CON IL PATROCINIO DI Sala Verdi del Conservatorio - Via Conservatorio, 12 – Milano Giovedì, 17 dicembre 2015 - ore 21.00 SERIE «A» 2015/2016 Pianista HERBERT SCHUCH JOHANNES BRAHMS (1833 - 1897) 4 Klavierstücke op. 119 Intermezzo in si minore - Adagio; Intermezzo in mi minore - Andantino un poco agitato Intermezzo in do maggiore - Grazioso e giocoso; Rapsodia in mi bemolle maggiore - Allegro risoluto Da “28 Variazioni per pianoforte in la minore su un tema di Niccolò Paganini” (dal Capriccio n. 24): Libro I Tema: Non troppo presto (la minore); Variazione I. (la minore); Variazione II. (la minore) Variazione III. (la minore); Variazione IV. (la minore); Variazione V. Espressivo (la minore) Variazione VI. (la minore); Variazione VII. (la minore); Variazione VIII. (la minore) Variazione IX. (la minore); Variazione X. (la minore); Variazione XI. Andante (la maggiore) Variazione XII. (la maggiore); Variazione XIII. Vivace e scherzando (la minore) Variazione XIV. Allegro (la minore). Con fuoco. Presto ma non troppo JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 - 1750) Suite Inglese n. 3 in sol minore BWV 808 Prélude; Allemande; Courante; Sarabande; Gavotte I; Gavotte II "La Musette" (sol maggiore); Gigue LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770 - 1827) Sonata n. 32 in do minore op. 111 Maestoso. Allegro con brio ed appassionato; Arietta. Adagio molto semplice cantabile (do maggiore) HERBERT SCHUCH Nato a Timisoara, in Romania, nel 1979, dopo le prime lezioni di pianoforte nella sua città natale, nel 1988 si è trasferito con la famiglia in Germania, dove vive tutt’ora. Ha proseguito gli studi musicali con Kurt Hantsch e poi con Karl-Heinz Kämmerling al Mozarteum di Salisburgo. Negli ultimi anni Schuch è stato particolarmente influenzato dai suoi incontri e collaborazioni con Alfred Brendel. Ha catturato l’attenzione internazionale grazie alla vittoria di tre importanti concorsi pianistici nel corso di un solo anno: il Casagrande di Terni, il Concorso Pianistico Internazionale di Londra ed il Concorso Pianistico ‘Beethoven’ di Vienna. Nel 2013 ha ricevuto un ECHO Klassik per la sua registrazione del Concerto per pianoforte di Viktor Ullmann e il Concerto per pianoforte n. 3 di Beethoven, eseguiti con l’Orchestra Sinfonica WDR diretta da Olari Elts. Nel 2012 aveva già ricevuto un ECHO Klassik nella categoria “Registrazione di Musica da Camera dell’anno” per il suo CD contenente i Quintetti per pianoforte e archi di Beethoven e Mozart. Il suo ultimo CD da solista, “Invocation”, contenente musiche di Johann Sebastian Bach, Franz Liszt, Olivier Messiaen, Tristan Murail e Maurice Ravel è stato pubblicato nel 2014. Ha collaborato con orchestre quali London Philharmonic Orchestra, NHK, Camerata Salzburg, Residentie Orkest Den Haag, Bamberger Symphoniker, Dresden Philharmonie e le orchestre sinfoniche delle radio MDR, WDR, NDR Hannover e DR (Danmarks Radio). È ospite regolare dei Festival Kissinger Sommer, Festival Musicale di Rheingau, Festival Pianistico della Ruhr e Salzburger Festspiele. Ha collaborato con John Axelrod, Ivor Bolton, Andrey Boreyko, Douglas Boyd, Lawrence Foster, Gustavo Gimeno, Eivind Gullberg Jensen, Jakub Hrusa, Jun Märkl, Yannick NézetSéguin, Jonathan Nott, Michael Sanderling, Karl-Heinz Steffens e Lothar Zagrosek. Nel corso della stagione 2014-15 il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles lo ha presentato nella sue serie di concerti ‘portraits’. Per l’occasione il pianista ha tenuto cinque diversi concerti, in differenti formazioni. Allo stesso tempo Schuch ha continuato a presentare il suo ciclo di recital con opere di Franz Schubert e Leoš Janáček in numerose sedi concertistiche tra cui il Mozarteum di Salisburgo. A fianco della sua attività concertistica, Herbert Schuch è stato attivo per diverso tempo nell’organizzazione "Rhapsody in School" fondata da Lars Vogt, con l’intento di portare la musica