BOLLETTIN O DI INF ORMAZIO NE DEGLI ITALIANI IN ISRAELE Anno XIV n. 55 Nove m bre 2013 - C hislev 5773
L’assemblea
della Hevràt
Yehudè Italia
Quando arriva un invito a partecipare all’assemblea dei soci
dell’Associazione a cui siamo
iscritti in genere si pensa che sia
una cosa burocratica a cui siamo
moralmente obbligati a partecipare perchè al termine di lunghe
relazioni (la più dif cile è quella
che fa il resoconto del bilancio)
viene eletto il nuovo consiglio.
In genere i moralmente obbligati
non sono poi tantissimi e la serata si conclude noiosamente e
senza nessuna sorpresa.
Tuttavia, per fortuna, non è
sempre così e l’ultima assemblea della Hevràt Yehudè Italia
si è dimostrata particolarmente
vivace e movimentata. Il motivo
alla base di tutto era l’insoddisfazione degli olim più anziani che
in sostanza si sono visti portare
via il Tempio dai romani, mentre d’altra parte i romani in gran
parte nuovi olim, accusavano la
vecchia guardia di occupare tutti
i posti preminenti dell’Associazione senza lasciare a loro e alle
loro esigenze alcuno spazio. Si
pre gurava uno scontro frontale
tra i due gruppi che faceva quasi
pensare ad antiche quanto impossibili guerre di religione.
La sala degli affreschi traboccava di gente che appare solo
nelle grandi occasioni, i nuovi
olim anche loro vivaci e presenti
si sono cimentati, anche se era
Segue a pagina 2
La casa degli Italkím
Primo piano: Tempio, Museo e nuova ala
Grazie a un’importante donazione dell’ing. Solo Dwek di Milano e della sua famiglia, e dopo
una lunga trattativa con l’Autorità
per i Beni Immobiliari dello Stato di Israele (Amidar), la Hevràt
Yehudè Italia Lif’ulà Ruhanit è
riuscita ad acquistare i locali nello storico edi cio di Rehov Hillel
a Gerusalemme. La felice conclusione si è resa possibile dopo la
rinuncia del Comune di Gerusalemme ai suoi diritti di inquilino
principale, grazie all’intervento
dell’Assessore Kobi Cahloun e
con l’appoggio del Sindaco Nir
Barkat. La Jerusalem Foundation, presieduta da Mark Sofer
e con l’aiuto di Tamar Millo ha
facilitato i contatti fra la Hevràt
Yehudè Italia e i donatori.
Inoltre, Solo Dwek e i suoi associati, con una seconda offerta,
hanno coperto il costo principale
dell’acquisto di un’altra ala dell’edi cio, adiacente alla Sinagoga
di Conegliano e al Museo di Arte
Ebraica Umberto Shlomo Nahon,
e nora in possesso dell’Agenzia
Ebraica.
La Hevràt Yehudè Italia diviene così proprietaria di circa 400
mt2 dei locali del Museo al piano terra e al primo piano, ottiene
dallo Stato il comodato gratuito
di 203 mt2 della Sinagoga e delle
sale ad essa connesse, e acquista altri 145 mt2 al primo piano.
L’acquisto comprende inoltre anche nuovi locali di oltre 70 mt2
nel piano seminterrato dell’edi cio principale, ottenuti in cambio
dei locali degli uf ci oggi situati
in una palazzina destinata a essere demolita nei prossimi mesi. I
vecchi e i nuovi locali dovranno
ora essere ristrutturati.
Lo stato sico dell’edi cio
costruito nel 1875 impone lavori
di adattamento delle sale, lo spostamento degli uf ci, e il trasferimento dei magazzini blindati
Segue a pagina 2
Segue da pagina 1
Segue da pagina 1
L’assemblea
della Hevràt
Yehudè Italia
<
Piano seminterrato
<
ammesso parlare in italiano, con
interventi in ebraico che hanno
suscitato l’applauso della platea.
Alla ne il confronto si è risolto
con l’elezione di alcuni elementi della vecchia guardia e alcuni giovani da poco residenti in
Israele che solleveranno all’interno del nuovo consiglio i problemi più importanti che devono
affrontare coloro che arrivano
dall’Italia per stabilirsi in questo
paese.
Tutto è bene quel che nisce
bene con un solo rammarico: ha
senso a Gerusalemme parlare di
ebrei romani ed ebrei di altre città?
dove sono custoditi i 2300 oggetti in dotazione al museo, di
cui solo una minima parte viene
attualmente esposta al pubblico
per mancanza di spazio. Tutto
ciò in ottemperanza alle norme
di sicurezza per le persone e di
tutela ambientale per gli oggetti
del museo.
La prima esigenza è quella di ampliare l’Ezrat Nashim
della Sinagoga con l’aggiunta
di posti a sedere più numerosi
e comodi per le donne che oggi
sono molto sacri cate, e possibilmente anche alcuni posti in
più per gli uomini. Verranno
creati nuovi spazi museali, allargando l’esposizione permanente e creando posto per esposizioni temporanee. Si ricaverà
una sala di riunioni e di studio
più ampia dell’attuale bella ma
inadeguata sala degli affreschi,
utilizzabile come aula di studio
e come oratorio nei giorni di
A conclusione dell’assemblea
della Hevrat Yehudè Italia che
si è tenuta nella sala dei dipinti il
10 ottobre 2013 è stato eletto il
nuovo consiglio così composto:
Angelo Piattelli: Presidente
Cecilia Nizza: Vice Presidente
e responsabile alla Cultura
Ruhama Bon l: Segretaria
e responsabile alle Attività
Museali
Viviana Di Segni: Tesoriere
Angela Polacco Lazar:
responsabile alle Attività Sociali
Rav Pierpaolo Pinhas
Punturello: responsabile alle
Attività Giovanili
Hanoch Cassuto: responsabile
al Culto.
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KOL HA-ITALKIM
Piano terra
e sala degli
affreschi
massima af uenza al tempio.
L’acquisto dei vecchi e dei
nuovi locali permetterà un notevole miglioramento e potenziamento nelle attività del Tempio
Italiano, del Museo e della Hevràt Yehudè Italia. In particolare potranno essere migliorate le
attività a bene cio dei giovani e
dei nuovi immigrati che rappresentano una costante corrente di
rinforzo della nostra comunità.
Nel corso degli ultimi tre
anni, quando esisteva un rischio
reale di sfratto dai locali, la Hevràt Yehudè Italia ha svolto in
Italia e in Israele una raccolta
di fondi nalizzata all’acquisto dell’edi cio. L’iniziativa
ha dato esiti positivi, anche se
è stato decisivo l’apporto nale della famiglia Dwek. Va comunque dato atto ai molti generosi che hanno avuto ducia
nella Casa degli Italkím a Gerusalemme.
