8 marzo2001 COMICSWORLD vitamine recensioniletterarie,cinematograficheemusicali acuradiPaoloBoschi t LIBRI STEPHEN KING, Cuori in Atlantide (Sperling & Kupfer) Cuori in Atlantide ci consegna uno Stephen King in libera escursione letteraria rispetto al suo filone privilegiato, lhorror, per quanto tra i cinque racconti che compongono questo volume il sovrannaturale finisca comunque per acquistare un ruolo di primo piano in più occasioni. Il re del brivido ha ambientato questo libro nei fantastici anni Sessanta, un periodo contraddittorio e conflittuale per gli Stati Uniti, con la nascita del movimento hippy, le contestazioni giovanili per la guerra in Vietnam, e la tragedia del Vietman tout court. Il titolo, daltra parte, mette subito sullavviso: Atlantide era il nome con cui i militari americani chiamavano il Vietnam e Cuori il nome di un gioco di carte molto popolare al fronte. Cuori in Atlantide è un romanzo nascosto dietro la maschera di cinque racconti ambientati tra il 1960 ed il 1999, racconti che si rincorrono a livello subliminale e nei quali si riaffacciano gli stessi personaggi ritratti in tempi diversi ed alle prese con storie diverse. Si comincia da unottica dichiaratamente adolescenziale con Uomini bassi in soprabito giallo, in cui il piccolo Bobby Garfield vive nel 1960 lindimenticabile primo amore con la coetanea Carol Gerber e conosce Ted Brautigan, uno strano anziano che lo introdurrà alla scoperta della letteratura e delleterna lotta tra il bene ed il male. Poi si passa al 1966 ed allodissea universitaria di Pete Riley, contagiato come il resto dei suoi compagni di studi dallepidemia del gioco di Cuori nel racconto che presta il titolo alla raccolta. Il Vietnam è il protagonista sommerso ed incancellabile nei due racconti successivi: Willie il cieco, ambientato nel 1983 ed incentrato sullepica espiazione quotidiana del reduce Willie Sherman e Perché siamo finti in Vietnam, ambientato nel 1999 e che ci mostra gli ultimi giorni di John Sullivan, anchegli reduce da Atlantide ed amico dinfanzia di Bobby e Carol. I due si ritroveranno dopo quasi quarantanni per porgergli lestremo saluto in Scendono le celesti ombre della notte, che chiude questo splendido romanzo latente in modo perfettamente circolare. PATRICIA CORNWELL, Cadavere non identificato (Mondadori) Rimandiamo la recensione del più recente “Ultimo distretto” e parliamo di Cadavere non identificato: l’ennesima tappa dell’infinita soap opera mortuaria che vede per protagonista Kay Scarpetta, il fortunato personaggio che ha lanciato Patricia Cornwell, classe 1956, nellOlimpo dei bestseller. Come spesso accade nei romanzi della scrittrice di Miami la storia prende avvio in periodo natalizio: la celebre anamopatologa di Richmond, Virginia, riceve dal Senatore Lord una lettera postuma del suo defunto compagno, lamato Benton, finito orrendamente trucidato in Punto di origine. Lincipit epistolare servirà ad amplificare ad libitum il già pessimo stato danimo della protagonista, in perfetto accordo con le disgrazie professionali che affliggono il capitano Pete Marino e la nipote Lucy, comprimari fissi della serie. Immancabile arriva anche il solito misterioso cadavere in avanzato stato di decomposizione, ritrovato al Deep Water Terminal di Richmond su un cargo proveniente dal Belgio. Né lautopsia, né i pochi oggetti personali rinvenuti consentono lidentificazione del cadavere, ma su uno scatolone del container campeggia la scritta Loup-Garou (ovvero Lupo Mannaro). E proprio la misteriosa firma porterà la protagonista in Francia, ad indagare con lInterpol sulle similitudini emerse tra una serie di brutali omicidi riconducibili a questo nome ed un raccapricciante assassinio commesso proprio a Richmond. Le analogie sono inquietanti: le vittime portano i segni di un macabro rituale di morte e strani peli che fanno pensare ad un serial killer di orrorifica memoria, in realtà afflitto da una rara forma di irsutismo. Intanto lanamopatologa più famosa dAmerica rischia di perdere la direzione dellobitorio di Richmond per le oscure manovre che la nuova vicecomandante della polizia locale, la gelida Diane Bray, sta architettando ai suoi danni. Tanto per snellire la snervante malinconia di Cadavere non identificato la Cornwell ha inserito nel plot anche un flirt di sottofondo tra la protagonista ed un giovane agente