LA VOCE dei borghi Comunità Pastorale Beato Scalabrini SETTEMBRE 2015 Bimestrale della Comunità Cristiana dei santi Bartolomeo e Rocco in Como nuova edizione: ANNO VII N. 28 - SETTEMBRE 2015 Sede: via Milano 161 Como telefono 031.272.618 Autorizzazione: Registrato presso il Tribunale di Como Autorizzazione n. 19/88 Direttore Responsabile: Rosaria Marchesi Redazione: don Christian Bricola, Antonia Cairoli, Giorgio Mondelli, Maurizio Gagliardi, Giuseppe Villani, Maria Canziani. Collaborazione grafica Attilio Merazzi A questo numero hanno, inoltre, collaborato: don Giorgio, suor Maria Samuela, fra Marco Galdini, don Michele, Eliana e Giovanni Frigerio, Daniele, Davide, Keit, Matteo Fadani, I ragazzi del campo. Tipografia: Grafica Marelli s.n.c. via Leonardo da Vinci 28 22100 - Como Tel. 031.573.375 Fax 031.570.215 Per inserti Pubblicitari Attilio Merazzi Per distribuzione Silvana Cappellini 2 3 4 5 6 8 9 10 11 12 Editoriale Maria, Madre della Speranza di don Christian Secondo Editoriale Cambiamenti per la Voce dei Borghi di Rosaria Marchesi Giubileo della Misericordia Giubileo della Misericordia di don Giorgio Vita consacrata Ora et labora di suor Maria Samuela Vita consacrata Fra Marco, presbitero cappuccino di fra Marco Galdini Vita comunitaria Parliamo di formazione di Giorgio Mondelli Lavori in oratorio Un pezzo di storia di don Christian Parrocchia di san Rocco Prospettive per l’oratorio di san Rocco di Maurizio Gagliardi Oratorio Estate, tempo per seminare di don Michele Oratorio In bilico di Eliana e Giovanni Frigerio 13 14 15 16 Oratorio Con Davide in Valgerola di Daniele, Davide, Keit Oratorio 13 tamberli + uno di Matteo Fadani Oratorio Io c’ero! E tu? dei ragazzi del campo Registri parrocchiali Defunti, Battesimi, Sposi Programma pastorale La Voce dei Borghi a casa vostra Scheda di richiesta Maria, Madre della Speranza Editoriale di don Christian Santuario di Gallivaggio Maria incoronata dalla SS. Trinità (P. C. Landriani, 1606) Carissimi parrocchiani di san Rocco e san Bartolomeo, a Maria, che nella nostra comunità veneriamo Addolorata e Madonna del Rosario, vogliamo affidare questo nuovo anno pastorale ricco di tante attese e di tante speranze. Innanzitutto, in comunione con la Chiesa universale, vivremo il Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco. La nostra comunità da anni, con fedeltà, è andata in pellegrinaggio al santuario della Trinità Misericordia di Maccio, quasi come una preparazione a questo Anno Santo di grandi Grazie e di tanti doni spirituali. Oggi il Papa, indirettamente, riconosce solennemente il messaggio del Santuario di Maccio e lo estende a tutta la Chiesa. Affidiamo alla Madonna Madre della Misericordia questo Giubileo perché tante grazie possano giungere al nostro cuore e alle nostre famiglie. Inoltre, il prossimo anno sarà l’anno degli oratori. A breve inaugureremo il bar e la sala riunioni dell’oratorio di san Bartolomeo e nel 2016 cercheremo di fare l’ultimo sforzo per ristrutturare anche l’appartamento del vicario. Un bellissimo traguardo e una grande gioia per i nostri ragazzi. Ma soprattutto quest’anno sarà l’anno in cui riapriremo l’oratorio di san Rocco che diventerà la “casa del volontariato”. Pian pianino diverse associazioni che operano nel mondo sociale troveranno casa a san Rocco, portando i loro uffici e soprattutto tante iniziative (incontri, testimonianze, dibattiti). Così facendo l’oratorio tornerà a vivere con la presenza di tanti giovani che hanno voglia di impegnarsi per gli altri. A Maria, l’Ausiliatrice, affidiamo anche i nostri oratori e tutta la gioventù che li frequenteranno. Infine, il prossimo anno sarà “cruciale” per il laicato della nostra comunità. Nel 2016 saremo invitati a rinnovare il consiglio pastorale che è l’espressione più alta della corresponsabilità dei laici per il servizio alla comunità. E poi tutti insieme dovremo riflettere sulla formazione che è fondamentale per vivere da laici cristiani impegnati nella Chiesa e nel mondo. A novembre con don Italo saremo invitati a riflettere sull’importanza e il bisogno della formazione, poi spetterà al consiglio pastorale formulare una proposta che aiuti - chi lo desidera - a nutrire sempre di più la propria fede, a crescere nell’appartenenza alla Chiesa, a servire il mondo di oggi per essere lievito che fa fermentare la pasta. A Maria, madre della Chiesa, affidiamo questa nostra speranza e questa nostra scommessa. Maria, Madre nostra Madre della chiesa Madre dei sacerdoti Prega per noi! 3 Secondo Editoriale di Rosaria Marchesi Dal 2016 la rivista cambia distribuzione Una scelta contro lo spreco La collaborazione che chiediamo ai lettori 4 Cambiamenti per La Voce dei Borghi Cari lettori, voi siete amici e fedelissimi del nostro periodico, in teoria, dunque, questo articolo non dovrebbe riguardarvi, perché voi “La Voce dei Borghi” la leggete, ma è proprio per questo che la redazione vi vuole informare e coinvolgere. Del resto questo è lo stile del nostro giornale: informare, formare e coinvolgere, legando la vita della parrocchia a quella della comunità, che vive sul suo territorio. Da un po’ di tempo, però, “La Voce” ha un problema. Sta aumentando il numero di chi, non solo non la vuole ascoltare, ma le chiude la porta in faccia. Succede che, purtroppo, abbiamo verificato che l’attuale distribuzione capillare, nata per raggiungere ogni famiglia, per cercare di avvicinare anche quanti, per i motivi più vari, non frequentano la nostra chiesa, è entrata in crisi. Troppe copie del nostro periodico finiscono nella pattumiera, senza neppure essere state aperte, senza aver avuto neanche l’opportunità di entrare nelle case. Qualcuno si fa carico di restituire in parrocchia o ai distributori le molte copie che non hanno trovato accoglienza, ma nella maggior parte dei casi “La Voce” è “buttata” e basta. E’ da tempo che abbiamo queste segnalazioni, non possiamo ignorarle. Per il 2015, ovvero fino al numero di Natale, tutto resterà invariato, in attesa di varare il nuovo sistema che vi illustriamo. Fino a questo momento il nostro periodico è stato stampato in 4.500 esemplari per ogni numero. In un anno il costo incide sulla vita della parrocchia, ma non si è mai pensato di chiedere, per esempio, di sottoscrivere un abbonamento (c’è chi lo fa). Questo denaro è ben speso se buona parte delle riviste arriva a destinazione. I singoli lettori scelgono poi cosa preferiscono leggere, hanno a disposizione un ventaglio di argomenti. Certo, esiste anche l’edizione