16 ottobre 1943 16 ottobre 2013
Come ogni anno si è tenuta a
Yad Vashem a Gerusalemme la
cerimonia in ricordo della deportazione dall’Italia alla presenza
dell’Ambasciatore d’Italia Francesco Talò e di un’ampia rappresentanza dell’Ambasciata. Dopo
la consueta cerimonia nell’Ohel
Izkhor, il trasferimento nell’auditorium dove l’Ambasciatore Talò
ha ricordato come soltanto attraverso l’educazione e un impegno
quotidiano si può cercare di arginare il germe dell’odio e del razzismo. Anche Vito Anav e Eliahu
Ben Zimrà rispettivamente per
l’Irgun Olei Italia e per la Hevrat
Yehudè Italia, hanno parlato di
educazione dei giovani e di come
mantenere vivo il ricordo di quello che accadde per le generazioni
future.
Quest’anno al centro della celebrazione è stato posto il ricordo
di quel fatidico 16 ottobre a 70
anni di distanza, af dato a due
romani da tanti anni in Israele,
Jonathan Di Castro e Bruno Portaleone intervistati da Iael Nidam
Orvieto. Nella ricostruzione commovente e appassionante dei due
protagonisti, il ricordo di quella
giornata terribile nella quale entrambi sopravvissero alla razzia,
uno (Di Castro) salvandosi con il
padre in un convento di suore di
3
KOL HA-ITALKIM
clausura e l’altro (Portaleone) accolto come glio da una famiglia
di amici non ebrei.
A conclusione della serata è
stato proiettato un interessante e
originale lmato che è l’inizio di
un progetto in cui le pronipoti di
Virginia e Augusto Piperno, deportati ad Auschwitz e mai più ritornati, raccontano a ritroso, cioè
dal campo di concentramento
no a Roma la storia della famiglia, riunendo nipoti e pronipoti.
Lo scopo è di recuperare tutta la
memoria possibile sulla famiglia
riportando in qualche modo “i
Nonni a casa”.
I Giusti italiani
Recentemente sono stati dichiarati Giusti tra le Nazioni da
Yad Vashem alcuni italiani che
hanno salvato ebrei che oggi risiedono in Israele.
Il più famoso di tutti è Gino
Bartali campione di ciclismo indimenticato che alla luce di nuove testimonianze emerse in tempi
recenti è stato inserito nella lista
dei Giusti.
Adam Shmulevich su Pagine
ebraiche aveva raccolto e pubblicato la testimonianza inedita di
Giorgio Goldenberg ebreo umano che gli aveva raccontato di essere stato ospitato in una casa di
proprietà del ciclista e di suo cugino. “Sono vivo perchè Bartali
ci nascose in cantina” ha dichia-
rato Goldenberg che oggi vive a
Kfar Saba. Il glio del campione
Andrea è venuto in Israele per
scoprire a Yad Vashem la targa
dedicata a suo padre.
La notizia ha suscitato grande
emozione in Italia, Matteo Renzi
sindaco di Firenze ha affermato:
”La decisione di Yad Vashem di
dichiarare Gino Bartali Giusto tra
le Nazioni è una scelta che commuove Firenze”.
Circa nello stesso periodo sono
stati riconosciuti Giusti anche altri due italiani meno famosi di
Bartali ma non meno coraggiosi,
Antonio Gigli e don Ugo Corsini
di Borgo San Lorenzo. Costoro
salvarono la vita alla famiglia di
Guido Spiegel il primo approntando documenti falsi (lavorava
BOTTICELLI a Gerusalemme
Fino all’ultimo col ato sospeso, nessuno poteva prevedere
se l’Annunciazione di San Martino alla Scala del Botticelli, del
1481, sarebbe veramente arrivata al Museo Israel dagli Uf zi.
Le palpitazioni erano legate alla
guerra in Siria, alla instabilità
politica nella zona e alle minacce di attacco della Siria da parte
dell’America, poi tramontate. Ma
non solo. L’affresco
che in origine si trovava all’ospedale
San Martino alla
Scala di Firenze
aveva subito gravi danni quando la
loggia in cui si trovava fu trasformata
L’Annunciazione di Sandro
Botticelli, esposta al Museo
Israel a Gerusalemme
nell’atrio di una chiesa nel 1624.
Per questo erano necessari attenti
controlli ma alla ne ecco sbarcare con tutti gli onori, per la prima
volta in Israele, l’Annunciazione
del Botticelli uno dei più grandi
pittori del Rinascimento italiano.
Si tratta di un dipinto murale
imponente di quasi 6 metri per
2.50, arrivato diviso in due pan-
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KOL HA-ITALKIM
all’anagrafe) il secondo accogliendoli a casa
sua.
La famiglia Spiegel arrivò stremata da Trieste a
Borgo San Lorenzo dove chiese
e ottenne l’aiuto del parroco don
Corsini. Renato Spiegel scriveva
al glio di Antonio Gigli: ”Nel
momento della disperazione trovammo le mani tese del signor
Antonio Gigli e di don Ugo Corsini, dobbiamo a loro e al loro
coraggio se la mia famiglia ed io
siamo rimasti in vita e ci siamo
salvati dall’orribile destino della
deportazione”.
Ad ottobre a Borgo San Lorenzo la commovente cerimonia
di consegna dell’onori cenza ai
discendenti di Corsini e Gigli alla
presenza dei fratelli Dina e Renato Spiegel (vedi foto) e delle loro
famiglie giunti da Israele.
nelli con un cargo proveniente da
Liegi, accompagnato da esperti
incaricati dagli Uf zi di vegliare
sul prezioso affresco.
Per quattro mesi gli israeliani
avranno l’occasione di ammirare
un esempio eccezionale di arte
rinascimentale con i suoi importanti principi di estetica e prospettiva.
Appunti di una INSEGNANTE
L’auto di Lello sale lenta e
sobbalza ad ogni buca improvvisa
verso la meta: un luogo introvabile, dif cile da raggiungere, su
una collina a venti minuti da Gerusalemme. Ora, lungo la strada
non asfaltata, stiamo inseguendo
un’altra auto, nascosta dalla polvere che alza, condotta da una
guida del Keren Kayemeth che a
giugno 2005 ha piantato un piccolo “bosco dedicato alla memoria degli italiani caduti in Iraq”.
La mia prima esperienza a
Gerusalemme, nel dicembre del
2011, era stata un ottimo biglietto da visita per ampli care la mia
voglia di andare oltre il viaggio
religioso; questa volta, infatti, sto
vivendo il mio desiderio all’interno del cuore stesso d’Israele,
allo Yad Vashem. Durante il primo viaggio in Terra Santa, la visita all’Istituto Internazionale di
Studi sull’Olocausto non faceva
parte del programma. La richiesta
mia e di una compagna di viaggio
e cara amica, di religione ebraica, aveva convinto la guida a fare
un’eccezione e a concederci, alla
ne, un breve transito di appena
un paio d’ore.