classica nelle scuole. Herbert Schuch è al suo debutto milanese in recital. INFORMIAMO CHE ALLA BIGLIETTERIA SERALE DEL CONSERVATORIO SONO DISPONIBILI, PER IL PUBBLICO DI “SERATE MUSICALI”, I BUONI SOSTA PER IL PARCHEGGIO DI VIA MASCAGNI A € 5,00 CON VALIDITÀ DI 3 ORE (20.00 - 24.00). SI RACCOMANDA VIVAMENTE DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI É VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE JOHANNES BRAHMS - 4 Klavierstücke op. 119 Ultima tra le raccolte pianistiche di Brahms, l'op. 119 accoglie tre Intermezzi e una Rapsodia, che non hanno alcun elemento esteriore d'unità e che sono tenuti insieme unicamente da un segreto legame poetico. All'inizio dell'Intermezzo in si minore si ode un tema che, secondo il desiderio di Brahms, deve produrre l'effetto d'un carillon triste e misterioso, mentre il secondo tema è lirico ed espressivo. Si assapora ancora una volta in questo Adagio la malinconia brahmsiana, connubio di tristezza serotina e di serena dolcezza, di gravità e di lirismo. Il secondo Intermezzo è diviso in tre sezioni, che costituiscono come un breve ciclo di tre variazioni su un unico tema; le due variazioni esterne (Andantino un poco agitato) sono mosse e quasi febbrili, quella centrale (Andantino grazioso) è lirica e serena e sembra ricordarsi d'un lontano Valzer brahmsiano, il secondo dell'op. 39. È impossibile non percepire un profumo schubertiano nel terzo Intermezzo, Grazioso e giocoso, anch'esso diviso in tre sezioni basate su un unico tema, quasi sempre affidato a una voce intermedia: capovolgendo lo schema del precedente pezzo, le due sezioni esterne hanno qui un carattere prevalentemente melodico, mentre quella centrale è più ritmica. Nell'Allegro risoluto della Rapsodia Brahms sembra ritrovare il clima eroico, l'esaltazione fantastica, il carattere impetuoso delle sue Ballate giovanili: tre temi principali vi si susseguono, ritmico e gagliardo il primo, misterioso e minaccioso il secondo, piacevole e melodico il terzo. Il primo torna nella coda, variato in modo da accentuarne lo slancio ritmico, dando un suggello esuberante a questi pezzi fondamentalmente introversi e crepuscolari, come se Brahms avesse voluto tornare per un ultimo addio agli ideali e agli slanci della giovinezza. JOHANNES BRAHMS - Da “28 Variazioni per pianoforte in la minore su un tema di Niccolò Paganini” (dal Capriccio n. 24): Libro I Il tema alla base di queste Variazioni, pubblicate nel 1866, è uno di quelli che i compositori che si sono ispirati a lavori di Paganini hanno mostrato di prediligere; del resto, già lo stesso tema paganiniano si presenta come uno sviluppo di un'unica cellula ritmico-melodica che si delinea nella prima battuta e dalla quale germoglia poi tutto il periodo tematico. Ed è a questa cellula che Brahms ha ancorato le due serie di quattordici variazioni ciascuna che costituiscono i due quaderni di questo suo lavoro. Se Händel si limitava a «variare» gli aspetti dei suoi temi, presentandoli sotto acconciature diverse, ma che non ne intaccavamo la sostanza, Brahms, raffinando ancora la tecnica della variazione beethoveniana, investe il tema alle sue stesse radici, riplasmandolo nelle sue più recondite infrastrutture, arrivando a dissolverlo a volte integralmente, per ricostituirlo poi in una fitta rete di rapporti capillari. Così, già nella Prima variazione del primo quaderno, mentre persistono lo scheletro armonico e i contorni melodici del tema, la sua configurazione ritmica appare radicalmente variata mediante la riduzione a un comune denominatore metrico di tutti gli elementi originariamente differenziati. Nella Seconda Variazione, mentre ha luogo una inversione delle parti affidate alle due mani, viene introdotta una nuova variante metrica. Nella Terza Variazione, la trama sonora viene ridotta a una sola linea divisa tra le due mani e il ritmo fondamentale di 2/4 si trasforma in 6/8 per diventare nella Quarta