IL RITARDO MENTALE: Psicologia dell’handicap e della riabilitazione Prof. Maria Francesca Pantusa CARATTERISTICHE DIAGNOSTICHE Il DSM IV TR individua tre criteri necessari per poter effettuare la diagnosi di Ritardo Mentale (RM): Criterio A: funzionamento intellettivo generale significativamente al di sotto della media : un QI inferiore a 70 sulla base dei test cognitivi specifici. Criterio B: significative limitazioni nel funzionamento adattativi in almeno due delle seguenti aree delle capacità di prestazione: comunicazione, cura della persona, vita in famiglia, capacità sociali/interpersonali, uso delle risorse della comunità, autodeterminazione, capacità di funzionamento scolastico, lavoro, tempo libero, salute, sicurezza. Criterio C: l’esordio deve avvenire prima dei 18 anni. DIAGNOSI FUNZIONAMENTO ADATTIVO: efficacia con cui i soggetti fanno fronte alle comuni esigenze di vita e al grado di adeguamento gli standard di autonomia personale previsti per la loro particolare fascia d’età, retroterra socioculturale, contesto ambientale. I problemi di adattamento sono più suscettibili di miglioramento con la riabilitazione di quanto non sia il QI cognitivo. DIAGNOSI Il Ritardo mentale è diagnosticabile mediante la misurazione del quoziente intellettivo ottenibile tramite una divisione fra Età Mentale (E.M.) ed Età Cronologica (E.C.) e moltiplicando il risultato per 100. l’Età Cronologica è l’effettiva età del soggetto. l’Età Mentale invece, è quella che viene attribuita al soggetto dopo che questi ha risolto dei problemi o delle prove attitudinali risolti già con esito positivo dai soggetti della sua stessa età. Test Psicometrici: scale Wechsler, scala Leiter, Terman Merrill, Brunet-Lézeine, Matrici progressive di Raven …. GRADI DI SEVERITA’ Il RM si può presentare con diversi gradi di severità che vengono classificati secondo l’intervallo di QI che il soggetto presenta: severità RM lieve RM medio RM grave RM profondo intervallo QI da 50-55 a 70 da 35-40 a 50-55 da 20-25 a 35-40 <a 20-25 DIAGNOSI Proposte alternative: Misès ha individuato 2 strutture di personalità: - Armoniche (senza problemi affettivi, ma con immaturità e difficoltà di adattamento); - Disarmoniche (conflitti interni con ansia, fobie, ossessioni, scarsa aderenza alla realtà e gravi difficoltà sociali); Luckasson propose di sostituire i livelli di severità con il tipo di intervento necessario: intermittente, limitato, estensivo e continuativo. Ritardo mentale: frequenze Globale: 2,5 % di cui: - 85% lieve - 15% grave - M>F: lieve 2:1 grave 1,5:1 Ritardo mentale lieve Il Ritardo mentale lieve solitamente è rappresentato dall’ 85% dei soggetti ha origini ambientali e organiche, Qi= 55-70, L’età mentale è pari a quella di un bambino di 9 o 11 anni, presenta difficoltà di comprensione, minima compromissione sensomotoria e un vocabolario povero. Adeguatamente sostenuti possono raggiungere un sufficiente grado di autonomia. Ai livelli scolastici, sono in grado di svolgere compiti di quinta elementare. Ritardo mentale moderato Colpisce circa il 10% dei soggetti eziologia prettamente organica QI= 35-55 l’età mentale corrisponde a quella di un bambino di età compresa fra i 7 e gli 8 anni. Discreta capacità comunicativa, sono capaci di svolgere semplici compiti. difficoltà nei rapporti interpersonali, scarsa comprensione delle regole sociali Le competenze scolastiche corrispondono circa alla seconda elementare. Ritardo mentale grave Colpisce il 45% dei soggetti QI= a 20-40, ha origini organiche l’età mentale è pari ad un bambino di 2/6 anni. abilità cognitive di tipo sensomotorio/preoperatorio Presentano un eloquio molto povero, conoscono solo semplici parole per esprimere i bisogni primari. molto ridotti i livelli di autonomia e da adulti potranno condurre attività molto semplici sotto supervisione. Ritardo mentale profondo colpisce l’ 1% dei soggetti QI=< 20 l’origine è prettamente organica . l’età mentale è pari ad un bambino di 0/2 anni livello di funzionamento proprio del periodo sensomotorio, il linguaggio risulta incomprensibile non autonomia, necessitano di