Un sobbalzo dell’auto mi riporta alla realtà e stringo tra le mani
il badge con il logo dello Yad
Vashem e il mio nome di ospite
e, con un brivido, mi rendo conto
dell’opportunità che sto vivendo
dal 19 luglio. L’Istituto non è solo
il cuore d’Israele, ora che lo vivo
lo so. Gli insegnanti e i testimoni
sempre più anziani e rari che fanno parte del nostro programma di
studi e che, con i miei colleghi
italiani, incontriamo in classe e
nei luoghi simbolici all’interno
dell’Istituto, ci stanno facendo
vivere e assorbire la forza delle
tradizioni culturali di questa nazione in rapporto all’Olocausto
e al ripascere continuo dell’antisemitismo nel mondo. È lo scopo
per cui siamo qui a trascorrere un
pezzo d’estate della nostra vita,
per ritrasmettere cioè queste testimonianze,
opportunamente
ltrate, ai nostri scolari e ai nostri studenti. Questo per me è un
privilegio oltre che un dovere di
essere umano.
Ringrazio in cuor mio l’IRASE della UIL Scuola e lo Yad
Vashem che hanno lavorato e lavorano per realizzare al meglio
questa esperienza e le altre che
verranno per formare altri testimoni. Come ringrazierò Lello,
che questa sera ha fatto in modo
che alcune famiglie della comunità italo– israeliana di Gerusalemme aprano le porte delle loro
case per ospitare noi del gruppo
di insegnanti e condividere con
noi la cena e alcuni momenti del
loro quotidiano.
Siamo arrivati. Scendiamo
dalle auto. Il posto è brullo: fa
veramente caldo con il sole che
colpisce allo Zenith. Mi guardo
intorno e poco distante, nascosta
tra gli alberi, scorgo una tenda
di nomadi e qualcuno seduto in
solitudine. Poi Lello mi fa notare la lapide e mi spiega che in un
territorio così aspro come quello
d’Israele, piantare alberi e rimboscare è più importante di un
monumento in piazza a ricordo
di caduti. Lo so che non c’è giardino in Israele che non sia stato
realizzato in memoria di qualcuno. Mi lasciano da sola. Unisco
idealmente quella lapide, che un
po’ mi appartiene, ad Israele, a
5
KOL HA-ITALKIM
cui vorrei appartenere, a cui probabilmente sono appartenuta, e
mi accorgo che entrambe sono
con ccate come un diamante in
una terra ostile, ognuno di esse
alla ricerca di una esistenza apparentemente “normale”.
Non so perchè io ami così tanto Israele e perchè così tanto mi
emozioni! Ma da questa esperienza già sento che per esso crescerà anche la mia preoccupazione, ogni qualvolta se ne parlerà in
TV o sui giornali.
Come potrei non amare una
terra in cui si dà ospitalità e si
piantano alberi in memoria dei
nostri gli e dei nostri mariti caduti in Iraq?
Monica Cabiddu
ESAME PSICOMETRICO
IN ITALIANO
L’Unione delle Comunità ebraiche italiane è riuscita ad ottenere che
gli studenti italiani possano sostenere
l’esame psicometrico per l’ammissione alle università israeliane nella lingua italiana.
Fino ad oggi l’esame era particolarmente temuto dagli studenti italiani
perchè poteva essere sostenuto in tante
lingue ma non in italiano.
Questo ovviamente costituiva una
discriminante per gli italiani che no
ad oggi dovevano superare l’ostacolo
di un esame lungo e complesso e per di
piu’ in una lingua non propria.
Negli ultimi anni il numero degli
studenti provenienti dall’Italia che vogliono studiare in Israele è in aumento
e questo spiega il fatto che soltanto ora
si sia arrivati all’accordo (si devono
iscrivere almeno 100 candidati).
L’automobile - Storie di ordinaria
Il Dott. Bediùk si accomodò
soddisfatto sulla poltrona della
sua auto ed accese il motore. Era
nalmente riuscito a portare la
sua auto dall’Italia in Israele.
Quando aveva deciso di trasferirsi aveva cominciato con il raccogliere le informazioni necessarie. Come nuovo immigrato (Olè
Hadash,) avrebbe avuto la facoltà
di portare un solo veicolo. Dovette vendere la seconda macchina,
una vetturetta usata dalla moglie
prevalentemente in città.
L’auto avrebbe dovuto essere spedita via nave dall’Italia in
Israele in un container. Il Dott.
Bediùk poteva inviarla
con la targa italiana oppure restituire la targa e
targarla all’arrivo. Scelse
quest’ultima opzione.
Su suggerimento dello
spedizioniere, contattò il
Ministero dei Trasporti
israeliano che gli chiese
un documento uf ciale
della vettura.
Il Dott. Bediùk tradusse diligentemente in
inglese la carta di circolazione e la inviò. Dopo
qualche tempo, il Ministero gli
dette il benestare all’importazione (era necessario che fosse un
modello già importato in Israele).
Le autorità doganali israeliane avevano bisogno della carta
di circolazione e della fattura di
acquisto della macchina.
Un altro documento richiesto
era il CarFax dell’autovettura. Il
Sig. Bediùk era perplesso. Cosa
volevano da lui? Dopo qualche
ricerca, scoperse che tale docu-
mento veniva normalmente rilasciato negli USA e negli altri
paesi anglofoni ed era una lista
delle riparazioni e dei servizi di
manutenzione effettuati. Si rivolse all’of cina autorizzata da cui
si era servito e si fece rilasciare
un elenco delle riparazioni sostenute.
Inoltre doveva produrre una
lettera dell’importatore locale che
accettava di provvedere all’assistenza della sua autovettura, documento ottenuto senza dif coltà
tramite il suo spedizioniere.
Arrivato il giorno fatidico portò l’auto dallo spedizioniere e fo-
tografò il no. di telaio e il contachilometri, come gli avevano richiesto. Tolse le targhe italiane e,
con un po’ di nostalgia, le restituì
all’Uf cio della Motorizzazione
Civile, insieme al libretto di circolazione come prescritto. Era
fatta, pensò. Il Dott. Bediùk era
consapevole del momento quasi
storico ed era nalmente sollevato per aver terminato le pratiche
necessarie in Italia.
Appena arrivato in Israele il
Dott. Bediùk, senza perdere tem-
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KOL HA-ITALKIM
po, si occupò di convertire la sua
patente italiana nel documento
israeliano, in quanto richiesto per
sdoganare la macchina. Si recò
da un ottico, che gli controllò la
vista e gli rilasciò un foglio verde
(tofes yarok). Si recò poi dal cosiddetto medico di famiglia (mai
visto prima), il quale gli compilò
una scheda con alcune informazioni sulla sua salute.
L’instancabile Dott. Bediùk si
recò, con il foglio verde interamente compilato, all’Uf cio Licenze che, dopo qualche giorno
gli rilasciò il permesso di effettuare l’esame di guida. Era quasi
fatta. Anche se si
chiese il perchè di
tante complicazioni. Il Dott. Bediùk
uscito dall’ Uf cio
Licenze, si rivolse a uno dei tanti
istruttori di guida
che aspettavano
all’ingresso. Non
si preoccupi – gli
disse - avrebbe
organizzato tutto
lui e lo avrebbe richiamato.
Gli chiese da quanto tempo
guidava e gli con dò anche che
l’esame di guida era stato istituito dopo l’arrivo degli immigranti
dall’ex Unione Sovietica che, a
volte, gli disse, presentavano patenti false da convertire.
