JACK E I MERAVIGLIOSI ANNI OTTANTA: VITE PARALLELE TUTTO COMINCIÒ QUI….. I PRIMI INCONTRI • Ai primi incontri casuali sulle scale di geologia, noi studenti del primo anno notavamo un curioso personaggio con il camice bianco sbottonato e sotto pantaloncini e tshirt ….. ci chiedevamo chi fosse….. • Ci ricordava un personaggio dei fumetti: II ANNO: ESERCITAZIONI DI PALEONTOLOGIA Tra i gruppi di studenti che si formavano anno per anno, solo i più fortunati capitavano nel suo gruppo di esercitazioni. Le sue «spieghe» diventarono subito leggendarie ed erano accompagnate da improvvisate ed avventurose escursioni sul terreno. Test d’ingresso: DOVE SONO LE ALPI APUANE? Risposta tipica: Contrariamente alle antiche teorie che ponevano le Alpi Apuane…… LA SUA STANZA TRA SACRO E PROFANO IN PRINCIPIO ERA IL CAOS…… PRIME ESPERIENZE SUL CAMPO Sempre prodigo di spiegazioni, sempre spietato nei commenti…… …….. "a noi serviva anche per comprendere, a prescindere dall'indirizzo che avremmo preso in seguito se eravamo portati per fare il geologo. Ad esempio, se il fascino di una ricostruzione stratigrafica in campagna compensava il freddo e la pioggia battente presi. Lui ci teneva, naturalmente coi suoi modi spesso bruschi, ma che a me stavano più che bene, a puntualizzare proprio la necessità che lo studente di geologia si sporcasse spesso le mani in campagna. Non scorderò mai una battuta fatta nei confronti della secchiona del gruppo, se ricordo bene eravamo in una cava a smartellare per la ricerca di fossili. Lei corre urlando giuliva verso Pallini (che naturalmente a 5-6 gradi indossava solo la sua t-shirt coi trilobiti) chiedendogli cosa fosse il fossile che aveva trovato. Pallini guarda la pietra e poi si rivolge a lei dicendo "è tu sorella: quella è un pecten e te sei’ na cozza!!". CFR Vittorio D’Intinosante …….. "un giorno andai da lui e gli mostrai orgoglioso un grosso pezzo di maiolica che avevo strappato alla roccia a suon di martellate sotto la pioggia, su di esso si stagliava una bella ammonite liscia come la seta. Lui mi guardò compassionevole e mi disse: - è soltanto un Lythoceras, mi dispiace – Non capii mai cosa intendesse CFR Simone Santese … dopo il campo di rilevamento geologico andai da lui, gli portai l'unico fossile che avevamo trovato e gli dissi: "Dott. Pallini, non abbiamo nulla che ci dati la sequenza, abbiamo trovato solo questo". Mi disse: "non è che te l'ha ordinato il medico di fare della cronostratigrafia... se non sai che è poi fa' della sana litostratigrafia...". Io me ne andai pensando "ammazza che infame..."... Poi mi chiamò: "Biondo...Comunque se fosse Protogrammoceras Exiguum sarebbe 'na bella cosa CFR Simone Santese MONTE NERONE ROCCA LEONELLA IL LAVORO DI CAMPAGNA JACK E L’EQUIPAGGIAMENTO TECNICO … "con i suoi jeans sdruciti, le sue scarpe da tennis anche loro non proprio in ottime condizioni e i suoi maglioni colorati; se a questo aggiungete un bel faccione rotondo su cui faceva la sua bella figura una barba bianca, non siete molto lontani dalla figura di un novello Babbo Natale…" CFR Daniele LE SUE FRASI CELEBRI • Ahò, voò dovete da ‘mparà l’inglese, “U” STA PE’ UPPER • Ahò, Tocca Rimboccavve Sempre Er Sarcofago • Ma magicabula!! • Contro vento se po’ annà ma contro culo no!!! ALTRE PERLE DI SAGGEZZA • Te mancano le basi!! • Vorrei ‘na pizza abbitata • Frangar non Flectar • Ciccioticeras • Quello c’ha ‘r core foderato de coda!! • Non demolite la montagna, Papillon è solo un film! ALTRE PERLE DEL GRUPPO JACK E LE DONNE • ……. ha concluso come al solito dicendo: ”femmina!”…e quel femmina detto da lui non era dispregiativo, era pieno di significati • • Ma in fondo ero una femmina e rompevo come una femmina quando gli contavo le sigarette o sceglievo per lui il panino più “triste” evitando la sosta dall’unto . • • Una femmina della peggior razza se lo battevo a tresette. Una volta mi disse sbattendo le carte a terra: “contro vento si può andare ma contro culo no!” • CFR Valeria Foti Era fantastico con i soprannomi, sapeva cogliere gli aspetti più' rappresentativi delle persone senza essere mai offensivo. Per me ne aveva trovato uno molto carino e gentile: non si puo' proprio dire che tu sia grassa, mi diceva, ma neanche magra! Anche caratterialmente sei rotonda, ecco tu sei Poffice! La Poffice Roscia in macchina di notte verso Monte Nerone, vedendo che mi stavo addormentando, ha