on line, ma non vogliamo abbandonare quella cartacea, perché molti anziani non hanno un computer, quindi sarebbero automaticamente “tagliati fuori”. Il problema della “Voce” è, dunque, lo spreco. Stiamo consumando carta e denaro. Sappiamo tutti cosa pensa papa Francesco dello spreco. Il Consiglio Pastorale è stato coinvolto in questa riflessione. Un bollettino parrocchiale è uno strumento di testimonianza, rimanda alla parabola evangelica del “buon seminatore” che getta il seme a piene mani su tutti i terreni, senza stare prima a domandarsi che risultati avrà il suo lavoro. Decidere di stampare meno copie e di cambiare il sistema di diffusione non è un passo che si fa a cuor leggero. Siamo tutti ben consapevoli che, come dice il Salmo 126, “Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori”, noi affidiamo la nostra “casa di carta” nelle mani del Signore e con coraggio prendiamo atto della situazione (sappiamo tutti anche che la carta stampata in generale è in crisi). Non possiamo, però, continuare a sprecare, così dal 2016 useremo un sistema di- verso. Il numero di copie verrà ridotto (vedremo strada facendo di quante) e chi desidera leggere “La Voce dei Borghi” la potrà ritirare sugli appositi tavolini in chiesa, che è sempre aperta. Dunque, “La Voce” continuerà a “parlare”, ma a chi avrà il desiderio almeno di prenderla con sé, aprirla, vedere che cosa contiene e poi, solo dopo, decidere se interessa. Ci piacerebbe che i lettori ci segnalassero cosa vorrebbero trovare sul bollettino, ma questo non succede quasi mai. Siamo davvero così bravi? La redazione ce la mette tutta, ma siamo impotenti contro il totale disinteresse di molti. Anche questo è un chiaro segno dei tempi. I cristiani non sono di moda, anzi possono essere “scomodi”, al punto che nel mondo il numero dei martiri attuali della fede è in terribile crescita. E poi tutti troviamo troppa “carta” nelle nostre cassette della posta e alla fine, pensando che sia solo pubblicità, qualcuno fa di ogni erba un fascio. Cosa vi chiediamo? Di aiutarci a fare in modo che chi non può venire in chiesa possa comunque ricevere la rivista. Nella quarta di copertina (l’ultima pagina) trovate una scheda che invitiamo a compilare o a far compilare. Vi chiediamo, poi, di riportarla in chiesa, dove ci saranno appositi contenitori. La privacy sarà rispettata, perché solo il parroco saprà chi sono le persone che hanno risposto e ci si attiverà perché esse possano ancora usufruire della consegna a domicilio. Certo, nulla vieta, anzi sarebbe davvero bello, se chi ha un vicino di casa anziano o malato decidesse di essere lui il suo incaricato della consegna. Un piccolo gesto di vera disponibilità. Giubileo della Misericordia “Lasciamoci invadere dall’amore di Dio! Questo è il grande tempo della misericordia!”. Così papa Francesco all’Angelus del 12 gennaio dello scorso anno; e il successivo 28 agosto il Papa confidò a monsignor Fisichella: “Quanto mi piacerebbe un Giubileo della misericordia!”. Nel ricordare l’episodio durante la conferenza stampa di presentazione del Giubileo, il prelato poteva così affermare che l’idea del Giubileo va ricercata in un vero e proprio «moto dello spirito, non solo un desiderio, ma un moto suscitato nel Papa dall’azione dello Spirito Santo». Anche noi, Chiesa di Dio, chiediamo allo Spirito di guidarci nella missione che il Signore ha affidato ai suoi il giorno di Pasqua: essere segno e strumento della misericordia del Padre. A ogni Chiesa particolare è affidato il compito e la grazia di donare amore e perdono senza misura, di offrire i segni dell’amorevole vicinanza di Dio all’umanità, come disse san Giovanni XXIII all’apertura del Concilio: «Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore … La Chiesa Cattolica … vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati» Il logo del Giubileo: Gesù si carica sulle spalle l’uomo smarrito, così come il Buon Pastore porta la pecorella perduta. Nel disegno ci attira un particolare: l’occhio di Cristo si confonde con quello dell’uomo. Cristo vede con l’occhio d’Adamo e questi con quello di Cristo: in Cristo, nuovo Adamo, e nel Suo sguardo noi contempliamo l’amore del Padre, scopriamo la nostra umanità e il futuro che ci attende. La mandorla è simbolo che richiama la natura divina e umana di Cristo. I tre ovali concentrici, dal colore progressivamente più chiaro verso l’esterno, danno movimento all’immagine: sembra che Cristo stia portando l’uomo fuori dalla notte del peccato e della morte, verso la luce e la vita. Il colore più scuro indica anche la difficoltà che noi incontriamo nel comprendere appieno l’amore del Padre che tutto perdona, anche se nella liturgia eucaristica lo invochiamo come Dio che rivela la sua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono (XXVI per Annum). Misericordiosi come il Padre! Il motto che accompagna il logo chiede, sull’esempio del Padre, di non giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di donare amore e perdono senza misura (Lc 6,37-38). In caso contrario, potremmo sentire rivolto a noi il rimprovero di Cristo al servo malvagio e la severa conseguenza: “Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? … Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello » (Mt 18,33.35). Da ciò deduciamo che la misericordia costituisce l’agire del Padre e manifesta i Suoi veri figli. Giubileo della Misericordia di don Giorgio Entriamo nel Giubileo scoprendo il logo, il motto e la bolla “Misericordiae Vultus” di papa Francesco Nella Bolla d’indizione, il Papa esprime il vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Ricordando il testo di Osea, “Amore io voglio e non sacrificio” (Os 6,6), chiede a tutti i fedeli di aprire gli occhi sulle miserie del mondo e sulle ferite di tanti fratelli e sorelle; di lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Ci esorta a fare nostro il grido dei sofferenti, perché insieme si possa spezzare il muro dell’indifferenza che spesso nasconde ipocrisia ed egoismo. Afferma che non si stancherà mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia eterna del Padre. A conclusione, il pensiero si volge a Maria, Madre della Misericordia, fidata testimone del perdono dato dal figlio Gesù ai suoi crocifissori. Lei, la Madre, ci rassicura che la misericordia di Dio non conosce confini e nessuno esclude. A lei fiduciosi ricorriamo e le chiediamo: volgi su di noi i tuoi occhi misericordiosi e mostraci Gesù, il tuo santo frutto. Grazie a lei diventiamo voce di ogni creatura: “Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore”. (Ps 25,6). 