Dopo qualche giorno ricevette
la telefonata; era per comunicare
la data dell’esame. Aggiunse poi,
in tono con denziale, che sarebbe stato opportuno fare almeno
una lezione di guida, subito prima
dell’esame. Il Dott. Bediùk, dopo
burocrazia
45 anni di guida senza incidenti,
non aveva certo bisogno di imparare a guidare, ma capì subito
che, se non avesse preso la lezione, forse avrebbero potuto esserci
conseguenze negative …
Prese una lezione e subito dopo
passò l’esame senza problemi ed
ottenne la patente israeliana.
Si recò all’uf cio dogana a farsi timbrare il certi cato di nuovo
immigrante per ottenere lo sconto
di cui aveva diritto e si apprestò a
sdoganare la vettura che, nel frattempo, era stata trasportata in un
container ad Ashdod.
Ma un altro ostacolo burocratico lo attendeva: lo spedizioniere
lo informò che la Dogana esigeva
il libretto di circolazione originale. Il Dott. Bediùk controllò e
cominciò ad agitarsi: il libretto di
circolazione – si ricordava – era
stato consegnato alla Motorizzazione Civile in Italia insieme alle
targhe.
Lo spedizioniere lo informò
che forse sarebbe bastato un documento rmato che attestasse
che la carta di circolazione era
stata ritirata. Pieno di speranza,
attese che qualcuno si recasse
alla Motorizzazione e chiedesse
il documento richiesto. Ma invano; l’impiegato disse che non
avrebbe stilato nessun documento che non fosse stato conforme
alle disposizioni del Ministero.
Era in un vicolo cieco …
Il Dott. Bediùk non si perse
d’animo; si mise al PC e cercò una soluzione … Finalmente
trovò una circolare del Ministero
dei Trasporti e delle Infrastrutture
che disponeva l’obbligo del ritiro
della carta di circolazione insie-
me alla targa in caso di esportazione de nitiva verso un paese
non UE. Il Dott. Bediùk spedì il
documento dopo averlo tradotto;
allo spedizioniere disse che questo era un documento uf ciale
del governo italiano e che, se non
fosse bastato, si sarebbe rivolto
all’ONU…
La Dogana accettò. Il Dott.
Bediùk, dopo aver pagato i diritti
doganali, si recò a ritirare la macchina. Con stupore scoperse che
poteva circolare per 48 ore senza
alcuna targa. Mentre guidava in
autostrada, gli altri automobilisti
lo guardavano con stupore.
Il giorno dopo si recò nuovamente all’Uf cio Licenze con la
documentazione dell’auto importata e la ricevuta dell’assicurazione. Lo inviarono in un luogo dove
un incaricato dell’ Uf cio visitò accuratamente l’autovettura,
aprendo il cofano, ispezionando
le luci, le gomme ecc…
Effettuata la visita, tornò all’Uf cio Licenze dove gli venne
rilasciata un’autorizzazione e,
dopo aver pagato la tassa di circolazione, dovette recarsi nuovamente in un altro luogo dove gli
visitarono nuovamente accuratamente l’autovettura (era il cosiddetto test annuale). E nalmente
gli apposero la targa israeliana.
Il Dott. Bediùk era soddisfatto,
era riuscito nel suo intento.
Guardò con soddisfazione il
bollo israeliano sul vetro. Accanto vi era la vignetta delle autostrade svizzere e il permesso di sosta
della Zona 21 e tra se e se ridacchiò pensando che forse questi
ultimi non sarebbero stati ormai
più utilizzati …
Raffaele Picciotto
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KOL HA-ITALKIM
La topica
del TOPO
Non tutti conoscono Geronimo Stilton, protagonista di libri
italiani per bambini tradotti in
molte lingue e anche in ebraico,
di gadgets, di cartoni animati tv.
Qualche anno fa era anche arrivato in Israele “in persona” e si
era fatto fotografare con i piccoli
amici nell’ambito della Fiera Internazionale del Libro di Gerusalemme al Binyanè Haumà. Nel
numero 37 del nostro giornale
avevamo per no pubblicato una
di queste foto. Adesso qualcuno
in Israele si è accorto che in uno
dei libri della serie, tradotto in
inglese per il mercato americano,
gura una strana piantina del Medio Oriente in cui l’Egitto con na
con la Giordania e Israele è del
tutto sparito. L’editore americano ha corretto. Quello italiano,
la Piemme del gruppo Mondadori, lo farà. E comunque il libro è
uscito nel 2009 e nessuno no ad
ora ci aveva fatto caso....
Hevrat Yehudè Italia
Il nuovo Consiglio della Hevrat Yehudè Italia si trova a dover affrontare, nel biennio del suo
mandato, scelte molto impegnative, dopo la de nitiva acquisizione della proprietà dello stabile di
Rehov Hillel. Il Consiglio deve
affrontare da un lato i conseguenti problemi di ristrutturazione,
che dovrà iniziare presto per la
necessità di spostare gli uf ci
nell’edi cio principale, dall’altro
deve ripensare a strategie di più
ampio respiro che consentano alla
Hevrà, ma soprattutto al Museo
di Arte Ebraica Italiana U.Nahon,
di consolidare la propria presenza
sul territorio. E proprio in questa
prospettiva, è risultata evidente
l’importanza di assumere un nuovo direttore.
D’altra parte, la Hevrà con il
suo Museo è sempre più intesa
dalle autorità italiane, così come
dimostrano le visite istituzionali
divenute ormai quasi di norma,
come un polo di riferimento della presenza italiana in Israele. A
questo proposito si stanno elaborando progetti da sottoporre all’Ambasciata e all’Istituto Italiano di Cultura per portare avanti
la fruttuosa collaborazione n qui
messa in atto.
Un’altro aspetto riguarda il
rapporto con le comunità italiane,
in particolare con l’Unione delle
Comunità, con la quale si cercherà di avviare una collaborazione
più stabile e continuativa.
Ma la Hevrà ha anche un impegno verso i propri membri e,
soprattutto verso gli olim hadashim, in sensibile aumento. Per
questo all’interno del Consiglio,
si è creata una commissione che,
insieme all’Irgun Olè Italia, inviti gli interessati a iscriversi e a
partecipare alle attività. In particolare, si è pensato di istituire un
“doposcuola” per gli studenti che
incontrino dif coltà nello studio,
a causa della scarsa conoscenza
della lingua ebraica.
Quanto alle attività culturali,
continueranno come per il passato, alternando la presentazione di
libri con conferenze su temi di attualità. Si stanno anche valutando
vari temi per un convegno internazionale.
In questi primi due mesi di
attività, grazie alla gentile concessione dell’Istituto Italiano di
Cultura, è stata allestita nel Museo la mostra del pittore Daniel
Schinazi dedicata a Giuseppe
Verdi, già esposta all’Opera di
Tel Aviv, per celebrare il bicentenario della nascita del grande
compositore. È parsa un’occasione propizia per organizzare una
serie di eventi volti a illustrare la
vita della comunità ebraica locale
di quel tempo. Inoltre, la presenza
a Gerusalemme degli arredi della
sinagoga di Busseto ha permes-
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KOL HA-ITALKIM
so di rievocare, dalla voce degli
stessi discendenti, antiche storie
famigliari
La mostra e le manifestazioni
a essa connesse si sono concluse
con un concerto verdiano, dedicato a Carmela Callea direttrice
dell’Istituto Italiano di Cultura,
al termine del suo mandato, dalla
quale abbiamo sempre avuto supporto e collaborazione.
