R. Minotti - A. Negri Ripassiamo insieme Mark Twain - STORIA DEL RAGAZZINO BUONO Mark Twain - STORIA DEL RAGAZZINO CATTIVO Arthur Conan Doyle - IL VAMPIRO DEL SUSSEX Edgar Allan Poe - LA LETTERA TRAFUGATA Trevisini Editore narrativa 2.indd 1 16/04/13 16.16 La pubblicazione di un libro è un’operazione complessa, che richiede numerosi controlli: sul testo, sulle immagini e sulle relazioni che si stabiliscono tra essi. L’esperienza suggerisce che è praticamente impossibile pubblicare un libro privo di errori. Saremo quindi grati ai lettori che vorranno segnalarceli. AVVERTENZA: Nel caso di eventuali errori od omissioni nelle citazioni delle fonti, la Casa Editrice provvederà alle rettifiche che verranno comunicate dagli aventi diritto. Edizione: 1 2 3 4 5 2013 2014 2015 2016 2017 Proprietà letteraria riservata Con i tipi della Casa Editrice Luigi Trevisini - Milano /www.trevisini.it e-mail: [email protected] narrativa 2.indd 2 16/04/13 16.16 STORIA DEL RAGAZZINO BUONO Mark Twain C ’era una volta un ragazzino che si chiamava Giacobbe Blivens. Obbediva sempre ai genitori, imparava sempre la lezione e non arrivava mai in ritardo alla scuola domenicale1. Non diceva bugie, per conveniente che fosse; diceva che era male dir bugie e questo gli bastava. Era tanto onesto che appariva semplicemente ridicolo. Il curioso modo di fare di quel Giacobbe passava il segno. Non giocava a palline la domenica, non rubava i nidi; non pareva interessarsi a nessun tipo di passatempo. Perciò gli altri ragazzi ne ragionavano fra loro, e cercavano di comprenderlo, ma non riuscivano ad arrivare a nessuna conclusione soddisfacente. Come ho già detto, essi potevano solamente immaginare in modo vago che fosse infelice e così lo avevano preso sotto la loro protezione e non permettevano mai che gli capitasse alcunché di male. Egli credeva ai bambini buoni che si trovano nei libri della scuola domenicale, aveva in loro la massima fiducia. Aveva un gran desiderio di incontrarne uno vivo, una volta o l’altra; ma non gli succedeva mai: forse erano tutti morti prima che lui venisse al mondo. Ogni volta che leggeva la storia di un ragazzino particolarmente buono, voltava in fretta le pagine per vedere come andava a finire, perché avrebbe voluto viaggiare per miglia, pur di posare lo sguardo su di lui; ma era inutile. Quel ragazzino buono moriva sempre all’ultimo capitolo e c’era la figura del funerale con tutti i parenti e tutti i bambini della scuola domenicale in piedi intorno alla fossa e tutti che piangevano in certi fazzolettoni di almeno un metro e mezzo di stoffa. Non riusciva mai a vedere uno di quei ragazzini buoni, per via che morivano sempre all’ultimo capitolo. 1) scuola domenicale: nella chiesa protestante la domenica, mentre gli adulti partecipano al culto, ai bambini viene impartita una prima educazione religiosa. 3 narrativa 2.indd 3 16/04/13 16.16 Giacobbe aveva la grande ambizione di venir messo in un libro della scuola domenicale. Desiderava che ce lo mettessero con figure che lo rappresentassero nell’atto glorioso di rifiutare di dire una bugia alla mamma e lei che piangeva di gioia e figure che lo rappresentassero in piedi sulla soglia di casa nell’atto di dare un soldino a una povera mendicante con sei bambini e di dirle di spenderlo, ma anche figure in cui egli rifiutava di denunciare il ragazzino cattivo che lo aspettava sempre in agguato dietro l’angolo, quando tornava da scuola, e gli picchiava sulla testa col righello e poi lo rincorreva fino a casa, dicendo: «Ih, ih!», mentre procedeva. Qualche volta si sentiva un po’ a disagio nel riflettere che i ragazzini buoni morivano sempre: gli piaceva vivere, capirete, e quello era il lato più sgradevole dell’essere un ragazzino di un libro della scuola domenicale. Sapeva che non è salubre essere buoni2; sapeva che essere buoni alla maniera sovrumana dei ragazzini era più fatale di ogni malattia, sapeva che nessuno di loro era mai riuscito a resistere a lungo e lo addolorava il pensiero che, se lo avessero messo in un libro, non l’avrebbe mai visto; e che, anche se fossero riusciti a pubblicarlo prima della sua morte, il libro non sarebbe stato popolare senza in fondo la figura del suo funerale. Così, alla fine, si dovette decidere, naturalmente, a fare del suo meglio, date le circostanze: vivere virtuosamente e tirare in lungo il più possibile, e tener pronto il suo discorso funebre per quanto fosse suonata la sua ora. Ma, chi sa perché, a questo ragazzino buono non ne andava mai bene una. Mai nulla gli riusciva come riusciva ai ragazzini buoni dei libri. Questi se la passavano sempre allegramente ed erano i ragazzini cattivi a rompersi le gambe, ma nel caso suo ci doveva essere qualche cosa che non funzionava da qualche parte perché gli capitava proprio tutto l’opposto. Quando trovò Jim Blake che rubava le mele, e andò sotto l’albero a leggergli la storia del ragazzino cattivo che cadde dal melo del vicino e si ruppe un braccio, Jim cadde, sì, giù dall’albero, ma cadde addosso a lui e ruppe il braccio a lui e Jim non si fece proprio nulla. Non riusciva a capacitarsene. Nei libri non c’era nulla di simile. E una volta che certi ragazzini spingevano un povero cieco e Giacobbe accorse per aiutarlo e riceverne la benedizione, il cieco non lo benedisse proprio per niente, ma gli dette un colpo sulla testa col bastone e disse che ci si provasse un’altra volta a dargli le spinte e poi a far finta di aiutarlo. Questo non concor2) non è salubre essere buoni: che non giova alla salute essere buoni; come ha imparato dalle sue letture, infatti, i ragazzini buoni muoiono presto. 4 narrativa 2.indd 4 16/04/13 16.16 dava con nessun libro. Giacobbe li rilesse tutti per controllare. Una delle cose che Giacobbe desiderava era di trovare un cane zoppo e randagio, affamato e perseguitato e portarselo a casa e coccolarlo ed ottenerne gratitudine. Finalmente ne trovò uno e ne fu tutto felice e se lo portò a casa e lo nutrì, ma quando andò per coccolarlo, il cane gli si avventò contro e gli strappò di dosso tutti i panni. Qualunque cosa facesse, era sempre nei guai. Le stesse identiche cose per cui i ragazzi dei libri venivano ricompensati, risultavano per lui le meno redditizie. Una volta, mentre andava alla scuola domenicale, vide certi ragazzini cattivi che partivano in barca a vela per una gita di piacere. Ne fu colpito perché dalle letture aveva appreso che i ragazzi invariabilmente annegavano. Corse su una zattera per metterli in guardia ma uno dei tronchi gli rotolò sotto il piede e lo fece cadere nel fiume. Un uomo lo ripescò abbastanza presto e il dottore gli pompò fuori l’acqua dai polmoni. Aveva preso freddo e rimase a letto per una settimana. I ragazzini cattivi, invece, se la godettero un mondo e tornarono a casa vivi e in buona salute. Quando Giacobbe si fu rimesso era scoraggiato, ma decise di proseguire nel suo intento. Poiché non aveva ancora raggiunto il limite di vita assegnato ai ragazzini buoni, sperava di potere ancora compiere qualche impresa. Se poi gli fosse venuto meno tutto il resto, avrebbe sempre potuto ricorrere al suo discorso in punto di morte. Consultò i testi autorevoli e capì che ormai era giunto per lui il momento di andare in mare come mozzo3. Andò a trovare il capitano di una nave e fece la sua domanda e, quando il capitano gli chiese i certificati, tirò fuori con orgoglio un libro premio e indicò le parole: «A Giacobbe Blivens, il suo affezionato maestro». Il capitano che era uomo rozzo disse: «Oh, mannaggia al libro!». Quello non provava che lui sapesse lavare i piatti e maneggiare il secchio dell’acqua sporca. Giacobbe rimase stupito: il complimento di un inse3) mozzo: giovane marinaio. 