insistito perche' mi mettessi la cintura di sicurezza, quando questa accortezza, ora comune, era vista come una pittoresca stranezza CFR Letizia Ramiconi STRANE CLASSIFICAZIONI MORFOTIPICHE …. quella volta quando sui gradini della facoltà' mi ha tenuto una lezione molto garbata (ma ridendo sotto i baffi) sulla sua classificazione del genere femminile in base ad una specifica caratteristica: la direzione dei seni. Ci sono quelli che guardano in giù o in avanti, diceva con gli occhi che ridevano, e poi ci sono quelli con la visione perioftalmica, cioè' in fuori! Io non ci avrei mai pensato ma confesso che ancora oggi mi capita di farci caso quando sono in spiaggia! CFR Letizia Ramiconi ...le sue parole! Non mancava di ribattezzare quelli che entravano in rapporto con lui...e allora, grazie a lui sono una geologa ad honorem, conosciuta come "La Zanzara" del genere Perioftalma, specie unica perché nata da una persona unica, Jack, che ci ha strigliato, supportato, elogiato e canzonato, accettandoci per i nostri limiti e sogni, con l'affetto e la sfacciataggine di chi si presentava per quello che era, senza formalità e facce di circostanza, la schiettezza e la fermezza di chi la sa lunga sulle cose importanti della vita, non da ultimo, l'amicizia CFR Alessandra Simeoni LA BOA Così mi ha soprannominato Jack la prima volta che sono entrata nella sua stanza, riferendosi ai miei fianchi larghi che costituivano, secondo lui, un ormeggio sicuro. Ho apprezzato subito l’affettuosa attenzione che mi dedicava in questo modo. CFR Tiziana Guida FINALMENTE LA LAUREA "..... per me adesso stai sfrecciando almeno a 160 Km/h, te ne puoi fregare di tutor e autovelox, stai andando ad incontrare un grandissimo uomo che ci ha lasciato quasi 10 anni fa, gli Steps Ahead a palla, il martello con cui "attonnavi" le pietre nel bagagliaio. Appuntamento al Bar dello Sport del cielo per comprare tre teglie di pizza (per ciascuno) e un secchio di spuma rossa. Poi verrà la defatigante partita a biliardino, la salita fino all'affioramento ed il duro lavoro di metratura e campionamento, il libretto di campagna. Ma sarà divertente, il vento fresco a rinfrancarti, il sole caldo a darti tepore, le salite non saranno mai più troppo dure e magari finalmente avrai abbastanza forza nel tuo corpo per sbriciolare strati come noi ominazzi. Come sempre osserverai le improbabili calzature "tecniche" del tutor. Al tramonto si rientra alla base, doccia e cena, antipasto di fritti. pizza stracchino e ciauscolo, tiramisù, limoncello, magari pure sambuca ... e 'sti cazzi del fegato e del cuore, ormai avete già dato e adesso potete fare quello che vi va. E soprattutto non ci saranno i tuoi amici dispettosi che ti cucinavano le melanzane che tanto odiavi, per vendicarsi delle bustine scoppiettanti che usavi per fare le valigie nottetempo. Ci siamo laureati lo stesso giorno, c'eravamo proprio tutti e oggi per poco non ci lasciavi in solitudine, per colpa di un anima nera e putrida, che mentre tu entravi in coma ti ha rubato il telefono ... che schifo!!!! Adesso non avrai più a che fare con le meschinità umane, saluta per noi chi ci ha preceduto, di a mamma Marta di non esagerare con i supplì, fate le persone serie, non vi divertite troppo "nello sfatticcio della bifrons" e se passate per il Lias mettete da parte qualcosa per me. Addio Maraamooooore CFR Pierluigi Friello ….. il giorno prima ero passata da lui pregandolo di vestirsi in modo adeguato, visto che sarebbero venuti parenti e amici. La mattina della discussione della tesi, poiché era in ritardo, sono corsa nella sua stanza per dirgli di sbrigarsi e l’ho trovato con la sua solita felpa blu, impataccata e variamente ricoperta di capelli bianchi, molliche di pizza e forfora. L’ho guardato un po’ dispiaciuta, credendo che avesse dimenticato la mia richiesta. Lui ha capito subito e, tutto orgoglioso, ha tirato fuori da una busta della spesa un maglioncino rosso bordò, con il collo un po’ liso e i polsi allentati, ma pulito se non addirittura stirato (per lo meno un tempo lo era stato, presumibilmente prima di finire piegato alla meno peggio nella busta). L’ho guardato riconoscente e siamo scesi insieme. In fondo, in fondo ero certa che non mi avrebbe deluso! CFR Tiziana Guida ….. la mattina della tesi un pò deluso dalla mia sobria camicetta bianca disse che andava bene lo stesso perché