Nel mese di dicembre la Hevrà
e il Museo U.Nahon hanno partecipato, come di consueto, con
concerti, esposizione di pregiate
lampade di Hanuccà della collezione del museo, laboratori per
bambini, a Hamshushalaim, ossia
l’offerta promossa dall Comune
di Gerusalemme alla cittadinanza
di attività varie, dislocate in vari
punti della città.
Il primo giorno della festa è
stato acceso al Tempio il primo
lume, con canti eseguiti dai bambini e le immancabili sufganiot.
Cecilia Nizza
Museo di Arte Ebraica Italiana - U. Nahon
Lo splendore di Hanuccà
Il Museo U. Nahon di Arte Ebraica Italiana introduce i visitatori in un’atmosfera del tutto speciale attraverso l’esposizione di alcune hanucchiot italiane, belle
artisticamente e importanti per la loro storia, prodotte
in Italia o appartenenti a famiglie italiane.
Alcune di queste sono uniche per forma e decorazione e rispecchiano motivi più generali dell’arte italiana.
Certe hanucchiot hanno origini differenti e ri ettono
esperienze storiche e geogra che delle varie comunità
ebraiche in Italia.
C ORSO DI EBRAICO PER PRINCIPIANTI
ANNO 2014
Edna Kadman è un’insegnante
diplomata di ebraico che
parla l’italiano.
Questo corso è programmato per studenti che non
conoscono ancora la lingua ebraica e che desiderano
acquisirne gli elementi essenziali per poterla parlare
correttamente.
Essendo questo lo scopo principale del corso vi
si impareranno, oltre agli esercizi di conversazione,
anche le basi della grammatica, dell’ortogra a e della
pronuncia. Tutte le spiegazioni saranno date in italiano.
Saranno proiettati anche brevi lmati che vi aiuteranno a conoscere e a gustare l’atmosfera della società
israeliana nei suoi diversi aspetti.
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Frequenza: Corso di 4 ore accademiche la settimana.
Orario: Martedì e Giovedì, dalle 18.30 alle 20.00
Durata: dal 14/01/14 al 24/04/14
Costo del corso:
2400 nis in 3 rate di 800 nis ciascuna.
Il pagamento sarà effettuato in assegni.
Pagamento in contanti: sconto di 100 nis
Iscrizioni:
Per ulteriori informazioni
Società Dante Alighieri di Gerusalemme
Via Hachavatzelet 9
Tel. 02-6221110, Cell. 052-6582035
Lunedì, Martedì e Giovedì: dalle 10.00-13.00
Mercoledì: dalle 15.30-18.30
[email protected]
KOL HA-ITALKIM
Gruppo di Studio Rav Sierra z.l.
Incontro degli Italiani
PROGRAMMA DI DICEMBRE 2013
Lunedì 2.12, ore 16:30
rav Hillel Sermoneta
La lotta per la sopravvivenza della lingua ebraica nel tempo degli Asmonei
Una pagina meno conosciuta nella storia di Hanuccà
Lunedì 9.12, ore 16:30
Renzo Ventura
Uno scambio di vedute ...
... in giudaico- orentino
Lunedì 16.12, ore 16:30
Marina Finzi
Il bambino autistico
Pazienza e amore per un mondo complesso da imparare a capire
Lunedì 23.12, ore 16:30
Angelo Piattelli
Storia del libro ebraico
dal manoscritto all’invenzione della stampa
Lunedì 30.12, ore 16:30
Stefania Efrati
L’aliyà di una giovane famiglia con tre gli
decisioni, aspettative, dif coltà
Amici di tutte le età, vi aspettiamo numerosi e puntuali!
Un cordiale shalom
Il comitato: Viviana, Carla, Cicci
Avv. Alessandro Levi
Su
Tutta Israele
Iscritto all’ordine degli avvocati del foro di Milano
Svolge attività in ambito giudiziale.
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Penale: reati in generale, immigrazione clandestina,
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Notizie in breve
È stato rmato un accordo tra
la biblioteca Palatina di Parma e
la Sifrià Leumit di Gerusalemme
che ha per scopo la salvaguardia
dei libri antichi.
Oltre 1500 manoscritti della
biblioteca parmense, che conserva una delle collezioni più
importanti al mondo (tra cui la
splendida Mishna dell’XI secolo), saranno messi a disposizione
degli studiosi di tutto il mondo
con la completa digitalizzazione
in alta risoluzione.
Il progetto nale è la realizzazione di una International Hebrew Digital Library
Sul giornale la Repubblica
(sez. Torino) è apparso nell’inserto dedicato alla Società, un
interessante articolo di Nicola
Gallino dal titolo “La piccola
Moncalvo d’Israele” che racconta la storia dell’Aron Hakodesh
di Moncalvo conservato oggi nel
Beth Hakeneset di Ramat Gan.
“Un manufatto, scrive l’autore,
dell’ottocento salvato e restituito al culto della sinagoga Ovadia da Bertinoro di Ramat Gan,
popoloso e tranquillo sobborgo
residenziale di Tel Aviv. L’Aron
è af dato alle cure di un nucleo
di ebrei italiani che hanno fatto
l’aliyà negli anni quaranta e cinquanta e che oggi si godono una
longeva e serena stagione di affetti e di memorie”.
È mancata a Genova Dora
Venezia, una degli ultimi reduci
italiani da Auschwitz che aveva
dedicato la sua vita alla testimonianza e al ricordo.
Un’impresa italiana di Prato,
la “Piacenti Spa”, ha vinto la
gara d’appalto per il restauro di
una parte importante della Basilica della Natività a Betlemme.
Alla cerimonia della rma del
contratto hanno preso parte il
Primo Ministro dell’Autorità nazionale palestinese Hamdallah,
il Custode di Terra Santa Padre
Pizzaballa, insieme a rappresentanti del Patriarcato Ortodosso
ed Armeno e il Console Generale a Gerusalemme Davide
La Cecilia. Il contratto fa parte
della prima fase di un progetto
di restauro complessivo che si è
reso necessario per i danni provocati da in ltrazioni d’acqua
piovana dal tetto la cui copertura in piombo risale al 1400. Il
console La Cecilia ha dichiarato
che “’l’assegnazione della gara
alla Piacenti Spa rappresenta un
ulteriore importante riconoscimento della tradizione italiana di
eccellenza nel restauro, che qui
in Terra Santa ha fornito alcune
delle sue migliori espressioni’’.
Alla Mostra internazionale
d’arte cinematogra ca di Venezia il regista israeliano Amos
Gittai ha ricevuto il premio
Robert Bresson per il lm Ana
Arabia. Questo lm particolare
è stato girato interamente in una
sola sequenza e illustra un aspetto della realtà israeliana in cui
convivono e si integrano ebrei
11
KOL HA-ITALKIM
e arabi emarginati. Alla realizzazione del lm ha partecipato
Hanna Della Pergola come coordinatore di produzione.
