LA VOCE dei borghi
Comunità Pastorale Beato Scalabrini
SETTEMBRE 2015
Bimestrale
della Comunità Cristiana
dei santi
Bartolomeo e Rocco
in Como
nuova edizione: ANNO VII
N. 28 - SETTEMBRE 2015
Sede:
via Milano 161 Como
telefono 031.272.618
Autorizzazione:
Registrato presso
il Tribunale di Como
Autorizzazione n. 19/88
Direttore Responsabile:
Rosaria Marchesi
Redazione:
don Christian Bricola,
Antonia Cairoli,
Giorgio Mondelli,
Maurizio Gagliardi,
Giuseppe Villani,
Maria Canziani.
Collaborazione grafica
Attilio Merazzi
A questo numero hanno,
inoltre, collaborato:
don Giorgio,
suor Maria Samuela,
fra Marco Galdini,
don Michele,
Eliana e Giovanni Frigerio,
Daniele, Davide, Keit,
Matteo Fadani,
I ragazzi del campo.
Tipografia:
Grafica Marelli s.n.c.
via Leonardo da Vinci 28
22100 - Como
Tel. 031.573.375
Fax 031.570.215
Per inserti Pubblicitari
Attilio Merazzi
Per distribuzione
Silvana Cappellini
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Editoriale
Maria, Madre della Speranza di don Christian
Secondo Editoriale
Cambiamenti per la Voce dei Borghi
di Rosaria Marchesi
Giubileo della Misericordia
Giubileo della Misericordia di don Giorgio
Vita consacrata
Ora et labora di suor Maria Samuela
Vita consacrata
Fra Marco, presbitero cappuccino
di fra Marco Galdini
Vita comunitaria
Parliamo di formazione di Giorgio Mondelli
Lavori in oratorio
Un pezzo di storia di don Christian
Parrocchia di san Rocco
Prospettive per l’oratorio di san Rocco
di Maurizio Gagliardi
Oratorio
Estate, tempo per seminare di don Michele
Oratorio
In bilico di Eliana e Giovanni Frigerio
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Oratorio
Con Davide in Valgerola di Daniele, Davide, Keit
Oratorio
13 tamberli + uno di Matteo Fadani
Oratorio
Io c’ero! E tu? dei ragazzi del campo
Registri parrocchiali
Defunti, Battesimi, Sposi
Programma pastorale
La Voce dei Borghi a casa vostra
Scheda di richiesta
Maria, Madre della Speranza
Editoriale
di don Christian
Santuario di Gallivaggio
Maria incoronata dalla SS. Trinità
(P. C. Landriani, 1606)
Carissimi parrocchiani di san Rocco e san Bartolomeo,
a Maria, che nella nostra comunità veneriamo Addolorata e Madonna del Rosario, vogliamo affidare questo nuovo anno pastorale ricco di tante attese e di tante speranze.
Innanzitutto, in comunione con la Chiesa universale, vivremo il Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco. La nostra comunità da anni, con fedeltà, è andata in
pellegrinaggio al santuario della Trinità Misericordia di Maccio, quasi come una preparazione a questo Anno Santo di grandi Grazie e di tanti doni spirituali. Oggi il Papa,
indirettamente, riconosce solennemente il messaggio del Santuario di Maccio e lo
estende a tutta la Chiesa. Affidiamo alla Madonna Madre della Misericordia questo
Giubileo perché tante grazie possano giungere al nostro cuore e alle nostre famiglie.
Inoltre, il prossimo anno sarà l’anno degli oratori. A breve inaugureremo il bar e la sala
riunioni dell’oratorio di san Bartolomeo e nel 2016 cercheremo di fare l’ultimo sforzo
per ristrutturare anche l’appartamento del vicario. Un bellissimo traguardo e una grande gioia per i nostri ragazzi. Ma soprattutto quest’anno sarà l’anno in cui riapriremo
l’oratorio di san Rocco che diventerà la “casa del volontariato”. Pian pianino diverse
associazioni che operano nel mondo sociale troveranno casa a san Rocco, portando i
loro uffici e soprattutto tante iniziative (incontri, testimonianze, dibattiti). Così facendo
l’oratorio tornerà a vivere con la presenza di tanti giovani che hanno voglia di impegnarsi per gli altri. A Maria, l’Ausiliatrice, affidiamo anche i nostri oratori e tutta la gioventù che li frequenteranno.
Infine, il prossimo anno sarà “cruciale” per il laicato della nostra comunità. Nel 2016
saremo invitati a rinnovare il consiglio pastorale che è l’espressione più alta della corresponsabilità dei laici per il servizio alla comunità. E poi tutti insieme dovremo riflettere
sulla formazione che è fondamentale per vivere da laici cristiani impegnati nella Chiesa
e nel mondo. A novembre con don Italo saremo invitati a riflettere sull’importanza e il
bisogno della formazione, poi spetterà al consiglio pastorale formulare una proposta
che aiuti - chi lo desidera - a nutrire sempre di più la propria fede, a crescere nell’appartenenza alla Chiesa, a servire il mondo di oggi per essere lievito che fa fermentare
la pasta. A Maria, madre della Chiesa, affidiamo questa nostra speranza e questa nostra scommessa.
Maria,
Madre nostra
Madre
della chiesa
Madre
dei sacerdoti
Prega per noi!
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Secondo
Editoriale
di Rosaria Marchesi
Dal 2016
la rivista cambia
distribuzione
Una scelta
contro lo spreco
La
collaborazione
che chiediamo
ai lettori
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Cambiamenti per La Voce dei Borghi
Cari lettori, voi siete amici e
fedelissimi del nostro periodico, in teoria, dunque, questo articolo non dovrebbe
riguardarvi, perché voi “La
Voce dei Borghi” la leggete,
ma è proprio per questo
che la redazione vi vuole
informare e coinvolgere. Del
resto questo è lo stile del
nostro giornale: informare,
formare e coinvolgere, legando la vita della parrocchia a quella della comunità, che vive sul suo territorio. Da un po’ di tempo, però, “La Voce” ha un problema. Sta aumentando il numero di chi, non solo non la
vuole ascoltare, ma le chiude la porta in faccia. Succede che, purtroppo, abbiamo
verificato che l’attuale distribuzione capillare, nata per
raggiungere ogni famiglia,
per cercare di avvicinare
anche quanti, per i motivi
più vari, non frequentano la
nostra chiesa, è entrata in
crisi. Troppe copie del nostro periodico finiscono nella pattumiera, senza neppure essere state aperte, senza aver avuto neanche l’opportunità di entrare nelle
case. Qualcuno si fa carico
di restituire in parrocchia o
ai distributori le molte copie
che non hanno trovato accoglienza, ma nella maggior
parte dei casi “La Voce” è
“buttata” e basta. E’ da tempo che abbiamo queste segnalazioni, non possiamo
ignorarle. Per il 2015, ovvero fino al numero di Natale,
tutto resterà invariato, in
attesa di varare il nuovo
sistema che vi illustriamo.
Fino a questo momento il
nostro periodico è stato
stampato in 4.500 esemplari per ogni numero. In un
anno il costo incide sulla
vita della parrocchia, ma
non si è mai pensato di
chiedere, per esempio, di
sottoscrivere un abbonamento (c’è chi lo fa). Questo
denaro è ben speso se buona parte delle riviste arriva
a destinazione. I singoli lettori scelgono
poi cosa preferiscono
leggere, hanno a disposizione un ventaglio di argomenti.