dava l’idea del vedo‐non vedo….poi si cambiò la felpa scolorita e logora e indossò il suo maglioncino rosso da tesi CFR Valeria Foti IL DOPO LAUREA Per contrastare questo declino abbiamo quindi cominciato per gioco a fare incontri periodici: “ I RICHIAMI” non era il richiamo della foresta, intendevamo solamente fare il “richiamo” del VACCINO contro le possibili contaminazioni della nostra Profonda Amicizia che dura da 30 anni; Jack veniva al richiamo, ci chiedeva con fare fraterno come procedeva il nostro lavoro, un po’ di barzellette, un paio di ricordi passati un po’ di prese in giro contemporanee e poi via, una bella bottiglia di sprite o chinotto e tornava a casa a Senigallia. CFR Fabio Melchiorri NON CI HA MAI MOLLATO LA SUA IMPRONTA PARASCIENTIFICA …… poi mi ha detto esattamente quello che avrei voluto mi dicesse: “tutto lo studio, il lavoro e le esperienze fatte non vanno perse sono e saranno importanti per te anche se ora deciderai di fare la professione più difficile e bella che c’è: la mamma” CFR Valeria Foti …. spesso rido ripensando alle tue parole su come avremmo dovuto progettare la nostra casa di campagna. “Almeno una stanza ciascuno e poi una stanza dove non incontrarsi. Così vi garantirete di non dover litigare per il futuro”. Così abbiamo fatto, anche se il progettista proprio non è riuscito a capirlo il concetto! CFR Gianluca Venanzi • • • • • • • Jack ci ha dato la spinta per appassionarci alla geologia e ci ha fatto conoscere la libertà dormendo tra rifugi, campanili e cortili; la nostra amicizia con lui è andata ben oltre l’istituto universitario Questo per me era Pallini, che purtroppo da un certo periodo in poi non seguii più nelle escursioni: dissacrante, forse spesso poco educato, politically incorrect, ma sempre molto umano e generoso. un personaggio fuori dagli schemi che è stato il nostro “fratello maggiore” maestro di paleontologia e fautore di avventure indimenticabili. lui era sempre presente, sempre disponibile e sembrava sapere cosa fosse giusto per me….bastava un’occhiata! E' bello pensare di averlo conosciuto. E ancora più' bello sapere con assoluta certezza che non sono la sola a pensarla così'. rappresentava, soprattutto o almeno per me, la timidezza e la sensibilità di Jack, che così bene lui sapeva tenere protette e celate, liberandole pienamente solo nella musica. Jack è la terra, un sorriso dai piccoli denti, le MS, il vino, le felpe a pelle troppo corte (o la panza troppo grossa?), la serena goliardia, il senso del dovere nonostante tutto... beh, ti ricordo così! L’ESSENZA DI JACK By Saverio er fijo de’ Roscio By Saverio er fijo de’ Roscio PERSONAGGI ED INTERPRETI IL GRUPPO GEMN (GRUPPO EROSIONE MONTE NERONE) • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Pierluigi “Giggio”‐“Lothar”‐“Ciccio” Friello Fabio “Fabbietto‐Naso‐Nibbio” Melchiorri Maurizio “er Roscio” Nami Mara “Amore” Danesi Patrizia “Culona”‐“Gioconda” Bartolocci Lucia “Principessa” Vinci Stefania “Pampuzzoncina” Pampaloni Andrea “er Bussola” Bussoletti Gloria Cerioni Alfredo “Arfio” Gasparri Massimo “Gibbo” Gabellini Stefania “La Lunga” “Cavalletta” “Rosmarina” Benedettini Maurizio “er Negro” Cinque Giovanni “il Tosco‐Tetrapack” Detti Sandro “Lametta” Loretelli Leonardo “Toppa” Sagnotti Giuliana “Toppetta” D’Addezio Maria Bruno Alessando “Kelvin” Calviello I “PIÙ GRANDI E PIÙ BRAVI DI NOI” • • • • • Massimo Santantonio Stefano “er cresta” Cresta Letizia “Letino” “Venticello” Pampaloni Daniela”maneggevole” Delogu Fabrizio “er palestinese” Cecca I RICHIAMISTI • • • • • • • • Maurizio “Androne” Salvati Nino “so’ tutti morti” Mariotti Enrico “Micca” Miccadei Roberto “Er Salucci” Salucci Giuseppe “Peppone” Manelli Marco “Abbacchietto” Albano Vittorio Stocchi Diego “Cesta‐Popeye” Rughi IL GRUPPO SI AMPLIA • • • • • • • • • • • • • • • Valeria Foti Giovanni “Sborgia‐Giovannella” Borgia Maurizio “er Gazzetta” Beraldini Rita “Ipanema” Di Stefano Luisa Di Nardo Michele “Er Gemello” Quattrocchio Alessandra “la zanzara” Simeoni Costanza “Susanna” “Costy” De Palma Laura “Lauretta” Sinapi Laura “Cicca” Ciccarelli Dante “Dantuzzo” Flore Fabrizio “Anima’npena” “Bajociano” Pesoli “Goran Pesolic” Gianluca “Superbone” Venanzi Sabrina “Indianina” Loddi Francesco “Subdolo” Leone GLI AMICI DI CHIETI • Adele «Adelina chi?!» Garzarella • Sara «pennellona» Satolli • Andrea «er polacco» Di Cencio CHI VIVE NEL CUORE DELLA GENTE NON MUORE MAI CIAO MAGISTER A CURA DI VALERIA FOTI E PIERLUIGI FRIELLO I SINGOLI CONTRIBUTI IL NOSTRO JACK Parlare di Jack, il nostro insegnante Giovanni Pallini, non è cosa semplice senza il rischio di ripetere affermazioni e racconti già sentiti che narrano di un personaggio fuori dagli schemi che è stato il nostro “fratello maggiore” maestro di paleontologia e fautore di avventure indimenticabili. 