L’ITALIA IN OPERA 2013/2014
IL FLAUTO MAGICO
(Die Zauberflöte)
Singspiel in due atti di Emanuel Schikaneder
Musica: Wolfgang Amadeus Mozart
Prima rappresentazione:
Vienna, Theater auf der Wieden
30 settembre 1791
IN BIBLIOTECA
SPIGOLATURE
TRAMA
L’ITALIA IN OPERA 2013/2014
IL FLAUTO MAGICO
Oltre al libretto vi proponiamo alcune letture di approfondimento che potete trovare presso la Biblioteca del CRAL o reperire presso
altre biblioteche:
SULL’OPERA:
- S. Greger-Amanshauser, C. Großpietsch, G. Ramsauer, Piacere, Mozart!, 2012, pagg. 105-106
- Aldo Nicastro (a cura di), Guida al teatro d’opera, 2011, pagg. 278-282
- Massimo Mila, Lettura del Flauto magico, 1989 e 2006 nuovo acquisto
- Giorgio Pestelli, Gli immortali, 2004, pag. 116
- Enrico Stinchelli, Mozart. La vita e l’opera, 1996, pagg. 110-116
- Rodolfo Venditti, Piccola guida alla grande musica – vol. 1, 1994, pagg. 149-150
- Michel Parouty, Mozart prediletto degli dei, 1992, pagg. 118-126, 152-155
- Michele Porzio (a cura di), Dizionario dell’opera lirica, 1991, pagg. 156-159
- Franco Sgrignoli, Invito all’ascolto di Mozart, 1991, pagg. 167-183
- Claudio Casini, Amadeus. Vita di Mozart, 1990, pagg. 241-251, 312-314
- René Leibowitz, L’affermarsi dell’opera completa nell’arte di Mozart, in Storia dell’opera, 1966, pagg. 79-84
- Clemente Fusero, Mozart, 1947, pagg. 313-319
- Il flauto magico (Die Zauberflöte): Singspiel in due atti di Emanuel Schikaneder / drammaturgia originale dei dialoghi di
Alessandro Baricco; musica di Wolfgang Amadeus Mozart; Torino: Teatro Regio, 2006
http://bct.comperio.it
TRA LE FONTI DEL LIBRETTO:
- August Jacob Liebeskind, Lulu o Il Flauto magico, 2000 nuovo acquisto
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IL FLAUTO MAGICO
SUL COMPOSITORE:
- S. Greger-Amanshauser, C. Großpietsch, G. Ramsauer, Piacere, Mozart!, 2012
- Massimo Mila, Mozart, Saggi 1941-1987, 2006
- Enrico Stinchelli, Mozart. La vita e l’opera, 1996
- Rodolfo Venditti, Piccola guida alla grande musica – vol. 1, 1994, pagg. 131-168
- Michel Parouty, Mozart prediletto degli dei, 1992
- Franco Sgrignoli, Invito all’ascolto di Mozart, 1991
- Claudio Casini, Amadeus. Vita di Mozart, 1990
- Alberto Basso (diretto da), Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. V, 1988, pagg.
223-278
- Gernot Gruber, La fortuna di Mozart, 1987
- René Leibowitz, L’affermarsi dell’opera completa nell’arte di Mozart, in Storia dell’opera, 1966, pagg. 59-85
- Clemente Fusero, Mozart, 1947
- Stendhal, Vita di Mozart, 1995
http://bct.comperio.it
http://sbam.erasmo.it
NARRATIVA E DINTORNI:
- Wolfang Amadeus Mozart, Lettere (a cura di Elisa Ranucci; introduzione di Enzo Siciliano), 2010
- Laura Mancinelli, Il fantasma di Mozart e altri racconti, [2005]
- Eduard Mörike, Mozart in viaggio verso Praga, 1991
- Laura Mancinelli, Amadé, 1990
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IL FLAUTO MAGICO
NUOVI ACQUISTI
Massimo Mila, Lettura del Flauto magico
Mozart, con Verdi, Beethoven e Brahms, fu la passione dominante del grande musicologo Massimo Mila. A Mozart egli dedicò
una mirabile sintesi interpretativa nella sua Breve storia della musica, e poi tutta una serie di "letture", cioè di minuziose, ma
limpide destrutturazioni della partitura di singoli melodrammi, dalle "Nozze di Figaro" al "Don Giovanni", fino a questo "Flauto
magico", appassionata guida all' "opera che ha lasciato più feconda traccia di sé nel teatro musicale tedesco".