assistenza infermieristica e di supervisione costante LE FORME LIMITE O BORDERLINE COGNITIVI (QI 70) Si parla di Forme Limite in presenza di soggetti con capacità intellettive normali, ostacolate nella loro utilizzazione da fattori sociali o affettivi. Non viene considerato come un disturbo mentale. Il bambino percependo che l’ambiente lo considera deficitario, comincia a funzionare in modo povero e ridotto: da uno stato di blocco transitorio si può passare ad un deficit permanente, dove la personalità si struttura in modo deficitario. Il profilo psicometrico è caratterizzato da: basse prestazioni ai test verbali, buon livello nelle prove di performance e nei test percettivi e motori di velocità e precisione. Età 0-6 anni RM Profondo RM Severo RM Moderato RM Lieve Ritardo motorio grave. Nessuno sviluppo delle funzioni simboliche. Nessuno sviluppo del linguaggio. Sviluppo motorio elementare con schemi relazionali poveri. Linguaggio molto ridotto. Sviluppo motorio sufficiente. Linguaggio e funzioni simboliche povere e in lenta maturazione. Ritardo senso motorio e del linguaggio lievi. Età 6-18 anni Sviluppo sensomotorio limitato. Assenza del linguaggio relazionale. Nessuna autonomia. Acquisizione di abitudini elementari ma senza apprendimenti scolastici. Limitata comunicazione verbale;qualche interesse affettivo e relazionale. Autonomia scarsa. Acquisizioni scolastiche iniziali. Persistenza di immaturità espressiva. Autonomia sufficiente. Apprendimento scolastico discreto nella scuola primaria. Difficoltà di apprendimento nelle classi secondarie. Autonomia sufficiente. Età adulta Arresto alla fase dell’intelligenza sensomotoria (0-2anni). Necessità di assistenza e sorveglianza totale. Arresto alla fase dell’intelligenza rappresentativa preoperatiria (2-6anni). Autonomia parziale,necessità di ambiente protetto. Arresto alla fase delle operazioni concrete semplici (7-9anni), apprendimento di un lavoro elementare. Discreta autonomia sociale. Necessità di aiuto in situazioni traumatizzanti. Arresto alla fase dell’intelligenza operatoria concreta (9-11anni) Capacità di adattamento sociale e professionale discrete con appropiato addestramento. Bisogno di aiuto in situazioni difficili e traumatizzanti. Segni predittivi di RM prima dei 3 anni Aspetti specifici (o nucleari) . Scarsa iniziativa . Attività esplorativa ridotta . Difetto di utilizzazione simbolica degli oggetti . Scarso sviluppo dei mezzi per ottenere eventi desiderati. . Aspetti complementari non specifici . Ritardo posturale e motorio . Ritardo linguistico, dell’espressione e della comunicazione . Interazione povera con l’ambiente, specie quando gli adulti allevanti offrono stimoli inadeguati e danno uno scarso significato al comportamento del bambino. Diagnosi: 1. Test di sviluppo: Bayley Scale of Infant Development (II) Denver developmental Screening (II) Test cognitivi: Wechsler Intelligence Scale for Children (WISC-IV) Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence (WPPSI-III) Stanford-Binet Intelligence Scale (SBS) Test di valutazione delle capacità di comportamento adattivo = Vineland Adaptivebehavior Scales EZIOLOGIA Causa prenatale: - Cromosomica - Non cromosomica (malattie dismetaboliche, malformazioni, fetopatie, sindromi e in gravidanza malnutrizione, farmaci); Causa perinatale: trauma da parto,anossia,traumatismi ostetrici; Causa post-natale: infezioni,traumi,epilessia,vasculopatie etc.; Cause psicosociali: carenza gravi e precoci di cure materne e/o insufficienze prolungate di stimolazione ambientale (carenze socio economiche familiari, carenza di accudimento, affettive patologia mentale dei genitori,abbandono,abuso). nel 20-40% dei casi non è comunque possibile riscontrare una causa certa. Etiologia ritardo mentale grave (identificabile nel > 75% casi) Tipo % Anomalie cromosomiche 22 Sindromi genetiche 21 Anomalie di sviluppo dell’encefalo 9 Errori metabolici 8 Infezioni congenite 4 Ritardo mentale familiare (genetico-ambientale) 6 Cause perinatali 4 Droghe e alcool in gravidanza 1 Cause postnatali 5 Sconosciute 21 Da S.D. Hayberg 2000 Fattori