La disegnatrice israeliana
Rutu Modan, con il suo ultimo
lavoro “La proprietà” (ed. Rizzoli Lizard), si è aggiudicata il
prestigioso premio Gran Guinigi
2013 conferitole dalla direzione
del festival Lucca Comics.
Il presidente della Kenesset
Yuli Edelstein si è incontrato a
Roma con il Ministro degli Esteri italiano Emma Bonino, che ha
sottolineato l’impegno dell’Italia contro l’intolleranza religiosa e l’odio razziale. L’incontro
è stato anche occasione di un
approfondito scambio di vedute
sul rapporto fra Israele e l’Unione Europea, sulla situazione in
Egitto e in Siria, sulla questione
nucleare iraniana e, naturalmente, sull’andamento del processo
di pace israelo-palestinese.
Il 16 ottobre a Roma l’amico
Alessandro Viterbo ha ricevuto
un prestigioso premio istituito
dalla Fondazione internazionale
Don Luigi Di Liegro per l’impegno che da tanti anni profonde
nell’associazione Tzad Kadima, di cui noi ben conosciamo
l’attività inesauribile per l’educazione dei bambini e ragazzi
cerebrolesi. Alla cerimonia della consegna del premio hanno
preso parte anche esponenti dell’ambasciata italiana in Israele.
In ricordo di FELICIA PADOA z.l.
Fin da quando ero bambina e
praticamente per tutta la mia vita
ho frequentato la casa di Meir e
Felicia Padoa. Quando ho accettato di scrivere il mio ricordo di
Felicia che ho amato e ammirato, ho pensato alle parole che si
leggono nel libro di Mishlè (Proverbi): ”Una donna virtuosa è
la corona del suo compagno” e
“La sapienza ha costruito la sua
casa”.
Felicia era una donna di grandi virtù, dinamica, determinata,
intelligente e nello stesso tempo
con un enorme calore umano.
Sapeva essere mordace e amorevole insieme, colta e comprensiva. Profondamente credente ed
entusiasticamente sionista era
una personalità dominante nella
nostra comunità, amata e rispettata anche da tutte le altre persone
che l’hanno conosciuta a Gerusalemme negli oltre ottanta anni di
vita e attività in questa città.
Era legata da profonda e sincera amicizia con i miei genitori
ed io ero sempre in ammirazione
delle sue capacità di creare contatti profondi con persone di tutte
le età interessandosi ai loro problemi.
Malgrado fosse stata una donna di carriera ha sempre avuto
grande cura della sua famiglia, di
suo marito anche lui uomo retto e
di principi, per il quale nutriva affetto e rispetto, e delle sue glie.
Il suo lavoro nelle assicurazioni aveva per lei grande importanza soprattutto quando ben
poche erano le assicuratrici di
sesso femminile, era precisa e si
preoccupava per la soddisfazione
dei clienti di cui io sono stata a
lungo una.
Con amore e intelligenza ha
costruito una tribu’ che comprende non soltanto gli e nipoti ma
anche nipoti di nipoti che hanno
rallegrato no all’ultimo la sua
lunga esistenza e di cui andava
sempre era.
La sua casa era aperta a tutti.
Non c’e persona della nostra comunità che all’inizio della sua
carriera o appena sbarcato in
questo paese non abbia trovato in
casa Padoa un pasto caldo di Sabato e parole di incoraggiamento.
Questa casa era anche luogo di
incontro per turisti italiani e gente di passaggio per il kiddush del
Sabato che offriva il meglio della
cucina italiana, con l’accento su
quella triestina e toscana.
È mancata serenamente il giorno di kippur.
Sia il suo ricordo benedetto
Lea
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DI GERUSALEMME
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KOL HA-ITALKIM
MAMMA FIORELLA
Boccoli neri, occhi verdi e uno
sguardo luminoso. A 7 anni andava in giro per i villaggi delle Marche con suo padre, nonno Cesare,
per barattare con canzoncine e
rocchetti di lo un po’ di uova e
di pane per tutta la famiglia, per
salvarsi dalla fame e dal terrore
nazista.
Per l’intuito, l’umorismo e
l’intelligenza fu sempre la prima
della classe, la compagna da emulare alle magistrali e al Seminario
Almagià, l’allieva del cuore.
A 16 anni fu totalmente sequestrata da Babbo Botto, che
la vide da lontano e la de nì “La
Più Bella di Piazza” e da lì inizia
una grande appassionata storia
d’amore all’italiana.
Talento innato e senso dell’estetica nel vestire, consigliare, convincere, arredare,
creare. Un legame profondo con
la Torà, un lo diretto con D-o.
Cucirci la maschera più originale
per Purim, le spiegazioni perchè
dovevamo mangiare casher negli
anni ‘70, quando a Roma esisteva un solo macellaio casher e noi
eravamo gli unici che ai campeggi dell’Hashomer Hatzair ci portavamo i contenitori di carne che
Mamma ci preparava ...
A 40 anni il coraggio di lasciare tutto, quando a Roma l’ideale
del sionismo era ancora considerato una follia...
Quanti si sono fatti benedire
dalla sua positività! La calma e la
parola giusta per unire le divisioni, per farti capire che ognuno ha
il suo carattere e il suo modo di
fare. Il vedere sempre il lato positivo delle situazioni, l’ottimismo,
la luce in fondo al tunnel...
Nella Tradizione chi torna in
cielo di Shabbat o di Rosh Hodesh è uno Zaddik: Mamma Fiorella ci ha lasciato di shabbat Rosh
Hodesh Kislev. Sia la sua memoria benedetta.
Susanna, Angelica, Franco
Calò
MIKI DALLA TORRE 1979-2013
All’ombra degli alberi di un
boschetto, con lo sfondo degli
edi ci del Makhon Weizman e
del parco tecnologico di Rehovot,
ho approfondito la conoscenza di
Michael Dalla Torre z.l. Da tempo avevo conosciuto in Italia i genitori, ma in Israele, i nostri contatti si sono limitati a rari incontri
o a telefonate riguardanti parenti
comuni. Improvvisa la notizia del
decesso di Miki per una malattia
inesorabile che lo ha colpito nel
giro di pochi mesi. Lasciando la
giovane moglie, Sarit, i genitori
Liliana e Gabriele, e il fratello
Ra , in un immenso dolore.
Miki riposa nel Cimitero di
Rehovot, non lontano dallo stabilimento di alta tecnica dove si era
segnalato per il livello della sua
preparazione e il contatto umano
con colleghi e dipendenti. Ma oltre il lavoro, Miki aveva una personalità di una ricchezza umana
come poche. L’abbiamo onorato
nella maniera confacente ripetendo una attività svolta per lungo
tempo in seno all’organizzazione
“Ghesher”, per il dialogo tra “laici” e “religiosi”, quale conduttore di gruppi di studio di testi,
di libere discussioni, aperte e di
reciproco e tollerante confronto.
