il raccogliere le informazioni necessarie. Come nuovo immigrato (Olè Hadash,) avrebbe avuto la facoltà di portare un solo veicolo. Dovette vendere la seconda macchina, una vetturetta usata dalla moglie prevalentemente in città. L’auto avrebbe dovuto essere spedita via nave dall’Italia in Israele in un container. Il Dott. Bediùk poteva inviarla con la targa italiana oppure restituire la targa e targarla all’arrivo. Scelse quest’ultima opzione. Su suggerimento dello spedizioniere, contattò il Ministero dei Trasporti israeliano che gli chiese un documento uf ciale della vettura. Il Dott. Bediùk tradusse diligentemente in inglese la carta di circolazione e la inviò. Dopo qualche tempo, il Ministero gli dette il benestare all’importazione (era necessario che fosse un modello già importato in Israele). Le autorità doganali israeliane avevano bisogno della carta di circolazione e della fattura di acquisto della macchina. Un altro documento richiesto era il CarFax dell’autovettura. Il Sig. Bediùk era perplesso. Cosa volevano da lui? Dopo qualche ricerca, scoperse che tale docu- mento veniva normalmente rilasciato negli USA e negli altri paesi anglofoni ed era una lista delle riparazioni e dei servizi di manutenzione effettuati. Si rivolse all’of cina autorizzata da cui si era servito e si fece rilasciare un elenco delle riparazioni sostenute. Inoltre doveva produrre una lettera dell’importatore locale che accettava di provvedere all’assistenza della sua autovettura, documento ottenuto senza dif coltà tramite il suo spedizioniere. Arrivato il giorno fatidico portò l’auto dallo spedizioniere e fo- tografò il no. di telaio e il contachilometri, come gli avevano richiesto. Tolse le targhe italiane e, con un po’ di nostalgia, le restituì all’Uf cio della Motorizzazione Civile, insieme al libretto di circolazione come prescritto. Era fatta, pensò. Il Dott. Bediùk era consapevole del momento quasi storico ed era nalmente sollevato per aver terminato le pratiche necessarie in Italia. Appena arrivato in Israele il Dott. Bediùk, senza perdere tem- 6 KOL HA-ITALKIM po, si occupò di convertire la sua patente italiana nel documento israeliano, in quanto richiesto per sdoganare la macchina. Si recò da un ottico, che gli controllò la vista e gli rilasciò un foglio verde (tofes yarok). Si recò poi dal cosiddetto medico di famiglia (mai visto prima), il quale gli compilò una scheda con alcune informazioni sulla sua salute. L’instancabile Dott. Bediùk si recò, con il foglio verde interamente compilato, all’Uf cio Licenze che, dopo qualche giorno gli rilasciò il permesso di effettuare l’esame di guida. Era quasi fatta. Anche se si chiese il perchè di tante complicazioni. Il Dott. Bediùk uscito dall’ Uf cio Licenze, si rivolse a uno dei tanti istruttori di guida che aspettavano all’ingresso. Non si preoccupi – gli disse - avrebbe organizzato tutto lui e lo avrebbe richiamato. Gli chiese da quanto tempo guidava e gli con dò anche che l’esame di guida era stato istituito dopo l’arrivo degli immigranti dall’ex Unione Sovietica che, a volte, gli disse, presentavano patenti false da convertire. Dopo qualche giorno ricevette la telefonata; era per comunicare la data dell’esame. Aggiunse poi, in tono con denziale, che sarebbe stato opportuno fare almeno una lezione di guida, subito prima dell’esame. Il Dott. Bediùk, dopo burocrazia 45 anni di guida senza incidenti, non aveva certo bisogno di imparare a guidare, ma capì subito che, se non avesse preso la lezione, forse avrebbero potuto esserci conseguenze negative … Prese una lezione e subito dopo passò l’esame senza problemi ed ottenne la patente israeliana. Si recò all’uf cio dogana a farsi timbrare il certi cato di nuovo immigrante per ottenere lo sconto di cui aveva diritto e si apprestò a sdoganare la vettura che, nel frattempo, era stata trasportata in un container ad Ashdod. Ma un altro ostacolo burocratico lo attendeva: lo spedizioniere lo informò che la Dogana esigeva il libretto di circolazione originale. Il Dott. Bediùk controllò e cominciò ad agitarsi: il libretto di circolazione – si ricordava – era stato consegnato alla Motorizzazione Civile in Italia insieme alle targhe. Lo spedizioniere lo informò che forse sarebbe bastato un documento rmato che attestasse che la carta di circolazione era stata ritirata. Pieno di speranza, attese che qualcuno