August Jacob Liebeskind, Lulu o Il Flauto magico
Finora è restato in ombra l'autore di una fiaba, Lulu, o Il flauto magico, che dell'opera mozartiana è fonte e primo impulso. Il
protagonista di questa fiaba è il principe Lulu inviato dalla Fata Radiosa a recuperare l'acciarino d'oro, al quale obbediscono gli
spiriti di tutti gli elementi, rubatole dal Mago Dilsenghuin. Lulu, prescelto per la purezza del suo cuore non ancora turbato
dall'amore, viene munito di due armi magiche: un anello (che nell'opera mozartiana scompare) e un flauto «capace di
suscitare in chi ascolta l'amore o ogni sorta di passione insufflata da chi suona». Così Lulu, suonando il flauto, attira e affascina
gli uccelli e gli altri animali del bosco, ma anche lo stesso mago malefico. Dilsenghuin si appassiona tanto da cadere nella
trappola e ingaggiare Lulu al proprio servizio. Come prima impresa gli chiede di attirare a sé con la musica del flauto
addirittura la figlia della fata cui ha già sottratto l'acciarino d'oro. Da qui in avanti, il flauto è sempre protagonista, nella
magica riunione di animali, nella prova degli elementi acqua, terra, fuoco, nell'insorgere degli amori.
La fiaba di Liebeskind non è solo la premessa di una delle più grandi manifestazioni del genio musicale; essa è un divertimento
per adulti e per bambini, come tutte le vere e grandi favole; è un'esperienza che da sola ci trasporta in un mondo dove tutto è
possibile, ci fa provare la stessa emozione che ha spinto Schikaneder e Mozart a concepire il loro capolavoro.
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IL FLAUTO MAGICO
SPIGOLATURE
1/9
Che cos’è un «Singspiel»?
“Spettacolo musicale in lingua tedesca che alterna parti cantate con parti recitate. Per struttura il S[ingspiel] è quindi simile
all'opéra-comique francese, alla ballad opera inglese, alla zarzuela spagnola e all'operetta viennese, condividendone I'origine e
il carattere popolare. Il S[ingspiel] si distingue per una originale commistione di elementi favolistici (prediletti in epoca
preromantica e romantica) e caratteri realistico-popolareschi. Mentre anche in Germania il teatro colto dei secoli XVII e XVIII
era sotto l'influsso diretto dell'opera italiana, il S[ingspiel] occupava una posizione di secondo piano, relegato nei piccoli teatri,
coltivato da attori-cantanti-compositori oggi pressoché tutti dimenticati. Ma già nella seconda metà del XVIII secolo il genere
comincia ad essere nobilitato da musicisti come J. A. Hiller e Ditters von Dittersdorf e, poco più tardi, J. Haydn. Ai capolavori del
genere, di Mozart (Il ratto dal serraglio, 1782; Il Flauto magico, 1791), si fa in genere risalire la nascita di un teatro musicale
nazionale tedesco per lingua e carattere. Nel secolo successivo si rifanno alla struttura del S[ingspiel] il Fidelio di Beethoven e il
Freischütz di Weber.” (1)
Come nasce il «Flauto magico»
“L'occasione della composizione de Il flauto magico nacque da una curiosa coincidenza. Lavorava a Vienna una singolare figura
di impresario teatrale: Emanuel Schikaneder. Gestiva un teatro di tipo popolare, in cui si davano spettacoli adatti a colpire la
fantasia del popolo, a divertire con l'uso di complicate e sbalorditive macchine teatrali, a impressionare col magico e col
meraviglioso.