5 narrativa 2.indd 5 16/04/13 16.16 gnante su di un libro premio non aveva mai mancato di ridestare le più dolci emozioni e di aprire la strada a tutte le cariche onorifiche e redditizie della professione. A Giacobbe non capitava mai nulla che concordasse coi testi autorevoli. Alla fine un giorno, mentre era a caccia di ragazzini cattivi da ammonire4, ne trovò una quantità nella vecchia fonderia5, intenti a fare uno scherzetto a quattordici o quindici cani che avevano legato insieme in lunga processione e che erano in procinto di adornare di latte vuote di nitroglicerina strettamente legate alle code. Giacobbe si sentì toccare il cuore. Si mise a sedere su di una delle latte (non badava alle macchie d’unto, quando si trattava del dovere) e, afferrato il primo cane della fila per il collare, rivolse lo sguardo carico di rimprovero sul malvagio Tom Jones. Proprio in quel momento però entrò, pieno d’ira, il segretario comunale, McWelter. Tutti i ragazzi cattivi scapparono, ma Giacobbe Blivens, consapevole della propria innocenza, si alzò e disse: «Oh, signore!». Il segretario comunale non aspettò di sentire il seguito. Prese Giacobbe Blivens per un orecchio, gli fece fare un mezzo giro, gli allungò una sculacciata e, in un istante, quel ragazzino buono schizzò come un proiettile attraverso il tetto e volò verso il sole. Al giovane Giacobbe Blivens, dopo tutte le pene che si era dato per preparare il suo discorsetto in punto di morte, mancò l’occasione di farlo, a meno che lo facesse agli uccelli, poiché, sebbene parte del corpo scendesse giù veramente bene sulla cima di un albero nella provincia vicina, il rimanente della sua persona venne distribuito in diverse proporzioni in quattro regioni diverse, e così bisognò fare cinque inchieste, per stabilire se fosse morto o no e come era andata. Non si era mai visto un ragazzo tanto sparpagliato! Così perì il ragazzino buono che fece del suo meglio, ma non ci riuscì, alla maniera dei libri. Tutti i ragazzini che fecero come lui migliorarono, meno lui. Il suo caso è veramente degno di nota. Probabilmente non lo si spiegherà mai. 4) ammonire: sgridare. 5) fonderia: stabilimento dove si fondono i metalli. 6 narrativa 2.indd 6 16/04/13 16.16 STORIA DEL RAGAZZINO CATTIVO Mark Twain C ’era una volta un ragazzino cattivo che si chiamava Jim. Se ci fate caso, vi accorgerete che i ragazzini cattivi dei libri della scuola domenicale si chiamano quasi sempre così. Non aveva neppure la mamma malata... una mamma malata che era pia1 e aveva la tisi2 e sarebbe stata felice di morire, se non fosse stato per il grande amore che aveva per il suo bambino e per la paura che il mondo fosse duro e freddo verso di lui, dopo che lei lo avesse lasciato. Per lo più, i ragazzini cattivi dei libri della domenica hanno delle mamme malate che insegnano loro a dire: “Buona notte, mio buon Gesù”, e li addormentano cantando con voce dolce e lamentosa, danno loro il bacio della buona notte, poi si inginocchiano accanto al letto e piangono. Questa volta... era tutto diverso! Si chiamava Jim, e sua madre non aveva proprio niente... né tisi, né niente del genere. Era grassa, non era pia e non stava in pena per Jim. Diceva che se si fosse rotto l’osso del collo non sarebbe stata una gran perdita. Lo mandava sempre a dormire con un ceffone e non gli dava mai il bacio della buona notte; al contrario, gli allungava uno scapaccione. Una volta, questo ragazzino cattivo rubò la chiave della dispensa, sgusciò dentro e si servì della marmellata e la sostituì con catrame, perché la mamma non si accorgesse della differenza. Una sensazione terribile non si impadronì 1) pia: religiosa. 2) tisi: malattia dei polmoni. 7 narrativa 2.indd 7 16/04/13 16.16 di lui e la sua coscienza non gli bisbigliò: “È giusto che disobbedisca alla mamma? Non è peccato far questo? Dove vanno i ragazzini cattivi che ingollano3 tutta la marmellata della loro buona mamma?”. Non si inginocchiò e non promise di non essere mai più cattivo, non si rialzò con il cuore leggero e felice per andare a dire tutto alla mamma e a implorare il suo perdono per ricevere la benedizione. Con Jim andò in tutt’altra maniera. Egli mangiò la marmellata e disse che era un atto coraggioso, mise del catrame dentro il barattolo vuoto e disse che era gagliardo anche quello e osservò che “la vecchia si sarebbe messa a soffiare, quando lo avesse scoperto”. Quando lo scoprì davvero, negò di sapere alcunchè della cosa, e lei lo frustò ben bene e chi pianse fu lui. Tutto era curioso, in questo ragazzo... per lui andava a finire in modo diverso da quello che capita ai cattivi Giacomini dei libri. Una volta si arrampicò sul melo di padron Acorn per rubare le mele e il ramo non si spezzò, egli non cadde, non si ruppe un braccio, non fu sbranato dal cagnaccio del fattore e poi non soffrì in un letto di dolore per settimane e settimane, per poi pentirsi e diventar buono. Oh, no! Rubò tutte le mele che volle, scese dall’albero senza problemi e quando il cane si avvicinò, lo scacciò lanciandogli un mattone. Una volta, questo ragazzino cattivo rubò il temperino del maestro e quando ebbe paura di essere scoperto e frustato lo mise di nascosto nel berretto di Giorgio Wilson (il figlio della povera vedova, il ragazzino buono del villaggio che obbediva sempre alla mamma e non diceva mai bugie e amava le sue lezioni e era infatuato4 della scuola domenicale). Quando il temperino cadde dal berretto e il povero Giorgio abbassò il capo e arrossì, quasi riconoscendo propria la colpa e l’offeso maestro lo accusò del furto ed era proprio sul punto di far calare la verga sulle spalle tremanti, un inverosi3) ingollano: divorano. 4) infatuato: preso da forte interesse e passione per …. . 8 narrativa 2.indd 8 16/04/13 16.16 mile giudice di pace dai capelli bianchi non apparve in mezzo a loro, per dire: “Risparmiate questo nobile ragazzo... Guardate là acquattato il colpevole! Io passavo davanti alla porta della scuola durante la ricreazione e, non visto, ho veduto commettere il furto!”