Certo, esiste anche
l’edizione on line, ma
non vogliamo abbandonare quella cartacea, perché molti
anziani non hanno un
computer, quindi sarebbero automaticamente “tagliati fuori”.
Il problema della
“Voce” è, dunque, lo
spreco. Stiamo consumando carta e denaro. Sappiamo tutti
cosa pensa papa
Francesco dello spreco. Il Consiglio Pastorale è stato coinvolto in questa riflessione. Un bollettino
parrocchiale è uno
strumento di testimonianza, rimanda alla
parabola evangelica
del “buon seminatore” che getta il seme
a piene mani su tutti i
terreni, senza stare
prima a domandarsi
che risultati avrà il
suo lavoro. Decidere
di stampare meno
copie e di cambiare il
sistema di diffusione
non è un passo che
si fa a cuor leggero.
Siamo tutti ben consapevoli che, come
dice il Salmo 126,
“Se il Signore non
costruisce la casa,
invano faticano i costruttori”, noi affidiamo la nostra “casa di
carta” nelle mani del
Signore e con coraggio prendiamo atto
della
situazione
(sappiamo tutti anche
che la carta stampata
in generale è in crisi).
Non possiamo, però,
continuare a sprecare, così dal 2016 useremo un sistema di-
verso. Il numero di copie
verrà ridotto (vedremo strada facendo di quante) e chi
desidera leggere “La Voce
dei Borghi” la potrà ritirare
sugli appositi tavolini in
chiesa, che è sempre aperta. Dunque, “La Voce” continuerà a “parlare”, ma a chi
avrà il desiderio almeno di
prenderla con sé, aprirla,
vedere che cosa contiene e
poi, solo dopo, decidere se
interessa. Ci piacerebbe
che i lettori ci segnalassero
cosa vorrebbero trovare sul
bollettino, ma questo non
succede quasi mai. Siamo
davvero così bravi? La redazione ce la mette tutta,
ma siamo impotenti contro il
totale disinteresse di molti.
Anche questo è un chiaro
segno dei tempi. I cristiani
non sono di moda, anzi
possono essere “scomodi”,
al punto che nel mondo il
numero dei martiri attuali
della fede è in terribile crescita. E poi tutti troviamo
troppa “carta” nelle nostre
cassette della posta e alla
fine, pensando che sia solo
pubblicità, qualcuno fa di
ogni erba un fascio. Cosa vi
chiediamo? Di aiutarci a
fare in modo che chi non
può venire in chiesa possa
comunque ricevere la rivista. Nella quarta di copertina (l’ultima pagina) trovate
una scheda che invitiamo a
compilare o a far compilare.
Vi chiediamo, poi, di riportarla in chiesa, dove ci saranno appositi contenitori.
La privacy sarà rispettata,
perché solo il parroco saprà
chi sono le persone che
hanno risposto e ci si attiverà perché esse possano
ancora usufruire della consegna a domicilio. Certo,
nulla vieta, anzi sarebbe
davvero bello, se chi ha un
vicino di casa anziano o
malato decidesse di essere
lui il suo incaricato della
consegna. Un piccolo gesto
di vera disponibilità.
Giubileo della Misericordia
“Lasciamoci invadere dall’amore di Dio! Questo è il grande
tempo della misericordia!”. Così papa Francesco all’Angelus
del 12 gennaio dello scorso
anno; e il successivo 28 agosto
il Papa confidò a monsignor
Fisichella: “Quanto mi piacerebbe un Giubileo della misericordia!”.
Nel ricordare l’episodio durante
la conferenza stampa di presentazione del Giubileo, il prelato poteva così affermare che
l’idea del Giubileo va ricercata
in un vero e proprio «moto dello spirito, non solo un desiderio, ma un moto suscitato nel
Papa dall’azione dello Spirito
Santo».
Anche noi, Chiesa di Dio, chiediamo allo Spirito di guidarci
nella missione che il Signore
ha affidato ai suoi il giorno di
Pasqua: essere segno e strumento della misericordia del
Padre. A ogni Chiesa particolare è affidato il compito e la grazia di donare amore e perdono
senza misura, di offrire i segni
dell’amorevole vicinanza di Dio
all’umanità, come disse san
Giovanni XXIII all’apertura del
Concilio: «Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di
imbracciare le armi del rigore
… La Chiesa Cattolica … vuole
mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente,
mossa da misericordia e da
bontà verso i figli da lei separati»
Il logo del Giubileo: Gesù si carica sulle spalle l’uomo smarrito, così come il Buon Pastore porta la
pecorella perduta. Nel disegno ci attira un particolare: l’occhio di Cristo si confonde con quello
dell’uomo. Cristo vede con l’occhio d’Adamo e
questi con quello di Cristo: in Cristo, nuovo Adamo,
e nel Suo sguardo noi contempliamo l’amore del
Padre, scopriamo la nostra umanità e il futuro che
ci attende. La mandorla è simbolo che richiama la
natura divina e umana di Cristo. I tre ovali concentrici, dal colore progressivamente più chiaro verso
l’esterno, danno movimento all’immagine: sembra
che Cristo stia portando l’uomo fuori dalla notte del
peccato e della morte, verso la luce e la vita. Il colore più scuro indica anche la difficoltà che noi incontriamo nel comprendere appieno l’amore del
Padre che tutto perdona, anche se nella liturgia
eucaristica lo invochiamo come Dio che rivela la
sua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il
perdono (XXVI per Annum).
Misericordiosi come il Padre! Il motto che accompagna il logo chiede, sull’esempio del Padre, di
non giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di donare amore e perdono senza misura (Lc
6,37-38). In caso contrario, potremmo sentire rivolto a noi il rimprovero di Cristo al servo malvagio e
la severa conseguenza: “Non dovevi anche tu aver
pietà del tuo compagno, così come io ho avuto
pietà di te? … Così anche il Padre mio celeste farà
con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al
proprio fratello » (Mt 18,33.35). Da ciò deduciamo
che la misericordia costituisce l’agire del Padre e
manifesta i Suoi veri figli.
Giubileo
della
Misericordia
di don Giorgio
Entriamo
nel Giubileo
scoprendo
il logo, il motto
e la bolla
“Misericordiae
Vultus”
di papa
Francesco
Nella Bolla d’indizione, il Papa esprime il vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Ricordando il testo di Osea, “Amore io voglio e
non sacrificio” (Os 6,6), chiede a tutti i fedeli di
aprire gli occhi sulle miserie del mondo e sulle ferite di tanti fratelli e sorelle; di lenirle con l’olio della
consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Ci esorta
a fare nostro il grido dei sofferenti, perché insieme
si possa spezzare il muro dell’indifferenza che
spesso nasconde ipocrisia ed egoismo. Afferma
che non si stancherà mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia eterna del Padre.
A conclusione, il pensiero si volge a Maria, Madre
della Misericordia, fidata testimone del perdono
dato dal figlio Gesù ai suoi crocifissori. Lei, la Madre, ci rassicura che la misericordia di Dio non conosce confini e nessuno esclude. A lei fiduciosi
ricorriamo e le chiediamo: volgi su di noi i tuoi occhi misericordiosi e mostraci Gesù, il tuo santo frutto. Grazie a lei diventiamo voce di ogni creatura:
“Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo
amore”. (Ps 25,6).