Schikaneder era anche attore e capocomico. Prendendo spunto da leggende, storie e poesie, aveva imbastito una vicenda
fiabesca e strampalata, nella quale si combinavano vari ingredienti di sicuro successo: belve e fenomeni naturali, personaggi
esotici e figure mitiche, il buono, il cattivo e il saggio, l'amore che vince con l'aiuto della magia (il flauto magico suonato da
Tamino), la cattiveria che viene sconfitta, le arcane cerimonie del gran sacerdote Sarastro e dei suoi adepti... Il personaggio di
maggiore spicco era Papagèno […]: strana figura di uccellatore, vestito di piume e annunciantesi con il suono di uno strumento
pastorale. Schikaneder si rivolse a Mozart perché scrivesse la musica di quest'opera. Mozart, attratto dal fascino magico della
vicenda e al tempo stesso spinto dal bisogno di guadagnare, accettò e si mise al lavoro. Ne uscì una musica prodigiosa, sia nella
varietà delle sue inflessioni, sia nella capacità di cogliere gli umori popolareschi attraverso la caratterizzazione musicale di
Papageno, personaggio di prorompente vitalità.” (2)
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(1) Enciclopedia della musica, Garzanti, 1976
(2) Rodolfo Venditti, Piccola guida alla grande musica - Volume I, Edizioni Sonda, 2003
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IL FLAUTO MAGICO
SPIGOLATURE
2/9
Dove viene composto il «Flauto magico»
“Conoscendo la sua [di Mozart, ndr] pigrizia, o piuttosto la sua volubilità, Schikaneder, per tenerlo sotto controllo, sbarazza per
lui il piccolo Gartenhaus nel cortile del Freihaus, proprio accanto al teatro: un padiglioncino di legno, poco più grande che
un'edicola da giornalaio […].” (1)
“È cosa nota che buona parte del Flauto magico venne composta in questa sorta di ampia edicola, utilizzata da Mozart anche
per le prove al cembalo coi cantanti e che, secondo le malelingue, fungeva a tempo debito anche da alcova. […] Il gossip
musicologico si compiace di rammentare le avventure che distrassero dall'ipocondria e dagli umori saturnali il nostro
compositore nel momento di maggior creatività della sua vita, quando Constanze era a Baden a curarsi il piede malato, serate
allietate dagli ottimi vini forniti da Schikaneder.” (2)
Le fonti letterarie del libretto
“Le fonti letterarie che hanno più direttamente influenzato il librettista sono sostanzialmente due: il romanzo Sethos di J.
Terrasson, e la favola Lulu, oder die Zauberflöte di J. A. Liebeskind. Il romanzo di Terrasson, Sethos, histoire ou vie tirée des
monuments, anedoctes de l'ancienne Egipte, traduite d'un manuscript grec venne pubblicato a Parigi nel 1731, e tradotto quindi
in tedesco una prima volta nel 1732 ed una seconda nel 1778, ad opera del poeta massone Matthias Claudius. Il romanzo ebbe
grande influenza negli ambienti massonici, e Die Zauberflöte gli è debitore in non pochi aspetti: nel riferimento ai riti egizi, nelle
preghiere a Iside e a Osiride, nelle prove di iniziazione. Ancor più diretta è la derivazione dalla Lulu di Liebeskind, pubblicata nel
1786 da Wieland in una raccolta di fiabe orientali dal titolo Dischinnistan, oder auserlesene Fee und Geister-Märchen: la trama
della favola prevede infatti un principe inviato dalla Regina delle fate a salvare la figlia prigioniera di un mago malvagio, con
l'aiuto di un flauto, un anello ed un glockenspiel [Glockenspiel = carillon, ndr] magici. Questo tipo di argomento, in effetti, si
inseriva nel vasto filone della Zauberoper, l'opera di magia, che andava diffondendosi sempre più nei teatri tedeschi e godeva il
crescente favore del pubblico, che apprezzava soprattutto i mirabolanti effetti che la messa in scena sapeva offrire nella
rappresentazione del magico.” (3)
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(1) Massimo Mila, Lettura del Flauto magico, Einaudi, 1989 e 2006
(2) Francesco Attardi, Viaggio intorno al Flauto Magico, Libreria Musicale italiana, 2006
(3) Franco Sgrignoli, Invito all’ascolto di Mozart, Mursia, 1991
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IL FLAUTO MAGICO
SPIGOLATURE
3/9
A proposito del capovolgimento della trama nel «Flauto magico»
“Sul più bello della preparazione dell'opera sarebbe scoppiato come una bomba, nel teatro della Leopoldstadt, il successo d'una
commedia, Kaspar der Fagottist, oder die Zauberzither di Joachim Perinet, buon autore di teatro popolare, con musica di
Wenzel Müller (1759-1835). La commedia, rappresentata l'8 giugno 1791 dalla compagnia del concorrente e rivale Marinelli, si
atteneva anch'essa strettamente alla fiaba Lulu del Wieland, con poche insignificanti varianti […]. Ma la storia, in sostanza, era
la stessa, consistendo nella liberazione della principessa dalla prigionia in cui la teneva il cattivo mago.