. Jim non le prese di santa ragione e il venerando giudice non lesse un’omelia alla scolaresca, e non prese Giorgio per mano e non disse che un ragazzo simile meritava di venir esaltato. Nei libri sarebbe andata in quel modo; non andò in quel modo a Jim. Nessun vecchio giudice entrò a combinare guai e così Giorgio, il ragazzo modello, prese un fracco di botte e Jim fu contento. Jim diceva che “ce l’aveva a morte con quelle pappemolli”. Tale era il modo di esprimersi di quel ragazzo cattivo e negligente. Ma la cosa più strana che mai accadde a Jim fu la volta che andò in barca la domenica e non annegò; e un’altra volta che era andato a pesca la domenica e che fu sorpreso dal temporale e non fu colpito dal fulmine. Insomma, potete cercare e cercare, in tutti i libri della scuola domenicale, e non vi imbatterete mai in nulla di simile. Oh, no; ci troverete che tutti i ragazzini cattivi che vanno in barca la domenica invariabilmente annegano; e tutti i ragazzini cattivi che vengono sorpresi dal temporale, quando vanno a pesca la domenica, vengono infallibilmente colpiti dal fulmine. Le barche con dentro dei ragazzini cattivi si capovolgono sempre la domenica, e c’è sempre temporale quando i ragazzini cattivi vanno a pesca nelle feste di precetto5. Come mai Jim se la cavasse è per me un vero mistero. Nella sua vita ci doveva essere un incantesimo... Niente gli poteva far male. Dette perfino un pezzo di tabacco all’elefante del giardino zoologico 5) di precetto: feste obbligatorie. 9 narrativa 2.indd 9 16/04/13 16.16 e l’elefante non gli fece saltare via il cranio con un colpo di proboscide. Andò a frugare nell’armadio in cerca di sciroppo di menta, e non si sbagliò e non bevve acido nitrico6. Rubò il fucile del babbo e andò a caccia la domenica e non si portò via con un colpo tre o quattro dita. Una volta che era in collera, colpì con un pugno la sorellina alla tempia e lei non motì pronunciando parole di perdono. Alla fine il ragazzino cattivo scappò di casa e andò in mare. Quando tornò non si trovò solo al mondo, perché i suoi cari erano morti, e la casa della sua fanciullezza era crollata. Tornò a casa sbronzo e per prima cosa andò all’osteria. Crebbe, si sposò e allevò una numerosa famiglia. Una notte spaccò la testa a tutti con un’accetta e diventò ricco con ogni sorta di mascalzonate. Ora è il più perfido farabutto del villaggio natìo ed è unanimemente rispettato e appartiene alla magistratura. Così, come vedete, non ci fu mai, nei libri della scuola domenicale, un cattivo Giacomino che avesse una tal fortuna come questo peccatore. 6) acido nitrico: acido velenoso composto di azoto, ossigeno e idrogeno, usato in molte lavorazioni industriali. “Spunti” per riflettere Dopo aver letto i due racconti precedenti, traccia, a parole, il ritratto dei protagonisti (aspetti fisici e caratteriali). Quindi realizza un disegno che li rappresenti i personaggi del racconto che ti è piaciuto di più. ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... .............................................................................................................................................. .............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... 10 narrativa 2.indd 10 16/04/13 16.16 ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... 11 narrativa 2.indd 11 16/04/13 16.16 Il vampiro del Sussex Arthur Conan Doyle La vicenda è ambientata a Londra e nel Sussex, a Lamberley, presumibilmente nei primi decenni del 1900. Un giorno, a casa di Sherlock Holmes in Baker Street, giunge una strana lettera. Il mittente, un certo signor Ferguson, chiede aiuto per conto di un suo amico che si trova in una situazione angosciosa. Egli - scrive Ferguson - si era sposato cinque anni prima, in seconde nozze, con una giovane e bella donna peruviana. Vivevano a Lamberley insieme a Jack, il figlio che l’uomo aveva avuto dalla prima moglie. Quando la donna aveva dato alla luce un bambino, il suo comportamento era cambiato... La lettera così prosegue... L a signora incominciò a mostrare alcuni tratti assai curiosi e diversissimi dal suo atteggiamento normale, solitamente dolce e gentile. L’uomo dalla prima moglie ha avuto un figlio, che ha ora quindici anni, è simpaticissimo e affettuoso, benché menomato1 da un incidente toccatogli durante l’infanzia. La moglie è stata sorpresa due volte mentre tentava di aggredire il bambino in modo ingiustificato. Una volta lo ha colpito con un bastone lasciandogli sul braccio una grossa escoriazione.2 «Ciò però è poca cosa in paragone al suo comportamento verso la propria creatura, un maschietto di non ancora un anno. Una volta, circa un mese fa, il bambino era stato lasciato solo dalla nutrice per pochi minuti. Un forte grido di dolore del piccolo aveva richiamato immediatamente la bambinaia. Mentre accorreva nella stanza, vide la signora china sulla creatura in atto di morsicarle il collo. Su questo infatti c’era una piccola ferita da cui sgorgava un fiotto di sangue. La bambinaia rimase così inorridita che stava per chiamare il marito, ma la signora la supplicò di non farlo e le diede ben cinque sterline come prezzo del 1) menomato da: invalido a causa di. 2) escoriazione: ferita, lesione. 12 narrativa 2.indd 12 16/04/13 16.16 suo silenzio. Non volle, però, spiegarle in alcun modo il suo gesto. Il fatto preoccupò la bambinaia che da quel momento cominciò a sorvegliare la padrona, senza perdere mai d’occhio il bambino. Aveva tuttavia la sensazione che, mentre sorvegliava la madre, questa a sua volta sorvegliasse lei. Un giorno i nervi della bambinaia cedettero, non resistette più e rivelò ogni cosa al signor Ferguson. All’uomo parve che fosse il racconto più fantastico che mai avesse udito. Sapeva che sua moglie era una moglie innamorata. Perché dunque cercava di ferire la sua piccola creatura? Disse alla bambinaia che i suoi erano sospetti da visionario e che non poteva tollerare simili accuse.» «Mentre stava discutendo, echeggiò un grido improvviso di dolore. Nutrice e padrone corsero insieme nella stanza dei bambini. Immagini che cosa provò quell’uomo, signor Holmes, quando vide sua moglie alzarsi dal lettino e scorse sul collo nudo del piccolo e sul lenzuolo diverse macchie di sangue. Con un urlo di orrore, volse verso la luce la faccia di sua moglie e vide che aveva le labbra insanguinate. Era lei... che aveva bevuto il sangue della povera creatura.»3 [Sherlock Holmes commentando il caso con il dottor Watson pensa che, secondo lui, dietro la vicenda si nasconda un fatto criminale. Interessato all’episodio, manda al signor Ferguson un telegramma e lo invita a Londra,avendo abilmente dedotto che è lui, e non un suo amico, a trovarsi nei guai. La mattina dopo Ferguson giunge a casa di Sherlock Holmes.] «Si calmi, signor Ferguson. Sieda qui vicino a me e mi risponda con chiarezza; sono certo che riusciremo a trovare una soluzione. Mi dica prima di tutto: sua moglie è ancora con i bambini?» «Abbiamo avuto una scenata spaventosa. È rimasta colpita dal fatto che io abbia scoperto questo orribile segreto. 