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Vita
consacrata
Ora et labora
di suor Maria Samuela
Cristina:
l’ultima
vocazione
sbocciata
nella nostra
comunità
e nel
nostro oratorio
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Sembra solo ieri… e invece sono ormai
passati ben nove anni da quella mattina
di giugno, giorno di Pentecoste, in cui
lasciai casa, parrocchia, oratorio, città,
per approdare ad un’altra riva, per giungere ad un altro lago. Méta: Isola San
Giulio, lago d’Orta, monastero benedettino Mater Ecclesiæ. Quando ripenso a
quel giorno mi rivedo poco più che ventenne, un po’ immatura e ingenua, poco
esperta di vita e di mondo, ma con grandi desideri: il desiderio di essere felice, il
desiderio di fare qualcosa di grande nella mia vita, il desiderio di inseguire quella Bellezza che mi aveva affascinata, il
desiderio insomma di realizzare il progetto di Dio sulla mia vita. «Cresce lungo il cammino il suo vigore» (Sal 83) e
«La tua bontà mi ha fatto crescere» (Sal
17): penso di poter così sintetizzare
questi nove anni trascorsi, mentre contemplo quanto il Signore ha operato in
me e guardo a quello che oggi mi chiede.
Non ho una storia particolarmente
“eccezionale”: sono cresciuta in una
buona famiglia, ho studiato al Liceo
classico, ho frequentato la “nostra” parrocchia e il “nostro” oratorio, dove ho
fatto bellissime esperienze di Chiesa, di
amicizie forti, di sacerdoti ed educatori
che mi hanno segnato, di tante attività:
Grest, catechismo, campi estivi, camminate in montagna, piscine, musica, balli,
canti, accanto a momenti seri di preghiera, riflessioni, meditazioni, contem-
plazione, pellegrinaggi… Di sicuro non
sono mancati i momenti più difficili, ma
sinceramente oggi ho solo bei ricordi! In
tutto quel che facevo ho maturato grandi
desideri, come dicevo sopra; ho compreso che una vita “normale” non poteva
bastarmi. Volevo “qualcosa di più”, e allo
stesso tempo sentivo che il Signore mi
chiedeva “qualcosa di più”.
Ho scoperto che Dio è Amore e non chiede nient’altro che amore. Dio ci ama da
sempre e desidera semplicemente che
ricambiamo questo infinito Amore.
Ho compreso che la vita contemplativa
poteva essere la mia risposta a questo
Amore: una vita che, benché limitata nello spazio, non conosce limiti. Una vita
fatta di preghiera e offerta di ogni istante,
di ogni fatica, di ogni gioia e di ogni dolore per ogni uomo, superando tutti gli
ostacoli e tutte le distanze.
La vita contemplativa, come scrive santa
Teresa di Lisieux nella sua autobiografia
Storia di un’anima, è quella linfa vitale
che scorre nella Chiesa e permette a tutte le altre membra del Corpo di Cristo di
compiere la loro missione: forza per il
ministero dei sacerdoti, per i passi dei
missionari, per la parola di chi è chiamato
ad insegnare, per la fedeltà degli sposi,
per l’amore delle mamme e dei papà, per
l’impegno dei laici, e via dicendo.
La nostra non è la vocazione migliore o la
più alta: la Chiesa è bella perché è armonica, perché tutte le membra esercitano
la loro funzione. Non c’è nessuno che sia
inutile, ma tutti collaborano insieme perché ci sia questa bellezza, riflesso della
Bellezza di Cristo, che dovrebbe trasparire dalla vita dei cristiani.
I monaci benedettini sono figli di san Benedetto, un santo abbastanza conosciuto, la cui Regola è stata sintetizzata con il
motto “Ora et labora”, cioè “prega e lavora”. La nostra vita infatti è cercare di vivere il Vangelo in un’esistenza semplice,
fatta di preghiera e lavoro, senza un cosiddetto “apostolato”: noi evangelizziamo
– o dovremmo evangelizzare – semplicemente con la nostra stessa esistenza.
La nostra preghiera è quella della Chiesa, ossia la Liturgia delle Ore, che preghiamo a nome di tutti: la nostra lode, la
nostra supplica, il nostro ringraziamento
danno voce ad ogni cristiano e ad ogni
uomo. Mentre la nostra bocca canta le
parole dei Salmi, il nostro cuore si unisce
ai malati, ai popoli provati dalla guerra,
dalla fame, dalle epidemie, ai cristiani
Vita
consacrata
perseguitati, alle famiglie tribolate, ai disoccupati, ai disperati. Non c’è nessuno che
non trovi posto nel nostro cuore e nella nostra preghiera. Tutti presentiamo a Dio.
È esperienza comune che l’uomo non riesca a risolvere tutti i problemi della sua vita
(se vogliamo essere sinceri…). E ciò è segno evidente che l’uomo non può concepirsi
come essere autonomo. L’uomo non è “indipendente”, l’uomo non è “super-uomo”.
L’uomo è figlio di Dio, è essere creato: non può fare a meno del rapporto con Dio. Solo
mantenendo aperto l’orizzonte su Dio e sull’eternità egli può respirare e non lasciarsi
travolgere dalla disperazione di fronte ai grandi e piccoli dolori della vita.
Ecco allora il senso della vita contemplativa: portare al Signore l’umanità, essere quel
porto a cui i naviganti della vita, sfiniti dalle traversate burrascose dell’esistenza, possono approdare e trovare pace. Essere madri per tutti, essere quel cuore su cui ciascuno possa trovare riposo.
Accanto alla preghiera, c’è il lavoro: solidarietà con ogni uomo che deve procurarsi di
che vivere. Lavoro, condizione necessaria per la dignità dell’uomo (e come lo si sente
in questi tempi di crisi!). Lavoro, infine, come disciplina spirituale: già i primi monaci, i
cosiddetti “Padri del deserto” avevano compreso che per una sana vita spirituale è essenziale lavorare, per non cadere nel dominio delle passioni che rattristano l’anima e
portano, usando un vocabolo moderno, alla depressione.
Con la preghiera e il lavoro, c’è sicuramente un’altra dimensione fondamentale per la
vita benedettina, ossia la comunità. I benedettini non sono eremiti, ma, facendo voto di
stabilità (insieme ai voti di obbedienza e conversione di vita), si legano ad una comunità ben precisa, a dei volti concreti, a sorelle o fratelli con cui tutto viene condiviso. Entrare in comunità significa quindi entrare a far parte di una famiglia, cessare di essere
un “io” isolato, autonomo, e legarsi profondamente ad altre persone chiamate insieme
a noi e come noi a cercare il Signore. La nostra vita non è quindi così angelica, nel
senso di “disincarnata”, come tante volte viene immaginata, e non è neppure la vita di
una caserma, dove si vive un’obbedienza “militare”. È piuttosto quella di una famiglia,
in cui si condividono gioie e dolori, fatiche e speranze.