si recasse alla Motorizzazione e chiedesse il documento richiesto. Ma invano; l’impiegato disse che non avrebbe stilato nessun documento che non fosse stato conforme alle disposizioni del Ministero. Era in un vicolo cieco … Il Dott. Bediùk non si perse d’animo; si mise al PC e cercò una soluzione … Finalmente trovò una circolare del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture che disponeva l’obbligo del ritiro della carta di circolazione insie- me alla targa in caso di esportazione de nitiva verso un paese non UE. Il Dott. Bediùk spedì il documento dopo averlo tradotto; allo spedizioniere disse che questo era un documento uf ciale del governo italiano e che, se non fosse bastato, si sarebbe rivolto all’ONU… La Dogana accettò. Il Dott. Bediùk, dopo aver pagato i diritti doganali, si recò a ritirare la macchina. Con stupore scoperse che poteva circolare per 48 ore senza alcuna targa. Mentre guidava in autostrada, gli altri automobilisti lo guardavano con stupore. Il giorno dopo si recò nuovamente all’Uf cio Licenze con la documentazione dell’auto importata e la ricevuta dell’assicurazione. Lo inviarono in un luogo dove un incaricato dell’ Uf cio visitò accuratamente l’autovettura, aprendo il cofano, ispezionando le luci, le gomme ecc… Effettuata la visita, tornò all’Uf cio Licenze dove gli venne rilasciata un’autorizzazione e, dopo aver pagato la tassa di circolazione, dovette recarsi nuovamente in un altro luogo dove gli visitarono nuovamente accuratamente l’autovettura (era il cosiddetto test annuale). E nalmente gli apposero la targa israeliana. Il Dott. Bediùk era soddisfatto, era riuscito nel suo intento. Guardò con soddisfazione il bollo israeliano sul vetro. Accanto vi era la vignetta delle autostrade svizzere e il permesso di sosta della Zona 21 e tra se e se ridacchiò pensando che forse questi ultimi non sarebbero stati ormai più utilizzati … Raffaele Picciotto 7 KOL HA-ITALKIM La topica del TOPO Non tutti conoscono Geronimo Stilton, protagonista di libri italiani per bambini tradotti in molte lingue e anche in ebraico, di gadgets, di cartoni animati tv. Qualche anno fa era anche arrivato in Israele “in persona” e si era fatto fotografare con i piccoli amici nell’ambito della Fiera Internazionale del Libro di Gerusalemme al Binyanè Haumà. Nel numero 37 del nostro giornale avevamo per no pubblicato una di queste foto. Adesso qualcuno in Israele si è accorto che in uno dei libri della serie, tradotto in inglese per il mercato americano, gura una strana piantina del Medio Oriente in cui l’Egitto con na con la Giordania e Israele è del tutto sparito. L’editore americano ha corretto. Quello italiano, la Piemme del gruppo Mondadori, lo farà. E comunque il libro è uscito nel 2009 e nessuno no ad ora ci aveva fatto caso.... Hevrat Yehudè Italia Il nuovo Consiglio della Hevrat Yehudè Italia si trova a dover affrontare, nel biennio del suo mandato, scelte molto impegnative, dopo la de nitiva acquisizione della proprietà dello stabile di Rehov Hillel. Il Consiglio deve affrontare da un lato i conseguenti problemi di ristrutturazione, che dovrà iniziare presto per la necessità di spostare gli uf ci nell’edi cio principale, dall’altro deve ripensare a strategie di più ampio respiro che consentano alla Hevrà, ma soprattutto al Museo di Arte Ebraica Italiana U.Nahon, di consolidare la propria presenza sul territorio. E proprio in questa prospettiva, è risultata evidente l’importanza di assumere un nuovo direttore. D’altra parte, la Hevrà con il suo Museo è sempre più intesa dalle autorità italiane, così come dimostrano le visite istituzionali divenute ormai quasi di norma, come un polo di riferimento della presenza italiana in Israele. A questo proposito si stanno elaborando progetti da sottoporre all’Ambasciata e all’Istituto Italiano di Cultura per portare avanti la fruttuosa collaborazione n qui messa in atto. Un’altro aspetto riguarda il rapporto con le comunità italiane, in particolare con l’Unione delle Comunità, con la quale si cercherà di avviare una collaborazione più stabile e continuativa. Ma la Hevrà ha anche un impegno verso i propri membri e, soprattutto verso gli olim hadashim, in sensibile aumento. Per questo all’interno del Consiglio, si è creata una commissione che, insieme all’Irgun Olè Italia, inviti gli interessati a iscriversi e a partecipare