Secondo il racconto tradizionale, Schikaneder e Mozart, colpiti da questo autentico infortunio teatrale, sarebbero corsi
precipitosamente ai ripari per non incorrere nella taccia di supina imitazione, e senza modificare in nulla la musica delle prime
scene già composte (salvezza di Tamino ad opera delle tre Dame, consegna del ritratto e incarico di liberare Pamina dalle mani
del mago) decisero di rovesciare la vicenda ad azione già avanzata, facendo della Regina Astrifiammante una perfida strega, e
del mago (che in quest' occasione ricevette il nome di Sarastro, corruzione di Zoroastro, con allusione alle fonti di antica
saggezza orientale) un gran sacerdote d'lside, ministro e interprete di sovrumana saggezza. Delle necessarie modificazioni
sarebbe stato incaricato Ludwig Giesecke, attore della compagnia Schikaneder, abitualmente impiegato per simili ritocchi,
grazie alla sua cultura e attitudine alla scrittura teatrale.” (1)
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(1) Massimo Mila, Lettura del Flauto magico, Einaudi, 1989 e 2006
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IL FLAUTO MAGICO
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4/9
Il «Flauto Magico» per lo spettatore italiano
“[…] Il fattore linguistico non è la sola causa della difficoltà che prova l'ascoltatore italiano ad accostarsi al Flauto magico e a
penetrarne il segreto. […] Conta, ma non è tutto. Anche un ascoltatore italiano che padroneggi perfettamente il tedesco […]
non si sottrae a quel senso di smarrimento, per non dire di delusione, che generalmente si accompagna al primo contatto col
Flauto magico.
[…] Si potrebbe dire che si ha l'impressione di cadere dalla matura perfezione d'un teatro per adulti all'ingenuità d'una fiaba per
bambini. Nei tre capolavori scritti sui libretti italiani che Lorenzo Da Ponte gli aveva apprestati, Mozart aveva sollevato l'opera
comica settecentesca alla piena dignità della commedia, nel segno di un realismo psicologico miracolosamente attuato in seno
alle strutture musicali. […]
Ora nel Flauto magico tutto questo meraviglioso patrimonio di cultura e d'arte […] viene improvvisamente lasciato cadere. Dalla
dignità della commedia, dall'altezza della ragione tutta spiegata, si precipita improvvisamente al livello puerile della farsa e
della fiaba. Il fantastico sostituisce il realismo, colorandosi d'una vena di comicità buffonesca. […] La tentazione è fortissima, per
lo spettatore italiano, di pensare che il povero Mozart, ridotto all'estremo della miseria, accettò come un'ancora di salvezza
l'invito d'un vecchio amico a scrivere un Singspiel per un teatro popolare di periferia […]. Niente sarebbe più falso che questo
modo di vedere. Mozart scrisse Il flauto magico con la gioia di una piena adesione. […].
Le riserve che lo spettatore italiano può essere indotto ad avanzare circa la bassa estrazione culturale di questo spettacolo da
barriera, imbottito di filosofia mitologizzata, si fondano in parte in una differente concezione della vita, del teatro e della
cultura. […]
Queste differenze di cultura e di gusto sono forse invalicabili? No, si superano benissimo, per l'appunto con un supplemento di
cultura. Ecco perché a quest'opera, difficile per eccesso di facilità, bisogna accostarsi con una certa preparazione, come se si
trattasse d'una severa e complessa opera di pensiero.” (1)
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(1) Massimo Mila, Lettura del Flauto magico, Einaudi, 1989 e 2006
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5/9
Beethoven e Goethe sul «Flauto Magico»
“Si è tentati di attribuire a motivi nazionalistici l'enorme pregio che al Flauto magico viene attribuito nei paesi di lingua tedesca.
