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Domenico Gilardoni
Gli esiliati in Siberia
o sia Otto mesi in due ore
Melodramma romantico in tre parti
18271
1 L’opera, musicata da Gaetano Donizetti, fu rappresentata per la prima volta a Napoli il 13 maggio 1827. Il testo aveva delle parti in dialetto
napoletano, perciò ne furono redatte versioni in lingua italiana, in cui si revisionarono molti dialoghi. Nella trascrizione (curata dall’associazione
culturale Larici) si è tenuta come base il libretto originale (1827) e lo si è messo a confronto con quello pubblicato a Milano nel 1831 (colonna a
destra delle tabelle).
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PERSONAGGI2
L’Imperadore.
Il Gran Maresciallo.
Il Conte Stanislao Potoski.
La Contessa Fedora, sua moglie.
Elisabetta, loro figlia.
Maria, nutrice di Elisabetta.
Michele, di lei figlio, e corriero di governo.
Iwano, già Bojardo, ed ora tragittatore al passo del Kama.
Alterkan, Capo di un’Orda di Tartari
Orzak, altro Capo-Tartaro.
Coro di Cavalieri.
» » Tartari.
» » Montanari.
» » Contadini.
Soldati.
L’azione succede: nella prima parte in Saimka; nella seconda sulle rive del Kama; e nell’ultima in Mosca.
2 Nel libretto del 1831: l’imperatore è «Lo Czar delle Russie» e non è nell’elenco Orzak.
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PARTE PRIMA
Interno di una capanna chiusa da tutt’i lati, costrutta di fasci di abete, e
quasi sotterranea. A destra degli attori, nel fondo, pochi gradini, pe’
quali si giunge alla porta d’ingresso. Dall’istessa parte, verso il
proscenio, un’altra porta, che introduce alle stanze contigue. A sinistra
degli attori, in prospetto, una finestra. Poche sedie, ed un tavolino
malconci.
Interno di una capanna chiusa da tutt’i lati, costrutta di fasci di abete,
verso il proscenio una porta, che introduce alle stanze attigue. – A
destra degli attori, in prospetto, una finestra. Poche sedie, ed un
tavolino. Stufa da un lato.
SCENA PRIMA
Fedora, Maria, quindi Coro di Contadini; infine Potoski.
Maria Ah! La misera Fedora!
Sempre in preda al palpitar!
Fedora Ed a me non veggio ancora
Sposo e figlia ritornar! (s’ode un festivo concerto)
Ma qual suono al monte intorno
Sorge lieto ad echeggiar?…
Maria Ignorate che in tal giorno
Nacque Elisa?…
Fedora Ah sì, per lei
Lascia ognuno il suo soggiorno,
E qui corre a festeggiar.
Fedora e Maria Piacer che il fato negami/negale
Là sul natio terren,
In tai regioni inospite
Potrò/Potrà, gustare almen.
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Coro di Contadini in scena Qual vien su l’etra a spandere
L’aurato suo splendor,
In sì bel giorno, fulgido
Dei dì l’apportator,
E gli anni segna e annovera
Dal nascere sinor
D’Elisa, che benefica
Ver noi si mostra ognor;
Così a versarle prodiga
Pur venga nel suo sen,
Fortuna l’urna instabile
Ripiena d’ogni ben.
Fedora L’affanno – Tiranno, –
Rattempra quel dir. –
In questa – Funesta –
Magion di martir. –
Il grato mio core
Sia vostra mercè,
Chè impresso avrà sempre
La candida fè.
Maria e Coro Non v’è del tuo core
Più bella mercè.
Maria Ecco il Conte…
Fedora Ei solo?…
Potoski Sposa…
Fedora E la figlia?… Ah dimmi, ov’è?
Potoski Meco uscì nel vasto campo,
Ma più rapida del lampo
Dal mio fianco discomparve
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Folta caccia per seguir;
Nè fra i chiusi ermi recinti,
Nelle valli, sovra i colli,
Pe’ ramosi laberinti
La potei più rinvenir!
Fedora (a Maria) Parti… ah no… (al Coro) voi pure… anch’io…
Vada ognun d’Elisa in traccia;
Mi si rechi fra le braccia
Il sol ben che a me restò!
Coro Or n’andremo tutti in traccia
Del sol ben che a voi restò.
Potoski e Maria Sol chi è madre quel tormento
Condannare in lei non può.
Potoski Molesti pensieri
Che tanto opprimete,
Non più trafiggete
Quel povero cor!
Ma invece cangiate
In dolce speranza
Ogni atra sembianza
Che forma il timor.
Fedora Maria e Coro Fra mille pensieri
Confuso è il mio/suo cor!
Potoski Ah sì, correte, andate; ogni mezzo tentate per rinvenirla.
Maria né fate qui ritorno senza di lei. –
Fedora E guai, senza di lei se alcun ritorna.
(partono i Contadini.)
Potoski Oh mia Fedora, e tanto perchè t’affliggi?
Potoski Ma, perchè affliggerti poi tanto, mia cara Fedora? Maria Eh via, più non dubitate: al suol natio pria
Maria E ne ha pur troppo ragione… Una giovane, che sfida tornerete, che alcun mal colpisca la figlia vostra. In breve
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e sprezza i pericoli, nel modo in cui diverse volte voi ci
avete narrato, fa ben temere, che poss’ accaderle qualche
sinistro.
Fedora Taci, Maria, che ciò rammentando, vie più mi
rattristi.
Maria Ma, ciò che più sorprende si è, che al coraggio, alla
forza dell’animo, all’energia del carattere, ella accoppia una
docilità inalterabile, un cuore affettuoso, compassionevole
ed innocente.
Fedora Ah! Se avessi potuto prevedere tanto affanno, non
le avrei permesso di andare a caccia… Ora se qualche
funesto accidente!
Maria Eh via, non più. Sappiamo che voi vi figurate
sempre così vicini que’ mali, che sono ancora tanto lontani
da noi… Prima che questi colpiscano vostra figlia, noi
saremo, sì ne son certa, saremo alla nostra Capitale – Io
abbraccerò Michele, il mio buon figlio, e voi avrete
ricuperato colla fama tutte le vostre ricchezze.
Potoski Ogni giorno tu ci lusinghi con questa speranza.
Maria Ma se ha da verificarsi… se dev’essere finalmente
riconosciuta la vostra innocenza… sì signore… il cuore mi
dice, che fra poco noi lasceremo questo soggiorno.
Fedora Sono tanti e tanti anni, che vi abitiamo, e pur
troppo termineremo in questi orribili luoghi la nostra
esistenza!…
Maria Ma… sì… si… consolatevi padroni… eccola, eccola a
noi ritorna Elisabetta.
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abbraccierò Michele, il figlio mio fedele.
Potoski Vana lusinga!
Maria E alfin si verificherà: la vostra innocenza sarà
riconosciuta, il cor mel dice.
Fedora Ah son tant’anni, e tanti…
Maria Ma che!… tacete:
È dessa; a noi s’affretta:
Eccola, a voi ritorna Elisabetta.
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SCENA SECONDA
Potoski, Fedora, Maria ed Elisabetta
Elisabetta Dal palpitar – Cessate. –
Calmate il dubbio cor. –
A respirar – Tornate. –
Sgombrate il rìo timor. –
Di perseguir – Le belve, –
Mi prese tal pensier, –
Che nel fuggir, – Le selve –
M’ascosero il sentier. –
Ma spiegar chi potrà mai
Qual vigor acquistò vita,
Quando alfin la via smarrita
Seppe il guardo ritrovar?
Qui non corsi, no, volai
Per non farvi sospirar.
Se un Nume in questo petto
Più forza dona ognora,
L’ardito mio progetto
Appien seconderà!
Ah quando un sì bel dì
Sul cielo spunterà,
Che l’alma quel che ordì
Coll’opra compirà!
Fedora E così? Ti sembra convenevole recar tanta pena Fedora Nè ti rincresce, o figlia, di recar tanta pena alla tua
alla povera tua madre?
genitrice?
Elisabetta E di che potevate temere? Sebbene mi fossi Elisabetta E di che paventar? benchè lontana dal genitore,
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allontanata da mio padre, incoraggiata dal fausto successo
della caccia, sola, sapea benanco evitare qualunque
pericolo.
Potoski Ma via parliamo d’altro. Oggi è l’anniversario del
nostro arrivo in questi luoghi…
Maria E della tua nascita, Elisabetta. Mercè la bontà, e le
generose tue cure, quest’epoca è divenuta un giorno
festivo per gli abitanti di Saimka. Ecco perchè si erano qui
recati nel momento della tua assenza…
Elisabetta E voi li avete inviati in traccia di me, lo so. Essi
mi hanno incontrata, ed erano per ritornar meco, quando
sulle falde del vicino monte, imbattutisi nel nuovo
Governatore Straganoff, ha questi vietato di poter
compiere i loro voti, ed è perciò che sono quivi rimasti ad
attendervi.
Fedora Anche questo piacere ci si toglie?…
Elisabetta Intanto debbo dirvi che di lontano, ho veduto
un corriere, che sembrava provvenisse da Tobolsk.
Potoski Probabilmente manderanno qui, qualche altro
infelice.
Elisabetta Bisogna essere molto colpevoli, per meritarsi
questa lenta e dolorosa agonìa?
Fedora Molto colpevoli!… Non sempre, figliuola mia. Tu ne
hai la pruova in tuo padre. Un nemico personale, il Boiardo
Iwano, riuscì a farlo bandire senza esser neppure
ascoltato.
Elisabetta Ma, perché vorremo disperare di un migliore
avvenire?
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della fugace belva vaga d’andar in traccia, nella rapida
caccia, il più lieve periglio io sapeva evitare.
Potoski D’altro si parli: Oggi è l’anniversario del nostro
arrivo in questi luoghi.
Fedora E ancora della nascita tua; un sì bel giorno festivo
ormai divenne a tuo riguardo per gli abitanti di Saimka, e
quindi per te qui si recarono nella tua assenza.
Elisabetta Oh! gli ho veduti, e lieti meco già ritornavano;
ma il crudel Beringoff lo vietò!
Fedora Anche questo piacer ci si toglie!
Elisabetta Ma udite: da lontano un corriere ho veduto che
venìa da Tobolsk.
Potoski Qualche infelice s’unirà a noi.
Elisabetta Pur troppo colpevoli esser denno, per meritarsi
sì lenta agonia.
Potoski Colpevoli non sempre, figlia mia! in me tu non
ravvisi un mostro insano: l’empio Bojardo Iwano bandir mi
fe’ senza scolparmi.
Elisabetta Oh padre, e perché disperar?
Potoski E chi ardirebbe parlare in mio favor?
Elisabetta Ma come, oh Dio; nessuno fin’ora alla comune
salvezza seppe immolarsi, e al giusto Imperatore di tanti
mali palesar l’orrore?
Fedora Colui che il bando infrange orride pene incontra.
Elisabetta Anche le donne?
Potoski Le donne no.
Elisabetta Dunque, perché finor niuna tentar pensò…
Potoski Perché… ma figlia, immense leghe, orridi fiumi e
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Potoski E qual benefica voce ardirebbe di alzarsi in mia strani, da Pietroburgo ci tengono lontani.
difesa? Un solo prodigio potrebbe farci uscire da questi
orrori.
Elisabetta Ma, come mai, fra tanti che gemono in queste
terre, non vi fu sinora un solo, che immolandosi alla
salvezza di tutti, ardì superare gli ostacoli, per andare a
sottoporre allo sguardo dell’Imperadore, il quadro terribile
de’ suoi sventurati compagni, e sollecitar colla propria, la
grazia altrui?
Potoski Colui che infrangesse il suo bando, incorrerebbe
ne’ più severi castighi.
Elisabetta Le donne però, non saranno sicuramente
soggette a veruna pena?
Fedora No, perchè la loro fragilità, rende inutile qualunque
precauzione.
Elisabetta Perchè dunque, nessuna ha intrapreso
quest’audace tentativo?
Potoski Perché ?… Oh figlia!… Perchè innumerevoli sono le
leghe, che ci tengono lontani da Pietroburgo.
SCENA TERZA
Potoski, Fedora, Maria, Elisabetta, e Michele.
Michele Oie de casa?… Nce fosse nisciuno?
Maria Ciel! Qual voce!
Potoski Chi è quest’importuno?
Michele Pozz’ì nnanze?…
Maria Egli è desso!