dellInterpol: ma il romanzo risulta sottotono e poco originale. t FILM CARUSO, ZERO IN CONDOTTA, regia di Francesco Nuti, con Francesco Nuti, Giulia Serafini, Cecilia Dazzi, Carlotta Natoli; commedia; Italia; C. Con Caruso, zero in condotta Francesco Nuti prova con la leggerezza che gli è consueta a proporre qualcosa di nuovo: da segnalare una regia con momenti sperimentali (sulla scia di Io amo Andrea) e soprattutto la scelta di due tematiche difficili come il problema delle baby gangs e del rapporto tra padre e figlia. La trama contiene due sibilline autocitazioni del miglior film di Nuti, ovvero Caruso Pascovski (di padre polacco), a partire dai nomi dei personaggi principali: il protagonista si chiama infatti Caruso, psicoterapeuta, giovane vedovo e padre attaccatissimo alla figlia, la quindicenne Giulia, ribelle e con la tendenza a ficcarsi nei guai. Nonostante il protagonista di professione aiuti gli altri a risolvere i loro problemi, di fatto non riesce a stare al passo dei repentini cambiamenti dumore e di crescita della figlia, rivelandosi incapace ad estirparla dai rituali microcriminali della piccola banda di cui fa parte. Il protagonista, per proteggere il suo pezzettino di donna da un inatteso fattaccio, arriverà a mentire finendo dietro le sbarre: il tutto in un crescendo di ossessioni personali in cui si ritrova davanti se stesso bambino ribelle degli anni Sessanta, incubi autolesionistici sulle presunte attività nascoste di Giulia, estenuanti fatiche sedative di dette brutture oniriche, visioni di un trio di ex fidanzate e la presenza (reale ed invadente) dellex paziente-amante Olga come controcanti alla sua mancanza di sensibilità materna, unimperterrita attività spionistica sugli spostamenti filiali, ed infine il consueto profluvio di monologhi caratteristico del cinema di Nuti. Lhappy ending, chiaramente, incombe. Nonostante qualche sequenza fuori registro, il film a tratti diverte e talvolta arriva anche a segno, comunicando frammenti di disagio e di non detto adolescenziale. CHOCOLAT, regia di Lasse Hallström, con Juliette Binoche, Johnny Depp, Lena Olin, Judi Dench, Alfred Molina, Carrie-Ann Moss; commedia; Usa/Gran Bretagna; C. Cè un profluvio di magia e dolcezza in Chocolat, non a caso il palese fulcro simbolico del film di Lasse Hallström, candidato a cinque Oscar nelle principali categorie, è proprio il cibo degli dei, lirresistibile cioccolato proposto nelle forme e negli involucri più disparati dalla bella Vianne Rocher, profeta girovaga delle virtù taumaturgiche del cacao nel mondo e latrice di un cognome che, almeno in Italia, risulta quanto mai sibillino... Siamo alla fine degli anni Cin- quanta quando la protagonista di questa deliziosa e zuccherina favola moderna arriva con figlioletta al seguito nellimmutabile ed irreprensibile villaggio di Lansquenet, dove limperante etica cattolica è vigilata con attenzione estrema del bigotto e perbenista Conte di Reynaud, sindaco ed indiscussa autorità del luogo. Per laristocratico censore della moralità locale diventa un punto dorgoglio costringere Vianne a chiudere i battenti della sua neonata cioccolateria, che comincia subito ad attirare agli irresistibili manufatti dolciari della sua vetrina i concittadini disposti a concedersi dolci peccati di gola. In particolare tra gli assidui frequentatori della cioccolateria spicca lanziana Armande, spirito libero con molti punti in contatto con Vianne, la bella Josephine, moglie tormentata che trova asilo nel locale di Vianne affrancandosi della brutalità del marito, ed infine Roux, un simpatico ed affascinante girovago che farà breccia nel cuore della protagonista. In Chocolat, tratto dallomonimo romanzo di Joanne Harris, Lasse Hallström è riuscito nella non facile impresa di catturare il profumo ed il sapore del cioccolato. Una commedia intrigante e ricca di magia, ben recitata da un cast di livello assoluto e, naturalmente, dolce. RAPIMENTO E RISCATTO, regia di Taylor Hackford, con Russell Crowe, Meg Ryan, David Morse, Pamela Reed; azione; Usa; C. Sono tempi grami per gli ideali rivoluzionari, almeno stando a Rapimento e riscatto di Taylor Hackford, già autore di Ufficiale e gentiluomo: i movimenti sovversivi della gran parte dei paesi del Terzo Mondo si sono infatti riciclati molto spesso come fabbricanti di droga o anonima sequestri. E, dato che