Nel mondo
c’è bisogno
di uomini
e donne,
toccati da Dio,
che illuminano
la notte
del tempo
presente
La vita benedettina ha alle spalle più di quindici secoli di storia ed è diffusa ormai in
tutto il mondo. È merito dei monaci l’aver posto le tanto discusse “radici cristiane
dell’Europa” grazie ad un’evangelizzazione portata avanti costruendo monasteri – attorno a cui pian piano sorgevano villaggi –, bonificando zone paludose, coltivando terreni incolti, trasmettendo la cultura alle generazioni successive grazie ai famosi monaci
amanuensi che copiavano i manoscritti antichi. E oggi? Che cosa ha ancora da dire il
monachesimo benedettino alla Chiesa e al mondo? Benedetto XVI, pochi giorni prima
di essere eletto papa, in un discorso tenuto a Montecassino ebbe a dire che c’è ancora
bisogno di uomini come san Benedetto, uomini che tengano lo sguardo rivolto a Dio,
uomini illuminati dalla luce della fede, uomini toccati da Dio, che irradiando la luce ricevuta permettano a Dio di far ritorno presso gli uomini. Sì, in un mondo travolto dall’egoismo, dalla violenza, dal rumore, c’è ancora bisogno di persone che, con una vita umile,
silenziosa, nascosta, orante e laboriosa siano dei fari capaci di illuminare la notte del
tempo presente.
7
Vita
consacrata
di fra Marco Galdini
Un nostro
parrocchiano
che ha trovato
la felicità
seguendo
san Francesco
8
Fra Marco, presbitero cappuccino
Desidero ringraziare don
Christian, perché rispondendo al suo desiderio, anche
se non sono molto presente
a san Bartolomeo, mi
è permesso di incontrare
ognuno di voi.
Ecco i dati biografici. Beneficio di 32 anni di vita religiosa: entro in convento a 25
anni nel 1983, vivo 9 anni di
formazione, spirituale, francescana e istituzionale. Sono ordinato sacerdote nel
1992; celebro la Prima Santa Messa il 14 giugno, a
Monte Berico in pellegrinaggio parrocchiale di ringraziamento, come devotamente desiderò don Giuseppe; ed il 21 celebro per la
prima volta sull’altare di san
Bartolomeo. Per cinque anni
proseguo gli studi a Roma,
poi per quattordici anni vivo
il ministero della confessione e della direzione spirituale nel convento di Cremona,
ed al contempo insegno teologia. Da quattro anni sono
a Roma: un cambio di scenario e di prospettive di ministero. Cosa scrivervi a riguardo della vita religiosa?
Già le religiose ed i religiosi
di san Bartolomeo vi hanno
parlato dell’Anno Giubilare e
della vita di consacrazione.
Io vorrei testimoniare con alcune immagini la necessaria riconoscenza a Dio, fare memoria con voi del bene
che ho ricevuto, e coniugar-
lo con alcuni fatti e persone, mediante i quali Dio si è
reso presente nella mia storia di fede. Grazie al Signore a cui tutto devo; grazie ai miei genitori per l’
esempio cristiano, in vita ed in morte. La mia gratitudine a don Sandro Botta, anche Lui in Cielo, che mi ha
seguito negli anni del discernimento vocazionale. C’era, non si doveva cercarlo, era al suo posto, all’
inginocchiatoio! L’immaginetta che lo ritrae nell’atto di
uscire dal confessionale è un’icona esaustiva. È stato
importante per me trovarlo sempre e trovare la chiesa
sempre aperta: anche per recitare l’ora media alle 2
del pomeriggio! Solo il giorno della Prima Santa Messa don Sandro mi ha certificato la libertà che mi aveva
offerto: “Ti ho lasciato andare in convento, Marco, non
ti ho indirizzato al seminario!”. Grazie ad un altro don
Sandro: don Alessandro Cornaggia Medici, amico di
sempre dei miei nonni, dei miei genitori e mio. Non ho
potuto piangere per la loro morte, perché li so felici in
Cielo, con Dio. Questo per testimoniarvi che vita religiosa nasce dall’incontro con Dio e con persone che
vivono di Dio. E per citare solo i Priori, grazie a don
Giuseppe e a don Christian, presenze che la Provvidenza ha offerto a san Bartolomeo. Dopo la memoria
degli inizi vocazionali, alcune parole sul senso della
vita religiosa: tutti cerchiamo la felicità, e Dio offre ad
ogni cristiano il senso della vita; io l’ho “trovato” nella
vita religiosa e sacerdotale. Dio mi ha donato la grazia
di sperimentare che ogni giorno è improntato della
Sua presenza: nei momenti di sofferenza come in
quelli di gioia, o di apparente insignificanza, so di poter essere sereno. Anni fa, davanti ai libri, alle richieste dei superiori, alle tante cose “da fare” prima di poter concludere la giornata… mi chiedevo: “perché
sempre io?”. Poi percepii una frase: “Quando la tua vita ha senso per Dio, allora… Allora… tutto trova un
ordine, tutto si compone: se, pur razionalizzando, non
comprendo con immediatezza lo scopo di qualcosa, so che Dio lo conosce e, a posteriori, emerge il
senso compiuto di ogni realtà.
Per concludere: forse non ho ancora ricevuto “il centuplo”, ma credo almeno di aver ricevuto il 99 per cento!
Pace e bene.
Parliamo di formazione
“I laici, radunati nel popolo di Dio e costituiti nell’unico corpo di Cristo sotto un
solo capo, sono chiamati, chiunque essi
siano, a contribuire come membra vive,
con tutte le forze ricevute dalla bontà del
Creatore e dalla grazia del Redentore,
all’incremento della Chiesa e alla sua
santificazione permanente.” (LG 33)
Cinquant’anni fa il Concilio Vaticano II ha
portato un vento nuovo nella vita della
Chiesa; la valorizzazione dei laici ha stimolato un loro impegno attivo, divenuto
parte integrante della quotidianità ecclesiale, mediante collaborazioni e assunzioni di responsabilità pastorali. I laici che
oggi offrono con entusiasmo la loro disponibilità si preparano nello specifico del
loro servizio, svolgendo con lodevole e
necessaria “professionalità” le azioni pastorali e caritative. Ma tutti i laici, da quelli
maggiormente impegnati sino a quelli che
stanno sulla soglia, vedono le loro motivazioni di fede sempre più messe alla
prova dalle numerose proposte etiche e
socioculturali che oggi si scontrano con
una tradizione che ha fondato per secoli
la propria identità su valori mutuati dal
cristianesimo. I cristiani non possono più
contare, come era un tempo, sul sostegno di un diffuso contesto sociale cristiano e la loro formazione, anche quando
viene curata, non sempre è sufficiente
per potersi confrontare con le sfide del
mondo moderno.
“Come potranno invocarlo senza aver
prima creduto in lui? E come potranno
credere, senza averne sentito parlare? E
come potranno sentirne parlare senza
uno che annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?” (Rm
10,14-15)
Il cristiano sa che i doni ricevuti da Dio
sono da condividere con tutti i fratelli; e il
primo dono da manifestare è quello della
testimonianza (“Sarete miei testimoni fino
ai confini della terra” At 1,8). In virtù del
nostro Battesimo e della nostra Confermazione siamo tutti sollecitati a portare
l’annuncio di Cristo agli uomini, all’uomo
del nostro tempo. Ma quale Cristo siamo
oggi capaci di proporre? E quale Cristo
veramente conosciamo? Su quale formazione facciamo affidamento? Su cosa si
fonda la nostra conoscenza: sulla saggezza della Parola o sulle chiacchiere dei
mass-media (“Se il primo venuto vi annuncia un Cristo diverso...” 2Cor 11,4)?
