Margherita Oggero
Perduti tra le pagine
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Perduti tra le pagine
di Margherita Oggero
Collezione Libellule
ISBN 978-88-04-62867-5
© 2013 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
I edizione aprile 2013
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Perduti tra le pagine
A tre fiori: Viola Dalia Camelia
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Il bisogno di storie per un bambino
non è meno vitale del bisogno del cibo.
paul auster, L’invenzione
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della solitudine
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«La naiba, accidenti, niente che quadri!»
Codrina ha un moto di disappunto e si mordicchia le unghie in cerca di soluzione.
Ha consultato su internet il sito del Salone del libro e ha visto che venerdì 11 maggio alle 15 Mircea
Cărtărescu, il suo scrittore preferito, terrà un incontro nello spazio di Casa Romania, ma ha anche letto
che il servizio di baby-sitting letterario al Bookstock
Village comincerà solo alle 16.
E purtroppo non basta, perché alle 16 di venerdì
Leone deve essere da Cindy e:
a) la lezione di inglese non si può né saltare né spostare, se no la vipera è capace di piantare una grana;
b) sempre nel pomeriggio di venerdì Gloria tornerà dalla clinica con la bambina;
c) Leo avrà la luna storta e sarà intrattabile.
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Insomma, un bel casino, ma lei l’incontro con Mircea Cărtărescu non vuole perderlo per nessun motivo e no, si dice, orice s-ar intampla, non esiste proprio che ci rinunci.
Fa un giro di telefonate, si informa e alla fine
si accorda con Raluca, una sua ex compagna di
università.
Nella seconda giornata di apertura del Salone,
il piazzale davanti al Lingotto è gremito di scolaresche di ogni età in attesa di entrare. Nella brezzolina tiepida del mattino si intrecciano pigolii
bisbigli ciarle urletti risate grida richiami, mentre maestre e professori già accaldati si affannano a ricomporre le fila delle loro ondeggianti e
sparpagliate ciurme. Le code davanti alle biglietterie sembrano serpentoni che si crogiolano sotto
il sole primaverile.
Codrina, incurante dei passi riottosi di Leo che,
incuriosito dalla folla dal luogo e dal vociare, trascina i piedi, si dirige risoluta all’ingresso espositori
ed esibisce il pass che le ha procurato la sua amica,
ma viene fermata dall’addetto al controllo:
«E il bambino?»
«È mio fratello. Ho bisogno di lavorare, stamattina
non so dove lasciarlo. Lo tengo nello stand con me.»
Il bambino alza gli occhi a guardarla e sta per dire
qualcosa, ma una strizzata di mano lo dissuade.
«Va bene, entrate. Anch’io ho bisogno di lavorare.»
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«Hai detto una bugia e stanotte ti cresce il naso»
puntualizza Leo subito dopo.
«Ce ne vogliono tre di fila per farlo crescere.»
«Non è vero, ne basta una.»
«Al mio Paese tre.»
«Ma sei in Italia.»
«Sì, ma per me valgono le leggi romene.»
«Ah» fa Leo a corto di argomenti. Ma riparte subito: «Voglio un Twix».
«Ne hai già mangiato uno dopo colazione.»
«Ne voglio un altro.»
«Ma poi prometti che stai buono? Che leggi il libro e non dai fastidio a Raluca?»
«Prometto. Guarda.»
Incrocia davanti alla bocca gli indici di destra e
sinistra e fa giurin-giuretta.
Codrina gli consegna il Twix, che Leo si mette
in tasca, poi si piega a stampargli un bacione sulle guance.
G
loria si osserva i piedi. Giusto per non avvertire troppo il doloroso fastidio che le procura l’allattamento di Marta. È un’idrovora, non una lattante,
pensa. La guarda distrattamente: grinzosa, rossa per
lo sforzo del succhiare, quasi calva. Bruttina, come
quasi tutti i neonati. Speriamo che crescendo migliori, come è capitato a suo fratello.
