Rispetta l’ambiente! Non consumare carta e toner: potrai rileggere tutti i lampi su infolampo a cura dello Spi nazionale in collaborazione con Spi Marche 4 gennaio 2012 tutti i numeri del mese corrente i due lampi di oggi 1 - Note sul “Decreto salva-Italia” 2 - La giungla della flessibilità del lavoro www.marche.cgil.it/spi Note sul “Decreto salva-Italia” di Sandro Olimpi – Fisac Ascoli Piceno e Fermo Quando la malattia è dura, la cura non può essere piacevole. Il programma di risanamento della situazione economica e sociale in genere della nostra Italia non si può dire oltretutto sia tempestivo. E sappiamo bene che la colpa è evidentemente di una ulteriore malattia in giro da un po’ di tempo: l’incompetenza e l’impreparazione di buona parte della nostra “politica”e del nostro “potere politico”. Il 22 dicembre 2011 il Decreto “Salva Italia” è diventato legge: casa, pensioni, fisco, risparmi i temi che più ci toccano da vicino. Nei rapporti con le banche avremo diverse novità. Tracciabilità: per porre fine al riciclaggio e far emergere reddito imponibile, passa a 1.000 euro il limite per i pagamenti in contante (per cui anche stipendi e pensioni erogate in contante non potranno superare i 1.000 euro!); si potranno pagare somme superiori attraverso Banca, Poste (bonifico, giroconto…) e strumenti di moneta elettronica come la carta di credito. Gli assegni bancari, circolari, vaglia cambiari e postali se di importo superiore ai 1.000 euro dovranno indicare il beneficiario e la clausola di “non trasferibilità”. I libretti di risparmio al portatore dovranno essere riportati tutti alla soglia dei 999 euro o estinti entro il 31 marzo. Fra il 6 dicembre e il 31 gennaio viene introdotta una moratoria per le operazioni superiori a tale limite; dopo il 31 marzo però, la sanzione per libretti e risparmi postali al portatore superiori a 1.000 euro sarà pari all’importo del libretto stesso. Ai conti correnti di persone fisiche con giacenza media superiore ai 5.000 euro sarà applicata una imposta minima di bollo di 34,20 euro, per le persone non fisiche il bollo passa a 100 euro (ma sarà deducibile dalle imposte dirette), anche se non c’è l’obbligo di redazione o invio dell’estratto conto da parte dell’Istituto di Credito. La legge prevede entro febbraio una convenzione con l’ABI per istituire un conto corrente agevolato e senza imposta di bollo per le persone meno abbienti. E’ stato introdotto il “bollo sulle operazioni finanziarie” che può essere considerato un approccio alla patrimoniale perché tasserà nel 2012 dello 0,1% annuo (nel 2013 dello 0,15%) con un minimo di 34,20 euro, tutte le attività finanziarie compresi titoli obbligazionari, azioni, polizze, fondi comuni e buoni postali, con la sola esclusione dei fondi pensione. Non si applicherà ai dossier titoli a saldo zero. L’imposta di bollo di conto corrente o per attività finanziaria è dovuta una volta l’anno e comunque alla chiusura del rapporto, in caso di comunicazioni periodiche inviate alla clientela, l’imposta è proporzionale al periodo del rendiconto inviato (trimestrale, semestrale). Sia nel caso di conto corrente o libretto, sia nel caso di dossier titoli, se si è intestatari o cointestatari di due o più posizioni nello stesso Istituto o in Istituti diversi, converrà senz’altro controllare la convenienza Leggi tutto: www.marche.cgil.it/files/olimpi.pdf www.libereta.it La giungla della flessibilità del lavoro Una vera e propria giungla il mercato del lavoro in Italia. Si può essere assunti con 46 diversi contratti di lavoro. E ancora parlano di flessibilità che non c'è. Ma cosa cercano industriali e politici a loro vicini? Vogliono introdurre il contratto di schiavitù? Uno studio della Cgil fotografa in maniera impietosa le infinite possibilità contrattuali a disposizione di chi vuole o deve assumere. La verità è che la flessibilità in Italia, con 46 tipi di assunzione, non ha pari al mondo. Lo studio della Cgil ripercorre in maniera meticolosa l'intero universo delle tipologie contrattuali previste dall'ordinamento italiano. Sono infatti 46 le modalità di rapporti ma le tipologie che le