Nella fede non possiamo essere degli
autodidatti; il nostro credo e il nostro servizio devono essere radicati nel Vangelo
e nei documenti della Chiesa. L’impegno,
dunque, non può prescindere dalla conoscenza e questa presuppone la formazione. Non a caso il Papa ci invita a tenere il
Vangelo in tasca e di farne oggetto quotidiano di studio. Le parole di san Paolo ai
Romani sono ancora attualissime: come
possiamo credere in Cristo se non apriamo orecchi e cuore per conoscerlo e
amarlo, se non ne ascoltiamo l’annuncio?
Non basta la buona volontà ma occorrono conoscenza e trasparenza di fede per
rendere manifesta la Verità.
Formazione: parliamone in Assemblea
Queste e altre considerazioni sono emerse nell’analisi che il Consiglio pastorale
ha compiuto sul tema della formazione
cristiana. La nostra comunità attiva molte
proposte formative, negli incontri dei
gruppi e in molte altre occasioni; proposte che, se talora appaiono insufficienti,
in altri casi invece vengono poco accolte
(basti pensare alla catechesi degli adulti,
sospesa a causa della scarsa partecipazione). È stato auspicato uno sviluppo
della formazione, agendo su due versanti: formazione dei collaboratori, per consolidare le motivazioni di fede del servizio
svolto, e annuncio del Vangelo ai cristiani
adulti, per i quali spesso si tratta di una
rievangelizzazione (come non pensare
alla nuova evangelizzazione, tanto presente nel magistero di Giovanni Paolo
II!). Sapremo affiancarci ai fratelli nella
fede per aiutarli a fermarsi per dedicare
tempo, necessario e prezioso, alla propria vita spirituale? Il problema necessita
di attenzione e studio; per questo il Consiglio pastorale ha deciso di porre l’argomento della formazione cristiana come
tema da affrontare e sviluppare insieme
nella consueta Assemblea comunitaria,
che si svolgerà nel prossimo mese di
novembre. Già d’ora siamo invitati a riflettere sull’argomento, per portare in
quell’incontro le nostre considerazioni e
le nostre proposte. Tutti dobbiamo sentirci coinvolti, rinsaldando la nostra fede,
pronti a sostenere le sfide che il nostro
tempo ci porta.
Vita
comunitaria
di Giorgio Mondelli
Assemblea
comunitaria
il 22 novembre
a Tavernerio
con
don
Italo Mazzoni
9
Lavori in
oratorio
di don Christian
Tutti insieme
stiamo scrivendo
una pagina
importante
della vita
della
nostra comunità
10
Un pezzo di storia
In questi mesi i muratori hanno smantellato e
demolito il vecchio teatrino per poter iniziare a risistemare. E più si scavava e più emergevano i
resti del passato: tanti si ricordano l’ultima versione del teatrino con l’ingresso laterale, le gradinate, il palco rialzato. Dagli scavi siamo arrivati anche al teatrino precedente, quando c’erano i due
gradini a scendere e i due ingressi separati direttamente sulla via Rezia. Scavando sono tornati
ben visibili anche i muri in sasso di Moltrasio della vecchia casa adiacente e della falegnameria.
Possiamo dire il che il passato è ricco di ricordi.
Il presente, invece, ci dice che molto probabilmente entro fine ottobre il bar e la sala riunioni
saranno pronte per scrivere una nuova pagina di
storia. Speriamo entro Natale di avere a disposizione anche la cucina e gli spogliatoi annessi.
Possiamo dire che il presente è intraprendente.
Il futuro lo possiamo solo intravvedere: con tanti
bambini che giocano a calcetto, i giovani che
giocano a ping-pong, le mamme che bevono il
caffè e chiacchierano mentre aspettano i figli
dopo gli allenamenti o il catechismo. Vedo anche
gli incontri della Comunità in Ascolto nel nuovo
salone oppure tutti gli incontri con i genitori, i
bambini e gli adulti. Possiamo dire che il futuro è
colmo di speranza.
Concludendo, invito tutti all’ultimo immenso sforzo. Voi parrocchiani in questi anni siete stati generosissimi, ultimamente le offerte sono molto
diminuite e questo non mi preoccupa perché era
prevedibile un po’ di flessione, ma adesso siamo
arrivati allo sprint finale e serve l’ultimo sussulto
di cuore per poter completare tutta l’opera. Non
vi nascondo che l’anno prossimo vorrei sistemare anche l’appartamento del vicario e poi chiudere definitivamente tutto il cantiere! Così facendo
tutti insieme scriveremo una pagina importante
della storia della nostra comunità.
Come aiutare concretamente
per la ristrutturazione dell’oratorio?
1. Le offerte raccolte nelle Messe
della prima domenica del mese.
2. Le offerte mensili come autotassazione. Ci permettono di pianificare le entrate e di conseguenza di programmare le uscite.
3. Mutui graziosi presso privati:
cioè sono offerte che si possono
dare alla parrocchia, la quale si
impegna a restituirli a interessi
zero, su richiesta dell’offerente o
nel 2019. Ci permettono di avere
un fondo cassa subito utilizzabile.
4. Le offerte deducibili per i soggetti titolari di reddito d’impresa
(partita IVA), per le quali verrà
rilasciata la dichiarazione.
5. Le eredità, sia mobili che immobili, lasciate all’ente giuridico
“Parrocchia san Bartolomeo –
Como”.
6. Le offerte in occasione di ricorrenze particolari: battesimi,
comunioni, anniversari, funerali,
ecc.
7. I gruppi parrocchiali possono
organizzare opportune iniziative.
8. Offerte detraibili per le persone NON titolari di reddito d’impresa, per le quali offerte verrà rilasciata ricevuta.
Prospettive per l’oratorio di san Rocco
Nei primi anni ’70, fece bella mostra di sé in parrocchia la
nuova struttura dell’oratorio di san Rocco, voluta da tanti,
sacerdoti e fedeli, e realizzata grazie a mutui, finanziamenti ed autotassazione dei parrocchiani.
Era una grande e bella scatola, che si riempì subito, nello
spirito collettivo degli anni ’70 e del quartiere operaio, di
bambini, ragazzi, educatori, giovani e animatori. Con naturalezza e buona volontà sorsero strutture organizzative
ben definite e si distribuirono gli incarichi: nacque così il
“Gruppo di san Rocco”. Tramite il giornalino dell’oratorio
“E lo riconobbero” i frequentatori erano aggiornati sui programmi mensili offerti dalle strutture educative presenti:
c’erano il “gruppo preparazione e formazione ragazzi”, il
“gruppo catechismo e approfondimento religioso”, il
“gruppo sportivo”, il “gruppo canto”, il “gruppo sensibilizzazione missionaria”, il “gruppo preparazione visite agli
anziani” e il “gruppo teatro”.