1982: eravamo un gruppetto di giovani ventenni appassionati di geologia, assetati di conoscenza scientifica e di vita libera da assaporare in mezzo all’appennino. Dopo averlo già notato il primo anno in giro per i corridoi o davanti all’istituto, un bel giorno del secondo anno lo conosciamo durante il corso di paleontologia, seduto sulla scrivania dell’aula: Barba, camice bianco maculato e mano sincera: PIACERE JACK!!! Fino ad allora lo avevamo paragonato a Dinamite Bla, il personaggio di Walt Disney che spara a tutti quelli che si avvicinano alla collina!!! ….tutt’altro, conosciamo un concentrato di simpatia e amicizia che, spiegando alcuni concetti e nomenclature paleontologiche, ci dice subito: Ahò, dovete da impara’ l’inglese, “U” STA PE’ UPPER (detto come scritto)!!! Usciti dall’aula la nostra prima domanda è stata: ma dove possiamo trovare qualche ammonite? Mo’ ve spiego: Flaminia, km 117, strada a destra superate la casa LÌ CE STANNO LE AMMONITI! Andiamo e…niente, smartelliamo un po’ di scaglia rossa (lo abbiamo capito dopo) e torniamo a Roma. Scusa Jack, ma non abbiamo trovato niente! AHÒ, TOCCA RIMBOCCAVVE SEMPRE ER SARCOFAGO Vabbè devo andare a Monte Nerone tra qualche giorno, venite su con me così vi faccio vedere dove sono e come si cercano. Da quel momento è nato un percorso di gioia (sinceramente penso sia cominciato il periodo di vita più divertente fino ad ora): ROCCA LEONELLA A CERCARE LE AMMONITI. Abbiamo conosciuto altri ricercatori poco più grandi di noi studenti, non faccio nomi ma sono tutti qui ad onorare Jack, e le giornate all’aria aperta passavano luminose a lavorare su sezioni stratigrafiche, con risate che ti facevano lacrimare, mentre si scolpivano immagini indimenticabili nei nostri cuori e nelle nostre menti (troppo poetico ma è così!). Il pranzo a base di pizza, supplì e spuma rossa seduti su uno strato. La sera a Rocca Leonella la cena raggiungeva livelli di euforia e divertimento goliardico da sganasciarsi. La notte grandi russate collegiali da film dell’orrore ed il risveglio un po’ inquietante con l’urlo di Jack: PAAATRLOOOCOOO!!!! E poi il radione con Supper’s Ready dava il via alla giornata. Finita la campagna si tornava a Roma vai con cene, feste, concerti musicali!!!! Ci siamo trovati spesso anche a Senigallia dove alla sua ospitalità si aggiungeva quella della Moglie Manu nasce la loro Bimba Marta…la festa continua. Insomma esperienze geologiche ed amicali fortissime che siamo riusciti a mantenere durate tutto il corso di laurea, con un po’ di cedimenti verso la fine, quando i diversi indirizzi di studio ed i maggiori impegni in altre discipline hanno drasticamente ridotto la possibilità di uscire tutti insieme con le stesse modalità. Per contrastare questo declino abbiamo quindi cominciato per gioco a fare incontri periodici: “ I RICHIAMI” Non era il richiamo della foresta, intendevamo solamente fare il “richiamo” del VACCINO contro le possibili contaminazioni della nostra Profonda Amicizia che dura da 30 anni; Jack veniva al richiamo, ci chiedeva con fare fraterno come procedeva il nostro lavoro, un po’ di barzellette, un paio di ricordi passati un po’ di prese in giro contemporanee e poi via, una bella bottiglia di sprite o chinotto e tornava a casa a Senigallia. Jack ci ha dato la spinta per appassionarci alla geologia e ci ha fatto conoscere la libertà dormendo tra rifugi, campanili e cortili; la nostra amicizia con lui è andata ben oltre l’istituto universitario. FABIO MELCHIORRI LA BOA Così mi ha soprannominato Jack la prima volta che sono entrata nella sua stanza, riferendosi ai miei fianchi larghi che costituivano, secondo lui, un ormeggio sicuro. Ho apprezzato subito l’affettuosa attenzione che mi dedicava in questo modo. Di aneddoti ne avrei diversi, come credo tutti quelli che hanno frequentato Jack, dai pomeriggi nella sua stanza in cui cercava invano di dotarmi di una cultura…musicale (a me, che ritenevo i