Associazione culturale “Il caseificio
Il caseificio: eredità di uno spazio
Il caseificio:
eredità di uno spazio
Associazione culturale “Il caseificio”
© 2006 Associazione culturale “Il caseificio”
piazzetta Walterpertoldo 4
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Interattiva Spilimbergo
Il caseificio:
eredità di uno spazio
Associazione culturale “Il caseificio”
Nella Plassuta, la latteria
“Tutti coloro che hanno nella loro stalla
delle vacche da latte, sia pure una sola,
si uniscano in società; istituiscano una
latteria sociale ed alla stessa portino
tutto il latte che non consumano e non
vendono, ed avranno arrecato a sé ed al
paese uno dei maggiori benefici”
(appello del 1883)
Sta l’edificio che ospitò la latteria di Spilimbergo per un buon numero d’anni, fino a quando, all’inizio dei Novanta, venne chiusa, ta la Plassuta, se mi riferisco agli anni in cui la gente parlava friulano; è intitolata adesso a un personaggio potente nei tempi suoi: Walterpertoldo di Spilimbergo.
La ricordo come agevole campo da gioco per bambini e ragazzi che abitavano nei contorni,
quasi un cortile di casa, anche perché vi passavano e sostavano poche automobili.
Al mattino e alla sera invece accorrevano alla latteria i contadini, in bicicletta, a piedi anche
o con qualche carretto, a portare il latte; era il tempo in cui la periferia di Spilimbergo era terra arata e coltivata – campo, prato e vigna – e, naturalmente, alle case erano annesse stalle
con animali da allevare; il latte che producevano veniva appunto portato alla latteria nei bidoncini di alluminio, lustri che serbavano – per me almeno – il segno delle mani forti delle
donne che provvedevano a lavarli.
Ad accogliere la gente c’era Lussia, una donna energica e cortese, che travasava e pesava e
anche distribuiva, a chi doveva provvedersene, il latte sicuramente fresco; l’incarico era assolto in genere dai ragazzi che si presentavano con pentolini e bottiglie; ma molta parte del
prodotto veniva conferito alla latteria per essere trasformato in formaggio e burro, alimenti
indispensabili allora forse più di oggi.
Avendo io abitato per qualche anno nei pressi della Plassuta e dovendo attraversarla spesso, conoscevo l’ambiente e i frequentatori, non soltanto Lussia e i ragazzi al gioco, ma i contadini che riuscivo magari ad accostare alle loro case, alle famiglie: i Cansiàns, i Sovran, i
Sartor, i Pofavrins, i Luncs, i Venerus, i Colonei, i Mùrlis, almeno tra quelli che ricordo; lavoravano, in parte almeno, come coloni o mezzadri, le più o meno grandi proprietà degli Spi-
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limbergo, degli Attimis, di Dreina e, in tempi più lontani, dei Monaco, degli Stella, dei Santorini o di altri possidenti.
Spilimbergo, al di fuori della cinta urbana, conservò, almeno fino alla metà del Novecento,
il carattere di centro agricolo in prevalenza: i avocàs, qualchi studiât e qualchi butega, ma
pì di dut artisc’ e contadins (gli avvocati, qualche altra persona istruita, e commercianti ma
soprattutto artigiani e contadini). Così un anziano di vecchia famiglia locale delineava i tratti
del suo ambiente, agricolo e artigiano in prevalenza. Attualmente restano poche aziende e,
poiché una quindicina d’anni fa, la latteria fu chiusa, il latte che producono viene conferito
alla Cooperativa Medio Tagliamento.
La latteria ora riapre i battenti e non per raccogliere latte, bensì pagine e idee, non per fornire burro e formaggio, ma libri e immagini: ospiterà infatti l’Interattiva e l’associazione culturale “Il caseificio”, un laboratorio dove si idea, si dispone la forma, il carattere e la stampa
dei libri e si promuovono incontri e mostre, un nutrimento di diverso genere, indispensabile per tutti, e per i giovani in particolare.
E con i giovani mi piace finire recuperandoli a memoria, giocatori indaffarati, nella Plassuta
i cui contorni sono mutati da quel tempo a oggi:
“Usciva via Andervolti sulla Plassuta che si popolava, a una certa ora del giorno, di bambini;
intorno allo slargo della piazzetta c’era, presso la latteria, il convento delle benedettine, vuoto di monache, con la chiesa di sant’Orsola sconsacrata anzi adibita a segheria e magazzino di legna. Lì si comprava anche il carbone dolce, e torna a mente perché sembra remoto
il tempo dei fornelli di terracotta e dei ferri da stiro per i quali occorreva il carbone; remota
anche la fila delle donne e dei ragazzi sui gradini della latteria, col pentolino o la bottiglia, in
attesa che arrivassero a portare il latte i contadini e cominciasse la distribuzione.
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Non credo che ci siano ancora bambini a frequentare la Plassuta; allora combattevano
sgangheratissime partite tra urla e danni concreti alle ginocchia e, peggio ancora ai vetri
delle finestre, danni che sollevavano proteste e denunce da parte della gente tranquilla che
abitava in quel contorno. Ma la mestra Mìrula esperta di figli e di scolari, sopportava gli eccessi dei giocatori, convinta che non era il caso di sequestrare il pallone e interrompere la
festa che durava finché c’era luce.
Per ultimi, solitamente, si ritiravano i Pichétos, una fila di bimbi mori, carichi di vita e di simpatia; doveva fasciarli la notte perché si riducessero dentro casa, loro, i più spiritati zujadôrs
da la Plassuta. Tornavano correndo come folletti, rasente il palazzo rovinato e scomparivano sotto il portico.”
Il palazzo rovinato era appartenuto alle benedettine proprietarie anche di prati e orti siti nella zona a cui si affacciava la loro chiesa; si chiamava “la casa delli giocatori” il palazzo, come si legge in un documento di tre secoli addietro, e aveva dato il nome alla via che, prima
d’essere intitolata al patriota Andervolti, si chiamava, androna dai zujadôrs.
Una vocazione – viene da dire – che non si addiceva alla latteria, ma che si adatta alla Interattiva, la casa di libri che si colloca in quell’angolo di Spilimbergo e che si illustra anche
di gioco. E i libri sono il bel gioco grande che ferma sulla pagina, in mille modi, il mondo e
l’uomo, il suo essere e il pensiero.
Novella Cantarutti
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Rivive la latteria
…questo caseificio ha sempre operato
con soddisfazione degli agricoltori
associati, ha costituito come tuttora
costituisce una associazione che cementa
la cooperazione e favorisce preziose
risorse economiche, è struttura gradita
agli agricoltori perché tutela la loro
libertà e il diritto di iniziativa e di
decisione, è ente che si è dimostrato utile
in ogni momento difficile…
(Danilo Marin, 1977)
A settantacinque anni dalla sua costruzione e dopo quindici di inattività l’ex caseificio di Spilimbergo diventa un centro grafico-culturale.
Questa pubblicazione nasce per raccontare un pezzo di storia della Latteria di Spilimbergo:
la costituzione della società, la costruzione dell’edificio, l’attività casearia che si svolgeva al
suo interno e infine la sua riconversione.
La parte iniziale, a cura di Silvia Fabro, è dedicata alla nascita e allo sviluppo delle latterie in
Friuli e descrive il periodo in cui nacque anche quella di Spilimbergo.
Segue un articolo di Pietro Zampolin, segretario per 38 anni, apparso su “Il Barbacian” dell’agosto 1981 che riassume molto bene i primi cinquant’anni della latteria.
Per descrivere la costituzione della società nel 1925 e le fasi della costruzione dell’edificio
nel 1931 riportiamo alcuni stralci dai verbali conservati presso la Biblioteca civica di Spilimbergo. Grazie alla collaborazione dell’ultimo casaro in servizio, Renato Brovedani, abbiamo
ricostruito l’ambiente di lavoro all’interno del caseificio e le fasi di trasformazione del latte in
burro e formaggio. Infine, completiamo il racconto con le notizie sugli ultimi quindici anni
successivi alla chiusura della latteria.
Lo spirito e l’entusiasmo che hanno caratterizzato l’inizio dell’attività e la costruzione della
nuova sede negli anni ’30 sono gli stessi che ci animano oggi: una nuova presenza al servizio della comunità in quei locali che hanno visto l’impegno comune e il lavoro di molte persone concretizzarsi in un sodalizio durato quasi settant’anni.
Clara Carboncich
presidente dell’associazione culturale “Il caseificio”
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Le latterie sociali in Friuli
Silvia Fabro, da “Al colalat”, 2000
Era il 1880 quando a Collina di Forni Avoltri sorse la prima latteria sociale friulana per impulso del maestro Eugenio Caneva, ispiratosi alle esperienze fatte nel vicino Cadore dove
queste istituzioni erano già state create dagli anni 1875-76. L’importanza del caseificio sociale per l’economia tradizionale del Friuli, fondamentalmente agricola, è testimoniata dal
fatto che già a fine 1882 vennero inaugurate due nuove latterie, a Forni Avoltri e a Fanna,
segno di un’eco favorevole all’iniziativa. La maggioranza delle famiglie contadine del Friuli a fine ’800 derivava il suo sostentamento in parte dalla coltivazione dei campi e in parte
dall’allevamento bovino (con l’apporto sempre più frequente di attività legate all’emigrazione). A quel tempo la maggior parte delle stalle ospitava al massimo uno o due capi. Questo
significa che, una volta consumato il latte che serviva alla alimentazione umana o per allevare qualche vitello, quello che avanzava non era sufficiente per poterlo trasformare in casa
e comunque risultava problematica anche la sua conservazione. La creazione delle latterie,
permettendo di lavorare insieme il latte di più soci, diede un apporto positivo alle condizioni di vita di diversi centri del Friuli a inizi ’900. È probabile che precedentemente le modalità
di lavorazione del latte fossero analoghe a quelle adottate a Osoppo, dove, dai primi dell’800
esisteva un caseificio turnario ambulante a gestione familiare. Diverse famiglie di una frazione si associavano, senza contratti né statuti scritti, dando vita ad un sistema di prestito del
latte; in tal modo, unendo la produzione, venivano lavorati circa 80-120 litri di latte in casa
di chi era di turno, che disponeva di una sua attrezzatura personale, e lì veniva portato il latte di tutte le famiglie vicine di casa (circa 8-15). Il liquido era misurato con il boccale (5/4
di litro) o con un secchio apposito in cui era introdotto un regolo di legno, dotato di tacche
e segni convenzionali, corrispondenti ad altrettante tessere di legno tenute da ogni famiglia.
silvia fabro|
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Gli attrezzi del casaro
Sul finire dell’800 nasce anche la figura
del casaro come ancor oggi la conosciamo. Il nome stesso però non ha nulla a
che fare, come molti pensano, con “casa” ma con la parola latina caseum, cacio, formaggio. Il casaro con la sua professionalità e capacità, derivata anche
da tanti errori ed esperienze, è riuscito a
cambiare in meglio il tenore di vita della
popolazione, quasi tutta allora dedita all’agricoltura e perciò all’allevamento del
bestiame. Una figura quasi sacrale, vestita di bianco, col grembiulone impermeabile che ricopriva l’ampio camice,
che, sapientemente manipolando il latte con l’ausilio del fuoco, del caglio, del
sale e di appositi strumenti la cui conformazione affonda nella notte dei tempi,
riesce a ricavarne formaggio, burro e ricotta per gli uomini e siero per i maiali.
Sintetizzando, bene di lui ha detto padre David Maria Turoldo: “Se altri meriti
non ha, almeno di questo dobbiamo dargli atto: che pur lasciandoci la povertà ci
ha tolto la miseria”.
Gianni Colledani in Roba di cjanton…,
Somsi Lestans, foto Stefano Mezzolo
Nel 1898 a Osoppo esistevano 14 di queste latterie
in cui la lavorazione, così come la cura degli animali e della stalla, era prerogativa esclusivamente femminile, e il sistema funzionava egregiamente
tanto che le donne del paese finirono per opporsi
vivacemente all’idea di creare un caseificio sociale in sostituzione del tradizionale metodo. Queste
latterie “di prestanza del latte”, note anche come
“compagnie del latte” erano abbastanza diffuse in
regione e fino al 1915 si trovavano spesso nella
Slavia italiana (comuni di Lusevera, S. Pietro al Natisone – 7 comuni – comuni di Attimis, Nimis, Faedis, Montenars).
Alla fine venne comunque sviluppandosi in Friuli
il sistema del caseificio sociale. Attraverso le latterie, infatti, si poté concentrare il latte e lavorarlo in
modo razionale con buoni risultati (cosa impossibile da fare da soli in quanto, come sopra
detto, la qualità dei prodotti ottenuti in casa era raramente buona, il formaggio non si manteneva a lungo ed era anche difficile commercializzarlo). Spesso poi d’estate il latte non si
poteva lavorare a causa del caldo che ne pregiudicava la conservazione e anche perché le
attività dei campi assorbivano totalmente il tempo dei contadini, che preferivano rinunciare
a preparare il formaggio. Dal punto di vista nutrizionale, poi, la latteria offriva la possibilità di
inserire con più regolarità i latticini, latticini di buona qualità, nell’alimentazione della popolazione e non dimentichiamo che economicamente la vendita del prodotto caseario poteva
contribuire a incrementare il modesto reddito familiare.
L’incontro quotidiano al caseificio favoriva il confronto e lo scambio di idee tra i soci che si
sentivano partecipi di un progetto comune, delle vicende della latteria e del suo buon andamento. Spesso tra gli allevatori si instaurava uno spirito di emulazione: si entrava in compe-
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Gaio di Spilimbergo, anni ’40
Famiglia al lavoro davanti alla stalla.
Archivio Maurzio Driol
Dal verbale della seduta consigliare del
22 febbraio 1931, Latteria Sociale Turnaria di Spilimbergo:
“Mutua bestiame. Il presidente dà la parola al veterinario dott. Gio Batta Dalan
circa l’istituenda Società di Assicurazione Mutua contro la mortalità del bestiame. Il veterinario espone in forma chiara
tutti i vantaggi che ne derivano, in modo speciale ai piccoli proprietari da tutte quelle buone forme di cooperazione:
legge lo statuto articolo per articolo; osserva che il socio previdente entrerebbe
con animo tranquillo nella propria stalla, pensando che in caso di un sinistro
non perderebbe che una piccola parte del proprio capitale. L’istituzione viene approvata all’unanimità ad eccezione
di due soci.”
tizione per stabilire chi portava più latte o chi possedeva i capi migliori e inoltre gli obblighi relativi
alle norme igieniche costituivano un insegnamento che tutti finivano per mettere in pratica quotidianamente. Anche i rapporti che i consiglieri dovevano intrattenere con le autorità, con i commercianti
erano importanti per la crescita dei soci: uscendo
dal loro piccolo mondo familiare, paesano, per la
necessità di far sentire le proprie ragioni, si dovevano confrontare con situazioni nuove, a cui non
erano avvezzi, ma che si rivelavano importanti poiché favorivano in essi la nascita di una coscienza
civile e sociale.