3) La donna sembra comportarsi come un vampiro (da qui il titolo del racconto); secondo credenze popolari, diffuse soprattutto nell’Europa orientale, i vampiri sono morti che, richiamati in vita, escono di notte dalle tombe per succhiare il sangue ai vivi. 13 narrativa 2.indd 13 16/04/13 16.16 Non ha voluto aprir bocca: si è rifiutata di rispondere ai miei rimproveri. Poi è corsa in camera sua e vi si è barricata. Da quel momento ha rifiutato di vedermi. Ha con sé la cameriera che la serviva prima del nostro matrimonio; Dolores si chiama... più un’amica che una domestica. È lei che le porta da mangiare.» «Dunque il bambino non corre pericolo immediato!» «La bambinaia ha giurato che non lo abbandonerà. Posso fidarmi di lei nel modo più assoluto. Sono più preoccupato per il povero Jack, poiché, come lei sa, mia moglie lo ha percosso due volte.» «Senza mai ferirlo, però?» «No.» Il viso di Ferguson, mentre parlava del ragazzo, si addolcì. «Le sue condizioni dovrebbero commuovere il cuore di chiunque. In seguito a una caduta da bambino, ha avuto la spina dorsale lesa, ma è la più cara e buona creatura della terra.» Holmes aveva ripreso la lettera ricevuta il giorno prima e la stava rileggendo minuziosamente.4 «Mi par d’intuire che lei non conoscesse bene sua moglie all’epoca del matrimonio!» «L’avevo conosciuta solo poche settimane prima.» «Ho l’impressione» disse Holmes «di essere più utile a Lamberley che qui. È un caso in cui necessita l’inchiesta diretta. Se la signora se ne sta chiusa in camera sua, la nostra presenza non potrà disturbarla. Naturalmente noi ci fermeremo in albergo.» Ferguson fece un gesto di sollievo. «È quel che speravo, signor Holmes. C’è un treno che parte alle due da Victoria.»5 «Watson, naturalmente, viene con noi. Vorrei però chiarire un paio di punti, prima di mettermi in viaggio. Da quel che ho capito, la donna si è gettata contro entrambi i bambini, il proprio e il figliastro?» «Precisamente.» «Ma gli attacchi hanno avuto forma diversa, vero? Il suo figliuolo6 è stato picchiato!» «Una volta col bastone e un’altra con le mani.» «Non ha spiegato perché lo ha colpito?» 4) minuziosamente: con grande attenzione. 5) Victoria Station: è la principale delle stazioni ferroviarie di Londra. 6) Il suo figliuolo: Jack. 14 narrativa 2.indd 14 16/04/13 16.16 «No, ha detto soltanto che lo odiava, lo ha ripetuto più volte.» «Be’, questo non è raro in una matrigna. La signora è gelosa?» «Sì, gelosissima.» «Ma il ragazzo... ha quindici anni, sarà probabilmente d’intelligenza molto sviluppata, dal momento che il suo corpo è minorato nei movimenti. Lui le ha dato qualche spiegazione di questi attacchi?» «No, non ha potuto darmi alcuna spiegazione.» «Sua moglie e suo figlio erano buoni amici prima?» «No, non c’è mai stato vero affetto tra loro.» «Eppure lei dice che è un ragazzo affettuoso.» «Non esiste un figlio al mondo più rispettoso del mio. La mia vita è la sua vita, e quello che io dico o faccio è legge per lui.» Holmes prese qualche appunto e restò qualche tempo immerso in meditazione.7 «Prima del suo secondo matrimonio avevate modo di stare spesso insieme, suppongo.» «Sì.» «Il ragazzo, essendo molto sensibile, deve certamente avere una grande venerazione verso la memoria della madre...» «Proprio così.» «Vorrei sapere ancora una cosa a proposito di questi attacchi. Queste strane violenze sul neonato e le percosse a suo figlio sono dello stesso periodo?» «Nel primo caso sì. È stato come se una collera furiosa si fosse impadronita di lei e avesse voluto sfogare la propria rabbia su entrambi. Nel secondo caso fu solo Jack a soffrirne.» «Dirò soltanto, per il momento, che il suo problema non mi sembra insolubile e che lei può essere sicuro di trovarci alla stazione per le due precise.» [A Lamberley, nel Sussex, Sherlock Holmes e Watson vengono accolti nell’antica e isolata fattoria in cui vivono i Ferguson. Alle pareti del grande salone, una bellissima collezione di oggetti e armi sudamericane attira l’interesse del detective. Accucciato in un angolo c’è un cagnolino che, all’entrata del padrone e dei suoi ospiti, si alza con fatica, zoppicando. Holmes chiede spiegazioni.] 7) Le risposte di Ferguson permettono a Sherlock Holmes di fare le sue prime deduzioni che, come vedrai, si riveleranno esatte. 15 narrativa 2.indd 15 16/04/13 16.16 «Che cos’ha il cane?» «Pare, ma il veterinario è perplesso, si tratti di una specie di paralisi, dovuta a meningite cerebro-spinale. Ma gli sta passando. Tra breve starà di nuovo bene... non è vero, Black?» Lungo la coda abbassata passò un brivido di assenso, quindi gli occhi malinconici della bestiola si posarono a turno su ciascuno di noi. Aveva capito che stavamo discutendo di lui. «Una cosa improvvisa?» «È successo di notte» «Quanto tempo fa?» «Quattro mesi.» «Veramente interessantissimo.» «Che cosa ci vede lei in questo fatto, signor Holmes?» «La conferma di quanto avevo già immaginato.»8 «Ma per l’amor del cielo, mi dica il suo pensiero, signor Holmes! Per lei questo sarà soltanto un indovinello intellettuale, ma per me è questione di vita o di morte. Mia moglie un’assassina in potenza... e le mie creature in pericolo costante... non giochi con me, signor Holmes, è una cosa troppo seria.» Holmes gli posò una mano sul braccio. «Temo, signor Ferguson, che qualunque potrà essere la soluzione le causerà molto dolore» disse. «Vorrei risparmiarle la massima pena possibile. Per il momento, non posso aggiungere altro.» «Voglia il cielo che lei abbia ragione! Ora mi scuserete, signori; vado su, in camera di mia moglie, a vedere se è successo qualcosa di nuovo.» Rimase assente alcuni minuti, durante i quali Holmes riprese il suo esame delle curiosità appese alla parete.9 Quando il padrone di casa ritornò, apparve evidente dall’espressione del suo viso che non aveva avuto buone notizie. Era accompagnato da una ragazza alta e snella. [Dolores, la cameriera sudamericana, dichiara che la signora Ferguson sta molto male e rifiuta da due giorni il cibo. La ragazza, che le è affezionata, teme che possa morire. Watson decide di andare a far visita alla donna.] Sul letto era distesa una donna, evidentemente in preda a febbre alta. Era semincosciente, ma non appena entrai alzò gli d’occhi spaventati ma bellissimi 8) Che relazione ci può essere tra la malattia del cane e il presunto vampiro? Holmes conosce la risposta e in questa trova una conferma alle sue ipotesi. 9) L’investigatore osserva attentamente gli oggetti rari e le armi originari del Sudamerica appesi alle pareti del salone. 