Michele Ehi di casa!… Che non ci sia nessuno?
Maria Ciel! qual voce!
Potoski Chi è quest’importuno?
Michele Posso entrare?
Maria Egli è desso!…
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Potoski Discendi.
Maria Ah! Michele!
Michele Uh! La gnora! Bonnì.
Maria Tu, fra noi? A me accanto? E fia vero?
Michele Smiccia buono, e dirraie ca sì.
Fedora, Potoski ed Elisabetta (a Maria) È tuo figlio?
Maria Sì, mio figlio.
Michele Songh’ io proprio chillo sguiglio,
Che a lo core, a la figura,
Vocca, naso, e ncornatura,
Chi non dice, a primma botta,
Chisto è figlio de mammà?
Fedora, Potoski ed Elisabetta Ah ci abbraccia.
Michele Non sia maie.
La crianza, e lo respietto,
Lo mestiero – De corriero, –
Non m’ha fatto smentecà.
Cheste mmano a lor Signure,
Io schitt’aggio da vasà;
Le pproìte, e tant’annore
Vast’a ffarme conzolà.
Maria Ma, tu come qui venisti?
Michele Mo te conto filo filo,
Da lo iuorno che partiste,
Comme fece a benì ccà:
Profittanno del talento
Semisfuso pe ste ggamme,
Addevento. – In un momento. –
Potoski Discendi.
Maria Ah! Michele!
Michele Ah! Signora, buon dì.
Maria Tu, fra noi! A me accanto? E fia vero?
Michele Ben guardate, e direte di sì.
Fedora, Potoski ed Elisabetta (a Maria) È tuo figlio?
Maria Sì, mio figlio.
Michele Son io stesso il bel suo figlio:
Al colore, alla figura,
Bocca, naso, e guardatura,
Chi non dice a prima vista
Quest’è il figlio di mammà?
Fedora, Potoski ed Elisabetta Ah! ci abbraccia.
Michele Non fia mai:
La creanza, ed il rispetto,
Il mestiere di corriero
Scordar mai non mi farà.
Quelle mani, o miei signori,
Deh lasciatemi baciar,
Le porgete, e un tant’onore
Basta a farmi consolar.
Maria Ma tu come qui venisti?
Michele Or ti dico a poco a poco
Da quel giorno che partisti
Come feci a venir qua.
Profittando del talento
Già diffuso in queste gambe,
Io divento in un momento
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Porta – lettere ’n Città.
Tanto cresce po’ il valore,
Che me fanno postiglione,
E nel corso di poch’ore,
Io corriero songo già.
Lo primm’ ordeno ch’avette,
Fuie ’n Timblosca d’assommare;
Dallà po’ mme se dicette
Nfi a Ssainga de tirà…
Le strate a cuollo – rumpete,
Li sciumme a terrebbilia,
La neve a piezze e a ggrannole,
Chiù fecero allummà
L’abbramma, e chella smania
D’astregnerte e bbasà!…
Ah si ccà stareme
Sempe potrìa,
Che bello sfizio
Pe mme sarrìa,
Ma a chisto fusto,
Tutto sto gusto,
La stella fauza
Non le vo’ dà!
Tutti Ha un cuor sensibile
Per verità.
Maria Cielo! Ti ringrazio di avermi fatto rivedere il figllo!
Michele Terra! Te song’ obbrecatissemo p’ avereme
mantenuto accossì bello ngrottato sto piezzo de gnora.
Porta lettere in città.
Tanto cresce il mio valore,
Che mi fanno postiglione;
E nel corso di poch’ore
Io corrier son fatto già.
Fu l’incarico primiero
D’andar subito a Timbloska,
E di là presto, e leggiero
A Saimka ebbi a passar;
Le strade a capitomboli,
I fiumi a precipizio,
La neve a massi, a grandini
Mi fecero avvampar
Di brama e desiderio
Di stringervi e abbracciar.
Ah se qua starmene
Sempre potessi,
Oh! qual delizia
Per me sarebbe;
Ma un sì bel gusto
Il fato ingiusto,
La sorte barbara
No non mi dà.
Fedora, Potoski ed Elisabetta Ha un cor sensibile
Per verità.
Maria Pur ti rivedo, o figlio!
Michele Oh madre mia! Finalmente t’abbraccio.
Maria Ah! miei signori: vedete quanto è ben fatto il figlio
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Maria Signor Conte, Signora Contessa, vedete, vedete
quanto si è fatto, come si è sviluppato.
Michele Eh, che s’ha da fa? È la ginnastica – Sissignore –
Il moto perpetuo, lo vorzillo maie sporcato da la rozzimma
de lo metallo, che rimescolannose nella scafarea de lo
stommaco m’abbottano, e me ntorzano de chesta manera.
Maria Quanto più ti osservo, tanto meno vado a
persuadermi, come potesti in tal modo diventare? Ti lasciai
piccinino piccinino, ed ora mi ti veggo accanto così
bamboccione?
Michele E io quanto chiù te veco, chiù non me faccio
capace, comme t’haie potuto mantenè tale e quale de
quanno da Napoli: piccirillo mme carriaste a Mmoscovia, e
dda llà poco doppo pe nnon lassà li patrune, mme
rummaniste guaglione; e tanno già tenive l’annicielle tuoie,
sà – Eppur’ è no piacere avè na mamma fatta a prova de
mbomma. Teccotella tè, sempe de na manera, chella
faccia, pare ch’avesse fatto no stromiento co lo tiempo.
Maria Dimmi, già avrai perfettamente messe in opera
tutte quelle massime, che ti ripetei più volte, prima di
partire?
Michele Tutt’i maternali consigli Michele osservò, fora
d’uno che fece regola d’eccezione.
Maria Quale, quale?
Michele Chillo de non fa debbete.
Maria Ne hai fatti assai?
Michele Nn’aggio fatto tante, che doppo che campasse
cient’anne, pure nce restarrà rrobba assaie per i miei
mio?
Michele Eh! che ho da fare? Il moto, la borsa poco fornita
di metallo, m’ingozzano, e mi tengono la pancia a
plenilunio.
Maria Oh! come è bello!
Michele Ma quanto più vi veggo più non mi persuado.
Allorché partiste da Firenze mi portaste in Moscovia, e di là
poi partiste coi padroni – Ed io, ben mi ricordo, ero piccino;
e voi avevate gli annetti… Ora vedi… come vanno le cose…
Ancor sembra ragazza. –
Potoski Oh ti riveggo con gran piacere.
Michele Grazie a vostra Eccellenza… Or via, tenete qua
questi seicento rumpoli.
Potoski Rubli vuoi dire.
Michele Ebben tutt’è l’istesso: tenete; me gli ha dati quel
buon Governatore di Timbloska, e mi ha detto così: «Fate
sapere a quella mala lana del signor Conte, che questi
dovranno servirgli per un anno.»
Fedora Gran Dio, qual esistenza! crudele Iwano!
Michele Che avete detto? quel Bojardo d’Avolio?
Fedora Sì, di Livonia appunto.
Michele Ah, è da tanti anni che piange i morti suoi, per
tante bricconate! se lo vedeste, vi farìa pietade; sta presso
un certo fiume, in una capannetta di rami affumicata, che
ognor dal sol s’asconde, e i zefiri agghiacciati che spirati da
quei monti lo tengono a dovere.
Potoski Eh! chi fa male non può aver bene.
Michele È giusto.
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discendenti. Ma venimmo a nnuie; parlammo de cose cchiù
allegre; io non stongo dint’a li cazune pe la contentezza
d’avè fatta na botta a ddoie fucetole, pecchè mment’aggio
portato quarche succurzo a paricchie che stanno ccà
iettate, aggio coveta l’occasione de vedereve.
Potoski Sento con piacere che serbi la pietà filiale, e la
compassione pe’ nostri simili sventurati!
Michele Oh non c’è di che. – È tutta comme
s’addimmanna de Voscellenzia – Pigliateve nfratanto sti
cincociento rumpele.
Potoski Rubli, vuoi dire?
Michele Chiammatele comma volite, e pigliateville; ca io
morarraggio ce lo golìo d’annevenà na vota na parola
moscovita. Chiste mme l’ha dato lo Governatore de
Timblosca pe conzignareville, dicennome: «Fate sapere a
quella mala lana del Sì Conte, che siccome per due anni
non potarrà niente spercepire dalle sue rennite, così che
non sciacquittiasse lesto lesto chesta voluminosa
mbrumma.»
Fedora Gran Dio! Qual’ esistenza è la nostra? Crudele
Iwano! Che t’avevamo noi fatto per perseguitarci così?
Michele Chiano, chià… Chi avitc annommenato? Fuorse
chillo Voiardo d’avolio?
Fedora Di Livonia, appunto.
Michele Uh! E dda quant’ha che se sta chiagnenno li
muorte suoie pe tanta bricconate fatte. Si lo vedarrisseve
comme s’è arreddutto, ve venarria proprio lo desiderio
d’arriffarevillo. S’è situato co no casinotto ambulante de
Maria Oh mio Michele! ti tratterrai tu qui?
Michele Volesse il cielo! Al più due giorni.
Elisabetta (Oh Dio! due giorni?)
Maria Come?
Michele Se l’ordine è questo…
Elisabetta (piano a Michele) (Ohimè!) Michele, da sola a solo
deggio parlarti.
Michele (A solo?) Padrona. (E che vorrà?)
Potoski Fedora, andiamo.
Fedora Volontieri, dammi braccio, Elisabetta.
Elisabetta Oh perdonate, poi verrò; per ora vorrei restare
in casa.
Fedora Sei stanca, non è vero?
Elisabetta Eh qualche poco!… ma se vi spiace…
Fedora No, resta; Maria farà tue veci. (partono)
Michele Ebben, cosa volete?
Elisabetta Michele…
Michele Signorina ….
Elisabetta Son sicura che nulla negherete al mio pregare.
Michele Negare a voi mia padroncina?…
Elisabetta Il promettete?
Michele Sì, vel prometto.
Elisabetta Basta, vediamo se siam soli. (guardando intorno)
Michele Oh potete parlar liberamente.
Elisabetta Sapete il core umano di che è capace?
Michele (Il core umano! che botta, forse d’amor per me!…
Ah!… no… capisco! con qualche cascamorto vorrà forse che
io parli. Oh intatta e pura dignità corrierale!…)
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sarcenelle affummecate, vicino a no sciummo, addò lo Sole
pe ffarelo stà chiù nfrisco non nce vatte maie, e godenno a
settentrione una squisita filippina aggiacciata, che scioscia
da chelle mmontagne, che gghiocano a tressette colo cielo,
spisso spisso sbommaca la sciumara, e le fa piglià no
bagno ngranito de ielo, che l’addecrea de manera, che po’
se mette a piccià ll’ossa dint’a cchella gaiola, che si mme la
portasse pesola pesola a Nuapole, mme farrìa comprà na
massaria.
Potoski Eh! Chi fa male, non può aver bene.
Michele Certo, sentenzia vecchia e ccanosciuta, chi fa
bbene avarrà sempe male.
Maria Spero, mio buon Michele, che ti tratterrai per molto
tempo a Saimka?
Michele Volesse lo Cielo!… Ma… Penzannolo, già mme
s’astregne la vocca de lo stommaco… lo cchiù assaie, sarrà
duie iuorne…
Elisabetta (Oh Dio!… Due giorni!…)
Maria Sì presto?
Michele E si chist’è ll’ordeno ch’aggio avuto. Non sia maie,
e mme lo menasse arreto a le spalle, me mannarríano
subbeto subbeto a magnà erva in un pascolo chiù delizioso
de lo vuosto.
Elisabetta Michele, ho bisogno di parlarvi a solo a solo.
Michele (Patrone… A solo a solo!… E che lle mancarrà?)
Potoski Fedora, andiamo a dimostrare la nostra
gratitudine a quella buona gente.
Fedora Volentieri.
Elisabetta Di che è capace ancor l’amor figliale?…
Michele Adagio, io non capisco, con quest’amor figliale.
Elisabetta Ma son sicura?…
Michele Ebben che deggio dire?
Elisabetta A chi?
Michele Già c’intendiamo.
Elisabetta Ah no! Non deve saperlo alcuno.
Michele (Povero me!)
Elisabetta Michele…
Michele Ebben?…
Elisabetta Mi giuri il vostro cor fedele di condurmi a
Tobolsk.
Michele Dove?
Elisabetta A Tobolsk.
Michele A Tobolsk! voi davvero
Ora scherzate.