La presenza delle latterie ebbe naturalmente un’influenza positiva anche sull’allevamento
e sull’agricoltura. L’esistenza di una latteria con i relativi progressi nella produzione casearia locale e le migliori condizioni di vendita del prodotto, spinsero a dedicarsi con maggior
attenzione alla cura delle bovine e si operò per migliorarne le caratteristiche. Si cominciò a
evitare l’uso dei migliori capi lattiferi per il lavoro nei campi, cosa prima abituale. L’attenzione con cui venne a essere seguita l’alimentazione animale assicurò, di conseguenza, agli
agricoltori concime migliore e più abbondante, consentendo di aumentare la fertilità dei
suoli e di ottenere raccolti quantitativamente e qualitativamente superiori. Gli allevatori furono invogliati ad incrementare il numero dei capi posseduti e la presenza di un numero
maggiore di animali, inducendo ad ampliare lo spazio destinato ai prati artificiali, favorì la
rotazione delle colture e quindi la riqualificazione dei terreni, e anche il reddito che da essi derivava.
Ai caseifici sociali si vennero poi legando varie forme di cooperazione destinate ad avere rilievo notevole per la comunità intera, apportando progressi significativi per i lavoratori agricoli. Attraverso le latterie trovò infatti diffusione l’assicurazione per il bestiame (importantis-
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Scuola di caseificio del Friuli
“E. Tosi”, 1952
Bando di apertura del nuovo anno scolastico. Numerosi allievi della scuola fecero visita al caseificio di Spilimbergo.
sima poiché perdere l’unica vacca rappresentava una vera tragedia per le famiglie), vennero
organizzati depositi di macchine agricole, poi noleggiate agli agricoltori che ne avevano bisogno, e di zolfo, solfato, dei concimi chimici, in anni recenti, e di altri prodotti troppo costosi da acquistare autonomamente o che difficilmente si potevano reperire in paese. Presso
il caseificio sociale vennero creati forni rurali cooperativi, casse rurali, magazzini di consumo, macellerie cooperative e stazioni di monta taurina che contribuirono al miglioramento
del bestiame. È chiaro perciò perché la latteria divenne in breve un’istituzione economica e
sociale di primo piano nel panorama del mondo agricolo friulano.
Fortemente impegnata nella sua creazione e nel suo sviluppo fu l’Associazione Agraria Friulana che attuò una campagna di formazione e di informazione, in particolare attraverso le
riviste da essa curate, il “Bollettino dell’Associazione” e l’“Amico del Contadino”, e le conferenze itineranti tenute nelle diverse località del Friuli, contribuendo così alla diffusione di
nuove tecniche nei vari settori agricoli.
Attraverso la Cattedra Ambulante di Agricoltura, collegata all’associazione venne avviata la
formazione degli operatori: nel 1895 fu iniziata tale attività presso il Regio Osservatorio di caseificio di Fagagna e analogamente venne creata in Carnia, presso la latteria sociale di Piano
d’Arta, una scuola per preparare personale specializzato. Sul finire del 1905 venne istituita
la “Sezione generale per la propaganda casearia” della Cattedra Ambulante Provinciale che
portava direttamente la formazione nelle latterie, dove avvenivano esercitazioni pratiche sotto la supervisione di un responsabile. Dopo il primo conflitto mondiale e dopo l’invasione austro-ungarica, l’esigenza di personale preparato fu sempre più avvertita man mano che nel
dopoguerra l’attività riprese: le latterie conobbero persino un incremento rispetto alla fase
prebellica per cui si passò dalle 321 latterie esistenti nel 1917 alle 485 del 1928. Nel 1926
vennero avviati dei corsi trimestrali presso la Scuola Provinciale di caseificio annessa all’Istituto Agrario “Falcon-Vial” di San Vito al Tagliamento, dal momento che le scuole di caseificio esistenti in Italia si dimostravano insufficienti alle richieste: Lodi, Brescia e Reggio Emilia diplomavano infatti solo una trentina di operatori all’anno.
La maggior parte delle latterie, circa 3/4, risultava organizzata, nei primi decenni del ’900,
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Vacca di razza Simmenthal, 1929
“In Italia questa razza ha prosperato e
prospera, nonostante la parentesi della guerra, nel Friuli, in modo da dare a
quella regione una fama ed un’impronta zootecnica giustamente guadagnate.
Una venticinquina d’anni or sono anche
nella provincia di Reggio Emilia si volle imitare il Friuli, non senza successo,
cominciando dall’allevamento parallelo
della Simmenthal…”. (Alfredo Bartolucci, Istituto sieroterapico milanese, 1929)
Questa razza era conosciuta anche come Pezzata rossa friulana fino al 1985
quando il nome cambiò in Pezzata rossa italiana.
secondo il modello turnario: in queste latterie la lavorazione veniva effettuata ogni giorno per un socio. Ogni portatore, per poter essere di turno, doveva raggiungere un credito di latte verso il caseificio
corrispondente più o meno al latte lavorato giornalmente. Il latte lavorato in più, rispetto alla quota del
Zangola a motore e zangole a mano
socio, faceva sì che egli fosse in debito verso il ca(pegne) per la produzione del burro
seificio, ma una volta conferito tanto latte quanto
e misure per il latte esposte nella
bastava a coprire il debito e a raggiungere nuovalatteria di Malnisio nel 1996
Archivio Gruppo festeggiamenti Malnisio
mente la quota di latte necessaria alla lavorazione,
il portatore era nuovamente di turno, in base all’ordine stabilito settimanalmente da una commissione formata dai consiglieri del caseificio. Ogni volta che veniva fatto chiamare in latteria (ovviamente maggiore era la quantità di latte portato, più spesso era di turno) il socio, o più
spesso un suo familiare, si recava al caseificio con la legna necessaria a riscaldare il latte
per la cottura e aiutava il casaro nel lavoro e nelle pulizie. Il burro e la ricotta, dove era preparata, erano portati a casa dal socio nel giorno del turno (ma in alcune località il burro serviva a pagare la tassa di lavorazione), mentre il formaggio dopo 2 o 3 mesi di stagionatura (le
forme prodotte in quel giorno portavano impresse il numero che identificava il socio). Nelle
grosse latterie dove si lavoravano 10-15 ettolitri di latte per volta erano contemporaneamente di turno 2 o 3 soci che alla fine si dividevano il prodotto ottenuto in quella giornata.
Circa 1/5 delle latterie era invece a riparto mensile dei prodotti, latterie sociali cooperative:
anche qui il latte era lavorato tutto assieme dal casaro, ma il prodotto ottenuto era diviso
mensilmente tra i soci e ognuno riceveva tanto formaggio quanto era stato il latte conferito.
In queste latterie il burro e la ricotta erano distribuiti ogni settimana (anche qui in alcuni casi la tassa di lavorazione era pagata lasciando alla latteria il burro) e i formaggi erano divisi
tra i soci dopo 2 o 3 mesi di stagionatura. Ogni socio possedeva un libretto in cui veniva registrata, oltre che sui registri della latteria, la quantità di latte conferito. L’invasione austriaca
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La latteria di Malnisio e attrezzi per la
provinatura del latte al suo interno
Venne istituita nel 1914 presso la sede
del Cral per volontà degli allevatori della
frazione del comune di Montereale Valcellina, inserendosi pienamente nel clima fervido in cui prese avvio la storia del
caseificio sociale in Friuli.
L’invasione austro-ungarica comportò la
sospensione dell’attività; i documenti dell’archivio comunale sono chiari a tale
proposito: se all’inizio dell’occupazione
le vacche da latte sono indicate nel numero di 212, dopo quasi un anno di dominio straniero le vacche da latte registrate sono 59 e 43 quelle coperte. Dopo
la vittoria italiana e la fine dell’occupazione austriaca, la latteria venne rimessa
in funzione e la ripresa fu notevole tanto che, dopo non molti anni, si rese necessario provvedere alla realizzazione di
una nuova struttura più ampia e funzionale, approntata attorno alla fine degli
anni ’20, per ospitare adeguatamente il
caseificio sociale.
La latteria di Malnisio è stata donata dai
soci al Comune di Montereale Valcellina il quale, terminata la ristrutturazione,
destinerà questi locali a museo dell’arte
casearia e centro di documentazione in
collaborazione con il Gruppo festeggiamenti di Malnisio.
Archivio Gruppo festeggiamenti Malnisio
durante la Prima Guerra Mondiale diede un duro
colpo al settore lattiero-caseario. Delle 321 latterie
esistenti prima della guerra ne restarono in attività soltanto 20 e il patrimonio bovino subì un drastico ridimensionamento. In molti paesi era rimasto
soltanto dal 3 al 10% di capi rispetto all’anteguerra
e in diversi casi, a causa delle requisizioni, le bestie dovettero essere nascoste in grotte, nei boschi,
nelle cantine. Dopo la guerra per ricostruire gli allevamenti della regione friulana l’Amministrazione
Provinciale acquistò 3.500 tra tori e vitelle di razza
Simmenthal (per la collina e la pianura) e Schwitz
(per la Carnia, il Canal del Ferro e la Pedemontana
occidentale). All’aprile 1920 il patrimonio zootecnico ammontava al 60% dell’anteguerra.
La situazione delle latterie in Friuli nel primo dopoguerra andò via via migliorando tanto che, come detto in precedenza, il numero delle latterie
crebbe notevolmente. Ovviamente gli anni del secondo conflitto mondiale portarono a una nuova
situazione di difficoltà il settore, ma non si arrivò comunque alla chiusura dei caseifici sociali, anche se si verificarono numerose requisizioni, come già avvenne nella Prima Guerra Mondiale.
Dopo l’iniziale periodo di difficoltà del dopoguerra, l’attività delle latterie è continuata a pieno ritmo fino agli anni ’60. Sono stati gli anni del boom economico, dello sviluppo industriale che hanno portato ad una modificazione sostanziale del mondo agricolo e dell’allevamento in particolare. Le campagne hanno perso forza lavoro a favore delle fabbriche, la gente
ha cercato nuove opportunità lavorative, anche lontano dal paese, dove sono rimasti solo
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Diagramma del latte conferito
alla latteria di Spilimbergo
dal 1926 al 1950
gli anziani a tenere aperte, finché hanno potuto, le piccole stalle. Se prima della guerra era
possibile riuscire a coniugare un’attività lavorativa esterna alla sfera domestica con il possesso di qualche capo di bestiame, la nuova realtà ha portato a chiudere i piccoli allevamenti e le latterie dei centri di montagna e delle zone marginali della pianura. Sono sorti caseifici di più ampie dimensioni che concentrano la produzione di latte proveniente da località
anche lontane, mentre il settore zootecnico vede diminuire il numero degli allevamenti, che
ospitano però un numero maggiore di capi. Chi oggi fa l’allevatore lo fa a tempo pieno e le
latterie sono ormai realtà esclusivamente economiche. I piccoli caseifici che hanno animato per decenni la vita dei paesi del Friuli, tracce di un mondo ormai scomparso, non trovano più posto nella realtà odierna.
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I cinquant’anni della latteria
Pietro Zampolin, da “Il Barbacian”, agosto 1981
Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della costruzione del caseificio turnario di
Spilimbergo, tuttora funzionante nella piazzetta di via Cisternini.
Tuttavia, se l’edificio ha cinquant’anni di vita, la costituzione della società è ancora precedente, risalendo al lontano 1925.
Nell’anno seguente il caseificio di Spilimbergo cominciò la sua ininterrotta attività in locali di
fortuna, in attesa che fosse acquistato il terreno e costruito l’edificio, sede definitiva.
La vera e propria attività iniziò il 1° febbraio 1926 nei locali della caserma che era di proprietà del comune.
Là veniva fatto il ricevimento del latte, la vendita alla popolazione, il resto veniva lavorato.
Non avendo locali adatti per la stagionatura del formaggio, questo veniva, a 24 ore dalla lavorazione, trasportato in una cantina del castello. Ciò comportava perdita di tempo e molto disagio; solo la tenacia degli amministratori e dei soci fece sì che la latteria potesse proseguire il suo cammino.
La costituzione della propria società fu molto difficile, per varie ragioni.
Dato che tutte le frazioni del comune avevano una loro latteria e solo il capoluogo ne era
sprovvisto, la gran parte degli agricoltori della periferia (Borgo Bussolino, Navarons, Casasola) conferiva il latte prodotto alla latteria più vicina. Alcuni allevatori lo vendevano direttamente in casa alla popolazione, altri fornivano la rivendita di latte che era gestita dalla signora Grazia De Rosa, che provvedeva ai bisogni della gran parte della popolazione. Altre
famiglie del capoluogo venivano fornite dalle sorelle De Rosa di Istrago, che arrivano in paese con un carrettino trainato da un somarello.
Così un gruppo di benemeriti, capeggiati dal dott. Federico di Spilimbergo e appoggiati e
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pietro zampolin|
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Statuto e regolamento, 1925
Art. 5. Per ottenere l’ammissione a socio
della latteria occorre fare domanda scritta al consiglio d’Amministrazione che
potrà respingere la domanda senza indicarne i motivi.
Ogni socio fondatore deve all’atto d’ingresso della società pagare una tassa
di buon ingresso di £ 25 effettuandone
il versamento il giorno del primo turno.
Per quei soci che entreranno nella società dopo la sua costituzione pagheranno una tassa di buon ingresso da stabilirsi dal consiglio.
Art. 6. I soci non potranno per nessun
motivo cedere il loro latte ad altre latterie
o ad incettatori per la vendita in natura,
anche se ricavassero momentaneamente maggior profitto che nella propria.
Art. 7. Il socio di turno avrà diritto di esigere dal casaro la più grande diligenza
nel ricevimento e nell’analisi del latte denunciando specialmente i soci sospetti
di aver animali ammalati. È inoltre obbligato a presenziare o farsi rappresentare
da persona di sua fiducia al ricevimento
del latte che deve lavorare e dovrà fornire il personale adatto e necessario in aiuto al casaro.
consigliati dal prof. Enore Tosi della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Udine, dopo vari approcci e studi, poté arrivare alla costituzione della nuova società.
Per avere l’adesione del gruppo più numeroso di
agricoltori, venne proposto di aprire un casello per
il ricevimento del latte in località Bussolino.
Il giorno 20 dicembre 1925 venne convocata la
prima Assemblea Generale dei Soci con il seguente ordine del giorno:
1° Discussione ed approvazione dello statuto e regolamento interno.
2° Nomine delle cariche sociali.
3° Comunicazioni varie del comitato promotore.
Presenti n. 71 di agricoltori, in rappresentanza del
comune il Commissario Prefettizio, per l’agricoltura
il prof. Enore Tosi dell’Ispettorato dell’agricoltura.
Viene nominato a presiedere l’assemblea il commissario prefettizio il quale illustra gli scopi
e i vantaggi che deve procurare alla popolazione di Spilimbergo la costituzione di una latteria, che è quello di raccogliere il latte prodotto nel centro e casali limitrofi, cederlo in natura
ai consumatori e il superfluo trasformarlo il burro e formaggio.
Riguardo alla sede provvisoria informa che il comune si interesserà di concedere l’uso di alcuni locali nella caserma per un periodo di cinque anni; il consiglio di Amministrazione si
accorderà con il comune per fissare la quota d’affitto e varie. Il commissario cede poi la parola al prof. Tosi della Cattedra Ambulante dell’Agricoltura di Udine. Egli si rallegra che gli intervenuti siano così numerosi e ringrazia. Dà lettura dello statuto e del regolamento interno
della società che, articolo per articolo, viene discusso ed approvato. Allo spoglio per le schede per le cariche sociali risulta eletto il primo consiglio di Amministrazione.
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Giovanni Isola, 1937
Era il casaro in servizio durante la costruzione del caseificio nel 1931.