di rischio per ritardo mentale Maternità Età < 16a >40a Consanguineità Pelvi Statura Nutrizione Educazione Livello sociale Malattie Fumo Tossico-dipendenza Storia (aborti, nati mortalità, mortalità neonatale) Abruptio placentae Polidramnios Parto cesareo dopo tentativi per via vaginale Alcool Sindrome feto-alcoolica Difetto crescita pre-post natale QI intorno ai 70 Disfunzioni motorie Microcefalia Rime palpebrali corte Labbro superiore sottile Falange distale piccola Compromissione SNC Sindrome feto-alcoolica RITARDO MENTALE: PATOLOGIE GENETICHE Down o Trisomia 21: triplicazione del cromosoma 21; disarmonia nella capacità percettivo-visivo e linguistiche; Angelman: alterazione del cromosama 15 materno (happy puppet); Prader Willi: alterazione del cromosoma 15 paterno; obesità, iperfagia, difficoltà di apprendimento soprattutto nell’area matematica, ipogonadismo; “X Fragile”: alterazione nel sito fragile del cromosoma X (FMR1); comportamenti ripetitivi e stereotipati, difficoltà attentive e iperattività;somigliano ai bambini autistici Williams, microdelezione del cromosoma 7: estroversi,grandi parlatori, scarse capacità sintetiche e sincroniche e difficoltà visuo-spaziali, invecchiamento precoce (gene dell’elastina); Turner (XO) e Klinefelter (XXY): aberrazione dei gonosomi. Angelman Williams Trisomia 21, sindrome di Down in Italia 40.000 casi Occhi inclinati verso l’alto Ipotiroidismo, ipotonia iperlassità articolare viso tondo e mento piccolo ipotelorismo (ridotta distanza tra gli occhi) macroglossia (lingua grande e protrudente) Brachidattilia (dita corte) solco palmare trasverso cardiopatie congenite leucemia ritardo mentale Morbo di Alzheimer Funzionamento cognitivo nel Ritardo Mentale Alcuni aspetti sembrano caratterizzare, in gradi e con modalità differenti, il funzionamento intellettivo della persona con ritardo mentale: CONCRETEZZA: incapacità o difficoltà a raggiungere il pensiero astratto. Il pensiero dipende da elementi concreti presenti nel campo percettivo o d’azione. RIGIDITA’: difficoltà ad estendere una conoscenza a situazioni diverse da quelle in cui è stata acquisita. incapacità a mediare fra due obiettivi diversi; incapacità a cambiare il proprio assetto quando le condizioni oggettive lo richiedono, perciò incapacità ad adattarsi a mutabilità del reale Perseverazione; Vischiosità; Lo sviluppo cognitivo nel Ritardo Mentale PROBLEMI DI MEMORIA: le difficoltà di memoria sono spesso disomogenee. Persone con ritardo mentale medio lieve possono non ricordare quello che hanno visto in televisione, ma possono ricordare facilmente episodi e storie che hanno contenuti fortemente emotivi. In particolare nel confronto tra il ricordo del materiale visivo e materiale verbale, il materiale visivo è più accessibile. Difficoltà sia nella memoria a breve termine, sia nella memoria a lungo termine legate alla carenza nell’uso spontaneo di strategie come quella della reiterazione. Lo sviluppo cognitivo nel Ritardo Mentale CARENZE NELLE ABILITA’ COMUNICATIVE-LINGUISTICHE : le abilità di comprensione e di espressione si evolvono con un ritardo più o meno marcato. Povertà lessicale, estrema semplicità, scorrettezze nella struttura sintattica, difficoltà ad usare il linguaggio in modo adeguato rispetto ai diversi contesti comunicativi. Particolarmente compromesso è anche l’aspetto fonologico in concomitanza a difficoltà articolatorie legato a compromissioni dell’apparato vocale o a difficoltà nell’organizzazione dei movimenti Difficoltà a carico delle varie funzioni cognitive Percezione: processo percettivo rallentato, incompleto ed impreciso in quanto improntato. Sincretismo = incapacità a collegare e integrare diversi dati percettivi in unità strutturate, a cogliere la relazione fra diverse parti di una configurazione nonché i rapporti fra le parti ed il tutto. Attenzione e concentrazione: tempi di reazione più lenti e minor accuratezza delle abilità di rilevazione dei dati. Lo sviluppo cognitivo nel Ritardo Mentale Impossibilità di accedere al pensiero astratto: incapacità di stabilire relazioni complesse tra gli