Elisabetta Zitto, zitto, il ver io dico:
Lo decisi, alcun nol sa.
Michele Fors’è il vin che in voi prevale,
Che il cervel vi svolge affé.
Elisabetta Verso poi la capitale
Porterò soletta il piè;
E pel padre al buon Sovrano
Chiederò la libertà.
Michele Ma il cervello non è sano:
Figlia mia, fate pietà.
Troppo innanzi siete andata;
La finite sì, o no?
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Elisabetta (Oh come tutto favorisce il mio pensiero.)
Elisabetta Son derisa, sventurata!
Fedora Elisabetta, dammi braccio.
Da chi aita aver dovrò?
Elisabetta Oh… perdonatemi, verrò più tardi… Per ora Michele Ah! credete che sia matto?
vorrei restare in casa…
Mi volete far crepar?
Fedora Sei stanca, non è vero?…
Ma veggiamo se col fatto
Elisabetta Eh! Così… così… Ma se vi dispiace…
Vi poss’io capacitar.
Fedora No, no, cara. Resta pure. Maria farà le tue veci
A migliaja son le miglia
(Poloski , Fedora, e Maria escono. Michele finge di seguirli, e si Che dovete misurar.
trattiene.)
Elisabetta Per me questo è un vero nulla.
Michele (Trattenimmonce n’aoto ppoco pe bbedè sta Michele Sì, va ben, lasciamo andar.
figliola che bbò?)
Le montagne… eh?… non è niente?
Elisabetta (Dio! Fa ch’egli si arrenda facilmente a’ miei I deserti?
voti!
Elisabetta Udito io l’ho.
Michele E accossì? Patroncella mia, a che v’aggio da servì? Michele E i deserti lascia star:
Elisabetta Michele…
Gli animali, gli assassini,
Michele Signorì…
Non è niente?
Elisabetta Sono sicura che non resisterete ad una mia Elisabetta Me l’han detto, pur lo so.
preghiera?
Michele Precipizj d’ogni sorta…
Michele E a tali supplicantl chi potarrìa negarese?
Elisabetta Per me questo è un vero nulla;
Elisabetta Me lo promettete?
Tutto io sola affronterò,
Michele Te l’attenno.
Se per guida ho la speranza
Elisabetta Basta così. Vedete anche voi se siamo soli?
Che i miei cari salverò.
(va guardando intorno)
Michele Cacciate quest’immagine,
Michele (dopo aver girato anch’egli) Può sbapurà libberamente,
Michele vi vuol bene:
ca sulo le cchiancarelle nce ponno sentì.
In fondo al cor vi tiene,
Elisabetta Voi sapete di che sia capace il cuore umano?
Sbagliar non vi farà.
Michele (Gnò?… Chesta mme mette nnanze a pprimma
Idea sì malinconica
bbotta = il cuore umano? Che fosse nnammorata la
Dal cor vi toglierà.
poverella?… E io che lle pozzo fa?… Ah?… Capesco; non
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potenno forse qui sommozzare il suo cascamorto volarrà
ch’io lle facesse da porta-polli… Oh! intaccata dignità
corrierale!)
Elisabetta Di che sia suscettibile l’amor filiale?
Michele Scio… sciab… bibbile… l’ammora filià…
Agge pacienzia, chesto mo’ io no lo ntenno.
Elisabetta Assicuriamoci di nuovo. (tornando a guardare
intorno).
Michele N’ata vota? (Non bo’ essere sentuta da nisciuno…
È cchello che ddico io, la bardascia se sarrà ncapricciata
con quarche cafoncello de ccà ttuorno!…)
(guarda anch’egli di nuovo)
Elisabetta Non v’è alcuno?
Michele Si vuo’ quarche folinia, cheste nce stanno
solamente.
Elisabetta Dunque…
Michele E quanno parle? Che mmasciata ll’haie da mannà?
…
Elisabetta A chi?…
Michele Al tuo incappatello?
Elisabetta Oh no, no, ne’ nostri affari non dev’entrarvi
alcuno. È un segreto che rimarrà solamente fra me e voi.
Michele (Uh! Maro me! E a cchesta che ll’è bbenuto? )
Elisabetta Michele, bisogna che mi conduciate a Tobolsk.
Michele A Timblosca?… Tu?… Co mmico?…
Lè, vattè… Non pazzià…
Elisabetta Zitto, zitto; il vero io dico.
Lo decisi. Alcun nol sa.
Michele Foss’ asprinia, o lo mmarzale,
Elisabetta Ah voi, per vostra madre
Consiglio sì spietato
Avreste dispregiato,
Tacciato di viltà.
Allor che di vederla
Pensier vi ardea di già.
Michele (Con quattro parolette
Come convincer sa!)
Elisabetta E un tal desìo m’è nato
Fin dalla prima età.
Michele E vi vorreste mettere
D’un uomo al paragone,
Che ha il piè sbrigato ed agile
E un cuore da leone?
E contro la miseria,
La fame, e tramontana,
Contro la gente barbara,
Chi vi difenderà?
Elisabetta Un Dio!
Michele E scalza, e lacera,
Restando poi?..
Elisabetta V’è un Dio,
Che ardir sì sacro e pio
In me proteggerà.
Michele (Non ho più fiato in corpo,
Mancando il cor un va.)
Elisabetta E se voi ricusate,
Io sola partirò.
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Che parlasse? Nè, nennè?
Elisabetta Verso poi la Capitale
Moverò, soletta, il pie’.
Michele Lo cerviello non l’haie sano;
Figlia mia, fall’acconcià.
Elisabetta E pel padre, al buon Sovrano
Chiederò la libertà.
Michele Leva mano a sta iocata.
Va, fenisce, avasta mò,
Elisabetta Son derisa?… Sventurata!…
Da chi aìta aver dovrò?
Michele Mè, non fa mo’ la picciosa;
Sto selluzzo de che sa?
Viene ccà che cco lo fatto
Te vogl’io capacetà:
A zzeffunno so le mmiglia,
Che t’avrisse a sceroppà.
Elisabetta Per me questo è un vero nulla,
Michele Nè? E tu chesto lassa sta.
Li mmontagne?… E mmanco è nniente?…
Li desierte?…
Elisabetta Udito io l’ho.
Michele L’Animale?… L’assassine?
Elisabetta Me l’han detto. Pur lo so.
Michele Precepizie d’ogne nzorta?…
Elisabetta Tutto, io sola, affronterò,
Se per guida ho la speranza,
Che i miei cari salverò!
Michele Voi sola?… Voi?
Elisabetta Io sola
Tant’opra compirò.
Michele Oh! quando è questo, cedasi.
Verrete voi con me.
Elisabetta Il ver diceste?
Michele Giuro.
Elisabetta Son quasi fuor di me:
Ah! il ciel ve ne rimuneri!
Michele Non se ne parli più.
Per posdiman sbrigatevi,
Modello di virtù.
Elisabetta La sola immagine
Del ceppo infranto
Già terge il pianto,
Gioir mi fa.
Michele Nel sesso fragile
Non ho trovata
Più indiavolata
Di questa qua.
Elisabetta Michele ?
Michele Mia Signora?
Elisabetta Badate a non tradirmi.
Michele E dubitate ancora,
Quando v’ho detto sì?
Elisabetta e Michele A rivederci adunque
Dell’indomani al dì.
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Michele Ma scumpe chesta vernia,
Michele te vo’ bbene,
Nel fecato te tene,
Nè te la fa sbaglià.
Sto fiato, chesta mingria,
Via, mannel’ a stornà.
Elisabetta Ah voi, per vostra madre,
Consiglio sì spietato,
Avreste dispregiato,
Tacciato di viltà,
Allor che sol vederla,
Pensier vi ardea di già.
Michele (Co qquatto parolelle
Vi comme sà nchiovà.)
Elisabetta E un tal desìo m’è nato
Fin dalla prima età.
Michele E te vorrisse mettere
Co n’ommo al paragone?
Ch’haie tu la sarva-guardia,
Che porta la cazone?…
E nfaccia a la miseria,
La famma e tramontana,
Ncontr’a la genta bbarbara,
Chi te defennarr?
Elisabetta Un Dio!
Michele E anruda e scauza
Restanno po’?…
Elisabetta V’è un Dio,
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Che ardir sì sacro e pio
In me proteggerà!
Michele (Chiù mmocca n’aggio sciaio,
Nè forza de parlà.)
Elisabetta E se voi vi negate,
Io sola, partirò.
Michele Tu sola?… Tu?…
Elisabetta Sì, sola,
Tant’opra compirò!
Michele Oh! Quann’è chesto. Contesce.
Tu venarraie co mme.
Elisabetta Il ver diceste?--Michele Jurence.
Elisabetta Son quasi fuor di me!
Ah il Ciel ve ne rimuneri!
Michele Nun ne parlammo cchiù.
Pe pposdimane allestate,
Modiello de virtù.
Elisabetta (La sola immagine
Del ceppo infranto;
Già terge il pianto,
Gioir mi fa!)
Michele (Nel sesso fragile
Maie non s’è data,
Chiù affatturata
De chesta ccà!)
(è per partire).
Elisabetta Michele…
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Michele Gioia mia…
Elisabetta Badate a non tradirmi.
Michele Sicura po’ stà uscìa,
Quann’aggio ditto sì.
Elisabetta e Michele A rivederci adunque,
Dell’indomani al dì.
(Michele parte).
Elisabetta Bisogna profittar di questo istante, per iscrivere
a’ miei genitori ciò, che non avrei coraggio dir loro a voce…
Qual colpo sarà per essi!… Ma fermezza, o Elisabetta, e
segui gl’impulsi del tuo coraggio…
SCENA QUARTA
Elisabetta, e Potoski
Potoski Non vorrei che il perfido Straganoff, qui venisse, Elisabetta Si colga il tempo: ai Genitor si scriva la mia
ed Elisabetta… Oh! Eccola! Ella scrive… Ed a chi mai?…
risoluzione. Qual colpo atroce sarà per essi!
Potoski Non vorrei che il vile Beringoff qui venisse; e la
mia figlia?… Oh! eccola, ella scrive, ed a chi mai?
Elisabetta (scrivendo) «Rivedervi felici, e poi morire.»
Potoski (Ella piange!… Che vuol dir ciò?)
Elisabetta Rileggiamo; «Miei cari Genitori, perdonatemi, s’io disposi di me stessa, senza la vostra volontà. Perdonate
l’ardire di vostra figlia. Quando leggerete questa lettera, ella sarà di già lontana da Saimka…»
Potoski Che ascolto!… (sorprendendola)
Elisabetta Oh Dio!
Elisabetta Giusto Iddio!
Potoski Qual è il tuo disegno?
Potoski Qual mai disegno,
Elisabetta Quello di rendervi alla vostra patria.
Qual delirio ti invade?
Potoski Deliri?…
Elisabetta Alla patria tornarvi è mio pensiero,
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Elisabetta I miei genitori sono infelici, e Dio mi chiama a
soccorrerli!
Potoski Sola!… A piedi!… Ah no, no; piuttosto morire!
Elisabetta Ah padre, esaudite il mio voto. Non vi opponete
alla mia inspirazione. Che dite? Mi date il vostro consenso?
Potoski No, cara, non posso…
Elisabetta Pensate, che non troverei forse mai più
l’occasione d’intraprendere questo viaggio. Quel corriere
parte tra due giorni, e mi accompagnerebbe fino a Tobolsk.
Potoski E poi?… Eh! No, no, assolutamente!
Elisabetta Ve ne supplico… Ve ne scongiuro…
Potoski Lasciami. Fedora è per venire. Io le vado incontro
onde darti agio bastante a ricomporti.
(esce rapidamente)
All’onore, alla fama.
Potoski E me, crudele!
La madre tua lasciar potresti intanto
Alla disperazion, ai mali, al pianto?
Deh! se ti batte in seno
Un’anima pietosa;
Un generoso core,
Sì rio pensier deponi; io non potrei
Resistere all’orror de’ mali miei. –
Non voler, se a te l’accento
Giunge oh Dio! d’un uom che muore;
Far compìto il mio tormento,
Lacerar d’un padre il core.
Per te sola io fo nodrita
Ogni speme della vita:
Ogni gioja in te ripone
Questo misero mio cor.
Parli parli in te ragione;
A te parli il mio dolor.
Elisabetta Infelice! io vo’ salvarvi:
Esaudite il voto mio:
Il pensier mi vien da Dio,
Ei favella a questo cor.