5 Vita consacrata Ora et labora di suor Maria Samuela Cristina: l’ultima vocazione sbocciata nella nostra comunità e nel nostro oratorio 6 Sembra solo ieri… e invece sono ormai passati ben nove anni da quella mattina di giugno, giorno di Pentecoste, in cui lasciai casa, parrocchia, oratorio, città, per approdare ad un’altra riva, per giungere ad un altro lago. Méta: Isola San Giulio, lago d’Orta, monastero benedettino Mater Ecclesiæ. Quando ripenso a quel giorno mi rivedo poco più che ventenne, un po’ immatura e ingenua, poco esperta di vita e di mondo, ma con grandi desideri: il desiderio di essere felice, il desiderio di fare qualcosa di grande nella mia vita, il desiderio di inseguire quella Bellezza che mi aveva affascinata, il desiderio insomma di realizzare il progetto di Dio sulla mia vita. «Cresce lungo il cammino il suo vigore» (Sal 83) e «La tua bontà mi ha fatto crescere» (Sal 17): penso di poter così sintetizzare questi nove anni trascorsi, mentre contemplo quanto il Signore ha operato in me e guardo a quello che oggi mi chiede. Non ho una storia particolarmente “eccezionale”: sono cresciuta in una buona famiglia, ho studiato al Liceo classico, ho frequentato la “nostra” parrocchia e il “nostro” oratorio, dove ho fatto bellissime esperienze di Chiesa, di amicizie forti, di sacerdoti ed educatori che mi hanno segnato, di tante attività: Grest, catechismo, campi estivi, camminate in montagna, piscine, musica, balli, canti, accanto a momenti seri di preghiera, riflessioni, meditazioni, contem- plazione, pellegrinaggi… Di sicuro non sono mancati i momenti più difficili, ma sinceramente oggi ho solo bei ricordi! In tutto quel che facevo ho maturato grandi desideri, come dicevo sopra; ho compreso che una vita “normale” non poteva bastarmi. Volevo “qualcosa di più”, e allo stesso tempo sentivo che il Signore mi chiedeva “qualcosa di più”. Ho scoperto che Dio è Amore e non chiede nient’altro che amore. Dio ci ama da sempre e desidera semplicemente che ricambiamo questo infinito Amore. Ho compreso che la vita contemplativa poteva essere la mia risposta a questo Amore: una vita che, benché limitata nello spazio, non conosce limiti. Una vita fatta di preghiera e offerta di ogni istante, di ogni fatica, di ogni gioia e di ogni dolore per ogni uomo, superando tutti gli ostacoli e tutte le distanze. La vita contemplativa, come scrive santa Teresa di Lisieux nella sua autobiografia Storia di un’anima, è quella linfa vitale che scorre nella Chiesa e permette a tutte le altre membra del Corpo di Cristo di compiere la loro missione: forza per il ministero dei sacerdoti, per i passi dei missionari, per la parola di chi è chiamato ad insegnare, per la fedeltà degli sposi, per l’amore delle mamme e dei papà, per l’impegno dei laici, e via dicendo. La nostra non è la vocazione migliore o la più alta: la Chiesa è bella perché è armonica, perché tutte le membra esercitano la loro funzione. Non c’è nessuno che sia inutile, ma tutti collaborano insieme perché ci sia questa bellezza, riflesso della Bellezza di Cristo, che dovrebbe trasparire dalla vita dei cristiani. I monaci benedettini sono figli di san Benedetto, un santo abbastanza conosciuto, la cui Regola è stata sintetizzata con il motto “Ora et labora”, cioè “prega e lavora”. La nostra vita infatti è cercare di vivere il Vangelo in un’esistenza semplice, fatta di preghiera e lavoro, senza un cosiddetto “apostolato”: noi evangelizziamo – o dovremmo evangelizzare – semplicemente con la nostra stessa esistenza. La nostra preghiera è quella della Chiesa, ossia la Liturgia delle Ore, che preghiamo a nome di tutti: la nostra lode, la nostra supplica, il nostro ringraziamento danno voce ad ogni cristiano e ad ogni uomo. Mentre la nostra bocca canta le parole dei Salmi, il nostro cuore si unisce ai malati, ai popoli provati dalla guerra, dalla fame, dalle epidemie, ai cristiani Vita consacrata perseguitati, alle famiglie tribolate, ai disoccupati, ai disperati. Non c’è nessuno che non trovi posto nel nostro cuore e nella nostra preghiera. Tutti presentiamo a Dio. È esperienza comune che l’uomo non riesca a risolvere tutti i problemi della sua vita (se vogliamo essere sinceri…). E ciò è segno evidente che l’uomo non può concepirsi come essere autonomo. L’uomo non è “indipendente”, l’uomo non è “super-uomo”. L’uomo è figlio di Dio, è essere creato: non può fare a meno del rapporto con Dio. Solo mantenendo aperto l’orizzonte su Dio e sull’eternità egli può respirare e non lasciarsi travolgere dalla disperazione di fronte ai grandi e piccoli dolori della vita. Ecco allora il senso della vita contemplativa: portare al Signore l’umanità, essere quel porto a cui i naviganti della vita, sfiniti dalle traversate burrascose dell’esistenza, possono approdare e trovare pace. Essere madri per tutti, essere quel cuore su cui ciascuno possa trovare riposo. Accanto alla preghiera, c’è il lavoro: solidarietà con ogni uomo che deve procurarsi di che vivere. Lavoro, condizione necessaria per la dignità dell’uomo (e come lo si sente in questi tempi di crisi!). Lavoro, infine, come disciplina spirituale: già i primi monaci, i cosiddetti “Padri del deserto” avevano compreso che per una sana vita spirituale è essenziale lavorare, per non cadere nel dominio delle passioni che rattristano l’anima e portano, usando un vocabolo moderno, alla depressione. Con la preghiera e il lavoro, c’è sicuramente un’altra dimensione fondamentale per la vita benedettina, ossia la comunità. I benedettini non sono eremiti, ma, facendo voto di stabilità (insieme ai voti di obbedienza e conversione di vita), si legano ad una comunità ben precisa, a dei volti concreti, a sorelle o fratelli con cui tutto viene condiviso. Entrare in comunità significa quindi entrare a far parte di una famiglia, cessare di essere un “io” isolato, autonomo, e legarsi profondamente ad altre persone chiamate insieme a noi e come noi a cercare il Signore. La nostra vita non è quindi così angelica, nel senso di “disincarnata”, come tante volte viene immaginata, e non è neppure la vita di una caserma, dove si vive un’obbedienza “militare”. È piuttosto quella di una famiglia, in cui si condividono gioie e dolori, fatiche e speranze. Nel mondo c’è bisogno di uomini e donne, toccati da Dio, che illuminano la notte del tempo presente La vita benedettina ha alle spalle più di quindici secoli di storia ed è diffusa