Archivio Adelina Isola, figlia di Giovanni
“Nella pubblicazione edita per la prima
Esposizione Agricola Industriale ‘Laboremus’, tenuta a Vercelli nell’autunno del
1930 sotto l’alto patronato di S.M. Vittorio Emanuele III e di S.E. Cav. Benito Mussolini, viene premiato da ‘Giuria
composta da elementi tecnici nominati dai consigli provinciali il sig. Giovanni
Isola con Diploma per la speciale bontà del prodotto che egli confeziona nella
sua Spilimbergo’”.
Da S. Zozzolotto, Spilimbergo.
Percorsi, disegni e storie tra Ottocento
e Novecento
A consiglieri: Avoledo Pietro, Bertoli Antonio, Lenarduzzi Anselmo, Colonello Agostino, dott. Federico di Spilimbergo, Donolo Angelo, Durigon Lino,
Filipuzzi Antonio, Sinicco Sante, a revisori dei conti, De Marco Ferruccio, Garlatti Venturini Angelo.
Il consiglio eletto nomina il presidente ed il vice
presidente. A presidente il signor dott. Federico di
Spilimbergo, a vice il signor Sinicco Sante.
Il consiglio così eletto ebbe il gravoso compito di
dare inizio alla attività nel minor tempo possibile. Era necessario trovare il denaro per gli acquisti ecc., fare il contratto con il comune per la durata di affittanza e fissare il prezzo, acquistare tutto ciò che occorreva per dare inizio all’attività e sistemarlo nella sede provvisoria,
trovare il personale adatto per il funzionamento (casaro, inserviente, segretario). Il consiglio
riuscì a risolvere tutti questi problemi in meno di due mesi.
Trovò chi anticipò il denaro, fece il contratto con il comune per la durata di cinque anni
(quota annua di affitto £ 600) acquisto l’occorrente per il funzionamento della latteria, trovò la sala di ricevimento latte e il personale per il trasporto di Bussolino, il personale per la
latteria (casaro, inserviente, segretario). A questo punto fissò per la domenica 31 gennaio
1926 l’inaugurazione, per la sera del primo febbraio il primo ricevimento del latte e vendita
alla popolazione. Per il 2 febbraio mattina la prima lavorazione.
Nel 1931, in previsione della scadenza del contratto di affittanza con il comune e per avere finalmente una sede propria funzionante, il consiglio di Amministrazione acquistò il territorio e fece costruire l’attuale caseificio. Il caseificio fu costruito sul progetto del geometra
Giovanni Marin, con criteri razionali, con attrezzature moderne, con impianto di riscaldamento a nafta di cui allora erano dotati soltanto 21 caseifici su 560 esistenti nella Provincia
di Udine, (che comprendeva anche la destra Tagliamento). Era dotato pure di apparecchi
per la ricerca delle frodi più comuni e per la sanità del latte, degli apparecchi per la determinazione del grasso.
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pietro zampolin|
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Silvestro Sigalotti, casaro della
Latteria di Spilimbergo per 38 anni
Seduta consigliare del giorno 22 novembre 1936.
“Assunzione nuovo casaro. Il presidente
informa il consiglio che in seguito a pratiche esperite presso l’E.N.F. Coop. e a
informazioni ricevute dal dr. Braidot della Cattedra Amb. Prov. di Agric. di Udine, venne assunto al servizio di casaro
fino dal 9 corr. il giovane Sigalotti Silvestro di Bagnarola. Il consiglio ne prende
atto e incarica il presidente di liquidare
al cessato casaro Isola Giovanni quanto
gli è ancora dovuto per il servizio prestato nelle domeniche”.
Foto archivio Sergio Sigalotti
Nel 1931 il caseificio di Spilimbergo era tra i migliori della Provincia. Dalla costituzione della società fino ad oggi vari presidenti e vario personale si
succedettero, per il buon funzionamento del caseificio stesso. In particolare i presidenti in successione furono: il dott. Federico di Spilimbergo, il geometra Giovanni Marin, De Marco Ferruccio, Pignat
Vittorio, Colonello Felice, Petri Mario, dott. Danilo
Marin (tuttora in carica).
Casari: Eugenio Prenassi, Isola Giovanni, De Rosa Alessandro, Sigalotti Silvestro (per consecutivi 38 anni) Renato Brovedani in servizio dal 1° aprile 1974.
Inservienti: Lina Floreani, Lucia Filipuzzi ved. Sartor (per consecutivi 38 anni), Anna Maria
Zavagno, Lucia Sovran dal 1967 tuttora in servizio.
Segretari: Luigi Merlo per anni 12, Zampolin Pietro per anni 38, Indri Primo (tuttora in carica) ricevimento e trasporto latte di Bussolino (prima la famiglia Colonello Sante e ora Lenarduzzi Gio Batta e familiari).
(Lucia Sovran rimase in servizio fino al gennaio 1991, fu prima affiancata e poi sostituita da
Louise Tehio che terminò con la chiusura della latteria il 22 ottobre 1991. Successero a Primo Indri, in qualità di segretario, Claudio Colonnello e Sante Sovran. Guido Corrado divenne presidente al decesso del dott. Danilo Marin, ndr)
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La costituzione
Renato Brovedani, casaro
In servizio dal 1º aprile 1974 alla chiusura nell’ottobre 1991
Archivio Renato Brovedani
La Latteria Sociale Turnaria di Spilimbergo
Dall’archivio della donazione Frigimelica, Comune di Spilimbergo, 2006
Assemblea generale dei soci del 20 dicembre 1925
Ordine del giorno: discussione e approvazione dello statuto e regolamento della Latteria Sociale; nomina delle cariche sociali; comunicazioni varie del comitato promotore.
(La relazione dell’assemblea viene riportata da Pietro Zampolin nel suo articolo “I cinquant’anni della latteria”)
Seduta consigliare del 4 gennaio 1926
Il presidente apre la seduta sottoponendo ai presenti la pianta della latteria e spiegando loro
i lavori di riduzione da farsi. Riguardo ai lavori di falegnameria dice di aver chiesto un preventivo alla ditta De Marco e uno al falegname della Trebbia per i lavori in legno fissi mentre per i tavoli di essersi rivolto ad uno del paese di Toppo. Per i lavori in ferro dice che sono da mettere le inferriate a 8 finestre con griglie, che il peso complessivo del ferro sarà di
kg 420 circa e che importerà una spesa di £ 1.500 circa, che riguardo al portone ha combinato venga collocato con la minore spesa possibile.
Caldaie. Dice che il preventivo Comis per le caldaie è di £ 6.000 che altre due fabbriche di
Udine fanno condizioni migliori, che la Federazione Agricola di Udine le offre per £ 4.280
ma che egli stima l’offerta più convincente quella della ditta Da Rin e Vendruscolo di Udine (£ 4.300). Dopo breve discussione i presenti danno incarico alla Presidenza di rivolgersi per l’acquisto a detta ditta.
Accessori. Il presidente dice di essersi rivolto per questi alla ditta Comis, all’Associazione
Agraria di Udine e di aver sentito il dr. Zanuttini allo scopo di conoscere dove verrebbero
praticate condizioni più convenienti.
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Gennaio-luglio 1926
A seguito della predisposizione dei locali per l’attività della latteria e della scelta
delle attrezzature, vengono saldate e archiviate numerose fatture delle ditte fornitrici di Udine, Spilimbergo e dintorni.
Casaro. Il presidente dice di aver avuto informazioni ottime nei riguardi del noto casaro di
Bussolino e che egli stima conveniente che i presenti si affermino su questo senza aprire
concorso ferme le solite condizioni che verrebbero fatte a detta persona. Dopo breve discussione viene stabilito di rimandare a un’altra riunione la decisione per la nomina.
Cassiera. Viene proposta la signorina Sinicco e il compenso si aggirerebbe sulla base di
£ 5 (cinque) al giorno. Le mansioni sarebbero quelle di cassiera e distributrice di latte.
Fitto locali. Il presidente dice che come i presenti sanno, i locali da adibirsi a latteria sono
del comune, e dagli accordi presi con questo verrebbe stipulata un’affittanza di 5 anni verso il compenso annuo di £ 600. I presenti approvano detti accordi.
Ricevimento del latte a Bussolino e Navarons. Il presidente riferisce che presso il signor
Colonello di Bussolino sarebbe possibile effettuare il ricevimento del latte avendo questo 2
stanze e una cantina, ambienti freschi e adatti per la bisogna; che il latte verrebbe portato a
Spilimbergo una volta al giorno, al massimo, e che il ricevimento lo farebbe il casaro. Che il
Signor Colonello Luigi fu Antonio di Bussolin si presterebbe a fare il trasporto in parola verso il compenso di £ 4 al giorno.
Visite latterie. Il presidente dice di aver visitato in compagnia del Consigliere Lino Durigon
una ventina di latterie e che loro avrebbero fermato l’attenzione sulla scrematrice Mélotte.
Prestito. Il presidente dice che il prestito di £ 25.000 verrà contratto con la Banca del Friuli di Spilimbergo al tasso del 6,25%.
Per ultimo il presidente dice che disdettando il contratto di affittanza dei locali, il comune di Spilimbergo rifonderebbe le spese sostenute dalla latteria (spese per l’immobile) valutando al prezzo di giornata solo le spese utili al momento della disdetta e dell’abbandono del locale.
Seduta consigliare del 12 gennaio 1926
Casaro. Apre la seduta il presidente dicendo che vi sono tre aspiranti al posto di casaro e
precisamente: Peloso Felice di Cisterna di anni 25, Canderan Candido Pietro di anni 30 di
Bussolin e Prenassi Eugenio di anni 33, che il primo ha ultimato il corso da due mesi e bi-
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Curiosità
In Belgio a Manhay esiste il Museo della
scrematrice Mélotte.
Le manifatture Mélotte furono fondate
nel 1852 da Guillaume Mélotte. All’interno del museo troviamo in esposizione di
ogni sorta di scrematrice Melotte e la loro storia. Antoine Voz ha trovato e riparato e espone più di 20 scrematrici (di 10
modelli diversi).
sognerebbe provvedergli i locali, che il Canderan
ha bisogno di due mesi di pratica per poi sostenere l’esame e che bisognerebbe dare la preferenza
al Prenassi il quale ha già fatto una buona pratica, che le informazioni assunte presso le latterie da lui condotte come casaro sono buone e per di più abitando nei pressi di Spilimbergo non bisognerebbe dei locali come pel primo.
Si passa alla votazione per alzata di mano: il presidente ha 6 consiglieri favorevoli e 3 contrari. Viene quindi nominata una commissione la quale si accorderà col casaro circa il compenso mensile e quanto possa occorrere pel buon andamento della latteria.
Cassiera. Il presidente ricorda quanto detto nella precedente seduta, notifica che la signorina Sinicco non accettò detto posto. Dopo breve discussione viene stabilito di aprire un concorso e che la persona destinata a coprire detto posto risieda a Spilimbergo.
Lavori di muratura. Il presidente dice che sono già iniziati e che proseguono bene e che fra
una quindicina di giorni saranno ultimati. Soggiunge che venne deciso di farli in economia.
Il presidente ringrazia i signori Avoledo, Cancian e Pittana per aver portato gratuitamente dei
carri di sabbia e di sassi occorrenti pei lavori di muratura della latteria.
Finestre. Il presidente dice che il lavoro delle inferriate venne affidato alla ditta Messina
Francesco di Udine la quale fece condizioni migliori di tutti gli altri offerenti (£ 2,60 al kg).
Accessori. Il presidente dice che tanto le caldaie quanto la scrematrice (Mélotte) vennero fissate alla ditta Vendruscolo di Udine e che verranno consegnate entro il 20 corr. Che
la pressa formaggio venne ordinata a Toppo al falegname Cicuto Edoardo. Per ultimo soggiunge che i telai delle finestre vennero commessi alla ditta Ragogna e Marin di Spilimbergo e che il portone in ferro verrà ordinato a Udine: sottopone ai presenti il disegno di due
portoni e dopo breve discussione viene data la preferenza a quello, in ferro, ma con fasce
di lamiera.
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Seduta consigliare del 28 gennaio 1926
Enore Tosi (1866-1928), al quale è intitolato il caseificio di Fagagna
Tosi fu chiamato dal senatore Luigi Gabriele Pecile a dirigere il caseificio sociale di Fagagna sin dal 1885, anno della
sua fondazione. Espletò tale funzione sino al 1902.
Propagatore infaticabile dell’idea cooperativa delle latterie sociali in Friuli.
Diresse a Fagagna, il Regio Osservatorio
di caseificio – un genere di Istituzione tra
i primi a sorgere in Italia – scuola professionale per giovani casari.
Archivio Cjase Cocèl, Fagagna
Il presidente informa dell’assunzione del casaro
Prenassi verso un compenso di £ 450 al mese nette e per soli tre mesi con obbligo di garanzia di
£ 1.000 con cambiale avallata.
Locale di Bussolino. Viene deciso provvedere i locali di una inferriata e una rete metallica alla finestra e di riparare la bilancia dotandola del
secchione a spese della latteria (detta bilancia non appartiene alla latteria).
Inaugurazione. Viene fissata pel giorno di domenica 31 gennaio col seguente programma:
ore 9,30 Ricevimento del cav. Tosi alla latteria
ore 11,30 Benedizione e inaugurazione della latteria
ore 12,00 Banchetto servito in economia nel locale scuole; a pagamento per i soci.
Seduta consigliare del 14 aprile 1926
Apre la seduta il presidente, comunicando che giorni fa fu a Spilimbergo il prof. Tosi: visitò la
latteria, trovò tutto in regola, il formaggio buono, ma che però non si presenta commercialmente bene mancando di estetica. Così in avvenire verrà curato anche questo. Che il prof.
Tosi fu a Bussolino dove raccomandò le inferriate nei locali adibiti alla latteria.
Varie. Il presidente osserva che ci sono dei soci che non portano tutto il latte in latteria, ma
che lo vendono fuori. Viene stabilito di richiamare questi all’osservanza del regolamento.
Ampliamento locali. Il presidente spiega che i locali attualmente adibiti a latteria e magazzino per la conservazione del formaggio non sono sufficienti, e che in seguito alle intelligenze intercorse col Commissario Prefettizio sarebbe possibile occupare parte dei locali adibiti
a garage e quelli del Sindacato Agricolo Industriale Trevigiano. I presenti accettano.
Viene pure stabilito di assumere per un periodo di due mesi di prova il sig. Merlo Luigi quale segretario contabile della latteria.
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Assemblea straordinaria dei soci in data 18
aprile 1926
Interno della latteria nei locali
dell’ex caserma, 1927
Nel 1909 viene redatto dall’ingegner Domenico Pievattolo il progetto per l’edificazione del fabbricato ad uso caserma
per cavalleria; nello stesso anno ne viene
deliberata la costruzione e nel 1910 i lavori sono già terminati e liquidati. Già nel
1919, alla fine della guerra, si parla di ex
caserma, in quanto vi viene istituita una
cucina economica per le famiglie povere e per i profughi del Piave; nel 1922
vi sono ricavati i locali per la neocostituita Scuola di Mosaico; nel 1926 ospita la
Latteria Sociale fino al 1931.
Da S. Zozzolotto, Spilimbergo.
Percorsi, disegni e storie tra Ottocento
Novecento.