Beethoven, com'è noto, lo considera il capolavoro di Mozart, mentre aveva parecchie riserve da avanzare su quella che a lui
pareva la frivolezza delle Nozze di Figaro e la sconvenienza morale del Don Giovanni. Il suo giudizio negativo di tali soggetti non
poteva fare a meno di riverberarsi sulla musica. Invece l'adesione di Beethoven al Flauto magico era incondizionata,
entusiastica: letteralmente ci viveva dentro e lo mescolava alla propria esperienza umana, chiamando «la Regina della Notte»
l'invisa cognata alla quale strappò la tutela del nipote Carl, dopo la morte del fratello. […]
Goethe, che divisò perfino di scrivere un seguito del Flauto magico, senza poi condurlo a termine, ha lasciato un monito
terribile contro la presunzione intellettuale di chi volesse deplorare la puerilità di quel soggetto d'opera, o peggio, farsene
beffe. Affermò infatti volerci assai più intelligenza a comprendere il senso profondo dell'ibrido libretto di Schikaneder, che non
a rilevarne le evidenti incongruenze.” (1)
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(1) Massimo Mila, Lettura del Flauto magico, Einaudi, 1989 e 2006
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6/9
Giudizi sul «Flauto magico»
“Non esiste opera lirica che abbia raccolto giudizi e interpretazioni così discordanti, offrendo spunti di esaltazione o di critica:
c'è chi dà all'opera una valenza puramente seria e massonica e chi ne vede il valore nella componente semplice ma
profondamente umana di Papageno. L'esegesi oscilla tra l'opera iniziatica scritta per rilanciare la massoneria austriaca in crisi e
la pièce dissacratoria, dove gli autori sembra abbiano voluto farsi beffa delle società segrete.
Il Flauto magico si presta ad esser letto in modi diversi: possiamo rivoltarlo come una clessidra, osservarlo dal dritto e dal
rovescio; i contradditori sono complementari, gli opposti coincidono. […]
Gli esegeti, spesso l'un contro l'altro armati, hanno tutti ragione: l'equivoco nasce dal fatto che prendendo partito per una tesi,
si rinnega l'altra e non ci si rende conto che Mozart si sta prendendo gioco di noi. Egli crede profondamente negli alti ideali etici
espressi da Sarastro, ma simpatizza sotto sotto per Papageno: Wolfgang è in fondo l'uno e l'altro assieme. Da un lato mette in
scena il mondo rituale, dall'altro sembra dirci di non prenderlo troppo sul serio; gli episodi burleschi dell'Uccellatore appaiono
come un anticlimax al dramma esoterico. […]
Influenzato dalle società segrete e dagli alchimisti che costellavano la sua loggia, Mozart, cultore di enigmistica e attratto dal
mondo dell'arcano, crea con il Flauto magico una sottile e sofisticata operazione: attraverso il gioco […] lancia messaggi e verità
esistenziali e sociali. Il tutto può essere, al tempo stesso, negato oppure considerato una burla, in modo tale che il contenuto
appaia innocuo.” (1)
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(1) Francesco Attardi, Viaggio intorno al Flauto Magico, Libreria Musicale Italiana, 2006
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7/9
Il «Flauto magico» è un’opera massonica?
“Certo, gli elementi della triade, una costante di tutti i riti massonici, fanno la loro comparsa fin dai tre accordi ripetuti
dell'ouverture, affidati ai solenni ottoni (ogni cerimonia massonica, com'è noto, ha inizio subito dopo i tre colpi di mazzuolo del
Maestro). Per altre tre volte nel corso dell'opera udremo risuonare quei mistici rintocchi; tre sono le repliche della frase di
Sarastro sull'amicizia, tre sono le Dame della Regina, tre i Genietti, tre i templi in cui giunge Tamino (il neofito) nella quarta