Per poco meno di quarant’anni le cose si sono evolute
positivamente e più di una generazione ha potuto beneficiare dell’amore di quanti hanno creduto e collaborato
alla vita della struttura. Poi, scelte di vita differenti, il cambiamento lento ma inesorabile delle scale di valori, il continuo mutamento di etnie e habitus sociali nel quartiere
hanno concorso ad un cambiamento epocale, che ha
interessato anche l’oratorio di san Rocco. Un poco alla
volta le presenze di benefattori e beneficiari sono diminuite; con l’assenza di vita e delle attività di gruppo i fedeli si
sono dispersi e coloro che sono rimasti sono, ahimé, piuttosto invecchiati. All’epoca qualche genitore di buona
volontà canalizzò i giovani verso il vicino oratorio di san
Bartolomeo, funzionante e animato. La bella scatola piena dei colori degli anni ’70 si svuotò e si assopì.
Per qualche anno la struttura dell’oratorio di san Rocco è
rimasta dormiente, in attesa che qualcuno la riportasse a
nuova vita. Se ne beneficiava limitatamente: per le cene
o i pranzi comunitari quattro volte l’anno e per qualche
assemblea parrocchiale una o due volte l’anno. Un po’
pochino, per la verità.
Recentemente, tuttavia, il parroco si é rimboccato le celeberrime maniche ed ha coinvolto i parrocchiani come
consulenti, studiando e progettando con loro un possibile
futuro per l’oratorio di
san Rocco, ormai quasi
vicino al degrado. A fine
maggio, con un programma solo abbozzato,
ma ampiamente pensato, don Christian ha organizzato delle mini assemblee al termine delle
celebrazioni. In quelle
occasioni ha esternato ai
fedeli i suoi progetti e ne
ha raccolto pareri e suggerimenti. In una mezzora di richieste, precisazioni, orientamenti, opinioni, l’idea ha preso
forma nella mente di
tutti: far ritornare in funzione l’oratorio attraverso differenti canali.
La grande scatola degli
anni ‘70 potrà infatti divenire un organismo
polivalente: una struttura
che offre una base fissa
alle associazioni di volontariato che hanno
bisogno di una sede; un
luogo da destinare, in
parte, all’accoglienza dei
profughi; uno spazio dove possono essere allocati negozi gestiti da
cooperative solidali; un
laboratorio di idee a servizio di tutta la città. Si
tratta insomma di far
rivivere l’oratorio nello
spirito caritativo del Santo di cui porta il nome e,
forse, anche nello spirito
comunitario e solidale
degli anni ’70.
Tale iniziativa è stata
accolta positivamente,
nonostante si sia solo
agli albori di tutto questo. Tanto bisogna studiare, pensare e valutare, tanto c’è da fare. Non
ci mancano né la buona
volontà né l’ottimismo.
Abbiamo fiducia in un
progetto così accurato e
altruisticamente valido.
Con queste premesse
resta solo da augurarsi
l’entusiastico spirito iniziale dei primi anni ’70.
Parrocchia
di san Rocco
di Maurizio Gagliardi
Dopo
alcuni anni
siamo pronti
per riaprire
le porte
dell’oratorio
di san Rocco
11
Oratorio
di don Michele
Uno sguardo
di fede
sull’estate
dell’Oratorio
Estate, tempo per seminare
“Il regno di Dio è come un
uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di
notte o di giorno, il seme
germoglia e cresce; come,
egli
stesso
non
lo
sa…” (Marco 4,26-27)
Scrivo queste poche righe
di ritorno dal campo dei giovani dove a Padova e a Pellestrina “sulle orme della
santità” (come titolava il nostro libretto) abbiamo trascorso insieme una bella
settimana pregando, cantando, divertendoci (non poco) e cercando di vivere tra
noi quel Vangelo che ci dice
di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amati.
Ripenso anche ai due campi in montagna, alle belle
passeggiate in Val Gerola,
ai volti felici dei ragazzi. La
memoria, correndo poco più
indietro, va anche agli intensi giorni del Grest “Tutti a
tavola”, alle gite, ai
giochi e alla messa
celebrata in cortile, ai
tanti pranzi preparati
e consumati, alla bella
festa finale insieme a
tutte le famiglie.
Di tutto
ringrazio
il Signore
e pensando e ripensando a queste esperienze si fa viva in me
un’immagine del vangelo: “Il regno di Dio è
come un uomo che
getta il seme nella terra”. Ripensando a
quanto abbiamo fatto,
insieme a tutti gli educatori, gli animatori e i
vari collaboratori non
trovo immagine migliore.
Abbiamo
“solo” seminato…
Quando finisce di seminare
l’agricoltore non fa bilanci.
Semplicemente, con fiducia
e speranza in Colui che fa
crescere, attende che quanto di buono seminato possa
produrre frutto. Così è il Regno di Dio, ci dice il Vangelo. Se questo è il nostro
obiettivo (che il Regno di
Dio cresca) non sprechiamo
tante parole. Ringraziamo
Dio per quanto di buono,
grazie all’aiuto di tanti, è
stato seminato e prepariamoci fin da subito per altre
semine… A far crescere è il
Signore!
Lascio allora la parola ai ragazzi, i veri protagonisti di
queste esperienze che con
simpatia desiderano raccontarcele.
GREST 2015 - Serata con i genitori
In bilico
Eliana e Giovanni Frigerio
All’interno dell’esperienza del Grest di quest’anno, il cui tema era “Tutti a tavola”, è stato proposto ai ragazzi delle
scuole superiori, agli animatori ed a tutti i genitori, nella serata del 16 giugno presso il cinema Astra, lo spettacolo “In bilico” scritto e diretto da Valentina Papis.
Si tratta di un libero adattamento teatrale del libro “Verso dove nasce il sole”, esperienza autobiografica della
stessa regista, che nasce da un’esperienza di anoressia e che narra in modo più ampio, attraverso la metafora
del viaggio, i disagi e le paure di una ragazza adolescente.
Lo spettacolo è stato un’occasione per farci capire come i disturbi della condotta alimentare (anoressia o bulimia), che purtroppo sono sempre più diffusi, non siano semplicisticamente riconducibili alla ricerca di un’immagine corporea di magrezza esasperata e vincente come quella presentataci dai mass media.
In realtà questi disturbi sono espressione di una sofferenza che nasce dal profondo, a volte influenzata da relazioni o esperienze traumatiche vissute anche all’interno del nucleo familiare, ma che in ogni caso si riflette in
un’incapacità di aprirsi al mondo ed a relazioni affettive gratificanti.
Tutto questo è giunto al cuore degli spettatori presenti attraverso le emozioni e la poesia che solo il linguaggio
teatrale è in grado di trasmettere. E il silenzio attento dei ragazzi, che ha accompagnato tutta la rappresentazione, ne è stato sicuro testimone.
La serata è stata anche occasione per presentare l’associazione DCAmolo, una onlus presente dal 2012 sul territorio comasco, nata dalla volontà di un gruppo di genitori accomunati dall’esperienza di questa complessa problematica vissuta dalle proprie figlie.
Attualmente l’associazione riconosce tra i propri sostenitori anche persone che, per cultura professionale, sensibilità personale o perché semplicemente genitori, hanno deciso di sostenerne i progetti.
La DCAmolo (www.assodiciamolo.it) nasce dall’esigenza di condividere, promuovere e divulgare la conoscenza
dei disturbi del comportamento alimentare e di affiancare e sostenere con iniziative proprie i progetti del Centro
per la cura dei Disturbi della Condotta Alimentare dell’Ospedale Sant’Anna di Como di cui è responsabile il Dott.