Da studente si era prodigato per
la Kelità degli etiopici nelle Uni-
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KOL HA-ITALKIM
versità e negli ultimi mesi, già
colpito dalla malattia, è stato volontario dell’Associazione “Paamonim”, seguendo una famiglia
con l’obiettivo di renderla indipendente economicamente.
Miki entusiata podista nel
“shevil Israel” ed altrove, ci ha
lasciato un esempio di umanità
ebraica per continuare la Marcia
della sua esistenza, in cui intravedo ideali che hanno illuminato i
suoi cari nel nostro passato.
“I morti non sono morti nchè la loro assenza è presente fra
noi…”
Reuven Ravenna
LIBRI
Raphaël Jèrusalmy, Salvare
Mozart, trad. dal francese di
Gaia Pan li, ed. e/o collana Dal
Mondo, Roma 2013, pp. 120.
Luglio 1939: l’Austria è da
oltre un anno parte integrante del
Reich tedesco. In un sanatorio di
Salisburgo la vita trascorre monotona e triste. Tra gli ospiti c’è
Otto J. Steiner, critico musicale
di origine ebraica che trascorre
le giornate in solitudine: il glio
Dieter si è stabilito in Palestina,
ma può essere rischioso scambiare corrispondenza con lui,
visto che qualcuno all’interno
del sanatorio fa la spia sull’identità dei ricoverati. Per ingannare
il tempo Steiner tiene un diario
(dal luglio 1939 all’agosto 1940)
dove registra tutto ciò che accade. Pensieri intimi: rabbia, dolore morale e sico per l’avanzare
inesorabile della malattia, paura
di venire ucciso o portato chissà
dove, ricordo nostalgico dei parenti che (forse) hanno lasciato
il Paese per lidi più favorevoli
(o forse no… Dove mai saranno
niti?), desiderio di morte. Ma
anche drammatici eventi esterni,
come l’invasione della Polonia
da parte delle truppe tedesche o
la morte a Londra del prof. Sigmund Freud. O l’attentato contro Hitler, fallito per puro caso
il 9 novembre, a un anno dalla
“Kristallnacht”. Ma ciò che davvero lo sconvolge è l’appropriazione da parte dei nuovi padroni del Festival della Musica, il
“Salzburger Festspiele”, gloria
dell’omonima città. Otto si vergogna di Salisburgo, del proprio
Paese, caduto così in basso, e si
vergogna per no di se stesso,
per aver assistito ad una serata
del Festspiele, cui ha presenziato addirittura Adolf Hitler, con
Martin Borman e Albert Speer.
Come cancellare una simile,
imperdonabile colpa? Un gesto
eclatante, magari un attentato dinamitardo contro la persona del
Führer? Occorrerebbero mezzi,
sangue freddo. Ciononostante
“Costi quel che costi. Bisogna
salvare Mozart”. E la Musica,
che risuona nel suo animo, al di
là degli spartiti, al di là delle singole note. Non possono rubare
la musica a lui, a Otto J. Steiner.
Pian piano il protagonista mette
a punto e realizza uno stratagemma incredibile, uno scherzo atroce ed esilarante al tempo stesso.
Non ucciderà il Grande Dittatore, nè “salverà” Mozart, ma darà
la consapevolezza a Otto di aver
adempiuto al proprio dovere,
impedendo che la musica dentro
di lui, e dunque tutta la Musica,
venga spenta.
Raphaël Jèrusalmy, laureato
alla Ècole Normale Supèrieure di
Parigi e alla Sorbona, è stato per
oltre vent’anni uf ciale nell’intelligence israeliana e in seguito
ha dato vita a progetti di carattere educativo ed umanitario. Oggi
vive a Tel Aviv, dove vende testi
antichi. “Salvare Mozart” è il
suo romanzo d’esordio e ha ri-
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KOL HA-ITALKIM
cevuto il “Prix
EmmanuelRoblès” 2013.
Dedicato alla
memoria del
piccolo parigino Jacques
Eisenband, ucciso ad
Auschwitz nel marzo del 1944,
“Salvare Mozart” è, ad un’analisi frettolosa, una sorta di capriccio, di paradosso Nell’arco
di pochi istanti si passa dal sarcasmo, all’ironia, dal dolore per
le forze inesorabilmente indebolite, alla disperazione di perdere
la propria umana dignità. Ma
anche alla luce di piccoli, insperati istanti di felicità. La tisi e le
perquisizioni improvvise della
Gestapo (alla ricerca di non si sa
bene cosa o chi) sono due facce della stessa tragica medaglia.
Il contesto del sanatorio, con i
miasmi, la sporcizia, morale e
materiale, si alterna con la grazia di una passeggiata in libertà all’aria aperta, a propositi di
visite e chiacchierate. Le gure
degli altri personaggi talora sono
appena abbozzate, ma parlanti,
Alla consapevolezza della morte
ormai prossima, si accompagna
in Otto un’ansia di vendetta e di
vita, di far risuonare la Musica,
di ritrovare l’armonia calpestata, che lo condurrà a realizzare
il suo “scherzo”. Perchè, come
scrive in un’ideale lettera al glio: “Un intero oratorio patisce
l’assenza di un solo corista... Il
vuoto grida… Come un piano-
LETTERE
forte cui manchi un tasto. Non
esiste musica per difetto”.
Mara Marantonio, Bologna,
da www.angolodimara.com
Gustavo Ottolenghi e Gianfranco Moscati (a cura di), Racconti ebraici, pubblicato in proprio, Napoli 2013, pp. 124.
Gianfranco Moscati lo conosciamo per la sua opera di collezionista paziente, puntiglioso,
informato e instancabile a cui
dobbiamo la conservazione di innumerevoli documenti e testimonianze che sarebbero andati altrimenti perduti. Spesso i collezionisti fanno delle loro collezioni un
ne, ma Gianfranco Moscati delle
sue collezioni è riuscito a fare un
mezzo con cui portare la Shoah,
la discriminazione razziale, la
vita ebraica, l’eroismo di molti
ebrei alla conoscenza di tutti. Le
mostre che ha creato e organizzato basandosi sul materiale da lui
raccolto, e a sue spese, sono state
esposte a Montecitorio, sede del
Parlamento italiano e girano tutta
l’Italia, nelle scuole e nei comuni
grandi e piccoli. I cataloghi delle
mostre sono venduti e il ricavato
diviso fra l’Ospedale Alyn di Gerusalemme e un’organizzazione
di assistenza ai bambini disagiati
di Napoli, come del resto il ricavato dalla vendita di questo libro,
che nasce ancora dal materiale da
lui raccolto, e una raccolta di racconti di vite di ebrei, per la mag-
gior parte durante l’oppressione nazifascista, ma anche
prima e dopo. Racconti grandi
e piccoli, spesso del tutto sconosciuti. Uomini e donne non
tutti italiani, ma accomunati
da un comune destino, come
la compagnia ebraica che combattè nella guerra civile spagnola e che fu fatta prigioniera
dai franchisti e consegnata ai
nazisti, o la vicenda del Pentcho. A volte la conferma di
storie note, come il diario di
Rosina Sorani, segretaria del
presidente della Comunità di
Roma, che sottolinea ora per
ora la raccolta dell’oro e poi
il 16 ottobre. A volte la storia
di grandi piccoli eroi, come
Franco Cesana che fu ucciso
nel 1944 e di Marco Hermann,
che vive oggi a Lohamei Hagettaoth. E anche la storia di
Moscati stesso, ragazzo sotto
le leggi razziste, della sua fuga,
del suo ritorno, del suo lavoro
con i profughi ebrei reduci dai
campi. Una storia appena accennata che ci fa comprendere
però questo bisogno di mantenere quanto più possibile vivo
il ricordo di quello che è stato,
e anche perchè tutto questo si
è tradotto in un insopprimibile bisogno di fare e, soprattutto, di dare. Un libro che è un
mosaico di tessere multiformi
che formano un’immagine del
popolo ebraico e una testimonianza di affetto e dedizione
senza limiti.