scena del l atto (Tempio della Sapienza, della Ragione e della Natura). Per non dire delle tre più importanti figure del rito
d'iniziazione massonico, il Venerabile (Sarastro), l'Oratore (Der Sprecher, basso) e i due Sorveglianti (i due uomini armati,
tenore e basso), puntualmente presenti nell'opera mozartiana.” (1)
Inoltre “l'insistenza sul numero 18 (nella numerologia mozartiana, va letto 1 + 8 = 9, multiplo del fatidico 3) che ricorre in vari
momenti dell'opera: Sarastro appare alla diciottesima scena del primo atto; il suo seguito è formato, all'inizio del secondo atto,
da diciotto sacerdoti i quali cantano l'inno «O Isis und Osiris», la cui prima sezione è lunga diciotto battute; diciotto anni si
attribuisce la vecchia orrenda che Papageno incontra alla fine dell' opera e che si trasforma nella giovane e graziosa Papagena
nella quale l'uomo-uccello troverà finalmente l'anima gemella.” (2)
“Molti hanno voluto vedere nella figura della Regina la personificazione dell'intransigente Maria Teresa, nemica giurata dei
Freimauern austriaci, il cui regime autoritario e antimassonico si riproponeva nella persona del figlio, Leopoldo II. […] Si
potrebbero tirar fuori altri elementi riferiti alla simbologia massonica ma è un gioco pericoloso. […] Il Flauto magico è e resterà
sempre un meraviglioso Singspiel tedesco, il più bello, frutto d'una fantasia e d'un senso poetico che con la loro potenza
annientano qualunque allegoria, simbolismo o celebrazione massonica.” (1)
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(1) Enrico Stinchelli, Mozart. La vita e l’opera, Newton & Compton, 1996
(2) Claudio Casini, Amadeus. Vita di Mozart, Rusconi, 1990
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IL FLAUTO MAGICO
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8/9
Mozart dirige la prima del «Flauto magico»
“La prima esecuzione (30 settembre 1791) la diresse Mozart personalmente «in segno di stima verso il benevolo e
pregiatissimo pubblico e di amicizia verso l'autore», come ebbe a specificare il manifesto teatrale. […]
Dopo l'ouverture il pubblico rimase chiuso in un silenzio pieno di attesa. […] Anche dopo il primo atto, la sala gremitissima
persistette nel gelido silenzio, tanto che Mozart corse in palcoscenico pallido e smarrito e Schikaneder lo dovette
tranquillizzare. Alla fine il pubblico si animò e lo chiamò fuori; ma Mozart voleva rimanere nascosto, e soltanto a stento fu
infine tratto alla ribalta. L'agghiacciante riserbo dei viennesi aveva profondamente scosso i suoi nervi ammalati.
Schikaneder se la prese con maggior disinvoltura. Senza affatto preoccuparsi del fiacco successo né della velenosa stoccata di
un foglio viennese che si era compiaciuto di sottolineare come «malgrado tanto scialo di mezzi, la nuova commedia di
macchine non avesse conseguito il successo sperato», incominciò senz'altro, nel suo stesso interesse e con la grande pratica di
teatro che lo distingueva, a forzare l'opera. Già fin dalla seconda esecuzione, diretta ancora da Mozart, il pubblico si riscaldò
sensibilmente. E da allora l'affluenza del pubblico aumentò in misura tale che, nello stesso mese di ottobre, Schikaneder poté
fissarne ben ventiquattro repliche. Il flauto magico divenne il lavoro di maggior successo del suo repertorio. Nel novembre del
1792 ne fu annunziata la centesima, tre anni dopo la duecentesima replica.” (1)
Mozart si diverte a suonare il carillon di Papageno
“Nelle lettere dirette [alla moglie, ndr] a Baden circola, insieme con la consueta ansia di affetto, tutta una serie di notizie e di
racconti vivaci.