Village People i Beatles degli anni ‘70!), alle disquisizioni nel bar di Piobbico su chi fosse l'avventore più brutto. Tra i miei preferiti, però, ci sono senz’altro il primo e l’ultimo incontro con lui nel corso degli studi. Prima esercitazione di paleontologia: entra in aula e comincia “la spiega” con la sua calata romana. Alcuni studenti, un po’ soggettoni per la verità, ridacchiano commentando la sua stazza, l’abbigliamento trasandato e la terminologia poco ortodossa. Lui ci chiede di prendere carta e penna e di rispondere ad una semplice domanda di geografia, per dimostrarci la nostra impreparazione e la necessità di avere un approccio più umile con il sapere. La domanda, immagino fosse sempre la stessa, era dove si trovano le Alpi Apuane. La percentuale di risposte corrette, immagino fosse sempre la stessa, non raggiunse il 20%. L’ultimo episodio da studente, invece, è stato il giorno della mia laurea. Era il relatore della mia tesina sperimentale “Biostratigrafia ad Ammoniti del limite Domeriano‐Toarciano di alcune sezioni dell’Umbria meridionale”, e quindi il giorno prima ero passata da lui pregandolo di vestirsi in modo adeguato, visto che sarebbero venuti parenti e amici. La mattina della discussione della tesi, poiché era in ritardo, sono corsa nella sua stanza per dirgli di sbrigarsi e l’ho trovato con la sua solita felpa blu, impataccata e variamente ricoperta di capelli bianchi, molliche di pizza e forfora. L’ho guardato un po’ dispiaciuta, credendo che avesse dimenticato la mia richiesta. Lui ha capito subito e, tutto orgoglioso, ha tirato fuori da una busta della spesa un maglioncino rosso bordò, con il collo un po’ liso e i polsi allentati, ma pulito se non addirittura stirato (per lo meno un tempo lo era stato, presumibilmente prima di finire piegato alla meno peggio nella busta). L’ho guardato riconoscente e siamo scesi insieme. In fondo, in fondo ero certa che non mi avrebbe deluso! TIZIANA GUIDA Caro Gigi, come promesso ti invio un mio breve ricordo di Pallini e di quello che rappresentò per me. Come saprai, visto che hai collaborato con lui, Pallini era l'unico docente nei primissimi anni dall'apertura della facoltà di geologia a Chieti a portare in campagna gli studenti. La meta privilegiata naturalmente era Piobbico con le sue ammoniti. A noi serviva anche per comprendere, a prescindere dall'indirizzo che avremmo preso in seguito (il mio è molto "distante"), se eravamo portati per fare il geologo. Ad esempio, se il fascino di una ricostruzione stratigrafica in campagna compensava il freddo e la pioggia battente presi. Lui ci teneva, naturalmente coi suoi modi spesso bruschi, ma che a me stavano più che bene, a puntualizzare proprio la necessità che lo studente di geologia si sporcasse spesso le mani in campagna. Non scorderò mai una battuta fatta nei confronti della secchiona del gruppo, se ricordo bene eravamo in una cava a smartellare per la ricerca di fossili. Lei corre urlando giuliva verso Pallini (che naturalmente a 5‐6 gradi indossava solo la sua t‐shirt coi trilobiti) chiedendogli cosa fosse il fossile che aveva trovato. Pallini guarda la pietra e poi si rivolge a lei dicendo "è tu sorella: quella è un pecten e te sei na cozza!!". Questo per me era Pallini, che purtroppo da un certo periodo in poi non seguii più nelle escursioni: dissacrante, forse spesso poco educato, politically incorrect, ma sempre molto umano e generoso. E poi, cosa che per me non è di secondo piano, pure ROMANISTA!!! Saluti VITTORIO D’INTINOSANTE Jack. Non ero riuscita a scrivere niente fino ad ora…..eppure il suo ricordo e la sua presenza sono così vivi in me che a volte, quando mi capita qualcosa, ho un problema o un dubbio mi dico:” devo chiederlo a Jack!” Perché lui era sempre presente, sempre disponibile e sembrava sapere cosa fosse giusto per me….bastava un’occhiata! Non dimenticherò mai quel giorno quando mi vide arrivare nella sua stanza, era un bel po’ che non ci sentivamo…. Ma quando mi ha vista ha posato il telefono e mi ha detto: ”chiudi la porta! “. Poi mi ha detto esattamente quello che avrei voluto mi dicesse: “tutto lo studio, il lavoro e le esperienze fatte non vanno perse sono e saranno importanti per te anche se ora deciderai di fare la professione più difficile e bella che c’è: la mamma”. Poi ha concluso come al solito dicendo: ”femmina!”