Potoski Taci taci il tuo desio
M’empie l’alma di terror.
Se tolto a noi fu il vivere
Di pura gioja in seno,
Nel duolo il ciel benefico,
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Nel duol ci unisca almeno:
Di tanti affanni e palpiti
Ottenga il cor mercè.
Per me tu devi vivere,
Come io vivrò per te. –
Elisabetta Dolor del mio più barbaro
Più crudo oh Dio non v’è. –
(Potoski parte)
SCENA QUINTA
Elisabetta, e Michele dalla finestra
Elisabetta Terribile è il sacrifizio; lo comprendo… ma la
felicità de’ miei genitori me lo comanda… Ricomponiamoci,
affinchè di nulla si accorga la madre…
Michele (al di fuori della finestra) Lisabbetta?… Lisabbè?…
Elisabetta Chi è?… Chi mi chiama ?…
Michele Priesto – Arape sta fenesta –
Elisabetta (apre la finestra) Oh! Chi veggo!… Michele!… Che
rechi?…
Michele Na novità breve e ntossecosa. Chill’uorco de
Stracqualloffa, pe ppaura che ppateto non me desse
quarche marmoriale pe pportarelo a lo Governatore de
Timblosca, m’have co ttutta pulizzia prommiso lo regalo de
na bona vertolina, si io metto pede cchiù lloco a ddinto…
Elisabetta Dite davvero?
Michele Accossì non fosse… E ppe gghionta de lo ruotolo,
mm’ha data n’ora de tiempo pe ppartì.
Elisabetta. Terribil sacrifizio, io ti comprendo! ma il mio
dover l’impone.
Michele Elisabetta.
Elisabetta. Ciel, chi mi chiama?
Michele Presto, aprite la finestra.
Elisabetta. Oh chi veggo! Michele, che recate?
Michele Una gran novità, quel bertuccione di Beringoff,
forse per timore che il vostro Genitore mi dasse qualche
supplica per il Governatore di Timbloska; mi ha proibito
espressamente di più portarmi qua.
Elisabetta. Dite davvero?
Michele E vuol, che, tempo un’ora, parta subito.
Elisabetta. Un’ora! Oh Dio! ma come? come si fa?
Bisognerà che io fugga: vien gente, ohimè, Michele, andate
via per ora, e tornate più tardi.
Michele Elisabetta, figlia mia, per li vostri Genitori fatevi
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Elisabetta Misera me!… Un’ora!… Oh Dio… Come si fa?… trovar lesta. (parte.)
Bisognerà dunque che io fugga !… Vien gente… Michele, Elisabetta, Oh Dio, che palpito! eccoli di ritorno.
andate via per ora…, tornate… più tardi…
Michele Lisabbè, figlia mia, pe le biscere de’ tuoi gnori,
fatte trovà lesta, ca la paura mme fa vedè ogne momento
Stracqualloffa co lo finocchietto mmano.
(Michele parte)
Elisabetta Oh Dio! Che palpito! Ma… eccoli di ritorno…
Coraggio…
SCENA SESTA
Elisabetta, Fedora, Potoski, Fedora, e Maria.
Elisabetta Madre mia, come vi sentite?
Fedora Questa richiesta, sembra piuttosto che io dovessi a
te dirigerla, mentre il tuo volto dimostra un non so che di…
Elisabetta Oh… v’ingannate… io mi sento bene…
benissimo…
Fedora Maria?…
Maria Signora Contessa.
Fedora Chiudi la porta d’ingresso, e danne la chiave al mio
consorte.
Elisabetta (Oh Dio!… Ed ora come farò per uscire?)
Maria Ecco, Signore, la chiave.
Potoski Fedora, Elisabetta, un qualche riposo ci è pur
necessario. Andiamo a gustarlo.
Elisabetta Deh qui fermate il piede, e vi sovvenga
Che passar non lasciaste,
Fedora Maria?…
Maria Signora.
Fedora Chiudi quella porta, e dà la chiave al mio consorte.
Elisabetta (Ed ora per uscir come farò?)
Maria Ecco la chiave.
Potoski Fedora, Elisabetta, qualche riposo, o care, ci è
necessario. Andiamo…
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Mai senza un dono, e benedirmi in pria
Il giorno che rammenta l’età mia. –
Potoski Ridir que’ sacri accenti, il sai, ci è caro;
Non men che il darti ciò che brami e aneli;
Adunque il cor, che più desia, disveli.
Elisabetta. Quel pegno io bramo, che dagli avi suoi
La madre ricevè…3
Fedora Tel prendi, o figlia;
Ei possa te difendere
Dai mali in ogn’istante,
Se di noi priva un dì, ne andassi errante!
Potoski e Fedora Il bene abbi sempre
Qual fido seguace,
Di calma, di pace
Sien tutt’i tuoi dì,
Celeste Possanza,
Proteggi quel voto
Che il labbro devoto
Per lei profferì.
Elisabetta Felici mirarvi
Nel grado primiero,
Fu il solo pensiero
Di tutt’i miei dì.
Ma pur se v’offesi,
L’annulli quel voto,
Che il labbro devoto
3 Nell’edizione del 1831 è aggiunto l’inciso «(le dà una Croce.)»
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Per me profferì.
Maria (Di pianto il mio ciglio
Già tutto s’empì.)
(Potoski, Fedora ed Elisabetta entrano nella camera a destra, seguiti da Maria, che sentendo picchiare pianamente all’uscio, si ferma.)
SCENA SETTIMA
Maria e Michele.
Maria Chi sarà che picchia a quest’ora?… Vediamo… Chi è?
Michele (di fuori) Songh’io. Oie mà. Arape.
Maria Oh! Michele! La porta è chiusa. Attendi che vado ad
avvertirne il padrone.
Michele No, no, pe ccaretà, appila, ca mo me nne saglio
pe la fenesta.
Maria Io non comprendo la ragione di questo segreto.
Maria Chi è, che picchia a quest’ora?
Michele (di fuori) Son io madre, son io.
Maria Michele, oh Dio! la porta è chiusa: attendi, che io ne
avverta i padroni.
Michele Ah no, per carità; zitto, fermatevi, ch’io monterò
per la finestra.
Maria Come, per la finestra? io non comprendo.
Che v’ha di nuovo?
Michele Vengo a ddarete ll’urdem’ astregnetora, pecchè
aggio da partì mo’ proprio.
Maria Oh Dio!… Così presto?…
Michele E mme’ vengo a piglià Lisabbetta.
Maria A prenderla!… Che mai dici?…
Michele
Sì,
si
a
ppigliarela.
Va,
fa’
priesto
chiammammella, zitto zitto, senza farenn’ addonà li
patrune.
Maria Chiamar?… Lei sola?…. Io non t’intendo…
Michele No? E mmo ntienne appriesso…
Maria Ma, qual mistero è questo?… Spiegami…
Ebben che v’ha di nuovo?
Michele Vengo a prender licenza perché deggio partire sul
momento.
Maria Oh Dio, sì presto?
Michele E vengo a pigliarmi Isabella.
Maria A prendere Elisabetta? Che dici?
Michele Sì sì a prenderla; chiamatela, ma zitto.
Maria Chiamar lei sola? io non intendo.
Michele Ebbene, m’intenderete appresso.
Maria Ma qual mistero è questo?
Michele Ma la chiamate, o no ? su, fate presto.
(apre la finestra, e Michele discende in camera.)
(apre la finestra, e Michele discende in camera.)
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Michele Uh! E mmò sì taluorno!… Mme la vuò chiammà?
SCENA OTTAVA
Maria, Michele, ed Elisabetta.
Elisabetta (uscendo pian piano) Meno voce. Non gridate.
Michele Vì ch’è tiempo d’allippà.
Maria Ma voi dove andar pensate?…
Elisabetta Là fin dove il figlio andrà.
Maria A Tobolsk!… Non sia mai!…
Elisabetta Taci… Ah taci… Per pietà!
Maria Di soppiatto?… Oh Dio!… Che guai!…
Elisabetta Già mio padre, il tutto sa.
Maria Vi acconsente? – Veramente? –
Elisabetta Oh, partendo insiem col figlio,
Da sì crudo e fiero esiglio
Liberarlo io sol potrò!
Michele Gnò te spicce – Co sti picce? (ad Elisabetta)
Nce nne iammo? Sì, o no?
Elisabetta Vengo… vengo… (a Maria) Il mio berretto?…
Presto i guanti…
Maria Ah nol permetto.
Michele Lassa mo’ sto tira e mrnolla,
Non la stare chiù a zucà.
Elisabetta (a Maria) Il sacchetto?…
Maria Qui… Là… Oh Dio…!
La ragion perduta ho già.
Elisabetta Meno voce, non gridate.
Michele Di partire, è tempo già.
Maria Ma voi dove andar pensate?
Elisabetta Là fin dove il figlio andrà.
Maria A. Tobolsk! non sarà mai.
Elisabetta Taci ! – Ah taci per pietà!
Maria Di soppiatto?… Oh Dio!… Che guai!…
Elisabetta Già mio padre il tutto sa.
Maria Vi acconsente? – Veramente? –
Elisabetta Oh! partendo insiem col figlio,
Da sì crudo e fiero esiglio
Liberarlo io sol potrò!
Michele Ma che fate? vi spicciate,
Ce n’andiamo, sì, o no?
Elisabetta Vengo… vengo… Il mio berretto…
Presto i guanti…
Maria Ah!… nol permetto.
Michele Ma lasciate il tira e allenta,
Che facciamo a star più qua?
Elisabetta Il sacchetto?…
Maria Qui… là… Oh Dio!…
La ragion perduta ho già.
(Nel mentre Elisabetta s’inginocchia sotto la soglia della porta Elisabetta Vegli ognor l’Onnipossente,
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della camera de’ genitori; e dice:)
Elisabetta Vegli ognor l’Onnipossente,
Su voi, madre e genitore,
Se un filiale ardente amore
L’alta impresa m’inspirò!
Maria Maledetto il tuo buon cuore,
Che i suoi prieghi secondò.
Michele E pecchè mme diste un core,
Che non sape addò stà il nò?
Elisabetta Su partiamo…
Maria E come uscite?…
Michele Uh! E non starce a nfracetà!
(ad Elisabetta) Votta vo’, pe sta fenesta,
T’avarriss’ arrampecà.
Elisabetta Sì di qua… Con facilità…
Maria Ah! Che dite? Per pietà!
Michele Ahu! N’amico taccariello,
Chella vocca p’appilà!
Maria Figlio…
Michele Oie mà…
Elsabetta (dalla finestra) Non più: Maria,
Raccomando, me lontana,
La mia madre, il padre mio…
Michele Via, fa core…
Elisabetta Andiamo.
Maria, Michele ed Elisabetta (l’uno verso l’altro): Addio!
Su voi, madre e genitore;
Se un figliale ardente amore
L’alta impresa m’inspirò.
Maria Maladetto il tuo buon cuore
Che i suoi preghi secondò.
Michele E perché mi deste un core
Che giammai sa dir di no?
Elisabetta Su partiamo.
Maria E come uscite?
Michele Non ci state a imbarazzar:
Ecco giù per la finestra
Noi dobbiamo ora calar.
Elisabetta Sì con gran facilità.
Maria Ah! Che dite? Per pietà!
Michele Ma quel labbro benedetto
Più serrar non si potrà?
Maria Figlio…
Michele Ancor?…
Elisabetta Non più, Maria…
Raccomando, me lontana,
La mia madre, il padre mio,
Michele Via, fa cor…
Maria Andiamo!
Elisabetta Addio.
Fine della Parte Prima
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PARTE SECONDA
Sito aspro e selvaggio sulla riva del Kama, che attraversa la scena. Al di qua verso la destra 4 degli attori, una capanna costrutta di canne; poco
discosto dalla medesima, un tumulo formato di tavole mal connesse; alla destra massi di rupe. In fondo al di là del fiume, monti coperti di neve.
SCENA PRIMA
Iwano (viene dolente a deporre del muschio sulla tomba di sua figlia.)
Estinta mia Lisinska,
Ecco quel solo che raccôr potei.
Onde adornarne la tua casta tomba.
(Si distacca dal sepolcro)
Ahi sciagurato Iwano!… A che più esisti?…
Oh quanto mai tremenda è quella vita,
Dopo la colpa d’amistà tradita!
Morte! Ah vieni ad involarmi!