oggetti. Tutti i contenuti del pensiero rimangono, anche dopo la pubertà, ancorati al concreto, all’esperienza, alle impressioni sensoriali, manca inoltre la proiezione di sé nel tempo o la prevedibilità dell’atto. Difetto metacognitivo o di autocoscienza: difficoltà nella gestione consapevole dei propri strumenti mentali e delle proprie conoscenze, che porta a un difetto di utilizzazione dell’esperienza e dei meccanismi di autoregolazione Difetto metacognitivo ridotte conoscenze metacognitive e scarse capacità di riflettere sul funzionamento mentale ridotte capacità di attivare adeguati processi di controllo (in fase di pianificazione, monitoraggio e verifica) deficit nella conoscenza e nell’uso delle strategie deficit motivazionale e stile attributivo tipico della learned helplessness Lo sviluppo cognitivo nel Ritardo Mentale Difetto di organizzazione motoria: incapacità di programmare il movimento nello spazio e nel tempo; persistono fino ad età avanzata i comportamenti parassiti (tonici e cinetici) della motricità che rendono i soggetti spesso torpidi o instabili. Lo sviluppo affettivo nel Ritardo mentale Il soggetto con Ritardo Mentale è generalmente identificato con il suo deficit cognitivo ma, per capirlo meglio nella sua globalità, è importante considerare anche il suo mondo affettivo. Il Ritardo Mentale non è solo un insieme di carenze intellettive ma un modo complessivo di essere. Nel Ritardo Mentale l’incidenza di disturbi psichici e del comportamento è notevolmente più alta che nella popolazione normale (30-70%); ciò è in parte spiegato dalle particolari caratteristiche della personalità, che risulta più fragile, più suggestionabile e quindi più suscettibile ad eventi esterni. Lo sviluppo affettivo nel Ritardo Mentale I tratti comportamentali più frequenti sono: 1. iperattività 2. distraibilità 3. bassa tolleranza alle frustrazioni 4. impulsività, disturbi della condotta 5. ansia 6. timidezza, paura di essere rifiutato 7. tendenza al ritiro 8. comportamenti compulsivi 9. dipendenza 10. perseverazione IL TRATTAMENTO NEL RITARDO MENTALE Finalità del trattamento Duplice Stimolare, sostenere, indirizzare le capacità cognitive e l’ apprendimento Arricchire, integrare, armonizzare la vita affettiva e l’adattamento sociale. LINEE GUIDA La complessità del quadro clinico che caratterizza il Ritardo Mentale (RM) induce ad un trattamento riabilitativo con presa in carico del bambino nella sua globalità che tenga conto di tutti i diversi aspetti che lo caratterizzano in relazione a se stesso, alla sua famiglia, all’ambiente in cui vive e con cui si relaziona quotidianamente. E’ inoltre necessaria una programmazione che sia individualizzata per ogni bambino, che tenga presente sia le caratteristiche specifiche sia lo specifico momento di vita di ognuno. Il trattamento perciò richiede un approccio multidisciplinare in cui competenze di diversi operatori si integrano e si completano per raggiungere un obiettivo comune che è il benessere psicofisico del soggetto con ritardo mentale. Trattamento e riabilitazione del Ritardo Mentale Da un punto di vista psicoeducativo, viene impostato un PEI (Piano Educativo Individualizzato) dove, nelle diverse aree, vengono esplicitati gli obiettivi, le modalità e i tempi di verifica degli interventi educativi. Il PEI si articola attraverso le seguenti dimensioni: 1. . Dimensione Fisica e dell’Autonomia 2. • Dimensione Emotivo – affettiva 3. • Dimensione Dello sviluppo psicologico 4. • Dimensione Della sessualità 5. • Dimensione Relazionale – sociale 6. • Dimensione Intellettiva e Cognitiva 7. • Dimensione Spirituale 8. • Dimensione Scolastica o Lavorativa 9. • Dimensione Della Creatività Approcci riabilitativi in ambito cognitivo In relazione alla gravità del quadro clinico, all’età del soggetto ed alla finalità che ci si pone Approccio metacognitivo Approccio comportamentale; OBIETTIVI GENERALI Gli obiettivi che generalmente ci si propone sono: Facilitare la conoscenza (creando un contesto facilitante, conoscibile, prevedibile, mai monotono e sempre qualificante, cercando di lavorare sull’autostima