alle attività. In particolare, si è pensato di istituire un “doposcuola” per gli studenti che incontrino dif coltà nello studio, a causa della scarsa conoscenza della lingua ebraica. Quanto alle attività culturali, continueranno come per il passato, alternando la presentazione di libri con conferenze su temi di attualità. Si stanno anche valutando vari temi per un convegno internazionale. In questi primi due mesi di attività, grazie alla gentile concessione dell’Istituto Italiano di Cultura, è stata allestita nel Museo la mostra del pittore Daniel Schinazi dedicata a Giuseppe Verdi, già esposta all’Opera di Tel Aviv, per celebrare il bicentenario della nascita del grande compositore. È parsa un’occasione propizia per organizzare una serie di eventi volti a illustrare la vita della comunità ebraica locale di quel tempo. Inoltre, la presenza a Gerusalemme degli arredi della sinagoga di Busseto ha permes- 8 KOL HA-ITALKIM so di rievocare, dalla voce degli stessi discendenti, antiche storie famigliari La mostra e le manifestazioni a essa connesse si sono concluse con un concerto verdiano, dedicato a Carmela Callea direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, al termine del suo mandato, dalla quale abbiamo sempre avuto supporto e collaborazione. Nel mese di dicembre la Hevrà e il Museo U.Nahon hanno partecipato, come di consueto, con concerti, esposizione di pregiate lampade di Hanuccà della collezione del museo, laboratori per bambini, a Hamshushalaim, ossia l’offerta promossa dall Comune di Gerusalemme alla cittadinanza di attività varie, dislocate in vari punti della città. Il primo giorno della festa è stato acceso al Tempio il primo lume, con canti eseguiti dai bambini e le immancabili sufganiot. Cecilia Nizza Museo di Arte Ebraica Italiana - U. Nahon Lo splendore di Hanuccà Il Museo U. Nahon di Arte Ebraica Italiana introduce i visitatori in un’atmosfera del tutto speciale attraverso l’esposizione di alcune hanucchiot italiane, belle artisticamente e importanti per la loro storia, prodotte in Italia o appartenenti a famiglie italiane. Alcune di queste sono uniche per forma e decorazione e rispecchiano motivi più generali dell’arte italiana. Certe hanucchiot hanno origini differenti e ri ettono esperienze storiche e geogra che delle varie comunità ebraiche in Italia. C ORSO DI EBRAICO PER PRINCIPIANTI ANNO 2014 Edna Kadman è un’insegnante diplomata di ebraico che parla l’italiano. Questo corso è programmato per studenti che non conoscono ancora la lingua ebraica e che desiderano acquisirne gli elementi essenziali per poterla parlare correttamente. Essendo questo lo scopo principale del corso vi si impareranno, oltre agli esercizi di conversazione, anche le basi della grammatica, dell’ortogra a e della pronuncia. Tutte le spiegazioni saranno date in italiano. Saranno proiettati anche brevi lmati che vi aiuteranno a conoscere e a gustare l’atmosfera della società israeliana nei suoi diversi aspetti. 9 Frequenza: Corso di 4 ore accademiche la settimana. Orario: Martedì e Giovedì, dalle 18.30 alle 20.00 Durata: dal 14/01/14 al 24/04/14 Costo del corso: 2400 nis in 3 rate di 800 nis ciascuna. Il pagamento sarà effettuato in assegni. Pagamento in contanti: sconto di 100 nis Iscrizioni: Per ulteriori informazioni Società Dante Alighieri di Gerusalemme Via Hachavatzelet 9 Tel. 02-6221110, Cell. 052-6582035 Lunedì, Martedì e Giovedì: dalle 10.00-13.00 Mercoledì: dalle 15.30-18.30 [email protected] KOL HA-ITALKIM Gruppo di Studio Rav Sierra z.l. Incontro degli Italiani PROGRAMMA DI DICEMBRE 2013 Lunedì 2.12, ore 16:30 rav Hillel Sermoneta La lotta per la sopravvivenza della lingua ebraica nel tempo degli Asmonei Una pagina meno conosciuta nella storia di Hanuccà Lunedì 9.12, ore 16:30 Renzo Ventura Uno scambio di vedute ... ... in giudaico- orentino Lunedì 16.12, ore 16:30 Marina Finzi Il bambino autistico Pazienza e amore per un mondo complesso da imparare a capire Lunedì 23.12, ore 16:30 Angelo Piattelli Storia del libro ebraico dal manoscritto all’invenzione della stampa Lunedì 30.12, ore 16:30 Stefania Efrati L’aliyà di una giovane famiglia con tre gli decisioni, aspettative, dif coltà Amici di tutte le età, vi aspettiamo numerosi e puntuali! Un cordiale shalom Il comitato: Viviana, Carla, Cicci Avv. Alessandro Levi Su Tutta Israele Iscritto all’ordine degli avvocati