Nella notte del sabato tra l'8 e il 9 ottobre [1791]: «Sono salito sul palcoscenico al momento dell'aria di Papageno con il carillon,
perché oggi avevo voglia di suonarlo io stesso. E allora ho fatto uno scherzo: nel punto in cui Schikaneder [nella parte di
Papageno] ha una pausa, ho suonato un Arpegio; lui si è spaventato, ha guardato sulla scena e mi ha visto. Quando la pausa si è
ripetuta per la seconda volta non l'ho fatto; lui però si è fermato e non voleva più andare avanti. Ho indovinato il suo pensiero e
ho suonato un altro Accord; allora lui ha dato una botta al carillon e ha detto "Chiudi il becco" e tutti hanno riso». (2)
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(1) Bernhard Paumgartner, Mozart, Einaudi, 2006
(2) Claudio Casini, Amadeus. Vita di Mozart, Rusconi, 1990
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IL FLAUTO MAGICO
SPIGOLATURE
9/9
La prima rappresentazione del “Flauto magico” a Torino
Circa “mezzo secolo è trascorso dalla prima rappresentazione torinese del Flauto magico, svoltasi il 22 novembre 1958 al
Teatro Carignano. Che un'opera di tale importanza ed oggi così presente sulle scene di tutto il mondo possa essere arrivata
tanto tardi nella nostra città è fatto che potrà forse sorprendere molti. Non era andata così per altri capolavori mozartiani di
primissimo piano come Don Giovanni, Cosi fan tutte, Le nozze di Figaro, tutti apparsi nel primo Ottocento. E persino Il ratto dal
serraglio anticipa Il flauto magico di una decina d'anni (Teatro Carignano, 1947). Va anche detto che all'epoca la notizia passò
sotto silenzio, molto probabilmente perché ignorata. […] A parziale giustificazione del lungo oblio può essere peraltro addotta
l'intera storia esecutiva italiana del Flauto magico. Nell'Ottocento - secolo in cui soltanto Don Giovanni circolò con una certa
continuità - se ne contano appena tre edizioni: a Milano, Teatro alla Scala, nel 1816; a Firenze, Teatro di Santa Maria, nel 1818;
a Napoli, Teatro La Fenice, nel 1827. […] A rigore […] il primo Flauto magico torinese nasce in studio nel 1948 (forse alla
presenza di invitati, com'era consuetudine), destinato alla diffusione radiofonica. Di fatto e in modo completo, cioè in forma
scenica e anche in lingua originale, il pubblico potrà conoscerlo dieci anni dopo, come s'è detto. Tardivamente, certo, ma con il
conforto di esecutori di primissimo ordine, tra i migliori che all'epoca si potessero desiderare. Infatti l'Ente Regio, nella cui
stagione l'opera fu programmata, ebbe la felice idea di rivolgersi alla Staatsoper di Vienna, che confezionò per Torino una
compagnia fatta di artisti [di prim’ordine].” (1)
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(1) Giorgio Rampone, «Il flauto magico» a Torino in Il flauto magico (Die Zauberflöte): Singspiel in due atti di Emanuel Schikaneder /
drammaturgia originale dei dialoghi di Alessandro Baricco; musica di Wolfgang Amadeus Mozart; Torino: Teatro Regio, 2006
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IL FLAUTO MAGICO
TRAMA
1/2
Atto I. - Paesaggio roccioso nelle vicinanze di un tempio, nell'antico Egitto. Il principe Tamino è inseguito da un serpente ma tre
donne velate escono tempio e lo mettono in salvo uccidendo il serpente; si avvicina uno strano personaggio vestito di piume,
l'uccellatore Papageno, il quale si vanta con Tamino, che ha ripreso i sensi, di averlo salvato; riappaiono le tre dame velate che
subito lo sconfessano e gli tappano la bocca con un lucchetto. Quindi mostrano a Tamino il ritratto di una fanciulla, Pamina,
figlia della loro sovrana Astrifiammante, Regina della Notte; Tamino se ne innamora al solo mirarne il ritratto e poi viene
attratto dall'apparizione, tra lampi e tuoni, della Regina, la quale lo incita a liberare la figlia dal malvagio Sarastro che l'ha rapita
e la promette in sposa al giovane in caso di vittoria. Egli accetta. Scomparsa Astrifiammante, le dame donano a Tamino un
flauto d'oro dai poteri magici che lo soccorrerà nell' ardua impresa e, tolto il lucchetto a Papageno, gli porgono un carillon,
anch'esso fatato, imponendogli di accompagnare Tamino.
In una sala del palazzo di Sarastro Pamina è appena sfuggita alle insidie del lascivo moro Monostatos quando giunge Papageno
il quale, fatto fuggire il moro atterrito dal suo aspetto piumato, confida alla giovane che il principe Tamino ha avuto incarico
dalla di lei madre di liberarla.
La scena si muta in un boschetto, ove Tamino, accompagnato da tre fanciullini, è arrivato davanti a tre templi: sono le residenze
della Ragione e della Natura, alle quali egli non può avere accesso, e quella della Sapienza, le cui porte invece gli si spalancano.