ormai in tutto il mondo. È merito dei monaci l’aver posto le tanto discusse “radici cristiane dell’Europa” grazie ad un’evangelizzazione portata avanti costruendo monasteri – attorno a cui pian piano sorgevano villaggi –, bonificando zone paludose, coltivando terreni incolti, trasmettendo la cultura alle generazioni successive grazie ai famosi monaci amanuensi che copiavano i manoscritti antichi. E oggi? Che cosa ha ancora da dire il monachesimo benedettino alla Chiesa e al mondo? Benedetto XVI, pochi giorni prima di essere eletto papa, in un discorso tenuto a Montecassino ebbe a dire che c’è ancora bisogno di uomini come san Benedetto, uomini che tengano lo sguardo rivolto a Dio, uomini illuminati dalla luce della fede, uomini toccati da Dio, che irradiando la luce ricevuta permettano a Dio di far ritorno presso gli uomini. Sì, in un mondo travolto dall’egoismo, dalla violenza, dal rumore, c’è ancora bisogno di persone che, con una vita umile, silenziosa, nascosta, orante e laboriosa siano dei fari capaci di illuminare la notte del tempo presente. 7 Vita consacrata di fra Marco Galdini Un nostro parrocchiano che ha trovato la felicità seguendo san Francesco 8 Fra Marco, presbitero cappuccino Desidero ringraziare don Christian, perché rispondendo al suo desiderio, anche se non sono molto presente a san Bartolomeo, mi è permesso di incontrare ognuno di voi. Ecco i dati biografici. Beneficio di 32 anni di vita religiosa: entro in convento a 25 anni nel 1983, vivo 9 anni di formazione, spirituale, francescana e istituzionale. Sono ordinato sacerdote nel 1992; celebro la Prima Santa Messa il 14 giugno, a Monte Berico in pellegrinaggio parrocchiale di ringraziamento, come devotamente desiderò don Giuseppe; ed il 21 celebro per la prima volta sull’altare di san Bartolomeo. Per cinque anni proseguo gli studi a Roma, poi per quattordici anni vivo il ministero della confessione e della direzione spirituale nel convento di Cremona, ed al contempo insegno teologia. Da quattro anni sono a Roma: un cambio di scenario e di prospettive di ministero. Cosa scrivervi a riguardo della vita religiosa? Già le religiose ed i religiosi di san Bartolomeo vi hanno parlato dell’Anno Giubilare e della vita di consacrazione. Io vorrei testimoniare con alcune immagini la necessaria riconoscenza a Dio, fare memoria con voi del bene che ho ricevuto, e coniugar- lo con alcuni fatti e persone, mediante i quali Dio si è reso presente nella mia storia di fede. Grazie al Signore a cui tutto devo; grazie ai miei genitori per l’ esempio cristiano, in vita ed in morte. La mia gratitudine a don Sandro Botta, anche Lui in Cielo, che mi ha seguito negli anni del discernimento vocazionale. C’era, non si doveva cercarlo, era al suo posto, all’ inginocchiatoio! L’immaginetta che lo ritrae nell’atto di uscire dal confessionale è un’icona esaustiva. È stato importante per me trovarlo sempre e trovare la chiesa sempre aperta: anche per recitare l’ora media alle 2 del pomeriggio! Solo il giorno della Prima Santa Messa don Sandro mi ha certificato la libertà che mi aveva offerto: “Ti ho lasciato andare in convento, Marco, non ti ho indirizzato al seminario!”. Grazie ad un altro don Sandro: don Alessandro Cornaggia Medici, amico di sempre dei miei nonni, dei miei genitori e mio. Non ho potuto piangere per la loro morte, perché li so felici in Cielo, con Dio. Questo per testimoniarvi che vita religiosa nasce dall’incontro con Dio e con persone che vivono di Dio. E per citare solo i Priori, grazie a don Giuseppe e a don Christian, presenze che la Provvidenza ha offerto a san Bartolomeo. Dopo la memoria degli inizi vocazionali, alcune parole sul senso della vita religiosa: tutti cerchiamo la felicità, e Dio offre ad ogni cristiano il senso della vita; io l’ho “trovato” nella vita religiosa e sacerdotale. Dio mi ha donato la grazia di sperimentare che ogni giorno è improntato della Sua presenza: nei momenti di sofferenza come in quelli di gioia, o di apparente insignificanza, so di poter essere sereno. Anni fa, davanti ai libri, alle richieste dei superiori, alle tante cose “da fare” prima di poter concludere la giornata… mi chiedevo: “perché sempre io?”. Poi percepii una frase: “Quando la tua vita ha senso per Dio, allora… Allora… tutto trova un ordine, tutto si compone: se, pur razionalizzando, non comprendo con immediatezza lo scopo di qualcosa, so che Dio lo conosce e, a posteriori, emerge il senso compiuto di ogni realtà. Per concludere: forse non ho ancora ricevuto “il centuplo”, ma credo almeno di aver ricevuto il 99 per cento! Pace e bene. Parliamo di formazione “I laici, radunati nel popolo di Dio e costituiti nell’unico corpo di Cristo sotto un solo capo, sono chiamati, chiunque essi siano, a contribuire come membra vive, con tutte le forze ricevute dalla bontà del Creatore e dalla grazia del Redentore, all’incremento della Chiesa e alla sua santificazione permanente.” (LG 33) Cinquant’anni fa il Concilio Vaticano II ha portato un vento nuovo nella vita della Chiesa; la valorizzazione dei laici ha stimolato un loro impegno attivo, divenuto parte integrante della quotidianità ecclesiale, mediante collaborazioni e assunzioni di responsabilità pastorali. I laici che oggi offrono con entusiasmo la loro disponibilità si preparano nello specifico del loro servizio, svolgendo con lodevole e necessaria “professionalità” le azioni pastorali e caritative. Ma tutti i laici, da quelli maggiormente impegnati sino a quelli che stanno sulla soglia, vedono le loro motivazioni di fede sempre più messe alla prova dalle numerose proposte etiche e socioculturali che oggi si scontrano con una tradizione che ha fondato per secoli la propria identità su valori mutuati dal cristianesimo. I cristiani non possono più contare, come era un tempo, sul sostegno di un diffuso contesto sociale cristiano e la loro formazione, anche quando viene curata, non sempre è sufficiente per potersi confrontare con le sfide del mondo moderno. “Come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?” (Rm 10,14-15) Il cristiano sa che i doni ricevuti da Dio sono da condividere con tutti i fratelli; e il primo dono da manifestare è quello della testimonianza (“Sarete miei testimoni fino ai confini della terra” At 1,8). In virtù del nostro Battesimo e della nostra Confermazione siamo tutti sollecitati a portare l’annuncio di Cristo agli uomini, all’uomo del nostro tempo. Ma quale Cristo siamo oggi capaci di proporre? E quale Cristo veramente conosciamo? Su quale formazione facciamo affidamento? Su cosa si fonda la nostra conoscenza: sulla saggezza della Parola o sulle chiacchiere dei mass-media (“Se il primo venuto vi annuncia un Cristo diverso...” 