del foro di Milano Svolge attività in ambito giudiziale. Civile: recupero crediti, risarcimento danni, separazione e divorzi, locazioni, rapporti di diritto commerciale. * Lavoro professionale * Piena garanzia * Contratto firmato Penale: reati in generale, immigrazione clandestina, detenzione e spaccio di stupefacenti. In ambito stragiudiziale: successioni ereditarie, permessi di soggiorno, cittadinanza. Recapiti: via Guastalla 5, 20122, Milano Tel.: 0039-02-5512250 Fax: 0039-02-55190247 Cell.: 0039-347-4622826 oppure: 00972-525325306 e-mail: ale.levi @ libero.it 10 KOL HA-ITALKIM * + di 100 canali italiani * Televisione satellitare in Israele, come in Italia * Possibilità di trasmissioni in HD * Il “Receiver” in offerta * Molti canali di sport e film MEN O CARO DI “ YES” e “H OT” Per informazioni: tel. 050-540 77 11 simonsivan @ netvision.net.il Sito Internet: www.sat.co.il Notizie in breve È stato rmato un accordo tra la biblioteca Palatina di Parma e la Sifrià Leumit di Gerusalemme che ha per scopo la salvaguardia dei libri antichi. Oltre 1500 manoscritti della biblioteca parmense, che conserva una delle collezioni più importanti al mondo (tra cui la splendida Mishna dell’XI secolo), saranno messi a disposizione degli studiosi di tutto il mondo con la completa digitalizzazione in alta risoluzione. Il progetto nale è la realizzazione di una International Hebrew Digital Library Sul giornale la Repubblica (sez. Torino) è apparso nell’inserto dedicato alla Società, un interessante articolo di Nicola Gallino dal titolo “La piccola Moncalvo d’Israele” che racconta la storia dell’Aron Hakodesh di Moncalvo conservato oggi nel Beth Hakeneset di Ramat Gan. “Un manufatto, scrive l’autore, dell’ottocento salvato e restituito al culto della sinagoga Ovadia da Bertinoro di Ramat Gan, popoloso e tranquillo sobborgo residenziale di Tel Aviv. L’Aron è af dato alle cure di un nucleo di ebrei italiani che hanno fatto l’aliyà negli anni quaranta e cinquanta e che oggi si godono una longeva e serena stagione di affetti e di memorie”. È mancata a Genova Dora Venezia, una degli ultimi reduci italiani da Auschwitz che aveva dedicato la sua vita alla testimonianza e al ricordo. Un’impresa italiana di Prato, la “Piacenti Spa”, ha vinto la gara d’appalto per il restauro di una parte importante della Basilica della Natività a Betlemme. Alla cerimonia della rma del contratto hanno preso parte il Primo Ministro dell’Autorità nazionale palestinese Hamdallah, il Custode di Terra Santa Padre Pizzaballa, insieme a rappresentanti del Patriarcato Ortodosso ed Armeno e il Console Generale a Gerusalemme Davide La Cecilia. Il contratto fa parte della prima fase di un progetto di restauro complessivo che si è reso necessario per i danni provocati da in ltrazioni d’acqua piovana dal tetto la cui copertura in piombo risale al 1400. Il console La Cecilia ha dichiarato che “’l’assegnazione della gara alla Piacenti Spa rappresenta un ulteriore importante riconoscimento della tradizione italiana di eccellenza nel restauro, che qui in Terra Santa ha fornito alcune delle sue migliori espressioni’’. Alla Mostra internazionale d’arte cinematogra ca di Venezia il regista israeliano Amos Gittai ha ricevuto il premio Robert Bresson per il lm Ana Arabia. Questo lm particolare è stato girato interamente in una sola sequenza e illustra un aspetto della realtà israeliana in cui convivono e si integrano ebrei 11 KOL HA-ITALKIM e arabi emarginati. Alla realizzazione del lm ha partecipato Hanna Della Pergola come coordinatore di produzione. La disegnatrice israeliana Rutu Modan, con il suo ultimo lavoro “La proprietà” (ed. Rizzoli Lizard), si è aggiudicata il prestigioso premio Gran Guinigi 2013 conferitole dalla direzione del festival Lucca Comics. Il presidente della Kenesset Yuli Edelstein si è incontrato a Roma con il Ministro degli Esteri italiano Emma Bonino, che ha sottolineato l’impegno dell’Italia contro l’intolleranza religiosa e l’odio razziale. L’incontro è stato anche occasione di un approfondito scambio di vedute sul rapporto fra Israele e l’Unione Europea, sulla situazione in Egitto e in Siria, sulla questione nucleare iraniana e, naturalmente, sull’andamento del processo di pace israelo-palestinese. Il 16 ottobre a Roma l’amico Alessandro Viterbo ha ricevuto un prestigioso premio istituito dalla Fondazione