Sono proprio belli i miei piedi, si compiace invece: le dita digradanti in scala dall’alluce a... allu13
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ce melluce trillice pondolo mellino, sì, al mellino;
la pelle morbida e liscia, nessuna asperità e unghie
perfette, farebbero impazzire un feticista podofilo
e però Daniele non li considera e non me li bacia
mai. L’unica parte del corpo che non ha subito danni, l’unica che non mi tocca restaurare. Creme gel
lozioni ma soprattutto sfiancarsi con la ginnastica,
sperando che basti. Però gravidanze stop, ho già
dato, voleva la coppia e io gliel’ho scodellata giusta
giusta, ma finisce qui. Lui, a dispetto dell’apparenza, è nato pater familias, io invece tutto questo bisogno di figliolanza non l’ho mai sentito tanto, forse mi sarebbe venuto più avanti, chissà.
Stacca dal seno sinistro la bambina che subito mugola e poi piange, l’attacca sbuffando a quello destro e si chiede se avrà davvero la pazienza di lasciarsi mungere per sei mesi, come le ha ripetuto il
neonatologo il giorno prima.
Appena sono scesi dal pulmino dell’asilo, Loretta
ripete le raccomandazioni:
«Tenete sempre il berretto in testa e non sfilatevi
dal collo la targhetta di riconoscimento. Capito?»
«Sììì» cantilenano in coro i bambini.
Poi si avviano in fila per due attraverso il piazzale e da lì verso l’ingresso, una maestra in testa e
l’altra in coda al drappello. Portarli in giro è sempre
una responsabilità che genera una certa inquietudine, perché i bambini sono imprevedibili e accampa14
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no necessità varie nei momenti meno opportuni: gli
scappa la pipì o la cacca, hanno sete o fame, caldo o
freddo, le scarpe da allacciare, il naso da smoccolare, un bruscolo che gli irrita un occhio. E hanno la
tendenza a uscire dal gregge, pecorelle indisciplinate senza un cane da pastore per rimetterli in riga,
ché le maestre di dentate ai garretti non ne possono dare. E neppure uno scapaccione, se no finiscono sui giornali e poi in galera.
Per facilitarsi un po’ la vita (e perdere gratis due
ore del proprio tempo), Pamela, l’altra maestra,
si è procurata i biglietti il giorno prima, così possono entrare subito evitando la coda agli sportelli, dirigersi verso il Bookstock Village – l’area allegra e colorata destinata ai ragazzi e ai bambini
all’esterno del Lingotto vero e proprio – e prendere posto tranquilli e comodi per il primo laboratorio della giornata.
Padiglione 3 corridoio S del Salone. Leo conti-
nua a guardarsi intorno meravigliato: tanti libri
così, nelle loro case o casette, non li ha mai visti. È
come un bosco, o una foresta, ma tutta ordinata,
con viali larghi e sentieri più stretti, e invece dei
funghi delle castagne delle foglie e dei fiori ci sono
libri libri e libri. Grandi e piccoli, con le copertine
di tutti i colori. Vorrebbe fermarsi, curiosare, ma
gli viene impedito.
«Siamo praticamente arrivati, vedi?» dice Codri15
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na. «Tu leggi il libro che ti ho comprato ieri, stai lì
buono buono, poi io torno a prenderti e ci facciamo
un bel giro.»
«Torni quando?» chiede Leo.
«Presto.»
«E dove vai?»
«A incontrare una persona.»
«Un tuo amico?»
«Be’... più o meno.»
«Il tuo fidanzato?»
«No, Liviu sta in Romania, te l’ho detto tante
volte.»
«Ma è contento che vai a incontrare sto amico?»
«È uno scrittore importante, si chiama Mircea
Cărtărescu, lo conosce anche lui.»
«Che libri scrive?»
«Romanzi, racconti, poesie.»
«Me ne fai leggere uno?»
«Non sono da bambini, troppo difficili.»
Intanto sono arrivati allo stand dove lavora Raluca. Un lavoretto precario, ovvio, ma meglio di niente.
«Lui è Leo, Leone» lo presenta Codrina.
«Ciao Leo, ti ho messo uno sgabellino lì nell’angolo, così puoi leggere comodo» dice Raluca.
«Che libri vendi?» domanda lui.
«Non credo che ti possano piacere, parlano di agricoltura e zootecnica, roba così. Ma hai il tuo, no?»
La zootecnica lui non sa cosa sia, ma rinuncia a chiedere, si siede immusonito sullo sgabel16
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lo e non saluta Codrina, che se ne va facendogli
l’occhiolino.