16 narrativa 2.indd 16 16/04/13 16.16 e mi squadrò. Siccome ero un estraneo, parve sollevata e ricadde con un sospiro sul guanciale. Mi avvicinai a lei mormorando qualche parola di conforto. La donna giacque immobile mentre io le provavo la temperatura. Era febbricitante, tuttavia ebbi l’impressione che il suo malessere fosse dovuto più che ad una malattia vera e propria ad uno stato acuto di agitazione nervosa. «Lei così un giorno, due giorni. Io paura lei morire,»10 disse la ragazza. La donna volse verso di me il bel viso arrossato. «Dov’è mio marito?» «È giù e vorrebbe vederla.» «Io non voglio vederlo, non voglio vederlo. Demonio! Demonio! Oh, cosa posso fare contro quel demonio?» «Posso esserle di qualche aiuto.» «No, nessuno può aiutarmi. È finita. Tutto è distrutto. Qualunque cosa accada!» Doveva essere stata vittima di qualche misteriosa delusione, poiché non riuscivo ad immaginarmi l’onesto Bob Ferguson sotto le spoglie di un demonio. «Signora» dissi «suo marito l’ama teneramente ed è profondamente addolorato per quanto è accaduto.» La donna rivolse su di me i suoi splendidi occhi. «Mi ama, sì; ma io non l’amo forse? Non l’amo sino al punto di sacrificarmi, piuttosto che spezzargli il cuore? Fino a questo punto l’amo! Eppure lui ha potuto pensare di me... ha potuto parlare di me come ha parlato!» «È dispiaciutissimo, ma non riesce a capire. Non vuole vederlo?» insistetti. «No, no; non posso dimenticare le terribili parole che mi ha detto né l’espressione della sua faccia. Non voglio vederlo. Lei non può fare nulla per me. Gli dica però che voglio la mia creatura: ho diritto di averla. Questo è il solo messaggio che posso mandargli.» Ritornai nella stanza del pianterreno dove Ferguson e Holmes erano ancora seduti accanto al fuoco. Ferguson stette ad ascoltare con aria corrucciata11. «Come posso mandarle il bambino?» disse. «Chi mi dice quale misterioso impulso potrebbe impadronirsi di lei? Come potrò dimenticare l’attimo in cui si è alzata dal suo capezzale12 con le labbra sporche di sangue?» A quel ricordo rabbrividì. «Il bambino è al sicuro, è con la signora Mason e deve restare con lei.» 10) Dolores, essendo sudamericana, si esprime con difficoltà in una lingua che non è la sua. 11) corrucciata: pensierosa. 12) capezzale: letto. 17 narrativa 2.indd 17 16/04/13 16.16 Un’elegante cameriera entrò portando del tè. Mentre lo serviva, la porta si aprì ed entrò nella stanza un fanciullo dal viso pallido e con i capelli biondi. I suoi occhi azzurri brillarono di gioia quando si posarono sul padre. Corse e gli buttò le braccia al collo. «Oh, paparino» gridò «non sapevo che tu fossi già arrivato, altrimenti sarei venuto subito ad incontrarti. Oh, sono così contento di vederti!» «Bambino caro» disse Ferguson accarezzandogli i capelli. «Sono arrivato prima perché i miei amici, il signor Holmes e il dottor Watson, si sono lasciati persuadere a venire a trascorrere una serata con noi.» «Quello è il signor Holmes, il poliziotto?» «Sì.» Il ragazzo ci guardò con occhi penetranti ed ostili, così mi sembrò. «E l’altro suo piccino, signor Ferguson?» domandò Holmes. «Possiamo farne la conoscenza?» «Domanda alla signora Mason di portar giù il fratellino» disse Ferguson. Il ragazzo si allontanò con una strana andatura sgraziata che rivelò subito al mio occhio come egli soffrisse di una deformazione alla spina dorsale. Ritornò poco dopo, seguito da una donna alta e magra che teneva in braccio una creaturina splendida, con occhi scuri e capelli dorati. Ferguson che ne era evidentemente orgogliosissimo, prese il piccolo tra le braccia e lo coccolò. «Pensare che qualcuno ha potuto avere il coraggio di fargli del male» mormorò, fissando la gola del bambino. In quel momento il mio sguardo incontrò quello di Holmes. Vi scorsi una espressione che non capii. La sua faccia era imperturbabile, e i suoi occhi, che si erano posati per un momento sul padre e sulla creatura, guardavano con intensa curiosità qualcosa verso l’altro capo della stanza. Seguendo il suo sguardo, riuscii soltanto a supporre che stesse contemplando, attraverso la finestra, il giardino malinconico e gocciolante di pioggia. È vero che un’imposta era stata chiusa a metà dall’esterno, impedendo così la visuale; comunque, Holmes certamente stava dedicando tutta la sua attenzione a quella finestra.13 Quindi sorrise e i suoi occhi tornarono a posarsi sulla creaturina. Sul suo collo grassottello c’era quel piccolo gonfiore. Senza parlare, Holmes l’esaminò con cura. «Arrivederci, ometto. Hai fatto uno strano ingresso nella vita!», gli disse. 13) Che cosa sta osservando Sherlock Holmes con tanta insistenza? Si tratta senz’altro di qualche indizio importante! 18 narrativa 2.indd 18 16/04/13 16.16 [Sherlock Holmes comunica a Ferguson di aver risolto il caso. Aveva già capito tutto fin dal principio e la sua indagine a casa di Ferguson gli è servita solo per trovare, attraverso l’osservazione, una conferma alle sue deduzioni. Scrive poi su un foglio di carta alcune parole e fa consegnare il suo messaggio alla signora Ferguson. Dopo aver letto il biglietto, la donna lancia un urlo di gioia e chiede di parlare con Sherlock Holmes che entra nella stanza seguito da Watson e da Ferguson, il quale trattiene a stento la sua emozione.] Mentre entravamo nella stanza, Ferguson avanzò verso la moglie che si era alzata a sedere sul letto, ma la donna allungò una mano come per respingerlo. Si accasciò in una poltrona, mentre Holmes gli si sedeva accanto. «Adesso, signor Ferguson, mi lasci dire prima di tutto una cosa che le darà gioia. Sua moglie è una donna molto buona, molto innamorata e molto incompresa.» Ferguson si alzò con un grido di gioia. «Me lo dimostri, signor Holmes. Gliene sarò debitore per tutta la vita.» «Glielo dimostrerò, ma nel far questo sarò costretto a ferirla profondamente in un altro senso.» «Non m’importa, purché lei riesca a scagionare mia moglie. Qualsiasi altra cosa sarà insignificante per me, a paragone di quello che ho sofferto sinora.» «Lasci allora che le spieghi quali sono stati i miei ragionamenti. Scartai subito come assurda l’ipotesi di vampirismo. Tuttavia, la sua osservazione era ben precisa. Lei aveva veduto sua moglie alzarsi dal letto del bambino con le labbra imbrattate di sangue.» «Appunto!» «Non lo sa che una ferita sanguinante può essere succhiata allo scopo di aspirare il sangue per toglierne del veleno?» «Del veleno?» «La sua è una famiglia per metà sudamericana. Avrebbe potuto trattarsi di un veleno, ma io pensai a delle armi. Quando notai la piccola faretra14 vuota accanto all’arco che serve per la caccia agli uccelli, mi trovai davanti proprio quello che mi ero aspettato di vedere. Se il bambino fosse stato punto con una di quelle frecce intinte nel curaro,15 o in qualche altra sostanza velenosa, avrebbe voluto dire morte si cura, a meno che il veleno non venisse immediatamente aspirato per succhiamento. 