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KOL HA-ITALKIM
Ecco la storia di due candelabri: quando nel 1957 la famiglia
Calò venne ad abitare a piazza Benedetto Cairoli, a Roma, Fiorella
sentì bussare alla porta. Mia madre Pina, che abitava mezzo piano
di sotto, si presentò e tra le varie
chiacchiere tra nuove vicine chiese se Fiorella usasse accendere le
candele per l’entrata dello Shabbath. Oggi la domanda sembra
strana, ma allora la situazione era
diversa: tipico degli ebrei romani
non era la mancanza di attaccamento all’ebraismo, ma la perdita
della conoscenza e della pratica
degli usi più “ebraici” della nostra
tradizione. Fiorella, giovanissima,
appena sposata, un po’ imbarazzata cercò una scusa per spiegare perchè non lo facesse e disse:
“non ho i candelieri...” Mamma
rispose pronta: “I candelieri te li
posso prestare io. Ne ho dei nuovi,
ti posso dare quelli che usavo prima!” E aggiunse: “Non ti preoccupare e non sentirti imbarazzata: è
un prestito, me li restituirai quando avrai dei candelieri nuovi.”
Nel 1974 feci l’aliyà, la famiglia di Fiorella arrivò più o meno
negli stessi anni, ci si incontrava
qua e là. Poi capitò che Fiorella
venisse un po’ di volte a consultarmi a casa come medico. In una
di quelle volte mi raccontò la storia dei candelabri e un bel giorno,
dopo aver telefonato per sentire se
eravamo a casa, arrivò e con grande emozione me li porse! Così i
candelabri che mamma mia aveva portato con sè, per quanto mi
ricordo, dalla Bulgaria, il paese
della sua infanzia, con la famiglia
Calò fecero l’aliyà e per questa via
ritornarono dopo 50 anni alla famiglia di Pina Di Segni.
Elio Di Segni - Kfar Saba
NOTIZIE LIETE
Auguri ai nuovi nati
Achinoam Rottenberg, figlia di
Shoham e di Avigail Piperno Beer.
Eviatar Izhak Piperno, figlio di Ariel
e Ya’ara
Naca Sabatello, figlia di Eilon e Inbal
Hadas Ester Kauders, figlia di Yizchak
e Merav Abramovich
Yuval Hayim Vivanti, figlio di David
Emanuel e di Batel Moshe
Ofrì Artom, figlia di Idan e di Orit
Glidai, bisnipote di Lea Elena Artom
Orià Menachem Daltrophe, figlio di
Ygal e di Liat Azran
Roni Oisman, figlia di Nethanel e di
Vered Evron, bisnipote di Shoshanna
Cassuto Evron
Amir Ben David, figlio di Moshè e
di Tamar Cassuto
Adam Mark Mitelman, figlio di
Jonathan e di Emanuela Manor
Eitan Izhak Levi, figlio di Walter e di
Sharon Di Consiglio
Rafael Della Rocca, figlio di David e
di Michal Colombo
Hai Vito Arbib, figlio di Shali e Yaffa
Lior Fitussi, figlio di Israel Moshe e di
Deborah Picciotto
Ariel David Mieli, figlio di Fabrizo e
di Dafna Paz Segre
Anna Shani Lazar, figlia di Micol e
Nicola
Jonathan Daniel Sasson, figlio di Shai
Elyahu e Lihi Jabes
Auguri ai benei
mizwà
Amit Elia
Ori Pardo
Lorenzo Menasci
Yair Di Veroli
Gavriel Salmonì
Ishai Haringman
Auguri agli sposi
Israel Kauders e Lior Vinogradov
Shaked Sasson e Roni Agasi
Yoni Pavoncello e Tal Winter
Manuel Ventura e Avital Gluckshtadt
Sara Piperno e Michele Disegni
Jonathan Breslauer e Maayan Zadoq
CONDOGLIANZE
Alla famiglia Erdeli, Polacco, Galili
e Shaham e al kibbutz Naan per
lascomparsa di Linda Erdeli
Alla famiglia per la scomparsa a
Roma di Rosa Haggiag Meghnagi
Alla famiglia per la scomparsa di
Maurice Dwek
Alla famiglia per la scomparsa di
Nella Sabbadini
A Mila Rathaus per la scomparsa a
Bologna della madre
Alla famiglia per la scomparsa di
Shemayà Smilan
Alla famiglia per la scomparsa di
Zippora Kugler Engel
Alla famiglia per la scomparsa a
Firenze di Miriam Belgrado
Alla famiglia Sabatello per la
scomparsa a Roma di Franca Sabatello
Tedeschi
Alla famiglia per la scomparsa di
Felicia Levi Padoa
Alle famiglie Bedarida, Perugia e
Sztulman per la tragica scomparsa a
Livorno di David Bedarida
Alla famiglia Nicotra per la scomparsa
di Ester Levi
Alla famiglia Dalla Torre per la
prematura scomparsa di Michael
Alla famiglia per la scomparsa di
Fiorella Di Tivoli Calò
Alla famiglia per la scomparsa di
Graziella Falco Danon
Alla famiglia per la scomparsa di
Ilan Shteinberg
Alle famiglie Mimun e Hassan per la
scomparsa di Lidia Mimun
Alla famiglia per la scomparsa a Torino
di Salvatore Greco
CONGRATULAZIONI
Congratulazioni al prof.
Sergio Della Pergola a cui è
stato consegnato il Premio
Landau 2013 per la categoria
”Demografia e Emigrazione”
Il Premio viene assegnato a
coloro che con i loro studi
apportano alla scienza un
contributo fondamentale.
Chi volesse leggere il
Bollettino su Internet può
cercarlo al nostro
nuovo sito:
www.hevraitalia.org/khi/
AUGURI PARTICOLARI
A Margaret Karram che ha ricevuto
il giorno 27.10.2013 il Premio Mount
Zion Award durante una cerimonia
nella Chiesa della Dormizione sul
Monte Zion a Gerusalemme.
All’avv. Beniamino Lazar, presidente
del Com.It.Es Israele, membro della
nostra redazione e uno dei principali
punti di riferimento degli itallkim, che
è diventato nonno di Anna Shani.
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