«Perché non vuoi darmi lavoro, perché?» insiste
l’uomo.
«Non hai il permesso di soggiorno» risponde
Manuela.
«Ma io faccio tutto, muratore piastrellista idraulico, io capace...»
«Me l’hai già detto, ma non sei in regola con i documenti, non posso aiutarti.»
«Io ho bisogno, non capisci?»
«Certo che capisco, ma non posso davvero. Non
dipende da me, purtroppo.»
«Ho moglie e bambino, io ho bisogno di lavoro!»
Manuela sbircia l’orologio: sono poco più delle dieci e mezzo ed è già sfinita. Sfinita dai no che
deve dire, dalle facce disperate o rassegnate o incazzate degli uomini che aspettano di essere ricevuti da lei. Tutti lì a fare la fila, a mendicare occupazioni precarie e malpagate divenute sempre più
rare. Le donne, anche senza i documenti in regola,
riescono a sistemarsi più facilmente grazie al passaparola: colf badanti sguattere, e infatti in agenzia
di extracomunitarie ne vengono poche.
«Qualunque lavoro, di giorno, di notte...»
Manuela osserva l’uomo con più attenzione:
quarant’anni, più o meno, faccia sciupata ma fisico
davvero robusto. Iracheno o iraniano, non ricorda
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bene, comunque di quelle parti lì. Negli occhi ha la
tristezza di mezzo mondo.
«Sai dov’è piazza Cerignola?»
«No.»
«La chiamano anche piazza Foroni. C’è un bar con
un’insegna verde, chiedi del signor Mario.»
«Lui mi dà lavoro?»
«Forse.»
«Dico che mandi tu?»
«No, meglio di no.»
L’uomo ringrazia e si allontana, Manuela apre il
thermos, si versa un bicchiere di tisana depurativa all’ortica e al tarassaco, pensa a Minuccio che a
quell’ora è al Salone del Libro e a Saverio che è in
macchina o in una sala d’attesa chissà dove.
Certo, ascoltarlo parlare di Nostalgia sarebbe stato
bello, perché è un libro che Codrina adora, però in
compenso tra poco il suo scrittore preferito riuscirà ad avvicinarlo da sola, e gli dirà quanto le sarebbe piaciuto essere stata sua allieva all’Università
di Bucarest, ma in quegli anni purtroppo era ancora alle scuole primarie e, anche se più tardi ha seguito le sue conferenze e presentazioni, non è stata la stessa cosa che averlo avuto come professore.
Fortuna che Raluca è riuscita a sapere da una sua
amica che stamattina Mircea sarà a Casa Romania,
anche se il programma prevede il suo intervento
solo nel pomeriggio, e Codrina intanto rivede nel
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ricordo gli ochii de vrăjitor, gli occhi stregoneschi,
che tanto l’hanno fatta sognare. Anche a sproposito, quando al liceo si annoiava durante le spiegazioni insulse del professor Ghioane e, cercando di
ripararsi dai suoi sputacchi, immaginava una love
story con Mircea fitta di particolari erotici. A letto
insieme, ad esempio, lei con l’emozione della sua
prima volta e lui con la sicurezza al contempo tenera e smaliziata dell’esperienza. La differenza di
età, lui che le poteva essere padre? Meglio con lui
che con un coetaneo goffo e sbrigativo, come invece era accaduto. E come avvenimento non era stato certo un granché.
Davanti a Casa Romania (un grosso stand a due
piani dove è esposta buona parte della produzione
libraria del Paese, quest’anno ospite speciale del Salone), Codrina sente il cuore che le batte forte, quasi
si trattasse davvero di un incontro amoroso, e alle
soglie della trentina le sembra di essere regredita
all’adolescenza.
A Loretta e Pamela hanno comunicato che il labo-
ratorio “Nati per leggere” inizierà un po’ in ritardo, dieci minuti un quarto d’ora al massimo, perché tutte le vie intorno al Lingotto sono intasate di
traffico, ma gli animatori stanno arrivando.
I bambini scalpitano già d’impazienza: Mauro tira
il codino a Giada che strilla come se la spennassero, Lorenzo e Alex invece di stare seduti al loro po19
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