Comunicazioni riguardanti l’andamento della latteria. È veramente presto convocare l’assemblea
ordinaria generale, quando si pensi che la nostra
latteria ha due mesi e mezzo di vita appena, ma
ciò non mi dispiace anzi chiamo la latteria di Spilimbergo fortunata più di tutte le consorelle del
Friuli, perché ha l’onore di avere per la prima sua
assemblea il prof. cav. Enore Tosi, meglio conosciuto come il papà delle latterie, il pioniere
del caseificio friulano, il tecnico che molte altre province c’invidiano. Sicuro d’interpretare i
sensi di tutta l’assemblea esprimo il mio plauso per l’opera sua meravigliosa svolta in quarant’anni di permanenza nel Friuli e per l’instancabile attività per cui oggi fioriscono più di
450 latterie, sorte quasi in ogni paese dell’immensa provincia, portando quei benefici che
tutti riconoscono ed esaltano. Evviva il prof. Tosi.
Non è senza orgoglio che io oggi vi dico che la Latteria di Spilimbergo funziona bene. Il ricevimento giornaliero è da sei quintali e mezzo a sette di latte; e quando si pensi che le nostre previsioni erano invece di riceverne la metà, senza tema di errare si può dire che l’andamento è più che lusinghiero. I soci sono 85 dei quali 74 portatori effettivi, 11 invece non
si sono ancora visti. Meno pochissimi ultimi, tutti i soci hanno già fatto la prima lavorazione, qualcuno ne ha già fatte due. La vendita del latte dopo i primi giorni di sistemazione è
oggi abbastanza disciplinata e ha uno svolgimento regolare. Abbiamo inoltrato la domanda
presso questo comune per la concessione di altri locali per meglio e definitivamente sistemarci. L’egr. e solerte Commissario Prefettizio che tanto appoggio sempre e ancora ci dà ci
assicurò la definizione precisa entro la prossima settimana, di modo che potremo fare subito i contratti d’affittanza a condizioni vantaggiose per noi, e per la durata di nove anni. Un
grazie di cuore al benemerito socio e primo cittadino. Non appena avuta la concessione dei
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Decalogo affisso all’interno
dei locali della latteria
nuovi locali ed eseguiti lavori di sistemazione che si possono prevedere in £ 2.500 la spesa
totale per riduzione immobili, impianti caldaie si aggira sulle 15 mila lire, cifra in proporzione ridotta, tenendo presente la solidità e bontà dei lavori eseguiti. Per l’acquisto macchinari, caldaie, mobilio e dotazione mobile si spesero £ 21.700.
La latteria per razionalità di impianti e per il complesso della sua dotazione di macchine ed
attrezzi si può ritenere senza alcuna esagerazione uno dei migliori caseifici della provincia.
Prende nuovamente la parola il prof. Tosi. Egli si compiace del buon andamento dell’istituzione, contento di vedere che anche l’avvenire di questa è promettentissimo.
Per ultimo hanno luogo buoni scambi di idee in riguardo della latteria fra presidente e soci
e alle ore 11 la seduta viene levata.
Seduta consigliare del 1º agosto 1926
Commissione stalle. Risultando che una recentissima provinatura del latte di tutti i soci
portatori ha dato un risultato più o meno cattivo a carico di n. 23 soci, il consiglio raccomanda vivamente ed impegna la commissione di vigilanza delle stalle composta del casaro e dei
sig.ri De Stefano Pietro, Colonello Costante e Lenarduzzi Anselmo di fare quanto prima una
visita alle stalle, riferendo poi al presidente sui rilievi eventualmente fatti.
Seduta consigliare del 29 agosto 1926
Aiuto casaro. Viene proposta l’assunzione della sig.na Floriani per uno stipendio di £ 7 al
giorno che oltre al servizio della vendita del latte e latticello, abbia a prestare assistenza al
casaro in tutte le sue operazioni, in particolare per ciò che riguarda la pulizia dei locali, delle macchine e degli attrezzi.
Lavori. Il consiglio delibera di provvedere alla chiusura del cortile con rete metallica, alla
chiusura del locale di deposito della legna, e a provvedere di un catenaccio più solido la porta del locale di vendita del latte.
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la costituzione|
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Seduta consigliare dell’8 dicembre 1926
Lucia Filippuzzi “Lussia dal lat”
A servizio presso la latteria per ben 38
anni. Così le scriveva alla fine del suo incarico, il 12 giugno del 1965, il presidente dott. Danilo Marin:
“Nel mentre Lei lascia l’incarico fin qui
assolto e dopo aver prodigato per decenni, a favore di questo ente, animo,
energie e lavoro assiduo diligente e apprezzato, accolga il più vivo e sentito ringraziamento del consiglio direttivo e dei
soci di questo ente stesso, e La segua il
nostro più fervido augurio di bene e serenità. Con sincera cordialità.”
Sostituzione della casara. Il presidente prospetta ai consiglieri la condizione di palese ostilità sorta
fra il casaro e la signorina assistente; osserva che
per il buon funzionamento del servizio nella latteria è strettamente necessario che esista il buon accordo nel personale e che per congruenza si rende necessario venire a un procedimento. Il
consiglio delibera il licenziamento della sig.na Floriani. Alcuni consiglieri dichiarano di avere
appreso dal casaro essere sua assoluta intenzione di dimettersi qualora avesse a rimanere
in servizio la attuale assistente e aggiungono che dato il lodevole servizio prestato finora dal
casaro stesso, non resta che deliberare il licenziamento della sig.na assistente.
Seduta consigliare del 6 gennaio 1927
Nomina della nuova casara. Chiusosi col giorno 28 dicembre 1926 il termine per il concorso al posto di casara, bandito con avviso in data 15 dicembre stesso, il presidente legge le
seguenti domande pervenute:
1 Filippuzzi Lucia vedova Sartor, 2 Canderan Angelina di Candido, 3 Basso Maria di Giulio
4 Colonello Silvia di Giuseppe, 5 De Marchi … Di Angelo
Il presidente mette in rilievo la circostanza che quanto alla prima e cioè Filippuzzi Lucia,
trattasi di una vedova di guerra. Distribuite le schede e fattone lo spoglio la predetta Filippuzzi Lucia vedova Sartor risultò eletta con 4 voti sopra 5 votanti. Il consiglio delibera inoltre che la stessa entri in servizio col giorno 11 gennaio corr. e per un mese di prova, con la
retribuzione giornaliera di £ 6.
Seduta consigliare del 7 marzo 1927
Viene proposta una caldaia di portata maggiore da 10 ettolitri. E di conseguenza si rende
necessaria un’appendice all’attuale pressatoio per il collocamento di altri due posti.
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Studio fotografico “La Serenissima”
via Indipendenza, 17 Spilimbergo
Servizio fotografico per n. 6 copie 18x24
montate in cartone locali della latteria a
£ 7 ciascuna, 1927.
Seduta consigliare del 16 maggio 1927
Necessità di provvedere un locale per la conservazione del formaggio durante la stagione estiva. Il presidente, approssimandosi la stagione estiva, rileva al consiglio la necessità
di provvedere un locale adatto per la buona conservazione del formaggio nei mesi dell’estate, visto che i locali della nostra latteria non hanno dato buona prova nell’anno decorso; accenna ad un locale di sua proprietà nel castello, che esso offrirebbe ben volentieri, dato che
a giudizio di persone competenti possa prestarsi alla bisogna.
Seduta consigliare del 22 gennaio 1928
Il bilancio al 31 dicembre 1927 risulta in attivo.
Il consiglio delibera l’acquisto ed il collocamento dei quadri contenenti la effigie di S.M. il
Re e di S.E. B. Mussolini nei locali della latteria, nonché la provvista e collocamento di una
stufa nel locale della segreteria.
Assemblea generale ordinaria del 19 febbraio 1928 nei locali dell’Essicatoio Bozzoli
Il presidente informa i soci, intervenuti numerosi, che stante l’aumento progressivo del latte che lavora giornalmente la latteria, si rende indispensabile un nuovo locale per la stagionatura del formaggio, e che in vista di ciò si sono iniziate trattative coll’egregio sig. Podestà
per la concessione un locale attiguo all’attuale ingresso, locale che bene si presta allo scopo data la sua esposizione verso tramontana. Rileva in proposito l’opportunità di rinnovare il contratto di affittanza attuale, comprendendo il nuovo locale e ciò per un periodo di 5
o meglio di 9 anni.
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Seduta consigliare del 26 febbraio 1928
Il sindaco sig. De Marco Ferruccio mette in rilievo non potersi rieleggere a presidente il
sig. co. dott. Federico di Spilimbergo, perché trovandosi egli assente in permanenza, non
sarebbe giusto addossargli le responsabilità inerenti a tale carica. In vista poi di tutte le
sue benemerenze in favore della nostra latteria propone che alla prima seduta dell’assemblea esso venga proclamato presidente onorario. Viene eletto in sua sostituzione Pietro De Stefano.
Seduta consigliare del 29 giugno 1928
Il presidente invita i presenti ad alzarsi in piedi in segno di reverente omaggio alla memoria
del compianto prof. Enore Tosi. Rileva quindi essere doveroso stabilire la quota di concorso
della nostra latteria per la erezione della lapide commemorativa all’illustre scomparso, che
tanto contribuì allo sviluppo dell’industria casearia friulana e che fu uno dei fattori principali del sorgere della nostra latteria.
Il consiglio, in relazione al contributo deliberato da molte altre latterie friulane e pubblicato sugli ultimi numeri dell’“Agricoltura Friulana” delibera di rimettere alla Cattedra Prov. di
Agricoltura la quota di contributo della nostra latteria nella somma di £ 100.
Fiera di Fiume. Aderendo al desiderio del cons. Federico di Spilimbergo nell’ultima sua venuta, il consiglio delibera a voti unanimi di partecipare con la mostra del nostro formaggio
alla Fiera di Fiume.
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Lettera del presidente al dott. Federico
di Spilimbergo 2 luglio 1928
12 agosto 1928
Egr. Luigi segretario
S’è inaugurata la fiera di Fiume con i soliti cerimoniali, io però ero fuori di città
col mio ambulante. Solo un paio d’ore
prima il nostro piccolo stand era a posto nonostante però che buona parte del
lavoro sia stato fatto da me e dal collega
Rojatti di Udine ho incontrato una spesa di 40 lire (carta per l’addobbo, nastri
tricolori, facchinaggio ecc. ecc.). Somma che la prego di inviare all dott. Gino Rojatti, Ufficio Propaganda Montecatini (Via Vittorio Veneto 36 Udine). Siamo
gli unici espositori, non so neppure se ci
siano premi a ogni modo il delegato mi
assicurò che in caso si terrà presente la
nostra istituzione. Il formaggio è arrivato abbastanza bene era però molto trasudato e un po’ molle, il piccolo stand è
stato allestito con discreto buon gusto. In
breve consegnerò al delegato del Friuli la
lista dei prezzi, suppongo che per i danni subiti in viaggio il prezzo sia un po’ alto ad ogni modo vediamo… Come va la
latteria? Fa ancora tanto caldo, qui è tutto completamente distrutto. Tanti saluti a
lei, casaro e a tutti dal dott. Federico di
Spilimbergo.
Egr. dott Federico di Spilimbergo, Fiume.
Ieri la nostra latteria ebbe la visita della Scuola di
caseificio di S. Vito al Tagl.to. Il dott. Zanuttini ha
nespresso la sua piena soddisfazione per il modo
con cui è tenuta la latteria, segnatamente per la
massima pulizia riscontrata, e ha pregato il presidente a comunicarle questa sua soddisfazione.
Contemporaneamente ebbimo pure la visita di una
rappresentanza delle varie istituzioni di Buia, col
sig. cav. Barnaba.
La latteria ha offerto una bicchierata ai detti signori, che sono ripartiti riportando una ottima impressione.
Ella avrà appreso del 1º premio ottenuto dalla nostra latteria alla Fiera di Padova.
Ora si tratterà (speriamo) di vincerne un altro a Fiume. Il consiglio in seduta del 29 giugno
accogliendo ben volentieri il desiderio da lei espresso ha deliberato la partecipazione della
latteria. Le scrivo anzi la domanda di adesione accompagnata da un assegno di £ 10 pregandola della cortesia di farla pervenire al Comitato della Fiera.
Colonnello Sante ha accettato il servizio di portare il latte di Bussolino anche alla sera coll’aumento di £ 2 al giorno e ha già cominciato fin dall’11 giugno.
Il cons. ha deliberato di assumere come assistente e sempre in via provvisoria quel ragazzo di Gradisca Brusaferro Luigi con £ 5 al giorno e di mettere in libertà il Dalla Vedova per
ragioni di salute.
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Diploma conseguito a Padova
nel 1928
Il 30 giugno del 1928 la latteria ricevette
dall’Opificio De Anna Giovanni un ricordo del premio sotto il motto “Patria e Lavoro” per i prodotti esposti a Padova.
Archivio Premiata Latteria Sociale
Turnaria di Spilimbergo
Diploma per la partecipazione
alla Fiera di Fiume, 1928
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Diploma e medaglia d’argento grande
conseguito a Pordenone nel 1927
e diploma di benemerenza a Verona
nel 1929
Archivio Premiata Latteria Sociale
Turnaria di Spilimbergo
Assemblea ordinaria del 24 febbraio 1929
La relazione del presidente evidenzia la concessione da parte del comune di un nuovo locale adibito a salatoio e la proposta del consiglio di studiare e riferire sul progetto di acquisto del vecchio fabbricato ex Trevisini da adibirsi a sede della latteria.
Inoltre comunica le onorificenze ottenute alla Fiera Campionaria di Padova e alla Fiera di
Fiume.
Seduta consigliare del 2 marzo 1929
Viene eletto presidente il sig. geometra Marin Giovanni.
Acquisto vecchio fabbricato. Il consiglio in massima si pronuncia favorevole; crede però
che prima di iniziare trattative verso il proprietario sia opportuno fare una perizia preliminare, dalla quale risulti o meno l’adattabilità del fabbricato di cui trattasi come sede della latteria e la convenienza del suo acquisto sia dal lato tecnico che finanziario.
Seduta consigliare del 21 aprile 1929
Fabbricato da acquistare. Il presidente riferisce di aver visitato il fabbricato ex Trevisini di
cui trattasi, verificandone la superficie e le buone condizioni statiche delle murature e delle
travamenta, ma mettendo in rilievo il massimo degrado del coperto, il cattivo stato dei serramenti delle porte e la mancanza assoluta di quelli delle finestre; per cui i lavori di sistemazione e di adattamento importerebbero senza dubbio una spesa molto elevata. Il consiglio
delibera di soprassedere dal progetto di acquisto del fabbricato, in attesa che si presenti migliore occasione e in posto più adatto a sede della latteria.
Seduta consigliare del 22 settembre 1929
Rinnovo contratto con Colonello Sante per il servizio di ricevimento e trasporto del latte dei casali di Bussolino. Il presidente legge la lettera 3 corr. con la quale il sig. Colonello
Sante si dichiara disposto a continuare il servizio di ricevimento e trasporto del latte di Bussolino alle condizioni solite e cioè trasporto una volta al giorno alla mattina, meno il periodo
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Servizio fotografico “La Serenissima”,
1929.
estivo con trasporto anche alla sera, verso il compenso di £ 6 al giorno in via normale, più
due lire al giorno quando il trasporto del latte viene fatto due volte; chiede poi un compenso
di una lira al giorno per il servizio di trasporto del formaggio dalla latteria alla cantina del castello per il periodo di tempo che si renderà necessario. Il consiglio approva le richieste fissando per questo anno il compenso di £ 100 per il servizio di trasporto formaggio alla cantina del castello che ebbe luogo dal 19 maggio al 21 settembre.