racchiudono sono quattro: i rapporti di lavoro subordinati, parasubordinati, autonomo e in più i rapporti di lavoro speciali. Una mole enorme di modalità di accesso che rende possibile questo ulteriore dato: «Su cento assunzioni soltanto 18 sono a tempo indeterminato», sostiene Claudio Treves, responsabile del dipartimento mercato del lavoro e curatore dello studio. Scorrendo le 46 forme – 26 per i rapporti di lavoro subordinato, 4 per i parasubordinati, 5 per i rapporti di lavoro autonomo e 11 per i rapporti speciali – si individuano ad esempio ben 6 rapporti part time (rapporti subordinati). «Un tipo di contratto assolutamente legittimo e ragionevole, se volontario», osserva ancora Treves – ma che avrebbe bisogno di una razionalizzazione e di una manutenzione dopo i peggioramenti introdotti dal governo di centro destra». Ma soprattutto ci sono due forme «fonte di precarietà strutturale»: il lavoro a chiamata, in tutte le sue declinazioni, e lo staff leasing, ovvero la somministrazione a tempo indeterminato. Ce ne sarebbe anche una terza ma, chiarisce il dirigente sindacale, «la formula job sharing è solo una materia per gli studiosi che per le persone in carne ed ossa». Secondo la Cgil tutto il mondo dei cosiddetti para subordinati è «un'area di colossale elusione dagli obblighi della subordinazione». Dice Treves: «In larghissima misura le collaborazioni a progetto, quelle occasionali, le partite Iva, sono trucchi per pagare meno e per avere più flessibilità». Il culmine di questa operazione di elusione, secondo il sindacalista, è rappresentato dagli associati in partecipazione. Sono apparentemente dei lavoratori autonomi che dovrebbero dividere con i loro associanti i frutti dell'impresa, ma che in realtà il più delle volte sono lavoratori subordinati costretti spesso a pagare le perdite, come accade nel commercio dove se ne sta facendo largo uso. La Cgil ribadisce quindi la necessità di ridurre drasticamente le tipologie per portarle a cinque: il lavoro a tempo indeterminato, l'apprendistato, il contratto di inserimento (o di re-inserimento), un tipo di rapporto a termine e il part time. Nel dettaglio, spiega Treves, «il lavoro a tempo indeterminato deve continuare ad essere la forma comune dei rapporti di lavoro; l'apprendistato deve essere lo strumento principe di ingresso per i giovani nel mondo del lavoro; il contratto di inserimento, che noi vorremmo declinare in contratto di reinserimento, che deve servire per includere nel mercato del lavoro chi ne è stato escluso; un contratto a termine per le fluttuazioni dell'organizzazione del lavoro; il part time per le cose dette». Infine, quanto al “contratto prevalente”, l'ipotesi in campo più accreditata in attesa dell'avvio del confronto sul mercato del lavoro, Treves osserva: «Bisognerebbe capire cos'è perché per adesso non si capisce che rapporto dovrebbe avere con l'apprendistato. Quest'ultimo è per noi il vero contratto di ingresso al lavoro. Al suo interno c'è uno scambio: costa di meno alle imprese, sia dal punto di vista contributivo che salariale, giustificato dal fatto che il lavoratore sta imparando un mestiere mentre la collettività si fa carico della sua formazione». Sono queste quindi le proposte della Cgil: ridurre drasticamente le tipologie di lavoro e fare dell'apprendistato il canale di ingresso al lavoro per colmare le diseguaglianze e dare soluzione al tema dell'unificazione del lavoro. Ecco le 46 forme contrattuali vigenti Rapporti subordinati 1. Contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato 2. Contratto di lavoro dipendente a tempo determinato 3. Contratto a termine per attività stagionali 4. Rapporti speciali in agricoltura (tempi determinati fino a 101 e 151 giornate, con indennità speciali, superati a partire dal 2008) 5. Contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, part time verticale 6. Contratto di lavoro dipendete a tempo indeterminato, part time orizzontale 7. Contratto di lavoro dipendete a tempo determinato, part time misto Leggi tutto: http://www.libereta.it/archivio-news/82-libereta/460-la-giungla-della-flessibilita-del-lavoro.html