internazionale Don Luigi Di Liegro per l’impegno che da tanti anni profonde nell’associazione Tzad Kadima, di cui noi ben conosciamo l’attività inesauribile per l’educazione dei bambini e ragazzi cerebrolesi. Alla cerimonia della consegna del premio hanno preso parte anche esponenti dell’ambasciata italiana in Israele. In ricordo di FELICIA PADOA z.l. Fin da quando ero bambina e praticamente per tutta la mia vita ho frequentato la casa di Meir e Felicia Padoa. Quando ho accettato di scrivere il mio ricordo di Felicia che ho amato e ammirato, ho pensato alle parole che si leggono nel libro di Mishlè (Proverbi): ”Una donna virtuosa è la corona del suo compagno” e “La sapienza ha costruito la sua casa”. Felicia era una donna di grandi virtù, dinamica, determinata, intelligente e nello stesso tempo con un enorme calore umano. Sapeva essere mordace e amorevole insieme, colta e comprensiva. Profondamente credente ed entusiasticamente sionista era una personalità dominante nella nostra comunità, amata e rispettata anche da tutte le altre persone che l’hanno conosciuta a Gerusalemme negli oltre ottanta anni di vita e attività in questa città. Era legata da profonda e sincera amicizia con i miei genitori ed io ero sempre in ammirazione delle sue capacità di creare contatti profondi con persone di tutte le età interessandosi ai loro problemi. Malgrado fosse stata una donna di carriera ha sempre avuto grande cura della sua famiglia, di suo marito anche lui uomo retto e di principi, per il quale nutriva affetto e rispetto, e delle sue glie. Il suo lavoro nelle assicurazioni aveva per lei grande importanza soprattutto quando ben poche erano le assicuratrici di sesso femminile, era precisa e si preoccupava per la soddisfazione dei clienti di cui io sono stata a lungo una. Con amore e intelligenza ha costruito una tribu’ che comprende non soltanto gli e nipoti ma anche nipoti di nipoti che hanno rallegrato no all’ultimo la sua lunga esistenza e di cui andava sempre era. La sua casa era aperta a tutti. Non c’e persona della nostra comunità che all’inizio della sua carriera o appena sbarcato in questo paese non abbia trovato in casa Padoa un pasto caldo di Sabato e parole di incoraggiamento. Questa casa era anche luogo di incontro per turisti italiani e gente di passaggio per il kiddush del Sabato che offriva il meglio della cucina italiana, con l’accento su quella triestina e toscana. È mancata serenamente il giorno di kippur. Sia il suo ricordo benedetto Lea ESPERTI IMM OBILIARI PER I Q UARTIERI CENTRALI DI GERUSALEMME AL II POSTO NELLA CLASSIFICA DEI MIGLIORI MEDIATORI JUDITH BRESLAUER GROSSER DELLA CITTÀ IL V O STR O C O NSULENTE IM M O BILIARE VEN DITA - AC Q UIST O - AFFITT O SHAI AG N O N 10, GERUSALEM ME TEL: 054-4306091 JU DITH @ G O LDREALESTATE.C O .IL W W W.G O LDREALESTATE.C O .IL 12 KOL HA-ITALKIM MAMMA FIORELLA Boccoli neri, occhi verdi e uno sguardo luminoso. A 7 anni andava in giro per i villaggi delle Marche con suo padre, nonno Cesare, per barattare con canzoncine e rocchetti di lo un po’ di uova e di pane per tutta la famiglia, per salvarsi dalla fame e dal terrore nazista. Per l’intuito, l’umorismo e l’intelligenza fu sempre la prima della classe, la compagna da emulare alle magistrali e al Seminario Almagià, l’allieva del cuore. A 16 anni fu totalmente sequestrata da Babbo Botto, che la vide da lontano e la de nì “La Più Bella di Piazza” e da lì inizia una grande appassionata storia d’amore all’italiana. Talento innato e senso dell’estetica nel vestire, consigliare, convincere, arredare, creare. Un legame profondo con la Torà, un lo diretto con D-o. Cucirci la maschera più originale per Purim, le spiegazioni perchè dovevamo mangiare casher negli anni ‘70, quando a Roma esisteva un solo macellaio casher e noi eravamo gli unici che ai campeggi dell’Hashomer Hatzair ci portavamo i contenitori di carne che Mamma ci preparava ... A 40 anni il coraggio di lasciare tutto, quando a Roma l’ideale del sionismo era ancora considerato una follia... Quanti si sono fatti benedire dalla sua positività! La calma e la parola giusta per unire le divisioni, per farti capire che ognuno ha il suo carattere e il suo modo di fare. Il vedere sempre il lato positivo delle situazioni, l’ottimismo, la luce in fondo al tunnel... Nella Tradizione chi torna in cielo di Shabbat o di Rosh Hodesh è