"TV •V \ r/i //, ^mW^ ^M ^^^^r ^ - ^ ^ -^7 .i « t . •" ' k&| • ''-••*<- J ^^flÉ^tarffe_Mh >^^j^m —-• * " " 4f^5 » WmBmj ^ ^ WV^^L~ ^ * < "*~jiJ* LLri^B .^^^^^B^L^ Jv.^^^^^^^^^1 I^^C^^^l ^K ' 4^ | ^K^_ ^1^^^^^^. •^OJI lt^^^^5B S^^l^^/ / , Y J H ISS 4 WTSyj0^rj(&BIBà KT *^~ *.* ^^^^^^^^y ^-^^*- i" y^!^ •R?^ ^^^F^^^ J^^ ^^^* ..; -, , A VIS I NVOVI DELL'I\DIE DI TOB^TOgallo, riceuuti dalli Bjuerendi Tadri della compagnia di Giefu,tradotti dalla lingua Spagnuo la nell'Italiana • -È IL MIO M D LI FOGLIO X. ra diriciate pure a,T^,Eccellenza bouoluto dare alla jlampa.zj'cpers cioche torconofco quanta in lei3 oh tre faprudenzd&Jàptenza, dueh la delle morali?, quefla, delle uirtu contemplatiue padrona3fia la relh gione3<zx,$ukódiurne[Jajciero hòrfy diraccotarlela cotitìfténzàdelprp fonte librictuoto^efoendo più che cer toccheincpntancnteperuenutole ah -/e mantjo tràcort era. pregarolla folamente a degnarli di conferuar» mi nella gratta fua 3 la quale ho in ioghi tempo pr ezzata 3 & prezzar ó medefimamente nello3auenire tanto, quantojl dee la gratia, di quella S i? gnora3che colma d'ogniperfettionc hanon folamente tlluUfato ilfof^Q Jùo3ma uguagliato ancoi più foni, CT eccellenti ingegni dell'età noe lira: & le bacio riuerentemente le mani* XX A. V. Eccellenza •-.'••:• '. > i v * 4 '. 'I ^fffettionatifo, Seruitort Michele Tramezzino* TJ.VOLJL DI TVTTE L E LETtereycbe in quefio librettoficontengono. ' : '• . \ ' . • l"> / Copia d'una lettera uenuta dalla città dì Malacca dell'India, fcrittaà IJ.dil^ouembre 1556. dal Tadre Baldaffar Dia^deUa compagnia di Iefu,alli padri & (rateili della medefima compagnia in Europa. Car. r. Cauato d'una letterafcritta in Ormw^a 8 .di Luglio 15 57 .d'un padre della compagnia di lefu. 14 Copia d'una lettera di Lodouico Froisfcolare della compagnia di lefu fcritta in Goa 3 l'ultimo di , l^ouembre 155 7. riceuuta in Tortogallo questo Luglio del'yS. 15 Copia d'una lettera del l\ettore del Collegio della compagnia di lefi di Goa per quelli di detta compagnia in Europafiritta ài 2. di Decembre 15 5 7 .riceuuta in Lisbona nel mefe diLuglio,del 1558. so Copia d'una lettera del padre Melchiorre Carnei ro eletto Fefcouo, & fucceffbr del Tatriarcha di Ethiopia,di Goa,à di 24 .di Decembre 1557 .Bjceuuta in Lisbona nel mefe di Luglio 1558. 37 Copia d'una lettera del Tadre maeHro Melchior Tslugne%, fcritta in Coccin nell'India à gl'otto diGennaio>i$<y8. ' 41 Canato d'una lettera del Tadre jinrique JtnrU que^fritta in Manaccari,nel regno di Trauancor,à 13.di Gennaio del 58. al Generale della compagnia di lefu. 5£ Cauato d'un'altra del Tadre don Gonzalo Trolanciale delia copagnia di lefu nell'India. 5 6 Cauato d'un'altra delli cittadini di Dio, ouero Calicut,per il Tadre Don Gonzalo prouinciale del l'India. 57 C0T1JL D'Vl^A LETTELA YEnuta dalla Città di Malacca dell'Indiafirittaà 17 di TS(guembre 155 6JalTadre Ì Baldaffar Dia^della compagnia di lesa alliTadny& fratelli del la medefima compagnia-r in,Europa. Gratia& Tax ChriBi. &c. . « > » .r » •. Sfendo tanta parte, dell'aiuto & contentezza ffirituale di quelli che cofifeparati Hanno corporalmente ( benché nel (pirito uniti ) la commynicatìone di lettere > lìauiferò, fecondo che m'ha ordinatoli Tadre nostro Trouinciale, d'alcune cofe di quelle, che'l Signor Diofidegna operar in quette bande,per quelli della compagnia. Dapoi eh'irtGoàfifece elettone del Tadre Antonio di Quadrvsper Trouinciale dell'India,fidiede ordine,ch'io partefii per Malacca > per far refìdentia in quetto Collegio,^ proceder da quello delle cofe neceffarie, a' nottri del Giappon, & Malucche, & anche\ per mandargli (facci di dette Trpkincie a Coccin. Mi parti adunque di Goa la prima Domenica dopò Tafcha, menando meco nofiro fratello Tietro à'Alca%ada ; ilqual ueniuaperpaffar al Giappon; portandoproui- ftone alllnofirì, che Hanno in quelle parti. TS^ella Ts^aue, in che ueniamo, egl'infégnaua la dottrina chrittiana ; & io m'efercitauo in predicar, & confeffar quella gente.Ci diede Iddio TS^. Signore tanto proffero tempo , che pel di della Tentccotte arrivammo à Malacca, doue trouai due altri fratelli . L'uno lafciò qui il Tadre Maefiro Melchior,l'altro uenne dalla Cina à guarir d'una ternana in quetta terra,doue prefto ricoperò lafinitàper gratta di 3\(_. Signore. Stette Tietro à'Atca%aàa circa un mefe,affettando l'Armata, che haueua da partir per la Cina ; perche in una Ts^aue di quelle ,portaua tutta laprouifione. Finalmentefipartì con detta armata uerfo la Cina, doue haueua £ affettar,dall'Agofio infin al Maggiofeguente , urialtra armata,conlaquale {li là fi trànsferiffe al Giappon , che farà Màggio di 13. giorni. Tali dilationi nel nauigare ,fono d'ettremo trauaglio,& nelle qualigl'huomini, etiam perfetti affai benfìprouano . In quefio maggio da Goa al Giappon, ha ffefo il Tadre Maefiro Melchior più di due anni ; & anche non foppiamo fegionfi là. Ma credetemi fratelli miei dilettifiinii, che quantunquefienograndi li trauagli, chefipatiscono, paiono piccioli à comparation del gufilo chefiriceue, nella conuerfione d'una fol anima, ricomperata co'lfangue di Chrifio2\£. Signore. Quelli che uengono dalla Cina, ò dal Giap 1 pon, perpàffhr nell'India ;fe gì'accade non poter giongerqui aìj.di Decembre, li conuiene trattenerfiqui infin'd'altr'anno. Dall'India communemente uengono qua in due imbarcationi l'anno^unanel Maggio, l'altra nel Settembre, ma dì qua non fi può andar là., fé non unafot uolta l'anno, come detto. - , ... il (ito di Malacca, nelquale habitano i Torthoghefi,e molto piccolo . Mantenimento poco titàel-> lapropria terra il frumento & carni, uengono ddl'India ; il rifo da laua. Vi fino molti frutti ài diuerfe forti, tragli quali fono certi, che chiama^ no Durioni , gli quali fecondo l'oppinione di quanti uengono in quette parti ,fono delli più foaui, che Iddio habbia creati in terra ; l'acqua Sìa in un bofio, un tiro ò due di balettra difeotto daW habitato; & fempre che uanno à tome, bifogna ardami armati, con archibugi & altre armi. Et quetto per li ladri che uanno pei bofeo robbando, & ammaz? %ando, & parimente per timor de gì'ammali filetaggi , comefinoElefanti, Tigri, Leoni, Or fi, & altri che chiamano B^eimoni ,gli quali ammazzano molta gente,trouandola difarmaia,o firouifia. Dicono, che'l traffico di quefia terrafepiù grò fi fo di quei di Fenetia, perche portano in quella com munemente molto Oro, argento, pietre preciòfe > ambra, mufehio, feta ,fpeciarie, fchiaui, & ogni genere di mercantia, in grande abbondàntia,da t*& A ij te le parti del mondo.Et qua mandano li Bj di que fie pani ,fuoi ambafàadon, moflrando defiderio di confederarfi,& farfiamici del i^e di TortogaU lo, Qui finalmente, tengo per me, che concorra la maggior parte di tutte le natione dell'Oriente. Ma quanto quefia Città e profiera in tutte quefie & in altre cofi molte, tanto nel negocio difua faIute e pouera ,&la più infruttifera uigna, ch'io fappia nella Chiefa d'Iddioyferche,totalmetegl'huo mini, parefi gouernano ,per fuafenfualità&onper la ragione. Quefia fu una delle terre,nellequali con più inflantia nofiro benedetto Tadre maefiro Fran ceffo fi ajfaticòper rimouer la gente d'effa dall'Ido latria, & uitiifuoi antichi : & mediante la diuina grana , uifece molto(rutto,principabnente nella dottrina chrifiiana. Dopo che'l detto Tadre fi partì per altre partijrefio in quella il Tad) e FrancefioTere-%, per quattro ò cinque anni?dopo liquali uenne il Tadr: maefiro Melchiòr:& benché era di camino pel Giappon, tutta uia il tempo chefifermò qui, la gente l'aiutò, moflrando fegni di penitenza <jr defiderij di lor faluie. Ma come reflò dopò fua partita, circa d'un'anno e mei^,fen%a Tadre alcuno della compagnia, mancando chi gl'effòrtaffe eìr inducete loro alla perfeueran^a del bene incominciato , mancorno di fuo bonpropofito,&fi raffieddorno.il Tadre maefiro Francefio era in quefia terra, tanto amato & riferito, per fia charità grande, the uerfo tutti haueua, che altramente non lorìqminauano che il Tadre Santo innanzi à lui zanàauano ti fanciulli cantando, & lodando Iddio 7s^. Signore cercando di bafciargli la mano, & ottener da luifua benedizione. Et fece la gerite tanto habito in quefio, che hoggidi fanno con noi il me defimo,inquefiaparte « ì • Subbito giunto qui, cominciai à predicare, & feguito tutte le Domeniche &fefle, & con l'aiuto del Signorefiuede nella gente emendazione. Et come nelprincipio, trattai delli pericoli,che nell'imbarcationi di quefte parti occorrono, ó* del Star tanto uicini per quefia caufa alla morte, fono tante le confefiioni, al tempo che s'imbarcano per la Cina, per Sion, &per altre parti,che diffìcilmente fi può fatisfare à quanti all'hora concorrono. In quefia Terra era infoino uenir le donne maritate alla Chiefa, etiam la Quarefima,fenon foffe per confeffarfi;& il peggio è,che li manti ne erano cagione, perche doue doueano darle effempio, efii ifiefli lafciauano etiandio lefefle, & Domeniche d'andarui ;dandofrpiùpreflo à fuoi ffafii corforati. Adeffò per gratia d'Iddio,àpenarefla donna alcuna , che non uengaalla Chiefa, qual (landò prima uacua di loro,adeffofilamentano che è troppo piccola. Quefii negocij di mercantie illecite , tanto generalmente quafi ufauano,che infirìolii facerdoti seftendeua lo abufo. Ma già intendendo il A iij '• . • f 4 padri Torthoghefi, & madri Indiane, quantoper effer lor padri huomini da guerra, & molti morti in quella, ò nel mare nauigando ,pigliauano i mali cofiumide i gentili, trattai una Domenica nel pulpito di quefia materia, dicendo, che li raunafi fero tutti, che un fratello noftro gì'infegneria leggere, &fcriuere,& l'altre uertù.Et cofi furnofcritti in un libro; tenendo comodi quelli che mancano; & ogni giorno uengono a noftra cafa, cantando la dottrina chriftiana,per leftradi,&gionti che fono ' in cafa noftra -, la mattina dico lor ta meffa ; quale odono ; dicendo in quella chiill\pfàrio,&chi l'officio di noftra donna. Dapoi figli da lettione di leg- gete, &fcriuere,&fe ne ritornano àfue cafe.Diedefì lor ordine, che ogni mefe fi confeffaffero, come lo fanno tutti quelli che ne fono capaci. Sentendo quefii giurar alcuno perle firade, lopriegano che non giuri.JLt uedendo alcuno, che fa oratiQne nella chiefa, con un foto ginocchio in terra, gli pregano à metterui anche l'altro. Isella cafa loro infegnano efii la dottrina chrifliana à quelli chefitrouano in effe;& tutto quefto fanno li fanciulli con gran con tente^^a, & guftoXaws. Deo. il numero di quefti odeffo, e di più di 120. il Signore, come uero padre de gì'0)fini,dialoro perfeueran%a nel commendato bene. Fri altra cofa era qua^iellaqual soffenàeua mol to Iddio 2y\ Signore, &e che nelliproprij IS^aui-, A liti fiandaloche dauano,han lafciatodifarli. A : TJ Alcuneperfone, frequentano le confefiioni & communioni ogrìotto giorni : altri uanno Inficiando le concubine. Fra li quali fu uno, che tenendone quattro molto tempo fa, ueniua alcune uolte traueflito ( acciò non fuffe conofciuto ), ad interrogar alcuni punti 3 & dubbii ofcuri dell'Epiflole di San Taolo, & rifiorendoli ungiamo io, che à quegli cheuoleuano intender la frittura, era neceffario d'effer burniti,. & fiora di peccati mortali, tornilo il Signor di tal maniera interiormente, che fra un mefefimaritò rimouendo l'occafione dello fcandato che daua,confua mala uita. ' r *Le Domeniche & fefte dopòpranfo, uò con una -campanella, per lefirade, infognando la dottrina chnftiana Seguitandomi molti fanciulli, & anche huomini grandi ; del che s'edificano molto gli chriftiani:& dopò cheper leftrade ho raccolta mol ta gente,la meno tutta alla chiefijdouejgli dichiaro la dottrina chrittiana. 7 7 il tempo che mi auan%a delle prediche,& confezioni ,fi difiribuifce in altri aiuti, de gli profiimi;com'è uifìtar l'infirmi ,& componere nemicitie,& andar alle carceri, del che il popolo molto s'edifica. LausDeo. Dopò l'arriuata noftra à quefta terra, ci meffe Iddio nel cuore,di dar aiuto a molti fanciulli chriftiani orfani, quali tanto per effer meftii^, cioè di 5 metto, & fua fetta,ma piacque à nofiro Signor iddio che non gli riufà. £ ordine chef tiene in quefte bande per infegnar la dottrina chrittiana, è queSlo, che la mattina fi congregano tutti in un luogo ( non ui effendo altra bora più commoda del dì,) per andar quella gente alauorar i campi effendo poueri) nellaqual hora fi gli dichiara la dottrina, &già alcun la fanno affai bene. Vi e uno che tiene conto con quelli che mancano ,fen%a cui licentia, neffuno la mattina può ufiir fuori della terra.Le Domenichefigli predica & hanno quefia diuotione, chefialcuno s'ammala , fubito ne chiamano, accio che fi gli dichi loEuangelio ,fono anche affai deuoti, dell'acqua benedetta. Erano per lì peccati di quefta gente, certi fini in quefta terra, che li mangiauano le femenù,fen%a poterci dar rimedio alcuno: & ha piacciuto à no ftro Signore che con andar' io per li campi affergendoli l'acqua benedetta ,fi ne fono tutti partiti. Et fu cofi notabile,che permeffe nofiro Signore che come glifouifipartettero da i campi de i chrìfiioni , ài quali tanto danno faceuano ,fe n'andorno à farlo molto maggiore nelle terre circunuicine de i gentili, perochc fi lamentauano detti gentili molto delli chriftiani,& ueniuano à non piccola contentione, infimo à trattare di chi haueffe miglior Dio; & quando le ragioni non baftauano ueniuano alle fy delti Torthoghefi,s'imbarcavano infirìodeffo Mo ri,fitto ffecie di effer mercadanti. ^Quali con fua nefandafetta, hanno peruertiti molti regni di quefte parti , inducendoli a figliar fua falfa legge ; alche fare fino tanto-folleciti, & induftriofi, che di dentro di Meccha,&dal Cairo,& anche di Confian tinopoli, uengono in quefte parti tanto remote,per innal%ar & ampliar fua uelenofa fetta. Et nella medefimo Ts^aue nella quale io m'imbarcai, ueniua uno ilqttalc portaua mollarmi, & alcuna gente fua, publicandofì per parente di Mahometto;& paffaua nell'Ifola di Borneo ; doue (là un'altro compagnofio, ilquale ha già conuertita à fuapeftilentefetta, tutta quell'Ifòla,douè tanto da tutti uenerato, che mi contò m Tortoghefe, che di là uenne, che tre uolte il giorno Ufi ill\e di quella terra riueren^a. Intendendo io adunque per un Tortoghefe , il djfegno del Moro, procurai fubitofisbarcaffè, riprendendo quefta cofa molto feueramente, (tificeli darfigurtàfofficiéte,chefintornaria all'India, fen%apaffar più auanti ;& per altri già fi tiene circa quefto più uigilanTg. Andaua quefto negociò tanto male, che fin'olii marinari Arabiche ueniuano ne gliysiauilijdeTortoghefi ,fi rimaneuano nelle terre de gentili, peruertendo di quelligran moltitudine. Vno di quetti, menomo qui queft'anno dal Giappon, douefiaffaticò quanto lui potette, difarcheliGiapponefihaueffero notitiadi Maljo- 6 . Accadette anche una uolta che andando il frate! lo noftro TS(icolao TStygne^, à uifitar un luogo di chriftiani, uennero da lui li principali della terra, à domandar gli,che cofa farebbono, poi che per non piouere, fi glifeccauanoi campi feminati : egli li riffofe chepregaffero tutti Iddio i{. Signore che ha ueffe mifericordia di loro, tfachc s'unsero tutti in un luogo, poi che non haueuano chiefa,il che fecero, & fubbitols^. Signore fu fruito mandar acqua dal cielo. Quefia gente non ha copia di uocaboli, ne fanno che cofa è demonio, benché per quel che fi uede di loro, & di fua lingua, par e che lo tengono per cofa che uà per gli deferti & monti, &per gl'alberi , & che gli fa del male. Quando portano à feminar il rifo ( che è il medefimo là che qui il grano perche il pane che di quel rifo fifa è migliore) prU ma che lofeminano me lo portano, acciò lo benedica ; & il medefimo fanno del nuouo quando importano dall'Are, a confricarlo in cafa, perche tengono efii tal fede, che effendo benedetto non fi guafii in cafa, nes nel campo lo mangino li uermi. ',,... Quando alcuno chriftiano muore,uò la con lì fan ciulli,portando innanzi una croce atta accompagnando il defunto come fanno in Europa, di fio cafa alla chiefa, cantando le letanie.Et quefto il Tadre maeftro Francefco Xauier l'introduffe in quefie parti. 7;:,,. armi : di tal maniera, che affatica baftaua io àponer^li inpace ; dicendo olii chriftiani che non, trattafferò più di tali diffute; poi che non conueniuaponere noftro Eterno & Immenfo Iddio in comparatane con gli Deìfalfi & bugiardì,che igentili adorano ; come fonoftatuede fuoipadri òfigliuoliproprij, cofa certo molto fuori di ragione. Altri tengono un Dio che chiamano grande, & un'altro Dio piccolo, dìo del rifo, dio del uino, & altri. Suole tremar quella tetra, tal uoltafiattentando i chriftiani,liquali quando quefio ueggonofigettano in oratione inuocando il diuino aiuto;ma li Gen tiltbattono concerti pali affai forte il fuolo della terra,dicendo che cofi fanno terrore aie anime che ftanno fitto la terra, lequale la fanno tremare. 7 Hanno li chriftiani di quefte parti, tanto credito à quelli della compagnia y che uengon li padri, ò madri ò figliuoli, òfratellidi alcuni amalati, à domandar li noftri,fila talper fona uiuerà, ò morirà di quella infirmita. Et tengono come per certo,che fi uno della compagnia uifìtaffe l'infermo ,&gli leggeffe l'Euangelio guarirebbe. Accadette che tenendo un' uecchio chriftiano, un'idolo di legname chegl'erarimafto in cafa de i tempi paffati, ondo da lui ponendoli molte cofe da mangiare innanzi, (irgli diffe eh e fé tutto quello mangiano, che lui gli crederia &' adoraria,& uifto che non lo mangiò lo buttò per terra & abbrufciollo. ?*, 7 do potente Signorefé l'ha ufurpato ; per non effere fauorita,&aiutata la ì\egina detta da fuoi Vafatti, effendo mafiime lei chriftiano ; non obftante che legittimamente fuffe fua Signqra,& fonila del T{edi Tidore. Con tutto ciò quando lei efcefuora,cofi chri (liana, come e molto temuta, & riuerita da tutti: ha parimenteficodue figliuolifuoichrifiianì, molto amici de Tortoghefi ;fi fecero anche chrifiiane duefirelle di quefto B^e ( chepafforno di quefta iuta ) le cui madrififarebbono anche conuer ti te, (è non temeffero che ilj\è come Tiranno gli taglierìa le terre. Et per quefio tutti han paura di farfichriftiani communemente. L'ifola nellaqualefiala fortezza dì Malucco, hauerà di circuito in circa cinque leghe, & e delle più alte terre che in quefte parte fieno, fecondo il giudicio ,& parer di tutti. <". Vi e una montagna altìfiìma nellaquale ftanno alcune grotte molto grandi, onde efce fumo, & fiamme di foco molte alte, buttando tal uolta pietre, tanto grandi come quelle di molini. E delle più ffauentofe cofe del mondo ; perche di quefti buchi profundisfimi efconoflrepiti& tuoni come di grofi fa artiglieria : & fumo molto negro, & con effo molta abbondanza dì cenere .Vi fono in detta ifola molti garofoli, & canne tanto groffe , che dentro di quelle tengono li Torthoghefi l'acqua che beuono. Vifono anche molte aranci dolci He miglio- Hor uoglio darui informatone dette Mducche,dou'e l'ultima fortezza, che il B^edi Tortogallo tiene in quefie parti ,&di Goa (in làui è uiaggio di due anni, in andare & uenire.. Malucco fiàfituato in un grado della linea dalla banda del Sul, nella terra del piùpotente i^è di quelle parti, che fi chiama l{e di Ternate ,ilquale conuer fa conti Tortoghefi, mofirandofì fruitori del l\è di Tortogallo , ma non loffia di ammainar gli chriftiani, che può hauere nelle ì/iani procurando di amplificar fuo B^egno, &. di farfiSignor potente. Molte uolte dice male di fua fitta di Mahometto, benché poi gli par dura cofa,lafciar le tante moglie che tiene, &'abbracciarlaperfettione della leggeeuangelica, laqualefimleffe accettare, non ui (aria bifogno interprete, in dargliela ad intendere, perche lui intende, & parla molto ben Tortoghefi. Alcuni dellaftirpedi quefto l{e ,fi fono fatti chriftiani : &ffecialmente una Bregma motto prudente , & (fifereta, & molto uer fata nella fetta dì Mahometto, allaqualefipofenome donna ifabella, & adeffòfi confeff a & communica affai fi effo, da quelli della compagnialoconuertì TSJ^. Signore per me^o di noftro Tadre maeftro Francefco Xauier. Tarimentefifece chriftiano unfigliuolofuo herede del P\egno, chiamato don Manuel, che morfe all'India\, fuecedendo al fuo regno quello che adeffò lo ' tiene ; non perche di ragione gli toccaffe ; ma effin- diedero il B^egno . * /. 