Variazione di 12/8. In quest'ultima Variazione il tema si sfrangia in arpeggi e si dissolve, in trilli per rapprendersi poi nella Quinta Variazione in linee espressive, leggermente ondulate. La struttura ritmica viene ancora variata, mediante la sovrapposizione polimetrica di passi in 2/4 e 6/8. Anche nella Sesta Variazione (che porta pure l'indicazione «molto leggero») l'interesse del discorso è centrato su una snodata articolazione ritmica ottenuta mediante accordi che cadono sui tempi deboli di una trama ritmica in 6/8 definita da ottave staccate in movimento uniforme. Nella Settima e nell'Ottava Variazione (scritte pure in 6/8) l'interesse dell'elaborazione sì sposta sulla dimensione timbrica: esse sono caratterizzate infatti dai contrasti di sonorità ottenuti mediante continui salti da un registro all'altro della tastiera. Nella Nona Variazione la differenziazione timbrica è ottenuta mediante la contrapposizione di ottave ribattute e di scale legate in terze e ottave. Nella Decima Variazione, gli effetti chiaroscurali sono ancora accentuati in virtù della adozione di un contrappunto tra passi legati e passi staccati. Nell'Undicesima Variazione l'opposizione di timbri cessa: tutto il tessuto sonoro si trasferisce nel registro acuto, assumendo quasi una sonorità da Carillon: viene variato invece il modo, che da minore diventa maggiore. La Dodicesima Variazione si mantiene nel modo maggiore, ma l'ambito degli intervalli si allarga e la sottile fascia timbrica della variazione precedente, pur restando omogenea, si espande in una ampia superficie sonora. Nella Tredicesima Variazione ritorna il modo minore dell'inizio, mentre lo spirito di variazione investe l'elemento melodico: la cellula originaria la-do-si-la appare retrogradata e diventa la-si-do-la. La Quattordicesima Variazione infine che, con virtuosistica bravura, conclude il Primo quaderno, s'impernia su un motivo ottenuto sommando la forma originaria della cellula melodica e la sua inversione. JOHANN SEBASTIAN BACH - Suite Inglese n. 3 in sol minore BWV 808 Una galleria di straordinari ritratti di Danze: straordinarie invenzioni del nostro «più grande contemporaneo» (Bach). L’Allemande (4/4), in quattro quarti, (che possiamo classificare come Allegretto), ha andamento tranquillo. La linea melodica della voce inferiore sembra qui protagonista, se transita da una voce all'altra nella I parte (le 12 battute, dalla Tonica alla Dominante). E torna ad apparire all'inizio della II parte, inversa, per poi dare una mano alla conclusione. La Courante (in tempo di tre metà), è alla francese, di eleganza sottile e leggiera. Dopo le prime sedici battute della I parte (dalla Tonica alla Dominante), le altre sedici, della II parte (da Dominante a Tonica), registrano una successione di cadenze di tre in tre battute: dunque cinque cadenze. La Sarabande (Grave, e con profondo sentimento), è un pezzo unico tra le Suites di Bach e si apparenta alla Fantasia in sol minore per organo (3/4). La Variatio di cui è fornita cioè la stessa Sarabande ma con abbellimenti, non fa che accrescere le drammatiche dissonanze del Tema. Si compongono in un quadro mirabile e comporterebbero un tempo ancor più grave. Celebre è la virile Gavotte (che possiamo considerare un allegro con brio). Ritmo: 2/2. Le fa contrasto la gentil Musetta (o Gavotta seconda) in sol maggiore. La sinistra si fonde su un pedale di sol, dall'inizio alla fine, per cui copre due voci e il pezzo risulta di tre voci. Nella sua sublime monotonia, la celeberrima pagina (ideale per annunciare o rallegrare il Natale), si consuma tra Tonica e Dominante, senza modulazioni. Il sol-pedal, tenuto da capo a fondo, rischia di sentirsi una volta e poi più, se non vi ha strumento a fiato, ma a pizzico o a percussione (come il nostro pianoforte). Andrebbe dunque di quando in quando ribattuto e rinnovato, facendo dolce violenza alla scrittura di Bach. La Giga (vivacissimo e