Seduta consigliare del 13 ottobre 1929
Modifiche allo statuto. Il presidente ricorda che in merito al progetto di riforma dello statuto il sig. Bertolini, fiduciario della Federazione Sindacati Fascisti Agricoltori della Provincia,
informava essere allo studio per parte della federazione stessa il progetto di uno statuto tipo
da adottarsi da tutte le latterie. Ciò premesso esso presidente ha oggi il piacere di presentare al consiglio detto schema di statuto a stampa, del quale si è procurata una copia.
Relazione sull’andamento della latteria. Il presidente legge la propria relazione sull’andamento della latteria nel corrente anno, rilevando che l’andamento finanziario se non è florido è per lo meno buono ad onta della siccità dello scorso anno, ripetendosi in parte anche
nel corrente anno. Rileva inoltre:
1) la quantità media giornaliera del latte portato dai soci e quella del latte lavorato in questi
ultimi 9 mesi è rispettivamente di q.li 7,92 e q.li 5,44;
2) la migliorata qualità del formaggio ottenuta nonostante l’avversità della stagione estiva, e
ciò a merito della cantina Ciriani e delle solerti cure del casaro;
3) la maggior richiesta dei nostri prodotti da parte degli esercenti locali;
4) il 1º gran diploma di merito conseguito dalla nostra latteria alla recente mostra di Pordenone;
5) la stabilizzazione ottenuta nel prezzo di vendita del latte;
6) la esenzione dell’imposta di Ricchezza Mobile;
7) l’acquisto fatto della nuova scrematrice Baltic in sostituzione della Mélotte, ottenendosi un maggior rendimento in burro e quello di una minore spesa in lubrificanti, dimostran-
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la costituzione|
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do che la nostra latteria con tale acquisto si trova ad avere completato un impianto moderno che
può stare alla pari con qualsiasi altra latteria della provincia.
Su proposta del presidente il consiglio delibera:
a) l’acquisto del quantitativo di legna necessaria
per la stufa;
b) di curare che in tutti gli stampati da farsi, alla intestazione della latteria sia premessa la parola “premiata”;
c) la provvista di targhette con il nome della latteria, da applicarsi alle forme del formaggio;
d) la provvista di stampati in formato cartolina per
avvisi di convocazione del consiglio.
Seduta consigliare del 24 novembre 1929
Il consiglio prende visione dell’ingrandimento fotografico del prof. Tosi a suo tempo ordinato dalla
presidenza a mezzo dell’egr. prof. Braidot e autorizza la spesa per la provvista della relativa cornice.
Atto costitutivo del 1º dicembre 1929
Dallo statuto
Art. 1. Tra i produttori di latte di Spilimbergo si è costituita una società o comunione di natura prettamente civile, sfornita di qualsiasi personalità giuridica
distinta da quella dei singoli soci, denominata “Premiata Latteria Sociale Turnaria di Spilimbergo” con sede in Spilimbergo.
Art. 2. La società ha per iscopo:
a) la razionale lavorazione del latte prodotto nelle stalle dei soci, eccedente al
consumo famigliare e all’allevamento del
bestiame.
b) La restituzione in natura a ciascun socio dei prodotti ricavati dalla lavorazione
del proprio latte ed eventualmete la vendita, per conto dei soci, di quella parte di
prodotto esuberante ai loro bisogni.
c) L’aumento della produzione lattifera mercè l’allevamento razionale del bestiame, la mutua assistenza per la sistemazione delle stalle e la sostituzione
graduale del lavoro animale con il lavoro meccanico; unico mezzo per selezionare convenientemente le razze di produzione.
d) La realizzazione di tutte quelle imprese di carattere sociale che possono comunque essere di beneficio ai soci nel
campo della produzione agricola.
Assemblea generale straordinaria del 1º dicembre 1929
L’assemblea approva il nuovo statuto unico adottato da tutte le latterie della Federazione
Friulana.
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la costituzione|
63
Il nuovo edificio
La costruzione della nuova sede
Dall’archivio della donazione Frigimelica, Comune di Spilimbergo, 2006
Seduta consigliare dell’11 maggio 1930
Acquisto locale. Il presidente informa il consiglio che il sig. avv. Linzi, quale rappresentante
della Società Trasporti Automobilistici gli fece una verbale offerta di cessione del locale dell’ex asilo “Marco Volpe” per uso della latteria. Interloquiscono in merito quasi tutti i consiglieri presenti, dimostrandosi disposti ad accogliere l’idea in via di massima. Qualche consigliere osserva che in ogni caso, prima di trattare l’acquisto si possa chiedere al comune di
Spilimbergo se fosse disposto a cedere il locale attuale, ciò che offrirebbe una pronta soluzione dell’importante quesito. Dopo varia discussione il consiglio delibera di dare mandato
al presidente di studiare tanto il progetto di acquisto del locale ex asilo sia nei riguardi tecnici che finanziari, quanto di far pratiche presso il commissario prefettizio per la eventuale
cessione del locale attuale riferendone poscia al consiglio.
Seduta consigliare dell’8 giugno 1930
Acquisto locale. Il presidente informa sulle pratiche esperite presso il podestà dalle quali risulta che il comune intenderebbe adibire eventualmente per alloggio militare anche i locali
occupati dalla nostra latteria. Data questa eventualità il comune chiederebbe alla latteria le
condizioni per anticipare lo sgombero dei locali. Informa pure che il prezzo d’acquisto del
locale dell’ex asilo si aggirerebbe dalle 35 alle 40 mila lire. Il consiglio delibera venga chiesta
al comune di Spilimbergo dichiarazione scritta che non può alienare il locale giusta la richiesta fatta dalla nostra latteria e frattanto nomina una commissione composta dal presidente,
dal vice presidente e dal revisore sig. Garlatti Venturini Angelo, con incarico di studiare e vagliare il progetto d’acquisto locale dell’ex asilo e di trattare col venditore.
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il nuovo edificio|
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Progetto di adattamento ex asilo
Nota del casaro. In seguito a memoriale presentato dal casaro, il consiglio autorizza il presidente a disporre per le seguenti provviste:
a) rete metallica da applicarsi ad una finestra della cantina del castello;
b) acquisto di n. 2 bacinelle;
c) fare un avviso-diffida ai soci richiamandoli alla stretta osservanza delle norme circa la pulizia delle stalle e dei recipienti del latte, circa l’alimentazione e circa l’orario di mungitura
delle vacche adibite al lavoro.
Seduta consigliare del 29 giugno 1930
Comunicazione lettera del podestà circa il locale in affitto. L’amministrazione del comune non può alienare i locali ceduti in affitto alla latteria, aggiungendo anzi il desiderio che i
medesimi vengano sgombrati al più presto possibile. In conseguenza richiama l’attenzione
del consiglio sul fatto che pur potendo disporre fino al 1937 degli attuali locali non debbasi
dimenticare l’opportunità di studiare il piano per una nuova sistemazione senza pur pensare alle offerte di cui nella seduta precedente.
Seduta consigliare del 1º febbraio 1931
Locali. Il consiglio, esaminata la necessità di entrare in merito al desiderio del comune per i
vantaggi materiali di una occupazione militare delle caserme, nei riguardi della città; considerando le condizioni di nostro sfavore imposte dal contratto di affitto; ponderata la necessità di costruire una sede propria per la latteria, cogliendo occasione dei vantaggi proposti,
delibera di dare mandato a un tecnico, designato nella persona del geometra sig. Giovanni
Colautti per la compilazione di un progettino, senza impegno, da presentarsi al consiglio entro il 15 corr. e che risponda al seguente quesito:
a) Valore dell’attuale fabbricato e terreno dell’ex asilo “Marco Volpe”, località prescelta, richiesta prezzo agli attuali proprietari, condizioni di pagamento, interessi.
b) Se detto locale si presta ad adattamento a latteria e quale la spesa.
c) Prevedere tutte quelle sistemazioni rispondenti alle esigenze delle vigenti leggi igienico-
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Relazione sui magazzini ex Trevisini
21 febbraio 1931
sanitarie e ai più moderni requisiti tecnici. Delibera inoltre di dare incarico al sig. Bortolini
segretario di zona della Federazione Sindacati Fascisti Agricoltori per espletare tutte quelle
pratiche e trattazioni col sig. podestà onde ottenere quei vantaggi materiali e tutte la indennità possibile per lo sgombro anticipato dei locali, quando questo sia reso realizzabile dalla
costruzione della nuova sede sociale.
Seduta consigliare del 15 febbraio 1931
Il vice presidente dà lettura e visione dell’elaborato del geometra Colautti circa l’acquisto
fondi ex asilo e spese necessarie per l’adattamento fabbricato. Risultando una cifra eccessiva propone anche di far preparare dallo stesso geometra, altro elaborato per il fabbricato
ex Trevisini (attuale proprietà Carminati Gio Batta).
Assemblea generale ordinaria 22 febbraio 1931
Il socio Colonello Felice si mostra contrario alla proposta di provvedere per ora una nuova
sede per la nostra latteria data la crisi finanziaria che stiamo attraversando. Il sig. Bortolini,
presidente della seduta, risponde opponendo varie argomentazioni in favore del progetto,
prima fra le quali la eventualità di dover abbandonare l’attuale residenza molto presto, ove
ciò fosse ritenuto di utilità pubblica; osserva che in ogni caso la spesa non deve impressionare perché non farebbe carico ai singoli soci ma verrebbe mano mano ammortizzata con
gli utili della latteria; rileva che la sola Latteria di Spilimbergo fra quelle che si trovano sotto la sua zona non ha una sede propria. Gli sembra quindi opportuno che l’assemblea dia
mandato al nuovo consiglio di studiare e vagliare il progetto di cui trattasi per proporre l’approvazione a una prossima convocazione straordinaria.
Parla pure il socio Colonello Angelo riportandosi esso pure alle ragioni svolte dal socio Colonello Felice asserendo che il comune non ha bisogno subito del nostro locale, che nel momento attuale gli agricoltori non possono crearsi dei nuovi debiti che dovrebbero poi lasciare
ai loro figli data l’eventualità di essere nuovamente chiamati a vestire il grigio-verde. A questo punto alcuni soci battono le mani.
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Il presidente risponde biasimando innanzi tutto
quei soci che hanno battuto le mani; ripete che
trattasi dell’interesse comune dei soci e che il debito da incontrarsi non farebbe carico ai singoli soci, che questi non sarebbero chiamati a firmare
delle cambiali, cita l’esempio di altre latterie che
non avevano locale proprio e che con la solidarietà, comune consenso e buona volontà, hanno costruito la loro latteria ed in pochi anni hanno ammortizzato il debito.
Seduta consigliare del 1º marzo 1931
Viene eletto presidente Lino Durigon con 7 voti.
Relazione sul fondo De Stefano,
29 marzo 1931
“I sottoscritti come da incarico ricevuto
dal consiglio di amministrazione di codesta latteria per esaminare il fondo di proprietà del signor Pietro De Stefano situato sulla via… per redigere un fabbricato
ad uso latteria rispondono come segue:
che da visione presa, come posto corrisponderebbe perfettamente, ma quanto all’area è troppo vasta, mq 2.300 circa. Le venne pure chiesto dai sottoscritti
se intendeva il proprietario cederne una
parte e cioè circa da 600 a 1.000 metri
quadrati. Ci ha soddisfatti anche a questa richiesta ammettendo il frazionamento; a noi non rimaneva altro che vedere del prezzo, ed anche qui potemmo
saperlo come segue: se da mille metri2
£ 30 al metro2, se tutta la porzione £ 20
al metro2. Conclusione i sottoscritti non
sono di parere favorevole per la questione pecuniaria perché porta un peso finanziario troppo forte solo per il fondo.
Lenarduzzi Anselmo V.P., Colonello Felice,
Rossi Guseppe, Garlatti Venturini Angelo”.
Seduta consigliare del 22 marzo 1931.
Il sig. Lino Durigon declina la carica di presidente. Viene eletto il sig. De Marco Ferruccio
che dichiara di accettare tale carica benché le sue molteplici occupazioni non glielo permetterebbero, con la condizione però che il vice presidente si obblighi alla sorveglianza continua di tutti i servizi della latteria e che venga fissato un turno settimanale fra i consiglieri, in
guisa che vi sia tutti i giorni un consigliere per la sorveglianza dei vari servizi della latteria.
Acquisto fondo. Il nuovo presidente informa i consiglieri dell’occasione che si presenterebbe per l’acquisto di un terreno di proprietà De Stefano Pietro per l’erigendo fabbricato della latteria; esprime il parere che non si lasci andare l’occasione di aggiungere che le condizioni non sarebbero gravose.
Facendosi carico del continuo diminuirsi della vendita del latte, il consiglio delibera di far
pratiche verso le competenti autorità per la vendita esclusiva del latte da parte della latteria;
in particolar modo perché venga esercitata la massima pressione per l’applicazione del regolamento circa la vendita del latte a domicilio.
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il nuovo edificio|
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Seduta consigliare del 12 aprile 1931
Proposta di acquisto terreno per il fabbricato da
erigersi per la latteria. Il presidente riassume le
varie proposte e cioè:
– fondo De Stefano lungo il viale Barbacane spesa
d’acquisto da 15 a 20 mila lire al mq;
– fondo ex asilo spesa d’acquisto 35.000 lire;
– fondo Rubazzer (ex Del Negro) in continuazione
dell’orto Mascherin circa 400 mq, spesa d’acquisto 6.000 lire.
Crede opportuno prima di prendere alcuna decisione in merito di visitare le latterie di Arzene e San
Martino, fissando allo scopo il giorno di domenica 19 corr. ore 8 con l’intervento di esso presidente, del Vice presidente, del consigliere Rossi nonché del sig. Durigon.
Area del centro storico di Spilimbergo,
al mappale n. 67 a fianco delle ex caserme, l’edificio della latteria dà sulla piazzetta di via Cisternini.
La piazzetta, ora Walterpertoldo, è stata
per anni un luogo di incontro in attesa
della distribuzione del latte. Una lamentela del 1948 al direttore del giornale “Il
Mattino del Popolo” recitava così “Quasi
quotidianamente ci pervengono da parte dei cittadini proteste e lamentele per il
deficiente servizio di vendita del latte. Infatti coloro che hanno occasione di transitare nei pressi della locale latteria nelle ore di distribuzione del latte, hanno
modo di constatare come una lunga fila di donne, vecchi e bambini schiamazzanti attendono il proprio turno proprio
così come al tempo infausto della guerra. E quei vecchi e quelle donne e quei
bambini sono costretti a stare ore interminabili anche sotto le intemperie. Non
si potrebbe farsì che venga autorizzata
l’apertura di una nuova latteria”.
Il dott. Federico di Spilimbergo rispose con le sue precisazioni in difesa della latteria.
Seduta consigliare del 3 maggio 1931
Relazione visita di alcune latterie. Il presidente riferisce verbalmente circa la visita fatta il
giorno 19 aprile ai fabbricati delle latterie di S. Martino, Arzene e Valvasone.