Deh t’arrendi a’ prieghi miei;
Colla figlia che perdei,
Fa che unirm’io possa almen…
Ahi folle! E un tal favore
Ardisci omai sperar?
T’inganni! Nel dolore
Ti devi consumar!
Mel dissero i tanti anni
Trascorsi invan finor,
4 Nell’edizione del 1831 è «sinistra».
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Gli acerbi e crudi affanni,
Che avrò compagni ognor!
Dovunque m’aggiro,
Scolpito rimiro
L’antico delitto,
Nè il posso fuggir!
Risorge col giorno,
Rinasce coll’ombra,
M’insegue, m’ingombra,
M’invade il respir!
(Entra nella sua capanna).
SCENA SECONDA
Elisabetta, poi Iwano.
Elisabetta (discende dalla sommità del monte e siede sulla riva opposta.)
Ecco un altro torrente!…
Ahi come il varcherò!… Ma… sì… Un battello,
Legato è a quella riva…
Scorgessi alcun!.. Aita!…
Iwano Quai mesti accenti!… Oh come
Sembra di forze priva
Quell’infelice!… Invoca il Ciel… Che brami?
Elisabetta Il traversar quest’onda…
Iwano M’attendi. Or vengo nell’opposta sponda.
(Entra in una barca, e ritorna con Elisabetta)
Elisabetta Oimè!… Buon uomo, io non posso offrirvi altro, Elisabetta Ohimè!…
che i miei ringraziamenti.
Iwano Sedete, figlia mia, sedete… Ah molto indebolita voi
Iwano E non basta?… Sedette, figliuola mia, sedete… mi sembrate!
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Mi sembrate molto indebolita…
Elisabetta Ah!… Da ieri sinora, non ho preso verun
nutrimento…
Iwano Da ieri?… Adesso… Adesso…
(entra nella capanna)
Elisabetta Come s’interessa per me!
Iwano Ecco un poco di latte, ed un tozzo di pane. Questo
è quanto posso esibirvi. Accetterete il buon cuore.
Elisabetta Ah!… Il Cielo ve ne rimuneri!…
Iwano Dove avete passata la notte?
Elisabetta Sulla vetta di quella montagna, a piè d’un
albero.
Iwano Ma, come mai! Così giovane, e delicata, viaggiate
voi sola, in questa stagione?
Elisabetta Eh! Ormai ci sono avvezza.
Iwano Venite di lontano?
Elisabetta Oh! Molto.
Iwano Ma, propriamente?
Elisabetta Da Saimka. Assai più in là di Tobolsk.
Iwano Tobolsk!
Elisabetta Che! Conoscereste forse alcuno in quell’orrido
paese?
Iwano No… No… Non vi conosco più nessuno… E s’è lecito,
il vostro nome?…
Elisabetta Elisabetta.
Iwano Ebbene, mia cara Elisabetta, se il vostro viaggio
non ha uno scopo determinato, rimanete con me in questi
luoghi. Io ebbi una figlia adorata; si chiamava Lisinska;
Elisabetta Ah! più d’un giorno è ormai ch’io non prendo
alcun cibo.
Iwano Più d’un giorno! adesso, adesso.
Elisabetta Oh come s’interessa per me!
Iwano Eccovi, o figlia, un po’ di latte e un po’ di pane. È
questo quanto posso esibirvi.
Elisabetta Il cielo ve ne compensi.
Iwano E come mai così giovane e sola in così ria stagione
viaggiate voi?
Elisabetta Vi sono avvezza.
Iwano Venite da lontano?
Elisabetta Oh molto!
Iwano E d’onde?
Elisabetta Da Saimka!
Iwano Saimka!
Elisabetta Oltre Tobolsk.
Iwano Tobolsk!
Elisabetta Che! conoscete forse alcuno colà?
Iwano No… no… nessuno: il vostro nome?…
Elisabetta Elisabetta.
Iwano Ebbene, mia cara Elisabetta, rimanete con me:
ebbi una figlia che avea il vostro candor, Lisinska… oh Dio!
conforto al viver mio…
Elisabetta Ed or dov’è?
Iwano Là dentro! (additando la tomba.)
Elisabetta Oh pover uomo!
Iwano Un po’ di sabbia or copre quanto di più caro io avea
nel mondo.
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aveva il vostro candore… la dolcezza del vostro accento…
doveva essere il sostegno, il conforto della mia cadente
età…
Elisabetta Ed ora dov’è?…
Iwano (indica, piangendo, la tomba) Là dentro!
Elisabetta Oh pover’uomo!… L’avete perduta?…
Iwano Un poco di sabbia, e del legno ricopre quanto
di più caro mi avea nel mondo!
Elisabetta Eh! Bisogna rassegnarsi al volere del Cielo!
Iwano Oh! Mia cara! Se sapeste quanto sono sventurato!…
Ma, mi sembrate voi pure infelice, ed ecco perchè vi
proposi di soggiornar meco… Noi ci consoleremo a vicenda.
Voi mi terrete le veci della perduta figlia, ed io mi adoprerò
a tenervi luogo di que’ genitori, che forse…
Elisabetta Ah! No signore; io non li ho perduti… Anzi è per
essi che ho intrapreso questo lungo e penoso viaggio.
Iwano Posso sapere dove andate?
Elisabetta A Pietroburgo.
Iwano Poveretta! Non siete neppure alla metà del
cammino.
Elisabetta Neppure alla metà?
Iwano Ma, qual cagione colà vi sospinge?
Elisabetta Il desiderio di render gli agi della vita a’ miei
genitori…
Iwano (colpito) Qual sospetto mi assale!… Dio! Non
avverarlo!… Per pietà!…)
Elisabetta Buon uomo! Perchè tremate?… Impallidite?…
Iwano Elisabetta!… I vostri genitori sarebbero mai nel
Elisabetta Oh cielo, quante sventure!
Iwano Ah voi ben anco, o cara, mi sembrate infelice! ah
restate qui meco, ed a vicenda consoliamoci almeno: voi le
veci della mia figlia estinta, io terrò luogo a voi de’
genitori, che forse…
Elisabetta Ah! no signore, non gli ho perduti; anzi per essi
io calco sì lunga via.
Iwano Ma dove andar pensate?
Elisabetta A Pietroburgo.
Iwano E perchè mai?
Elisabetta Per render gli agi di vita a’ miei genitori. Ah voi
tremate…
Iwano Che ascolto! qual sospetto m’assale! Elisabetta, i
vostri genitori sarebber mai fra il numero infelice de’ miseri
che traggon vita peggior di morte?
Elisabetta Ah per l’appunto!
Iwano Io gelo.
Elisabetta Ma il volto si scolora.
Iwano Ah no! del vostro padre
Il nome udir potrò?
Elisabetta Potoski.
Iwano Come?
Elisabetta Potoski.
Iwano Oh sorte!
Elisabetta E Stanislao n’è il nome.
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numero di quegl’infelici, cui la vita è peggior di morte?
Elisabetta Per lo appunto…
Iwano (Non ho fibra che non mi tremi!…)
Elisabetta Ma, il vostro volto sempre più si scolora!…
Iwano Potete confidarmi… il nome di vostro padre?…
Elisabetta Stanislao Potoski….
Iwano (Ciel!… Che ascolto!… Che discopro!…
Ed il suol mi regge ancor!…
Finanche il Nume vindice;
A me sospinse accanto
Quell’infelice vittima
Del mio funesto error!…
Ah non bastò, me misero!
Stemprarmi ognor nel pianto?…
Versar dovea più lagrime?…
Provar più rìo dolor?…)
Elisabetta Qual sorpresa!… Perché piangi?…
E ti copri di pallor?
Ah lascia sol, ch’io misera
Mi stempri ognor nel pianto,
Se nacqui fra le lagrime,
E crebbi nel dolor!
Afflitta, oppressa, e lacera,
D’aver l’altrui compianto
Sol merta questa vittima!
Del più nefando error!
Iwano Un fulmine mi estingua!
Mi venga a incenerir!
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Elisabetta Que’ tuoi tremendi detti
Mi fanno abbrividir!
Iwano Ah no, quell’alma ingenua
D’orror non ingombrar!
Al reo d’un tradimento
Sol dato è l’imprecar!
Elisabetta Che sento!… Qual sospetto!…
Saresti mai, tu?…
Iwano Iwano…
Elisabetta Ah taci…
Iwano Il disumano…
L’iniquo… il traditor!
Elisabetta (guadagnando la roccia al di qua del fiume.) Mi fuggi…
Iwano (supplichevole) Deh ti ferma…
Deponi quel rigor…
Elisabetta Che brami?
Iwano Il tuo perdono…
Elisabetta Nol credo…
Iwano Ah sì tel giuro
Sul cener d’una figlia
Che qui racchiuso sta!
Elisabetta Lo giuri?… Su quel cenere?…
Basti… Mi fai pietà…
(Mentr’ella ritorna lentamente.)
Iwano Incerta, e dolente
T’avanzi, e perché?
Bell’alma innocente
Raminga per me,
T’appressa, ch’io bramo
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Spirare al tuo piè!
Elisabetta Del crudo tuo stato
Più fiero non v’è!
Oh quanto infelici
Son meno di te,
Il padre, la madre,
Lontani da me!
(S’ode lontano l’arrivo de’ Tartari.)
Iwano Qual fragor!…
Elisabetta Che sarà mai?…
Iwano Vien di Tartari uno stuolo.
Elisabetta Giusto cielo! In questo suolo!
Iwano (additando la sua capanna.) Quell’asil ti occulterà.
Elisabetta Sì, mi cela…
Iwano (trattenendola) Ah dammi in pria,
Del perdono un qualche segno…
Elisabetta (commossa lo abbraccia.) A te renda questo pegno
La più tenera amistà.
(S’ode più vicino la marcia de’ Tartari.)
Elisabetta e Iwano Ascondimi/Asconditi. Que’ barbari
Son presso a venir già!
Iwano Oh! destra divina,
Che a me la guidasti,
Se illesi serbasti
Suoi giorni finor;
Securo, t’imploro
La vita salvarle,
Nè il voto troncarle,
Che serba nel cor.
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Elisabetta Oh! destra divina
Che ognor mi guidasti,
Se illesi serbasti
Miei giorni finor:
Secura, t’imploro
La vita salvarmi,
Nè il voto troncarmi,
Scolpito nel cor.
(Iwano accompagna Elisabetta fino alla porta della capanna, nella quale la fa nascondere).
SCENA TERZA
Iwano, Elisabetta, Alterkan, Orzak, e Coro di Tartari.
Alterkan Ohè, ohè! barcajuolo? Siamo qui ad attenderti.
Iwano Elisabetta, non vi fate vedere.
Alterkan E così? Ci hai intesi? Sì, o no?
Iwano Vengo, camerata, vengo.
Alterkan Eh! Credeva che fossi sordo.
(Iwano entra nella sua barca, e va a prendere Alterkan, e metà
dell’Orda.)
Orzak Venga ora quando vuole l’oragano, che noi saremo
in salvo.
(Iwano fa sbarcare Alterkan, e porzione de’ Tartari, e va a
prendere gli altri.)
Alterkan Quando ho udito sulla motagna muggire il vento
del Nord, ed ho veduto ammonticchiarsi tutte quelle nere
nubi, non ho voluto dirvi nulla, ma ora che siamo giunti su
questa riva, posso assicurarvi, che in breve scoppierà la
tempesta.
Alterkan Oh! siamo alfine in salvo, beviamo.
Iwano (Ah! qui s’arrestano.)
Alterkan (ad Iwano) E tu siedi e bevi con noi.
Iwano Grazie.
Alterkan No, no siedi! beviamo amici, e l’allegria risuoni:
cantiamo le nostre solite canzoni.
Iwano (Deh tu salva, gran Dio, da sì ria gente
Quell’infelice e misera innocente.)
Coro. Tartaro masnadier
Morte non sa temer,
Quando col buon liquor
Sente infiammarsi il cor.
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Orzak (E gli altri riunendosi co’ primi) Io riguardo questa
circostanza come un fausto presagio della nostra impresa.
Alterkan Certo, e perciò riposandoci per poco in questo
luogo, potremo bere anticipatamente alla buona riuscita
della nostra spedizione.
(Tutti siedono qua e là, fuori di Orzak.)