impetuoso): meglio sarebbe indicare “in modo tempestoso e con fuoco”. Potrebb'essere terreno in sperimentazione di vari «staccati». La Giga è in tempo di 12/8 ed è in forma fugata. Ma ciò che attrae, una volta per tutte, la nostra attenzione, già per le prodigiose dimensioni (213 mis.!) è il superbo Preludio (in tempo di tre ottavi). Già nei Pieces de Clavecin di Mattheson (1714), si troverà profetizzato questo Tema. Tema fecondo! Nelle mani del forgiatore Bach diventa un grande pezzo da Concerto (o da battaglia), quasi forma di Concerto grosso, a sua volta esso annuncia l'immortale «Concerto Italiano» (BWV 971). C'è una parentela di lavoro con le trascrizioni per cembalo dei Concerti per violino di Vivaldi: lavoro cui Bach attese a Weimar. Il pathos del fatale sol minore, noto dalle invenzioni dell'altro gigante, Georg Fredrich Haendel, si riverbera qui e qui s'incarna, lasciando indelebile orma. Ma il Preludio non è torre nel deserto: i movimenti della Suite che seguono, specie dalla Sarabande in poi, sono in grado (quasi miracolosamente) di tenergli testa. LUDWIG VAN BEETHOVEN - Sonata n. 32 in do minore op. 111 La Sonata op. 111 ripresenta nel primo tempo il Beethoven titanico. Una introduzione, resa traumatica dalle settime diminuite e dal doloroso insistere di seconde sforzate, sfocia nell'enunciazione volitiva del tema. Subito scatta un flusso tempestoso di quartine di semicrome, due volte arrestato dall'apparizione della seconda idea, una breve distensione cantabile. Ma se ne è appena spenta l'eco che una cascata arpeggiata sulla settima diminuita riconduce al tumulto. Rispetto ai due allegri dell'«Appassionata», gli esempi più caratteristici di questo Beethoven byroniano, il primo tempo del'opera 111 si distingue per l'accostamento di brevi episodi folgoranti, sovente trattati in libera imitazione su un'idea ritmica fissa. Un metodo di costruzione ellittico che bada al solo significante, e dove ogni trapasso reca l'impronta del genio: ad esempio i 15 secondi di musica, le nove battute della coda, che conducono con originalissima mossa melodica alla chiusa in maggiore. L'«Adagio molto, semplice e cantabile» è stato oggetto di una celebre analisi di Thomas Mann. Un'analisi che spiega la portata storica del congedo di Beethoven dalla sonata. «Il tema dell'Arietta, destinato a subire avventure e peripezie per le quali nella sua idillica innocenza non sembra proprio nato, si annuncia subito e si esprime in sedici battute riducibili a un motivo che si presenta alla fine della prima metà, simile a un richiamo breve e pieno di sentimento - tre sole note, una croma una semicroma e una seiminima puntata che si possono scandire come «Puro-ciel» oppure «Dolce amor» oppure «Tempo-fu» oppure «Wiesengrund»: e questo è tutto. Il successivo svolgimento armonico contrappuntistico di questa dolce enunciazione, di questa frase malinconicamente tranquilla, sono le benedizioni e le condanne che il maestro le impone, le oscurità e le chiarità eccessive, le sfere cristalline nelle quali la precipita e alle quali la innalza, mentre gelo e calore, estasi e pace sono una cosa sola (...) La caratteristica di questo tempo è infatti il grande distacco fra il basso e il canto, fra la mano destra e la sinistra, e c'è un momento, una situazione estrema in cui sembra che quel povero motivo rimanga sospeso, abbandonato e solitario sopra un abisso vertiginoso, un istante di pallida elevazione cui segue subito una paurosa umiliazione, quasi un trepido sgomento per il fatto che una cosa simile sia potuta accadere. Ma molte cose accadono ancora prima che si arrivi al fondo. E quando ci si arriva, dopo tanta collera e ossessione e insistenza temeraria, avviene alcunché di inaspettato e commovente nella sua dolcezza e bontà. Il ben noto motivo che prende commiato, ed è esso stesso un commiato e diventa una voce e un cenno di addio, questo re-sol sol subisce una lieve modificazione, prende