2Cor 11,4)? Nella fede non possiamo essere degli autodidatti; il nostro credo e il nostro servizio devono essere radicati nel Vangelo e nei documenti della Chiesa. L’impegno, dunque, non può prescindere dalla conoscenza e questa presuppone la formazione. Non a caso il Papa ci invita a tenere il Vangelo in tasca e di farne oggetto quotidiano di studio. Le parole di san Paolo ai Romani sono ancora attualissime: come possiamo credere in Cristo se non apriamo orecchi e cuore per conoscerlo e amarlo, se non ne ascoltiamo l’annuncio? Non basta la buona volontà ma occorrono conoscenza e trasparenza di fede per rendere manifesta la Verità. Formazione: parliamone in Assemblea Queste e altre considerazioni sono emerse nell’analisi che il Consiglio pastorale ha compiuto sul tema della formazione cristiana. La nostra comunità attiva molte proposte formative, negli incontri dei gruppi e in molte altre occasioni; proposte che, se talora appaiono insufficienti, in altri casi invece vengono poco accolte (basti pensare alla catechesi degli adulti, sospesa a causa della scarsa partecipazione). È stato auspicato uno sviluppo della formazione, agendo su due versanti: formazione dei collaboratori, per consolidare le motivazioni di fede del servizio svolto, e annuncio del Vangelo ai cristiani adulti, per i quali spesso si tratta di una rievangelizzazione (come non pensare alla nuova evangelizzazione, tanto presente nel magistero di Giovanni Paolo II!). Sapremo affiancarci ai fratelli nella fede per aiutarli a fermarsi per dedicare tempo, necessario e prezioso, alla propria vita spirituale? Il problema necessita di attenzione e studio; per questo il Consiglio pastorale ha deciso di porre l’argomento della formazione cristiana come tema da affrontare e sviluppare insieme nella consueta Assemblea comunitaria, che si svolgerà nel prossimo mese di novembre. Già d’ora siamo invitati a riflettere sull’argomento, per portare in quell’incontro le nostre considerazioni e le nostre proposte. Tutti dobbiamo sentirci coinvolti, rinsaldando la nostra fede, pronti a sostenere le sfide che il nostro tempo ci porta. Vita comunitaria di Giorgio Mondelli Assemblea comunitaria il 22 novembre a Tavernerio con don Italo Mazzoni 9 Lavori in oratorio di don Christian Tutti insieme stiamo scrivendo una pagina importante della vita della nostra comunità 10 Un pezzo di storia In questi mesi i muratori hanno smantellato e demolito il vecchio teatrino per poter iniziare a risistemare. E più si scavava e più emergevano i resti del passato: tanti si ricordano l’ultima versione del teatrino con l’ingresso laterale, le gradinate, il palco rialzato. Dagli scavi siamo arrivati anche al teatrino precedente, quando c’erano i due gradini a scendere e i due ingressi separati direttamente sulla via Rezia. Scavando sono tornati ben visibili anche i muri in sasso di Moltrasio della vecchia casa adiacente e della falegnameria. Possiamo dire il che il passato è ricco di ricordi. Il presente, invece, ci dice che molto probabilmente entro fine ottobre il bar e la sala riunioni saranno pronte per scrivere una nuova pagina di storia. Speriamo entro Natale di avere a disposizione anche la cucina e gli spogliatoi annessi. Possiamo dire che il presente è intraprendente. Il futuro lo possiamo solo intravvedere: con tanti bambini che giocano a calcetto, i giovani che giocano a ping-pong, le mamme che bevono il caffè e chiacchierano mentre aspettano i figli dopo gli allenamenti o il catechismo. Vedo anche gli incontri della Comunità in Ascolto nel nuovo salone oppure tutti gli incontri con i genitori, i bambini e gli adulti. Possiamo dire che il futuro è colmo di speranza. Concludendo, invito tutti all’ultimo immenso sforzo. Voi parrocchiani in questi anni siete stati generosissimi, ultimamente le offerte sono molto diminuite e questo non mi preoccupa perché era prevedibile un po’ di flessione, ma adesso siamo arrivati allo sprint finale e serve l’ultimo sussulto di cuore per poter completare tutta l’opera. Non vi nascondo che l’anno prossimo vorrei sistemare anche l’appartamento del vicario e poi chiudere definitivamente tutto il cantiere! Così facendo tutti insieme scriveremo una pagina importante della storia della nostra comunità. Come aiutare concretamente per la ristrutturazione dell’oratorio? 1. Le offerte raccolte nelle Messe della prima domenica del mese. 2. Le offerte mensili come autotassazione. Ci permettono di pianificare le entrate e di conseguenza di programmare le uscite. 3. Mutui graziosi presso privati: cioè sono offerte che si possono dare alla parrocchia, la quale si impegna a restituirli a interessi zero, su richiesta dell’offerente o nel 2019. Ci permettono di avere un fondo cassa subito utilizzabile. 4. Le offerte deducibili per i soggetti titolari di reddito d’impresa (partita IVA), per le quali verrà rilasciata la dichiarazione. 5. Le eredità, sia mobili che immobili, lasciate all’ente giuridico “Parrocchia san Bartolomeo – Como”. 6. Le offerte in occasione di ricorrenze particolari: battesimi, comunioni, anniversari, funerali, ecc. 7. I gruppi parrocchiali possono organizzare opportune iniziative. 8. Offerte detraibili per le persone NON titolari di reddito d’impresa, per le quali offerte verrà rilasciata ricevuta. Prospettive per l’oratorio di san Rocco Nei primi anni ’70, fece bella mostra di sé in parrocchia la nuova struttura dell’oratorio di san Rocco, voluta da tanti, sacerdoti e fedeli, e realizzata grazie a mutui, finanziamenti ed autotassazione dei parrocchiani. Era una grande e bella scatola, che si riempì subito, nello spirito collettivo degli anni ’70 e del quartiere operaio, di bambini, ragazzi, educatori, giovani e animatori. Con naturalezza e buona volontà sorsero strutture organizzative ben definite e si distribuirono gli incarichi: nacque così il “Gruppo di san Rocco”. Tramite il giornalino dell’oratorio “E lo riconobbero” i frequentatori erano aggiornati sui programmi mensili offerti dalle strutture educative presenti: c’erano il “gruppo preparazione e formazione ragazzi”, il “gruppo catechismo e approfondimento religioso”, il “gruppo sportivo”, il “gruppo canto”, il “gruppo sensibilizzazione missionaria”, il “gruppo preparazione visite agli anziani” e il “gruppo teatro”. Per poco meno di quarant’anni