Gli intellettuali di fronte al fascismo Lezioni d'Autore L’avvento del fascismo determina una spaccatura nel contesto culturale italiano. Tra gli intellettuali: - una parte aderisce al regime e se ne fa portavoce. - alcune forti personalità si pongono in netta opposizione alla politica di Mussolini. C’è, infine, chi sceglie la strada dell’estraneità e del distacco dalla politica in nome dell’autonomia delle arti. Mussolini nella biblioteca dell'Istituto Treccani Gennaio 1931 Dal sito http://senato.archivioluce.it/ La costruzione del consenso Propaganda attraverso i mezzi di comunicazione di massa (la radio e il cinema con l’Istituto Luce) Organizzazione di manifestazioni celebrative legate anche allo sport. Creazione delle organizzazioni giovanili fasciste (come l’Opera Nazionale Balilla). La repressione del dissenso Soppressione della libertà di espressione. Censura: viene affidato al Ministero della Cultura Popolare il controllo preventivo di qualsiasi pubblicazione. Persecuzione giudiziaria e aggressione fisica degli oppositori. L’istruzione Viene varata la cosiddetta Riforma Gentile che prevede, tra l’altro: - la revisione e il controllo dei libri di testo - il consenso “obbligatorio” al fascismo da parte dei docenti universitari, cui viene imposto il giuramento di fedeltà al regime. Giovanni Gentile ministro della Pubblica istruzione dal sito www.istitutobiggini.it Le istituzioni culturali Nel Ventennio vengono fondati: - l’Istituto Fascista di Cultura - l’Istituto della Enciclopedia Italiana - l’Accademia d’Italia nata “per promuovere e coordinare il movimento intellettuale italiano” e conservare “puro il carattere nazionale, secondo il genio e le tradizioni della stirpe” favorendone “l’espansione e l’influsso oltre i confini dello Stato.” Giovanni Gentile e gli intellettuali fascisti Gentile aderisce al fascismo e ricopre importanti incarichi. Nel 1922 è ministro della Pubblica Istruzione. Nel 1925 redige il Manifesto degli intellettuali fascisti, con cui cerca di delineare le basi politiche e ideologiche della nascente dittatura e giustificarne gli interventi violenti e illiberali. Tra i firmatari del manifesto: Luigi Pirandello, Curzio Malaparte, Giuseppe Ungaretti. Benedetto Croce e gli intellettuali antifascisti Qualche mese dopo il manifesto di Gentile, Croce, su invito di Giovanni Amendola, stila il Manifesto degli intellettuali antifascisti. Tra i firmatari del manifesto: Giovanni Amendola, Luigi Einaudi, Sibilla Aleramo, Attilio Momigliano, Corrado Alvaro, Piero Calamandrei, Eugenio Montale, Gaetano Salvemini. L’opposizione: Antonio Gramsci Tra i fondatori del PCI insieme a Bordiga e Togliatti. Crea e dirige L’Unità e L’Ordine Nuovo. Dedica la sua attività di giornalista e scrittore a promuovere l’organizzazione politica della classe operaia per favorirne la crescita culturale e l’emancipazione sociale. Conciliare impegno culturale e politico Gramsci ritiene fondamentale il ruolo educativo degli intellettuali. Sostiene, in contrasto con quanto affermato da Croce, la necessità di conciliare l’impegno culturale con quello politico, attraverso la militanza all’interno del partito. L’antifascismo liberale: Piero Gobetti Gobetti cerca di conciliare il liberalismo borghese con le richieste del socialismo. Collabora con L’Ordine Nuovo di Gramsci e fonda il settimanale La Rivoluzione Liberale (1922) e la rivista di cultura e letteratura Il Baretti (1924). L’eredità di Gobetti Dal pensiero di Gobetti muove nel 1929 il movimento Giustizia e Libertà che si costituisce clandestinamente a Parigi intorno a Gaetano Salvemini e di cui fanno parte Carlo Rosselli ed Emilio Lussu. Il dibattito culturale sulle riviste La Ronda, Solaria e Letteratura: autonomia totale dell’arte e dell’intellettuale dalla politica. L’Italiano, Il Selvaggio: portavoce dei valori del regime. 900, Primato: critica interna al regime. Il Baretti, La cultura: radicale opposizione. Strapaese e Stracittà La polemica tra Strapaese e Stracittà è portata avanti dalle riviste Il Selvaggio e 900. Vengono contrapposti due modelli culturali: - uno centrato sulla mitizzazione dei valori rurali, agresti e tradizionali del popolo italiano, - l’altro sulla necessità di un’apertura alla cultura moderna ed europea. I precursori delusi: Marinetti e D’Annunzio Il mito del superomismo, il vitalismo e il dinamismo aggressivo e anti-borghese anticipano il clima in cui matura il fascismo. In seguito al ridimensionamento dello spirito rivoluzionario, i due autori rimangono delusi e si ritirano. Entrambi ricevono riconoscimenti ufficiali, ma il regime cerca di imbrigliare la loro carica rivoluzionaria: la nomina all’Accademia d’Italia per Marinetti, il ritiro al Vittoriale di D’Annunzio. Mussolini e D’Annunzio Dal sito http://ichef.bbci.co.uk Pirandello: la carica rivoluzionaria del fascismo L’adesione ufficiale di Pirandello al regime avviene all’indomani del delitto Matteotti. Lo scrittore si iscrive al partito e in seguito firma il Manifesto di Gentile. Pirandello riconosceva al fascismo una carica rivoluzionaria capace di abbattere le convenzioni sociali; la sua opera, tuttavia, rimarrà sempre lontana da ogni compromesso con la propaganda fascista. L’adesione di Ungaretti, una questione aperta La posizione di Ungaretti è quanto mai problematica e costituisce tuttora una questione aperta per la critica letteraria. L’adesione al regime, testimoniata dalle sue scelte (firmatario del Manifesto di Gentile, membro fondatore e dal 1937 presidente dell’Accademia d’Italia), risulta in netto contrasto con il carattere apolitico e la riflessione sull’esperienza del male e della morte nella guerra proprie della sua poesia. FINE Lezioni d'Autore