In merito alla proposta di acquisto terreno o fabbricato per l’erezione della latteria, dopo varia discussione prevale nei consiglieri il concetto:
1) di interpellare anzi tutto il Podestà per sapere se la nostra latteria debba provvedere in altra residenza prima della scadenza dell’attuale contratto d’affittanza;
2) date le condizioni favorevoli del momento essere conveniente di fare intanto l’acquisto
del locale o terreno, salvo di provvedere quando sarà necessario ai lavori di costruzione o
di adattamento;
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Piazzetta di via Cisternini,
Antonio Baldini, 1935 ca.
Archivio Craf Lestans
3) fra i diversi progetti di acquisto dare la preferenza all’ex Asilo, come quello che offre le condizioni più favorevoli come posizione, come vicinanza immediata allo scolo del Barbacane e come
quello che esige una minore spesa per l’adattamento.
Eugenio Zavagno con il fratello
Antonio davanti all’ingresso della
latteria nel 1955
Il cartello all’entrata, posto dal Comune
di Spilimbergo, diceva: “È severamente
proibito in questa piazza qualsiasi giuoco che rechi molestia alle persone e danno alle cose”.
In realtà, anche negli anni successivi, la
piazzetta fu teatro di giochi e partite di
calcio tra i ragazzini del paese.
Archivo Eugenio Zavagno
Seduta consigliare del 2 agosto 1931
Provvedimenti per l’eventuale sloggio dei locali attualmente occupati. Il presidente legge
la lettera in data 30 luglio con la quale il sig. podestà comunica che i locali tutti delle ex caserme, compresa la latteria vennero richiesti dall’autorità militare per alloggiamenti e che il
relativo contratto di compravendita avrà luogo entro il mese di agosto. Osserva essere quindi necessario provvedere con la massima sollecitudine ad un nuovo locale per la sede della latteria; ritiene perciò doversi convocare l’Assemblea dei soci in via straordinaria per domenica prossima 9 corr.
Il consiglio dà incarico al geom. Giovanni Marin di rivedere il progetto del perito Colautti e
di portarvi quelle modificazioni che si renderanno necessarie in relazione al locale che sarà
prescelto per la costruzione della latteria.
Assemblea straordinaria del 9 agosto 1931
Il presidente comunica che il podestà ha venduto tutti i locali delle ex caserme all’amministrazione militare. Da ciò la necessità di provvedere una nuova sede per la nostra latteria;
dimostra i vantaggi che ne deriveranno al paese per la presenza della truppa; informa che
il comune è disposto a venire incontro alla latteria con un’indennità. Riguardo al finanziamento dei lavori informa che il titolare della locale Cattedra d’Agricoltura sig. Missio ha promesso il suo appoggio per chiedere la concessione di un Prestito Agrario per la somma di
£ 30 mila al tasso di interesse del 4,25% e per il rimanente importo crede non sarà difficile
procurarlo coll’interesse non superiore dal 6,25%.
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il nuovo edificio|
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I soci riuniti in assemblea straordinaria udite le comunicazioni della presidenza sulla necessità di
provvedere urgentemente alla sistemazione di una
sede propria con locali adatti per la lavorazione del
latte e per la conservazione del formaggio, con magazzini etc. danno mandato al consiglio di presentare per una successiva convocazione dell’assemblea del 30 agosto corr. un progetto finanziario per
tale costruzione.
Primo progetto e relazione tecnica
del geom. Marin per la costruzione
del caseificio
“L’ottimo risultato dato alla lavorazione
estiva dei nostri prodotti dall’uso della
cantina di proprietà Ciriani effettuato negli scorsi anni non poteva sfuggire alla
nostra attenzione e quindi dar luogo alla necessità di costruire un locale simile nel fabbricato in progetto. Mentre la
sua ubicazione al lato di tramontana, e
quindi con tre arie, gli assicura un’ottima ventilazione, la sua estensione è tale
da contenere l’intera produzione estiva
senza alcun ingombro. In corso di lavoro sarà provveduto alla costruzione di
una boccaporta che munita di un apposito meccanismo semplice servirà al saliscendi del formaggio e degli attrezzi, il
che permetterà di ridurre le dimensioni
della scala d’accesso. (…)”
Seduta consigliare del 23 agosto 1931
Acquisto terreno per la costruzione della nuova latteria. Il presidente riferisce tutte le pratiche esperite in riguardo alla località dell’ex asilo “Marco Volpe”, pratiche che si risolverebbero con l’assaggio esperito a cura del geom. Giovanni Marin per decidere circa la solidità o meno del sottosuolo. Il geom. Marin spiega dettagliatamente che da tali assaggi risulta
la poca solidità del sottosuolo che obbligherebbe a portare le fondazioni alla profondità di 5
metri e forse a demolire tutto o gran parte del fabbricato attuale. I consiglieri e la commissione decidono di abbandonare tele località. Il presidente informa che altre località in vista,
per le quali sarebbe stata avviata qualche pratica sarebbero quella del sig. Pietro De Stefano lungo il viale Vittorio Emanuele e quella del sig. Rubazzer quasi di fronte alla latteria attuale; che nei riguardi di avere la latteria possibilmente nel centro dell’abitato per maggiore
comodità della popolazione, sarebbe preferibile l’orto Rubazzer.
Per desiderio espresso del presidente, tutti gli intervenuti si portano seduta stante sopra luogo alle due località esaminate per le opportune considerazioni.
In seguito a tale sopralluogo il consiglio di concerto con i membri della commissione incarica il presidente a far pratiche presso il sig. Rubazzer e a trattare e stipulare eventualmente le condizioni d’acquisto, rivolgendosi verso il sig. Pietro De Stefano nel caso non potesse
raggiungere un accordo con lo stesso sig. Rubazzer.
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Seduta consigliare del 24 agosto 1931
Prospetto principale del progetto
geom. Giovanni Marin
Il progettista fu assistito nella costruzione dell’edificio dal maestro Severino Giacomello, direttore della Scuola di Mosaico dal 1946 al 1975, esperto di ornato
architettonico.
Il suo apporto si vede nei ferri battuti e
nelle mondanature realizzati.
Il presidente comunica al consiglio che oggi stesso
ha stipulato col sig. avv. Otello Rubazzer le condizioni per l’acquisto del terreno ad uso orto di fronte alla latteria attuale giusto lo schizzo che
il geom. Marin rende visibile e spiega ai presenti.
Seduta dei giorni 28-29 agosto 1931
È pure intervenuto il prof. Salvino Braidot ispettore dei caseifici presso la Cattedra Ambulante di Agricoltura di Udine. Il geom. Giovanni Marin, invitato dal presidente, presenta il progetto di costruzione della nuova latteria, del quale gli intervenuti prendono visione. Si discute animatamente circa la disposizione dei locali e loro dimensioni.
Il presidente informa circa l’esito delle pratiche fatte col sig. podestà dalle quali risulta l’accordo raggiunto in merito all’indennità da concedersi dal comune alla latteria nella cifra di
£12.000 da corrispondersi in quattro annualità, informa pure di avere data assicurazione
scritta al comune circa il rilascio dei locali per il 15 ottobre p.v.
Nella seduta del 29 agosto il progetto del geom. Marin viene approvato all’unanimità.
Assemblea straordinaria del 30 agosto 1931
Trovasi esposto sul tavolo della seduta il disegno ed il progetto di costruzione della nuova latteria, redatto dal geom. Giovanni Marin e molti soci ne prendono visione. Vengono esposte
all’assemblea le ragioni della scelta dell’orto Rubazzer che prospetta sulla piazzetta della via
Cisternini e descritto il piano finanziario per la costruzione dell’edificio. Il progetto e il piano
finanziario vengono approvati all’unanimità con prova e controprova.
Per tranquillità dei soci dei casali di Bussolino l’assemblea assicura la continuità del funzionamento dell’attuale casello di ricevimento latte.
L’assemblea dà mandato infine al consiglio di provvedere all’immediato appalto dei lavori di
costruzione del fabbricato con quelle modalità che crederà più opportune, tenuto presente l’obbligo del rilascio dei locali attuali al 15 ottobre p.v. e di iniziare sollecitamente la pra-
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Verbale di inizio lavori,
9 settembre 1931
tica a mezzo del dr. Missio titolare della locale Cattedra di Agricoltura per ottenere il prestito
agrario di favore, di definirlo e di impegnarsi con effetti cambiari, nonché di provvedere ad
altri prestiti che si riterranno necessari si con privati che con banche locali.
Seduta consigliare del 3 settembre 1931
Scopo della riunione è quello di aprire le schede di offerta presentate dalle cinque Imprese
invitate per l’appalto dei lavori di costruzione della nuova latteria; prima di aprire viene fissato il ribasso minimo nella cifra dell’8%. Il presidente apre quindi le 5 schede presentate
in busta chiusa e ne proclama il risultato come segue:
1) Impresa Ing. Cedolin e Ceconi: dichiara non poter assumere il lavoro avendo altri impegni
2) Impresa De Giorgi Giovanni: ribasso del 2 per cento
3) Impresa Toneatti Fabrici: nessun ribasso
4) Impresa Giacomello Pietro: ribasso del 3 per cento
5) Impresa Mirolo Romano: ribasso del 3.10 per cento.
Il consiglio delibera di comunicare per iscritto domani stesso a tutte le 5 imprese il risultato
negativo dell’asta e dà mandato al presidente di esperire delle pratiche privatamente verso
le due imprese che hanno offerto un ribasso maggiore per vedere se sia il caso di ottenere
dalle stesse migliori condizioni prima di decidere l’esecuzione dei lavori in economia. Il consiglio dà pure mandato alla presidenza di portare delle modificazioni alla sala delle lavorazioni, ricavando la scala a una sola rampa, di ridurre la larghezza del fabbricato a m. 12 aumentandone la lunghezza a m. 26 e di studiare la possibilità del piano rialzato. Il sig. Lino
Durigon domanda che la presidenza esplichi delle pratiche verso il venditore del fondo per
acquistare ancora qualche metro dietro la chiesa, dando modo di costruire una tettoia per
servizi indipendenti dal nuovo fabbricato.
Seduta consigliare del 7 settembre 1931
Il presidente comunica di aver ottenuto in definitiva dall’Impresa Mirolo Romano il ribasso
del 6 (sei) per cento sui prezzi di progetto; per cui ha ritenuto conveniente di accettare tale
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il nuovo edificio|
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Petizione dei soci per ottenere
modificazioni al progetto,
5 settembre 1931
Concessione edilizia per la costruzione
della latteria, 15 settembre 1931
Archivio Premiata Latteria Sociale
Turnaria di Spilimbergo
condizione, di stipulare con l’impresa stessa il regolare contratto d’appalto e di dare incarico senz’altro all’impresa di iniziare i lavori.
Legge quindi una petizione presentata da n. 36 soci con la quale si domandano le seguenti modificazioni al progetto:
1) di aumentare la superficie della cantina da adibirsi a salatoio, ricavandola sotto metà della sala di lavorazione
2) di tenere la costruzione del fabbricato a non meno di metri tre dalla piazza per dar modo
di costruire subito o in un secondo tempo un porticato o una pensilina decorosa.
Domanda la parola il geom. Marin (il quale appare agitato alquanto) per affermare non esservi bisogno delle chieste modificazioni e conclude che l’assemblea ha già approvato il
progetto dei lavori e che trattandosi di nuove modificazioni occorre venga convocata nuovamente l’assemblea. Il presidente oppone alle chieste modificazioni le due difficoltà della
spesa e del tempo ristretto disponibile.
Dopo viva discussione il presidente mette ai voti le modificazioni chieste che non vengono approvate.
Dopo ulteriore discussione circa la capacità necessaria per il salatoio e magazzino, si viene
a un accordo sul concetto di un prolungamento di metri due o tre sul lato nord ad aumento del salatoio e magazzino.
Resta concordamente convenuto di conservare il piano rialzato e di escludere la pensilina
sulla fronte sud; rimane pure convenuto di affidare la direzione dei lavori al progettista sig.
geom. Giovanni Marin. Quest’ultimo accetta l’incarico dichiarando di non esigere alcuna
competenza per la direzione dei lavori.
Seduta consigliare del giorno 25 ottobre 1931
Viene prospettata dagli intervenuti la necessità di provvedere alla pavimentazione con piastrelle greificate in cotto nonché al rivestimento interno delle pareti fino all’altezza di m 1,70
in marmolino e alla riduzione della scala ad una sola rampa.
Il presidente invita il geom. Marin a dare qualche ragguaglio circa la maggiore spesa per i
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il nuovo edificio|
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Insegna del caseificio
Il mosaico è stato restaurato dal maestro Rino Pastorutti, il quale ha realizzato il mosaico “Cave canem” visibile all’ingresso del caseificio.
Foto Rino Pastorutti
Lettera della Scuola Mosaicisti
Antonio Baldini fu direttore e docente
della Scuola dal 1928 al 1941.
lavori di cui sopra. Il geom. Marin assicura che la
spesa globale, anche tenuto conto delle modificazioni proposte, si aggirerebbe sulle £ 85.000 senza il valore del fondo.
Il sig. Lino Durigon dimostra la necessità di provvedere all’acquisto di un’altra porzione di
fondo dal sig. Rubazzer verso ponente, porzione che in seguito a visita fatta dagli interessati seduta stante, risulta di circa mq. 30 il cui valore sarebbe quindi di £ 660. Il consiglio approva in massima le modificazioni e l’acquisto del nuovo pezzo di fondo.
Seduta consigliare del giorno 6 dicembre 1931
Il presidente osserva doversi pensare a coprire il nuovo fabbricato dall’assicurazione contro l’incendio e rileva la convenienza di assicurarlo per la totalità del suo valore e cioè per
£ 90.000.
Lettera della Scuola Mosaicisti del giorno 24 gennaio 1932
Egregio sig. F. De Marco presidente della Latteria di Spilimbergo, mi permetto di trasmetterle la nota di costo della targa per la facciata della latteria. Come ella potrà notare tale costo non è lontano dalla cifra di precisione, nonostante che, per ragioni didattiche, non mi è
stato possibile far eseguire il lavoro dagli alunni del corso didattico inferiore e ho dovuto farlo eseguire dai giovani del corso libero ai quali si deve necessariamente corrispondere una
cointeressenza. Insieme al conto le segno quanto valga effettivamente la targa al prezzo minimo commerciale onde ella possa informare il consiglio della latteria del vantaggio conseguito dalla scuola.
Con perfetta osservanza, prof. A. Baldini.
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il nuovo edificio|
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Seduta consigliare del giorno 7 febbraio
1932
Gratifica al casaro e alla casara. Il consiglio sopra proposta del presidente delibera di concedere al casaro Isola Giovanni a titolo di premio per
la buona riuscita del formaggio e per sue maggiori
prestazioni nel cambiamento di sede della latteria
una gratifica di £ 300 e queste a tutto 31 dicembre
1931; delibera pure di concedere alla casara Filipuzzi Lucia una gratifica di £ 100 per sue maggiori
prestazioni e pel cambiamento di sede.
Il nuovo edificio
Dalla relazione tecnica del geom. Marin
ai soci, 18 dicembre 1932:
“…Considerata la posizione centrica in
cui è sorto il fabbricato si è quindi riconosciuta la necessità di dare alla facciata un aspetto rispondente all’ambiente
nonché all’uso cui il locale doveva servire
pur cercando di tenere la spesa al minimo indispensabile pur eseguendo in pietra lavorata i contorni del portale e delle
finestre nonché la gradinata d’accesso e
l’attico completo con iscrizione…
…Fiduciosi che il nostro operato eseguito serenamente e coscienziosamente ottenga la vostra approvazione chiudo
questa mia breve relazione formulando
i migliori auguri per il buon andamento
della nostra società”.