14) faretra: custodia per riporre le frecce. 15) curaro: sostanza velenosa ricavata da particolari piante; ha l’effetto di paralizzare i centri respiratori e di portare in breve alla morte. Veniva usato dalle popolazioni sudamericane per avvelenare le frecce. 19 narrativa 2.indd 19 16/04/13 16.16 «E il cane! Se qualcuno aveva intenzione di usare un simile veleno, non avrebbe tentato prima di sperimentarlo? Non prevedevo il cane, ma la vista mi bastò per darmi la conferma di tutti i miei sospetti.» «Capite, ora? Sua moglie temeva un simile pericolo. Se ne accorse e salvò la vita della sua creatura, ma non le confidò la verità, poiché sapeva il bene che lei vuole al ragazzo e temeva di spezzarle il cuore.» «Jacky!» «L’ho osservato poco fa, mentre lei coccolava il piccino. La sua faccia si rifletteva chiaramente nel vetro della finestra,16 nel punto in cui l’imposta faceva da sfondo. Vi lessi tanta gelosia, tanto odio quanto raramente ne ho veduto in un volto umano.» «Il mio Jacky!» «Bisogna che lei affronti la realtà, Ferguson. La cosa è tanto più dolorosa, in quanto è stato certamente l’affetto esagerato per lei e probabilmente per la madre morta, a suggerirgli questo gesto. Tutta la sua anima si consuma nell’odio per questo splendido bambino, la cui salute e la cui bellezza tanto contrastano con la sua infermità.» «Dio santo! È incredibile!» «Non ho forse detto la verità, signora?» La povera donna si era messa a singhiozzare. Ora però si volse verso il marito. «Come potevo dirtelo, Bob? Ho preferito aspettare che tu lo sapessi da altri. Quando questo signore, che sembra dotato di poteri magici, mi ha scritto che sapeva tutto, mi sono sentita sollevata da un enorme peso.» «La medicina migliore per il piccolo Jacky sarebbe, a mio avviso, un viaggio di un anno in mare» concluse Holmes alzandosi. Ferguson era in piedi presso il letto, singhiozzante, a braccia tese. «Credo sia giunto per noi il momento di andarcene, Watson» mi sussurrò Holmes. 16) Sherlock Holmes aveva visto riflessa nel vetro della finestra l’espressione del viso di Jack, che rivelava gelosia e odio verso il fratellino; questa osservazione gli fornisce la conferma definitiva circa l’identità del colpevole. 20 narrativa 2.indd 20 16/04/13 16.16 La lettera trafugata Edgar Allan Poe Il racconto è ambientato a Parigi nell’Ottocento. Il crudele Ministro D. sottrae a una nobildonna di Parigi una lettera molto compromettente che potrebbe rovinare la sua reputazione e quella di un famoso personaggio politico, provocando così uno scandalo. Occorre recuperarla al più presto, per sfuggire al ricatto dell’uomo. Il Prefetto sguinzaglia i migliori poliziotti della città che ispezionano la casa del Ministro alla ricerca della lettera, ma senza risultato. Decide di recarsi a casa di Auguste Dupin, geniale detective, per chiedere il suo aiuto. L’investigatore e il suo amico accolgono cordialmente il Prefetto e lo invitano a esporre il suo caso. «D i che problema si tratta?» chiesi. «Spero che non si tratti nuovamente di assassinio.»1 «Oh, no; niente del genere, è una faccenda semplice. Non ho dubbi che ne verremo a capo da soli. Ho pensato, però, che forse a Dupin sarebbe piaciuto conoscerne i particolari, poiché è una storia davvero bizzarra.»2 «Semplice e bizzarra! Bene!» disse Dupin.3 «Insomma, di che si tratta?» chiesi. «Ve lo dirò in poche parole; ma devo ricordarvi che si tratta di un affare della massima segretezza e probabilmente perderei il posto, se si venisse a sapere che mi sono confidato con estranei.» «Racconti» dissi io. «Sono stato informato che dagli appartamenti reali è stato trafugato un certo documento di estrema importanza. Si sa chi l’ha rubato: dubbi non ve ne sono. L’hanno visto mentre se ne impadroniva. Si sa anche che è tuttora in suo pos- 1) L’amico di Dupin, che è il narratore della storia, si riferisce a due precedenti casi di omicido, risolti dall’investigatore. 2) bizzarra: : strana, incomprensibile (a giudizio del Prefetto, naturalmente). 3) In realtà Dupin ha già capito che la polizia è fuori strada, e sta prendendo in giro il Prefetto che, peraltro, non se ne accorge. 21 narrativa 2.indd 21 16/04/13 16.16 sesso. Se una terza persona,4 che non nominerò, venisse a conoscenza del documento, verrebbero messi in questione la reputazione e l’onore di un’importante personalità.5 Chi possiede ora il documento ha grande potere sull’illustre personaggio, il cui onore e la cui pace sono così in pericolo.» «Ma questo potere» intervenni «deve dipendere dal fatto che il ladro sa di essere noto al derubato. Chi oserebbe.....» «Il ladro» disse G. «è il Ministro D., capace di qualsiasi cosa. Il furto è stato eseguito in modo audace. Il documento di cui si tratta (una lettera a una donna) era stato ricevuto dal lei mentre si trovava sola nel suo boudoir.»6 «Costei stava leggendo la lettera, quando venne interrotta dall’arrivo di un autorevole personaggio al quale desiderava celarla.7 Dopo un frettoloso e vano tentativo di gettarla in un cassetto, fu costretta a posarla aperta su di un tavolo. Tuttavia il testo era coperto e la lettera passò inosservata. Appena il Ministro D. entrò, invece, il suo occhio di lince8 notò la lettera, riconobbe la grafia dell’indirizzo, osservò il disagio del personaggio e ne scoprì il segreto. «Dopo alcuni discorsi d’affari, si tolse di tasca una lettera più o meno simile a quella, la aprì e la pose distrattamente accanto all’altra. Conversò per una quindicina di minuti e alla fine si congedò, prendendo dal tavolo la lettera che non gli apparteneva. La donna vide, ma naturalmente non osò intervenire.»9 [La nobildonna, comprendendo le intenzioni del Ministro, chiede aiuto al Prefetto, promettendogli una forte somma di denaro se riuscirà a recuperare la lettera. Il Prefetto rac- 4) terza persona: il Prefetto non vuole fare nomi, forse si tratta di un importante uomo politico. 5) Anche qui non sappiamo a chi si riferisce, probabilmente all’autore della lettera. 6) boudoir: salottino privato. 7) celarla: nasconderla; probabilmente si tratta del marito della signora. 8) occhio di lince: vista acuta; il Ministro è un individuo intelligente e pericoloso. 9) I presenti non possono intervenire: la signora per non tradirsi davanti al marito; il marito perché, ignaro di tutto, non si accorge dello scambio delle lettere. 