…e quel femmina detto da lui non era dispregiativo, era pieno di significati. Lui mi aveva conosciuto come una “tosta” che dopo essersi spappolata un dito con una martellata, con uno stoicismo fantozziano aveva evitato di piangere e urlare e con il dito avvolto in un fazzoletto aveva continuato a lavorare. Ma in fondo ero una femmina e rompevo come una femmina quando gli contavo le sigarette o sceglievo per lui il panino più “triste” evitando la sosta dall’unto . Una femmina della peggior razza se lo battevo a tresette. Una volta mi disse sbattendo le carte a terra: “contro vento si può andare ma contro culo no!”. “Femmina” era anche un complimento per quelle rare volte che mi vestivo un po’ meglio o per il giorno della tesi quando il consiglio dell’ultima sera prima dell’esposizione fu: “riposati e pensa a quello che devi indossare perché sei femmina e poi non devi fare più niente”. La mattina della tesi un po’ deluso dalla mia sobria camicetta bianca disse che andava bene lo stesso perché dava l’idea del vedo‐non vedo….poi si cambiò la felpa scolorita e logora e indossò il suo maglioncino rosso da tesi……ti voglio bene Jack!!! VALERIA FOTI Mi ricordo di Jack. Mi capita qualche volta di pensare a lui. Mi ritrovo talvolta a descriverlo e a raccontare di lui agli amici che non lo hanno conosciuto. Io non ero nel suo gruppo più' stretto di studenti e/o amici però ho avuto la fortuna di averlo come relatore della mia tesina di laurea. Come tanti altri ho contribuito insieme a lui allo "spicconamento" selvaggio di Monte Nerone! E ho avuto l'onore di avere l'attribuzione di un suo soprannome. Era fantastico con i soprannomi, sapeva cogliere gli aspetti più' rappresentativi delle persone senza essere mai offensivo. Per me ne aveva trovato uno molto carino e gentile: non si può proprio dire che tu sia grassa, mi diceva, ma neanche magra! Anche caratterialmente sei rotonda, ecco tu sei Poffice! La Poffice Roscia. Jack Pallini si fa ricordare sempre con il sorriso. Mi ritrovo a raccontare spesso del suo modo buffo di mangiare la pizza, semplicemente piegandola in quattro, senza neanche toccare le posate. Oppure di quando durante un viaggio in macchina di notte verso Monte Nerone, vedendo che mi stavo addormentando, ha insistito perché mi mettessi la cintura di sicurezza, quando questa accortezza, ora comune, era vista come una pittoresca stranezza. Mi ricordo con tenerezza di quella volta quando sui gradini della facoltà' mi ha tenuto una lezione molto garbata (ma ridendo sotto i baffi) sulla sua classificazione del genere femminile in base ad una specifica caratteristica: la direzione dei seni. Ci sono quelli che guardano in giù o in avanti, diceva con gli occhi che ridevano, e poi ci sono quelli con la visione perioftalmica, cioè in fuori! Io non ci avrei mai pensato ma confesso che ancora oggi mi capita di farci caso quando sono in spiaggia! E' bello pensare di averlo conosciuto. E ancora più' bello sapere con assoluta certezza che non sono la sola a pensarla così'. A tutti quelli che lo hanno conosciuto Jack ha lasciato qualcosa. Non è da tutti. LETIZIA RAMICONI Una volta dopo il campo di rilevamento geologico andai da lui, stava nella stanza prima di Nicosia, gli portai l'unico fossile che avevamo trovato e gli dissi: "Dott. Pallini, non abbiamo nulla che ci dati la sequenza, abbiamo trovato solo questo". Lo guardò e mi disse: "non è che te l'ha ordinato il medico di fare della cronostratigrafia... se non sai che è poi fa' della sana litostratigrafia...". Nella stanza c'era anche un professore che ora non ricordo.. Io me ne andai pensando "ammazza che infame..."... Poi arrivato alle scale davanti alla vetrata mi chiamò: "Biondo...Comunque se fosse Protogrammoceras Exiguum sarebbe 'na bella cosa" Ce l'ho ancora a casa quel fossile Era quello ovviamente Me lo voleva suggerire senza dirlo SIMONE SANTESE “Vispa” Ho conosciuto Pallini alla fine degli anni ’80 e abbiamo fatto molte cose insieme, fino agli inizi degli anni ’90: attività di terreno, allestimento di musei, articoli scientifici, guide alle escursioni, sconfinate partite a tre‐sette. Soprattutto la sua stanza, alla Sapienza, è stata la casa comune di noi studenti per tanti anni. Malgrado ciò, nella relazione tra me e Jack certe soglie di confidenza, a volte “estreme”, di cui era capace, non sono mai state valicate. Così, quando con il suo passaggio a Chieti e con il