le cose si sono evolute positivamente e più di una generazione ha potuto beneficiare dell’amore di quanti hanno creduto e collaborato alla vita della struttura. Poi, scelte di vita differenti, il cambiamento lento ma inesorabile delle scale di valori, il continuo mutamento di etnie e habitus sociali nel quartiere hanno concorso ad un cambiamento epocale, che ha interessato anche l’oratorio di san Rocco. Un poco alla volta le presenze di benefattori e beneficiari sono diminuite; con l’assenza di vita e delle attività di gruppo i fedeli si sono dispersi e coloro che sono rimasti sono, ahimé, piuttosto invecchiati. All’epoca qualche genitore di buona volontà canalizzò i giovani verso il vicino oratorio di san Bartolomeo, funzionante e animato. La bella scatola piena dei colori degli anni ’70 si svuotò e si assopì. Per qualche anno la struttura dell’oratorio di san Rocco è rimasta dormiente, in attesa che qualcuno la riportasse a nuova vita. Se ne beneficiava limitatamente: per le cene o i pranzi comunitari quattro volte l’anno e per qualche assemblea parrocchiale una o due volte l’anno. Un po’ pochino, per la verità. Recentemente, tuttavia, il parroco si é rimboccato le celeberrime maniche ed ha coinvolto i parrocchiani come consulenti, studiando e progettando con loro un possibile futuro per l’oratorio di san Rocco, ormai quasi vicino al degrado. A fine maggio, con un programma solo abbozzato, ma ampiamente pensato, don Christian ha organizzato delle mini assemblee al termine delle celebrazioni. In quelle occasioni ha esternato ai fedeli i suoi progetti e ne ha raccolto pareri e suggerimenti. In una mezzora di richieste, precisazioni, orientamenti, opinioni, l’idea ha preso forma nella mente di tutti: far ritornare in funzione l’oratorio attraverso differenti canali. La grande scatola degli anni ‘70 potrà infatti divenire un organismo polivalente: una struttura che offre una base fissa alle associazioni di volontariato che hanno bisogno di una sede; un luogo da destinare, in parte, all’accoglienza dei profughi; uno spazio dove possono essere allocati negozi gestiti da cooperative solidali; un laboratorio di idee a servizio di tutta la città. Si tratta insomma di far rivivere l’oratorio nello spirito caritativo del Santo di cui porta il nome e, forse, anche nello spirito comunitario e solidale degli anni ’70. Tale iniziativa è stata accolta positivamente, nonostante si sia solo agli albori di tutto questo. Tanto bisogna studiare, pensare e valutare, tanto c’è da fare. Non ci mancano né la buona volontà né l’ottimismo. Abbiamo fiducia in un progetto così accurato e altruisticamente valido. Con queste premesse resta solo da augurarsi l’entusiastico spirito iniziale dei primi anni ’70. Parrocchia di san Rocco di Maurizio Gagliardi Dopo alcuni anni siamo pronti per riaprire le porte dell’oratorio di san Rocco 11 Oratorio di don Michele Uno sguardo di fede sull’estate dell’Oratorio Estate, tempo per seminare “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa…” (Marco 4,26-27) Scrivo queste poche righe di ritorno dal campo dei giovani dove a Padova e a Pellestrina “sulle orme della santità” (come titolava il nostro libretto) abbiamo trascorso insieme una bella settimana pregando, cantando, divertendoci (non poco) e cercando di vivere tra noi quel Vangelo che ci dice di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amati. Ripenso anche ai due campi in montagna, alle belle passeggiate in Val Gerola, ai volti felici dei ragazzi. La memoria, correndo poco più indietro, va anche agli intensi giorni del Grest “Tutti a tavola”, alle gite, ai giochi e alla messa celebrata in cortile, ai tanti pranzi preparati e consumati, alla bella festa finale insieme a tutte le famiglie. Di tutto ringrazio il Signore e pensando e ripensando a queste esperienze si fa viva in me un’immagine del vangelo: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra”. Ripensando a quanto abbiamo fatto, insieme a tutti gli educatori, gli animatori e i vari collaboratori non trovo immagine migliore. Abbiamo “solo” seminato… Quando finisce di seminare l’agricoltore non fa bilanci. Semplicemente, con fiducia e speranza in Colui che fa crescere, attende che quanto di buono seminato possa produrre frutto. Così è il Regno di Dio, ci dice il Vangelo. Se questo è il nostro obiettivo (che il Regno di Dio cresca) non sprechiamo tante parole. Ringraziamo Dio per quanto di buono, grazie all’aiuto di tanti, è stato seminato e prepariamoci fin da subito per altre semine… A far crescere è il Signore! Lascio allora la parola ai ragazzi, i veri protagonisti di queste esperienze che con simpatia desiderano raccontarcele. GREST 2015 - Serata con i genitori In bilico Eliana e Giovanni Frigerio All’interno dell’esperienza del Grest di quest’anno, il cui tema era “Tutti a tavola”, è stato proposto ai ragazzi delle scuole superiori, agli animatori ed a tutti i genitori, nella serata del 16 giugno presso il cinema Astra, lo spettacolo “In bilico” scritto e diretto da Valentina Papis. Si tratta di un libero adattamento teatrale del libro “Verso dove nasce il sole”, esperienza autobiografica della stessa regista, che nasce da un’esperienza di anoressia e che narra in modo più ampio, attraverso la metafora del viaggio, i disagi e le paure di una ragazza adolescente. Lo spettacolo è stato un’occasione per farci capire come i disturbi della condotta alimentare (anoressia o bulimia), che purtroppo sono sempre più diffusi, non siano semplicisticamente riconducibili alla ricerca di un’immagine corporea di magrezza esasperata e vincente come quella presentataci dai mass media. In realtà questi disturbi sono espressione di una sofferenza che nasce dal profondo, a volte influenzata da relazioni o esperienze traumatiche vissute anche all’interno del nucleo familiare, ma che in ogni caso si riflette in un’incapacità di aprirsi al mondo ed a relazioni affettive gratificanti. Tutto questo è giunto al cuore degli spettatori presenti attraverso le emozioni e la poesia che solo il linguaggio teatrale è in grado di trasmettere. E il silenzio attento dei ragazzi, che ha accompagnato tutta la rappresentazione, ne è stato sicuro testimone. La serata è stata anche occasione per presentare l’associazione DCAmolo, una onlus presente dal 2012 sul territorio comasco, nata dalla volontà di un gruppo di genitori accomunati dall’esperienza di questa complessa problematica vissuta dalle proprie figlie. Attualmente l’associazione riconosce tra i propri sostenitori anche persone che, per cultura professionale, sensibilità personale o perché semplicemente genitori, hanno deciso di sostenerne i progetti. La DCAmolo (www.assodiciamolo.it) nasce dall’esigenza di condividere, promuovere e divulgare la conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare e di affiancare e sostenere con iniziative proprie i progetti del Centro per la cura dei Disturbi della Condotta Alimentare dell’Ospedale Sant’Anna di Como di cui è responsabile il Dott. Gabriele Stampa che abbiamo conosciuto allo spettacolo teatrale. 