un piccolo ampliamento melodico. Dopo un do iniziale accoglie, prima del re, un do diesis, di modo che non lo si scandisce più «Puro-ciel» o «Tempo fu», bensì «Oh-tu puro ciel» o «Già un tempo fu»; e questo do diesis aggiunto è l'atto più commovente, più consolatore, più malinconico e conciliante che si possa dare. (...) Tutto era fatto: nel secondo tempo, in questo tempo enorme la sonata aveva raggiunto la fine, la fine senza ritorno. (...) Quel cenno d'addio del motivo re-sol sol, confortato melodicamente dal do diesis, era un addio anche in questo senso, un addio grande come l'intera composizione, il commiato dalla Sonata». PROSSIMI CONCERTI Sabato, 19 dicembre 2015 - ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano) (Valido per A+F; A; COMBINATA 1; A1) Pianista EDUARD KUNZ F. J. HAYDN Sonata in la maggiore XVI/12 - F. SCHUBERT Sonata in la maggiore op.120 P. I. CIAIKOVSKI Le Stagioni Biglietti: Intero € 20,00 - Ridotto € 15,00 Lunedì 21 dicembre 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano) (Valido per A+F; A; COMBINATA 2; ORFEO 2; A2) ORCHESTRA A. VIVALDI - Dir. LORENZO PASSERINI - Fl. TOMMASO BENCIOLINI Pianisti SCIPIONE SANGIOVANNI, ALESSANDRO TREBESCHI J. S. BACH Partita in la minore per flauto solo BWV 1013 - S. COLASANTI Partita per flauto e archi (2015)P. RATTI La pietra lunare op. 22/b - W. A. MOZART Concerto in do maggiore K 415 (pf. TREBESCHI) F. LISZT Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in la maggiore (pf. SANGIOVANNI) Biglietti: Intero € 30,00 - Ridotto € 25,00 ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» 2014/2015201 2022001122013/2014ICALI» Presidente Onorario Luigi Crosti Hans Fazzari Roberto Fedi *** Ugo Friedmann Soci Fondatori Camilla Guarneri Carla Biancardi Miriam Lanzani Franco Cesa Bianchi Mario Lodigiani Giuseppe Ferreri Paolo Lodigiani Emilia Lodigiani Amelia Mazzeo Enrico Lodigiani Maria Candida Morosini Luisa Longhi Rainera e Mario Morpurgo Stefania Montani Ede Palmieri Gianfelice Rocca Tinetta Piontelli Luca Valtolina Adriana Ragazzi Ferrari Amici Benemeriti Giovanna e Antonio Riva Alvise Braga Illa Elisabetta Riva Pepi Cima Luisa Robba Fondazione Rocca Alessandro Silva Thierry le Tourneur d’Ison Maria Giacinta Talluto Società del Giardino Roberto Tremi Amici Maria Luisa Vaccari Giovanni Astrua Testori Marco Valtolina Maria Enrica Bonatti Beatrice Wehrlin Luigi Bordoni Soci Antonio Belloni Beatrice Bergamasco Umberto e Giovanna Bertelè Elisabetta Biancardi Mimma Bianchi Valeria Bonfante Isabella Bossi Fedrigotti Maria Brambilla Marmont Giuliana Carabelli Giancarlo Cason Piera Cattaneo Egle Da Prat Maya Eisner Federico ed Elisabetta Falck Silvana Fassati Carlo e Anna Ferrari Luisa Ferrario Anna Ferrelli Maria Teresa Fontana Matilde Garelli Felicia Giagnotti Giuseppe Gislon Maria Clotilde Gislon Fernanda Giulini Ferruccio Hurle Vincenzo Jorio Giuliana e Vittorio Leoni Giuseppe Lipari Maria Giovanna Lodigiani Eva Malchiodi Lucia ed Enrico Morbelli Luisa Consuelo Motolese Josef Oskar Denise Petriccione Rosemarie Pfaffli Raffaella Quadri Anna Maria Ravagnan Giustiniana Schweinberger Paola e Angelo Sganzerla Franca Soavi Andrea Susmel Giuseppe Tedone Adelia Torti Graziella Villa «SERATE MUSICALI» AMICI STORICI Fedele Confalonieri Mediaset Giuseppe Barbiano di Belgiojoso Ugo Carnevali Roberto De Silva Roberto Formigoni Gaetano Galeone Società del Giardino Gianni Letta Mario Lodigiani Roberto Mazzotta Francesco Micheli Arnoldo Mosca Mondadori Silvio Garattini Robert Parienti Paolo Pillitteri Fulvio Pravadelli Quirino Principe Gianfelice Rocca Fondazione Rocca Carlo Sangalli Fondazione Cariplo Luigi Venegoni Giuseppe Ferreri Banca Popolare di Milano Camera di Commercio di Milano Publitalia ***** Diana Bracco Martha Argerich Marina Berlusconi Cecilia Falck Vera e Fernanda Giulini Emilia Lodigiani Maria Grazia Mazzocchi Conservatorio G. 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