le assicurazioni sono sempre al corrente di come gira il mondo, le principali compagnie hanno ideato una speciale polizza (la RR ovvero Rapimento e Riscatto) assoldando i migliori avventurieri su piazza ed addestrandoli a risolvere situazioni di crisi. Molti di loro sono ex soldati, come appunto Terrence Thorne, ex soldato australiano al servizio della corona britannica: uno che a questa professione a tempo pieno ha sacrificato il matrimonio ed il suo unico figlio. È a lui che viene affidato lincarico di riportare lingegnere Peter Bowman, rapito dal gruppo rivoluzionario noto come LTF, tra le braccia della moglie, la bella e tormentata Alice. Dato che è in un periodo di crisi interiore e con la complicità degli occhioni blu della sua cliente lo specialista in recuperi accetterà di aiutare la coppia anche quando risulta che la compagnia petrolifera che sponsorizza il progetto di Bowman non gode più della copertura assicurativa. Per Terrence ed Alice comincia così uno stringente duello di nervi per far calare i tre milioni di dollari chiesti come riscatto per lingegnere rapito ad una cifra compatibile con la disponibilità dei Bowman. Rapimento e riscatto è un tranquillo ed onesto action movie con venature sentimentali: come il genere richiede tutto si risolverà con una formidabile incursione in cui Russell Gladiator Crowe riuscirà a sbaragliare a mitragliate tutti i cattivi e riportare a casa il marito della bella Meg Ryan. t MUSICA PLACEBO, Black Market Music [Hut] Si chiamano Brian Molko (voce e chitarra), Stefen Olsdal (basso) e Steve Hewitt (batteria) ma insieme formano i Placebo, band multinazionale per statuto, dato che il primo è americano, il secondo svedese ed il terzo inglese: un gruppo che propone un rock a tratti duro ed energico, talvolta acido e visionario, altre ancora avvolto da intriganti venature dark. Una miscela nel complesso intrigante ed in costante evoluzione, almeno stando al terzo album del gruppo, Black Market Music, che si presenta come proibito ed alternativo fin dal titolo. Lultimo disco dei Placebo conferma quanto di buono avevano lasciato intuire i precedenti Placebo (1996) e Whitout you I’m nothing (1998): le dodici canzoni di Black Market Music hanno come privilegiato punto di partenza (e di continuo ritorno) il rock, di volta in volta utilizzato per i brani più pressanti ed energici, per colorare insostenibili e malinconiche ballate, come avvio per sperimentare in ossequio ad un vorace desiderio di contaminazione. Si comincia allinsegna dellhard rock con la notevole Taste in men, cupa ed ossessiva, seguita a ruota dallelettrica e rapidissima Days before you came, dove il timbro così particolare di Molko resta sul melodico creando una spiazzante dicotomia con lincalzante ritmo di sottofondo. Tra gli esperimenti più contaminazionisti dellalbum va segnalato il gioco di rimando con lhip hop da protesta urbana in Spite & Malice o le citazioni elettroniche presenti in Black-eyed. Lambigua stranezza della voce di Brian Molko cattura ed intriga in progressione con linsostenibile delicatezza di Passive aggressive, lipnotica visionarietà di Slave to the wage o infine una ballata a pronta presa come Narcoleptic. EDOARDO BENNATO, Sembra ieri [Wea] Nonostante siano passati quasi trentanni dallesordio, Bennato non ha perso il vizio di proporsi come un eterno ragazzaccio: Sembra ieri, infatti, sintitola la sua antologia, proposta nel classico formato da best of con quindici classici (talvolta rivisti) e tre inediti Si tratta dell’amore, la title track e Taraunta tata’, ballata tesa e convincente . Bennato coltiva larte di non prendersi troppo sul serio e sa indorarci la pillola con un simpatico fumetto nel booklet che ci spiega come tale raccolta sia lunico compromesso tra ciò che vogliono i suoi fan e la sua etichetta discografica. Scorrendo la tracklist in rapida successione è stupefacente riscoprire che la questa miscela di ballate, canzone dautore e buon vecchio rock è ancora un valido grimaldello per sviscerare la società, noi stessi ed il mondo della fantasia, terra la cui frequentazione è sempre piaciuta a Bennato. Si comincia con una dichiarazione professionale come poche altre (Cantautore), poi arrivano la contagiosa Mangiafuoco (che sferza ancora assai), L’isola che non c’è (che vola sempre in alto con leggerezza), la delizia danzante Il