Gabriele Stampa che abbiamo conosciuto allo spettacolo teatrale.
12
Oratorio
Campo 5a elementare – 1a-2a media
Con Davide in Valgerola
di Daniele, Davide e Keit
La mattina del 6 Luglio, dopo esserci trovati con il Don, i
genitori e i ragazzi, pieni di entusiasmo ed energia, siamo
partiti con macchine e pulmini in direzione Rasura per
vivere insieme sei giorni nella natura della Valgerola. Appena arrivati e dopo aver ricevuto l’accoglienza delle tre
cuoche e dei due piccolini, Maddalena ed Emanuele, noi
tre educatori e i venti ragazzi abbiamo esplorato la casa e
i dintorni. Come in tutti i campi, inizialmente, la timidezza
e il timore per quella che per molti era una nuova esperienza andavano superati e tra canzoni e giochi di gruppo
ci siamo messi in gioco per conoscerci al meglio. Il divertimento come sempre va a braccetto con momenti di riflessione e di ascolto. Il filo conduttore che ci ha guidato è
stato la storia del re Davide; giorno dopo giorno i ragazzi
hanno ascoltato le registrazioni dei vari episodi raccontati
da voci narranti (dal cd “Davide figlio di Iesse” di don
Paolo Alliata, progetto “Le storie della Bibbia”). Partendo
dai racconti della storia abbiamo affrontato tematiche come le apparenze, la preghiera, la lotta contro il male, il
peccato e il pentimento, la vocazione. Non potevamo certo non approfittare della possibilità di passare del tempo
tra i monti, infatti abbiamo trascorso due belle giornate
immersi nella natura. La meta della prima gita avrebbe
dovuto essere lo splendido lago del Culino che purtroppo
si è rivelato essere una pozza d’acqua. Alcuni coraggiosi
guidati da don Michele si sono inerpicati fino alla croce
della cima del monte Rosetta dove si può ammirare una
splendida vista sulla bassa Valtellina. Ancora pieni di
energie niente ci ha fermato dall’affrontare una seconda
passeggiata con destinazione lago del Pescegallo, un
grazioso specchio d’acqua dove ci siamo anche potuti
rinfrescare. Immersi nella natura abbiamo potuto celebrare la Messa ammirando la bellezza del creato. Vivere tutti
insieme non è mai semplice: bisogna prendersi cura della
casa, rispettare gli spazi comuni e organizzarsi per le
docce; per aiutarci in questo ci siamo divisi con i ragazzi
in quattro gruppi di lavoro per il servizio durante i pasti e
per le pulizie. Di fronte a queste esigenze tutti i ragazzi
non si sono mai tirati indietro e hanno fatto del loro meglio. Non abbiamo dovuto solo lavorare perché un campo
è anche e soprattutto divertimento e perciò, tra partite di
calcio e di schiaccia tre, e classici giochi di gruppo, abbiamo vissuto momenti di svago e di allegria. Ma non potevamo certo organizzare tutto noi e abbiamo deciso di dare la possibilità ai ragazzi di gestire la serata finale mettendo in scena imitazioni di noi animatori e proponendo
giochi. In tutto questo sia noi insieme al don che le cuoche non siamo rimasti con le mani in mano componendo
due canzoni, scherzando sui ragazzi e sul don. Partiti con
molte paure e dubbi siamo arrivati alla conclusione di
questo campo pieni di entusiasmo e voglia di ripetere
un’esperienza di questo tipo.
Messa al Grest
Campo superiori
13
Oratorio
di Matteo Fadani
Città, arte, mare,
divertimento
ma
anche
l’esempio di
sant’Antonio
“un giovane
dal cuore
aperto a Dio”
14
13 tamberli + uno
Eccoci già arrivati alla fine
del campo estivo per i giovani e i giovanissimi (dalla
4° superiore). Il menù alla
carta non è stato disatteso,
Padova, Venezia e Pellestrina sono stati i luoghi in
cui abbiamo passato, in 13
tra ragazze e ragazzi più
don Michele, la settimana
dal 26 luglio al 2 agosto.
Pronti, via! Arrivati a Padova ci siamo sistemati in alcune stanze presso l’oratorio della Parrocchia dell’Arcella, il luogo di morte di
sant’Antonio, dove abbiamo
alloggiato per due giorni
grazie all’ospitalità generosa di padre Nando, con cui
abbiamo avuto subito l’occasione di conoscere da vicino la figura di sant’Antonio. Le giornate padovane
sono poi passate velocemente tra un aperitivo, una
passeggiata in città, il riposo al Prato della Valle e la
visita alla meravigliosa Cappella
degli
Scrovegni
(affrescata da Giotto).
Il momento centrale della
nostra permanenza a Padova è però stata la visita della basilica del Santo, dove
abbiamo anche celebrato la
Messa, e in cui abbiamo incontrato, sul volto dei numerosi pellegrini e tra le
mura della chiesa, la devozione per uno dei Santi che
continua, nonostante il tempo, ad attrarre a sé migliaia
di fedeli. Abbiamo cercato
di capire anche perché questo sia possibile, e ci siamo
resi conto che Antonio, oltre
agli infiniti miracoli di cui è
intercessore, è stato, per
prima cosa, un giovane dal
cuore aperto a Dio e al progetto che Dio aveva per lui,
un ragazzo che non si è mai
stancato di sognare in grande anche quando il suo sogno si è scontrato con altri
progetti, che ha vissuto direttamente le ingiustizie e le
sofferenze dei più poveri, a cui non ha mai smesso di
insegnare il Vangelo con umiltà francescana.
Di sant’Antonio abbiamo deciso di tenere, come tratti
fondamentali della sua santità, la sua instancabile dedizione alla preghiera e la sua capacità straordinaria di
parlare a tutti del messaggio di amore di Gesù.
Queste riflessioni ci hanno accompagnato anche nei
giorni seguenti, prima a Chioggia, da cui ci siamo imbarcati per raggiungere (sul famoso Bragozzo Ulisse!!!) Pellestrina, sulla Laguna Veneta. Passata la paura per la possibile presenza di qualche ospite indiscreto in casa (e qui mi fermo), abbiamo passato le nostre
giornate di mare cercando di condividere, oltre che
qualche momento di riflessione sulla figura di sant’Antonio, anche il divertimento e la vita quotidiana, con risultati che direi ottimi, e se qualche cosa andava storto
ci pensava il don a risolvere tutto con un “Tamberlo!”.
Di questo campo penso che ricorderemo anche le serate in compagnia, tra una partita a carte e una a Risiko e tante, tante risate.
Anche a Pellestrina, in fondo, siamo stati fortunati: don
Damiano e i suoi collaboratori ci hanno accolto come
loro parrocchiani, permettendoci di partecipare alla vita
dell’isola, animata per tutta la settimana dalla festa della Madonna. Ci siamo messi in cammino in un (lungo)
pellegrinaggio minacciato da un (forte) temporale, abbiamo potuto provare l’ebbrezza di giocare una partita
di bubble-football, che si è rivelato il tentativo di dare
due calci al pallone rinchiusi in una grossa palla gonfiabile. Ma le ore volano veloci, c’è giusto il tempo per
fare un paio di bagni al mare, una biciclettata, una gita
fra i sempre suggestivi canali e vicoli di Venezia e i
surreali vetri di Murano ed è già ora di tornare… Non
potevamo che concludere con un’Ultima Cena in grande stile e poi dritti di nuovo a Como, dove ci aspettavano l’oratorio e i “tamberli” che sono rimasti a casa, sperando di poter replicare quest’avventura produttiva e
divertente.