7 : Trenta leghe difcofto da quefio B^egno dì Geylo-. lo ,fta una terra molto grande,nellaquale fono non pochi chriftiani : &fono due ifole che fi chiamano l del Moro ; l'unafarà di 35. leghe, l'altra di fette. Vicino à quefta ut e un'altra ifola di più di 15 o./e ghe di circuito. Et la banda di quella che fta uerfo ' il mare, e tutta de chriftiani, ma dentro la terra fino gentili : & gente molto barbara, & crudele > che ammazzano quanti poffono per robargli. E fig getta queff Ifola al B^e di Ternate, & tiene diuerfe nationi ; & fecondo dicono aatiquamente fu molto potente; ci e gran diuerfità di lingue, tanto che tra il (patio di due leghe,ui fono lingue più differenti , che la Spagnuola dalla Francefe . Si truoua in queft'Ifola del Moro, molto rifo, e Tgnxeuero, & altre uettouaglie,de quali la più commune chiamano efii Sagu,& cogliono quefio frutto di certi alberi , tanto grandi come palme, delqualefanno farina y &poi il pone, quale cotto, mangiano più prefto alquanto caldo che freddo, & dicono che lo ritrouano effer miglior mantenimento del rifo. Vi fi trouano in queft'ifola per gli deferti, certe galline, non maggiori dì quelle d Europa, lequali repongono fue oua ( tanto grandi come dipapara, la maggior parte de quali e del roffo ) fempre fiotto V arena ò terra molle : & per poneruelefanno un fof fo nella terra meiga canna in giù > & dicono che ri di quefie partivi fi trouano parimente cofi gran] di ferpenti, che singtottifcono un porco, & una capra intiera ; ma non fanno male alla gente,fi non quando ftanno arrabiatedifame,per non trouar che mangiare nel deferto. .* Appreffò di quefto, un tiro di artigliano ,ftà un'altra Ifola chefichiama Tidore, che tiene \e da per fi ; & uicino à quefia(tanno altre due ifole chiamate, l'una Macher, e l'altra Moutel, & in tutte quefie, ui e molta abbondantia digarofoli,& fonofòggette al B^e di Ternate .A 20. leghe ftà un'altro B^egno,ben prouiflo delle cofe neceffarie detto Bacchaon. '^^ < y: Sette leghe difcoflo dalla fortezza di Malucco, ui e un'altro B^egno detto di Geylolo. cui B^e hebbe molto tempo guerra con li Tortoghefì, & il Capitario Tortoghefe di Malucco gli tolfe pur il B^e-^ gno. Tenne coflui 18.anni una fortezza fornita di molt' Artiglieria,che haueua (lui tolta alli chriftiani, de quali amma%gò moki,nel tempo che durò la guerra.Èra molto tiranno &fmgeuafi amico de chriftiani, per coglierli con quefta induftria & ammazzargli. Queftafirtex^a alfine repigliò Ber riordino di Lofi conpoca gente, & molta prudenza tenendola afiediata tre mefi : Et quando prefero il B^e, diffe lui che Iddio haueua giustamente permefi fi queftoMr hauerfilui tanto mal gouernato, per il che s'attoficò lui ifteffò,& ad un fuo figliuolo 9 rVifitrom tinche una forte dì pefcie molto gran. deche chiamano quelli della Term,pefcìeVacca,il qualepare Iddio gl'habbia dato, perche la terra è priuade uaccheamo di qmttìpefci tagliato in pe^ ^empirà cinque òfeibitiwiLefenìmine hanno le póppe, come donne,&il mito còme nocca, hanno il pelo come il porco,benché pìmaro>il Mentre ,&il fegato,come uacca.la parte,che èmiglioredoman giare,di tutto il corpo fé il colloca teSia^t il petto. Quetti fi mantengono di herbe marine .Lipefcano con rethaffettandoliebeuenghino à mangiare, & tengono queftopefeit'pei•buonmantenmmo. [^ . Ter gì'Alberi fi trouano affai pappagalli, quali tengono per certo effere li migliori del mondo per la facilità che l'hanno in imparare tutte le lingua che gli fonò infegnate'Vùar 7 4 ; ^llaparte dell'Oriente di quett'lfola, dicono che Tu una gente biancha, mabettiale, laquale al combottere,nonfipendo,che cofafienoarmi,fi mei tetro quelle,ferina tener pu ufi che tanto didi~ fcretione. \ . 7 ...• Li chriSliani di queSVlfola del Moro ,fono huo~ mirìiben diffotth & di buonattatura, come li Bra fili ; hanno il corpQ^ tutto depinto, come fi depingono il uolto quelli d Affrica. Quetti quando uanno per maremuìgatiQ in certi febifi non maggiori che ma$lre,in chefifa il pane in colette parti. Vno uolta uennero à Malucco alcuni di quetti, & B pongono Voua di due in due, &fen%a canarie la gal Una, &fen%a foftentatione, ò nódrimento alcuno delle madri, ma filo co'l caldo del Sole efcono ipolli da per fi: &fi guardano d'ammaccarle, per rifletto delle molte oua che fanno, quali uà la gente à cercarefittol'drena,per mantener fine. \ Si truouano in queft'Ifola duemanìre di gàmbari, i quali tengono le gambe a guifa dilocufte & anche più grofie; li mafchi tengono dentro di fi certi uermi moltofuaui,lefemine fanno l'oua nella con catàtà de gf alberi,doue ftanno. Vi fono altri di color [negro, i quali attofiicano co'l fio ueneno immedicabile qual fi uoglia che li mangiaffe. inetti fiumi di queft'Ifola fi truouano ferpenti grandi, i quali efcono dall'acqua olii deferti per far iui le fue oua,de quali efcono ti figliuoli. J^el mare di quefta terrà, uifi truouano Tartarughe , molto grandi, lequali fanno l'oua nell'arena della (piaggia,& cauando con le mani circa quot tro pallili in giù le pongano, coprendole con lamedcfima arena ; & col calor del Sole s'ingenerano i figliuoli:& dicono che tal uolta quando pigliano alcune di quefte Tartaruche, al tempo che hanno l'oua, ne truouano dentro di lei più di <$oo. poco mag glori, ò menori di quelle di galline, benché più ritonde.La carne di quefte Tartarughe,^ come di ca(irato,effendo molto graffe de tcganofér buonpafto. 1 Vi fi lo fcina del finto battefimQyfecondo ci horefèrìtom, ctttteUano,che in* quelle parti fu fchiauo,. dieci ,o dodici anni, ilquale fa parlarMolto bene quella Un. gua .Di quett'ifola di Maluccofipuò andare iti quella terroicon moltafacilità ; non ui effendo piti chefeto fette dì di camina, tutto per dentro di-, uérfe Ifole. Et dicono che quella gente ha jnolto charomdere li T}OÌtoghefi,effendo affaiaffabile. ikffadrèGio. di BeirKahebbegran defitleriòydam: dar'a dar la nona dello Euangelio in quelleparti^: ma per conferuar quelli che in quefie ha lui conuer tìti,fi retto nel Moro.,U7 • . 0 x 7 7 - y ;w WWVÌ ~ r: Fra queSla Terra deli Tapue, &,la forte^^a delire di Tortogallo,finomolte ifole de diuerfe genti barbare,&di Varie nationi,di cui nómi: non fono inforinato ; benìchè alcune gente diquelle, fi che fi chiamano lumm, Guabes, Guar%e(U,le.^ quali'facilmente accettariano la fede, fi ui fiffi : chiandaffeàdenunciargliela. — 7 \ \ 077,7 -Bjtornando all'Ifola del Moro ,fonoin quella perla bontà d'Iddio molti chrittiani, liquali credo faranno uenti millia;& per gratta di nottro Sigm re con lefatiche d'alcuni di nottra compagnia, uan no imparando le cofe dello federando à quelli mol to credito ,&portandoli granderiueren%a& rifiato . In tutto quetto terra del Moro fono quaranta fei luoghi di Chrittiani, cui numero tuttauia crefiieria affai ,fe non uifoffero due inconuenienti; B ij , •V in arriuare morfirò tutti, in fuora duno, ilquale imparata che hebbe la lingua, diffe, che in quelle bandefieut fono molte ifole baffi, & che naturai* mente tutta la genie era pacifica,& che non bon* no homi, ne akriinttrirnienti per\pefcare+Et che il pefcie che eftipiglionò*b di genere dottie che in Quella terra fi truoua ;ppr mancamento di ferro», dice chein uece di chiodi,fiferuononelfioriifchifi delle offa ,& erotte delle ottie: lagente dice mantenerfidi tartarugheagalline ,& di cèrto forte di fichi arrotti, & allefii;& anche del uino di efii. E quetta gente ettremamente brutta, piuche qual fi uoglio altra che habbiamai tétta nel mondo. Diceua cottui habitar quella gente in certe capanne fattedi rami di palmeK :.;ù - v , 7 ;7.7\ p Oltre di quett'ifola del Moro, che ho detto,ui è un'altra terrò alla parte dell'Efie,chiamàta delli Tapue, che e una delle gran terre di quette partir laquale dicono tenere yooJeghedi rìuìerauerfo il mar e,infino alla nouaffogno, fecondo l'informatione delli castellani, che di là uengono .Lagente . dicono effer molto negra, quafi come quei dell'India, di Cafro .Sono tutti gentilifiottodiuerfiI{e,& di fottìi ingegno yficondo che delli fchiaui, chedì\ quelleparti tenemojfì uede. Dicono trouarfi là molto oro : facilménteaccettariano la fede, firn fiffero operorijdiquèjla^àq mente chiamando^&non e chili mettar;)iètlapi^ ^.i. ir anche dalli I{e Mori dettmtti ; per lapocapatien* tu che hebbero, tanto quetti del Toh, quanto de alcuni altri luoghi circunuicini, ritomornoà fittoporfial dominio del I{e di Geylolo, dandoli tribur* to ; & cófi Stettero alcun poco di tempo; alfinedel quale il Capitanio del I{e di Tortogallo, gli mandò àrichiedere,che uoleffero tornare alla diuotione di prima , ma efii refitteuàno ; uedendo che tuttauia quel J{e li tirannegiaua, &perfegmtauafinalmente dapoi deffer Siati tre uolte richièsticene %o effetto, dal detto Capitanio ; certe grotte che gettano foco nella medefimo Ifola di MoroÀal tuo gq di Toh tre ò quattro leghe difiottoper gran giù dicio diuino, & manifettationedifua infinita potenza, comminciorno à mandar fuorifiammemag glori che mai s'erano uitte , facendo grandifiìmo Strepito come d artiglieria molto groffa, con fumo tanto ofcuro, che il Solenonfiuedeua& ildìpareuanotte, mandaua fuori parimente tanta cenere nel mare, & nella terra, che nonfipoteua uiuere perche co Ipefo della cenere fi cadeuano li rami de gl'alberi; Tettando il tronco in tal modo priuo de rami, cheperffacio di dueò tre anni, non diederofruttoalcuno. Le cafe anche co'lpefo della medefimo cenere ,fì cadeuono.Lje acque gli diuentaturno amare. Gl'animali del campo, & fiere felmggie, non trouando patto,ne herbe, di che notrirfhper effere ogni cofa coperta di cenere,fi troua B itj Vuno è il timore che homo detti Re morì, per U terrore che efiipongonoà quelli, che fi conuertàno* alla fede noftra, L'altro e il mancamento de chi li mottri il camino detta beatitudine eterna ; perche lì pochi che in quelle parti Stanno, nonpoffòno con tutta ladìligentia, &%elofuo, tanto uehcementetrouarfi in una parte & altra, cheffeffeuolte prima che arriuiuo adunluogo,rìo muoiano alcuni fanciullifigliuolidi chrittianifen^a battefimoiqua to manco adunqueftpuò attendere à conuertire di nuouo alm.DelcbépotètégiMcarela necefìiti dy& perori] che è in quette parti. »A*^ :T" - r:: ^ D i quetto gente del Moro alcuni erano figgete ti all^edi Ternate,altriall{e diGeyhlonlquale uedendofi tolto alcuni luoghi del fuo dominio, & per efferluipw^lofi detta fetta di Mahometto^ che tuttigl'dtriì\e,comminciòàperfeguitare gli chrittiani del Moro, ammazzando & cattiuando molti d'efii, sfacendoli tanta guerra,con la gen* te de i bofchi (che fonò grandi arcieri) chetici luogo del Toh, quafi ogni dìrìammaigauanoalcuni. Quettapérfecutioneera comminciata dal tempo, nelqualeil Tadre maeftro Francefco gì andò dui fi tare .Et per effere gli chrittiani della terra tanto pochi fhuoriti, all'bora da Tortoghefi( da quali piupretto piglìauano fcandah che effempid)& per ejfsm rimatti àpena mille huomini diguerra,ben che prima fofferapiù di tremillia,& uedendofi • / ti oper intereffe alcuno,ò per altrofinehumano ; ma la rifpofto fu che foto li moueuà ,il uedere & conofcere lo uerità & giufiitia che li chrìfiioni confef fono & abbracciano. Et dice queftofratelloche in dieceanni che e ftato in quelle parti, non ha uifto gente, che tanto allegramente & con tanto buono animo riceueffe la legge di Chritto nottro Signore Et cofi l'inttruì & infegno in quella. Alfineandor mia ilfratelloMelchior Figueredo ,&effò; & li bàtte^orno con molta confiamone nel Signor nòstro. Dapoi d'hauer'efii imparato l'orationi ,&il retto che conueniuafapere per effer battezzati. Quel I{e di Geylolo (già detto) ch'hebbe conti Tortoghefi molta guerra, defiderò grandemente hauer in mano, il Tadre Francesco de Veira ,&>. ilfratelloTS(icolao TS^ugnex^per* ammazzarli: per il frutto che efii faceuano nelle anime di quelli del fio regno; & al (ine fu lor dato un fchiffo,nelqua* ie fé ne fuggktero ,[& uennero qua, per curar fi anche di molte infirmita, che per molti trauagli et fatiche haueuano acquistato: ma dapoi d'effer e rifanatì, ritornorno aWitteffa loro uigna, douepaffornogran trauagli,&perfecutioni, & affiittioni, uedendo che auanti gl'occhi loro li Moriammaz^ Zauano li chrittiani. Etpigliauano lifigliuolialle madri di fue braccia facendone per^ & sbattendoli nelle muro, & nelle pietre, piangendo dolosamente le madri, & domandandogli iuSHtia à B ut] -» • ••• :& ; ~ . "W uanoperlacampàgrìàmórtì.^ uano benferrati, &:battionati,acciò non entrafferoti^Tortoghefi,fifecero piani con l'abbondando della cenere che cadeua; chefiquetto non foffefucieduiò ,giamaihoueria potuto entrarfi in quello terra:& cofi operò Dio Ts^, Signore ( alquah ogni creatura obedifie) che gl'indòmiti cuori dì coftoro, diuentaffero manfueth& motti. Et con quefto, & con effere ilB^edi Geylolouinto ,fi rifermorno,& refiaUrQrno molto li chriftiani conoftendo chiaramente che per (uoi peccati, il Signore gli haueua caHigati; & proponendo che per neffuna cofa aduerfa,firimouerebbonopiù dalla fede cathotica. Isfarrorno alcuni Tortoghefì, che quando quetto accadette ; due di quel medefimo luogo ( pare per il poco conofcimento che della fede haueuano ) afferrorno una imagine di nottra donna,per mal trat tarla ; & uolendo questoforesi unofigli feccornoàpocoàpoco lemani•:<& à l'altro andondofià lauare nel marcii pafiò per la tefta un pefcie,chia moto affiglia, facendolo fubito morire. ^Vno uolta mandò il Tadre Alfonfodi Caftrà (che àdeffo è rettore delti noftri in quelle parti del leMducche) unalettera alfratettoT^colaoT<fa gnez^ cheftauanetta terra del Moro, fcriuendo& andaffe à certi luoghi, la gente de quali uoleua effer chriftiano, perinttruirla,& domandargli, che" cofa li moueuo à efferlo ;fe era per timore del B^è, di quefti a chi lui haueua impofio tal cofa. Vri altra mito ondando ilfratelloi^ìcolao Ity gnezj uifìtar li chriftiani in unfchifo,à mezza not te s annegò detto fchifo : & ilfratellofinalmente notando hauendo già beuuta inoli''acqua del mare, à tempo che molto pioueuo, ufi al lito, doue flette fin che fi faceffe giorno, fempre attapioggia,& molto vicino atta Terra de nemici. Tur piacque à nottro Signore che paffaffero per doue luiftaua,alcuni del I{egno di Tidore, con li quali andò; & dice che lo uoi fero menare anche quefti tali alipedi Geylolo . il che, & anche li trauaglì ,fame &fete,& altre ,fario longo narrare in particolare. Credetemi charifiimifratelliche una dette cofe,del le quali fanno più conto & che maggior feruore & magnanimità cjiufa, à tutti quetti che ftanno,tanto nel Malucco quanto nel Giappon, & anche in tutte le altre parti, intanteuarie affiittioni, & anguftie, &continouì trauagli,ela confidenza, che tengono, di che fiano continuamente aiutati, con li fanti facrificvj ,& orationi di tutti ItTadri, & fratelli eh e in Europa State, tenendo per certo che quefio e il mezzo* col quale, con maggior facilità operano ,& pati fono cofe più ardue, di quel che naturalmente potriano. - < Et quando ci ouonza alcun tempo di nottiefolite occupationi, non lafciamo diricordarcidel buono effempio che ci defte,in cotefti fanti collegi],do« nottro Signóre&io dette crudeltà cheli MoriVufi^ uano . Tòtete confederar qual dolor doueuano hauer li nottri di ueder trattare di quetto manierali chrittiani ,fenzopoterlidar aiuto alcuno: benché per altra parte, fi confolauano in Dio nottro Signore con ueder la conttantia che gli chrittiani haue* uano patendo per la fede di Chritto redentor noftro tali cofi.; T^••:.*u7:7 v^r7'77< .--.,- . --;.:-• '& Hebbe il Tadre detto altri trattagli affai diffida li, &graui ,fe ben ilpatir per andar del fio Signoreglierafaak,&rfuaue;&rtra quetti una uoitafiampò dalle mani del J^e di Geylohfuo capitale nemico, ilquale incontrò chepaffaua con fuo armo to, ma non lo uidde, che fé huedeua,non c'è dubbio, che l'haurebbe honorato con coronarlo del mor tirio,mononerogiontaanchoraVhorafua. } ' .. 7 Vìi altrouoltafinendoquelTadre di mangiare con molto gente ,fiuolfe retiro/un poco per ri~ pò fare ma non potendo dormire , s'accorjè come quelli che con effo andauano, trottauano di ammoz^ Zarhper il romore che faceuano,& lui gli domandò ,perche andauano coftfolkuati, &loro reftando come mutinonfipperoche dirfi.Tare , che ne anche att'hora 2\£. Signore haueo determinato di chiamarh afe, perche efiittefìiconfeffòrnoad alcuni Tortoghefì, come il B^edi Ternate hauea lor commandato che ammazzaffero il Tadre. Et per non hauerhfatto,fece ammazzare più d'ottanta . • -. . 1 4 quefti giorni di là unfratelnoftro cornetti duo luoghi tutti, che primo erano de' MórlDicé che non fipòteua ualere conta moltitudine dellagente, che concorreua per battezzar fi. Et benché interiormente defìderaua effo di battezzarli tutti, d'altra parte nonfipoteua trattener là mandandolo l'obbedì entia all'India, per domandar mifericordia,& foccorfo di gente ,per aiutar tante migliaia d'anime , quali defiderauano conuertirfi^ non lo focenano per no hauer chi glinfegnaffe la legge di Chri Sto TS^. Signore.Dice che in quefie terre de Amboi no, fono più de cinque mila anime già battezzate. Ideili ultimi luoghi di effo battezzò mille & trecento perfine, quali tutte lui tienefritte in un libro. Et in un fai giorno dice battezzopiù di\j oo. perfine lafiiandoil mangiarejòfientandofi ben della confolatione,& allegrezza interiore. ".. Ispana quefio Fratello nofiro^he quandofitruo uaua in quelle terre, tanto rimate &con minor aiuto humano, non hauendo che mangiare, altro chefichiuerdi afrofii, che all'bora fentiua maggior confolationeffirituak,& li daua il fignor maggior finità & allegrezza > non obftante chela terra foffe affai malfona:•;« Accadeteli una uolta che ti Vaffolli del Btf di Geyhlo, loportauanoà rendere al medefimo I{e(che com'è detto molto erane mico noftro ) &piacqueà Dio 2^. Signre che nel menarlofopragionfe ilBj di Ternate con gite Tor uè fummo inftituti & allenati, che nonfono pl^ coli incitamenti per(fingerci à farnoftro debito. Ter chef aria molto tongo uoler dar ragione, di tutte le particolarità di qua ,fohmirefta a, dir di alcune terre che uifono oltre à. quelle, de quali ho fritto, doue è gran numera dianime per fé tra que fte vi è una gente che chiamano Celebes;de laquale è B^e un chriftiano chiamato Djelmanno. In quefto terra fi troua molto oro .E la, gente ben diff otta, & apparecchiata per effer chriftiano. ' ' y -r , Sono altri popoli chiamati Mafihares, doue fono tre I\e chriftiani,li quali anchefono per per derfifc non ci è chi li uada ad aiutare.-, : :. <:> Altre Terre uìfono tacine di quetto, chiamate Mindanao,douefi troua molto cannella, & oro. Et altre che fi chiamano Xul :*, che tengono quafi la medefimo facilità che le altreper la conuerfione., \ - Vicino di Malucco all'altra parte (là una ChrU Sìianità in una Trouincia, che fi dice Amboino,do uè li noftri hanno fatto molto frutto a gloria de Iddio.Et in quella è uriIfola chiamata. il Burro, doue b la maggior parte de chriftiani, &fì conuerfìria-j no tutthfid (offe chi gli inftruiffe. Dìece leghe difcoflo da queft'Ifola ftanno due altre , nellequali anche uifono molti chrittiani. £t ogni una ha lafua chiefa.Ci è anche uri altrapiccolade cinque leghe, tutta de chrittiani .Appreffo laquale uè riè un'altra doue firn alcurìi.Et pafiado corte & congrandedifìderio di uederlonetti fuoi regni.'Piacerà atta diuina Maettàfiaper rimedio &rifor mattone ài quelli: che il bifogno loro è molto grande fecondo ched'unpadredinoftra compagnia che di làfìme,bauemointèfo:L : 7 ;. " < «- K • . . v . ' ,. C> ' A COTJAlfV^A^ LETTELA DI ^Zodouko Froisfcholare detta compagnia di . lefu fcritta in Goa,l'ultimo diTS[ouem ,.