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Venerdì 15 Giugno 2007 Gazzetta del Sud
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Cultura
Un saggio di Gianna Schelotto illumina il mondo delle “intruse per definizione”, le amanti coinvolte in eterni triangoli
Ammaniti è primo
L’Altra, la “rovinafamiglie”
Premio Strega
ecco i cinque
romanzi
finalisti
Quali vissuti intimi si nascondono dietro vicende amare spesso travestite da fiabe
Maria Gabriella Scuderi
Quando i confini della relazione
amorosa si aprono per accogliere una presenza “altra” una sorta
di fantasma aleggia nell’intimità
della coppia, lasciando tracce
più o meno evidenti della sua
presenza in spazi solitamente
“riservati”. Anche la più consolidata routine matrimoniale avverte così una velata minaccia al
legame, che tuttavia nella maggior parte dei casi non si spezza,
ma si stabilizza su altri equilibri
che inglobano l’elemento “nuovo”, reso in tal modo parte segreta del più ampio sistema “ufficiale” di relazioni. Per cui, sin dalla
sua comparsa, la figura
dell’amante diventa parte della
coppia, terzo vertice di un triangolo all’interno del quale tuttavia gli scambi relazionali propendono a favore del già consolidato, relegando sullo sfondo la
presenza “disturbante”. Ciò lascia presagire le future sofferenze di chi, dopo aver scalfito i confini più o meno solidi di un ménage, con lo stesso deve costantemente fare i conti, per contrastare le forze interne che tendono ad espellere chiunque si inserisca nello spazio di vita a due.
Tuttavia, nonostante le “storiche” e più volte proclamate difficoltà e frustrazioni inerenti il
ruolo di amante, molte donne
sentono come una sorta di attrazione verso il “triangolo”, spinte
da una “vocazione” apparentemente insensata ma, a ben riflettere, psicologicamente motivata, verso la sofferenza in amore.
Creature accomunate da una sete di emozioni forti da agire incondizionatamente, tutte le
amanti trovano così nella conquista dell’uomo di un’altra una
sorta di “compulsiva” vendetta
alla sottrazione d’amore di cui si
sentono vittime, ma che inconsciamente credono di meritare.
Ed espiando con la marginalità
la presunta colpa, accettano
quindi una condizione che illude
su un futuro “riscatto”.
Immaginando scenari sentimentali unici e paradisiaci, la
donna-amante vive nella fantasia il sogno di una relazione
“perfetta”, che solo circostanze
pregresse rendono non attualizzabile a breve termine, in tutte le
sue sfumature e nei significati
fiabeschi. Vittima di un’illusione
“in prospettiva”, ella consuma
spesso nelle vicende più o meno
conflittuali dell’attesa tutte le
energie personali, sottraendole
a modalità di realizzazione affettiva più realistiche con uomini liberi di amarla.
Leggendo tra le righe delle
storie inerenti i classici triangoli
amorosi si può infatti cogliere
con tutta evidenza come spesso
al sogno illusorio dell’ “intrusa”
corrisponda la parallela determinazione di un uomo disposto
ad amarla “con riserva”, ossia fino al punto in cui non vengano
compromessi equilibri familiari
consolidati da anni di convivenza. Il sogno di lei, quindi, parallelo il più delle volte al progetto
concepito da lui su basi opposte,
che finisce fatalmente per infrangersi sul fondamentale
equivoco dell’indissolubilità del
legame matrimoniale. L’inossidabilità
dello
stereotipo
dell’amante è quindi preservata
da “copioni” di relazione che si
ripetono inalterati da sempre
René Magritte, “La fée ignorante, ou Portrait de Anne-Marie Crowet”, 1956
nella storia, anche in tempi di
più tangibile emancipazione
femminile. Tra una lei innamorata e sognatrice, e un lui “marito dell’altra”, esperto nell’arte di
“esserci e non esserci”, si consuma così un amore imperfetto, in
bilico tra due cuori, di cui uno ha
l’altra metà “altrove”.
Denominate spesso “sfasciafamiglie” o “rubamariti”, le
amanti subiscono anche l’onta
della squalifica, nonostante la
loro eroica abnegazione al partner “già partner”. Eppure quando è l’uomo ad inserirsi nel ménage di una coppia – amando la
donna di un altro – costui, giammai “sfasciafamiglie”, viene additato come dongiovanni, colpe-
Un imprenditore americano investe in favole “conservatrici”
vole spesso più del suo corrispondente femminile della dissoluzione di un legame matrimoniale.