12 Oratorio Campo 5a elementare – 1a-2a media Con Davide in Valgerola di Daniele, Davide e Keit La mattina del 6 Luglio, dopo esserci trovati con il Don, i genitori e i ragazzi, pieni di entusiasmo ed energia, siamo partiti con macchine e pulmini in direzione Rasura per vivere insieme sei giorni nella natura della Valgerola. Appena arrivati e dopo aver ricevuto l’accoglienza delle tre cuoche e dei due piccolini, Maddalena ed Emanuele, noi tre educatori e i venti ragazzi abbiamo esplorato la casa e i dintorni. Come in tutti i campi, inizialmente, la timidezza e il timore per quella che per molti era una nuova esperienza andavano superati e tra canzoni e giochi di gruppo ci siamo messi in gioco per conoscerci al meglio. Il divertimento come sempre va a braccetto con momenti di riflessione e di ascolto. Il filo conduttore che ci ha guidato è stato la storia del re Davide; giorno dopo giorno i ragazzi hanno ascoltato le registrazioni dei vari episodi raccontati da voci narranti (dal cd “Davide figlio di Iesse” di don Paolo Alliata, progetto “Le storie della Bibbia”). Partendo dai racconti della storia abbiamo affrontato tematiche come le apparenze, la preghiera, la lotta contro il male, il peccato e il pentimento, la vocazione. Non potevamo certo non approfittare della possibilità di passare del tempo tra i monti, infatti abbiamo trascorso due belle giornate immersi nella natura. La meta della prima gita avrebbe dovuto essere lo splendido lago del Culino che purtroppo si è rivelato essere una pozza d’acqua. Alcuni coraggiosi guidati da don Michele si sono inerpicati fino alla croce della cima del monte Rosetta dove si può ammirare una splendida vista sulla bassa Valtellina. Ancora pieni di energie niente ci ha fermato dall’affrontare una seconda passeggiata con destinazione lago del Pescegallo, un grazioso specchio d’acqua dove ci siamo anche potuti rinfrescare. Immersi nella natura abbiamo potuto celebrare la Messa ammirando la bellezza del creato. Vivere tutti insieme non è mai semplice: bisogna prendersi cura della casa, rispettare gli spazi comuni e organizzarsi per le docce; per aiutarci in questo ci siamo divisi con i ragazzi in quattro gruppi di lavoro per il servizio durante i pasti e per le pulizie. Di fronte a queste esigenze tutti i ragazzi non si sono mai tirati indietro e hanno fatto del loro meglio. Non abbiamo dovuto solo lavorare perché un campo è anche e soprattutto divertimento e perciò, tra partite di calcio e di schiaccia tre, e classici giochi di gruppo, abbiamo vissuto momenti di svago e di allegria. Ma non potevamo certo organizzare tutto noi e abbiamo deciso di dare la possibilità ai ragazzi di gestire la serata finale mettendo in scena imitazioni di noi animatori e proponendo giochi. In tutto questo sia noi insieme al don che le cuoche non siamo rimasti con le mani in mano componendo due canzoni, scherzando sui ragazzi e sul don. Partiti con molte paure e dubbi siamo arrivati alla conclusione di questo campo pieni di entusiasmo e voglia di ripetere un’esperienza di questo tipo. Messa al Grest Campo superiori 13 Oratorio di Matteo Fadani Città, arte, mare, divertimento ma anche l’esempio di sant’Antonio “un giovane dal cuore aperto a Dio” 14 13 tamberli + uno Eccoci già arrivati alla fine del campo estivo per i giovani e i giovanissimi (dalla 4° superiore). Il menù alla carta non è stato disatteso, Padova, Venezia e Pellestrina sono stati i luoghi in cui abbiamo passato, in 13 tra ragazze e ragazzi più don Michele, la settimana dal 26 luglio al 2 agosto. Pronti, via! Arrivati a Padova ci siamo sistemati in alcune stanze presso l’oratorio della Parrocchia dell’Arcella, il luogo di morte di sant’Antonio, dove abbiamo alloggiato per due giorni grazie all’ospitalità generosa di padre Nando, con cui abbiamo avuto subito l’occasione di conoscere da vicino la figura di sant’Antonio. Le giornate padovane sono poi passate velocemente tra un aperitivo, una passeggiata in città, il riposo al Prato della Valle e la visita alla meravigliosa Cappella degli Scrovegni (affrescata da Giotto). Il momento centrale della nostra permanenza a Padova è però stata la visita della basilica del Santo, dove abbiamo anche celebrato la Messa, e in cui abbiamo incontrato, sul volto dei numerosi pellegrini e tra le mura della chiesa, la devozione per uno dei Santi che continua, nonostante il tempo, ad attrarre a sé migliaia di fedeli. Abbiamo cercato di capire anche perché questo sia possibile, e ci siamo resi conto che Antonio, oltre agli infiniti miracoli di cui è intercessore, è stato, per prima cosa, un giovane dal cuore aperto a Dio e al progetto che Dio aveva per lui, un ragazzo che non si è mai stancato di sognare in grande anche quando il suo sogno si è scontrato con altri progetti, che ha vissuto direttamente le ingiustizie e le sofferenze dei più poveri, a cui non ha mai smesso di insegnare il Vangelo con umiltà francescana. Di sant’Antonio abbiamo deciso di tenere, come tratti fondamentali della sua santità, la sua instancabile dedizione alla preghiera e la sua capacità straordinaria di parlare a tutti del messaggio di amore di Gesù. Queste riflessioni ci hanno accompagnato anche nei giorni seguenti, prima a Chioggia, da cui ci siamo imbarcati per raggiungere (sul famoso Bragozzo Ulisse!!!) Pellestrina, sulla Laguna Veneta. Passata la paura per la possibile presenza di qualche ospite indiscreto in casa (e qui mi fermo), abbiamo passato le nostre giornate di mare cercando di condividere, oltre che qualche momento di riflessione sulla figura di sant’Antonio, anche il divertimento e la vita quotidiana, con risultati che direi ottimi, e se qualche cosa andava storto ci pensava il don a risolvere tutto con un “Tamberlo!”