* -* • ^ x 557.riceuutain Torto-^ 70 " fl- gó/io, gte/fo lJ<g/Ì0 7> 47. v ^ del 58, .. 'i/"v.:^"7' »-M ...vt •»- .« 1 ••,...» J , UJ Grata* érjta*rfDeo Tatrenoftro,&DomU » #0 Ie/# Chriftofìt femper in cor^-> # dìbws wftrk. " ' ..v-*-- 9 Vfc. *Annopoffato del %6.ui fu dato ragguaglio charifiìmifratellida quefto Collegio di Goa,di quel che ilSignor operaua per quelli della noftra compagnia nelle terre doue fino * Adeffoui auiferò detto continuatone, & di quello che dipoi è occorfo co'ldiuinofauore, &per lafantoobedienzachemel'hàimpofto. - < Jn quefto collegio dì Goa fono adefiò 16. facerdoti > & uentifratellinoftri, che hanno già finito toghefe, perla cuiarriuAta,liberami eum Dominvts de manibw CkaldeomTtyribòpiu che dirùi* fi non pregaruiper amor di noftro Signor lefi Chri fto,che uogliate uenire a quefta uigna deferta, a co* glier granfruttodette fatiche uoftre^r àparticipa re déttifuaui gufti detta croce di Chrifto redentor na, ftro,per cui amor ui dimando che inclinate l'orec-, chie uoftreotte uocidì tant'anime, che in quefte partifiperdono . Di Malacca li 19. di T^puem* bre. M Z> ZVI. \ w V 7 •v..* «•» . . . . 4^" \. . " *• t. - r JsV- ~ 4•M • v <\^ '\ r j ^ » v, CAVATO D*V\XjA LETTEB^Jt } 7, fcrittain Ormuzji otto di Luglio i,.c;.yù& 1557- de un Tadre detta ., ;V::->V compagnia di lefi. ,*&•. • <?•> MLV- 1? •v\ ., ; nga * • L Tadre VefcouoAndrea dì Ouie do con quattro altri detta compa* gnìa noftroportino per il prette Ioanne ò uero l{e di Etbiopia, cuiftatonm è troppo difcofto di qm:&fecondo iltraguaglio di quetti che l'accompa gnorno(perche delli noftri non hauemo lettere) fu riceuuto con gran fefta & apparato, perche il detto Rjì Siauo affettando il Tatriorca ( ilquale reftò in Cooper dcunì buoniriffettì)& gli ufcì ail'incontro ,perhonorarh, con grande gente di fua gm forte;& ho udito dal Tadre fudetto che molti defuoi fiholari, erano tanto innanzi nelle còmpùfitìoni, & nemottrauano tanta habilità è prontezr Za, che lipareua che molti di quelli, che luiconofieua in Tortogallo, di buoni ingcgni;non li eccedeuano, come uedreteper le compofìtioni in uerfiche fi mandano là, d'alcuni che non è più d'un anno e mezzo ò due, che comminciorno;il che è qua mirabile ,fiper la qualità della terra & groffexza del-> l'aria,che fa gì 'ingegni molto rozzi & le c°mplef fiorii deboli,come peril poco tempo che'hanno da imparare, però che nonfitileggepiù di due bore la mattina &dw la fera. Onde per quetto & altre ragionile molto meno atta al far progreffo netti ttudtj chefial Europa. v: Tutti i Venerdì fi dice hro la dottrina chrittia fià,&anchoragl'ittefiiMattri hanno cura di applicare il più chefipuò, le hro lettioni al ffiritual profitto difiholari.Confeffanftcome ordinano le loro regole ogni mefe ; & cohro che ne fono capaci, communicano ,lxetiam & alcuni ogn otto giorni per loro diuotione. Altri medefimamente hauendo gu~ fiato,quamfuauis ett dominm, abbandonato Uficólo, hanno cambiata lafcientiaper la religione,& fono entrati nel monatterio di finto Domenico ; & tengo fermo, che fila compagnia nottro uè li ffingefielfono tanto inclinati atta tata religiqfa,checifa rebbepoco dafioreà perfuadergline.Efenza dubbio il tempo delldfmprobatlom&:dtre à quefti ^ i altri nouitij ; la maggior parte riceuuti qui dal To- i dre Froncefco l^odriguezj & il reflomandati da; CoccinperilTadreDm ponzalo,perfine di buono affettatione, &. idmeiperìlfim &uccatione della compagnia ,finza il numero ordinario de gli putti de la terra, che teniamo molti nel Collegio. Ì Tare ueramente dattaymano d'Iddio, uedere tantifratelli:,che poco fa erano come dati in preda alle commodità, uicij,ocio,& libertà dell'Indio, in cofi breue tempo tutti miti à Dio,& trattare tonto da douero dettapropria mortificatione difeftefii, & d'altre uirtù& guftarèil.dolce lotte detto (pirito , & dottrina fanta,chefi lipropone netta nottra compagnia.Credo ben'io chefìan'aiutatiaffai dalli uiui{ effempi che hanno auanti gì'occhi,di quei chefono uenuti da cotefti cottegv\fm quette bande. Gli ttudij uanno di bene in meglio,fecondo la qualità di quefta terra,&fìfàaffai effercipo^no^ folamente nella Theohgia (ch'alcuni afcoltano)ma etiam nelle kttere dhumanità, attaquàl^ attendg gran numero de fcholari iella.terra.ilprimo Sabboto d'ogni mefe, tengono,fonclufìoni generatile? di ciafuna delle Claffe, c'è uno chelefoftmta;& fi firmo affai buone orationi,& altre compofiti@Mtf$ fi in profit come in uer fi, &quetti maggiormente dellaprima claffe del Tadre Marco J^ugne^perà chefi effercitano ogni di in comporrefm uerfid'or 'x7 Tadre JlntoniodìQuadros,&ilTadfe trance-, fioB^odrìguezìnquesta Città con grande concor*; fi digente del popolo. il modo & ordine che fi tiene nelTinferrar il Signore il giouedi fanto poffò bene affermare effer Stata una delle cofe diuote ch'io bobbio à miei di ueduta,& di maggiore fin* timento, & cofi all'incontro riffofe alla tristezza paffata l'allegrezza grande della fitta della refi furettione, ìlTadre Tatriarcha confagrò, &benedì il Gio uedifinto congrande foknnità l'olio fanto per tut ta t'India.fu cofa di confólationegrande al popolo, & molto chara à uedere, <& per la nouità &per le cerimoniefante che in fimili eofè ufi la Chiefa. Luì fu quello chefèrro Ufantifiimo figramento,et poi ilgiorno delta reffurettione lo portò netta procefiione chefifece intorno à quetto Colleggio. Vohndoil Gouernatore partire di quetta Ifola attaterra ferma fi'l principio della Quarefima per combattere coi Capitani Mori del B^egw d'I-* dalcane ,per trouarfi quetto città con efii inguerra diffe al Tadre Froncefco B^pdriguez^che non era per andaruifenza alcuni denottrìTadri, che arri Uaffero & aiutaffero i Soldati: Et cofi il di detta partenza uenne à quetto Collegio con l'efferata fio, & fiato dall'India;douefarebbeno da tre miU Via Tortoghefì, & dapoi che hebbe fatta.oratione in Cappella,prefeingenocchione la benedizione C carìfiimi fratelli, e molto da ìftimare & regrattor Iddio il uedere in quefti giouani deWIndia, tonto amore allauirtù, & odio otti uitij; & penfi di cer^ to che uno de maggior feruicij, che la compagnia fàccia al Signore in quette bande ,fi è nella dottrina & inttitutiorie di quelli; imperoche nodriti nelli buoni cottumi & proceder Chrittiano,tirano con la loro industria gl'ittefiipadri,&madri,riducenT; doli allauio de Dio col fanto mezzs dettificramen ti & à n0;d^a& coftumi • Sit nomen Domini bemdiftum^^r ,,_/•• ,,. , , 7 .,7.. •:. Tstellainfimafibuola doue s'impara il leggere,et ilfcriuere,uifom 400,fiholari,fi effer-citano in cantar la dottrina chrittiana per k Strade , <&in infegnarla ogn'uno pomatamente netta fua cafayù4. riprenderli giuramenti ;^r fempre chefifanno viaggi ò armate di mare, non manca in effe alcuno di quetti che lodi il nome dIddio.Si continua etiam linfegnare la dottrino chrittiana ogni dì un'hora dopò ilmezZ3giorno,nellhoffedale, che è appreffi il nottro cottegh,&per quettoriffettouàattorno detta Città uno de nottrifratellicon una campami la in mano, chiamando lagente per affollarla. Diceffi anchorale Domeniche da altrifratelliin diuerfi luoghi di effo Città,douefino lifichiaui delB^h & etiandio nella prigione della terra, & in quella deiTortoghfi. 7* ' P- ^ 7 Tutta la quarefìmapaffata hanno predicato,M Tadre ne più nobile andauanofialzeper la più parte. 1 Vecchi dello terra coi capifcoperti, bianchi in tut to per l'età, & calui,con le canne in mano^hi reggendo la procefiione, chi dicendo la corona. Tiacque tandem alla diuina bontà udirei gridi di quetti innocenti , che con tanta infianza &fede gli domandauano mifiricordia,dando felice fucceffo alle cofe del noftro efferato. La prima cofa che al* lafua tornata conia uittorìafece il Gouernatore fu uifitar nottra Chiefa, menandofi innanzi dì fi, narijwftrumenti di mufica; Vfiirno dal noftro collegio in procefiione à riceuerlo tutti e putti, che fi alleuano nel Collegio nottro , & li fanciulli dello dottrina che qui imparano,con le ghirlande in tetta & palme in mano, & dopò loro il Tadre Ta* triarcha con tutti noftrifratellicantando il Benedi fìus* Volfi abbracciargli tutti il Gouernatore con grande allegrezza ; & effendoli neceffario tornare un'altra uolta alla guerra, menofii etiamficodue padri de' noftri do è il Tadre Antonio di Cofta,& U Tadre Tietro d'Almeìda,ilquale gli diceua mef fa in campagna ; & tutti dna attendeuano ad animare & aiutare i Soldati in quel che era di bifogno all'anime & corpi. Et dette Dio noftro Signore proffero fucceffo etiam quetta feconda uolta. Di ceuanoiMori dopò la uittorià effèr'impofiìbile che efii nonfoffro uinti, poi che i religiofi fanciulli, & donne faceuano lor guerra con le orationi. Igen C ij dal Tadre Tatrlarcha, quale gli diede dotto aitar maggiore, &fi menòficoil Tadre Gio. di Me%ch'ita, & il Tadre Tietro dAlmeida. Ecci ttato riferito che netti primi incontri che la tennero con i Mori, andò innanti il Tadre Gio fudetto,portondo netti mani un Crocififfo legato HeWafta d'una mezza lancia, & la gente di cauatto dopò lui ; & che fu tanto gronde l'animo cheneprefe la fanteria , & caualli di quetto, & delle fue paroleiche atta tornata tra loro non ragionauano d'altro.Deli andorno in Tonda fortezza detto Idalcane, laquale abbrugiorno,& il Tadre Tietro d'A 'meida prò miffe atti Soldari dette meffe, perche laccompagnaffero à metter ilfuocoalle mofchec de Mori,et paguodi delli gentili .il tempo che il gouernatore Stette fuori ui loffio charifiimi miei immaginare, à quanto pericolo rettoua quetto Città,che effendo cornee il capo & riparo di tutta l'India, non ui erano rimatti in fuora di religiofi,altri che i Vecchia putti imbellì & donne alla guardia d'effa ; & quefti tali erano quafi rifiuti di pigliare k ormi per andare à diffendere ipafìi dì quefta Ifola. Tareua quetto città una religione, però che ogni giornofifaceuo procefiioni da tutti gì'ordini ;& medefìmamente i fanciulli del nofiro collegio, andauano alle Chiefe della Madonna che fono fuori della città, in modo che accodeua incontrarfialle uolte in unaftradadue ò tre procefiioni, & le don 10 mettere quettofiomaladetto difegno ad effetto, (i meffe à nuoto,con quaranta ò uero cinquan taM$~ .ride ipiu animofi & gagliardi, & piacque alla benedetta &ghriofa Bigina {del Cielo, diffinder lafua cafa con la morte di tutti quelli infideli,conr xciofìa chefurono affiliti da quei nuovi chriftiani, chehabitauano intorno atta Chiefa,et d'alcuni Tor toghefi& li fumo tagliate le tefie. •' Treò quattro giorni auanti la partita del Viceré per la terra ferma,ricordandofi il TadreFra cefo B^odrighe^ che il Giubileo procurato dalla noftra compagnia eraper publicarfì, dette amfo di quefio nelpulpito prima chela gente partiffe. Fumo tante lexonfefìioni che ddun Mercordi che futa fi fio di finto Mattia infimo alla Domenica feguente, nel Collegio nofirofolamente( fenza quel li cfieficommunicorno altroue )ficcmmunicorn^ mille perfine ò più: in modo che li padri non haueuano tempo di dire fuo officio, ne di dare al corpolo neceffariafoflentatione, uedendo il femore con che ueniuano ì Soldati co'l mortone in braccio* lafciandoli archibufiàun canto detta Chiefa,& bauendoprefo il uiatico dell'eterna vita ,fi rìandornofiottofue infigne, affai allegri.Etnonfih la Chiefa era piena di penitenti, ma il claufiro & il luogo douefifuoi far capitolo, la Cappella dell'orto^ etiam per l'ifteffe camere del Collegio. X il concorfo &frequentia di confefiioni in queC itj tiVhuormni in queftòtànpoqmndoaccaàeuapbm tarfi la communione à qualche ammalato,accorra pagnauano il corpo del Signore tra torchio è tor^ chio,con li archibufì& altre armi ,& communementefi tiene più riuerenza tra chrittiani nell'India à quefio fantifiimo facromento che altroue, ch'iofappia,perche oltre à molti huomini, e fono etiam i putti dette hro cafe, con i rami in ma* no per accompagnargneh. Sit nomen domini benediBum. ' 7 ",.••. -Inetto ondareper queftofiumedi Goa ingiù,uer fòla bada detta terra ferma,difcofio due miglia,pó eopiù ò meno di qui, c'è uno Ifola che ha nome Ciò ran,dentro laquale è edificata una Capéllo dell'in* uocatione della Madonna di grafie, che già iè pm tempo, edificò li la noftra compagnia & è in effo fempre uno de noftrifratelliperftanzo,per cagio-> ne d'imparare à chriftiani di detta Ifola la dottri-\ na chriftìana;& tutti i Sabbati uà un Sacerdote di quetto noftro Collegio(òpra una barca à dormir là per dir hro la meffa le Domeniche^ Di queft'ifola ha la compagnia cura molto particolare per quon-\ tofiappartiene atta Religione, per ilche fi è ini fitto frutto grande & accrefcìuti li chriftiani in molto numero, & fempre ne crefcono più. Sì temeua nell'lfola ch'unrinegatoctiandaua con Ih Mori da laltro canto detta terra ferma,uoleffe paf fare per metterefuoco atto Chiefa. Onde uolendo qual fi uoglioperfone,etìam delle fchìaue efebi* ui che certo m'accorfiindue, ò tre uolte che cafeò infermo, efferne puramente caufa gli trauagli & fatiche prefe. Confeffa tutti i noftrifratelliogni Sabbato, & fempre che efii uogliono ,fi accommeda nel dir la meffa alle Bugole del prefetto della Chiefa, che pare non occupi luogo alcuno conio profonda humilìtà fua.Quandofigli rompe la uè fta, è difficile àperfuaderli chef uefla un'altra mi gliore. Lui è dettipiù continoui in uifitar glifiatei liinfermi ,&in Jlarpiù tempo con efii; di maniera che in tutte le uirtu, ne è un continuo & uiuo ffecchìo. Uà ordinati molti religio fi nell'India à gì'ordinifieri,&fra quelli alcuni detta com pagnia. il giorno di finto Domenico diffe la Meffa Tontificalmente, & anche il dì di tutti li Santi nella Chiefa maggiore di quetto Città, con grande folennità . Qui in cafa l'ha detta etiam alcune uolte. • « Jtlli 15. del mefe di Febrdio proffimopafiato del 57. partì di quefte^Collegio il Tadre Vefcouo Andr ea per il Trefte menando in fua compagnia il Tadre Emanuel FernandeZj&H Tadre Don Gualdamez, & duofratelliciò è Càrdòfi^tFran ceffo Lopezjòpra quattro fufte armatW^fcèn prò uifti come hauerete intefofirfaper altre: \ Andò con effo un huomo maritato qui in Goa chiamato Gofforo Itygfiez^, ilquah uenne dal, C iitj fio Collegio Smotto òfdinariò,&fenza déMótoH to che pare nondiffenfiala Quarefìma dal ernie uàle, perche oltre alle confefiionì della Chiefa tùt~ ti gl'infermi ,fèrki,prigiòni,& altre perfine cher (tanno in necefiità,fannoricorfoà quelli della coni pagnia, di di & dì notte,cheffeffe uolte nonfìpua fupplire per mancamento d'operarvi .Molte perfine della citta fi comunicano & confeffano ogn'ot togiwfrii altri ogni 15 .& altri ogrimefe*•-"•: LiTadriTatrìdrcha,Francefco B^pi^ &*An~ ionio di Quadrps quefta Quarefìma fecero ttartìpare un modo di benconfefiarfi, ilqualefi daua à tutti quelli che lo dimandauano <,& Jè ne mandomo anche per tutte le fortezza atti Tadri detta compagnia, che in quelleftanno^acciole compari teffero infra li chriftiani infieme con una dottrina chriftiana, che il Tadre maeftro Francefco ordinòfiftampaffi.Fuquefto di grande utilitade alpo pòlo , per li pochi libri & minor cognitione che gì'huomini communemehte tengono dette cofe che fi ricercano a benconfefiarfi * - c: 7 . ••:••* talmente fratelli charifiimi ci farlo tonto i chefiriueredel Tadre Totriarcha,che per non mi Uedere habile àfarlo comefidoueria , non penfi dime altro, fi non che pare che fi Iddio nofiro Signore ritarda l'andata fio al Trette, èperche,uede quanta necefiità teniamo tutti dell'efìempio di fio uita. Si è dato tanto all'udir confefiionì <ì di 7 21 U tornata loro .& tornando lui per la Città di Caul, doue predicòfei òfette uolte, gli rimafe il popoh molto affezionato, & difiderofo di dar cafa,& il neceffario perfifientare alcuni detta compagnia chef offro mandati là,f riffe parimente il popolo di Canonor,& anche la compagnia dettami fericordia di Uyd Tadre Don Gonzalo, domandandogli con grande inflantia alcuni detta compagnia che li predicaffero& infignaffenofioifigliuo U,& inftruiffero la nuoua Chriftianità che in quel la terra Sta. ; Adeffofi parte per Coccin il Tadre Melchior %<(ugnezjornato dal Giappon, doue hauerà da fer mar fi, & hauerà luifleffocura difiriueredi la. Torto fico un fummario de gl'errori, & fette di quette parti,delquale mandiamo copia con quefia. Vennero quefto anno di Malucco il Tadre Gio. dì Beira, &ilfratello ISQcolao lS(ugnez^> à domandar gente pel mancamento grande cheuiè doperarv\, che poffanofodisfare al gran numero di gente che defiderariceuerela fede noftra. Etper fapere affai bene dettofratelloTSJicolao le lingue di quelle bande, fubito chegionfe qui in Goa fu prò moffò alfacerdotto, & lui con li Tadri Antonio Fernaridezjet Francefo Vi era(qualfi manda per fuperiore di quella Trouincia dalle Malucchè) & li fratelli Ferzanteforo,BaUaffard'Araugio,& Simon da Vera, fi fon destinati per quella chri- Trefte co'l TadremaeftroGonzalò,& èpratìcom quella terra, & gente di efia, offerendofi da fi tteffò à quetta imprefa. Diedegli il Signor profiero uioggiofenza impedimento alcuno de turchi co -me hauemo intefo dalle medefìmefufte, lequalilq lafàorno netta terra del Trefte, con alcuni Tortoghefì, che per compagnia delTadrè Vefcouo fi mondorno,& già erano per metter fi in camino uerfila terra doue Sia il Trefte. Di quel che poi è fucceffo non habbiamo nouafe non che( come aleuta Mori mcrcadantì dette naui di Meccha ci diffe ifo)ci era gran guerra fra li Abifiini & Turchi^ ;v J)io noftro Signore diffonga il tutto, come fio Uno me fuo più manifeftato, umerato & benedetto in quella terra, comefferamo lofarà. ,.' Torti lafettimana Santa il Tadre Gio Ài Mechita con il noftrofratelloEgidio barretoper flore una inuernato in Dioiche è una dette fortezze più vicine allefrontieredoueftannomolti fidati) &, fuqueftafua andata di tanto feruitio di Dio noftro Signore quanto per una copia d'una lettera* che'lfratelloEgidio barreto fcriffe di Dio à Ormuzj> al Tadre Antonio d'Eredia,fipuo uedere. il popolo non li uoleua lafciaredila partire, per il frutto che in hro anime fentiuano con la preferì-, %a hro.Et cofifcriffe dopò la partita loro, la copa: gnia detta mifericordio di detto Citta per fi mede fima,& per ilpopoh,facendogrande inSUtiaper, 1 1 tarnerthfi fermorno quefia iuuernata in Coccin, the pare fu cofa ordinata da Dio>pel ben di quette ànime, come per il buon fucceffofiìhàpotuto chiaramente giudicare, che ambi due con lefue predicationi molto accette,han fatto & fanno granfrut to •. Vno beretico detta fetta 7<[eftoriana, con nome di Vefcouo uenne dal Cairo in Coccin douefott òuefte di agnello andaua mentre uifletteocculto & partendofidi là,pigliò la uia delle montagne dall'altra parte di Coccin,doue è gran numero di chriftiani difanto Tomafo,liquali quafi mai fino uifitati d'alcuno che l'infegni & inftruifca. Et come quefta pefte arriuo là fi comminciorno à peruertire molti di hro.Ma intendendo que% il Tadre Melchior Cornerò, con gran pericolo d effer ammazz^toyfì transferi fubbito in quelle montagne ,perficcorrere quella chrifiianità adoprando lettere di fauore, & doni del Viceré per quelli B^è malauati,& con l'aiuto divino mai l'han potu to hauere alle mani.Vna uolta paffando detto To* dre Cornerò per una ftrada di Coccin con un fratetto ( nonfifé per caufa di quefto K(eftoriano ) li tirorno per