Riecheggiando nel titolo una
nota canzone di Charles Aznavour, Gianna Schelotto – psicoterapeuta e scrittrice sensibile
alle problematiche inerenti il
“femminile” – nel suo ultimo libro “E io tra di voi”, edito da
Mondatori, dà voce a storie di
donne che si sono trovate a vivere la difficile condizione
dell’amante, testimoniando – attraverso il racconto delle loro “illusioni d’amore” – come lo stereotipo dell’ “intrusa” continui a
rimanere immutato anche in
tempi attuali, nonostante l’affer-
mazione della donna in più ampi
e prestigiosi contesti di vita, e a
dispetto di quella libertà sessuale ad alta voce proclamata e poco
vissuta in maniera consapevole.
Emblematica a tale proposito
la storia di Liuba, bilaureata e
poliglotta, che per amore del
“Capo dei capi” accetta di farsi
assumere come baby-sitter nella
casa estiva ove costui trascorre
le ferie con tutta la famiglia.
O ancora la vicenda di Nina,
donna segreta del “dottor
Schiaffino” che nel giorno in cui
gli italiani sono chiamati alle urne per decidere sull’abrogazione della legge sul divorzio, dopo
un serrato impegno propagandistico a favore del “no”, non resi-
ste all’impulso interno che spinge la sua mano a mettere una
croce sul “sì”; decretando così
simbolicamente la fine delle sue
illusioni, a seguito di un’improvvisa presa di coscienza dell’unilateralità della sua devozione.
Per non parlare poi delle donne del “Don” o dell’ “Austero”, o
del “Grigio”, tutte capaci di
struggersi per un uomo che, ad
ogni evidenza, rimarrà “altrove”, ma che forse – come ben osservava l’autrice – in realtà le
stesse donne non vogliono affatto, rappresentando costui solo
un prodotto della loro idealizzazione, una costruzione immaginativa finalizzata a sanare lontane e profonde ferite. Questi uomini sono, infatti, per le loro
amanti solo “illusioni”, simulacri di un ideale che è tutto dentro
la loro realtà psicologica. Non a
caso la scrittrice indica i protagonisti maschili delle storie con
appellativi che ne preservano
l’anonimato; mettendo in risalto
così il loro ruolo di “figure cristallizzate”, con cui è impossibile stabilire una comunicazione
reale. La loro responsabilità nelle vicende sofferte dalle loro
amanti non è il più delle volte
enorme, come il contenuto dei
fatti narrati potrebbe far presagire. Sono, invece, le donne che
costruiscono le storie sulle loro
manchevolezze, per confermare
l’irraggiungibilità di tali modelli. Perché le “amanti”, convinte
del fatto che il loro “tesoro” giaccia nascosto sotto la pietra più
pesante o in luoghi nascosti e
inaccessibili, quasi mai si accorgono di poterci inciampare per
caso, luogo il cammino della loro vita.
Un accorato “appello” della newyorchese Susan Gilman
Cappuccetto rosso e Biancaneve Ma la dieta o il trucco delle star
sono troppo... a sinistra?
non possono dare la felicità
Alessandra Baldini
Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Biancaneve hanno il cuore a destra? Un editore di Los
Angeles sta costruendo una
fortuna sulla scommessa che
esiste una nicchia di libri per
bambini ispirati al messaggio
dei conservatori.
Eric Jackson, della World
Ahead Publishing, ha venduto
30 mila copie di “Mamma aiuto, c'è un liberal sotto il mio
letto!”, la storia di Tommy e
Lou, due baby-capitalisti che
cercano di guadagnare i soldi
per comprare un’altalena vendendo limonate sul marciapiede, ma vengono mandati in
rovina dai progressisti a colpi
di tasse e regolamenti municipali.
Trentamila copie per un libro per bambini che non sia
Harry Potter sono un mini-bestseller e il successo riportato
al primo esperimento ha convinto Jackson di aver incontrato una miniera d’oro.
I liberal, nel libretto firmato
da Katherine DeBrecht, sono i
cattivi di turno: costringono
Tommy e Lou a pagare metà
dei loro profitti in imposte, ordinano loro di togliere i ritratti di Gesù che hanno messo sul
loro stand e di servire broccoli
per ogni bicchiere di limonata
richiesto dai clienti.
«È una spiritosa alternativa
alla solita propaganda progressista che dimostra le vere
virtù del capitalismo e l'importanza della libertà di
espressione con parole e illustrazioni su cui grandi e picci-
Biancaneve secondo Disney
ni possono divertirsi assieme», ha spiegato con fervore
l’editore al Los Angeles Times.