. Di questo campo penso che ricorderemo anche le serate in compagnia, tra una partita a carte e una a Risiko e tante, tante risate. Anche a Pellestrina, in fondo, siamo stati fortunati: don Damiano e i suoi collaboratori ci hanno accolto come loro parrocchiani, permettendoci di partecipare alla vita dell’isola, animata per tutta la settimana dalla festa della Madonna. Ci siamo messi in cammino in un (lungo) pellegrinaggio minacciato da un (forte) temporale, abbiamo potuto provare l’ebbrezza di giocare una partita di bubble-football, che si è rivelato il tentativo di dare due calci al pallone rinchiusi in una grossa palla gonfiabile. Ma le ore volano veloci, c’è giusto il tempo per fare un paio di bagni al mare, una biciclettata, una gita fra i sempre suggestivi canali e vicoli di Venezia e i surreali vetri di Murano ed è già ora di tornare… Non potevamo che concludere con un’Ultima Cena in grande stile e poi dritti di nuovo a Como, dove ci aspettavano l’oratorio e i “tamberli” che sono rimasti a casa, sperando di poter replicare quest’avventura produttiva e divertente. Defunti Defunti Battezzati (fino al 31 agosto ‘15) (fino al 31 agosto ‘15) (fino al 31 agosto ‘15) san Bartolomeo san Bartolomeo san Bartolomeo 48. (2014) BOZZI Ermanno di anni 84 24. GUERZONI Danilo di anni 84 25. PORTA Lidia di anni 85 26. DEVITINI Olga di anni 90 27. CASTORINO Salvatora di anni 103 28. COLANTONIO Antonio di anni 91 29. MALAGOLA Amedeo di anni 90 30. IROLLA Antonietta di anni 83 31. CHIARINI Adriana di anni 86 32. BASCHIROTTO Elisa di anni 100 33. POLAR Elisa di anni 80 34. CUTERI Francesco Antonio di anni 71 35. RESTIVO Irma di anni 87 36. CASTOLDI Sergio di anni 82 37. SCACCABAROZZI Adele di anni 91 38. DE MARINIS Antonia di anni 84 39. CARUCCI Giuseppe di anni 88 40. CALORE Renzo di anni 78 41. COSTANTINO Francesco di anni 86 42. TENCALLA Liliana di anni 88 43. TAMBURINI Natale di anni 92 44. TOAIARI Ivano di anni 72 san Rocco 04. ZERBONI Aldina, di anni 84 Sposi (fino al 31 agosto ‘15) san Bartolomeo 01 PREITE Andrea con MARTINELLI Elisa Sposi dal 23 maggio Campo 3a media – 1-2-3a superiore Io c’ero! E tu? Dai registri parrocchiali 05. CRIVELLARO Lorenzo il 10 maggio 06. OLLAN Dian Sebastian il 7 giugno 07. VIETTA Angelica il 7 giugno 08. VETERE Geremia il 7 giugno 09. MAIDA Lorenzo Edoardo il 7 giugno 10. FERRARIO Giulia il 7 giugno 11. NOSEDA Alessandro il 7 giugno 12. SHTEMBARI Kledi Il 7 giugno 13. TORRI Gloria Il 7 giugno 14. LOPEZ LOPEZ Juan David il 7 giugno 15. CAMAPANELLA Tommaso il 5 luglio 16. FOLIGNO Giulio il 5 luglio 17. LA VERDE Bianca Maria il 5 luglio 18. RAMBAY CHAVEZ Sergio Ariel il 5 luglio Oratorio I ragazzi del campo Chi lo dice che per fare un bel campo bisogna essere in tanti? L’importante è la qualità! Possiamo confermarlo noi ragazzi del secondo campo. A partire eravamo “solo” in undici, accompagnati dal don e dai nostri educatori Lara e Matteo. Destinazione Rasura nella bellissima Valgerola. Il fatto di essere un numero ristretto ci ha permesso di creare tra noi un’atmosfera molto famigliare. Sia a tavola che nei giochi e nelle riflessioni ci siamo davvero sentiti come una sola famiglia: i rapporti tra noi si sono stretti e accresciuti. Le giornate sono state scandite (oltre che dal forte suono delle campane…) dalle riflessioni che il don ci ha proposto a partire dalla storia del re Davide, dalla preghiera, dal gioco e dai lavori di gruppo. A nutrirci ci ha pensato Nicola, il nostro mitico cuoco che per noi ha sacrificato, oltre che una settimana del suo tempo, anche le proprie gambe, ustionate per prepararci un’ottima polenta gustata all’aria aperta… Due giorni della settimana sono stati dedicati alle gite. Il don ha pensato bene di farci camminare tanto! La prima gita ha avuto come destinazione il rifugio Benigni, la seconda il lago Zancone. Al di là delle lamentele e della fatica però quando siamo arrivati a destinazione a goderci il panorama tutti abbiamo detto: “Ne è valsa la pena!” Il male che non ci siamo fatti in gita abbiamo pensato di recuperarlo durante i giochi tra una “feroce” partita di “guerra” (chiedete a Matteo Fadani…) e un tentativo non riuscito di avvelenamento del don e degli animatori con caramelle schifose… Tante altre cose vorremmo scrivere a proposito del campo ma non abbiamo spazio… La cosa più importante: grazie a tutti! A tutti noi, a Nicola, agli educatori Lara e Matteo e al don. L’appuntamento è per l’anno prossimo, nella speranza che molti altri colgano questa splendida occasione del campo. Davvero non si può perderla! Parola di chi c’è stato… 15 Madonna Addolorata — Festa 25 settembre ore 20.30 Recita del Santo Rosario 26 settembre ore 20.30 S. Messa celebrata da don Marco Pessina - processione 27 settembre ore 10.30 S. Messa solenne ore 15.30 S. Messa per malati e anziani — 4 ottobre Festa Madonna del Rosario - san Rocco ore 11 S. Messa solenne Pranzo comunitario ore 20.30 Santo Rosario per i malati della Comunità, in autunno — Festa 11 ottobre ore 10.30 S. Messa Festa in oratorio, giochi, estrazione lotteria. Pranzo comunitario Missionaria Mondiale — Giornata 18 ottobre Giornata animata dai — 22 novembre Missionari Saveriani Assemblea Comunitaria padri saveriani Tavernerio con Don Italo Mazzoni affrontiamo il tema della formazione alla vita cristiana Sono invitati tutti i gruppi, le commissioni e i cristiani di buona volontà della comunità pastorale Beato Scalabrini — –——- — — — — ——— ———– —— ——— — ——— — ——— —— — ——— Parrocchia San Bartolomeo Intesa San Paolo - Como - via Rubini, 6 IBAN IT30H0306910910100000007661 da LUNEDI a VENERDI 9,30/11,30 — —— Don Christian Bricola Parroco e Ufficio tel. 031.27.26.18 fax 031.26.12.56 — – — ———– —— ——— — ——— — ——— —— — — — — –— ———— — — — — ———– —— ——— — ——— — ——— —— — ——— La Voce dei Borghi a casa vostra Dall’anno prossimo “la Voce dei Borghi” si potrà ritirare solo in chiesa a san Bartolomeo e a san Rocco. Gli ammalati e gli anziani che desiderano riceverla a casa possono segnalare la loro richiesta. *Nome e Cognome ___________________________________________ *Indirizzo ___________________________________________ *Numero di telefono ___________________________________________ Ufficio parrocchiale in via Milano 161 tel. 031.27.26.18 è aperto per richiedere certificati in questi orari: ——— — —— ————— - ——— Conto Corrente per offerte Appuntamenti e Numeri utili ——— — —— ————— - — – Numeri utili Don Michele Pitino Vicario Oratorio tel. 031.26.23.89 Don Giorgio Molteni Collaboratore tel. 031.27.13.20 Casa parrocchiale san Rocco via Regina 50 tel. 031.26.53.85 Casa santa Luisa via Rezia 7 tel. 031.27.93.58 Revv. Suore via Rezia 5 tel. 031.26.53.12 [email protected] www.sanba.org