dietro unafreccia,laquale li pafiò la berretta d'una parte all'altra fenza nocerli nel capo cafcandoli lafrezz^ amnli & tle^1 >fen%a uede re doue foffe quella uenuta. ; K(elprincipio dell'Inuernatafeguitando il To àreJ>on Gonzalo fue prediche, ritrouòun diattae ftiankadì Malucco JLt il Tadre Alfonfó di Caftrù Fmanuette di Tauora ,& Melchior di Figueredo che primaftouanoin Malucco attenderanno allo Chriftianità d'Amboino, doue fono molte miglio io di Chriftiani, fenza perfino che gl'inttruifia \ e*r infegni le cofe neceffarie olla lor falute. Uabito la maggior parte di quetti in Montagne molto alte , & fogli tanto affer'hcheàpenauifipuò mon tare, etiam fruendo fi dette morii come dei piedi i Et ufano quette habitationi come animali, per timor detti Mori che uanno pel piano tiranneggiando,& affaltondo lipouèri chriftiani, priui d'ogni foccorfo,& d'ogni fauor humanò. Et ffeffe uolte accade ammazzarli li Morifolamenteper che fon chriftiani,& tagliarli àpezzi • Adeffo con l'aiu^ to di quefti noftri fratelli fi animaranno & fortificaranno nella fede. il Tadre TS(ugnez^con dtri due,ondarà all'Ifole del Moro, perche fa come ho detto le lingue di quette, netti quali &fono mol^ te migliaia d'anime chriftiane. Vedete fratelli miei charifiimi comefipuòfèdisfare à fi gran numero di chriftiani confipoca gente, fi Iddio nonv fupphffe noftri mancamenti. J^etta fortezza di Maluccofifermarà il Tadre Francefco Vieraper prouederé di la del Sagù ( che è il hrpane)& altre cofe neceffarie à gl'altri che ftanno netti altri luoghi. A • •<•• Il Tadre Don Gonzalo ', &ilTadre Melchior 2j? déndo quefto il Tadrè Prancefio l^pdrighezfideterminaffedifar ogni fuo sforzo per aiutarli ; & cofiparlò al Viceré diuerfe uolte,ricordandoli qua topendeua da lui la conuerfìone della gentilità,& protettone de gli già Chriftiani; & quanto fignolosofirtàtioin ciò poteua fared Dio noftro Signore &alB^è, lui come huomo naturalmente bene inclinato & Zelofo dett'honor di Dio,fiofferfe di far dal canto fuo quanto li foffe pofiibile. Et cofi comminciò dettoTadrefibbito à domandarli alcu ne prouifìoni in fauor degli Chrittiani; procurando]fifaceffero alcune leggi e ordini che erano molto neceffarij pel ben communedi quelle nuoue pian te, commandandofì che tutti gl'offici] publichi, & carichi che del B^è teneuano gli bragmani, & altri gentili ,fi deffero à gli chrittiani. Et parimente che gl'ittefii Chrittiani poteffero fucceaere atti beni delli parenti gentili & anche chef raunaffero li fanciulli gentili orfani che non hanno infino adeffo ufo di raggione, in quefio Collegio noftro . Et che li chriftiani fuccedeffero alla robba detti gentili che muoiono fenza heredi, & chegodefiero(quelli almeno chefigiudìcaffero atti)detti primlegij deglìttefii Tortoghefi cittadini di queftaterra, & the li gentili non faceffero publicame te le cerimonie,& ciò chefigliono fare circa fupi riti, & altre cofe molte,dettequaliprouifìoni man diamo copia coftà. Dopoi che fumo efiedite&paf cato,nel Ugno del Tab.crnaculo del fantifiimo Jo* cramento detta Chiefa maggiore di Coccin,unfcrip to nelqualefi proferiuano grdndifiime befienpie* <jr ignominiofifiimi uituperij contro Chrifto nofiro Signore & contro il fiero Euangelio ; dicendofi non effere anchora uenuto il Mefiia, & altre cofe brutte1, il Tadre Don Gonzalo, & anche gì altri , B^elìgiofì che à quefio fi trouornoprefinti,come Zehfi deWhonor d iddio ri fintiti di tàtograueof fifa, fecero giuntamente co'l Vicario di Coccin far bando con promefie à colta che feopriffe l'auto re di tal ribalderia; & benché penfi nonfipalesò fu nondimeno quefto, cagion di non minorferuigio dil^oftro Signore,perchefitrouorno molti detti chrìfiioni conuertiti, comprefiin caft gravi dell'in quifitione, dequali già nefinprigioni circa uenti fra huomini & donne.Tafiata l'Inuernatafi partimo di là detti Tadri, tafiando à quei popoli gronfentimento detta lor partito. - Gli Chriftiani nuoui di queft'ifila di Goa(chferano molti) fono (iati infìriadefio diffreizati, & opprefii da glifiefii Tortoghefi, & dalli Gentili^ & fiecialmente dalli Bragmani ; che non e era chi li uolefie uedere, ò conofeere, anzi il nome & lo memoria loro,era quafi anriichilata,perche lì Bra gmarii come potenti & ricchi, non lafiiauano mai d'inquietarli ; & di leuargli il credito quanto poteuano* MopiacqueàDio noftro Signore, che uc~ €ottègio,parefìa molto copiofamente à luì commu nicato il talento di attendere alla conuerfione de ^'infideli. Gli Chriftiani nuoti uanfimpreintorno di lui per le Strade ;Ì& effo à quefii truouaueftimenti, à quelli cafe, & ad altri uffici}. Di maniera chefìfentono da lui molto aiutati. Impetrò anche il Tadre Francefo detto dal Viceré che tutte quette prouifìoni, & favori fatti . atti chrittiani, autenticati &pafiatiper la Cancellarla , hauefìero il medefimo effetto in tutte l'ai tre fortezza del B^e : & anche lettere particolari fue per lì Capitani ; nette quali lì commandaua,che li faceffero intieramente effeguire come già per gratia di T^ottro Signore per tutto s'è fatto. Vedendo li Chrittiani il fattore eh'Iddio T^ottro Signor&per mezzo di lor Trencipe li cominciauaà fare grandemente s'animorno, & doup prima non ardiuono dì comparire ; adefio per la bontà diuina, procederlo in affai differente modo , commendando àperfuadere, & efiortare li fuoi parenti à far fi chrittiani;&giàfinouenuti alcuni di quefii gentili& moria cathechizarfì, per riceuere ilfanto battefimomenando la maggior parte di efii le moglie,figliuoli,&fameglie. Glhuominì & fanciulli cathecumini teniamo in una cafa appartata;doue continuamentefiefiercitano in imparar la dottrina chrittiana , & in ittrmrfi nètte cofe dettafede nottro. Le donne & fate per la concettarla, commandò il Viceré fi publicaffero à modo di bandoper tutta quetto città, acciò molto effattamentefiofieruaffero fittogravi pene. T^on mancò tanto dal canto degli brogmani quanto doltre perfinegrandi, chi contrariaffe à quefta opera, & chi s'opponeffe grandemente à quello. Ma come la cofa era d'Iddio quanto pia oppugnauano gì'huomini, tonto più la confirmauano. Tredicorno anche continouamente li Tadrì detta compagnia noftra, commendando tale opera &per loro configlio anche altri religiofi,finche; con la forza della perfeueranzaffù tanta la dure1^ Za detti pertinaci, che fentiuano il contrario.Diedefifibbìto ordine alTeffecutioni di quette prouifìoni . Et il Tadre detto quafi per tutto l'Inverno non lofio di continuare il Talazzp * prefentando al Viceré gran fimma di\ petit'ioni,degli chriftiani che domandavano gì'ufficii, che gli gentili prima teneuano .Et il Viceré à rio molto fauoreuole ogni cofa concedeua. Cofa certo che diede molto terrore & ffauento à gli Bragmanì;non poten-, do efii fòpportar,che cofi repentinamente s'innaU %affe il nome chrittiano,& diuentafftro quelli\ cono fiuti & honorath& efii priva dell'auttorità fio & in tal modo sbuffati. Fu conttituito per padre dimetti chrittiani. Tietro d'Almeida, in luogo dd Tadre Francefco B^pdrigue^ ìlquale ha Un ecCifiìuo Teh : &fra tutti quei cheftiamo in quefto 3? porte ad udir il Vefferó nel Collegio nottro '. il dì innanzi erano conttituitilipatrini atti Chrittiam,\ acciò li uettifiero, & accompagnaffero. la Chie-, fi ttauo afìai bene adornatay& le Strade uicin& al collegio molto nette, & piene di uerdure, \FH ritto il V efierofilennepartirno lì fanciulli dal col legio, che in efìo teniamo, in procefiione con lifuoi rami, & ghirlande, figurandoli il Tatriarcho co'l Viceré, & tutti gì'altri detta compagnia nò* 0ra,con gran parte del popolo, andando atta cafa d un gentil'huomo chiamato Diego Tereira, di cui cafa ufcirno li cathecumini tutti con fue candele ih mano,li fanciulli innanziìnfìeme con li putti di. ca(anottra,dopoilipadri loro, & ultime le donne, cantando li fanciulli ffilmi & himni precedendo molti inttrumeuti muffici di diuerfe forte che'l gouernatore fé uenire. La chiefa ftaua piena dì bandiere,& di ciò che poteva dare àlkgrezza.ll dei-* to Signor Gouernatore menauafuoifigliuolidi bat tefìmo,& ciafeuno decauattieriilfuo, Era tanta il gutto chefentiua il Viceré di uederli battezza* re, che Stette in piede più di tre bore che durorno le cerimonie del battefimo.ltpadre Gio.Brauo pre fitto della Chiefa nottro, fé le cerimonie, cheinnanzialbattefìmo foglÌQhofarfi;& due Tadri Jegvipomo il retto del battefìmo,per auanzar tem. pò di battezzar le donne,che in ultimo luogo erano rifiniate. Finito il battefimoil Tadre Tatriarcho, D bambini che lattano teniamo nelPhoffedale detta terra, cui cura tiene il Collegio nottro, diputando in quetto altre dome chel'infegnino; benché alle donne di qualità, sinfegno lo dottrina in cafa d huomini honorati & maritati in quetto Città > finche lofappiano. Communemente Stanno due ò tre mefi à Cathechizarfi 9 Etinuerouederlitut* ti infieme è per molto lodar Iddio TS^. Signore per la contentezza che dimottrano(come d'alzar gì'oc chi & le mani al cieh)pel beneficio dettafua reden tione & battefimo. Alcune mite uengono putti chefuggono da fuoi padri & madri gentili ,peir. farfichrittiani, altre mite la moglie dal marito : lifichiaui da fuoi padroni : nel che chiaramente fi uede,ponereIddioTslottroSignore il coltello fra padre & figlimh, marito & moglieyperfiodiurno amore, & Euangelica legge* Tocbi fino li giorni che poffanofèn^a che alcuno uenghiò cer* cor battefimo, Tslel giorno di finto Tietro & Taoh( che è nélTlnuernata di qua) Stando già apparecchiate 11 o, onimeperriceuereil batte fimo, ui fi uolfi trouarprefente il Viceré co'l Tadre Fraftcefco l{p drigueZj>poi che permaggior confolatione de gli chrittiani, & confufionc de gli Bragmani &gen tili, conuenìua celebrarfi tal battefimo* con gran folenriità & apparato. Et cofi dopoi del pranfi uenne accompagnato do tutti Ucauallieri detta corte celebre il fecondo per effer il numero di quetti che fi haueuano à battezzare maggiore, &pèr cffèr diprimauera, nelqual tempo c'èpiuoccafione dal legrezza.Dal di di SanTiem <*r Taolo adonque final di dell'offuntione della Madonnaficongregomofirià 235. altre anime per battezzarfiv,fro lequali vi erano alcuni Bragmam & GonrzaMi& facendofi 1 j^alti chrittianifrahmmini ìdónnej ^fanciulli. Stanno ad effo preparati pel dì di San Martino altre 100.anime : nel cui battefimo(come ho detto) fi trmua fempre preferite il Viceré come protettore degli chriftiani nuouhEt cofi àn? cheil Tadre Tatriardoa con la già detta fòlenìtà, Sfitta. Ter aiutodd netti to de gli chrittiani, mandò il Viceré al Tadre FrancefcoB^pdrìgUezj una buono fomma di danari * ordinando anche ti_ foffe dato mia gran quantità dirifopel vitto detti4 cothecumini, che qui infegnano. Oltre di quefio fé dare àgli chrìfiioni deWlfola di dorati 30^ archibugi per difinfione hro;& altre tanti à gii chrittiani di Tanaa doueftàil Tadre Chrittoforo dAcofta.Etper farli maggiorfauore fece alcune refegnepel campo & per quetta città con hro,douefitrouorno fecondo dicevano, più di tre mittio chriftiani da guerra dandoli fue bandiere affai buo m ; & capitani che li metteffero in ordinanza: &. D ij coU Viceré, & con li medèfimi Chrittiani & tut ta l'altra gente fatta òrdtionecircondorno il clouttro in procefiione, con fue torcie accefe, con tanta}; allegrezza,&confolatione quanta nonfipotrio effrìmere.' * >*^",'—• -, 7 .>-. •, : Tutti li chriftiani battezzati quel di grandi & piccolifineuennero all'orto del collegio, doue barn uano già lifratellinottri apparecchiato hr daman giare.Certo charifiimifratelliche con molta rag.gione potria venirui defiodi cambiar tutti li gufi &' confilationiffirituali,chepotreftifentirinEu^ rapa, co'l uedere prefentialmente un trionfo &. allegrezza fintile, che realmente pareuo effer le menfe, conformità & unione della primitiva chie fa, quando il preciofofangue di Chritto Tsfottro Si gnore & l'efficacia detta grotto fua fantifiimo in* fiamrnauapiu,&ammoliuaicmridegli chrìfiio ni, congiungendoli & conformandoli con•.tanto unione di charità. ilfeguente giorno uitta la meffa, & mangiato che bebbero urialtro uolta ;bòfdando le morii atti Tadri nottri,fi ne àndornoh fue cafe molto allegri & conflati pigliando cura il Tadre Tietro d Almeida di collocar li putti nel feruigw dbuomini honorati : & di procurare che àgli grandi,fideffe qualche ufficio, colquakpoteffer0 honettamente uiuere m , Tsfprimolto tempo dopòficelebrò uri altro battefìmo con tutte le dette feSìe, benché fu affai pia 27 "tagliarfi la gola. Mdlpieiofo Giefu che per altri beni differenti da quelli ch'egli cercaua lo teneua frefèruato,permeffeche nonfifiniffe lui doramazzere del tutto, dandoli lume co'l quale illu^ ^minato, benchéfipareffe efier molto uicino atta morte, mandò fubito à chiamar ilfratellonottro Domenico Fernande^, che li ftaua ; ilquale entrato che fu , lo richiedette, cheli deffeil battefìmo* perche mkua morir chrittiano, & finito di batteZZ&rh, domandò lui con molta inttanfa, che fua moglie &figliuoliriceueffero anche il batte fimo.Et cofi fette anime s'acquiftomo in fua caffo quel giorno. Vn'altro bragmane dell'lfola di Dinar ( che Sìa all'incontro di quetto città dall'altra parte del fiume ) haueua unfigliuolotanto infermo, che non, gl'era rimafa fferanza alcuna di fua falute ; & dapoi d'hauerffefabuona parte delfuo con li medici , vedendo che neffuna cofa gli giouaua, merlotto ad una capetto di nottra Donna, che Sìa nello mede fimo Ifola, offerendolo à quella, & pregandolo efficacemente haueffe compafiione di quel putto : & piacque atta beata Vergine impetrarli fubbito la finità corporale .il gentile riconofcendo tanto beneficio, meno il fanciullo à quefto collegio dicendo ch'era di nottra Donna,allaquale lui l'haueua offerito ; & che lo faceffero chriftiano: tenendoh qui comefimodetta fantifiima Vergi* D iij nelpgjfarper et Collegio nottro mando il Vicérh àchiamar li Taàridijqmtto ; acciò ufi/fero a uederlp ,mottrandofi lui molto allegro, di uederli cofi ben diffofii perfruire in qual fi mglia occafiondi guerra, 7-777 ,,j/.y:..m >/ DiceuailTadrePrancefio B^pdriguez^ quando uenne di Tortogallo,chefifaria contentato di che fi battezzaffiro in quetto Collegio, tanti che per, ogni dì Une foffe uno. Ma Iddio 1S(oftro Signore immenfamente mifèricordiofo ha uinto digranlun gala (peranz$fua,perche in quefto primo amo fono battezzati 88 ^.perfine, & con le 200; che hieri ( che fu giorno di finto Martino )fì baitez^ zornoconlafolita fefta, faranno infirià 1080. chriftiani, & {periamo netta bontà diuina che aua ti la partita dette nouhfarà il numero di efii gran demente accrefciuto. Cofa ueramente [do rheuerc ffecial confolatiime, uedendo con quanta UberaUtÀ fi communi'ca Iddio Ttyttro Signore a quettigentili . Fi contarò pur in particolare la conuerfìone dalcuriiper maggior uottra con fiat ione.T^tt'lfi la di Cipran ero unb/agmane gentile maritato ; ilquale pare era debitore d alcunafomma di dono ri;&per quelli dubitaua effeme carcerato ;& efi fendo molto importunato da fioi creditori, fi con-*, duffe à uolerfidifferare, perfuadendogk iì&er%o* niofi ammazzaffiper rimediare con la morte ài fupi trauagli : & cofi con un coltello commim^ à 18 "~ fona meglio ìnfegnatti; & quettefumo lefue formali parole : Et cofifinepartìlafciandoilfanciul lo nel collegio doue s'è fatto chriSìiano; benché fio padre rettafii Moro ; la madre fi fece ben dopoi Chriftiana.\ . !,.*...,. Vennero in quetto collegio dui uecchì gentili, chepareuano Enoch & Elia,perche l'uno era di 152^znni&firicordauaquandoquetta città fu de'iCanarini,& dopoi delli Mori,& ultimamentefìgnoreggiatada Tortoghefi, & labro era di 120.anni Bjferuò Iddio TS^ottro Signore quetti due^ tanto tempo, per commqnicarliil dono del bat tefimo; &fferanza dettarono dopò qvello.Intefe io dire dalTadre Francefio I^odrigueZj che di quanti chriftiani s'erano qui, fatti') non uedde mai alcuno, che tanto fentiffe d'Iddio,quanto ilpiu uec ch'io di quefii due,perche non potendofi contenere della confiamone ,faltaua& leuaua le morii al cielo uedendofi già chriftiano . Di maniera che in quefti duefibattezzomo 252 .anni. ..; —< ; -• Vn'altro gentile partendoli la moglie un fanciullo fi chiamare alcune fattochiare, acciò li dicefieroche uentura haueua ad hauere quel putto . Quette li difiero, che l'ammazzafiino, ò che non lo tenefieroin la cafa ; perchè come luifufie d'età convenientefihaurebbe mangiato lifuoi padri. Et credendo efii quefio ,pofero il fanciullo atta porta dmVortogkefe, ilquakh raccolfe benignamente D iiij ine ;per dui meriti d'iuì a pochi giorni ìueftendt Sitteffofuo padre a far fi capace detta uerità, <&• à^Qftofierele tenebre dell'ignoran'zafuaifife etniche chriftiano con tutta fua fameglia. ; ,*;—^ : :7 Vn'altro gentihÀella mede fimo Ifolaperfina mólto principale )&honorata,andando ungiorrm (comepare moffò dalfiiritofinto ) ad una chiefa Mfan Giouanni (che Sìa un poco difcotto dalla cit** ta)& trouando in quella un padre Canarino (che {ero dÈeuato in quetto Collegio ) li domandò che fìgnificaffèrò certe figure d*Adam & Eua che li (lattano ; & narrandoli il Tadre alcune cofe detta creation del mondo, uolfe anche ftp ere del battéfimo di Chrifto che lì medefimo ttaua depinto. Et uenendo il Tadre à dirli, ch'era impofìibile fialuar fi alcuno fenza battifimo,afioltò ogni cofa con molta attentione. Et andandofne à cafafua,d'iui à pochi giorniritornòaldettoTadre dicendoli,che haueua trofie Sleffo penfiato ciò che lui li haueua ri ferito; & che in effetto lui trouaua non poter fi fai uarefenza battefimo;& che perciò domanda-ua per amor d'Iddio gli lo deffe : & cofi per quetti mezzi h tirò Tslottro Signore Iddio al uero conafiìmento della uerità. • J' .:, ,.\ ca ÌA 7 Vn Moro menò in quefio Collegio un figliuolo dicendo al portanaio;chtperchequèl puttonon diuentaffe tutto, & nonfiperdeffe congl'altri putti fi pareva benefifaceffe Chrittiano,perche qui 2 9 àori che infirià quefio lìfario prohibito. Li putti etiam della Città mofiìparimente dal Zelo defuoì padri ,affaltaudno per le Strade gli bragmani,rom pendoli cèrto (ih, che portano intorno al collo portandone pòi efii lemanipìeni di tali fili al collegio. Et fenza dubiofital femore duraffe alcun tempo, penfiferia grande òccafione di che moltificonuer tifferò * ^ > ' Accadeffeffe volte che ammalandofì li figliuo li detti gentili, lì medefimi padri loro li portano qui netta chiefa noftra ^ponendoli in mezzo di quel la con le mani leuate al cielo, dicendo che li portano là ad offerire à fan Taolo, acciò gli diala finità.Et alcune.udte portano dell'olio per le lampa de, altri candele per offerire auanti gì'altari • Ter la molta communicatìone che tengono con lì<Portoghefì>& odendo tantofrequentementecan tare gli fanciulli, che qui uengono la dottrina chri fianoialcurii de gl'iftefii gentili imparano quel che fintano, infiriall'orationi, lequali dicano quando ne fonorichieftir, anzi nonfiloimparano la dottrina , ma ufano gli medefimi nomi de chriftiani (benché nonio fappiano)comepoco tempo fa mi ac cadette, che mandandomi il Tadre Francefilo l\o~ drìguezallapòrta, perfaper un nome d'ungentile,chemleuafarfìchriftiano;mi riffofi lui, chef chiamaua Fra Hoderico,che alcuni Tortoghefi, à gli quali luiferuiua, penfi li pofero quefio nome. allenando per farlo dopoi chriftiano. - Tra li pefimi coftvmì detti gentili uè rie uno « che quando ad alcuna donnafile muore il marito hperfuadóno con inganni & certi beueraggi,che perche faccia la Stirpe più gentile &fina* li conuiene brufciàrfì uMOi & cofi paffarfene fubito al Toràdifòà trouarfuoi mariti.Et benché tutti que fli riti gentilefchifianoà hrprohibiti cercano pur fètretamente di farli. Quett'anno menomò qui tre donne, che(lavano per brufciarfì * Lequali dopoi con la divina gratiafonfatte cbrìfùam* *>. • * i v Stado ilViceré in Bazaìnpredicorno netto chìe fo Cathedràle di quefta Citta il Tadre Antonio di Quadros,^ il Tadre Froncefco Tf^odriguez^ netto noftra ilgiorno di finto Tomafo apoftolo (ilqvale pel fervente Zelo di faluar l'anime ch'egli haueua riceuetteglorio fo martirio) incolcando molto tipa dri detti diagente di quefta citta che non confentìffero che gli bragmani,ufafiero lefue pefìime cerimonie,poi che con quelle>tanto graui offefiface* uano à Dio 7\(. Signore & al nomer chriftiano:fece fi tanta impresone ne icuòridi quetto popolai che congran fermre & diligentia cercorno con tut ti li mezzi pofiibili annichilare &fepellire lefifte & riti gentilefichi.Di modo chefipofe tanto fi lentio à quefte fue cerimonie,che ne anche tifando lo &grani gialli delrifiichècommunementefole-* uano portare nettafronte,ardifcono ufare,paren-» .» t .