Secondo Jackson, le biblioteche scolastiche della nazione hanno scaffali orientati
troppo a sinistra.
Ai bambini dell’asilo – dice
– vengono letti libri che fanno
l’elogio della marijuana per
scopi terapeutici e favole in
cui due principi si sposano:
uno con l’altro.
“Daddy's Roommate” (il
compagno di stanza di papà)
e “Heather ha due mamme”
sono ormai classici della lettartura per l’infanzia. La
Alyson Books li aveva dati alle
stampe nel lontano 1991 per
colmare il vuoto di titoli che
accostano l’omosessualità al
mondo dei piccoli.
Oggi, secondo Jackson, è
indispensabile sterzare nella
direzione opposta e a questo
scopo l’editore di Torrence si
sta preparando a sparare le
prossime cartuccia: dopo “Joey Gonzales, Grande Americano”, la storia di un bimbo ispanico che rifiuta la politica delle quote razziali a scuola perché «i grandi americani non
barano», a settembre manderà alle stampe un’altra opera:
“The Sky's Not Falling!” (Il
cielo non sta cadendo), un
pamphlet definito «l'alternativa bilanciata ai profeti di
sventura dell’effetto serra».
Il libretto anti-verdi «mostra a bambini di 9-12 anni
che l'ingegno umano, combinato con lo spirito imprenditoriale, possono condurre a
un luminoso futuro per l’ambiente, non a un futuro in cui
gli esseri umani rovinano la
Terra».
Jackson lo stamperà – ha
precisato «inizialmente» – in
10 mila copie in contemporanea con la pubblicazione di
una “Guida terra terra al Gliobal Warming” del gigante del
libro Scholastic.
La “Guidà di Scholastic” è a
firma di Laurie David, che ha
prodotto il documentario premiato con l’Oscar di Al Gore
“Una scomoda verità” e “The
Sky is not Falling”, dell’esperta in management di risorse
naturali Holly Fretwell, si prefigge dunque di far breccia tra
«i genitori stanchi di vedere i
loro figli indottrinati da ex politici e star di Hollywood». Alessandra Magliaro
Testa alta e avanti tutta, senza
necessariamente ancheggiare.
Basta giornate a pompelmi rosa e radici frullate, basta rincorrere modelli perfetti come
Angelina Jolie che tanto nei
magazine ritoccano pure lei,
basta comprare la stessa crema di Sharon Stone e andare
dal chirurgo estetico con la
sua foto, basta vittimismo, basta nostalgia per un passato
che qualcuno vuole convincerci a vedere sterilmente rosa.
Mai come adesso le donne
hanno la possibilità di prosperare e trionfare: “Padrona del
proprio destino” era il titolo
d’una telenovela sudamericana, può essere il titolo delle figlie del baby boom, delle quarantenni di oggi.
Esatto: può. A patto che non
si compri più Vogue e si sfoglino riviste femminili e si guardi
la tv con quel mix di saggezza,
buon senso, sano umorismo e
tosta energia. La resistenza intelligente ai messaggi che arrivano dai media alle donne può
partire, a patto che le donne
non si rovinino con le loro mani. Ci sarà un perché al fatto
che l’unico retaggio degli anni
Settanta che non è tornato di
moda è il femminismo?
Inutile incolpare la cupola
del man power che ci vuole
stupide e sexy, lavoratrici ma
non abbastanza per conquistare i vertici, se per prime noi
donne rinunciamo al dolce per
quel mezz'etto in meno che
(forse) ci farà, tra qualche
tempo, vagamente assomi-
gliare a qualche strabella del
cinema. Non si tratta, dice l'arguta newyorchese Susan Jane
Gilman, nel suo libro “Ragazze non troppo perbene”
(Piemme pp. 266, euro
14,90), di criticare la bellezza.
Ogni donna vuol sentirsi bella,
ma non sottostare ai diktat
della bellezza, che sembrano
inventati dagli ospiti di un manicomio, può essere una prima
azione neofemminista: perché
depilarsi le sopracciglia per
poi ridisegnarle con una matita?
La mania dei “segreti delle
star”, su cui esistono ormai canali tv tematici, è folle: le riviste dedicano pagine all’esfoliante usato da Jennifer Love
Hewitt. Quando persino Cindy
Crawford ha dichiarato: «Ap-
pena alzata, neppure io assomiglio a Cindy Crawford... ».