22 narrativa 2.indd 22 16/04/13 16.16 conta dettagliatamente come sono state condotte le indagini, approfittando delle frequenti uscite notturne del Ministro.] «Abbiamo lavorato con pazienza; abbiamo frugato dappertutto. Abbiamo controllato l’intero edificio, stanza per stanza. Ho dedicato a ciascuna di queste le notti di una settimana intera. Abbiamo esaminato, in primo luogo, il mobilio di ciascun appartamento; abbiamo aperto tutti i cassetti immaginabili. Dopo i mobili siamo passati alle sedie. Abbiamo controllato i cuscini. Abbiamo tolto i piani dei tavoli.» «E perché?» «Talvolta chi desidera nascondere qualcosa rimuove il piano d’un tavolo o di altro mobile e nasconde l’oggetto nella cavità.» «Per scoprire una cavità, non basta bussare sul legno?» «No se, collocato l’oggetto, si aggiunge un rivestimento di ovatta. Inoltre nel nostro caso, dovevamo procedere senza far rumore. Per essere sicuri di non lasciarci sfuggire nulla, con l’aiuto di un potente microscopio abbiamo esaminato ogni giuntura di ogni mobile. Vi fossero state tracce di una ma- 23 narrativa 2.indd 23 16/04/13 16.16 nomissione recente, senza dubbio l’avremmo scoperta subito. Un solo grano di polvere da trapano sarebbe stato visibile quanto una mela; una imprecisa distribuzione della colla o giunti non perfetti: tutto ciò non ci sarebbe sfuggito.» «Certamente avrete esaminato gli specchi, fra tavola e vetro, i letti, le lenzuola, le tende, i tappeti.» «Naturalmente, completato l’esame di tutti i mobili uno per uno, abbiamo preso ad esaminare la casa stessa. Ne abbiamo diviso la superficie in comparti numerati, così da non tralasciarne alcuno; abbiamo poi scrutato col microscopio ciascun pollice10 quadrato di ciascun ambiente, incluse le due case immediatamente vicine.» «Anche quelle!» esclamai. «Il compenso offerto è enorme.» «Avete esaminato anche i terreni attorno alle case?» «Il terreno è tutto pavimentato a mattoni. Abbiamo esaminato il muschio tra mattone e mattone; era intatto.» «E avete guardato tra le carte del Ministro, e nei libri della biblioteca?» «Certo; abbiamo aperto ogni pacco e pacchetto; abbiamo aperto tutti i libri e abbiamo fatto scorrere una pagina dopo l’altra. Abbiamo misurato l’altezza di ogni rilegatura, nel modo più minuzioso ed abbiamo fatto ricorso al più attento esame microscopico. Se qualcuna delle rilegature fosse stata manomessa, non potevamo non accorgercene. Cinque o sei volumi, appena giunti dal laboratorio del rilegatore, sono stati esplorati a fondo, longitudinalmente, con gli aghi.» «Avete esaminato il pavimento sotto ai tappeti?» «Senza dubbio. Abbiamo spostato ogni tappeto ed esaminato le tavole al microscopio.» «E la carta sui muri?» «Certo.» «Avete frugato le cantine?» 10) pollice: antica misura di lunghezza. Usata nei paesi anglosassoni corrisponde a 2,54 cm. 24 narrativa 2.indd 24 16/04/13 16.16 «Naturalmente.» «Allora» dissi «avete fatto un errore di calcolo e la lettera non è in quel luogo.» «Temo che abbiate ragione,» disse il Prefetto. «Ed ora, Dupin, che mi consigliate?» «Una nuova perquisizione.» «Del tutto inutile» rispose G. «La lettera non è nel palazzo, ne sono certo come del fatto che respiro.» «Non ho miglior consiglio da darvi» disse Dupin. «Naturalmente, disponete di una descrizione adeguata della lettera?»11 «Oh, sì!» E qui il Prefetto prese il suo libretto di appunti e procedette alla lettura di una precisa descrizione dell’interno e soprattutto dell’esterno del documento scomparso. Finita la lettura, il brav’uomo si congedò. Circa un mese dopo venne nuovamente a farci visita. Dopo una generica conversazione, dissi: «Ma, G., e la lettera rubata? Avete concluso che non è possibile avere la meglio sul Ministro?» «Al diavolo! Sì; ho rifatto l’esame come aveva suggerito Dupin; ma è stato tempo perso.» «Quale era la ricompensa proposta?» chiese Dupin. «Una ricompensa estremamente generosa; preferirei non dire quanto; ma dirò che non mi dispiacerebbe dare un mio personale assegno di cinquantamila franchi a chiunque potesse mettermi in mano quella lettera. Il fatto è che ogni giorno che passa cresce d’importanza;12 e di recente la ricompensa è stata raddoppiata. Anche se venisse triplicata, più di quel che ho fatto non potrei fare. Darei veramente cinquantamila franchi a chiunque mi desse una mano.» «In tal caso,» disse Dupin «potete riempire un assegno per la somma indicata. Quando avrete firmato vi consegnerò la lettera.» Ero sbalordito. Il Prefetto rimase senza parola: a bocca spalancata, guardando incredulo il suo amico, con gli occhi che gli uscivano dall’orbita, prese la penna e firmò un assegno per cinquantamila franchi. Lo consegnò a Dupin. Costui lo esaminò con cura e lo pose nel portafoglio. Poi, aperta la scrivania, ne tolse una lettera e la consegnò al Prefetto. Questi la afferrò, l’aprì con mano tremante, gettò una rapida occhiata allo scritto, poi corse fuori dalla stanza senza dire una parola. Quando se ne fu andato, il mio amico passò ad alcune spiegazioni. «La polizia 11) Perché Dupin gli chiede un’accurata descrizione della lettera? 12) Il Ministro infatti continuava a ricattare la nobildonna, influendo, attraverso di lei, su importanti decisioni politiche. 25 narrativa 2.indd 25 16/04/13 16.16 parigina» disse «è, a suo modo, assai capace. Gente tenace, abile, astuta, competente. Così, quando G. mi descrisse la sua perquisizione a casa D., io ero certo che aveva fatto un lavoro soddisfacente... nei limiti delle sue capacità.» «Nei limiti delle sue capacità?» «Sì» disse Dupin. «Le misure adottate erano non solo le migliori del genere, ma condotte alla perfezione. Se la lettera fosse stata collocata nel luogo dove era stata cercata senza dubbio l’avrebbero trovata.» Io risi ma, in quel che diceva, sembrava del tutto serio. «Le misure» proseguì «erano a loro modo buone, e bene eseguite; in questo stava il difetto: che non erano adatte né al caso, né all’uomo.» [Dupin analizza gli errori che hanno impedito al Prefetto di ritrovare la lettera. Innanzitutto non si è messo nei “panni dell’avversario”, non ha provato a ragionare come avrebbe fatto il Ministro, non ha considerato il suo modo di pensare, ma ha cercato nei soliti nascondigli, dove chiunque avrebbe pensato di nascondere la lettera. Al contrario, Dupin sa che il Ministro è un uomo molto intelligente e astuto, nonché un abile matematico e ha dedotto che non può aver ragionato come un uomo comune, nascondendo la lettera dove prevedibilmente la polizia l’avrebbe cercata. Dupin, infine, fa notare al suo amico come spesso ci sfuggano proprio le cose più evidenti, quelle che abbiamo “sotto il naso”.] «C’è un gioco,» riprese «che si fa con una carta geografica. Un giocatore propone ad un altro giocatore di scoprire una certa parola: il nome di una città, di un fiume, di uno stato, una qualsiasi parola sulla variopinta superficie di una mappa. Un novellino13 in genere cerca di mettere in imbarazzo gli avversari proponendo i nomi scritti a lettere piccole; ma l’esperto sceglie quelle parole che a grandi caratteri attraversano la carta da un’estremità all’altra. Queste, come le insegne e i cartelli scritti con caratteri troppo grandi, sfuggono all’osservazione perché sono eccessivamente evidenti. In questo caso la distrazione fisica è del tutto simile all’inavvertenza psicologica,14 per cui l’intelletto trascura appunto le considerazioni più ovvie. Sembra che questo punto sia al di sopra o al di sotto della comprensione del Prefetto. «Mai una volta ha ritenuto possibile che il Ministro avesse depositato la 1ettera proprio sotto il naso di tutti, in modo da far sì che nessuno se ne accorgesse.» «Mosso da queste considerazioni, mi munii di un paio di occhiali verdi, ed una 13) novellino: inesperto. 