> J ». i 30 nerofubbìto qvì(bencheflefferoioo. leghe difio* fio )per mare d Inverno fopportando,molte fortune & piogge, pel defiderio grande che haueuano di uedere uoflre lettere; detteqvalipvr(com'hò det to)fummo priui. A Giefu Chritto nottro Maeftro & Bjdentore>per l'infinita mifericordio & bontà fua, piaccia congiungerne tutti in quefta uita(ben che in diftanti terre)in perfetta vriione & amore, & obedienZa,acciò chefeminando qui lagrime & trauagli continovi, pofiiamo nella futvra glorio confomma tranquillità & allegrezza infieme rac cogliere il frutto di quelli conia fua gloriofa uifta. Amen. Di quefto Collegio di finto Taolo di Goa l'ultimo di l^ouembre. M D LVII. Ter commifiione delTadre VrancefioI{pdrigvezj Servo inutile di tutti, Luiri Frois* per vederlo huomo modetto,& lui fi gloriava di quello come proprio . ' ^7 w- • A: ^ • v ^ - - ' ^ *. 7 ^ n Chriftiano detta terrafilandoper morire, dopoi d effer confiffatoinfua cafa, non li parendo cofa degna dì chefi portaffe il fantifiimoficr amen to dell" Euchareftia àfia cafapm^ra, fi fece portare cofi infermo in chkfa notti a perriceuerlo in quella.Et uolendolo .Iddio 7^. Signore rimunerare dìquefta fua humilità & eonofamento detta divina prefentio, auanti che partiffè dalla Capetto h uolf chiamare al fio etemo I{egnó. : , 7.7 -Stando nói: qùètt'anno con grondifiimo defìderio d'hauer nuoua detta compagnia di cotefie parti, piacque à Dio T^oftro Signore priuarci delguflo &fmma confolatione, che le lèttere cifoglio no apportare, permettendo, che non giungeffero quette Tsfavi doue diceuano quette uenire. Etfxp^ piate charifiimi fratelli miei che fintanto defideratequih httere uoftre, nonfilamenteda quelli* cheftannoin Goa,ma da tutti gì altri padri & fra tetti,che in diuerfeProvincierimote finodefilinoti, chela maggiore confolatione & allegamento di fue fatiche, depende humanamente do quelle. Et accio il testimonio di quefta uerità uifiapiù certo foppiate; che uedendo il Tadre Don Gonzalo, col Tadre Melchior Cornerò (• che in Coccin attendeuanoal Servigio dirimo ) effer giorno il tempo nelqualele TS(auifigliono uenire da Europa,fe ne um 3r tiene duefigliuoli& unafigliuolar quale uoleua maritare col primo genitodel Bg de Iramalucco ò uero del FjdiBifnaga: quale è il più riceboJi queft'India. La cafa di quefto MealettàMoina al collegio nottro.Et come fra Morifiaufimza tener lo moglie, & figlie moltoferrate: pare quetta figlia del Meale pigliauaper ricreatione di quella petezza fio, metterf à fentiratte volte dalla cafa fiala dottrino chrifriana, cheli puttixantauanoper le me,quando andauano al collegio rio. Siro, ò ueneuano da quetto, di fentir fue lettiorivil che ufano tutti Ikfivìiuolide vii chriftiani.Infieme con quefto, accadette > che un gentil'huomo Tortoghefi:,per nome,DiegoTereira,attogìauapref fi à quefta fua cafa con fia moglie detta Maria Tofana, tutti due molto denoti detta compagnia nottra, doue fi confeff ano & communkano ffeffo & dalle feneflre pigliò dmicitia quella figliuola. del Bj Meale con detta Maria tofana;qtkde l'è fi fortaua con gran z^hà effere chriftiana:&in que ttaimprefa continouò più d'uri anno. Sopragiùnfe d quefto, che ueddedi cafa fua una procefiione, che nel collegio nofiro facemmo il dì di Tsfqùa direfurrettione, netta quale il Tadre Tatriarchd portava ilfantifiimo focramento nette ?nani in uh. facrario molto riccamente adornato; & c'era ' mól ta gente & apparato di' folenne fi fte. Vedde anche nel medefimo dì urialtra procefiione deputii >, CQTIA D'VT^A LETTELA DEI Fattore del Collegio della compagnia di lefi :\ • di Cooper quetti di detto compagnia .»' .. V, v in,Europa fcritto à ii.diDecem •*• J -\.:i.r:S v bredel 1557.ricevuta in H .77 ^t : ; ryl 7 ;J.;> Lisbona nel mefe dL /^ x<! : : 777. ;^SV: Luglio deli*) $8. ' •» "v V - ' i :'-' • "• V 7* 7 . 7 * i \ >4 ; •-K •'. '•'•-* GratiaDomini noftri lefu chriftifit fempef :V- v :v incordìbùs noftrf*amen* } A\ •}-"• Avendovifcritto(charifiimifra-tetti, per altro dette cofe dello compagnia noftra, & detta con* uerfione di quefta gentilità; ui vo glio in particolare dar'auifi della conuerfionedettafigliuoladel Meale ; ilquale è un Moro molto prudente & efferto; & fecondo l'opinione de i Mori grande obfmotore dettafetta di Mahometto & molto uerfato nell'Alcorano.Et perche fi tiene che à lui appertenga il regno de Idalcan, (che è molto grande) per cagione dì effo pafiò il Viceré don Tietro ( che Dio tenga in fio gloria)nella terraferma con tutte le forze dell'in diaper rimetterlo inpoffefiione del detto regno.Et anche dopò fua morte infìriad hoggi s'è continuata lagverra conti Mori de Idalcana. Qvetto Meale uìue nella città di Goa: & difua legitima moglie thriftìané quellaZitella: pur Iddio T^pftro signo te gli infegnò altropiù conuenìente mezzo * &fù di conferir quetto cofacolTadre Francefo I{odri guezjetta compagnia noftra di lefi. Acciò col Ta dre Tatriarca,& altri padri trouafìino qualche effediente mezz?. Et fi trattò, che qvella fignoro Chrittianaricercaffeil Meale che deffe liceniaal lafua figliwla di andar à cafa fua à uifitarla : & chefitrovaffe ivi vn padre della compagnia che la battizzaffefecretamcnte. Tur il Meale non uolfe darli licenza dicendo non effer ufanza de Mori lafior ondar le Zitelle in cafa, doue fono huomini. Con quette dilationi y tanto più crefceua il defìderio dìqvella giovane,& ogni bora li daua grande àfflittione : defiderando lafciar il Tadre, & madre^ fratelli, & ricchezza & ogni cofa del mon do, per effer chrittiana. il Tadre Francefo B^odriguezjgtudicò faria fiato bene, che lei dichlaraf fiat Gouernatore ò Viceré la intention fua : & in figno di che uoleua effer chrittiana li mandaffe alcunogioia-.percheconfeffando,&publicando lei, che uoleua effer chriftiana, il Governatore andarla ocauarla di cafa difuo padre, fenza fiondalo, & pericolo di quella : piacque quetto mezz? atta giouane: &fibbito mandò una gioia à Diego Tereira, acciò laportaffe al Gouernatore & li dicefie che non lifiopriua quefio fuo defiderioper conto di honore,ne di robba ; poi che l'uno & l'altro gì a- eJr donne, chefimenauano àcafanoftroper bat~ tezarfi,accompagnandoli il Governatore^ il Ta triarcha con molta gente ; per li qvali mezzi w* mi nciò Iddio nottro Signore à dar gran diuotione* à quella giouane,& molto fruente defìderio def fer chrittiana : benché l'afffigeua nonfiiper con chi conferirlo : perchefiquetto ueniuaalla notitìa di fio padre, lei non campaua detta morte ; pur mi-:, fé Iddio darli quetto rimedio ; che impetrò licentia dal fuo padre, di andar à uifìtar quella gentil-, donnachriftiana fua uicmadetta Maria Tofana: & come le due fumo infieme ,lo giouane li, fcoperfeìlfuo cuor e, & defìderio die teneua di far fi chriftiana :& cominciorno à trottar dell'ordine j . chefipoteua in ciò tenere : & yitrouauano molti inconuenìenti, per effer lei tanto diligentemente guardataifinalmente d'hora nonfipotettero rifih uere, & tornandofià cafa la giouane mora la Signora Mario tofana raccomandò à Dio TS^Sigrior quefto negotio, & locommunicò al fuo marito: il qual accefo di gran defìderio infieme confiam&+ glie fi rifoluettero, che una notte sandaffe à dormir lafignoraMaria tofana con quella giouane à cafa di fuo padre, & che alla mezza notte andaffe detto fio marito con alcuni altri a certe fine flre,per le quali Maria Tofranacon lagiouane,ma ra haueuano à calare. Et fi ben il Zelo de tutti era fanto in metterfi in tal pericolo, acchpotefiifarfi 33 che noncredeua lui, chefiofigliuolahaueffe mai iniemìone di effer chriftiana ; Ma mostrandoti il Viceré la gioia, che detta giouane teneua: & domandandoli,fi quella conofieffe; diffe lui , che ben la conofeua : & in ri/guardarla cominciò à perfuaderfi,che la cofa fuffe cofi. Hor mentre che ilB^eMoro,&il Viceré Stettero in tali ragionamenti, afe ferofu le quattro gentildonne (che conforme all'ordine dato s'erano trottate là ) per menarficola giouane, laqualettauaapparecchiata al capo dellafata ; &uedendole montare difcefe lei ad incontrarlefirialla metà dettafiala,abbrac dando flrettamente la Signora Maria Tofana (che era una delle quattro, atta quale pur,& anche atte altre parficonueniente, chef n'andaffero fu allafilaad affettar fin chehauefferofignodal Viceré di de fender giù. Ma uedendo la madre le donne chrittianein fua cafa, infieme con (ha figliuola , reftò molto sbigottita, non fapendo, che uoleffe dir tal nouhà,& fi federe apprefifodife la fio figliuola y accarezzandola, & appogiando lo tefia di quella alfiopetto , per afiicurarla. Fra quetto meigo (landò tutte dfedere, uenne un fruitore molto infrettafignificandoin lor lingua alla Bregma ciò che lui haueua intefoparlare dal Vi cere col Moro à baffo, llche udendo la Madre, sai Zp in piede cominciando à gridare tantoforte, che tutte le altre parente, & create di cafa ui concor- uanzaua In cafa difuo Tadre ,cheeral\è & de*, fcendeua difangue reale. Ma cheli domadauaper gratia ,pigliaffe protettionedilei : de fendendola, datti pericoli, tanto manifefti, che per parte di fio Tadre & parenti l'affettauano. il Gouernor? Pore udita l'imbafciata,nonpotendo tener le lagri^ me d'allegrezza^ alzando le mani al cielo, dauo molte grafie à DiolS^. Signore, che in tempo del fio guouernofifacefi chriftiano la più nobildon^ na di quette bande :.& li mandò un diamante infigno,che nonfilamenti(fariaquetto di che l'ha, ueua lei ricercato : ma do parte del ]{e di Torto-' gallo, l'offcriua tutto quel honore, & aiuto che lo qualità di fia perfino merìtouo : & cofi il giorno di fan Lorenzo il Gouernatorefirifilfidi ueriir ali la meffa,& predica al noftro collegio ; & alpaffare,pigliar la giouane da cafa di fio Tadre. Ep perche lei defideraua compagnia di alcune donne* per non andar cofi foto tra gl'huomini ,fecè, che ttefiino preparate tre ò quattro detteprime della città ; che arriuafìino, quando lui, alla cafa del J^e moro. Il Viceré andò accompagnato da molti caualieri & tuttafu guardia atta cafa del Meale ilqvale vedendo àfua porta con tal compagnia &• in giorno di fefta fi turbò molto. Et nonfapendo la caufa di tal novità, difcefe atta fvaporto à ricevere il Viceré. ilqvale gli dichiavo la cagione, per laquale era uenuto afta cafa:alche riffofìl Moro che Maquale ttoua in uno feneftra detta cafa ditta* la mufìcadel Viceré, di uanj inttrumenti. Svilito chefugionta là, li ffoghorno le uette morefche,chelei portaua, uettendola d'altre alla chrittiana molto ricche . Et mentre le donne la uefti-, uano, il[Viceré[con tuttala gente off ettorno alla porto ; dove giunfe anche fubito il Vicario, & il padre Francefo B^pdriguez^ con altre perfine per interrogarla. Vettitachefù atta portoghefe uenne atta porta, doue li domandomofiuoleua lei e fi fer chrittiana & riffofe con noce alta liberamente chef, delchefifc attopublico fottofiritto di fuo nome , come lei ifteffa lorichìedette.Vngiovanet to fio paggio tera venuto drieto mettendo fi fra la gente : il quale s'apprefiò al Viceré, dicendoli,che uoleua effer chrittiano confiapadrona. Et nonin>tendendoil Viceré ciò che uoteffe dire ; li mofiraualui la croce, bafcìandola, in figno che quel che lui uoleua dire, era di uoler effer chrittiano : & queftoputto teniamo qui in nottra cafa, attaquale uennne poi il Viceré, lafiando la giouane in corfa detta Signora Maria tofana,ad afoltar la mef fa, & predica, chefiil padre Antonio de Omarosfopra il martirio difinLorenzp;applicandoh atta nova cornerfionefatta quelgiorno.Et il padre Tamar cha con tvtti gli altri padri > & fratelli ufcirno attaportaria a ricevere il Signor Viceré, ifqmlefi mottrò in queSf operafanto favorevole ; E ' tj frodando anche effe grandi uoci : & abbracciando la giouane(irettamente affaticando fi molto di buttarla duncurritore al cortile, per ammazza? la ,piu tofto che uederla portar uìa, perfarla chri (liana. Le dette Signore chriftiane, quanto poteuano difendeuano la giouane, acciò non la buttafferò; & in tal modofi appicciò il contrafto,che reftorno tutte difcapigliate, & fondate, & anche ftracche. il Viceré cheftauaalla porta montò alla fila affaiin fretto atti gridi che haueua uditi » Et fi non fuffefipragiunto prefto,credo che tuttauiahaueriano le More buttata già datti corritori la giouane, perche le Signore chrifiione erano già Stracche & tenevano le parente, &fantefihe tan to Strettamente afferrata la giovane; che etiam l'iftefjò Viceré appena potette cavarla dalle mani loro, & condirla allaporta, per farla entrare in una lettica, che haueua fatta preparare molto ac concia & coperta di velluto carmefinocon roccami d'oro,netta quale alla fine fi pò fé con mito allegro &feuerogettando le parente fue tutte,&crea te tir andòfili capelli,&' percotendofi il mito infie me con fua madre, &li fornitori fpauentati,che no fapeuano che dir fi ne che far fi. il Viceré l'accompagno à piede ad un canto della lettica con tut ti li cauallieri & gente che haueuaficoinfino alla cafa detta Signora Maria tofana; doue la menor^ r no con moltafefta, & allegrezza de tutti,in figno 3Ì fio padre fecundum camem, era tonto defìderofo difaper quetto, che una &piu mite domandò licenza attifuoi parentiypcr andar à ueder le chiefe de chriftiani, & le imagini, & ordini di quelle ; & che giàfiopadre, ce l'haueua conceffo. Mandò il Viceré à donarli molti drappi doro,&fta con fortori, accio li tagliaffero ueflimenti , per il di delbattefimo ; benché leirihaueffe portati di caffo di\fuopadre anche affai, con molte gioie : Ma per non uoler lei che li reftaffe ne anche memoria più detto fua paffata uita, uolfe che fi disfacefiino & accommodafiino alla forma de chriftiani. Et dal dì difan Lorenzo fin al dì detta affuntione detta Madonna (cbeèài<$. dAgo%) s'atte fé ad apparecchiarle cofe neceffone alfuobattefìmo,tan to in nottro collegio, come nella città, ordinane do il Viceré che per quefto giornofimetteffero in ordine tutti li Signori & nobilita detta terra, & che fi fiazzufferò leflrade& omaffero di rami. ilTadre & madre détta Giouane con tutti quelli di fua cafa ogni giorno faceuano tal pianto, & lamenti, chefinal nofiro collegio, & anche dall'iflef fa giouane s'udiuano. Et dicono che la madre fua in figno di tristezza rionfilofitagliò li capelli, ma uolfi roder fi il capo : & che del gran fentimento & cordial dohre, che di ciò haueua, s'a- ' molò tanto grauemente chegiunfe quafi alfindi fua tata. Et con intendere lo giouane quanto paf4-W-t' ' ' ' che benhadìmofiratoil finto zelo & buorwìritentione del Chriftianifiimo^ & catholìco B^e di Tortogattofio Signore. Mandò l'ifleffo giorno al la giouane molte mufìche > acciò non fentefii faftidio di uederficofi difcofta datti fuoi.Ordinò anche à quelli,, che la teneuano infua cafa, la irat~ taffino &feruefiino con tutto l honore, che ad uno figliuola di 2\e ( Come lei era)fi conueniua ; il che efii fanno ,comefariano con uno propria figliuolo del Bje di Tortogatto. Quefio iopoffo dare, che in quattro mefi, che l'hanno tenuta in lor cafa l'han dato più di due milafeudi in ueftiti, & ornamenti di fua per fona ; fenza molti altri détti fuoi, che à due donne diede lo (ignora Mario tofcana,lequo Vi uennero con effo &fì battezzpmo nel collegio noftro . B^accomandòparimente il Signor Viceré al Tadre Francefo 1\òdriguezj> che andaffe ffeffo à uifìtarla, & haueffe cura de inftruirla nette cofe dettafede; lequali piglia affai bene;dimottran do fentir da donerò lafingolargradache Iddio TS(. Signore le ha fatta, delche Sìa hi molto contenta. Et come prima era curiofo in mler fapere k cofe del'Alcoran,& in leggere molti libri oppertenen ti ad effo :figlie conuertito il defìderio,in uoler fapere la legge euangelicatdella quale,fempre chel padre detto uà da ki,ò altro,con molta confolatione, domanda tutte la particolarità & cerimonie detta chiefa ; dicendo che quandoftauain cafa di quattro nottri facendoti auanti dì lui confue cappi & altri qvattro fratelli con fie cotte che porta* uano il chrifma, & acqva benedetta, & altre cofe neceffarie al battefìmo,vfcì della cappella maggiorefinatta porta detto chiefa ; precedendo anche tvt ti gì altri padri & fratelli noftri. TS[eltem pò chefifacevano le cerimonie del battefìmo caru co tanta moltitudine di gente, che non potendo li mìnittri della guardia far dar Ivogo ,fu conftrettoi'ifteffo Viceré con una bacchetta in mano far ttar dietro la gente. il nome che fi gli diede, è donna Maria, per effer fi battezzata nel di di finta Maria madre de Iddio noftro Signor e.li fuoi pa trini fumo il Tadre Tatuar ca, che la battizp, il Viceré, & la Signora Maria tofana ; & altre due Signore detta Città. Celebrato il batte fimo & fatta oratione netta cappella del fantifiimo Sacro mento ,fi ne ritornorno col medefimo ordine con che uennero, alla cafa del Signor Dìgo Ter èira & Maria tofana: doue lafiata la giouane,il signor Viceré fé fubito eff edire una patente, mandare dogliela; nella quale comandaua in nome del B^e dì Tortogatto fé le deffero ogni anno mille paradai chefono in circa altri tanti feudi d'oro ,fin'à tanto che l'Altezza fia determinaffe altra cofa, che fufie effediente per maggior feruitio & gloria de Iddio TS^oftro Signore.Diui àpochi giorni, defiderando ilpadre>& la madre(fcundum camera) E iiij fava in cafa*,flàndolitanto èicina,nonfi cura^ uà punto di loro,ne fi doleva d'alcun'altracofa che di uedere il pericolo in chefiauanole anime loro. E quefta giouane tanto graue & matura nelle riffofte, che da atte cofe, chefile dimandano; che beri dimoerà effer di cafa reale còme èi Causò qvetta cofa grande admirattorte-à tutta lo città,tanto Chrittiani quanto Mori, & Gentili ; Determinofftftftdlìkénte; che'l battèfimofi-cele* hfàfie nel collegio(noftroy,per caufiir più edificano ne alti Chriftiani,& confvfìone atti Mori, & Gén* tilt, nonflante che fi eratrattotoprima, chefvf fé tri cafa del Signor DiegóTèréirafper càvfadeU le gran piogge che quefii difon fiate?Ei cofifiondo leftrodemolto ben adomate,uennero tutti quel li Signori con grande apparato col Sigììòf Viceré, U quale menò per la mano la giouane in chiefa ri<h flra:douefi cantò moltofilennementc il ueffrodo po il quale fu il batte(imo. / *><* in compagnia della giouane uèniùàho altre don ne riccamente uettite tutte: & auanti la gente àn davano diverfi generi di mufìca( oltre altre fife diuerfe che quel dififecero ) \ toccandofile campane > &'(parandofi molti pezzi dartigliariache ttduaw preparati v Glufirno incontro li fanciulli chrìftìariii che qui teniamo)inprocefiione conghir lande difronde,& rami. Étilpàdr'e Tatfiarca con una cappa di broccato, mitrai bacvlo tifi con 37 D'VV^A LETTEE^jL DEL Tadre Melchior Carnero eletto FefcouO& >. fuccejjbr del Tatriarcba d'Etiopia» di Goa 24. diDecebre 1557. Ejceuutd in Lisbona nel mefe di Lu-> £#01.558. e ÙTIJi J •.