uno Zaddik: Mamma Fiorella ci ha lasciato di shabbat Rosh Hodesh Kislev. Sia la sua memoria benedetta. Susanna, Angelica, Franco Calò MIKI DALLA TORRE 1979-2013 All’ombra degli alberi di un boschetto, con lo sfondo degli edi ci del Makhon Weizman e del parco tecnologico di Rehovot, ho approfondito la conoscenza di Michael Dalla Torre z.l. Da tempo avevo conosciuto in Italia i genitori, ma in Israele, i nostri contatti si sono limitati a rari incontri o a telefonate riguardanti parenti comuni. Improvvisa la notizia del decesso di Miki per una malattia inesorabile che lo ha colpito nel giro di pochi mesi. Lasciando la giovane moglie, Sarit, i genitori Liliana e Gabriele, e il fratello Ra , in un immenso dolore. Miki riposa nel Cimitero di Rehovot, non lontano dallo stabilimento di alta tecnica dove si era segnalato per il livello della sua preparazione e il contatto umano con colleghi e dipendenti. Ma oltre il lavoro, Miki aveva una personalità di una ricchezza umana come poche. L’abbiamo onorato nella maniera confacente ripetendo una attività svolta per lungo tempo in seno all’organizzazione “Ghesher”, per il dialogo tra “laici” e “religiosi”, quale conduttore di gruppi di studio di testi, di libere discussioni, aperte e di reciproco e tollerante confronto. Da studente si era prodigato per la Kelità degli etiopici nelle Uni- 13 KOL HA-ITALKIM versità e negli ultimi mesi, già colpito dalla malattia, è stato volontario dell’Associazione “Paamonim”, seguendo una famiglia con l’obiettivo di renderla indipendente economicamente. Miki entusiata podista nel “shevil Israel” ed altrove, ci ha lasciato un esempio di umanità ebraica per continuare la Marcia della sua esistenza, in cui intravedo ideali che hanno illuminato i suoi cari nel nostro passato. “I morti non sono morti nchè la loro assenza è presente fra noi…” Reuven Ravenna LIBRI Raphaël Jèrusalmy, Salvare Mozart, trad. dal francese di Gaia Pan li, ed. e/o collana Dal Mondo, Roma 2013, pp. 120. Luglio 1939: l’Austria è da oltre un anno parte integrante del Reich tedesco. In un sanatorio di Salisburgo la vita trascorre monotona e triste. Tra gli ospiti c’è Otto J. Steiner, critico musicale di origine ebraica che trascorre le giornate in solitudine: il glio Dieter si è stabilito in Palestina, ma può essere rischioso scambiare corrispondenza con lui, visto che qualcuno all’interno del sanatorio fa la spia sull’identità dei ricoverati. Per ingannare il tempo Steiner tiene un diario (dal luglio 1939 all’agosto 1940) dove registra tutto ciò che accade. Pensieri intimi: rabbia, dolore morale e sico per l’avanzare inesorabile della malattia, paura di venire ucciso o portato chissà dove, ricordo nostalgico dei parenti che (forse) hanno lasciato il Paese per lidi più favorevoli (o forse no… Dove mai saranno niti?), desiderio di morte. Ma anche drammatici eventi esterni, come l’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche o la morte a Londra del prof. Sigmund Freud. O l’attentato contro Hitler, fallito per puro caso il 9 novembre, a un anno dalla “Kristallnacht”. Ma ciò che davvero lo sconvolge è l’appropriazione da parte dei nuovi padroni del Festival della Musica, il “Salzburger Festspiele”, gloria dell’omonima città. Otto si vergogna di Salisburgo, del proprio Paese, caduto così in basso, e si vergogna per no di se stesso, per aver assistito ad una serata del Festspiele, cui ha presenziato addirittura Adolf Hitler, con Martin Borman e Albert Speer. Come cancellare una simile, imperdonabile colpa? Un gesto eclatante, magari un attentato dinamitardo contro la persona del Führer? Occorrerebbero mezzi, sangue freddo. Ciononostante “Costi quel che costi. Bisogna salvare Mozart”. E la Musica, che risuona nel suo animo, al di là degli spartiti, al di là delle singole note. Non possono rubare la musica a lui, a Otto J. Steiner. Pian piano il protagonista mette a punto e realizza uno stratagemma incredibile, uno scherzo atroce ed esilarante al tempo stesso. Non ucciderà il Grande Dittatore, nè “salverà” Mozart, ma darà la consapevolezza a Otto di aver adempiuto al proprio dovere, impedendo che la musica dentro di lui, e dunque tutta la Musica, venga spenta. Raphaël Jèrusalmy, laureato alla Ècole Normale Supèrieure di Parigi e alla Sorbona, è stato per oltre vent’anni uf ciale nell’intelligence israeliana e in seguito ha dato vita