mio prendere la mia strada di geologa le nostre occasioni di incontro si sono diradate, ogni volta che capitava di ritrovarci, Pallini mi guardava, sollevava le sopracciglia, sgranava gli occhi, abbozzava un sorriso ammiccante ed esordiva con: “Vispa!”, a cui faceva seguire qualche secondo di silenzio tra il sornione e l’imbarazzato. “Vispa” significava molte cose: ti trovo bene, sono contento di vederti, sei sempre una bella ragazza ma non mi sento di dirtelo apertamente, mi piace come sei vestita/truccata (di solito su quest’ultimo aspetto seguiva una puntuale evocazione dei segnali di guerra degli Indiani d’America), più una serie varia di commenti non espressi per un’inattesa forma di pudore. “Vispa” rappresentava, soprattutto o almeno per me, la timidezza e la sensibilità di Jack, che così bene lui sapeva tenere protette e celate, liberandole pienamente solo nella musica. Ed è il mio ultimo ricordo di lui. DANIELA DI BUCCI Quando mi è stato chiesto di scrivere un ricordo su Jack, la mia prima espressione è stata di curiosità. Di curiosità esatto. Perché i ricordi si scrivono per quelle persone che non ci sono più e che sono lontane dalla tua vita, dalla tua quotidianità, da quelle azioni giornaliere che compongono l’esistenza. Perché allora mi avete chiesto di ricordare Jack? Perché ricordare un uomo che vive al mio fianco? Jack è qui, è sul divano mezzo appennicato dopo che ci siamo sparati tre etti ciascuno di fettuccine fatte a mano con le uova di papera. E’ sulla sedia in giardino, sigaretta in mano, che guarda curioso un merlo o un pezzo di quel durissimo basalto che tanto ci ha fatto penare quando abbiamo scavato il pozzo per l'acqua, quell’infame basalto che ha tenuto incastrato quel magnifico martello da 319 a 28 metri per due giorni. Vedo i suoi occhi celesti che dietro la barba (con una piccola sfumatura giallo nicotina) e le sopracciglia bianche, mi guardano beffardi, divertiti. Mi sembra di sentire, a fronte di una qualche immane bestialità sparata “a vanvera”, il suo bonario, melodico e affettuoso: “mavaffanculo va’”. Non c’è bisogno quindi di ricordare, magari con nostalgia (e io non lo farò), chi invecchia con te, chi ti consiglia presentandosi giornalmente tra i tuoi pensieri e riflessioni. E’ innaturale. Allora ti scrivo qualche riga Jack, non per ricordarti, ma per ricordare insieme. Per ricordare e ridere, sulle nostre giornate insieme, passate, presenti e future. Non ti scriverò di quando in classe ci facevi il verso delle “bestie” dentro i gusci, ne della tua stanza perennemente in disordine. Del Jack professore in tanti sapranno farlo meglio e più di me. Ti scriverò di quando stavamo fuori dall’università e di quanto sei ancora in casa nostra. Ricordi Jack quando ci siamo sposati io e Sabri? Sapevi di tutti i preparativi da tempo. Sapevi che avremmo voluto fare una festa vera, niente di preconfezionato e finto, niente lustrini e sorrisi di circostanza. Quando dopo le foto arrivammo io e Sabrina per il pranzo, voi avevate già consumato l’antipasto caldo in giardino. Ci sei venuto incontro con un cartoccio di quella bella carta assorbente gialla tanto in uso una volta. Lo stavi usando come posacenere, mentre lo stesso cartoccio fino a poco prima aveva contenuto qualche etto di fritti. Ci hai guardato soddisfatto, poi, dopo una lenta e piacevole tirata di sigaretta ci hai detto: “dopo l’antipasto, me so fatto fa un caffè”. Da uomo di classe quale sei, hai voluto deliziarci con un cambio d’abito tra la cerimonia religiosa e le libagioni a seguire. Durante la cerimonia e il pranzo: jeans e maglietta arancione. Durante il ricevimento di sera: jeans e maglietta verde ramarro. Alla faccia di tutti quelli che stavano schiattando nell’odioso involucro canotta, camicia, gilè, giacca e cravatta. L’eleganza l’hai dentro, il resto è fumo (spesso di ms). Da uomo “vero”, al ritorno dal nostro viaggio, ci hai fatto trovare il tuo regalo “vero”. Un album fotografico fatto con le foto che tu hai scattato durante tutto il giorno. Foto che nessuno avrebbe potuto scattare: la testa della porchetta con la lingua di fuori sul vassoio, le scarpe sudate di Sabri lasciate sul pavimento, il tabloid con i tavoli in cui ogni tavolo aveva il nome di una “bestia”: Argonauta, Loxonema, Harpagodes, Cypraea e tante altre Sai che quando sono in casa e giro tra una stanza e l’altra cercando di