* •. . . . . r i - * ì ,» -Ji Tax Cbriftì, &c. *Unno paffutofcrifiì a V. \.deU lo città di Coccin, dove all'hora (lavò di partita per la montagna di Malavare ,per andar à uifitar quella chrittianità di fanto Thomafò, & riparar à certa bere fa antica di TSfefio* re<> laquale comìndaua à rinouar un Vefiovò lS(e ftorìano, qui tanquamfur$& latro è intrato in quella chrittianità. Tartendo adunque di Coccin per la detta montagna, & arrivando al primo tuo go de chriftiani in unahr chiefa difrimeffa•.Et per Star quefto luogo vicino atti nottri, & provitto di dottrino > paffai qvel medefirnó giorno in un altro luogo due leghe difeofio per poter far alcuno cofa infruigio diddio noftro Signore mifopragiu fi là un Zazenar, che ueniiia da un regno difeofto diece leghe di là , & altre tante di Coccin per ritrouar qualchefacerdote della chiefa ]\pmana;che uederta domandomo al Viceré, lo faceffe andata à lor cafa, & cofi l'ittefio Viceré con la Signora Maria tofana uè la menomo; & flette li tutto un giornofin'attafera; nellaqual bora il Signor Vicerè torno per lei. Vrialtro di parimente ad infronda detti padri di fan Domenico ,lo menomo alhr monatterio,vfcendoliinanzi tvtti lifratiinprocefilonea riceverla v L'occupotione fua adeffò, è imparar la dottrina chriftiana & cofe della fede , & anche leggere & firiuere : il che l'infegna alcuno della compagnia noftra .Dio TS[oftroSignor conduchi à perfezione in lei quel che per fua bontà ha cominciato. Etpoi che li hàpiacciuto di darfeti à conofcere netta prefinte uita, la faccio degna, della eterna . amen • * bto cofifoli più auanti,perche hauendo noiàpaf far pel rèvoche chiamano de pepe ,cuil{e haueuano ammazzato i Tortoghefi, & Stando la gente di ciò moltofandalizata fenza dubbio n'haueriano ammazzati, per uendicar la morte del .Re lóro (ferialmente certaforteti gente che chiamo no amocos liquali tengono chefifatua colui che fa uendetta di coloro che ammazzanofuo re, ò altro perfona atta cui guardia Stanno. & di quefti amò* ci, diceud effer he molti ih detto regno, domandai io à quetto chriftiano che liparèffe-àluì douerfìfar fecondo Iddìo;poiche tornar a dietro pareuo figno dì poca fede. I{iffofe moftrandomiun fiume che tenevamo avanti* chefinoipotetìattio paffar qvel fiume che pot ri amo andar, benché non già àpiede ma in vna barchetta perche teneUaper certo che t'àffogaviamo)oltre di chefarla voler tentar Iddio. Finalmente ci dette vnfiio nepott[acciò ci firuefii guida fin chéhavefiimopaffato qvel mal paf fodel ì\egnò del Tèpe: diffe anchéche con tvtto ciò non andariamoficvrì,mache ci haveria giovato ìtffai menar gvida ,perche c'è un cefivme in quel %egno,cbe chi menaficogvida, portafìcvrtàdel t^e. Accettammo qvefto (ho configlio & aiutò, come d'hvomo fatuo, & pratico netta terra ilqvale ci fece etiam charitàih darci pel camino della povertà eh'haueua. Al fine giungemo fàtui con f'aiutò divino atte chiefe attequali andavamo; doue iloleffe andare ad ìnfgnar la gente di quello i $> ad ami are à mantener tre chiefe che li hanno^con traglheretici : &fapendo che io ero la, mi uenne à ritrovar & con le lagrime agl'occhi mi pregò li vo 'effe dar foccorfo:& certo con non minori lagrime & allegrezza m off er fi andar con lui, parendomi qvella effere la volontà divina peraiIhora: & caminando per gli monti peruenemo alla cafa d'un Chrittianochepareua huomo di i oo« anni > & habitava in certi bofihi. Coftui ni off er fi cinque ò fi cathecumini( tra li quali era una donna) che non haueuano ancorariceuutal'acqua del fanto batte fimo : pregandomi li battezzaci* & parendomi che fé non h facefriaWhoradifficilmen te dopoififarebbono potvti battizare,per effer dìfcofto &fuor di mano ; mi deliberai di battezarli: mi volevano dar conforme al cottvme detta terra alcuni fanoi ( che fon certe monete come carliriiin circo) leqvalinon volendo io accettare parefido~ l euano, benché dopoi credo fi nefianodi ciò edificati ^perche tengono efii per cottume di dar do-\ nari otti fuoi Vefcoui quando ricevono lifacramen ti, & cofìallógiavamo nel retto del viaggio in coffe de Chrittiani che habitavano nette montagne .finalmente prima di giungere alle chiefe (doue andammo ) arrivammo in cafa d'una perfino moltohonorata & uirtuofa y <& fottopotta alla chiefa Bimana: ilquale ci diffe che inriitmconto bafàfà-ì ni mi pervadevano a non andaruhperchem'haue rebbono ammazzato li amori, cui coftumi diceuano efiere di ammazzare quantiritivuanopel I{egno.Ter la qual cofa mirifoluettiàfcriuerli almeno una lettera diparte mìa & de gli chriftiani di quella chiefa, netta quale lo pregava che ueriifi fia uedercìin un certo pafio, & mandoci à dire chegiabaueua lafiata la determinatone di mori re. E tanto grande la fuperftitione che circa di quefto tengono, & ufano,che mi dicono che andan dofine un paggio di 14. anni del morto B^e, a fua cafa per la morte delfuo Signore, la madrefua lo faccio di quella dicendoli che nonpenfaffe mai entrarci , finche non haueffe Ivi uendicata la morte del I{e fuo, ò moreffe per quellofil qval giovane di cono che ritornò &fipofifra li amori. Et già fariaflatoammazzato con gli altri, fi vnB^e contro rio non hauefie comandato atti fuoi che non lo ammazzaffiro, benché li fi dare alcune ferite nel fuo corpo,folamente: perche rettaffe con lhonorfuo:et quefio pereh e reputano non hauerfatisfatto à quel lo, fi non muoiono nel campo fo ne rettino ben pieni diferite,& quando il I{e comandò che lafciaffe ro andar qvefiogiovane, dopò che l'hebbero date le ferite >fi parti Ivi minacciando & dicendo che bvrlauano con lui per effer pvtto : ma che qualche difaria k;omo, & chefaria morto da vero. Inetta chiefa doue io flavo, & in un altra una mo ricevvti da vn chrittiano4ella terra con molta charità,& non minore accoglievzti & cbarezz? ci fece il Zezenar che con^ noi veniva, benché la maggior parte dettagente della terra fecepoco co to di noi :•& come in quetti poe fi non ui è terra niffuna de chriftiani, perche hahitano appartati per le montagne due & tre leghe l'uno dall'altro nonfìpoffonouifìtar troppoffeffòfi non le Domeniche quando efii uengono otte chiefe;nettequali noi gli predicammo u&'fiala' fettimana fi trattaua pur di cofe de Iddio, con quelli che ueniuano alle , chiefe. Et intendendo io che con quefto poteua lor dar edificatipne0chi)ìme uolteufiiuo dalla chiefa douettauoyfi nonfufte fiato per andar atte altre chiefe. EtinquettadoueioSìauo(cheeralaprin cipalé) diceuo ogni giorno meffo atta qualefempre uerivua ietta gente..;Et continuando quetto circa due mefi predicando le Domeniche cominciorono a portarne più amore. Accadatela in quel tempo, che due ì\e vicini dì quefto I{egno, ammazprno il R^e di effo, ilqvale teneua alcuni foldatifraliquali uèrierauno chrittiano dì finto Thomafi. Ovetti fi determiaorno tvtti di morir perfUo^efecòn do il cofiume detti amori detti, etiandio l'iftèfio chriftiana,per hauer mangiato il pane ò piupretto il rifo del J^e mortOjparuemi chela confiientia mi obligaua ad andar là ad ammonir quetto chriy fh Stiano che defìfteffe da tal propofito: ma lichrittia 4° K ^effiuerdndód effercitar il mio officio in detta chiefa, mi uene alle mani un (faccio del Vicario di Coccin et di quetto di Cranganor et del Capitano di Craganor(che è perfinatemuta & di molto riffet tofra li I{è di Malauare)firiuedomi che haueuano accordato con due Camins (chefincome duchi) in cui terra (tana il Vefiouo Ts[eftoriano:chexonuenif fimo tutti infieme;pertrattar la uerità di nofiro finta fede catholica,della qual cofafiriuevano ha-, uer già avertito anche il Tadre do Gozalò,che fta uà in Coccin.et beche nonfiglionoeffere conueriiete le diffvte inprefentia de Cetili et popolo,nondìme no volfi andare dove m'aviforno che andafii, acciò che almeno coveniffemo in vna verità che lì mede fi miheretici (cavalifono come gentili)nopoffòno ne garext è che quantunche tengano molte cofi cotra rie alla nottra fede cattottca,vegono pur tutti a co formarfiin quefio chefiaunfiloIddio nel Cielo et un Tapa netta terra ilqvale efii dicono tener per capo . Et confeffando efii quefto come h confeffano perridurreà luce quale dette due leggifiala vera; ielegefiero efii due bvomirii detti fuoi, dequali pòtefiero confidar fi & li mandaffero à I{pma ; che'l j(a di Tortogatto li fanale ffefi, & cofi reSìafiino fenza dubbio circa di quefto.Trima chegmngef fi al \egno di Amangale,doue Siam il lesionano caminaiper dentro la terra otto ò noue leghe ac compagnandomi fempre il Zezenar che mi uenne f «"• legha dìfcotto,bottìzammomok^ deU li mzdefìmi chrittiani difanto Thomafi,fra la quo le erano huomini & donne, & giovani grandi qua li infimo al'hora non haueuano riceuuto il finto bob tefimo & tutti libatiizai col uoto che fecero d'ubidire atta famia chiefa ]{pmana,& con quefia co uerfatione che con efii hauemmo,li guadagnammo, le uohntà mediante la gratta de Iddio TS(oflro Si-, gnore in tal maniera che non batto l animo al Ve fcouo Isl^efioriano di uenire in quella terra benché^ haueffe prima determinato di uenirui. Et per fior difiotti dalli Tortoghefì & in parte doue l'armate di quelli no poffono arriuare,determinai io don. dar àvifìtàr ilJ^e di quella terra, per farcelo ami co &per efiortarlo che non confintiffe che qvel Vefiouo Isfettoriano (fi pvr volefii venirvi ) en* traffe in qvella. Accompagnorommi molti chrittiani, tra i quali erano alcvriifidati del medefimo B^è,ìlqmlerifecemolto accoglienza,dandomi un ramo defichiin figno d'amore, & mi diffe che defìderaua tener molta familiarità col Governato^ re generale del I{e di T ortogatto,& chefirallegro uà molto che io ttefii nel fio regno ,per tener Ivi in quetto molti chriftiani, à quali non mancava di dar favore, lo ringraitai affai di tanta bvonasuo-« luntà lignificandoli che ne riceueria molte grarie lui d'Iddio Ts(ottro Signorefilo faceffe cofì & ce neritornammoatta chiefa doue io flavo. 4r 4iMalam,percrefcere;grandementeatt'hòraU fiumi fuggendo il Vefiouo Isfettoriano donde Sìauaper temere che li Tortoghefi nonì'haueffero alle mani, per effere il luogo dove Ivi Slavo alla ritta d'unfiumefine andò alligno del pepeér ho uendogia noi appuntata col Bieche hpiglìaffeper dameloatte mani, & hauendq detto B^e mandato molta gente per prenderlo,fiunimopiu di due mi liafh^ftiarihfacendofi amori delVefcouo, liqvalì lodefefero & liherorm,benchefa gran par te di fua robba. Et quefti chriftianififdegnorno controli Tfortoghefì, perche uoleuano prendere il fuo Vefcouoydi mariterà che andavamo con molto pericoh effere da qvelli ammazzati (ferialmente fecondar noifrabofchi& montagne & fenzafa per Vipaffi della terra. Il che intendendo il Talare Tatrtorca mi fcriffe commandandomi in uirtu tefanBa obedientÌ£,cbe me ne andaffe à Goa tato pel mancamento cheli faria pel fio viaggio d'Ethiopiafe m'ammazzafiino,qmnto per confagrar mi affettando l'Arcivefiovo de Goa con gl'altri Vefiotà, à i quali per necefiità conueniua prefintarmi dentro di tre mefi fecondo la Bigione : & cofi per obedir à tal commandamento me ne venni à Goa doue al prefinte Slo leggendo una temone di Theohgia predicando, & confeff ondo. TS(on mi uolfi dopoi il padre Tatriarca dar licentia di ri tornar a Malamre,perche uuok che diamo fretta F à trouar,con molte lagrime,& defiderij diche fi conofiefìe la uerità & ancberriaccompagnomo al tri chrittiani : & quando gionfi truouai il Tadre Don Gonzalo con lì Vicarii & il guardiano di fin Francefco:& il Capitan di Cranganor,ma non già li Camins,liquali mancorono di[ quel che haueano promeffo infieme col Vefiouo TS(eftoriano. Vn Ze^ Zenar antico huomo che legge lafrittura in quek la terra non uotfe confintìr chefubito al principio ci fuff aperta lachiefa:& benché dopoi ce l'apri^ Tòno non uolfiro però confintìr che entrafiimo wU la coppetta maggiore,parendoli che non era kcito che noialtri entrafiimo in quetta,perche la tengo-* no efii in grande tieneratione nellaquale non confin tono entrar laici. Di là ce ne uenemmo con poca (peranza di poter far altro co'l Vefiouo attoria no poiché non haueuano uoluto venir à conclufìone alcuna con noi.Etpigliammo per miglior mezZ9 edificar ilpopoh con le opere vive, & ottener da DÌO noftro Signore mifiricordia ? con orationi & con andarcenefraquatti chriftiani per quette moA tagne,fac?ndo penitenza de nottri peccathpoiche per la qualità detto terra ui è molta materia di patire, &wn minor per quella detta gente, per Star molto oftìnotì infue opìnìonì:& affai affettio* natiariceuereladottrina delli Vefcoui Ts[eftoria* ni. Venendo l'Inuerriocheèil tempo nelquak l'armate nottrepoffono correre la maggior parti di Ma** ^T - : — '•- ih Cocrin nell'india àgi otto di \WA- SÌ r;1 ! r' : — ^ k Gennaio 15 58%^777^ :;bv'l M 1 ** '^iutgratta & pacéthrifta^ftro Signor fio ^fempre nelle anime nottre amen:\ » \ ' ' *.' V.l^V-àfo ': r77;; '. 7 7 , / " ^ 7 \;J.'.7: " • «• ', I . -A -J^ „ • ^ è 'J-Jr 'Anno del 155 5. nel mefi di De cembreUifirifiì di Lapacao, che ftd:iS~. leghe difiotto della ritta di Cantaon ,'porto detta China ( douerinuemaì quel anno ,per nonpoter poffare prima al Giapon)avifindòui delle gràtiè che iddio lustroSignore rifece in quel uioggio , nelqvale molte volte fummo in eSìremi pericoli depet*derei;apertamente ifferrmentando, che cofa è qvìuult àriimam fitam falvam facere ferdeteam. Dimorai in quelporto con meicompa gniinfìno al giugno feguente,per effere al'hòrail tempo per paffar al Giapon: & fra quetto mezzo "bebbi lettere datti padri dell'India, nettequali mi fcriueuano&hè era neceffario il ritorno mio la,qua to prima potè fi : Terche erouenuto in India, per Viceré, Don ^Tietro Mazcarennas,Signor tanto Zehfi del divino honore i che ciò che pel tal fine fi difìderaua,fìfferam ottenereda ha compitamene te» auifandomi anche come non erano uenuti con F tj alpretté Ghane ò l\e d'£thiopia,percbefinamò non l'hàfatta,per hauer hauuto nuoua cheli Tur chi han pigliato il pàffo. Et come h cofe di quetto flatofienoincerte ,fi V. \ . nonprouede di la per uia del j^è di Tortogatto,* nonfarà forfa tanto pre Sìa l'ondata nottra in Ethiopia : perche li molti ne gocij di qua, & ùittorieche ogni dì concède Iddio alGouernatorecontro il Turco,& altri\égen^ tili,non li danfio quel luogo di poter attendere à no ftrofiaccioche conuerrebbe. Speriamo che Iddio 2\^. Signore e'indrizzaro, &farà effédìrè quando conofierà effere à maggior gloria & bonorfuo & aiuto dEthiopiaffecialmentecon l'aiuto dèlie orationi uofire, nellequàli molto ci confidiamo & raccomandamo.Dì Goa, i^.di Decembre. i5 57.; Indegnofiruoin Chrifto Melchior Camera. • *. , rJ :- . ? > • **( 4? fruttònelle anime .-perche'tu erano alcuni che fa molti anni non s'erano confeffati fecermfi molte; rettitutigni : molti anche lafiiomo le concubine, che per moki anni hauemno tenute,fra liqualifu rono alcuni che le maritorno. Et certofratellimiei charifiminon potrio efflicaruiquanto cmfufione d'unaparte, & d'altra quanta confolatione ,& allegrezza mìfuffefil ueder che netta China,doue dal principio del mondo mai fu uero culto diuino, anzifempre Idolatria ,fì cekbrauanoglìfacrifrcij diuini,& uifipredicavo l'eùangelh , con lagrime & confolatione de gl'auditori. Gli ufficij della fettimana finta fi celebromo con tantafilennità,che certo coufaua à tutti molta diuotione,ferrando il corpo di Chritto TS^ofiro Signorein un monumento molto riccorfir predicando il mandato & lapaf fione con più diuotione & pianti,cheio non potrio facilmente èfflicarui.Tredicammo anche il Sabbato delfipulchro. Appreffo fi) cantò- l'Alleluia tanto folennemente, che diceuano quetti huomihh ^che li parelio in quett'bora effere refufiitato Chrifto noftro Signore. La mattina de la Domenica di refhrrettione, facemmo una procefiione portando gli Tortoghefi( qvalì tutti èrano confeffati & com mvnicotifrorrii con molto diuotione,& precedei do la bandiera rea le,&fighìficandoordinanza d'Afchibdgieri& altri con detti rami & fiori ; Fihatmèhte fu molto grande ilL fervore di quella F itj effodaTomgalbdtrid^^ cheli Ta ari Francefo Vieirai& Diegofiuerale:& che cofi nonftauabene il cottegio4iGoa ; negl'altri àeU Vinatofenza meHeldn anche una kttera del Tadre noftro maeftro Ignatio, dalla quah comprefi non effere l[intentanedellafintaobedientia ,che alcuno prepofito provinciale dell'India partiffe di quella : ma non effendo al'bora tempo di nauigare uer fo VIndia ; &hauendoìo nuoue del Giapon,che moltofruttofariafiquito con l 'andata noftra,par~ fimi faria ghria di Dio Tsfoflro Signor invernar nella China, & nel giugno paffor nel Giappon, con intemìone ; chef la fi faceffe moltofruttoad homr diuino & aiuto ÀeUa conuerfionedi quello gente, mi fermeria in quelle parti per alcun tempo, dopoi delquate potrio confórme att'intention 4ett'ubidienza,& atta necefiità dell'India tornare in quella. Determinandoci adunque de invernare inljtmpacao attendemoin quel tempo àfar alcun fruttò netti Tortoghefì dette T^avi; che medefimo^ menteinuernorno là fi quali al parer mio erano infimo a 300. Facemmo in quell'I fola ( che prima eradishabitata ). una chiefa, & cafe dipaglìa:& dal mefi diDecembre, infimo al Giugno feguente, dicemmo continuamente meffa predicando tutte le Domeniche, & fette,^rinfignando ogni di la dottrina chriftiana, atti fchiaui & fruitori delli Tortoghefì :& per la diurna bontàfifece molto maz&rfigliunicongli altri: ma confale Dio Sottro Signorefipàcificorm, con grande mio ne di tutti, fenza morte: ne lefìone alcuno, che tìm[fupoca grattafecondo Stavano le cofe mal du (fotte,&occefe &poSiain arme tutta la gente* [, Rifece la parimente moltoferuigio à Dio TS(pftro Signore in rifiattareconi 500. feudi certi Tortoghefì, cheli Chinefì tenevano captivi,& fin imtiati a morte iniuttamente tenendogli cay cerati con tanta crudeltà in affere prigioni, che mifaria parfiimpofiibilepoterfi'fopportare,&incredi bilefi noni'haueffe ueduto., \ T:- \ 7 . v./ Y .t ^Taffettà la quarefìma uenimmoà Cantaoh,cit~ tà grande come Lisbona, dellaquale diedi largamente l'amo poffato tutta linformatone che di hi potetti bavere. Sta àzi. gradi dettaparte del la tramontana In quefta città uennero in quel tem pò certe nuoue affaiflrane,cheffauentornolagen te tutto. Dicemno cheinettaprouincia di Sancij (che è una di quette detta China )forgettero detta terra molte vene d'acqua, con tanco impeto & $mdantiaehe coprirono 6 o .leghe di terra all'intorno,annegandofette citta, oltre altre molte ville & castelli .fenza lafiiarvi cafa vervna coperta. in tutta quellaprouincia;ne animale rationale,ò ir rationale che non rettafii dall'acque affogato : fatuo unfilofanciullo difette anni ilqudle dicono effer montato in un legno,& tutti gì altri che co que F tttj j- -urti genteinqtkttì'ghmhÈtiàtèli firn mi che nel tempo che ih quellaIfola diferto &. inho hitaia mifermai : hebhiicmta allegrezza : & mi fece.TS{oftro Signore tante grottefignalate;che non fiche dopoi chemcqtd già friaifigronde corh folationi, neficontinone Sabbio hauuté, infieme con tantibWniiefiderijdi patir molto prenomim:\eftt • % *•'• • -va sd* r*% 7 & %u v# •, rr;, v-.;••$& 1 . [:£Alcune bore deldìmiritkauòh m hogo fi* litarhMoue era waikrduKa piena d'Alberi che mimpfirefintauanoAa'fi accrefceuoho ilfaftidh del mondo , & un ttimoh, <&* (prone dyamore uerfo, il creatore confitto dalla diuerfìtà&uari&tà'dette fueaeapure multandomi all'orottone, con defiderij. continovi di'fèmire per Bsjxcbel fette,& qttattordeci (inni, in tutta la aita mia /Be¥ altra partz Uà nmeroberiley ne lafiioua di farfruttoper k molte necefiitàfiirU tuali dette anime,ricomperatecol (angue dichriftoTSQJìro Signor^attequali pur per ta bontà d'Id dio nonfimancai dell'aiuto neceffario per, la fua falute, conragìon$ri^ Et cornee gente hpnorata quella, che wuigfr per quette parti ,fi lafdapìu facilmente indurre atte cofi del feruitio duino,. In