29 dicembre 1932, dichiarazione di
solidità dell’impresa Mirolo
Assemblea generale straordinaria dei soci del giorno 28 febbraio 1932 tenutasi
nei locali della propria nuova sede
Sono intervenuti all’adunanza dietro particolare invito: il segretario politico del Fascio sig. dr.
Fausto Missio titolare della locale Cattedra di Agricoltura e il sig. Salvino Braidot, ispettore
dei caseifici della provincia.
Il dott. Braidot si compiace anzitutto che anche la Latteria di Spilimbergo sia riuscita ad
avere una sede propria che risponde a tutti i requisiti voluti; deve richiamare poi l’attenzione dei soci tutti sugli impegni assunti per la sua costruzione e sul preciso obbligo di ciascuno di concorrere all’alleviamento del peso, assolvendo interamente il proprio dovere di
portare tutto il latte alla latteria; stigmatizza il contegno di quegli agricoltori (purtroppo numerosi) i quali per ricavare un piccolo effimero utile, preferiscono vendere il loro latte direttamente anziché entrare nella latteria, la quale sorse con l’idea di assicurare il latte alla cittadinanza.
88| la costruzione della nuova sede
il nuovo edificio|
89
Foto di gruppo dei soci e del consiglio
davanti al nuovo fabbricato, 1931
Archivio Guido Corrado
Mosaico realizzato nel 1931, ora
riposizionato all’ingresso del caseificio
Foto Interattiva
Assemblea straordinaria dei soci il giorno 18 dicembre 1932
Dietro invito del presidente il geom. Marin legge la propria relazione dimostrando esaurientemente tutte le ragioni che fecero salire la spesa oltre l’importo del preventivo; spesa globale che ascende a £ 134.898,05, compreso il costo del terreno e relative spese di contratto.
Detta liquidazione viene approvata all’unanimità con prova e controprova.
Inaugurazione. Il presidente propone che l’inaugurazione della nuova sede sociale abbia
luogo il 21 aprile e mette ai voti la proposta che viene approvata all’unanimità.
Seduta consigliare del giorno 2 aprile 1933
Bandiera. Il presidente chiede l’autorizzazione di provvedere la bandiera nazionale perché
è doveroso che la nostra latteria la esponga in tutte le ricorrenze pubbliche.
Inaugurazione. Ritenuta per l’inaugurazione della nostra sede la data del 21 aprile corr.
giorno del Natale di Roma, il presidente informa che non essendo ancora certo l’intervento del sig. prefetto in detto giorno per la inaugurazione della nuova Scuola di Mosaico, ritiene opportuno di stabilire che la inaugurazione della latteria non abbia luogo qualora non
intervenga S.E. il prefetto. Aggiunge essere questo anche il pensiero del dr. Zanuttini, Segretario della Federazione Agr. Fasc. col quale ebbe occasione di conferire, anzi perché appunto il locale è già da oltre un anno occupato al lavoro, non crede neanche necessaria la
inaugurazione.
90| la costruzione della nuova sede
il nuovo edificio|
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L’attività della latteria
l’attività della latteria|
93
Il lavoro, il latte e il formaggio
Dalla sua costruzione il caseificio divenne un punto di riferimento sociale ed economico per
la comunità di Spilimbergo e dintorni.
Ogni mattina e sera, agli orari stabiliti, il latte veniva portato dai soci in latteria sulla piazzetta di via Cisternini, nei grandi vasi per il latte, appena munto e ancora caldo.
Nella sala ricevimento il latte veniva pesato sulla bilancia: con cura si annotava sul libretto
di ognuno e sul registro quanto ne era stato conferito, per calcolare quanto sarebbe spettato
in burro e in formaggio a ciascuno. In latteria si scriveva molto: sui grandi registri del conferimento del latte, sul libretto di ciascun socio, sui bollettari in cui si riportavano le spese più
minute e più varie, compreso il compenso per i casari e gli aiutanti.
Nella parte destra della sala, il latte della sera rimaneva a “riposo” in bacinelle da cinquanta litri che venivano immerse a “bagnomaria” nella vasca di refrigerazione; il grasso che affiorava durante la notte veniva separato alla mattina per poi, attraverso la zangolatura, preparare il burro.
Una grande importanza rivestiva il controllo dell’igiene del latte, indispensabile per ottenere
un formaggio e un burro di prima qualità. Il latte veniva filtrato al momento della consegna,
e periodicamente controllato attraverso una serie di strumenti in dotazione alla latteria: provette, termometri, sostanze chimiche ecc.
Venne redatto e stampato il “Decalogo per la produzione di un latte buono e sano” e affisso
all’interno della latteria. Il regolamento, inoltre, imponeva ai soci un comportamento igienico
impeccabile con ammende per i trasgressori. Il socio che avesse provocato una “cotta guasta”, attraverso l’apporto di latte “improprio” e cioè sporco, allungato con acqua, rancido, di
due mungiture diverse ecc. sarebbe stato punito con una multa fino all’espulsione.
94| il lavoro, il latte e il formaggio
l’attività della latteria|
95
Salatoio della latteria ricavato nel
seminterrato
La sala indicata come salatoio in realtà
veniva utilizzata per le assemblee, per gli
incontri dei tecnici caseari, a volte come
magazzino.
Nel seminterrato, metà dello spazio circa
veniva utlizzato come salatoio e metà per
la stagionatura.
Si
B
Sc
Z
Le lettere poste sulla piantina indicano
la posizione delle varie attrezzature negli
ultimi vent’anni di attività sotto la direzione del casaro Brovedani.
Si vasca di distribuzione del siero, importante per alimentare i maiali
B bilancia per la pesatura
V vasche di raffreddamento per il latte
della sera
Sc scrematrice
Z zangola
C1 e C2 caldaie dell’acqua e del latte
P pressatoi addossati alla parete
V vaso in acciaio per la ricotta
R salone riunioni e assemblee
C1
C2
P
V
R
V
Planimetria dei locali allegata alla
richiesta dell’autorizzazione sanitaria
al Comune di Spilimbergo, 1962
“Il sottoscritto dott. Danilo Marin quale
presidente pro-tempore della Latteria sociale Turnaria di Spilimbergo ed esercente l’attività della trasformazione del latte
in burro e formaggio, nei locali ubicati in
via Cisternini al civ. n. 9, chiede alla S.V.
Ill.ma ai sensi della Legge 30 aprile 1962
n. 283 il rilascio della autorizzazione sanitaria. Fa presente che l’edificio dove viene svolta l’attività è composto da n. 6 vani
così destinati: sala di ricevimento, sia di
lavorazione, salatoio, magazzino, sala di
vendita, ufficio; e che la lavorazione viene compiuta con i seguenti macchinari:
due caldaie, una scrematrice e una zangola impastatrice”.
96| il lavoro, il latte e il formaggio
l’attività della latteria|
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Registro di consegna del 1959
Qui si annotavano le quantità di latte
conferito, venduto, lavorato e il formaggio ottenuto dalla lavorazione.
Intestazione di un registro del 1937
Libretto del latte n. 123 del 1970
Archivio Zaira Sartori
98| il lavoro, il latte e il formaggio
l’attività della latteria|
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Lucia Sovran, in servizio dal 1967
al gennaio 1991
“Sono stata felice in latteria, anche se la
fatica era tanta. Mai un giorno di ferie.
Alla fine le scale erano faticose e gli orari pesanti. Ma ricevevo i complimenti per
come era tenuta la latteria”.
Oltre al regolamento, esisteva tra i soci un codice d’onore: infatti, ad ogni violazione, il trasgressore veniva immediatamente riconosciuto dal casaro, sempre presente alla consegna
del latte e alla sua lavorazione, e la sua irregolarità veniva comunicata al consiglio e agli altri soci, arrecandogli “vergogna” oltre che danno economico.
Come già emerso dai verbali dell’inizio attività, fu istituita la Commissione vigilanza stalle che
periodicamente sorvegliava che le norme igieniche venissero rispettate da tutti in modo da
ricevere un latte di buona qualità.
Come era necessario badare alle mucche ogni giorno, così il lavoro della latteria non aveva
soste: nei verbali si legge di compensi al casaro per le domeniche e di gratifiche per il giorno di Natale. Lucia Sovran, in servizio presso la latteria per ben 24 anni, non fece un solo
giorno di ferie o malattia, solo un’assenza per la morte del fratello. Il suo impegno nel tenere
pulita ed efficiente la latteria era costante: andava dall’assistenza al casaro alla vendita del
latte, dalla pulizia delle forme al lavaggio delle tele. Se si passava per la latteria alla sera, si
poteva scorgere una lampadina accesa nelle cantine: Lucia finiva la sua giornata lavando gli
attrezzi, riponendo le tele per il giorno dopo e rientrava a casa a volte a notte inoltrata.
La sala per la lavorazione era quella centrale; qui si trovavano le attrezzature per la lavorazione del latte: la zangola e la scrematrice per la lavorazione del burro, le vasche, i pressatoi per quella del formaggio.
Versato il latte nelle caldaie in rame, il casaro portava la temperatura del latte a 35° C, agitandolo continuamente a mano o, in tempi relativamente più recenti, tramite un piccolo motore che azionava una pala (spino). Sotto le caldaie veniva portato il fuoco con un carrello
azionato a mano. Il caseificio venne dotato fin dalla sua costruzione anche di caldaie a nafta
poiché fu riscontrata la convenienza economica rispetto la legna. La legna necessaria veniva fornita dal socio di turno e, in seguito, acquistata anche dalla latteria, approvvigionamento che continuò negli anni soprattutto quando il prezzo della legna si dimostrava conveniente rispetto a quello della nafta.
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il lavoro, il latte e il formaggio
l’attività della latteria|
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Sala lavorazione della latteria
di Spilimbergo all’inizio dell’attività
Le macchine venivano azionate prima
dall’acqua della roggia che scorreva nei
pressi dell’edificio, successivamente da
un motore posto in fondo alla sala, tramite un albero di trasmissione che faceva scorrere le cinghie.
Archivio Guido Corrado
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il lavoro, il latte e il formaggio
Sala lavorazione
Lavori di installazione delle caldaie
negli anni ’80
l’attività della latteria|
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Consegna del latte: Renato Brovedani
e Ada Corrado, 1978
Pesatura sulla bilancia e fasi di
lavorazione
Archivio Renato Brovedani
L’odierno vocabolo “formaggio” è una
derivazione della parola “formos”; con
questa gli antichi greci solevano indicare il paniere di vimini nel quale era d’uso
riporre il latte cagliato per dargli forma.
Il “formos” greco divenne poi la “forma” dei romani, che a sua volta si trasformò nell’antico francese in “formage”
per arrivare infine ad assumere le moderne versioni nelle varie lingue. L’origine del formaggio si intreccia con le abitudini dell’uomo primitivo, che si pose di
fronte alla necessità di poter utilizzare, il
più a lungo possibile, le capacità nutritive del latte degli animali allevati. Un po’
l’ingegno, un po’ la casualità, consentirono di giungere alla scoperta della cagliata e quindi del formaggio. La sua vera origine si perde in una leggenda che vede
come protagonista un mercante arabo.
Egli dovendo attraversare il deserto, come alimento, portò con sé del latte fresco
contenuto in una bisaccia di stomaco di
pecora. Il caldo, il movimento, gli enzimi
presenti sulla parete dello stomaco della pecora, riattivati dal calore, acidificarono e coagularono il latte trasformandolo in “formaggio”. Successivamente, nei
secoli l’arte casearia si sviluppò, mantenendo tuttavia costanti gli elementi di base: latte, sale, calore, caglio.
Un termometro di grandi dimensioni serviva a tenere sotto controllo la temperatura del latte. Raggiunta la temperatura veniva aggiunto il caglio, sostanza ottenuta dalla essiccazione degli stomaci
dei vitelli appena nati e che abbiano succhiato solo colostro. Tramite i suoi enzimi produce acidità e
aiuta la coagulazione del latte, separando cagliata dal siero. La caseina, che è la proteina più importante contenuta nel latte, con l’effetto del caglio tesse un fitto reticolo che imbriglia tutti i più
importanti componenti e forma una massa. Dopo
circa 20/25 minuti di coagulazione la massa gelatinosa veniva tagliata utilizzando un apposito strumento, il frangicaglio detto anche lira (dalla forma
dello strumento musicale dei tempi di Nerone); i
granuli ottenuti avevano le dimensioni di piccole
noccioline.
A questo punto iniziava la cottura vera e propria,
che durava dai 25 ai 30 minuti, alla temperatura
di 47° sempre mantenendo la massa in agitazione fino a lasciare depositare tutto sul fondo della caldaia.
Una volta estratta dalla caldaia, a forza di braccia
e con l’aiuto di una ampia tela di lino, la pasta di formaggio veniva collocata nelle fascere
e pressata. La pressatura aveva lo scopo di far uscire tutto il liquido rimanente, e di mettere in forma il formaggio. A questo scopo, la forma di formaggio veniva girata 3 volte, l’ultima prevedeva la rimozione della tela e l’inserimento, tra fascera e formaggio, del marchio Spilimbergo assieme alla data e ai numeri del socio a cui appartenevano le forme. La
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il lavoro, il latte e il formaggio
l’attività della latteria|
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Fase di pressatura
A destra i pressatoi negli anni ’70, di modello diverso da quelli nell’immagine di
pagina 102, in basso quelli in dotazione
alla fine degli anni ’80.
Il casaro in salatura
Archivio Renato Brovedani
Marchio “Spilimbergo”, numeri e
collocazione nelle fascere, e quindi la prima fase
lettere utilizzati in latteria
della lavorazione, terminava solitamente intorno
Dal maggio 1932 il casaro Isola iniziò ad
alle tredici. La mattina successiva, le forme veapporre sulle forme il timbro “Spilimbergo” oltre alla numerazione che veniva già
nivano tolte dalle fascere facendo scivolare via le
utilizzata.
targhette metalliche. In seguito alla pressatura si
Archivio Premiata Latteria Sociale
formavano delle sottili striscioline di formaggio ai
Turnaria di Spilimbergo
bordi: queste erano ambite da tutti, specialmente
dal socio di turno che ne rivendicava la proprietà.
Molte altre volte queste venivano regalate ai bambini sempre numerosi in latteria.
La salatura del formaggio ha come scopo di conferire un miglior sapore, garantirne la conservazione e modificarne la fermentazione. Negli ultimi anni esse venivano immerse per 48
ore nella salamoia, in grandi vasche poste a metà del salatoio, nel seminterrrato. Una volta
estratte le forme di formaggio venivano salate a secco, ben disposte sui tavoli allineati; la salatura durava 6-8 giorni, il sale veniva cosparso su tutta la superficie del formaggio, il casaro lo passava a mano, di forma in forma, e controllava la sua equa distribuzione. Ogni due
giorni le forme venivano girate e salate dall’altro lato.
Nel fresco della cantina, le forme di formaggio venivano poi messe a stagionare sugli scaffali,
l’una accanto all’altra. La sala era riempita sino al soffitto di tavole e di forme in file di dieci in
altezza per cinque in larghezza. Il casaro e la sua inserviente impiegavano ore nella cura del
formaggio: la crosta veniva raschiata per impedire la formazione della muffa. Le forme venivano rivoltate ogni due giorni per far asciugare il lato del formaggio che, appoggiando sulle
tavole, assorbiva l’umidità favorendo così una più omogenea maturazione del formaggio.