a progetti di carattere educativo ed umanitario. Oggi vive a Tel Aviv, dove vende testi antichi. “Salvare Mozart” è il suo romanzo d’esordio e ha ri- 14 KOL HA-ITALKIM cevuto il “Prix EmmanuelRoblès” 2013. Dedicato alla memoria del piccolo parigino Jacques Eisenband, ucciso ad Auschwitz nel marzo del 1944, “Salvare Mozart” è, ad un’analisi frettolosa, una sorta di capriccio, di paradosso Nell’arco di pochi istanti si passa dal sarcasmo, all’ironia, dal dolore per le forze inesorabilmente indebolite, alla disperazione di perdere la propria umana dignità. Ma anche alla luce di piccoli, insperati istanti di felicità. La tisi e le perquisizioni improvvise della Gestapo (alla ricerca di non si sa bene cosa o chi) sono due facce della stessa tragica medaglia. Il contesto del sanatorio, con i miasmi, la sporcizia, morale e materiale, si alterna con la grazia di una passeggiata in libertà all’aria aperta, a propositi di visite e chiacchierate. Le gure degli altri personaggi talora sono appena abbozzate, ma parlanti, Alla consapevolezza della morte ormai prossima, si accompagna in Otto un’ansia di vendetta e di vita, di far risuonare la Musica, di ritrovare l’armonia calpestata, che lo condurrà a realizzare il suo “scherzo”. Perchè, come scrive in un’ideale lettera al glio: “Un intero oratorio patisce l’assenza di un solo corista... Il vuoto grida… Come un piano- LETTERE forte cui manchi un tasto. Non esiste musica per difetto”. Mara Marantonio, Bologna, da www.angolodimara.com Gustavo Ottolenghi e Gianfranco Moscati (a cura di), Racconti ebraici, pubblicato in proprio, Napoli 2013, pp. 124. Gianfranco Moscati lo conosciamo per la sua opera di collezionista paziente, puntiglioso, informato e instancabile a cui dobbiamo la conservazione di innumerevoli documenti e testimonianze che sarebbero andati altrimenti perduti. Spesso i collezionisti fanno delle loro collezioni un ne, ma Gianfranco Moscati delle sue collezioni è riuscito a fare un mezzo con cui portare la Shoah, la discriminazione razziale, la vita ebraica, l’eroismo di molti ebrei alla conoscenza di tutti. Le mostre che ha creato e organizzato basandosi sul materiale da lui raccolto, e a sue spese, sono state esposte a Montecitorio, sede del Parlamento italiano e girano tutta l’Italia, nelle scuole e nei comuni grandi e piccoli. I cataloghi delle mostre sono venduti e il ricavato diviso fra l’Ospedale Alyn di Gerusalemme e un’organizzazione di assistenza ai bambini disagiati di Napoli, come del resto il ricavato dalla vendita di questo libro, che nasce ancora dal materiale da lui raccolto, e una raccolta di racconti di vite di ebrei, per la mag- gior parte durante l’oppressione nazifascista, ma anche prima e dopo. Racconti grandi e piccoli, spesso del tutto sconosciuti. Uomini e donne non tutti italiani, ma accomunati da un comune destino, come la compagnia ebraica che combattè nella guerra civile spagnola e che fu fatta prigioniera dai franchisti e consegnata ai nazisti, o la vicenda del Pentcho. A volte la conferma di storie note, come il diario di Rosina Sorani, segretaria del presidente della Comunità di Roma, che sottolinea ora per ora la raccolta dell’oro e poi il 16 ottobre. A volte la storia di grandi piccoli eroi, come Franco Cesana che fu ucciso nel 1944 e di Marco Hermann, che vive oggi a Lohamei Hagettaoth. E anche la storia di Moscati stesso, ragazzo sotto le leggi razziste, della sua fuga, del suo ritorno, del suo lavoro con i profughi ebrei reduci dai campi. Una storia appena accennata che ci fa comprendere però questo bisogno di mantenere quanto più possibile vivo il ricordo di quello che è stato, e anche perchè tutto questo si è tradotto in un insopprimibile bisogno di fare e, soprattutto, di dare. Un libro che è un mosaico di tessere multiformi che formano un’immagine del popolo ebraico e una testimonianza di affetto e dedizione senza limiti. 