quetto ternpo, che,mi fermaiinlampaù^^^ dueò-tyeurite al cmèinimicitiefralùapitani dette naui,tdiefurò^ no caufa che la gente tutta fteffiinpericoh *. / 4J V^c & fuoi gouematori che humanaìhetepare im pofiibih poterficonuertire alla fede noftra,fenza licenza & auttorità del dettofuo I{e;& di quelli che gouemanoqer laqual cofa,ancheil parlarglie ne è difficile. Ma mandandofi al I{e alcuno Ambafiiatore co'tqvale s'accompagnoffe alcun Tadre detta compagnia come il Tadre maettro Francefo haueua determinato, hofferonza in Dio Isfottro Signore che s'aprirìa qmlche portò nella China. E uero chelfratelloche là lafiiai s'affaticò tanto in imparar la litigua( laquale pur in fi è affai diffida le)che uenne in una granfiacchezzadi tetta: pertiche comprefì non effere detta fia rettata per aU VhorafirvitoDio TStySìro Signore.Et cofi qvando tomai per là del Giapon,trovandoh mal di fiotto, che erano fette giorni che non haveva mangiato * miparue neceffario rmenarlo all'India meco. K(el giugnofeguete delibò .ponemmo il To dre Gofforo VHello &io, con altri quattro compo gni à lo uolta delGiapon:et nel camino paffammo un grave pericoh,tra certe feccagne;perche c'era il uento tanto contrario che temevamograndemen te di dar in qualchefioglo,& perderne in quello, fi la divina mifericordio non c'haveffefoccorfi,per mezZP d'un mcrcadante che era prattico nel mare,beriche nonfilafiiaua conofiere andando traue N ttito;ma uedendo fi gran pericolo fi ne andò al timone & ligondo la uelafiampammo il pericolo ìtdmedèfìma itoduSÌrikcerc^ tacque, dicono chedalfvoco,chè in tifi medefimo tempo difcendeua dalcielo,erano brufciati,&que SìdfkWèdutìféHi CbinefìiriCama^ modo cheOcclyauiein{cheèirauhprìncipal Gommatole dello città di Cantaon)perèfferfi^w>rto là anchefiopadre &fameglkylàfciòilgouernó( cofi accostumano far gì 'huomini principali quando fi gli mvohnofioipddripMtìdandofihèa^ tèrra di Sancì] uettitodipannidalutto.Qmflononlofap^ piamoper altra uià che per la rèlationede li Chinefi:perche non lafiiàno entrar molto dentro il paeferiiffunTortoghefi, ne altro foràttiére~;dalli qvdli s haueffe quefto potuto intendere: llche credo fanno, temendofì non uadino à ffìar la terra. Vedendolo tal cofi(òpra naturalmente accaduto ; & infieme ponderando la morte del behédètfópàdre maettro Francefo per entrar in Cantaon, &. Uedendo parimente per eff erienza,che per niffkia via alprefente ,potriamò far fruttò almno - netta China ; determinai di lafiiar vn fratello di quelli che menavamo,netta città diCataon;acriò imporaf fi la lìngua Chinefi.Queftofratellofidomanda Sie fanò di Goisperfina tanto provata nette uirtu chri Sitarle che benfiglipoteua quettofidareparendo ^ mi effer m&z$o conveniente ì fi Iddio K(oftro Signore ordinaffe che ci s'apriffe qvalchepòrta nel la Ch. no. La gente detti Chinefi è tontofoggetta A 45 Dio ce la doni à tutti. ;- v r - : i Ritornammo cofi combattati da diuerfi penfie ri à Bungo,non fenza gran fatica,nauigando tra ficchi & con vento contrario, dove per grafia de Dioritrovammoli padri &fratellinottri uiui,ciò è il Tadre Cofìmo di Torres, il padre Baldaffar, Gago,& glifratelliGiouanni Femandezj Duarte di Silm,&LuigidiAlmeida;conlocviprefentia non vipotrianarrarefratellimiei charifiimi l'atte grezza chel'anima miafintivedendoli come refi fatati da morte per qvel che di loro poco itinan^ n'era Stato riferite\.rN$npotevafidaifidi piange re dallegrezza il bvon vecchio Cofimo dìTortes cedendone & pattandone,è certo, hvomo perfetto iti tvtte le uirtù,& mortificato infimedefimo. Menò quetto padreficoil Tadre maettro Francefio,quandopafio al Giapon,& lo lafiiò quando dita part'hin Amongvcci : doue dimoro otto anni intieri, netti quali non mangiò mai carne, perche tengono li Giapponefiper gran peccato mangiarla ffecialmete dove è gente dipolitia , come era quel la di Amangucci: llchefaceua il benedetto padre, non foto per non darfcandalo,maperfar penitenZa.Tane anche non mangiaua per non uèrieffere in quella terra,ne manco pefeefrefio,perStar difiotto quella terra dal mare.Finalmente non man giaua altro cherifoa guifa de li Giaponefi (ilqual pur malefipuò mangiarefinon con molta necefii •7 ' f • ' j paffando accanto deUifioglL^'krfccrefèe.ttoolto^k fferanza in Dio il ueder la gran cura chela Mae Sia fua tiene difoccorrerci,quando l'invochiamo in fimili necefiità oltre d'infignarci bene tale eff erte ZOyàraetteyne. totalmente nette mani de DiòTS(gSiro Signore. Andavamo con grondefferanzadel la conuerfioqe delire di BungoperJvaiterh lui cofi fcritto/oltVricerh Don Alfonfi,& anche per ti buo ni aiuti cheper tale eff etto portammo tmapiacque alio divina fapientja di mostrarci che non ba^ Siano à conuertÌK anime,humani mezi,he ornarne tiricchi: che fi li portauano,ne ambafiiadori, né confidanza in huomini,fi non la diurnafiograria, che opera per gì'inttrumenti che lìpiacenò(& tan topiu effendo idonei & puri)in coloro che non refi Stonooftinatamentealloffiritofinto.Cercando il porto di Bungo,per errore andammo à dare in ter ro de certi (ignori armati contro il I{e di Bungo; cuiuaffattiuennero attanottroT^aue^dandoci nuo uà che tuttala terra dì Bungo era dittrutta.& an che,ch e credevano effere morti li padri di Chinchi co ( cofi chiamano lì noftri)& il B^e fuggito. Tsfon poffò negamifratellicharifiifniche tal nuoua(cheinparte non era uera)diedeà m$& à quanti: andauamo netta TS[aue tanta confufìone &trìttez^ Za che houeuamo affai infogno della diuina grotio benché lafferanzaqua per caritatem operatur, non confunditur;&fi benfi turba nonfiperturba.- : 47 tutti quetti trauagli idueuo moltoconflato,ut* dendo che li pativa per honor di Chrifto iSloftro Si gnore&perla conferwtione & aumento de gli Chriftiani ilntefìda luì che in tutta la uita fua mai uiffi in tanto allegrezza l> come in quelli fit^ te ò otto anni che Bette in Amangucci .• Haueua perduto(penf) che di lagrime che nette fue confolatwni ffirituali gettava) gran parte detta vitto J Era qvefto padre tanto affinato in ogni uirtv con qvette devotioni da una parte, & tribulationi dal l'altra; cheframefteffo lo comparauo à quelli fanti Tadri dEgitto,fi nonfuffe che quelli contempla uanofolamete in Dio & communicauanofra efii le cofe diuine.Et il Tadre Cofimo di torres non hauen doficopiù che unfratetto,ttauafragli nemici che lo perfeguitauano, procurando d'aiutare l'anime de molti, tra fame & freddo molto grande\^ien tedimeno effendo l'ufficio del DemoniofiminarZi Zaràa co che s'affoghi ilfrumentonette terre fimi nate del Signore accefe difiordie tanto grandi fra due Signori Gommatori d'Amangucci, che combattendo l'uno contro l'altro(facendofì laguer ro delli Giaponefi con fuoco, ; & effendo h cafe di legne di pino fenza hauer muro alcuno ) s'appicciò il fuoco dì tal maniera, col favor delvento che fiffiaua che abrugiò tutta la città d'Amangucci (taqmk dicono era grande quafi còme Lisbona) finza rettarm cafa alcuna, infino atti palazzi %Ja tà)conpefcefilatoò herbe.Et haueua già la coth> plefiione talmente affvefatto à quetto vitto, che glharebbenocivtalacarne* fece in Amangucci moltofruttoconvertendone alla fide di Chritto, grande numero d'anime. ^Alcuni de quali uon già facendofiaffai capaci & guttando delli mitterij di nottrafintafede,fio il Signorbenedetto.Hapatito\{quetto padre innumerabili fatiche,& pericoli effendo lapidato etiam dentro la cafafiodalli Bonzi y da quali era tanto ingiuriato, & perfeguitato che gli era gran morrificatione ufiir per le piazza ; la caufaprincipah di quetto era pernottando ilTodremaettroFrancefioin Amato guccì ommazzomo il Signor di detta città a tradimento : & dopoi fempre fino ondate crefcendo le inìmìcitie & guerre, tonto che quafi tutti ti Signori et Gommatori ne morirno.Et perche di mol to tempo innanzi che cominciaffe la conuerfione, non era fiata mai guerra in Amangucci: uennero li Bonzi (atti quali come à padri tengono riffetto) adir fra fé, che li Tadri della compagnia quali chiamano de chinchico, & l'ifleffa hgge che piòli cavano,& anche lo converfione degl'huomini che efii battizzauano erano caufa che gli fuoi Deifuf firofiorrocciati:& confeguentemente che lo terra fuffe dettrutta,del che ne nacque tanto gran per fi cutione che giouò al padre Cofìmo effer ben crucififfi al mondo, & il mondo à lui . E uero che fra 7 ' 4 le ò otto anni in quétta,terràha^pà^ in tre ò qvattro^Òrépdréuafìp^ de uà il Tadre Cofìnio di Zelo contro il Demonio, &per altra parte compativa amaramente olii fuoi chriftiani & coniauami quette cofi con tanto dolore, &tamóimpetodi lagrime,comes haueffe perduto tanti figliuoli qvanti chriSìiamfperdettero inqvettaauerfità.; Quetto accadette in terra tantofirarna;che non c'era altro Yéfugio che filo Iddio,axuidivina prouidentio & incomprehenfibilefapièhtia,iltvtto remettevano : rm cefi fando pero dette lagrime &" àfflittione di cvore tanto grande, che infiogenere la comparava io con le tribvlariohi del S. Job ; perche oltre di tvtto qvetto male ,ogni giorno affettavano la morte tanio'dattibonzi, quanto dallifoldati che per rubarli quelpoco di rubicciuola che haueuano ; ò per infiigatione detti Bonzi, & perfecutori,li poteva-^ noammazzare quafià fua potta,non effendo>chi li poteffefar refìflentia.oltre di quettoil ì{èperpàu ra che non lammozzaffero, fi ne fuggi in una 'montagna. Et ubléndb il Tadre Cofmo retìrarfi "con lui, lidijfechefenonpotevafalvar fi tteffo, come potrebbefiluaraltri^Perché còme intefi la dettrvttione de Amangucci, un contrario di quefia citta deUaterradi Tsfucchaivenne (òpra il %e , per pigliarli il regno :fra quefti tram$huedeMo detto padre il pericolo in che lui &. ilfratelloGio- ì , U,& chìefa&Càfa*delTadreCofimo ilqvale coti gran fatica & trauagli l'haueua fabricate .finalmente nohuirimafe altra cofa che una ftanzafittoterra:d'im chriftiano, nellaquale il Tadre detto fdvbgl'ornamenti della chiefa.Et eratanto grande la mortalità di quetti che di tutte due le porti s'òmmazauono,che non poteua lo gente attender% à mettere rimedio al fuoco. Vedete adunque fratetti charifiimi che perfittione diuirtu è neceffaria à quelli che hanno da effere atti miniftri &fe deli diffenfatori deluerbo divino i che patientia i che fortezzadaremo?che fferanza , & hngank rriità * che cònfianza nett'aduerfità bifigno bavere per fimili accidentii Veramente grande è il do no detta vocatione nottra in quefta minima compa griia nellaquale comefiamoobligati à pigliar ogni travaglio che lubidienza c'impone pel fervigio di vino ,'cofi laMaeftafm da fferanza di donarciil (pirito & uirtu che perfirktlijmprefefiricercano: ma per cogliere talfruttoè buona parte far la radice buona ,nelle cafe & cottegij di là.*Tof, nando adunque al propofito noftro . Gran • ma* rauiglia caufaua à me la confìderatione detta proua grande de uirtu del Tadre Cofimodì Torres , & ilfratelloGioan fernandez^ > che con lui , ftaua: & quanto patientia hanno*mottratauedendo che'lfruttodetti innumerahilitrauaglì ingiurie ,perfecutiom pericoli & fame che perfet 4P hnneceffaria atti padri nonfojolafimplicità colombino, ma etiam laprvdentia del ferpente. Et cofi fletterò tutta la notte nafcotti accompagnati da chriftiani. Sed inter tot tribulationes manvs Vomini non eft abbreviata . liritrouaimolto conflati di uere confolatìoni, Stando in vera charito uniti &fentendo molto d'Iddiofenza moftrar affezione alcuna à cofa creata, anzi con la più perfetto obedienza & pouerfà,& purità di uita che fi potrio penfar e.Molte uolte penfaua ioframe me de fimo, quanto difcotto mi vedevo dalla perfettio ne hro nel diffreggìo detta propria vita, & nella fortezza che netti travagli mofiravano, netta confolatione in tribvlationibm', & nella grande diuotione , & il tvtto mi cavfava gran confvfione. Con gli chriftiani gli dava pvr TS^ofiro Signore fie dal allegrezza y uedendo ilferuor & diuotione £ alcuni che molto guttauano dettafieradottrina. jQuetti chrittiani dì Bungo communemente fino poueri, & molti di hro furono mofiì àconuertirfi d alcune necefiità (ferialmente di malarie], nellejqvali ricorrendo atti padri, truouano in efii molta charità & li curano dell'infermità corporali ,& dette ffiritmli con le prediche che gli fanno contro gl'errori loro,effortandoliàfeguitar la verità del la legge chriftiana : e*r vedendo cottoro come per mezzo hro acciuffano la finità nel finto hattefìm9 > n'inducono anche i padrifigliuoli& amici, / * G a uannl Fernanderfì trmuauano; &la4erra cofi rovinata, ufmdo del configlio euàngelico,fì uosper fecutifverini ih una ciuitate fughe inaliam,fe ne uenne con ilfratelloGioan Femondez^ accompagnato da quattro chrittiani a Bungo,che ttàdifioJh da Amangucci 6 o. leghe,doueflavail Tadre Baldaffar Gogò, con li fratelli Duartedi film & Luigi dAlmeido:& cofi li ritrouai là tutti infieme quandouigionfi. Dicevano che di quia cento ^anrii non (peravanopoter Jtmongucciriedificaifi & ritornare atta fio antiqua gloria.Con tutto ciò era gran cofi vederla conformità che teneuano co la uolunta d'Iddio>& defìderio di tornare à met-r tere fottoì piedi lo tetto del infernaliferpete.Que Sto era accaduto due mefi prima che noi giungef fimo. Et arrivati che fumo li due in Bungo, quin-* deci di auanti di me, il F^e di Bungo moffe guerra atti principi di fio regno : hauendofiffiiion di tra dimento, & con fuoco &ffada abmggìò &ammazzo tredici Signori principali confue cafe fa^ tnigtte,& Vafalli di maniero che (fi ben mi ricordo) in quella notte erano morti fettemilia hvo mini di tutte due le part\. La itteffa morte di que fli Signori, causò che il B$fi ritiraffe à una montagna , fette miglia difioflo da Bungo,doueflàancora odeffo, rettando lo terra alterata,&pofla in arme,& li chriftiani anche affai perturbati. Et finalmente ogni cofaridottaàtal termine che era befi 1° dendoh io de li abufi nefandi, con darti raghni efii caci, non giovo niente ; anzi erano tant0 indurati ne ipeccati,chefiridevanodi qvel ch'io li dicevo, filtro inconveniente è che s'accofla tanto la gente al fuo proprio giudicio & parere, oltre d effere in fi amatori del honore, & d'andar qmfìfempre in Guerra : che difficilmente con quefte in quietudi muì fi può predicar hro l'emngeìio fiero. E ben uero che la itteffa riputatione che hanno di fi , li potrio caufar per altra parte alcuna occafione di bene : perchefirianopiù corittanti netta fede,qvan do la riceueffero. Vn'altro impedimento è, chèli l{èdi quefte parti, non fono B^e proprij, ma ti* ranni, attiquali lifudditi non fono tanto obedienti ne tengono tribunal alcuno ne genere digiuttitio: Donde nafee che l'uno con l'altro fi rubbanb &fi fanno mah; uendicandofì chi può, & chi non ho facientia; per la qual cofa la terra non èfteura & ogni bora àfono tumulti : ma contra tutti quetti & ogni altro male, prevale il preciofo fangm di Chriftg TsfpflroSignore cheoperanelle anime degli predettimti la falutefoto:perche quaficgni di fi convertono. Tenendo con hro li padri qmtto mo do di procedere: cheprimagli dìmoftrano tvttigli inganni dette fette del Giapon, & del Demonio.et quando quefto ben conofeono, & intendono , che erano ingannati; li provano configuentemente come eh Iddio,& come lanima ì immortale,nel che G u fa modo chefifanno fnolti chriftiani. In Bungo & fuoi confina faranno odeffo in grande numero Vanirne battizate: lequdi nonlafiianopaffar Domenica alcuna,che non uengono àudirja meffa et predico che lì fanno ti fratelli Gioan Femande^ & Duorte di Silva : liquali parlano affai bene lo lingua Giaponefi. Conuerte il Signore i pouerì,& glinfermhlafciando netta fia oftinatione & igno* ronza lifuperbi Bonzi V contiricchi,& altri che molto Stimanofimedefimi. Gli quali pur tenendo meglior giudicìo de ifemplici,fefi conuertiffino, fario più faldo ilfruttodel Giapon. Gli chrittiani d'Amagucci erano di gente più honorataet dimiglior giudicio & di buonafferanzafidi nuo uofi riuniffero in un corpo & una chiefa. Ogni co* faconfideratanonfipvò negare che il frutto del Giapon è molto grande, uedendofi affai manifesto la diuina bontà in quella terra, fecondo la gran forza della gratta che opera contro la refiflenza, & fiottili aflutie del Demonio, & contro gì'enormifiimi peccati ,(pecialmente comedi, che li fi forno ,& effendo per li Bonzi approbati& ufati pel credito & ueneratione che lì tengono ,fì bufi* tono di chi li dice il contrario. TS^on hauerei cre~ dutoche nel mondo fi trouaffe gente tanto cieca di lume d'intelletto ,fe non l'haueffi io ifteffò veduto: perche andai ad un monafterio di Bonzi> gli quali mi ufcirnoà parlare circondati di putti,& riprm ée li rettornofi diedero tanto olieffercitìo di quel la,che già ui haueuanofatto molto progreffo,quan do mi partì di là. Spero nel Signor T^pSìro che li ha d'aivtar molto, per la falvte dette anime di quelli B^egni. Svbito ch'orrimmmo à Bvngò prò curammo d'haver avdienza & familiarità col I{e pèrche in qvette terre il tvtto depende dalli capi. Et cofi oltre de prefentarglì le cofe che con noi li portavamo ; con molte ragioni cercai moverlo àpi gliar offettione allafede nofiro : ma Stando lui re* tirato in qvellafiomontagna : &ìnpeccatì,qua* li fa che effendo chrifliano gli converrio lafciare : & oltre di qvetto, temendo che fi fi convertefii l'ammazzarianopivpreflo lifioi,privandolodel I{egno,& effendo dettipivpoffedvti dal Demonh, perche è d'una fetta fra quelle detti Giaponefi fimi léatta epicurea ;poca efficacia hebbero in lui le ra giorii. Iddio Tsloftro Signore gli dia lume 'perche conia conuer fon fuafegvitarebbe gran frutto. li Signori principali quando di ciò li parlavo, fi fufauano col fuo Ridicendo chef luififaceffe chriftiano anche efiififarebbono, ma quanto maggior fruttofi(pera detta converfìon di coftoro, tantopiu pare che il Demonio l'impedifia. Ci affaticammo molto col I{è detto acciò faceffe venir innanzi di fi ,& detti Signori della terra, alcuni Bonzi detti piv fivij per udirne con qvetti: acciò che noi altri gli moflrafiimofioi errori ,&la verità della fi** G tu anche effendo^efiibeninflrutti,li danno ad interi* dereil mitter'io della incarnatione de Chritto JN(Oftro Signore, &come fu neceffario : & xofi tutti gl'altri mtfterij di noftrafinta fede ; etiam della fantifiimo trinità. &fibbito che tutto quefio ere dono li battezzano .-tenendo dopo molta cura di conferuarli; predicandoli ogni Domenica infirnUn gua Giaponefi, & dicendoli mefia: & già alcuni fi cominciano à confeffare. lodatofioIddio ddquale ognibenprocede. <v • :fc 7 ,>.