del soggetto); Promuovere la motivazione all’apprendimento Promuovere le competenze specifiche; Favorire il trasferimento delle competenze apprese in ambito terapeutico in altri contesti; INTERVENTI METACOGNITIVI In sintesi con “Metacognizione”: si fa riferimento alla conoscenza che un individuo ha del proprio funzionamento cognitivo e dei processi di controllo che mette in atto nell’esecuzione di un compito METACOGNIZIONE PROCESSI DI CONTROLLO S T r A T E G I A S T r A T E G I A S T r A T E G I A S T r A T E G I A S T r A T E G I A S T r A T E G I A S T r A T E G I A A B I L I T À PRESTAZIONE S T r A T E G I A Cognizione & Metacognizione Conoscenza e Prestazione: possono intervenire entrambi sul processo cognitivo ma può esservi anche la prevalenza dell’uno sull’altro In pratica: si possono avere buone conoscenze metacognitive (ad es. conoscere le strategie per memorizzare un compito) ma cattive prestazioni (ad es. non impiegare nel compito effettivo le strategie che si conoscono) IL CASO DELLA METAMEMORIA QUANDO I BAMBINI MOSTRANO PER LA PRIMA VOLTA QUALCHE SEGNO DI METAMEMORIA? IL CASO DELLA METAMEMORIA I bambini di 1-2 anni mostrano segni della presenza di strategie semplici, soprattutto per la localizzazione degli oggetti Bambini di 2 anni: istruiti a ricordare per un compito da effettuare nel tempo attivano strategie semplici di controllo della memoria Bambini a 4 anni: riconoscono che elementi semplici sono più facili da ricordare rispetto a quelli complessi (es. lista corta/lunga di oggetti) quindi: iniziano ad avere una capacità di riflessione sulle caratteristiche del materiale e a porlo in relazione allo sforzo che devono impiegare Bambini di 11 anni: riconoscono e applicano strategie più efficaci in base al compito Per realizzare un intervento metacognitivo è necessario: Conoscere il compito dal punto di vista cognitivo Individuare i processi di controllo implicati per una corretta esecuzione Saper valutare la presenza di conoscenze metacognitive nel soggetto Aiutare l’allievo a conoscere le proprie modalità di apprendimento (monitoraggio cognitivo) Aiutare l’allievo a riconoscere e applicare consapevolmente comportamenti, strategie utili ad un più efficace processo di apprendimento Tecniche comportamentali Le tecniche comportamentali sono programmate in modo tale da incoraggiare i comportamenti voluti e scoraggiare quelli indesiderati. Esiste dunque un SISTEMA DI RINFORZI POSITIVI E NEGATIVI articolato, all’interno del quale si può scegliere quello più adeguato al raggiungimento dei propri scopi. Rinforzi positivi = gratificazioni sociali (lodi) e ricompense materiali (caramelle). Rinforzi negativi = vere e proprie punizioni e comportamenti di estinzione (ignorare l’azione indesiderata) Tecniche comportamentali Shaping = metodo attraverso il quale per approssimazioni successive vengono rinforzati comportamenti sempre più simili a quello desiderato. Chaining = con finalità simili alla tecnica precedente consiste nel partire da una dettagliata analisi dei passi necessari all’esecuzione del compito e nel proporre gradualmente ogni singola operazione per giungere infine all’attuazione del comportamento complesso. Tecniche comportamentali Prompting = consiste nel fornire l’aiuto necessario al completamento di una determinata attività (aiuto materiale-fisico o verbale). Fading = una volta che il comportamento desiderato si è stabilizzato e nei casi in cui è necessario viene generalizzato, ossia applicato spontaneamente in situazioni diverse da quella di apprendimento, il suggerimento può essere abbandonato sistematicamente e con gradualità. TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI Gli interventi possono essere individuali o di gruppo. L’intervento individuale è mirato a potenziare le risorse del bambino e risulta a questo proposito particolarmente efficace per gli aspetti linguistici,cognitivi e metacognitivi. L’intervento di gruppo è utilizzato soprattutto in quanto permette il trasferimento delle competenze e si articola attraverso attività di simbolizzazione, giochi di drammatizzazione e di