Defunti
Defunti
Battezzati
(fino al 31 agosto ‘15)
(fino al 31 agosto ‘15)
(fino al 31 agosto ‘15)
san Bartolomeo
san Bartolomeo
san Bartolomeo
48. (2014) BOZZI Ermanno
di anni 84
24. GUERZONI Danilo
di anni 84
25. PORTA Lidia
di anni 85
26. DEVITINI Olga
di anni 90
27. CASTORINO
Salvatora di anni 103
28. COLANTONIO
Antonio di anni 91
29. MALAGOLA Amedeo
di anni 90
30. IROLLA Antonietta
di anni 83
31. CHIARINI Adriana
di anni 86
32. BASCHIROTTO Elisa
di anni 100
33. POLAR Elisa
di anni 80
34. CUTERI Francesco
Antonio di anni 71
35. RESTIVO Irma
di anni 87
36. CASTOLDI Sergio
di anni 82
37. SCACCABAROZZI
Adele di anni 91
38. DE MARINIS Antonia
di anni 84
39. CARUCCI Giuseppe
di anni 88
40. CALORE Renzo
di anni 78
41. COSTANTINO
Francesco di anni 86
42. TENCALLA Liliana
di anni 88
43. TAMBURINI Natale
di anni 92
44. TOAIARI Ivano
di anni 72
san Rocco
04. ZERBONI Aldina,
di anni 84
Sposi
(fino al 31 agosto ‘15)
san Bartolomeo
01 PREITE Andrea con
MARTINELLI Elisa
Sposi dal 23 maggio
Campo 3a media – 1-2-3a superiore
Io c’ero! E tu?
Dai registri
parrocchiali
05. CRIVELLARO
Lorenzo il 10 maggio
06. OLLAN Dian
Sebastian il 7 giugno
07. VIETTA Angelica
il 7 giugno
08. VETERE Geremia
il 7 giugno
09. MAIDA Lorenzo
Edoardo il 7 giugno
10. FERRARIO Giulia
il 7 giugno
11. NOSEDA Alessandro
il 7 giugno
12. SHTEMBARI Kledi
Il 7 giugno
13. TORRI Gloria
Il 7 giugno
14. LOPEZ LOPEZ
Juan David il 7 giugno
15. CAMAPANELLA
Tommaso il 5 luglio
16. FOLIGNO Giulio
il 5 luglio
17. LA VERDE Bianca
Maria il 5 luglio
18. RAMBAY CHAVEZ
Sergio Ariel il 5 luglio
Oratorio
I ragazzi del campo
Chi lo dice che per fare un bel campo bisogna essere in tanti? L’importante è la qualità!
Possiamo confermarlo noi ragazzi del secondo campo. A partire eravamo “solo” in undici, accompagnati dal don e
dai nostri educatori Lara e Matteo. Destinazione Rasura nella bellissima Valgerola.
Il fatto di essere un numero ristretto ci ha permesso di creare tra noi un’atmosfera molto famigliare. Sia a tavola che
nei giochi e nelle riflessioni ci siamo davvero sentiti come una sola famiglia: i rapporti tra noi si sono stretti e accresciuti.
Le giornate sono state scandite (oltre che dal forte suono delle campane…) dalle riflessioni che il don ci ha proposto
a partire dalla storia del re Davide, dalla preghiera, dal gioco e dai lavori di gruppo.
A nutrirci ci ha pensato Nicola, il nostro mitico cuoco che per noi ha sacrificato, oltre che una settimana del suo tempo, anche le proprie gambe, ustionate per prepararci un’ottima polenta gustata all’aria aperta…
Due giorni della settimana sono stati dedicati alle gite. Il don ha pensato bene di farci camminare tanto! La prima gita
ha avuto come destinazione il rifugio Benigni, la seconda il lago Zancone. Al di là delle lamentele e della fatica però
quando siamo arrivati a destinazione a goderci il panorama tutti abbiamo detto: “Ne è valsa la pena!”
Il male che non ci siamo fatti in gita abbiamo pensato di recuperarlo durante i giochi tra una “feroce” partita di
“guerra” (chiedete a Matteo Fadani…) e un tentativo non riuscito di avvelenamento del don e degli animatori con caramelle schifose…
Tante altre cose vorremmo scrivere a proposito del campo ma non abbiamo spazio… La cosa più importante: grazie
a tutti! A tutti noi, a Nicola, agli educatori Lara e Matteo e al don.
L’appuntamento è per l’anno prossimo, nella speranza che molti altri colgano questa splendida occasione del campo. Davvero non si può perderla! Parola di chi c’è stato…
15
Madonna Addolorata
— Festa
25 settembre ore 20.30 Recita del Santo Rosario
26 settembre ore 20.30 S. Messa celebrata da
don Marco Pessina - processione
27 settembre ore 10.30 S. Messa solenne
ore 15.30 S. Messa per malati e anziani
— 4 ottobre
Festa Madonna del Rosario - san Rocco
ore 11 S. Messa solenne
Pranzo comunitario
ore 20.30 Santo Rosario per i malati
della Comunità, in autunno
— Festa
11 ottobre
ore 10.30 S. Messa
Festa in oratorio, giochi,
estrazione lotteria.
Pranzo comunitario
Missionaria Mondiale
— Giornata
18 ottobre
Giornata animata dai
— 22 novembre
Missionari Saveriani
Assemblea Comunitaria
padri
saveriani
Tavernerio
con Don Italo Mazzoni affrontiamo
il tema della formazione alla vita cristiana
Sono invitati tutti i gruppi, le commissioni
e i cristiani di buona volontà
della comunità pastorale Beato Scalabrini
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Parrocchia San Bartolomeo
Intesa San Paolo - Como - via Rubini, 6
IBAN
IT30H0306910910100000007661
da LUNEDI a VENERDI
9,30/11,30
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Don Christian Bricola
Parroco e Ufficio
tel. 031.27.26.18
fax 031.26.12.56
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La Voce dei Borghi a casa vostra
Dall’anno prossimo “la Voce dei Borghi” si potrà ritirare
solo in chiesa a san Bartolomeo e a san Rocco.
Gli ammalati e gli anziani che desiderano riceverla a
casa possono segnalare la loro richiesta.
*Nome e Cognome
___________________________________________
*Indirizzo
___________________________________________
*Numero di telefono
___________________________________________
Ufficio parrocchiale
in via Milano 161
tel. 031.27.26.18
è aperto per richiedere
certificati in questi orari:
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Conto Corrente per offerte
Appuntamenti
e
Numeri utili
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Numeri utili
Don Michele Pitino
Vicario Oratorio
tel. 031.26.23.89
Don Giorgio Molteni
Collaboratore
tel. 031.27.13.20
Casa parrocchiale
san Rocco
via Regina 50
tel. 031.26.53.85
Casa santa Luisa
via Rezia 7
tel. 031.27.93.58
Revv. Suore
via Rezia 5
tel. 031.26.53.12
[email protected]
www.sanba.org
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