& v 477 * v•:••.. lÌTodre Baldaffar Gagoè andato à Firondo, & menòficoil fratello Duarte di Silva , & un chriftiano di Bungo,che ha (pecialdonodifaper di uérfe lingue,acciò che lui & ilfratelloDuarte pre dicaffero ciò che il Tadrè dicefie, atta gente dipi* ìrando,& corferuafferò molte centenaia di chriftia ni che la fon conuertiti àgli quali faceffero chiefa per ilficrificiodiurno & predicanone.Era detto Tadre Baldaffar affai defiderato da quella gente: & etiam del BJ loroJlqualha promeffofarfì chri Biano : pertiche (feriamo foralo molto frutto! il Tadre Cofìmo di Torres & anche il fratello Cioanfernandezfcheè unaperfuna rara& ha fin golar gratta in predicarerittiGiaponefi ) ftanno in Bungo. s'è dato ordine s'effercitino nettatine guo Giapponefe in cafa quelli,che ho menato meco perche fenza effa,pocopotrianofare. Et cofi il Ta dre Gaffarouilellal& gl'altri tre fratelli nuom tà,con laqvale vedeva procedere il detto padre con qual fi voglia, etiam principali signori. Anzi dicena cpiettofratello,che pareva effo andam à cerT cardi morire ,per la fede & honor di Chritto 2\£ Signore.molte volte li pvtti fibvrlamno di lui,dì~ cendoli parole ingiuriofe, & tirandoli dettififii: ma il faldo & constante fervo de Iddio, quanto maggiori difficultà & trauagli gì'accadeuano,tan tofì uedeua più allegro & contento.Vna uolta riprefi con tanto zelo il B^e d'Amangucci del nefan do peccato che pafiò gran pericoh. Alcuni Signori del Giapon li portauovo nétta lor propria lingvo & Ivi ordinavo alfratelloIoan Ferhandezjhe nel la medefimo liparlaffe; alche tremando & offet* tondo il coltello ubediva : perche diceva il Tadre chefiqvetti nonfaceffero di Ivipiùfilmoche filettano far di lor Bonzi (agli quali efii portamno grande honore) era molto impofiibìle crederli ne ricevere fia dottrino rnellaqualcofa li moftraua Ivi affai il diffreggio detta prefente vita, & anco* ta odeffo lo tengono molti Giaponefi per finto : & io rifiatando la freddezza mia con leffempiofuo deliberai pigliare alcuna efferienza detta terra. Et cofi ondai colfratelloGioan Fernandezpiu den tro il paefi congfade confolatione>uedendo li molti cheficonvertivano.Ma non meritando io tanto be ne, m'amalai con li trìfii cibi, & letti, di quette parthcbefino unattora&un legno per capezza* G iiij de di Cbritto'ltyìro Signore, Etbenché"bobbio lui promeffo dìfarlo ^; contuttala nottra diligenza in richiederlo, nìai l'ha potto in ejficutione « Sono li Bonzi parenti detti principali Signori di quefta terra ,per cuicvnfigtto ilB^efigouerna:& nefinotanto confrarij,perchefcopriamo fue malignità, & errori al popolo & dicono tante, bugie* contro di no'hciila gente,che non uedo nel rGiapon cofapiu contraria de hro all'emngelio, anzi pare fannofeggiochel'ifiefii demonij. QueSU etiam erafio li maggiori inimici eh'el padre maeftro Fra cefo haueffe : & benché lui non h dicefie,ho io intefo odeffo, chepatinel Giapon molti tramgli&n dando à piede do Tanazuma a Meaco nel tempo che di la Stette, predicando in ogni luogo, etiam in cafa degl'ittefii Bonzi* & Signori; facendo w~, taapoftalica mangiando quel che gli Giaponefifogliono* che era più tofto penitentia che cibo : ciò è èerte radice d'berbe. Et netti granfreddiportava ueftita una come fchiauina:& molte volte andava comeftaffiere de Signori Giapponofi per poter cofi faffarfenza perìcolo di ladri^lcunipafii, correa* do conto fchiavinòaddoffò drieto à coloro con li quali s'era accompagnato. Ero il benedetto padre tantofeuero in reprendere lì peccati & idolatrie degli Giaponefi, che ilfratelloGioxaFemondeZj (che era fuo interprete,& quetto minarrauà) di* teua chetremam lui itteffo di paura;per la liber* ,. . . . 1* fenza dubio mifarìa Stato di gran contento non ha ver hauuto à tornar nell'India. T^ìentedimeno è flato ben uenìruì, nonfiloper uederli, & accio che diffoneffiro detta perfino mia come li pareffe in Domino: ma anche per darli uera relatione della China &_ Giappon, ò almeno dette terre nette quali fon ttato, & delfruttochefipuò indi fierare & che modo uè di poterfruttificarein quette bande. Et parfiatta finta ubidienza mandarmi qui in Coccin, doue odeffo mi trovo predicando & confeffando & procurando aiutar l'anime con II al tri mezzi fotiti atta compagnia nottra., Tiaccia a DioTS^. Signore darmi grada di ben adoperarmi in aiuto loro & mio ; in modo che fruendolo in quefia uita fecondo la fua finta & diuina uohntà, arriuiamo nell'altra a godere limmortal fiaglor* tia amen. Di Coccin àotto dì Gennaio. 1558. Servo indegno in lefu Chritto, Melchior TStygneZs 'tei come il mangiare è delrififenzabutiro, né cofi alcuna che lidia fapore • Andò tanto innanzi l'infermità che bìfognòin unocoualcaturo mi por taffero non fenzafatica a Bungo: doue Stetti tre mefi con lafibrecontinola &freddo,tanto male* ch'io haueuopocafferanzadetta uita : quale pero il Signor uolfi concedermi : ma uedendo dm canto che per leguerre & inquietudini di quette par ti per odeffo pocofruttohouerei potuto qui fare i & d'altro, l'obligoche per riff etto detta mio cura di prouinciale teneua di tornar all'Indiami fu neceffario cofi infermo imbarcdrmiin una-naue* che andaua aliIndio inetto quale paffammo una fi gran tempettafrail Giapon & la China ,chè inaila uiddi, ne penfaì poteua uederfìfìmìle:pèr^; che cinque giorni intieri andammo comeperfì: ne i quali èrano tanto alte &frequentileuod a Dio che in quefta parte nefentiuo io moka confolatione uedendo che fua diuina bontà ufauotoli mezzi perprouocarcì ad inuocarh,& confeguentemente ad emendarci &figuitar le fuefante ueftigia.Be-> nedettofìa ilfuofintonome che nell'istante detto morte,accrefie le confilationìfieffìritualià quelli che defìderano feruìrh. Ts{el camino hebbi una nova detta venuta detti padri Don Gonzalo & Fra ceffo B^pdriguezjconia curo detta proutrida,& anche degl'altri cheprima di loro erano giunti * Et fi tal nuoua m'haueffefipragiuntonelGiapon > 54 etiam in molte parti dell'India, c'è grande emendatane nel uiuere ; tenendofi lo verta, & il vàrio per uitio, il che nonfifolem,che è una grande mu totionè dextera excelfi.v Al tornar di qua nel regno di Travancor,vennero meco il Tadre Ioanni di Mezchita & il Tadre Michael Barvi mandati per tapefiaria : conti qmli molto mi fino conflato. llTadre Mezchita ha di far refideza in Tunicate per predicare al Gouernatore & Tortoghefì che fanno refidenza in quella terra de chrittiani che è grande,&< anche bodouifitar altre terre d'intorno. Similmente il Tadre Michaele farà refìdentia in altri Ivoghifi no anche altri quattro de noflrì,quali con grande (tento vjr merito s'affaticano in quetta uigna.Due ài hro già poffonofenza interprete parlare netta lingua del paefe. Sariano ancora più d'altre tanti affai neceffàrij per tener curo di tante terre che paf fono ^o.Tur nett'infignar della dottrina chrittiana in tutti quelli ce qualche buon ordine, come se già fcritto, tenendovi ahuni huomini detta terra di molte buone partì fecondo la capacita di quetta. Dio ci mandi molto detti tali, acciò che almeno in ogni terra cifra qualchuno • Molto defidero ueder facerdoti che imparino lo lingua della terra accio poffanofentir lor confifiio nhdalleqvali pende tanto l'aiuto hroffiritmle. Io per le molte occupationi non poffo confeff orli. - - •, I CAVATO D'V VÌA LETTE\jt - del Tadre Anriqve Anriquez^ fcritta in™\ Uanaccari, nel regno di ( Travancor \ 7 à 13.di Gennaio del^58.al 7 Generale détta compa^ ' gnia di lefu;%~ > : ,.•• Er ordine del Tadre Don Gonz* lo fon venvto à Coccin , in tanto cheìlTadreFroncefco Terez^ft mandavo ai Capo di Commurin _ per affettare certe inimìcitie grò ui, che eranofrachriftiani, mi occupai in detto citta di Coccin tre mefi in mìriittrar li ficr amenti fanti detto confefiìone & commmione & in predi care atti chriftiani detto terra per interprete le Do meniche &fefle. perche lo lingua dì là è "differii tedi qvetta.è cofadìmoltorìngratìarelddiono* Siro Signóre, uedere quanto s'bobbio aiutata quel la citta, con la dottrina & fanto effempio di qveU li padri che ui fanno refìdenza. / Frequentano le chiefe & predicationì con gran de concorfo, & molte perfine fi confiffano, & fi accottano alfantifiimo facromento dello evcharifiiaffeffir.che mipan fìpuo dir per quelli,Confiteor tibi pater Domine'cali & terra quoniam ab fondisti h.QC à fapientibus &prudetibm & reue latti eaparuulis: & non filamenti in Coccin ma èkuni di lorofigliuòlidi perfine honorate & prin ripali fra lorofferamo nellauenire debbia refilltar molto piùfruttodi loro, perche facilmente uer ranno à tener il governo detti altri: & cofi pò tran no non poco aiutargli. Vetta provincia dellaTefcariad'hvominigran di moiono pochi : & de piccoli è il maggior numeriche in parteè grande confolatione pernoi,uedendo che inflatodinnocentia li piglia Iddio K(pftro Signore,per il regno che lucifero & li fioi figuaci perfi per fio fuperbìa : • ' Li chrittiani chiamati Tarabas,& €areas,tta no affaiinanzjinfaper le cefi che li convengono, &frequentanoaffai le chiefe & molti di lorofanno ben render raggiane detta incarnatwne di Chritto Tslottro Signore . Li Macuenonfifono tan* io aiutati,maè dafferareche Dio TS(oflro Signore gli ai Mara.Finalmente quantunchefiadebole nel (pirito la genie,in quefta India, & hauemo affai "impedimenti, & pochi aiuti, tuttaviafifa qualche cofa dibuono fer la bontà de Iddio,& molto più ffératrio fi Iddio nottro Signore apreffi la via acciòrionfofiinoli chriftianifiggetti aB^e Gentili & Mori. Qucttaprouincia deUaqvalehabbiamo curo cominciando duna terra che fi-chiama Touar infirnà B^emanangor cheèà canto de certi luoghi baffi, nominati de Chilao poffano 6 o leghj ^r è affai mala Strada . Doue iofioadeffo fi ch'io- Molti ami fono. cViohaueuo animo dìfirivere al-, cune cofi per la dottrina de chriftiani netta lingua Malouar, oltre de alcune che già ho fatte, &per le dette occupationi non ho potutofarle infino adef fi. Vorrei etiam che le orationi che ho cavate in quetto lingua chiamata Tamul (quale è la mi~ glio'(e?& motto fi eftende) fìcomfiino etiam nello lingua maleane, laquale parlano in Caulon,&^ Coccin , & cofifrali altri chriftiani di San Tbomafo,^ ^Ure parti. Vero è che mancanoparole in quefte lingue & bifogno ufar circvmloqvij, ò lafiiarle fior in latino:& quefto fatto con autto-, rità detti Tr elatifipotrio cavar più frvtto dello dòttrina-cbriftiana. \* •;$\;,•"*$> < , t\, * Con la venvta di quefti padri m'è crefiivto il defìderio dìfirivere molte proprietà di quefia Tro lància, dovefon flati undeci anni, dicendo ilmode, che reputo più conveniente per conuer far li padri~ nottri con quefta gente. Lo condìtione di quella , come uuol effere trattatoci mancamenti loro pim ordinari], il modo chefipuò tenere per il caftigo & emendationloro, & altre cofe diqueftaqualità . acciò qual fi voglia! de inottri,che di nououer* rà in quefte bande pòffa intendere in breve quel che à me m'ha infignato l'efferientia longo. Li giouani che fono flati infignati nel collegio di Goa, &in quetto diCaulan,fonogiaffarfì per alcune terre di quetta provincia : & perciò7^-t terre giadette habitano etiam alami Gentili&, Mori feparati . \ . % . Due grandi impedimenti tengono quefti chrittiani, uno la conuerfatione con Gentili : altro che fio li medici hro à fatica fi truoua chi curi con me diana : ma più prefto con parole douefipuò pensare che nomi ufaranno. Et quel che è peggio fogliono attribuir l'infermità, à efferefiatiuifti do qualche demonio,ò qualche anima, ò cofe fimili, JLt che è neceffario offerirli danari, ò qualche ficrificio. Dio l^pftro Signorerimouatanta gran pefte di quefta terra. E gran bene in quefte parti quandoficonverte atta fede una generatone infieme perche meglio fi conferuano & aiutano : che quando uengono alcuni d'ogni generazione. Battizzammo ^fìtiwà paffoti in Tunicale al cuna gente venuta duna provincia cheficbiataa Tricbinamale.Et quel che è gouernatore ò principalfra loro è giouane et impara nel collegio nottro di Goa .fi hauefiimo gente di mandar là; tufi pòtrio far granfrutto,&c. ^ mail regno di Trauancor&amm appreffo il c# pò di Commurin uifto unageneratione de chriftìo ni conuertiti & battezzati per il Tadre maettro Francefco chiamati Macue ; che fi efterideno per 12. terre: & arriuano infimo ad una terra de Tarauos: quali fono detta generatione delli altri dellapefiaria: & drieto a quetto fono due altre pur di Macue: & l ultima è quefta de Manacuri.Tvt ti Stanno preffò al mare & vivono di pefiare fino de debole intettetto:&finoanche mal trattati dal fuo B^e infideh & da gli officiali di effo: &fi hanno à far bene bifogna Stiano con hro alcuni hvomini principali à chi temano che fi chiamano Totangatins : che fono come capi de hro luoghi. E neceffario in quetta provìncia un huomo chefiaco mepadre detti chriftiani che haueffeficoalcuni fil doti & un Ts{auilio pagato àffefe del i^e di Tortogatto & quetto battarebbe per tenerli in dìfiiplino. La terra maggiorfichiamaVnion. Ermo Mori prima chefufiino battezzati in due di quette terredi altri erano de Gentili. 7/ 7 Cominciando dal capo di Commurinfinootto ò noue terre de Taravi, tuttipefiatori, pur migliori chriSiiani che li Macue:figuitanoaltri undeci luogh detta medefimo generatione de Taravi qua Vi pefcono perle i& queftifinoanche piv obedienti. Detta terra di Bembar comincia altra generatane nelle terre di Gentili ffarfi » Benché nette 57 to io in Coccin ( chefv al principio di fettembré) fi ne parti per lapefcaria,perche ci parfi neceffario procurarrimedioà certe inimicitie ò parti, in qvella chriftiariità s'erano levate qvattro ò cinque anni fa . Et cercando fi diverfi mezzi in qvefto tempo fenza effctto,mandaifinalmentedetto Ta dre Francefo Terezjiccio s'informaffe perfettamente delle cofi : & volfi Iddio che laccettaffero molto bene, ma non ficceffe altro fi non rettar detto. Tadre in gran credito & benevolentia di qvetti chrittiani : & de informar fi bene & tornò da me conlinformatione : andando pur innanzi il tumulto, lo mandai la feconda uolta: & volfe Iddio che per fio mezzp Iodio fu eflinto :& ilfème dette difiordie.Et uenne quella gente ad una tranquillita & concordia inff erata : tagliandofi l inzucchiate &ffeffi volterinouatenemicitie: &per mettere l'ultima mano arriuando io à Goa, negociai col Gouernatore mandaffero una perfino prin cip (de ; &di molta auttorità, & bona confcientia: & cofifieroche le radici con gli rami di tutti di quette nemicitie fi eftirparanno : &fifpia V\\. chefinirfiquetto negocio cofi è Stata una delle grafie grandi che Iddio Ts[. Signore ha fatto atta nottra compagna in quefie partì &ldi gran mifericordiaper quetta gente.V* i^. laudi a Iddio per loro & per noi. Tafiò (beffe uolte noftro benedetto Tadre maettro Francefo per quella H CJtVATO D'VT^JilTB^A DEI Tadre don Confale Trouinciale detta 7 ^ )% • 7 compagnia di lefu nell'India. ' Andito miain Goccin oltre dì procurar alcun rimedio contro quel Vefiouo Armenio heretico ha fruito ancora di che e'hanno applicata la chiefa detta madonna dette grafie'al miglior modo che fi poteua & di poi s'è molto migliorata d'ornamenti & uofì fo cri : & col metterui il fantifiimoficramento, come l'hauemofatto in Tanaa, &Bazzain douefigui grande diuotione & emulatiònefintadi altre chiefe & popolidoue non c'era il fantifiimo facrar mento 1 & odeffo fi tiene con molto gloria de Iddio ; & confolatione & aumento differanzanette anime, & cuttodia delle medefìme terre & s'è cominciata àfrequentarla detta chiefa nofira di molte confefìioni,&> commuriionì con grande frut-r to detta gente Tortoghefa, & Ai quella detta terra. Si fece anche quetta Inuematagran copia del uerbo divino & dottrina chrittiana : &fi sé uiflo negli effetti gran frutto fiirituale netta gente, hauemo etiam accommodata la cafa nofiro d'habita rione per noi & d'un horto chefiuà facendo &fi toper continouar l edificio conueniente. il Tadre Francefo Terezjtopoi chefono uenu* toh . 58 Battiamo tutti in molto grand'obligo àv. B^. perhauerci mandato con tanta charità il Tadre. Tredicatore Ioanni di Mefchitaper medico dette anime nottre & confolatione di quelli che ttauano come la terra fenza aqua. & rendemo molte gratie & laudi à Dio 2s(. Signore Omnìpotente: che douefiauamo difinenficati di noi medefimi, fi ricordò di noi prouedendo atti bifogni nottri mandandoci chi con molto gran zelo di nofirafalute ci predicò fua finta parola,& ci diffe molto chiaramente & con molta charità tutte le uerità che erano neceffane & falutifere per la emendazione r de ogni uno dinota * •• Hauemo etiam fcritto à V. B^per farli intendere quanto abandonati&fionfolatierano tutti prima che detto Tadre qua ueriiffe, cheueramente li certifichiamo che poco mancauaper non effer noi conofiiuti chrittiani non ci rettando altro che li nomi & habiti de chriftiani effendo tutto il retto fmenticato,& con affai tepidezza reteneuamo alcune ufanze non per altro che per hauerle ufite nottri anteceffori, & dauano tanto mal eff empio déttarittanottra : & tenemmo tanto poca cura delle anime nottre & del feruigio divino, che li pagani che ci uedeuano, piupreflo s'obflinavana netta fua cecità chefimouefiinoper conuer tirfialla finta fede. Hauemo gran bifogno de chi ci dica la uerità H ij ,. v ••••, provincia & credo che habbino quelli differii gran de parte delle coronefie,&nel buono odore di firn apostolica iato. • i-i. CAVA-T0 D*VTs£A LETTELA ;- * detti cittadini di Dio,overo Calicvt, m per il Tadre Don Gonzalo prò « vinciate deWIndio. Zi habitatori di qvetta fortCT^ Za & città de Dio, mandamo à dir àV.B^& infieme al fanto Collegiofuo difan Tauh, che la pace diTs^.S. Iddio Omnipotentefìafempre con loro & con tutte le fie cofe & con molto amore pregamo lefu Chrifto crucififfò, che fempre li dia fuafintagraria per far con quel la femp re fuoferuitiofinto,<& accrefiere fua fonia & uera fede per ?naggior fua laude& gloria, amen : & cofi preghiamo la Vergine facrata fua benedetta madre, che preghi ilfiofigliuolo & re dentor nofiro confimi & faccia fempre durare quella fonta cafa & compagnia apoflolica accio che di quella efia la confolatione per li buoni, & etiam per li mali che uiuono nella qfcurità & igno rantia,&riefia la dottrina & lume detto legge emngelka,amen. novi detta terra :& tomi per amor del Signore auanti che noi ci raffreddiamo del caldo fanto che ci lafciò,& ci torniamo àfmenticare di noi ittefii & ad imbrattarci nel fango delle noftre miferie, &per le piage facratifiime di lefu Chritto li torniamo à domandar medico per nottre infermità: & guardi. V. B^. che fi non ce lo manda potria ef fere che Dio li mettefii àfuo conto li nottri peccati perche anche noifiamofiopopolo & chrittiani & fiamo appreffò di doue Stanno li predicatori che fono obligati à curar liferiti effendo chiamatì,& an che fenza effer chiamati glifogliono cercare.uengano adunche ad aiutarci che in un catur ò una fu fia in quindici di fi può di Goa venir in qm. Dopò quefta finita hoggi chefiamoà%\ .d'Ago fto 15 5 7 .arriuò à quetto porto la prima naue del (iretto di Mecca,&per la gratta de Dio ci da buo ne noue che li Barrii ouero Turchi non fono ufcithma che c'è molta guerra fra il Turcho & Bj dEthiopia & c'era morta gran gente d'una banda & altra: pur, che il I{e di Ethiopia era reftatofuperiore & quefto dice la prima Tslaue & che altre la feguitano. A ^7A A ££ I L F 1 J^E. * 4* . In Fenetiaper Michele Tramezzino. M D L I X. (beffe volte &checimottri noftri errori, & peccati,&ci con)efiy&ci faccia far penitenza: & ci admonifca : perche il f/nemicarci noi di Dio oltra di noftra malitianafce etiam di non haver chi c'infegni. Dice Chrifto Ts[oflro Signore,doman date & vifarà dato,battete & vi farà aperto, & cofi noi come feriti domandiamo à V. ]{.ci mandi curareh& come moleflati da li nemici domandiamo cifaccia aprir', accio non fiamo ammazzati fuora del par adifi,& per l'honor dellaficratifiima morte & pafiione de Chrifto crvcifixo Dio omnipotentepreghiamo àv. B^. ci mandi uri altrofratellodi quelfinto collegio per infegnare à quettopopoh, accio che -effendo noi infiggati diamo anche buono effempio alpopolo paga* no . Et con la gratto del Signore s'aumentarà fuo fanto fede & de noi &dehrona(cerà molto frut to : & Dio Sottro Signore darà il premio à chi manda femìnare,& al medefimo che femina, il quale domandiamofioil medefimo padre Ioanne di Mefihita che tiene efferientia già di noi & del la terra & coftumi di quetta.li diciamo etiam in bona uerità che neffuno pappiamo chepoffa venire che li faccia vantaggio nellafintaet bonetto vita, & tvtte le virtù religiofe : ne chi meglio & più chiaramente ci dica qvel che conviene : ne piv affi duo netta predicanone, confefiioni& dottrino chriftiana d'ogni di,per li fancivlli & chriftiani BRASILIANA DIGITAL ORIENTAÇÕES PARA O USO Esta é uma cópia digital de um documento (ou parte dele) que pertence a um dos acervos que participam do projeto BRASILIANA USP. Trata‐se de uma referência, a mais fiel possível, a um documento original. 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