ritrovare un libro o semplicemente gli occhiali da sole che al solito ho lasciato su qualche mensola, spesso rido ripensando alle tue parole su come avremmo dovuto progettare la nostra casa di campagna. “Almeno una stanza ciascuno e poi una stanza dove non incontrarsi. Così vi garantirete di non dover litigare per il futuro”. Così abbiamo fatto (anche se il progettista proprio non è riuscito a capirlo il concetto!). C’è una stanza per ciascuno e una in cui, se vuoi, non incontri nessuno. Il tuo divano però è sempre a disposizione. Un animale sociale come te, sempre in mezzo alla gente, che ha saputo indicarci l’importanza di uno spazio in cui rimanere con se stessi, col proprio silenzio, con le proprie idee. Ricordi la sera che andammo a mangiare i coccodrilli a via dei Frentani? Passammo nel pomeriggio in stanza da te, ci dicesti: che fate stasera, andiamo a mangià un coccodrillo? Alle 8 davanti al locale! Così ci vedemmo la sera per mangiarci qualcosa insieme, giusto qualcosa. Arrivammo e dopo qualche minuto eravamo pronti per ordinare i coccodrilli; Sabrina proclamò immediatamente che non avrebbe potuto seguirci nell’avventura. Con disappunto gli facesti notare che il coccodrillo non poteva essere diviso. Non ci seguì comunque. Mentre sceglievamo con cosa riempire il suddetto animale (carne, salse, insalate, formaggi, ma spesso anche tutto questo insieme), tu hai sfoderato l'arma segreta, la genialata e hai detto al titolare: ma mentre prepari i coccodrilli, non potresti farci due spaghetti co li sfrizzoli? E lui: quanti ne faccio? Guarda solo per noi due (io e te), fanne mezzo kilo abbondante! Fu un massacro! Ci portò il tegame nel quale li aveva ripassati e facemmo la scarpetta nel grasso sciolto sul fondo. Cavolo Jack, quanto ci siamo divertiti. Quanto sei ancora presente nelle nostre vite di tutti i giorni. Mi diverto tanto a pensarti, a raccontarti. Certi giorni però, in soggiorno, guardo la vetrina degli alcolici, e su in alto, al terzo ripiano, appena sulla sinistra, vedo una bottiglia verde. Sull’etichetta, che gli anni stanno invecchiando, ci sono tanti segni che proprio non riesco a capire. Alcuni grigi, altri rossi. Tendo la mano per prendere quella bottiglia. Poi penso: no, non la prendo. Non la apro, questa pessima grappa cinese. Ce ne ancora metà. L’abbiamo aperta e chiusa insieme, Jack, questa bottiglia. La portasti tu, una di quelle sere che passavamo a mangiare pizza sotto il portico di casa di fronte al lago. Eravamo in quattro, io Sabri Giggi e te. E tu ordinavi 6 pizze e una decina di supplì a portare via. A casa volevi che ci fosse l’acqua Claudia, quella con l’etichetta rossa, la più frizzante. Imbevibile, era un rutto continuo. Quella grappa l’abbiamo aperta insieme. Si, si, lo sento che dici: ma che la fai rovinà? Ma bevitela! Però io non la bevo, non la offro. Quel ripiano, li in alto a sinistra è per quella bottiglia verde co la scritta strana. La riapriremo insieme, un giorno, e io porterò i supplì. Perché chi vive nel cuore della gente, non muore. Mai. GIANLUCA VENANZI E SABRINA Bazzicavo Geologia in cerca di capire come mai ero finita a studiare Lingue e Letterature straniere invece di ammoniti, formazioni geologiche e serie stratigrafiche ... le sapevo tutte a memoria!... ma è una lunga storia e ancora non mi ci raccapezzo!... ;) Jack era assolutamente il docente perfetto... credo amasse la specie "discipulus sui generis" visto che nessuno dei suoi frequentatori poteva ritenersi uno studente standard! Aveva una buona parola per tutti...cioè...le sue parole! ahahaha!! e non mancava di ribattezzare quelli che entravano in rapporto con lui...e allora, ecco, mi presento! Grazie a lui sono una geologa ad honorem, conosciuta come "La Zanzara" del genere Perioftalma, specie unica perché nata da una persona unica, Jack, che ci ha strigliato, supportato, elogiato e canzonato, accettandoci per i nostri limiti e sogni, con l'affetto e la sfacciataggine di chi si presentava per quello che era, senza formalità e facce di circostanza, la schiettezza e la fermezza di chi la sa lunga sulle cose importanti della vita, non da ultimo, l'amicizia. Jack è la terra, un sorriso dai piccoli denti, le MS, il vino, le felpe a pelle troppo corte (o la panza troppo grossa?), la serena goliardia, il senso del dovere nonostante tutto... beh, ti ricordo così! Tua Zanzara ALESSANDRA SIMEONI