La temperatura del locale non doveva superare i 10°-15° C per garantire una buona stagionatura: le forme, infatti, non dovevano gonfiarsi, né screpolarsi, né assumere un gusto amaro o un colore strano, né presentare parassiti.
Dopo trenta giorni il formaggio veniva consegnato al socio, pulito e stagionato.
Questo fino al 1981 quando la latteria si trasformò in cooperativa e il modo di lavorare cambiò. Il latte veniva raccolto anche a domicilio attraverso il servizio effettuato due volte al gior-
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il lavoro, il latte e il formaggio
l’attività della latteria|
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Stampi del burro
Archivio Guido Corrado
Carte per le confezioni del burro
e della ricotta
Le confezioni del burro erano da 500 g
e da 250 g
Archivio Renato Brovedani
La zangola, la scrematrice e lo stampo
no dal casaro: con il furgone mattina e sera passaper il burro
va nei casali limitrofi di Cosa, Bussolino, Tauriano
Archivio Renato Brovedani
ecc. e ritirava il latte. Questo veniva retribuito e il
formaggio ottenuto venduto direttamente o ai commercianti.
Per fare il burro, la mattina veniva prelevata la panna che derivava dall’affioramento del latte nelle bacinelle e, assieme a quella ricavata dal siero, messa nella zangola a botte. Questa
sbatteva energicamente la panna fino a formare, in 25 minuti circa, una pasta giallastra: il
burro. La pasta del burro usciva dalla zangola pronta per essere modellata negli stampi di
varie misure e confezionata con la carta riportante l’intestazione della latteria. Per costruire le zangole a botte, si usava legno scelto e ben stagionato: faggio, castagno o rovere. Erano dotate di cerchioni a tensione regolabile, di spia di vetro e di un ampio portello per facilitarne la pulizia.
La scrematrice serviva per estrarre dal latte e dal siero quanta più crema possibile, utilizzando la forza centrifuga.
In latteria, negli ultimi tempi, il casaro preparava anche la ricotta. In un vaso di acciaio della capienza di 2 ettolitri veniva bollito circa 1,5 ettolitri di siero prima della scrematura. Il vaso, mobile, era posizionato nella sala lavorazione; attraverso la caldaia a vapore il siero portato a ebollizione faceva affiorare la ricotta che veniva subito confezionata pronta per essere
venduta.
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il lavoro, il latte e il formaggio
l’attività della latteria|
109
La storia continua
Non solo latte…
Oltre all’attività di raccolta e lavorazione del latte, i locali del caseificio furono sede di incontri, assemblee, riunioni sindacali e corsi che si svolgevano nel salone in fondo all’edificio.
Qui si tennero lezioni casearie per giovani allievi casari indette dall’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura Sezione Speciale di caseificio. L’Unione Cooperative del Friuli istituì qui
nell’immediato dopoguerra il recapito di zona per il Mandamento di Spilimbergo fissando
“il giorno di sabato (in mattinata) e ciò per comodità dei cooperatori che, approfittando del
giorno di mercato hanno più facilità di recarsi a Spilimbergo e quindi di prendere contatto con il nostro funzionario”. Nello stesso periodo l’Unione Cooperative creò qui uno spaccio con il “campionario degli indumenti provenienti dagli U.S.A. in distribuzione alle istituzioni cooperative ns. aderenti”.
È del 1952 un telegramma che recita “Dovendo casari del mandamento riunirsi oggi ore
14,30 assemblea pregola mettere loro a disposizione una sala. Ringraziamo. Associazione
Tecnica Caseari”.
Attraverso la latteria si attuarono, inoltre, numerose forme di solidarietà che venivano sollecitate sia ufficialmente attraverso lettere e missive, sia a mezzo dei soci e consiglieri che si
facevano portavoce delle necessità della comunità. La latteria promosse sottoscrizioni tra i
soci per la ristrutturazione del duomo, per le iniziative agostane, per l’asilo-monumento, per
l’ospedale civile ecc. Con la fornitura gratuita di latte e siero sostenne le famiglie povere e le
istituzioni benefiche di Spilimbergo e dintorni.
La latteria costituiva un centro di aggregazione solidale dove l’impegno comune si concretizzava nel lavoro e nell’aiuto reciproco.
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non solo latte…
la storia continua|
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Piantina del caseificio dopo la
ristrutturazione del 1977
e quella successiva agli interventi
di ammodernamento del 1986
Archivio Premiata Latteria Sociale
Turnaria di Spilimbergo
L’ente promosse sempre la cooperazione e divenne interlocutore privilegiato di istituzioni
agricole e associazioni di categoria.
Un anno dopo il sisma del 1976 il presidente scriveva alla Regione e all’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Pordenone lamentando di non aver ancora ricevuto risposta alla richiesta di contributi per i danni causati dal terremoto all’edificio sottolineando quanto
segue: “Si è, invero, in qualche modo diffusa presso famiglie di agricoltori la notizia che, esistendo nel Comune di Spilimbergo la Cooperativa Agricola Medio Tagliamento, si vorrebbero considerare superati gli esistenti caseifici di dimensione minore e non si penserebbe di
provvedere al loro restauro: ma nel caso in cui una tale notizia avesse fondamento, relativamente a questa latteria si ritiene utile prospettare i seguenti fatti e motivi: questo caseificio
ha ormai oltre cinquant’anni di attività, ha sempre operato con soddisfazione degli agricoltori associati, ha costituito come tuttora costituisce una associazione che cementa la cooperazione e favorisce preziose risorse economiche, è struttura gradita agli agricoltori perché
tutela la loro libertà e il diritto di iniziativa e di decisione, è ente che si è dimostrato utile in
ogni momento difficile (nell’ultimo conflitto mondiale e nei critici momenti successivi) ed è
ente che in tali periodi ha fornito alla popolazione la risorsa di procurarsi essenziali rifornimenti (latte, formaggio e burro), è ente che ha localmente un mercato che si giova dei prodotti suindicati; è ente che dà luogo a una produzione apprezzata e aderente a una ormai
consolidata, pluridecennale tradizione della quale davvero apparirebbe incomprensibile ed
erroneo non tenere opportuna considerazione; è ente che ha per lunghi periodi provveduto
a fornire, a prezzo agevolato, il latte occorrente a locali benemeriti enti (l’ospedale civile, la
casa di riposo, l’orfanotrofio); è, infine, ente che concorre a indurre l’agricoltura a perdurare nell’esercizio della sua non lieve ma pregevolissima fatica: e non potrebbe pertanto – come accennavasi – che apparire lesivo di giuste aspirazioni e ragioni il non concorrere nella
massima misura possibile a debitamente sovvenzionare e agevolare il pieno ripristino della
struttura e del compito sociale della latteria, in favore della quale si sta esponendo”.
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non solo latte…
la storia continua|
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1991
Renato Brovedani, Lucia Sovran e Louise Theio, ultima inserviente in servizio fino alla chiusura nel 1991
Archivio Lucia Sovran
Saggio congiunto dell’orchestra
giovanile e della filarmonica diretto dal
maestro Franco Brusini, estate 1997
L’atto per la ricostituzione della Società
Filarmonica di Spilimbergo venne firmato
nel salone della latteria, e in questi locali
iniziarono le lezioni nel 1995 con tredici
allievi. Ora la società conta un centinaio
di allievi e ha la sua sede presso la Casa
dello Studente a Spilimbergo.
Archivio Istituto musicale “G.A. Fano”
Nel 1981 assunse la forma della società cooperativa con la denominazione di “Premiata Latteria Sociale di Spilimbergo - Soc. Coop. a r.l.”. Nell’anno
seguente venne stipulata una convenzione con la
Cooperativa Agricola Medio Tagliamento per la cessione del latte in esubero al quantitativo giornaliero
normalmente lavorato e cioè di diciotto quintali.
Negli anni seguenti venne progettata e realizzata
una serie di opere di sistemazione del fabbricato date le sue precarie condizioni igienico-sanitarie e in particolare: demolizione e rifacimento degli intonaci, dei pavimenti, realizzazione ex novo di servizi igienici, isolamenti termici alle pareti, rifacimento degli impianti elettrico e idrico. Vennero acquistate nuove attrezzature necessarie alla lavorazione: due caldaie
a doppio fondo, una panettatrice, una zangola, una scrematrice ecc.
L’attività della latteria continuò fino al 22 ottobre 1991. In seguito alla normativa agricola in
materia di zootecnia, di produzione del latte e del commercio dei prodotti da esso derivati il
latte conferito diminuì drasticamente e quindi fu impossibile per la società esercitare la propria attività se non con il mutamento dell’oggetto o con il sacrificio e l’intervento da parte dei
soci. Venne decisa quindi la sua cessione alla Cooperativa Medio Tagliamento Spilimbergo,
vendita che venne perfezionata nel dicembre del 1992.
I locali rimasero inutilizzati fino al 1995 quando la Cooperativa Medio Tagliamento, presieduta da Leonardo Del Bianco, consentì l’occupazione alla rinata Società Filarmonica di Spilimbergo stipulando un contratto di comodato gratuito con l’allora presidente Stefano Tracanelli. Il fabbricato fu occupato nella sua totalità dalla scuola di musica: le stanze della
direzione e la sala vendita vennero destinate alle lezioni teorico strumentali deglii allievi; il
salone delle assemblee ospitava l’orchestra in cui la filarmonica svolgeva lo studio dei repertori bandistici e di musica d’insieme per la banda giovanile e piccoli gruppi strumentali. La
Società Filarmonica, in uno spirito di solidarietà e collaborazione, condivise i locali con associazioni spilimberghesi per lo svolgimento di attività culturali: fecero qui le loro prove il Coro
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non solo latte…
la storia continua|
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Progetto dell’arch. Claudia Gasparini,
2006
A sede dell’associazione culturale
“Il caseificio”
U centro servizi per la formazione, lo sviluppo del territorio e l’educazione all’arte
R ricevimento collaboratori e clienti
L laboratorio grafico, sede di Interattiva
S sala polifunzionale
Leoncoronato e il Gruppo nascente degli Sbandieratori di Spilimbergo, sotto il coordinamento di Cesare Serafino e Angelo Paglietti, prima della sua costituzione come gruppo facente capo alla
Pro Spilimbergo. L’Associazione Spilimbergomusica tenne qui corsi di percussioni.
Il Distretto scolastico n. 3 e l’associazione Mondo allestirono nel 1995 l’esposizione “L’Africa è… molto di più” con maschere e filatelia africana e nel 1997 la mostra sulle mine antiuomo “Attenti all’uomo” in collaborazione con Emergency. Nel 1996 e nel 1999 l’associazione Nerofumo organizzò due collettive d’arte “Trash Art” e “Le Arti”.
Nel gennaio del 1999 Giancarlo Frigimelica acquistò l’edificio e il suo contenuto dalla Cooperativa Medio Tagliamento, raccolse gli archivi cartacei presenti nell’edificio e li donò alla
Biblioteca Civica del Comune di Spilimbergo.
I lavori iniziarono nel 2004: il tetto dell’edificio venne alzato ricavando un secondo piano
mansardato e il piano terra venne risistemato mantenendo una suddivisione degli spazi simile al progetto del 1931, ma con gli accorgimenti necessari per la normativa vigente.
La ristrutturazione, terminata nell’aprile 2006, ha tenuto conto delle caratteristiche storiche
dell’edificio, conservandone i tratti salienti e numerosi elementi architettonici originali.
La latteria, luogo di incontro per generazioni, modello di società basato sul lavoro, sulla condivisione e sulla solidarietà manterrà idealmente gli stessi obiettivi e la stessa destinazione
degli spazi: la sala vendita diverrà sede dell’associazione culturale “Il caseificio”, creata con
lo scopo di rendere fruibili questi locali attraverso l’organizzazione di incontri, mostre e laboratori; l’ufficio-direzione diventerà un centro servizi per la formazione, lo sviluppo del territorio e l’educazione all’arte; la sala ricevimento accoglierà clienti e collaboratori; la sala lavorazione sarà il cuore operativo, sede di Interattiva, studio grafico operante da nove anni nel
centro storico di Spilimbergo; infine, il salone una volta utilizzato per le assemblee e le riunioni, continuerà a essere il centro d’incontro del caseificio e ospiterà le iniziative dell’associazione. La sala verrà dedicata alla memoria di Maria Gasparini Frigimelica che condivise
il progetto di far diventare la latteria un centro culturale.
Il ricordo dell’attività svolta in questi spazi e la presentazione dell’attività futura sono stati efficacemente riprodotti nel logo dell’Associazione creato dall’artista Stefano Jus.
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non solo latte…
S
L
R
U
A
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2002
Prima dell’inizio lavori
Archivio Interattiva
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non solo latte…
2004-2005
Il cantiere
Archivio Interattiva
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Ringraziamenti
Lucia Sovran per averci raccontato con emozione il suo amato lavoro; Renato Brovedani
per gli insegnamenti sull’arte casearia; Renzo Peressini per l’idea delle “edizioni del casaro” e per l’articolo del Barbacian da cui è partito questo libretto; Giuseppe Bortuzzo, Stefano Tracanelli, Gianni Colledani per i contatti necessari a rintracciare informazioni, persone
e immagini; Antonietta Moro per l’entusiasmo nella condivisione della ricerca; Sergio Sigalotti per la sollecitudine e l’interesse; Renato Brovedani, Elisabetta Brunello Zanitti, Guido
Corrado, il Craf, Maurizio Driol, Adelina Isola, Massimo Isola, Luchino Laurora, la Somsi di
Lestans, Lucia Sovran, Sante Sovran, Eugenio Zavagno per il materiale fotografico; il Comune di Spilimbergo per la consultazione degli archivi riguardanti la latteria; Silvia Fabro e il
Gruppo festeggiamenti di Malnisio per l’introduzione di questo libretto; Donatella Cozzi per
i preziosi racconti e le tracce fornite per la descrizione dell’attività casearia; Novella Cantarutti per i suoi ricordi; Aldo Colonnello e Rosanna Paroni Bertoja per i loro incoraggiamenti e
la loro costante presenza; Elio Bartolini che, pur brontolando al nostro eccessivo ottimismo,
ci ha augurato buona fortuna; Giancarlo Frigimelica per aver creduto, assieme alla signora Maria, nel nostro progetto in questi locali storici, e tutti coloro che in questi mesi hanno
ascoltato i nostri racconti, raccolto informazioni e condiviso la redazione di questo volume.
Dove non indicato diversamente le immagini provengono dalla donazione Frigimelica alla Biblioteca Civica del
Comune di Spilimbergo.
Indice
Nella Plassuta, la latteria........................................................................................ p.7
Rivive la latteria...................................................................................................... »11
Le latterie sociali in Friuli........................................................................................ »13
I cinquant’anni della latteria................................................................................... »27
La Latteria Sociale Turnaria di Spilimbergo.............................................................. »37
La costruzione della nuova sede............................................................................. »67
Il lavoro, il latte, il formaggio................................................................................... »95
Non solo latte…..................................................................................................... »113
Finito di stampare nel mese di maggio 2006
presso le Grafiche Tielle di Sequals (Pn) su carta
Fedrigoni Tatami White e Fedrigoni Woodstock Noce
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Il caseificio: eredità di uno spazio