Iwano Oh amici! Che vuol dire? Pareva che aveste tanta
premura, e poi…
Alterkan E a te che cosa importa?… T’incomodiamo forse,
qui seduti?…
Iwano Non voglio dir questo; mi sorprende soltanto, che
vi trattenghiate qui, quando…
Alterkan Quando siamo stanchi, prendiamo riposo. Niente
di più naturale.
Iwano Avete ragione.
Orzak O ragione, o torto per noi è lo stesso.
Iwano5 Sappiamo che un ricco convoglio è partito da
Kasan e ci siamo messi in cammino per attaccarlo nel
bosco tra Giuski e Derikowa. I segnali precursori
dell’oragano ci hanno fatto attraversare il Kama prima che
straripi. Oh, via buon uomo, bevi con noi.
Iwano Vi ringrazio.
Alterkan O per amore, o per forza tu berai. Orzak, perchè
non siedi qui con noi?
Orzak Oh! Non sono stanco. Io berò passeggiando.
Alterkan Ebbene, beviamo adunque, e ristorandoci,
Viva, gridiamo ognor,
L’arma col buon liquor.
Presto l’altrui danar
Vedi al moschetto dar,
Quando dal buon liquor
Nasce nel sen vigor.
Viva: ecc.
Alterkan Pingue la borsa d’or
Sol rende il ferro allor,
Quando pel buon liquor,
Suole infiammarsi il cor.
Viva: ecc.
Coro. Pingue la borsa d’or,
Sol rende il ferro allor,
Quando col buon liquor
Sente infiammarsi il cor.
Viva: ecc.
Alterkan e Coro L’armigero mestier
Brama compagna aver,
Colma di buon liquor,
Pronta bottiglia ognor.
Viva, gridiam ognor,
L’arma col buon liquor:
Presto l’altrui danar
Vedi al moschetto dar.
Alterkan Dì, sei solo tu qui?
5 È Alterkan che parla, non Iwano.
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cantiamo una delle solite nostre canzoni.
Alterkan Tartaro masnadier,
Morte non sa temer,
Quando col buon liquor,
Sente infiammarsi il cor.
Tutti Viva: gridiamo ognor,
L’ arma col buon liquor.
Orzak Presto, l’altrui danar,
Vedi al moschetto dar,
Quando dal buon liquor,
Nasce nel sen vigor.
Tutti Viva: ec.
Alterkan Pingue la borsa d’ôr
Sol, rende il ferro allor,
Quando pel buon liquor,
L’alma è di se maggior.
Tutti Viva: ec.
Orzak L’armigero mestier,
Brama compagna aver,
Colma di buon liquor,
Pronta bottiglia ognor.
Tutti Viva: ec.
Iwano Deh, tu mi salva, o Ciel, da sì rìa gente,
Quella infelice, misera, innocente!
Alterkan Dì, buon uomo. Sei tu, solo in questo luogo?
Iwano Sì, solo.
Alterkan Come! Non hai nè moglie, nè figli?
Iwano Nessuno.
Iwano Solo.
Alterkan Non hai con te nessun?
Iwano Non ho nessuno.
Uno de’ Tartari Ei mente: là dentro v’è una giovane!
Alterkan Una giovane? Guidala innanzi a noi.
Iwano Non lo sperate.
Alterkan Apri la porta, indegno.
Iwano Invan tentate… (prende una carabina.)
Alterkan S’uccida…
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Orzak (Che avrà guardato nella capanna per la finestra.)
Egli mentisce. Là dentro v’è una giovane.
Alterkan (Alzandosi con tutt’i Tartari) Una giovane! Conducila
innanzi a noi.
Iwano Non lo sperate.
Orzak Apri la porta, o v’andremo noi stessi.
Iwano Giammai, giammai. (prende una carabina.)
SCENA QUARTA
Iwano, Alterkan, Orzak, Coro di tartari, indi Elisabetta
Elisabetta e detti.
Tutti i Tartari si avanzano contro Iwano, e lo atterrano.
Alterkan S’uccida!
Orzak e tutt’i Tartari’ si slanciano sopra Iwano, lo alterrano, e
sono per far cadere le loro sciable sulla sua testa, quando Elisabetta,
uscendo rapidamente dalla capanna, grida:
Ah!…
(Elisabetta mette la croce sulla testa d’Iwano.)
Ed esponendo il dono fattole dalla madre, esclama:
Elisabetta Ah! in lui l’età
Vi desti almen pietà…
Alterkan, Orzak e Coro Quai tratti! chi sarà?
Alterkan (a Ivano) Risorgi.
Elisabetta (Ei salva è già.)
Alterkan, Orzak e Coro (La fiera crudeltà
Più forza in me non ha.)
(Quel volto ingenuo
Virtude ispira;
Svanita è l’ira
Che m’investì!)
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Iwano (Quell’alma angelica
Difende, aìta,
Riserba in vita,
Chi la tradì!)
Elisabetta (Quell’orda barbara.
Per me stupita,
La cara vita
Non gli rapì!)
Alterkan (ad Iwano) Dì: chi è mai colei, che in noi
La ferocia raffrenò?…
Iwano Una giovane eroïna,
Che recarsi, divisò
Dalla terra dell’esiglio
Fin dov’è l’Imperador…
Alterkan La cagion?
Iwano Far salvo il padre,
Da me spinto in quegli orror!
(Alterkan Orzak, ed i loro compagni
prostrandosi le offrono delle borse di danaro.)
maravigliati,
Alterkan, Orzak e Coro Deh prendi, accetta…
Elisabetta D’uopo non ho.
Alterkan, Orzak e Coro Ti scorteremo…
Elisabetta Sola ne andrò.
Il Cielo ovunque mi assisterà.
Tutti (Cotanto ardire stupir mi fa!)
Alterkan poi Orzak e Coro (ad Elisabetta)
Ti serba – Superba –
Di tanta virtù,
quasi
(Alterkan e Coro le offrono delle borse.)
Elisabetta D’uopo non ho.
Il Cielo ovunque m’assisterà.
Coro, Iwano e Alterkan Cotanto ardire stupir mi fa.
Elisabetta Si serba – superba
Chi segue virtù;
Ma il vanto – soltanto
Ch’io bramo, non più;
È aver disciolto
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Che il vanto, – Soltanto –
Nel mondo avrai tu;
Aver mirato
Il fiero, il forte,
Deporti alpie’
L’ira e il furor.
Iwano Ti serba – Superba –
Di tanta virtù,
Che il vanto, – Soltanto,
Nel mondo avrai tu;
Aver salvato
Da cruda morte
Chi a te sol diè
Pianto e dolor!
Elisabetta Si serba – Superba, –
Chi fugge virtù,
Ma il vanto – Soltanto, –
Ch’io bramo, e non più;
È aver disciolto
Dalle ritorte
L’avvinto piè
Del genitor!
Dalle ritorte
L’avvinto piè
Del genitor.
Iwano Ti serba – superba
Di tanta virtù:
Chè il vanto maggiore
Soltanto avrai tu,
D’aver salvato
Da cruda morte
Chi a te sol diè
Pianto e dolor.
Coro ed Alterkan Ti serba – superba
Di tanta virtù,
Chè il vanto soltanto
Nel mondo avrai tu,
Aver mirato
Il fiero, il forte
Deporti al piè
L’ira e il furor. (partono i Tartari.)
Iwano Oh Elisabetta, quanto dovete andar superba di tal
disegno!
Elisabetta Oh mai non sarò felice, se pria non vi riesco!
(I Tartari partono guardando con ammirazione Elisabetta.)
Iwano Ed io lo spero, e vo’ contribuirvi.
Iwano Oh, Elisabetta! Quanto dovete andare orgogliosa Elisabetta E come?
del vostro disegno!
Iwano E come? Un Nume in questo luogo vi spinse; un
(Comincia a poco a poco ad annunziarsi la tempesta.)
foglio andrò tosto a vergar. L’ordite trame in esso io svelerò
Elisabetta Orgogliosa! Oh no, giammai! Ma sarò ben felice del traditor Gran Maresciallo; implorerò il richiamo di un
se vi riesco.
infelice, e sul mio capo scenda la sentenza terribile e
Iwano Lo spero, ed io voglio contribuirvi.
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Elisabetta E come?
Iwano Il vostro arrivo su queste sponde non è al solo caso
dovuto, no. Un Nume volle, che il generoso vostro sacrifizio
ricevesse la mia ricompensa, e vi guidò verso di me,
perch’io vi dessi l’attestato dell’innocenza di vostro padre.
Io andrò subito a vergare uno scritto, nel quale svelando
tutte le trame ordite di concerto col Gran Maresciallo,
implorerò il richiamo di un infelice bandito, e la mia
tremenda punizione!
Elisabetta Riceverò col trasporto della riconoscenza
questo scritto, e vi giuro, che se dovrà nuocervi, esaurirò
tutt’i mezzi per chiedere la vostra grazia ancora…
tremenda.
Elisabetta Ma oh Dio!
Iwano Densa caligine
Già offusca il ciel: si volve il turbo in gelo:
Scuote oragan tremendo il rio flagello!…
(La procella si scatena in tutta la sua forza.)
Iwano Ma… Oh Dio!… Densa caligine
Già offusca il ciel!
Si volve il turbo in gelo:
Scuote oragan tremendo il rio flagello!…
Elisabetta Qual mai furor dispiegan gli elementi!…
Iwano Nume, se ancor lo sdegno tuo placato
Non è, fa ch’io sol pera,
Ma salva al men costei!… Che veggio!..L’onda
Di là straripa!… Vano
Di qui sarà il fuggir!…
Elisabetta Deh mi ricovra!…
(La navicella è vicina a perdersi.)
Iwano Ah pria, che il palischermo si sommerga,
Lascia che il tragga al lido…
Elisabetta Ahi qual periglio
Affronti…
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(Si afferra ad un tronco e si curva per fermare la barca.)
Iwano Non temer. M’attendi.
Elisabetta Io tremo.
Coro di Montanari (che compariscono sulle alture al di là del fiume.) Ove n’andar?… Salvarsi?…
Della procella è preda ogni capanna!…
(Si spezza l’albero al quale si era attaccato Iwano. Questi cade nel fiume, ed è trasportato dalla corrente.)
Elisabetta e Coro Ah! Nel torrente ei cadde…
Elisabetta Amici, deh accorrete…
Coro Andiam. Corriamo.
Elisabetta (non perdendo di vista Iwano, ed i montanari).
Lutta coll’onde… Ahi che non v’è più speme!…
Oh come quella gente
Ver lui si slancia!… È salvo!…
Grazie ti rendo, o Ciel… Ma che!… Più scampo
Or qui non v’è!… Già tutto inonda il fiume!…
(Corre a porsi sul sepolcro.)
Lisinska, ah tu per me, deh prega il Nume!…
(Il fiume straripa, il sepolcro è sollevato dall’onde, ed in tal mentre i montanari conducono sal-vo Iwano sulla cima del monte.)
Elisabetta Oh prodigio! Sul flutto è la tomba!
Che già muove qual nave sul mar!
Iwano Mi lasciate… La giù… Presto… Andate…
Quella vita vi caglia salvar!
Coro Di Lisinska ella è già sulla tomba!
Che galleggia qual nave sul mar!
Fine della Parte Seconda
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PARTE TERZA
Notte.
Vasto e magnifico Atrio del Kremlino. Al di là dell’atrio, piazza, e veduta
in lontano della Città di Mosca illuminata.
Atrio nel Kremlino.
SCENA PRIMA
Gran Maresciallo (il quale viene torbido e pensieroso.)
Tutto è gioja, tutto è calma.
Gode, esulta, brilla ogni alma.
Sol io son fra pene avvolto!
Sol io gemo!
Mentre lieto, ognun festeggia,
Al contento, a pace in seno,
Dal timore oppresso, io peno;
Sol io tremo!
Ogni sospiro, ogni aura
Parmi tremenda voce,
Che l’empio fallo atroce
Minacci vendicar!
T’invola, idea terribile
D’un mio sinistro evento,
Deh fa, che un sol momento
Io possa respirar!
Quai tristi pensieri m’ingombrano la mente!… Il nuovo Quai pensieri funesti! innante stammi del mio delitto il
Principe giunto in questa Capitale, non lascia di conoscere tetro orror! Qui giunge il nuovo mio Signore, e di nuovo
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le più minute cose!… Sembrami ad ogn’istante ch’egli mi
fulmini con l’istessa punizione che io procurai al Conte
Potoski!… E qual voce potrebbe accusarmi se non quella
del complice Iwano, che seppi ancora annientare e
disperdere?… Ma… viene il corriere, che ritorna da
Tobolsk… Accingiamoci ad interrogarlo…
terror sento ingombrarmi il petto. Ah! di Potoski
l’innocenza già tuona. Atra vendetta su me già sta. Iwano
che annientar pur seppi, sol potrebbe accusarmi. Ma già
riede il corriere di Tobolsk – udiamlo.