Piace alle donne il potere che
la bellezza dà, ma sono così
votate al martirio da stabilire
l’età di questa bellezza: sotto i
40 anni ed entro i 50 chili, chi
è fuori è fuori, chi è dentro è
dentro. Non parliamo dell’attività fisica, della danza jazz,
del bungee jumping e altre
diavolerie.
Occorre a questo punto ricordare che le bellezze famose
sono infelici come tutte, certo
aiutate dai massaggi, dai bei
vestiti e da un ricco conto in
banca si può sopravvivere meglio, ma niente rende immuni
dal dolore di essere vive,
quanto la bellezza interiore e
la felicità che si riescono a trovare apprezzando fondamentalmente se stesse. L'autrice
del best seller ricorda alcune
regole base: la chirurgia plastica è dolorosa, le “giornate
no” sono inevitabili, niente al
mondo farà apprezzare di più
il corpo che hai quanto il non
poterlo usare, nessuno durante il Rinascimento ha dipinto
Kate Moss, gli uomini (basta
leggere gli annunci erotici)
hanno un’estensione molto
più ampia di quello che le donne credono in tema di “ideali”
fisici e se, invece, mettono rigidi paletti alla passione (caviglie massimo 15 cm, sedere alto e incurvato da bella cubana,
anche se non c'è alcun avo della stessa razza, seno rigidamente proiettato verso l’alto
anche dopo i 12 anni) c'è qualche problema sessuale, da parte loro.
Saranno sicuramente Nicolò
Ammaniti e Mario Fortunato,
con i loro romanzi entrati in
cinquina, al primo e secondo
posto, a giocarsi la finale del
Premio Strega 2007. Con
“Come Dio comanda” di Ammaniti (Mondadori), che ha
avuto 72 voti e “I giorni innocenti della guerra” di Fortunato (Bompiani) che ne ha
avuti 67, sono in finale,
nell’ordine, “Il profumo della
neve” di Franco Matteucci
(Newton Compton) con 56
voti, “Le stagioni dell’acqua”
di Laura Bosio (Longanesi)
con 47 voti e “Mal di pietre”
di Milena Agus (Nottetempo)
con 39 voti.
Prima degli esclusi, tra i
tredici concorrenti, è risultata Maria Stella Conte con “La
casa dei gusci di granchio”
(Baldini Castoldi Dalai) che
ha avuto 24 voti.
Dopo le voci ansiose della
vigilia, che all’improvviso
avanzavano previsioni diverse e impreviste, tutto è tornato nella normalità secondo
quanto si era sempre ipotizzato. Semmai Fortunato a soli cinque voti da Ammaniti
può essere considerata una
piccola sorpresa e l’autore di
“Io non ho paura” alla fine ha
abbracciato l’avversario dicendogli scherzosamente:
«Poi hai tirato fuori le unghie!». Non è più una sorpresa invece il successo della
Agus, vera outsider e scoperta di questa stagione, scoperta dalla piccola casa editrice
di Ginevra Bompiani e già entrata anche nella cinquina dei
finalisti del Campiello. Bottega editoriale
Il corso
di editing:
ci sono
più posti
Altri nuovi posti disponibili e
un’altra settimana di tempo
per iscriversi al “Corso intensivo di Redattore di casa editrice”. Considerate le numerose
domande pervenute, “Bottega
editoriale”, promotrice del
corso in questione, si è impegnata sul piano logistico per
aumentare la disponibilità e
per non escludere nessuno. Da
qui la notizia: c’è ancora tempo per quelli dell’“ultima ora”.
Essendo stati riaperti i termini temporali, sarà dunque
possibile iscriversi sino al raggiungimento del numero chiuso che, da 10, è stato portato ad
un massimo di 20 posti. Il corso intende fornire agli aspiranti redattori gli strumenti professionali per un lavoro di carattere editoriale. In particolare verrà spiegato l’editing, il diritto d’autore, il paratesto, l’organizzazione della realizzazione di un libro, il marketing,
la promozione, la distribuzione, l’impaginazione, la grafica. In tutti i casi verranno anche spiegate le piccole “astuzie
del mestiere”, come le chiamerebbe qualcuno; si tratterà, comunque, di una full immersion che darà la sensazione di
“stare dentro” quel mondo così
affascinante che è l’editoria.
Gli incontri intensivi nei
quali si svilupperà il corso saranno 10, per un totale di 66
ore; il periodo sarà dal 19 al 29
giugno. La domanda va inviata
via email a [email protected].
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