gatto e la volpe ed infine Il rock di Capitan Uncino in una nuova versione più hard rock ma non al livello delloriginale. Tra le altre gemme della sua produzione corre lobbligo di segnalare Una settimana un giorno, Roma, Sono solo canzonette (che ora suona ancora più svagatamente malinconica), lintensa Un giorno credi, e i ritmi più tirati di Abbi dubbi e Meno male che adesso non c’è Nerone. E non mancano le hit di marca pop (Ok Italia, Le ragazze fanno grandi sogni, Viva la mamma): Bennato, con leterno capello spettinato, giubbotto di jeans stropicciato, chitarra in braccio ed armonica davanti alla bocca, ci ha risparmiato almeno Le notti magiche. I libri sono cortesemente offerti dalla libreria SEEBER via Tornabuoni 70/r, Firenze - Tel. 055215697 I dischi sono gentilmente offerti da GHOST, piazza delle Cure 16/r, Firenze - Tel. 055570040 RIFLESSIONI Perché ti regalo un libro Lettera ad una cara diciassettenne Ti regalo Destinatario sconosciuto di Kressmann Taylor, nuova edizione (Rizzoli, 2000) che vide la luce in America nel 1938 ed era opera di una penna non professionista. Fu opera di straordinaria chiaroveggenza, se ad oltre sessant’anni di distanza ha conosciuto rinnovato, grandissimo successo. Lo regalo a te che l’anno prossimo diventerai elettrice. Ed a scuola - più che probabilmente - nessun insegnante ti avrà insegnato la storia del XX secolo. Diventerai elettrice. So che i pagina precedente tuoi genitori ti fanno vedere in TV qualche trasmissione che vale la pena di essere vista. Ma anche loro, in quegli anni, non erano ancora nati. Io allora, benché da poco maggiorenne, come donna non avevo il diritto di voto. (Del resto, anche gli uomini lo avevano piuttosto sui generis). La mia anagrafe personale mi ha fatto perciò subire tutto il “secolo breve”, il secolo maledetto finito da circa quattordici mesi. Tornando un momentino indietro, ti dirò che pochi giorni fa vennero a farmi visita i tuoi genitori. Non sto a raccontarti la nostra conversazione di vecchi amici, anche politici. Battute amarissime, critiche motivate, e, soprattutto, un desiderio di astensione dal voto, non dettato da pigrizia nostra, ma dallo scandaloso rincorrersi di destra e sinistra sulla strada della bottega, mascherata da devozione quando si avvia al “portone di bronzo”. Eppure voteremo una volta di più. Magari voteremo dopo aver inghiottito un antiemetico per non vomitare sulla scheda, ma voteremo. Quan- do avrai letto questo breve folgorante libretto, ne capirai il perché. E questo perché voglio sperare che tu lo ricordi quando sarà il tuo turno di avere in mano quell’arma che è il voto. Anche se dovesse essere un voto perdente, non sarà motivo di vergogna per la tua coscienza. (Cielo! son cascata un po’ nella retorica... ma stasera non ho il tempo di mitigarla con quella mia ironia che tu ben conosci). Martin Mystère & Nathan Never Larte del team up, albo speciale in cui eroi titolari di due serie diverse uniscono le forze, vanta una tradizione di lungo corso negli Stati Uniti, in Italia un po meno, anche se nellultimo decennio la Bonelli ha praticato questa via con una discreta frequenza. Il personaggio più utilizzato in assoluto nellambito dei crossover bonelliani è stato senza dubbio Martin Mystère, professore darcheologia e detective dellimpossibile a tempo perso, che ha incontrato lindagatore dellincubo Dylan Dog, il pilota Jerry Drake (Mr. No per gli amici) e Nathan Never. Il primo meeting con il malinconico agente speciale Alfa, risalente a cinque anni fa, ha richiesto non pochi accorgimenti narrativi, dato che le avventure di Nathan Never sono ambientate in un cupo futuro spostato di 178 anni in avanti rispetto al nostro presente: il volto della Terra è stato infatti stravolto nel 2024 da unimmane catastrofe planetaria. Lescamotage più semplice per far arrivare di punto in bianco Martin Mystère allepoca di Never sarebbe stato la via dellibernazione o della clonazione, ma lo sceneggiatore Alfredo Castelli ha preferito prendere spunto da una vecchia avventura del suo personaggio in cui Mystère fu catturato dal geniale Mr. Jinx, che trasferì una copia della sua mente in un computer a proteine viventi prima di traslocarla in un barbone alcolizzato allultimo stadio. La terribile avventura finì bene, ma la copia della mente di Mystère rimase immagazzinata nel computer del suo