14) inavvertenza psicologica: incapacità di comprendere la psicologia, cioè il modo di pensare e i comportamenti degli altri. 26 narrativa 2.indd 26 16/04/13 16.16 bella mattina passai, come per caso, in casa del Ministro. Trovai D. in casa che sbadigliava ed oziava, fingendo di esser preda di un intollerabile noia. «Per stargli alla pari, mi lagnai dei miei poveri occhi e criticai la necessità di usare occhiali, sotto la protezione dei quali attentamente esaminai l’appartamento, fingendo di badare solo alla conversazione.» «Attirò specialmente la mia attenzione un ampio scrittoio, vicino al quale egli sedeva, e sul quale erano sparse confusamente lettere e carte d’ogni genere, un paio di strumenti musicali e alcuni libri. Dopo lunga e accurata disamina, non trovai nulla che suscitasse i miei sospetti.» «Alla fine i miei occhi, percorrendo la stanza, caddero su un portacarte in cartone a imitazione di filigrana che oscillava appeso a un nastro azzurro sporco, legato ad un minuscolo bottone di ottone al centro della mensola del camino. In questo portacarte, che aveva tre o quattro scomparti, c’erano cinque o sei biglietti da visita ed un’unica lettera. Questa era sporca e sgualcita,15 quasi strappata in due, nel mezzo, come se, dopo aver deciso di stracciarla, qualcuno avesse cambiato idea. Aveva un sigillo nero, con la sigla di D., molto evidente. Era indirizzata con grafia minuta al Ministro stesso. Era stata buttata con noncuranza e forse, come sembrava, con fastidio, in uno degli scomparti superiori del portacarte. «Non appena ebbi visto la lettera conclusi che era quella appunto che cercavo. Naturalmente, sembrava del tutto diversa da quella di cui il Prefetto ci aveva dato una minuta descrizione. «Qui, un sigillo grande, nero, con la sigla di D.; là era piccolo e rosso, con lo stemma della famiglia S. Questa era indirizzata, in una grafia minuta e femminile, al Ministro; quella, ad un certo personaggio della famiglia reale, e la grafia era forte e decisa; solo la dimensione corrispondeva. Appunto queste differenze così eccessive, le tracce di sporco, la carta lacerata, in contrasto con le abitudini ordinate di D., tali da suggerire l’idea che si trattasse di un documento senza valore, tutto ciò, insieme all’eccessiva evidenza del documento, 15) sgualcita: spiegazzata. 27 narrativa 2.indd 27 16/04/13 16.16 sotto gli occhi di tutti i visitatori, pertanto in accordo con le conclusioni cui ero precedentemente giunto, tutto ciò rafforzava i sospetti di chi era venuto con l’intenzione di sospettare. «Prolungai la mia visita il più a lungo possibile e mentre proseguivo una conversazione con il Ministro su di un argomento che non aveva mai mancato di interessarlo e stimolarlo, tenni l’attenzione rivolta alla lettera. Durante questo esame, ne imparai a memoria l’aspetto esterno e la collocazione nel portacarte. Alla fine feci una scoperta che placò qualunque anche lieve dubbio potessi avere. Esaminando le pieghe della carta, osservai che erano sgualcite più del normale. Sembravano intaccate, come accade quando un cartone rigido, dopo essere stato piegato e stirato, viene ripiegato in direzione opposta, seguendo le stesse pieghe formate dalla precedente ripiegatura. Questa scoperta mi bastò. Mi fu chiaro che la lettera era stata rivoltata come un guanto; era stato scritto un nuovo indirizzo e apposto un nuovo sigillo. Mi congedai dal Ministro. Me ne andai, dimenticando una tabacchiera d’oro sul tavolo.16 «La mattina seguente passai a riprendermi la tabacchiera e, con tutta naturalezza, riprendemmo la conversazione del giorno precedente. Mentre parlavamo, proprio 16) Dupin capisce come il Ministro aveva camuffato la lettera rubata; poi l’aveva messa in bella evidenza, sicuro cosi di ingannare la polizia, che sarebbe andata a cercarla nei luoghi più nascosti e segreti della casa, come infatti era avvenuto. L’astuto investigatore dimentica apposta la tabacchiera, per avere una scusa che gli permetta di ritornare il giorno dopo in casa del Ministro, non prima di aver preparato un piano per recuperare la lettera. 28 narrativa 2.indd 28 16/04/13 16.16 sotto le finestre del palazzo si udì un fragore, come un colpo di pistola, cui tenne dietro una serie di urla spaventate e le grida della folla. D. si precipitò alla finestra, la spalancò e si affacciò. «Nel frattempo mi accostai al portacarte, presi la lettera, me la misi in tasca e la sostituii con il facsimile che avevo preparato nel mio appartamento, imitando il sigillo di D. con un sigillo di mollica di pane. «Il disordine in strada era stato causato da un tale, che armato di fucile, aveva sparato un colpo in mezzo ad un gruppo di donne e bambini. L’arma risultò scarica e l’uomo, che pareva ubriaco, venne lasciato andare. Quando si fu allontanato, D. si scostò dalla finestra, dove l’avevo seguito subito dopo essermi procurato quel che volevo. Poco dopo mi congedai. Il finto ubriaco era un uomo ai miei ordini.» «A che scopo» dissi «hai sostituito la lettera con un facsimile? Non sarebbe stato meglio impadronirsene apertamente fin dalla prima volta e andarsene?» «D.» rispose Dupin «è uomo risoluto e di gran coraggio. In casa sua non mancano seguaci fedeli ai suoi interessi. Avessi fatto il folle tentativo che suggerisci probabilmente non sarei uscito vivo da quella casa. La brava gente di Parigi non avrebbe più avuto mie notizie. Oltre a ciò io avevo un altro obiettivo. Ti sono note le mie simpatie politiche. In questa storia, io tengo le parti della dama di cui si parla. Per diciotto mesi il Ministro l’ha avuta in suo potere, ora è lei a tenerlo nelle sue mani giacché, ignorando che la lettera non è più in suo possesso, egli continuerà coi suoi ricatti come se lo fosse. In tal modo preparerà la propria catastrofe politica.»17 17) Il Ministro si rovinerà con le sue mani, rivelando, suo malgrado, la propria spregiudicatezza e mancanza di scrupoli. 29 narrativa 2.indd 29 16/04/13 16.16 “Spunti” per riflettere Dopo aver letto gli ultimi due racconti, traccia, a parole, il ritratto dei protagonisti (aspetti fisici e caratteriali). Quindi realizza un disegno che rappresenti i personaggi del racconto che ti è piaciuto di più. ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... 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Terminata la lettura dei racconti, prova a disegnare tu una copertina per questo volume. 31 narrativa 2.indd 31 16/04/13 16.16