Un sacerdote spiega al giovane principe che egli è stato fuorviato dalla Regina della Notte, in quanto Sarastro non è l'essere
malvagio da lei descritto ma un saggio signore che governa il luogo e ha sottratto Pamina alle maligne influenze della madre per
superiori ragioni. Il principe dunque si dà alla ricerca della fanciulla e si accompagna al flauto facendo sbucare dal bosco una
miriade di animali selvaggi che lo ascoltano incantati; anche Papageno, che scorta Pamina, si esercita sul suo carillon, ma
curiosamente ai due giovani innamorati non è dato di incontrarsi. Anzi è Monostatos che, giunto in compagnia di schiavi, tenta
di catturare di nuovo la giovane e ne è impossibilitato dall'astuta mossa dell'uccellatore che suonando il proprio carillon
costringe gli assalitori a danzare come automi. Appaiono a tal punto Sarastro e il suo séguito e Pamina si duole con lui della
fuga, causata dalle cattive intenzioni di Monostatos; Sarastro ordina che il moro venga punito nonostante costui si presenti con
Tamino prigioniero. Impone poi che i due giovani finalmente si incontrino e promette loro le nozze se Tamino saprà superare le
prove della iniziazione. Indi lo conduce al tempio fra l'esultanza del coro.
ALL’INIZIO
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L’ITALIA IN OPERA 2013/2014
TRAMA
IL FLAUTO MAGICO
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Atto II. - Un bosco di palme. Sarastro e i sacerdoti invocano Iside e Osiride affinché aiutino Tamino ad affrontare il suo percorso
iniziatico; la prima delle prove sarà il silenzio qualunque cosa accada, e il giovane principe la supera malgrado il contrasto delle
dame di Astrifiammante che tentano di indurlo a parlare e nonostante lo scetticismo di un impaurito Papageno cui è stato
intimato di accompagnarlo. Frattanto Monostatos rinnova le sue insidie a Pamina addormentata ma è scacciato dall'intervento
della Regina della Notte, la quale consegna alla figlia un pugnale perché ella uccida Sarastro e poi scompare. Pamina è dubbiosa
e l'incontro con Sarastro, che ha di nuovo allontanato Monostatos, le insinua un sentimento di fratellanza e saggezza.
La scena si sposta in un atrio del tempio con ruderi di colonne e piramidi. Tamino e Papageno avanzano incappucciati e ancora
in silenzio, ma il piumato uccellatore è sconvolto dalla paura, anche perché un rombo di tuono gli ha fatto apparire una vecchia
che sparisce allorché egli le chiede il nome. Tre fanciulli recano ai due una tavola imbandita perché possano rifocillarsi durante
il viaggio; Papageno divora il tutto con gioia, mentre Tamino medita malinconicamente e suona il suo flauto. Sopraggiunge
Pamina, cui egli però non può rivolger parola per non incorrere nella violazione del percorso di iniziazione, e la fanciulla ne è
addolorata credendo che egli non la ami più. Nell'antro delle piramidi Sarastro esorta i due candidati a portare pazienza perché
molte sono ancora le prove da superare per giungere alla meta; Papageno non ne è per nulla entusiasta e medita sul piacere
che gli darebbe incontrare infine una ragazza con cui poter flìrtare, quando gli riappare la vecchia che si tramuta in una
splendida fanciulla. Egli tenta di abbracciarla e quella svanisce ancora una volta. In un giardino Pamina, credutasi abbandonata
dal suo principe, tenta di uccidersi e ne viene distolta dai tre fanciullini, che la rassicurano sui sentimenti di Tamino.
Quest'ultimo è frattanto giunto nei pressi di un paesaggio montuoso e, scortato da due uomini in armi, arriva davanti a un
cancello oltre il quale si scorgono alte fiamme e una cascata; sono le ultime e supreme prove del fuoco e dell'acqua ed egli le
affronta adesso avendo Pamina al fianco, e supera le prove coll'ausilio del suono del suo flauto. Papageno, intanto, si dispera
per avere perso le tracce della bella fanciulla e i tre fanciullini gli suggeriscono di suonare il carillon: rispunta Papagena e
ambedue si abbracciano felici ripromettendosi una schiera di piccoli Papageni. La Regina della Notte, accompagnata da
Monostatos e dalle sue dame, tenta un ultimo, vano assalto al tempio al fine di uccidere il grande nemico Sarastro, ma tutti
vengono inghiottiti da un terremoto; immediatamente una forte luce esplode nel buio e Sarastro potrà festeggiare coi sacerdoti
la vittoria della luce sulle tenebre e le nozze fra Tamino e Pamina, accolti infine nel regno della sapienza.
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da: Aldo Nicastro (a cura di), Guida al teatro d’opera, Zecchini, 2011
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