SCENA SECONDA
Il Gran Maresciallo, e Michele
Michele Asso de coppa de faccia.
Gran Maresciallo Oh! Michele, ben tornate.
Michele Grazie singolarissime.
Gran Maresciallo Dimmi, in questo punto arrivasti?
Michele Proprio adesso, sbarcai. Co llicienzia.
Gran Maresciallo Fermati un istante.
Michele (Vì comme ll’aggio terziato a primmo traseto.)
Gran Maresciallo Fin dove giungesti, per le tue
commissioni?
Michele (Pacienzia damme flemma.) Nfà a Ssainga.
Gran Maresciallo (Da lui potrò aver notizia del Conte.)
Vedesti la famiglia Potoski?
Michele Gnernò… (Camme se nne sta trasenno Don
Frabbizio.)
Gran Maresciallo Ne udisti almen parlare?
Michele Ah?… Gnorsì… se nne discorreva dint’a na
poteca…
Gran Maresciallo Bottega? Ma colà non ve ne sono.
Michele Evviva… (felice incontro!)
Gran Maresciallo Oh ben tornato!
Michele Grazie.
Gran Maresciallo Ora sei giunto?
Michele Sul punto.
Gran Maresciallo Dì…
Michele (Che flemma!)
Gran Maresciallo A qual luogo giungesti?
Michele Ove? a Saimka.
Gran Maresciallo (Oh sentiamo) Vedesti la famiglia
Potoski?
Michele Io no. (Che furbo!)
Gran Maresciallo Ne udisti almen parlare?
Michele Oh… sì.
Gran Maresciallo E il Conte vive?
Michele Sì vive, anzi sta bene, e meglio di qualch’altro,
che carico di grandiose dovizie soffre gli effetti isterici per
la rabbia, e l’invidia, che ha del ben del suo prossimo.
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Michele Cioè, vi dirò; anticamente non ce nn’erano… Ma,
mo, gnorsì, adesso mo, se nne so aperte parecche.
Gran Maresciallo E che si diceva del Conte?… Vive, vive
ancora?
Michele A chello che mm’arricordo, se diceva che stava
bello, chiatto e tunno, meglio de quarchedun’aoto, co
ttanta ricchezze ’n città patesce sempe d’affetti sterici pe la
mmidia, la gelosia, e lo mmalo fatto a lo prossimo suio.
Gran Maresciallo (Io muoio di rabbia!)
Michele Ll’aggio fatto chiavà de faccia nterra!)
Gran Maresciallo (E Straganoff perchè sinora non mi rese
avvertito di tutto ciò? Fa d’uopo che gli scriva sul momento
perchè raddoppiasse il rigore su quell’odiata famiglia!)
Addio – Buon giovane.
Michele Schiavo… (il Gran Maresciallo parte) Mala fercola. E
mmanco s’è arrennuto ancora,… Statte alliegro tu, ca te
voglio fa magnà no piattiello d’ova tosta, che t’avarranno
d’astregnere lo cannarene, e ffà restà co la lengua da fora.
Gran Maresciallo (Muojo di rabbia!)
Michele (Crepa!)
Gran Maresciallo (E perchè mai Beringoff non mi rese
avvertito di tutto ciò? Uopo è che scriva; che a quella
odiata famiglia il rigor si raddoppi.) Addio, buon uomo.
(parte.)
Michele Servo… (E non trovi un fulmine?… ma sta pur
lieto, o perfido, che tu stai fresco.)
SCENA TERZA
Michele, ed Elisabetta
Elisabetta (vedendo Michele)
Elisabetta (vedendo Michele) Oh Dio! sogno, o son desta?
Sogno, o son desta? Non è quegli? Ah sì… Michele.
Quello non è Michele?… Ah sì…
Michele Gnò?… (nel volgersi) Misericordia!… L’ombra de Michele (volgendosi) Misericordia!… L’ombra d’Elisabetta.
Sabbella!…
Elisabetta Fermatevi.
Elisabetta Fermatevi.
Michele Scostatevi…
Michele Scostate…
Elisabetta Michele, non conoscete Elisabetta?
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Elisabetta Non conoscete Elisabetta?
Michele In ossa e pelle?…
Elisabetta Ma, qual meraviglia?
Michele Oh trasformazione a bbista!…
Elisabetta Non vi siete persuaso?
Michele Figlia, io songo rummaso de preta pommece.
Elisabetta Tanto stupore?
Michele E ccomme tu tra i viventi che vivono, mentre
tutte mm’assicuraieno ch’avive fatto il papariello? Ma
dimme, chi te sarvaie?
Elisabetta Caduta nell’onde, fui salvata in una remota
spiaggia da un’Orda di Tartari. Ma, chi a voi disse che io
era perita?
Michele Arrivato a lo passaggio de lo Kama, mme lo
ddicette, mente stea facenno le ppose, chillo viecchio de lo
varcaiuolo.
Elisabetta Oh Dio! Morì Iwano!
Michele Gnersì, il Decano spirò fra queste braccia de
morta scolatoria!
Elisabetta Abbia pace almeno fra gli estinti!
Michele Nfratanto Donna Bettì? Io v’aggio da dà na cosa
grossa assaie.
Elisabetta Oh Cielo! E sarebbe?
Michele (cava di tasca una carta) Vide chesta carta?
Elisabetta E così?
Michele Chesta fuie scarabocchiata da chillo pover’ommo,
poche minute primmo de stutarese il suo miccio lampione.
Elisabetta Ah! È la giustificazione del padre mio! Oh caro
Michele Come! siete voi?
Elisabetta Che stupore?
Michele E siete viva?
Elisabetta Eccomi: io fui salvata da certa orda di Tartari in
una spiaggia. Ma chi a voi disse che io era perita?
Michele Mel disse al passaggio del Kama quel vecchio
barcajuolo mentre moriva.
Elisabetta Oh! Iwano è morto?
Michele Spirò tra le mie braccia.
Elisabetta Ah! pace abbia almeno fra gli estinti.
Michele A voi, donna Isabella, ho da dare una carta. (cava
di tasca una carta.)
Elisabetta Carta?
Michele Che mi fu scritta da quel povero Iwano poco
prima che si smorzasse il suo fanale.
Elisabetta Oh sorte! La giustificazione del padre mio!
Fosse qui Pietroburgo !
Michele E per qual cosa?
Elisabetta Per presentarmi a’ piedi del nuovo Imperatore.
Michele Ah figlia mia, voi volete scherzare: e non sapete
ch’egli è già qui?
Elisabetta Qui sta? Ciel, ti ringrazio, questo è un prodigio
tuo. Ma come avvicinarmegli?
Michele Tacete, ch’io vo’ parlargli prima che venga qua.
Non vi movete. (parte.)
Elisabetta Oh cielo! Ma chi è quel personaggio che verso
me ne viene?
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foglio! Ti bacio, e li serbo nel mio seno (ponendoselo in petto).
Ma, ohDio! Vi vogliono ancora ottocento verste per
giugnere a Pietroburgo!…
Michele Pe ffa che cosa?
Elisabetta Oh bella, per portarmi a’ piedi dell’Imperadore.
Michele (ridendo) Ah ah ah – Figlia mia tu viagge a
mmuodo de ntorcia. Non n’haie appurato ancora ca sta
ccà?
Elisabetta Oh Cielo! Ti ringrazio. Questo sì che lo riguardo
come un prodigio divino. Ma, come avvicinarlo?
Michele Oh doppo che mm’avesse da fa squartà vivo vivo,
voglio vedè de parlarence primmo che bbene ccà ddinto…
Non te movere a nfì a cche torno. (parte.)
SCENA QUARTA
Elisabetta, ed il Gran Maresciallo.
Gran Maresciallo (Una giovane!) Di grazia, chi siete, che
in que’ meschini arnesi, non temete di trattenervi nell’Atrio
Imperiale?
Elisabetta Perdonate, Signore, cerco di parlare allo Czar.
Gran Maresciallo Riuscirà vano il vostro desiderio.
Elisabetta Ah per pietà, se il tempo ha potuto estinguere
in parte l’abborrimento del nome Potoski!…
Gran Maresciallo Potoski!…
Elisabetta Sì. Io sono la figlia del Conte. Lasciate che per
mio padre implori la grazia Sovrana.
Gran Maresciallo La figlia!…
Gran Maresciallo (Una giovine!) Ebben, chi siete voi, che
in quei meschini arnesi vi trattenete intrepida nell’atrio
imperiale?
Elisabetta Perdonate, signore: cerco parlare allo Czar.
Gran Maresciallo Vana pretesa.
Elisabetta Ah! se a pietà vi move il nome di Potoski…
Gran Maresciallo Potoski!…
Elisabetta Io son sua figlia; lasciate almen che implori la
grazia del Sovrano pel padre mio.
Gran Maresciallo La figlia!…
Elisabetta Voi vi turbate? Ho delle carte che documentano
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Elisabetta Voi vi turbate? Comprendo, il solo titolo di
questa famiglia distrugge ogni sentimento a suo favore. Ma
io ho delle carte, che documentano la sua innocenza.
Gran Maresciallo (con somma premura) Quali carte?
Elisabetta Un foglio scritto dal suo medesimo persecutore,
da Iwano!
Gran Maresciallo (con ispavento) Iwano!… (Mi manca il
respiro. Ma fingiamo per ora.)
l’innocenza sua.
Gran Maresciallo Carte? (con somma premura.)
Elisabetta Da Iwano, dal suo persecutor, qui scritto ho un
foglio.
Gran Maresciallo Da Iwano! (Mi manca il respiro, ma
fingasi.)
SCENA QUINTA
Il Gran Maresciallo, Elisabetta, e Michele.
Michele venendo frettoloso, e detti.
Michele (venendo frettoloso) È ffatto è ffà… (vedendo il
Maresciallo si ferma) Che bbeco? Lo Marisciallo a ssulo a ssulo
co Llisabbetta! Sentimmo.)
Gran Maresciallo E allora vostro padre sarà liberato.
Dov’è questo foglio?
Elisabetta (traendolo dal seno) Eccolo, è suggellato.
Michele (sempre tenendosi indietro) Cattera! L’amico aveva già
memta la rezza, e se steva tiranno sto mazzone!)
Gran Maresciallo (Potessi averlo in mia mano!)
Elisabetta (mostrando la carta.) Qui, qui vien giustificato il
povero padre mio.
Gran Maresciallo Oh sì… Ma sarebbe necessario porlo
subito sotto gli occhi del Sovrano. Datelo a me. Glie lo
consegnerò io stesso.
Michele (senza farsi vedere si avvicina pian piano ad Elisabetta)
Michele È fatto, è fat… (vedendo il Maresciallo si ferma.) (Che
veggo! II Maresciallo da solo a sola con Isabella! udiamo.)
Gran Maresciallo E vostro padre allor fia liberato; ov’è
quel foglio?
Elisabetta Eccolo, è suggellato.
Michele (Cospetto! io giunsi in tempo.)
Gran Maresciallo (Potessi impadronirmene.)
Elisabetta (mostrando la carta) Qui, qui vien giustificato il
povero padre mio.
Gran Maresciallo Oh sì; ma sarebbe necessario porlo
subito sotto gli occhi del Sovrano; datelo a me, glielo
consegnerò.
Michele (Michele, attento!) (senza farsi vedere si avvicina pian
piano ad Elisabetta.)
Elisabetta Spero che non mi ingannate.
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(Attiento Michè, mò se vede si sì ommo.)
Elisabetta Nata in un deserto, io sono affatto straniera
agli usi del mondo. Tratto di buona fede. Spero che non
vogliate ingannarmi…
Gran Maresciallo (Il foglio è mio… Io trionfo…) Date qui…
(stendendo la mano per prenderlo.)
Elisabetta (porgendoglielo) Ecco…
Michele (togliendo il foglio di mano ad Elisabetta con somma rapidità)
Ecco… Comme?… A chi?… Che cosa?…
Corna daie… Donna Sabbella,
Già stenneva la granfella,
E bboleva conzignà.