15 KOL HA-ITALKIM Ecco la storia di due candelabri: quando nel 1957 la famiglia Calò venne ad abitare a piazza Benedetto Cairoli, a Roma, Fiorella sentì bussare alla porta. Mia madre Pina, che abitava mezzo piano di sotto, si presentò e tra le varie chiacchiere tra nuove vicine chiese se Fiorella usasse accendere le candele per l’entrata dello Shabbath. Oggi la domanda sembra strana, ma allora la situazione era diversa: tipico degli ebrei romani non era la mancanza di attaccamento all’ebraismo, ma la perdita della conoscenza e della pratica degli usi più “ebraici” della nostra tradizione. Fiorella, giovanissima, appena sposata, un po’ imbarazzata cercò una scusa per spiegare perchè non lo facesse e disse: “non ho i candelieri...” Mamma rispose pronta: “I candelieri te li posso prestare io. Ne ho dei nuovi, ti posso dare quelli che usavo prima!” E aggiunse: “Non ti preoccupare e non sentirti imbarazzata: è un prestito, me li restituirai quando avrai dei candelieri nuovi.” Nel 1974 feci l’aliyà, la famiglia di Fiorella arrivò più o meno negli stessi anni, ci si incontrava qua e là. Poi capitò che Fiorella venisse un po’ di volte a consultarmi a casa come medico. In una di quelle volte mi raccontò la storia dei candelabri e un bel giorno, dopo aver telefonato per sentire se eravamo a casa, arrivò e con grande emozione me li porse! Così i candelabri che mamma mia aveva portato con sè, per quanto mi ricordo, dalla Bulgaria, il paese della sua infanzia, con la famiglia Calò fecero l’aliyà e per questa via ritornarono dopo 50 anni alla famiglia di Pina Di Segni. Elio Di Segni - Kfar Saba NOTIZIE LIETE Auguri ai nuovi nati Achinoam Rottenberg, figlia di Shoham e di Avigail Piperno Beer. Eviatar Izhak Piperno, figlio di Ariel e Ya’ara Naca Sabatello, figlia di Eilon e Inbal Hadas Ester Kauders, figlia di Yizchak e Merav Abramovich Yuval Hayim Vivanti, figlio di David Emanuel e di Batel Moshe Ofrì Artom, figlia di Idan e di Orit Glidai, bisnipote di Lea Elena Artom Orià Menachem Daltrophe, figlio di Ygal e di Liat Azran Roni Oisman, figlia di Nethanel e di Vered Evron, bisnipote di Shoshanna Cassuto Evron Amir Ben David, figlio di Moshè e di Tamar Cassuto Adam Mark Mitelman, figlio di Jonathan e di Emanuela Manor Eitan Izhak Levi, figlio di Walter e di Sharon Di Consiglio Rafael Della Rocca, figlio di David e di Michal Colombo Hai Vito Arbib, figlio di Shali e Yaffa Lior Fitussi, figlio di Israel Moshe e di Deborah Picciotto Ariel David Mieli, figlio di Fabrizo e di Dafna Paz Segre Anna Shani Lazar, figlia di Micol e Nicola Jonathan Daniel Sasson, figlio di Shai Elyahu e Lihi Jabes Auguri ai benei mizwà Amit Elia Ori Pardo Lorenzo Menasci Yair Di Veroli Gavriel Salmonì Ishai Haringman Auguri agli sposi Israel Kauders e Lior Vinogradov Shaked Sasson e Roni Agasi Yoni Pavoncello e Tal Winter Manuel Ventura e Avital Gluckshtadt Sara Piperno e Michele Disegni Jonathan Breslauer e Maayan Zadoq CONDOGLIANZE Alla famiglia Erdeli, Polacco, Galili e Shaham e al kibbutz Naan per lascomparsa di Linda Erdeli Alla famiglia per la scomparsa a Roma di Rosa Haggiag Meghnagi Alla famiglia per la scomparsa di Maurice Dwek Alla famiglia per la scomparsa di Nella Sabbadini A Mila Rathaus per la scomparsa a Bologna della madre Alla famiglia per la scomparsa di Shemayà Smilan Alla famiglia per la scomparsa di Zippora Kugler Engel Alla famiglia per la scomparsa a Firenze di Miriam Belgrado Alla famiglia Sabatello per la scomparsa a Roma di Franca Sabatello Tedeschi Alla famiglia per la scomparsa di Felicia Levi Padoa Alle famiglie Bedarida, Perugia e Sztulman per la tragica scomparsa a Livorno di David Bedarida Alla famiglia Nicotra per la scomparsa di Ester Levi Alla famiglia Dalla Torre per la prematura scomparsa di Michael Alla famiglia per la scomparsa di Fiorella Di Tivoli Calò Alla famiglia per la scomparsa di Graziella Falco Danon Alla famiglia per la scomparsa di Ilan Shteinberg Alle famiglie Mimun e Hassan per la scomparsa di Lidia Mimun Alla famiglia per la scomparsa a Torino di Salvatore Greco CONGRATULAZIONI Congratulazioni al prof. Sergio Della Pergola a cui è stato consegnato il Premio Landau 2013 per la categoria ”Demografia e Emigrazione” Il Premio viene assegnato a coloro che con i loro studi apportano alla scienza un contributo fondamentale. Chi volesse leggere il Bollettino su Internet può cercarlo al nostro nuovo sito: www.hevraitalia.org/khi/ AUGURI PARTICOLARI A Margaret Karram che ha ricevuto il giorno 27.10.2013 il Premio Mount Zion Award durante una cerimonia nella Chiesa della Dormizione sul Monte Zion a Gerusalemme. All’avv. Beniamino Lazar, presidente del Com.It.Es Israele, membro della nostra redazione e uno dei principali punti di riferimento degli itallkim, che è diventato nonno di Anna Shani. 16 KOL HA-ITALKIM www.hevraitalia.org/khi/