ruolo, che stimolano fantasia e creatività. Raccomandazioni Nell’ambito del trattamento del RM bisogna evitare un apprendimento di contenuti passivo e ipocritico e puntare su uno sviluppo di capacità di ragionamento, di generalizzazione e gestione delle problematiche proposte. A questo proposito è importante: Lavorare su pochi obiettivi per volta; Utilizzare esperienze personali e di vita quotidiana; Ricorrere a materiale concreto; Non creare situazioni monotone; Non fornire risposte dirette, ma aiutare il soggetto, guidandolo verso una soluzione autonoma; Ripresentare problemi già risolti per consolidare le acquisizioni; Proporre le stesse situazioni al di fuori del contesto individuale; TRATTAMENTO LOGOPEDICO E PSICOMOTORIO Nel trattamento del RM fanno parte anche il lavoro logopedico e quello psicomotorio. L’intervento logopedico è in primo luogo mirato allo sviluppo della comunicazione e dell’organizzazione sequenziale. Ciò al fine di sviluppare la strutturazione dei primi scambi interpersonali e sociali che rappresentano il prerequisito per lo sviluppo della comunicazione verbale. Il trattamento psicomotorio ha come obiettivo quello di migliorare la prestazione motoria nella sua complessità che in un secondo momento sarà sfruttata per migliorare la relazione con l’altro, le strategie cognitive di approccio con l’oggetto per poi infine lavorare su una migliore integrazione della motricità con l’ambiente. LA TERAPIA OCCUPAZIONALE Tra le varie tecniche di trattamento riveste un ruolo importante la Terapia Occupazionale (TO), che ha come obiettivo principale il massimo recupero possibile dell’autonomia e dell’indipendenza finalizzato all’integrazione sociale. I tre punti focali della TO sono: Il raggiungimento dell’autonomia che si concretizza prima di tutto nella cura della propria persona,nell’alimentazione e nelle varie attività che la vita quotidiana richiede; Il miglioramento della comunicazione, dove molto utilizzati sono le attività di canto, di recitazione, il gioco drammatico, e per la comunicazione extraverbale il disegno, la pittura e le costruzioni; Il miglioramento dell’apprendimento, soprattutto apprendimento dalle esperienze, con l’utilizzo anche in questo caso del gioco visto qui come complemento necessario all’apprendimento stesso. LA SCUOLA E GLI INSEGNANTI Il bambino che presenta RM necessità di una scuola che nella pratica dell’insegnamento si avvalga anche di attività quali: l’educazione musicale, la drammatizzazione, la psicomotricità relazionale, laboratori con attività creative che, oltre ad arricchire il patrimonio esperenziale ed intellettuale, permette di lavorare bene anche con un bambino che NON impara a leggere e a scrivere. Sono da tenere ben presenti in ogni caso i seguenti punti: L’insegnante deve conoscere bene il proprio alunno; In riabilitazione e nell’educazione in generale non esiste un tetto oltre al quale non si può andare, perciò non è possibile stabilire a priori se un bambino con ritardo medio scriverà parole o meno, se leggerà o riconoscerà le insegne dei negozi. I GENITORI Spesso i genitori dei soggetti con RM sembrano avere lo sguardo annebbiato dalla malattia ed è come se non vedessero il loro figlio come un bambino con “bisogni di bambini”; non hanno fiducia e la loro preoccupazione principale riguarda il futuro. Proprio per questo bisogna pensare ad un piano di lavoro e ad trattamento riabilitativo/educativo che deve essere condiviso con la famiglia e vissuto anche all’interno della realtà domestica. Occorre perciò riconoscere, valorizzare, rinforzare le risorse della famiglia e puntare sulla ricostruzione di un accettabile livello di fiducia in quello che il bambino potrà fare. BIBLIOGRAFIA RITARDO MENTALE, P. Pfanner, M. Marcheschi - Il Mulino (2005) IL RITARDO MENTALE IN ETA’ EVOLUTIVA, S. Bargnagna – ed. Del Cerro (2001) LA CONDIVISIONE DEL DOLORE IN COPPIE CON FIGLI DISABILI, E. Maino - Child Development & Disabilities I.R.C.C.S. Eugenio Medea (2005) “MA L’AMORE E’ IMPORTANTE”. Un’indagine sulla rappresentazione della sessualità dei ragazzi con disabilità intellettiva