Che d’è rrobba che te vene
Da li muorte de vavone?…
Abu! Ca comm’ a mmaccarone
Mme t’avria mo’ da sorchià.
Elisabetta Ah Michele!
Gran Maresciallo (fremente.) (Oh rabbia! Io fremo!)
Che insolenza! –
Michele E bboscellenza… –
Sapè vuò… tu… vuie… uscìa…
(Racconciarla co cchist’aoto
Nce vorrìa mo’ na buscìa…
Ah sì nn’esco sa sta stuppa,
So ggrann’ommo mmeretà)
Gran Maresciallo Via ti spiega…
Elisabetta Ma che dite?…
Michele (Michè, priesto, ha penzata…
Gran Maresciallo Datelo. (Il foglio è mio…) (stendendo la
mano per prenderlo.)
Elisabetta (porgendoglielo) Eccolo.
Michele Un corno. (togliendo rapidamente il foglio di mano ad
Elisabetta.)
Ecco… Come!… A chi?… Che cosa?
Darlo a lui… Donna Isabella,
Voi scherzate, oh questa è bella!
Cosa mai volete far?
Troppo tardi in campo ei viene, (ad Elisabetta.)
E decisa la questione.
Gran Maresciallo (Oh rabbia!)
Michele (Svergognato e in confusione
Ti dovrei di qua cacciar.)
Gran Maresciallo Io fremo! che insolenza! (fremente.)
Michele Saper vuole sua Eccellenza…
Saper vuol Vossignoria…
(Per conciarla con quest’altro
Se trovassi una bugia!
Per uscir da quest’imbroglio
Non saprei quel che mi far.)
Gran Maresciallo Via ti spiega…
Elisabetta Ma che dite?
Michele (Ah Michele una pensata…
Ecco qui l’ho già trovata,
E l’egual non si può dar.) (ad Elisabetta)
Questa carta qua è la sua,
E non v’è da dubitar. (al Maresciallo)
Ma è più mia, Signor, che sua,
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Statte… sta… l’aggio pescata,
Ed è guappa sà compà.).
(ad Elisabetta.) Chesta carta ccà è la toia,
E non nc’è da dubbetà…
(al Maresciallo.) Ma è cchiù mia, che la soia,
Guè, e ccà po’ nce può iurà.
Gran Maresciallo Non t’intendo.
Elisabetta Un po’ più chiaro.
Michele No ntennite?… Eccome ccà.
Lo Decano…
Gran Maresciallo ed Elisabetta Iwano è il nome…
Michele Mme volite fa parlà?
Chisti quatto scarrafune,
Poco primmo de crepà,
Mme le ddette co lo patto,
Che l’avesse da portà,
Mmano proprio de lo Zzarro,
Pe ffà n’uorco scortecà.
E nfrattanto s’era posta
La si Popa a mastrià…
(al Gran Maresciallo.)
De nfumarme aggio ragione?…
E lassateme sbafà.
Elisabetta (al Maresciallo) Signore, deh scusate,
L’errore perdonate.
Meschina! In non sapea
Ciò ch’ei vi disse già.
Gran Maresciallo (Lo sdegno, lo spavento,
E qui poi posso giurar.
Gran Maresciallo Non t’intendo.
Elisabetta Parla chiaro.
Michele Non m’intende, il vo’ spiegar,
Il decano…
Gran Maresciallo ed Elisabetta Iwano è il nome.
Michele Mi volete far parlar!
Questi quattro scarabocchi
Poco prima di crepar
Me gli diè con patto espresso
Che li avessi da portar
Nelle mani dello Czar
Per fare uno scorticar –
Ed intanto la Signora
S’era posta a ciacchierar.
D’inquietarmi ho ben ragione;
Ah lasciatemi sbuffar!
Elisabetta (al Maresciallo) Signore, deh scusate,
L’errore perdonate.
Meschina! Io non sapeva
Ciò che ei vi disse già.
Gran Maresciallo (Lo sdegno, lo spavento
M’opprimono a vicenda!
Sì crudo, e rio tormento,
No, che l’egual non ha!)
Michele (Già stassi il gran briccone,
Mangiandosi il giubbone,
A morsi le budella
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M’opprimono a vicenda!
Sì crudo e rìo tormento,
No, che l’egual non ha!)
Michele (Già stace lo briccone
Magnannose limone;
A ccofena li chiuove
S’avrà da rosecà!)
Gran Maresciallo Nel vostro dir, nell’opre,
La frode appien si scopre;
Nè voi, nè quell’audace,
L’Imperador vedrà!…
(va verso il vestibolo.)
Elisabetta (a Michele) Mi avete perduta…
Michele (agitando il berretto in aria, e ballando:)
A lacerar s’avrà.)
Gran Maresciallo Nel vostro dir, nell’opre
La frode appien si scopre;
Né voi, né quell’audace
L’Imperator vedrà. (fa per partire).
Elisabetta Mi avete perduta. (a Michele)
Michele La – ra – la – ra – la.
(agitando il berretto in aria e ballando.)
Elisabetta Ma il vostro bel cuore?…
Michele La – ra – la – ra – la.
Elisabetta Ma quella minaccia?…
Michele Gran fumo farà.
Gran Maresciallo Guardie? – Costor si caccino…
Michele Fermati, e resta estatico!
La lla lla ra llà.
(cava di tasca un foglio e glielo da.)
Elisabetta E il vostro bel cuore?
T’ordina, vedi il principe
Michele La lla lla ra llà.
Di farci entrar colà.
Elisabetta Ma quella minaccia?…
Gran Maresciallo (Apriti – Terreno, ingojami!) (leggendo)
Michele Fetecchia farrà.
Elisabetta (Giubilo – Maggior non v’ha.)
Gran Maresciallo Indegno! Tu ardissi?
(s’ode la musica marziale che precede il corteggio dell’Imperatore)
Michele Oh scusa! Staie ccà?…
Michele Di trombette, e di tamburi.
Gran Maresciallo (al sommo infuriato va’ sotto il vestibolo, e Già si sente il tratatà. (ad Elisabetta)
chiama:) Guardie, – Costor si caccino! –
Presto andiamo, ch’egli stesso
Michele Fermate. – Addeventa mmuramia!
A chiamar poi ci verrà.
(cava di tasca un foglio e glielo dà.)
Sino a terra mi sprofondo –
T’ordena, – Vì ccà lo Prencepo, –
Spaccamondo – or che farà ?
Farence – Trasì e parlà. –
Gran Maresciallo (leggendolo) (Apriti – Terreno, ingoiami!)
Elisabetta (Giubilo – Maggior non v’ha!)
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(S’ode
la
dell’Imperadore.)
musica
marziale
che
precede
il
corteggio
Michele Le ttammorra, le ttrommette,
Le sentite scassià?…
(ad Elisabetta.) Iammoncenne ch’isso stesso,
Po’ a echiammarce venarrà.
(al Maresciallo.) Nfì a lo tacco mme scappuccio;
Bona sera, Mariscià.
Gran Maresciallo (Veggo già l’orrenda pena,
Che piombar su me dovrà.)
Elisabetta (Tal contento l’alma prova,
Che più dir, che far non sa!)
(Elisabetta e Michele sortono.)
Gran Maresciallo Che più mi resta a sperare?… Le voci di Elisabetta!… Il foglio d’Iwano!… Minacciano imminente la mia
rovina!… Ma la pompa Sovrana di già si avvicina… Si richiami tutta la forza al core…
(Si reca a ricevere il corteggio.)
SCENA SESTA E ULTIMA
L’Imperadore, il G. Maresciallo, Coro di Cavalieri, e Guardie; quindi
Michele, ed Elisabetta. In fine Potoski, Fedora, e Maria.
Coro Viva ognor del Russo Impero
Il sostegno, lo splendor.
Viva ognor, del nostro fato
Il sovrano Reggitor.
Imperatore Figli, amici, popol mio,
Tu sarai, mel credi, ognor,
Di mie cure. il sol pensiero,
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Veduta del Kremlino illuminato e disposto per una festa
L’imperatore, il Gran Maresciallo, Coro di Cavalieri, quindi Michele ed
Elisabetta. In fine Potoski-Fedora
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Degli affetti il solo amor.
Dorma pur bell’innocenza,
Che a’ suoi sonni io veglierò;
Ma paventi il tradimento,
Che punirlo io ben saprò!
Gran Maresciallo (Mi spaventa quello sguardo!)
Più vigore in me non ho!)
Imperatore Da voi, Gran Maresciallo, ogn’infelice
A me condotto sia.
Gran Maresciallo (tremante) (Perduto io sono!)
Imperatore (seguendolo col guardo)
Cominci a impallidir?… Qual merti avrai
Pena…
(Il Gran Maresciallo, tremando precede Elisabetta e Michele ch’entrano timidl e rispettosi.)
T’avanza… (ad Elisabetta) Amici… (ai Cavalieri)
Colei, che a me ne vien, mirate, intrepida,
Dal fondo di Siberia,
Sola, sfidò per otto lune intiere,
Il periglio, il disagio,
Onde implorar pel padre suo bandito
La mia clemenza. Ognun stupisca, ammiri,
E di Potoski, in lei, la figlia miri!
(sorpresa generale)
Elisabetta Di Potóski innocente…
Michele (mostrando il foglio suggellato) Nnozentissimo.
Carta canta ncannuolo.
Imperatore Non fa d’uopo.
Conobbi appien nel Maresciallo il reo!
Michele (mostrando il foglio) Innocentissimo. Carta canta…
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Gran Maresciallo (tremante) Sire…
Imperatore Non più. Pria di recarm’in Mosca,
Ebbi in poter le vostre inique carte,
E quegli, che opprimeste ingiustamente,
Dall’esiglio ritolto,
Già prese il vostro grado…
Gran Maresciallo, Elisabetta e Michele
Oh Ciel! Che ascolto!
Imperatore Olà…
Imperatore Olà… (alle guardie.)
Elisabetta, Michele e Gran Maresciallo Chi vedo!…
Potoski (abbracciando i due primi Elisabetta, e l’ultima, Michele)
Figlia/Figlio
Coro Potoski!
Gran Maresciallo (Oh qual terror!)
Imperatore (al Maresciallo) T’invola dal mio regno!
Va in bando…
Gran Maresciallo (Oh mio rossor!) (parte)
Imperatore Qual piacer sia pel Sovrano,
Render lieti gl’infelici,
Non sarà l’accento umano,
Mai bastante a dispiegar!
Elisabetta Qual piacer nel core io sento,
Nel mirarvi appien felici,
Non sarà l’umano accento,
Mai bastante a dispiegar!
Potoski, Fedora e Maria Qual piacer nel core io sento,
Nel mirarti a me d’accanto,
Elisabetta Che veggo! Oh padre! Oh madre mia!
Fedora e Potoski Figlia!
Coro Potoski!
Gran Maresciallo (Oh mio rossor!)
Imperatore In bando
Vada costui dal Regno mio! (Il Maresciallo parte.)
E a voi rieda la calma
Di cui priva finor fu la vostra alma.
Elisabetta Oh tu! dell’innocenza il difensore!
Quanto ti deggio in questo giorno mai!
Il pianto ch’io versai,
I lunghi patimenti, i crudi mali
A che dannata io fui,
Tutto scordo per te nel mio contento
E del piacer la sola ebbrezza io sento.
A miei prieghi arrise il cielo
Lieta appieno io son per te.
Diradato è il denso velo
(Vengono Potoski, Fedora, e Maria.)
(vengono Potoski, e Fedora.)
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Non sarà l’umano accento,
Mai bastante a dispiegar!
Michele Qual piacer nell’ossa scorre
Da la capo a nfì al tallone,
Deh risorgi, oie Cicerone,
E ccà vienelo a spiegar!
Coro Viva ognor, l’Eroe Sovrano,
Lo splendor del Russo Impero,
Ed ammiri il mondo intero
Il clemente suo regnar!
Che ascondeva il Sole a me.
Sempre sempre in questo seno
Il pensier di te vivrà,
Mentre pari a un dì sereno
La mia vita scorrerà.
Gli altri Qual ruscello in prato ameno
La sua vita scorrerà.
Elisabetta Nel sen d’amore
Contento il core
Fra le delizie
Si pascerà.
La dolce calma.
Fia per quest’alma.
Premio d’amore,
Di fedeltà.
Gli altri Questo giorno di contento
Memorabile sarà.
Fine della Parte Terza ed Ultima.
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Gli esiliati in Siberia o sia Otto mesi in due ore