nemico, in attesa dessere riversata in una copia robotica del professore newyorchese due secoli dopo da un gruppo di scienziati interessati ad utilizzarne lo sterminato bagaglio di conoscenze a scopi criminali. Il nuovo Martin Mystère riuscì a svincolarsi dal controllo dei suoi creatori, stringendo amicizia con Nathan Never: il secondo incontro dei due personaggi si materializza ne Il segreto di Altrove, un corposo albo speciale di 240 pagine. Partendo su una strana intuizione del detective dellimpossibile, Mystère e Never indagheranno sulle conseguenze della grande catastrofe che ha sconvolto il pianeta, solo per arrivare allincredibile paradosso che il mondo reale non dovrebbe avere la forma attuale. La chiave alla soluzione dellenigma planetario si trova nascosta tra le rovine dellavveniristica base governativa denominata Altrove, scenario di tante avventure misteriose, dove pare sia tuttora attivo un piano demergenza per assicurare un futuro alla Terra. Unavventura imperdibile sceneggiata da Vincenzo Beretta su soggetto del trio Beretta-Castelli-Serra e disegnata da Gino Vercelli. MARTIN MYSTÈRE & NATHAN NEVER, Il segreto di Altrove, speciale, pp. 244 [Bonelli P.B. CULTMOVIE 2001: Odissea nello spazio 2001: Odissea nello spazio, punto focale della filmografia kubrickiana, è tornato nei cinema di tutto il mondo proprio il 7 marzo del 2001, in ricorrenza della morte del geniale regista americano (scomparso nel 1999) e nellanno del titolo. Si tratta del film di fantascienza per definizione, miscela straordinaria e singolare di ontologia, visionarietà, misticismo, un compatto monolito di celluloide che contiene al suo interno tutte le risposte e le domande possibili sul destino ultimo delluomo, situato oltre gli schemi convenzionali della science fiction e dunque un vero classico che non smette mai di dire ciò che ha dire, per dirla con Calvino. 2001: Odissea nello spazio fu girato da Kubrick con la maniacale attenzione ai dettagli caratteristica del suo metodo di lavoro: fu una delle produzioni più costose della sua carriera e con gli effetti speciali (premiati con lOscar) più sofisticati che si potessero utilizzare nel periodo dal 1964 al 1968. Stanley Kubrick scrisse la sceneggiatura insieme ad Arthur C. Clarke rielaborando tre racconti dellautore americano: The sentinel del 1948, Encounter in the dawn e Guardian Angel, entrambi del 1950 Clarke compose il romanzo 2001: A Space Odissey soltanto dopo il 1968, anche per dare una risposta narrativa al cripticismo ideologico diffuso nel film . Si comincia con una cosmica e suggestiva rappresentazione dellalba dellumanità: lormai mitico ed indecifrabile monolito nero fa la sua comparsa in un mondo abitato da scimmie antropomorfe nelle quali innescherà la scintilla dellevoluzione (e del primo omicidio). Dallosso rotante scagliato nellaria dopo la prima manifestazione di potere da parte di una scimmia, il regista statunitense passa senza soluzione di continuità ad unastronave lanciata nello spazio alla conquista di nuovi orizzonti: il monolito nero antico di quattro milioni di anni riappare nel 2001 nei pressi di una base lunare ed innesca linvio dellastronave Discovery alla volta di Giove con un equipaggio di due astronauti (Bowman e Poole), tre scienziati ibernati e lavveniristico computer HAL 9000 sigla derivata dalle iniziali di due metodi di conoscenza e comunicazione (heuristic e algorithmic), ma è stata anche interpretata come la sigla IBM arretrata di una lettera dellalfabeto . Linfallibile elaboratore di dati si ribellerà ai suoi creatori assumendo il controllo dellastronave ed uccidendo Poole prima di essere disattivato da Bowman, che finirà risucchiato da una sorta di vortice spazio-temporale assistendo alla morte di un uomo (se stesso?) in una camera settecentesca prima di rinascere come un feto fluttuante nel vuoto spaziale: un mistico e visionario finale che fu concepito da Kubrick sotto leffetto di sostanze stupefacenti. È 2001: Odissea nello spazio, un cult movie per eccellenza, lultima frontiera filmica, la visione ante litteram dellumanità che sinterroga sulla propria origine e sul proprio destino. 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO, regia di Stanley Kubrick, con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter; fantascienza; Gran Bretagna; 1968; C. P.B. Mila Spini pagina successiva